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Procedura : 2011/2652(RSP)
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Testi presentati :

O-000065/2011 (B7-0217/2011)

Discussioni :

PV 10/05/2011 - 21
CRE 10/05/2011 - 21

Votazioni :

Testi approvati :


Resoconto integrale delle discussioni
Martedì 10 maggio 2011 - Strasburgo Edizione GU

21. Applicazione delle norme sulla spedizione di rifiuti tossici verso paesi in via di sviluppo (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su

– l’interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione in merito all’applicazione delle norme sulla spedizione di rifiuti tossici verso paesi in via di sviluppo presentata dagli onorevoli Bearder, Ek, Ouzký, Seeber, Klaß e Harms, a nome dei gruppi Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, Conservatori e Riformisti europei, Partito Popolare Europeo (Democratico Cristiano) e Verde/Alleanza libera europea (O-000065/2011 - B7-0217/2011) e

– l’interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione in merito all’applicazione delle norme sulla spedizione di rifiuti tossici verso paesi in via di sviluppo presentata dagli onorevoli Wils, Liotard, de Brún, Ferreira, Matias e Chountis a nome del Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica (O-000066/2011 - B7-0218/2011).

 
  
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  Catherine Bearder, autore. (EN) Signor Presidente, il Commissario non ha considerato che, se un giorno, al risveglio, uno di noi scoprisse che i ricchi vicini gli hanno scaricato i propri rifiuti tossici in cortile, sarebbe furioso? Eppure l’Unione agisce così ogni giorno.

Ogni anno tonnellate di rifiuti tossici provenienti dall’Unione europea vengono trasportati nei paesi in via di sviluppo, contravvenendo alle norme ambientali comunitarie in vigore e approfittando degli scarsi controlli eseguiti nei porti di destinazione. Circa tre quarti dei rifiuti elettronici dell’Unione sembrano volatilizzarsi e soltanto un terzo di essi viene smaltito secondo le norme vigenti. Nel Regno Unito ciascun cittadino getta ogni anno in media quattro apparecchi elettronici, per un totale di 500 mila tonnellate di rottami di televisori, computer e telefoni. La metà di questi rifiuti, tuttavia, non viene riciclata e se ne perde traccia. Questo soltanto in riferimento al mio paese.

Le norme attualmente in vigore vietano l’esportazione di rifiuti controllati per lo smaltimento, e, nonostante ciò, si pensa che ogni anno il carico medio di esportazioni illegali di rifiuti ammonti a 22 mila tonnellate. La Direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) prevede l’esportazione di tali prodotti esclusivamente se funzionanti, disposizione che dipende da efficaci procedure di ispezione a livello europeo, che chiaramente non sussistono. I rifiuti RAEE contengono piombo, cadmio, bario, mercurio, ritardanti di fiamma bromati ed altre sostanze chimiche e plastiche che, se bruciati, rappresentano un pericolo. La combustione è spesso il metodo più economico di recuperare da tali prodotti i metalli di valore che adulti e bambini raccolgono nelle discariche cercando di guadagnare qualche soldo.

Non possiamo ignorare l’impatto di questa condotta scandalosa sull’ambiente e sulla salute degli individui più vulnerabili. Come cittadino europeo francamente provo vergogna. Ringrazio il Commissario per le risposte che ha fornito. Riteniamo tuttavia necessario che specifichi le modalità precise con cui intende rimediare alle carenze del regolamento sulle spedizioni dei rifiuti. Come intende la Commissione affrontare il problema delle tonnellate di rifiuti già spedite nei paesi africani? È necessaria una revisione del succitato regolamento o è sufficiente migliorarne l’attuazione? Si tratta di una questione della massima urgenza, che richiede un’azione immediata. Attendo la sua risposta.

 
  
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  Anna Rosbach, in sostituzione dell’autore. (DA) Signor Presidente, constato con soddisfazione che molti colleghi sono consapevoli del fatto che i rifiuti europei non spariscono semplicemente nel nulla, ma che purtroppo finiscono spesso in parti del mondo dove vengono gestiti in maniera inappropriata. Naturalmente non è una novità. Sono molti i paesi europei che in passato inviavano regolarmente le proprie navi ormai in disuso cariche di amianto in India, dove braccianti scalzi separavano sulla spiaggia il ferro vecchio da altri elementi pericolosi – come del resto avviene ancora oggi. Più grave è la situazione dei bambini africani, che, seduti a terra, scompongono minuziosamente i nostri rifiuti elettronici. È accettabile tutto questo? Certo che no. E tuttavia continuano a mancare strumenti validi e misure realistiche per implementare efficacemente normative europee emanate ormai da tempo, risalenti addirittura al 12 luglio dell’anno 2006.

Sono gli Stati membri a dovere applicare individualmente la direttiva, secondo quanto sancisce l’articolo 50 del regolamento stesso, e tuttavia alcuni di essi trascurano deliberatamente la sua attuazione. Dobbiamo intervenire, poiché 70 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi all’anno non sono certo un problema da poco – e sono costantemente in aumento. Desidero quindi rivolgere una domanda che va ad aggiungersi alle interrogazioni scritte già ricevute dalla Commissione: la Commissione ha considerato la possibilità di utilizzare aree portuali speciali in porti selezionati per lo scarico dei rifiuti pericolosi? Ciò, infatti, permetterebbe di esercitare un controllo più efficace a tutti i livelli. La Commissione potrebbe organizzare delle campagne che incoraggino i cittadini europei a raccogliere i propri rifiuti pericolosi in siti dedicati sul territorio degli Stati membri? È fondamentale che i cittadini siano consapevoli del problema, dato che senza il loro aiuto la battaglia per una migliore gestione dei rifiuti pericolosi sarà vana.

 
  
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  Richard Seeber, autore. – (DE) Signor Presidente, Commissario Barnier, il settore bancario non è l’unico nell’Unione ad avere regolamenti poco efficaci: anche il settore ambientale presenta gli stessi problemi. Sebbene esistano dal 2006 le norme che regolano le spedizioni dei rifiuti, persistono ancora molti problemi a causa della tendenza sempre crescente a spedire i rifiuti pericolosi al di fuori dei confini dell’Unione, destinandoli in particolare ai paesi in via di sviluppo, dove non esiste alcuna garanzia circa il corretto smaltimento delle sostanze pericolose. Tale approccio genera gravi problemi a livello ambientale e sanitario nei paesi di destinazione e, in casi estremi, può provocare molte vittime.

Contemporaneamente, noi europei trascuriamo risorse importanti. La strategia 2020 è dedicata in parte anche alle risorse, di cui fanno parte anche i rifiuti. Dovremmo fare il possibile per potenziare l’attività di ricerca in quest’area, al fine di isolare i materiali di valore presenti nei prodotti giunti al termine del loro ciclo di vita.

Il suo collega, il Commissario Potočnik, in un intervento del 7 aprile di quest’anno, ha annunciato che, nonostante la Commissione avesse per anni trascurato la questione, evitando di intervenire, egli intendeva presentare una comunicazione nell’autunno 2011, in cui avrebbe affrontato il problema, in particolare per quanto concerne l’attuazione dei regolamenti esistenti, il miglioramento del sistema di ispezione e l’ampliamento della base scientifica. Signor Commissario, mi chiedo se tale comunicazione sia o meno in fase di preparazione presso gli uffici competenti.

In altre occasioni il Commissario Potočnik ha fatto riferimento ad una nuova agenzia. Considerando che l’Unione dispone già di numerosi organi ufficiali, il Commissario vorrà sicuramente trovare un modo per potenziare il controllo delle autorità degli Stati membri in quest’area. Vorrei un ragguaglio circa lo stato dei lavori in quest’ambito, dato che al momento non sembra possibile risolvere il problema. Che azioni intende intraprendere la Commissione in merito?

 
  
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  Satu Hassi, in sostituzione dell’autore. (FI) Signor Presidente, onorevoli colleghi, lo scarso grado di attuazione del regolamento sulle spedizioni dei rifiuti rappresenta da tempo un grave problema. Dal 2003 la rete dell'Unione europea per l’attuazione e l'applicazione della normativa ambientale comunitaria insiste su tale questione ed ha avanzato proposte concrete per possibili miglioramenti. La Commissione, tuttavia, non ha fatto nulla in proposito, fatti salvi gli studi condotti e la proposta di una nuova direttiva sulle rinnovabili.

Da dieci anni ormai il Parlamento chiede controlli più severi, compresa una norma che regoli le ispezioni europee: la relazione Jackson del 1999 richiedeva criteri minimi per le ispezioni, la relazione Blokland del 2003 proponeva una riforma legislativa delle disposizioni di spedizione dei rifiuti e la risoluzione del 2008 ribadiva la necessità di istituire criteri minimi per le ispezioni. La Commissione ha pressoché ignorato tutto ciò.

Nel 2006 abbiamo assistito con orrore al terribile scandalo Trafigura dello scarico di enormi quantità di rifiuti tossici in Costa d’Avorio. L’allora Commissario per l’ambiente, Stavros Dimas, si impegnò a consolidare il regolamento sulle spedizioni dei rifiuti e migliorarne l’attuazione negli Stati membri, senza ottenere, ad oggi, risultati concreti. Due anni fa uno studio della Commissione suggeriva la creazione di un’agenzia specificamente incaricata di vigilare sull’attuazione delle norme sui rifiuti. Tra i numerosi compiti si indicava il controllo dei sistemi di investigazione in vigore negli Stati membri ed il coordinamento di controlli ed ispezioni, ma nessuna proposta ha fatto seguito alla raccomandazione.

L’anno scorso, un altro studio della Commissione è giunto alla conclusione che la soluzione più efficace sarebbe stata la creazione di uno strumento giuridico per il controllo dei criteri di ispezione, ma, anche in questo caso, non ci fu alcuna proposta, a dispetto delle dichiarazioni del Commissario Potočnik, il quale ha definito l’attuazione delle norme ambientali europee come un suo impegno prioritario.

Mi rivolgo quindi alla Commissione, chiedendo quando intende introdurre misure adeguate, anziché limitarsi a condurre studi al riguardo. Quando verrà fatta una proposta legislativa reale, e non soltanto comunicazioni e studi? Come ha sottolineato il mio collega, l’onorevole Seeber, si contribuirebbe così a rendere più efficiente l’utilizzo delle risorse comunitarie da parte dell’Unione.

 
  
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  Sabine Wils , autore.(DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, le esportazioni illegali di rifiuti ed il loro smaltimento illegale rappresentano una minaccia crescente per l’ambiente e la salute di milioni di persone nei paesi in via di sviluppo.

Il volume di rifiuti tossici nell’Unione è in continuo aumento. Gli elevati costi di riciclaggio e smaltimento giocano a favore della tentazione di spedire i rifiuti in paesi con misure di controllo ambientale meno severe e costi di smaltimento minori. Sono lieta che tutti i membri di quest’Assemblea convengono sulla gravità del problema e mi auguro che il Parlamento deciderà di affrontarlo adottando una posizione condivisa.

È necessario colmare le lacune normative, a causa delle quali le esportazioni di rifiuti pericolosi sono attualmente tollerate. Le norme esistenti che regolano la spedizione dei rifiuti tossici nei paesi in via di sviluppo devono essere consolidate e opportunamente attuate. Abbiamo il dovere di avanzare una proposta legislativa riguardo le ispezioni ambientali, in linea con la proposta avanzata dal Parlamento nel 2008, così da permettere alle autorità portuali locali di controllare adeguatamente le navi in entrata e in uscita.

A ciò si deve aggiungere la possibilità di sequestro delle navi in tutti i porti europei, nei casi in cui sussista il legittimo sospetto di violazione della legge. La nostra proposta è che tutto questo sia sostenuto da una risoluzione congiunta da parte dell’Assemblea al completo.

L’Unione deve inoltre garantire un migliore controllo dei rifiuti in ingresso. Al largo delle coste della Calabria, a pochi chilometri dal porto di Cetraro, si trova il relitto di una nave ormai nota per i suoi carichi di rifiuti altamente tossici. Si può solo presumere che molte altre navi vettori di rifiuti tossici siano state affondate al largo delle coste del mar Tirreno. Questo esempio è emblematico della necessità di maggiore trasparenza nel campo della spedizione dei rifiuti, nonché di ispezioni ufficiali più affidabili.

 
  
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  Michel Barnier, membro della Commissione. (FR) Signor Presidente, onorevoli deputati, innanzitutto vi riporto le scuse del mio collega e amico, il Commissario Potočnik, che non ha potuto essere presente dato che questa sera si trova a New York per la firma di un accordo di fondamentale importanza sulla biodiversità: l’accordo di Nagoya.

Sono altresì lieto di avere l’opportunità di sostituirlo, o almeno tentare di farlo, dato che, onorevoli deputati, la questione in oggetto mi è sempre stata molto a cuore. Sono stato ministro dell’Ambiente nel mio paese e ricordo bene gli sforzi compiuti durante il mio primo mandato alla Commissione circa dieci anni fa per affrontare questa spinosa questione con il Parlamento. Il regolamento sulle spedizioni dei rifiuti vieta l’esportazione di rifiuti pericolosi verso i paesi in via di sviluppo, nonché al di fuori dei paesi dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA) a fini di smaltimento.

Sappiamo bene, tuttavia – e voi stessi l’avete sottolineato – che l’impegno volto a garantire il rispetto di tale divieto varia notevolmente tra gli Stati membri. Gli operatori del settore spesso cercano di trarre vantaggio dall’inadeguatezza dei controlli, aggirando i divieti e trasportando illegalmente i rifiuti attraverso gli Stati membri, dove le ispezioni sono meno rigorose, come interventi già detto.

Spesso, inoltre, si ricorre a dichiarazioni false per l’esportazione di rifiuti, dichiarati beni di seconda mano. Ciò complica ulteriormente il difficile compito delle autorità incaricate di monitorare l’applicazione delle norme in vigore. Il costo di smaltimento notevolmente inferiore in alcuni stati terzi, inoltre, è un fattore che causa, o quantomeno incoraggia, le esportazioni illegali di rifiuti. I paesi che ricevono, per così dire, i rifiuti esportati si trovano in una situazione molto difficile: questi trasporti illegali causano inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e delle abitazioni. I rifiuti importati, inoltre, come ha segnalato lei poc’anzi, onorevole Wils, facendo eco agli interventi altrettanto accorati degli onorevoli Bearder e Rosbach, sono una minaccia per la salute delle persone, e soprattutto, fatto ancor più grave, dei bambini, nonché dei lavoratori e di gran parte della popolazione in generale. Le sostanze contenute in questo tipo di rifiuti, già tossiche per loro natura, rappresentano spesso un rischio ancora maggiore se gestite in maniera impropria, come spesso accade nei paesi di destinazione.

Le esportazioni illegali di rifiuti verso paesi terzi, poi, negativamente hanno effetti negativi sul commercio e sulla concorrenza, dato che, in termini economici, le imprese che si impegnano a rispettare la legge devono competere con una concorrenza sleale e si trovano quindi in svantaggio. Riciclaggio e gestione dei rifiuti rappresentano un settore economico molto dinamico all’interno dell’Unione, sottoposto a severe norme di natura ambientale. Si stima che consegua un fatturato pari a 95 miliardi di EUR, per un totale di posti di lavoro che varia da 1,2 ai 1,5 milioni, rappresentando così l’1 percento del PIL. Tale settore, la cui attività è svolta totalmente entro i limiti imposti dalla legge, deve però competere con il mercato delle esportazioni illegali, nei confronti del quale si trova in netto svantaggio.

L’attuazione effettiva a livello comunitario del regolamento sulle spedizioni dei rifiuti rappresenterebbe, a mio avviso, un incoraggiamento per questo settore ad investire e creare ulteriori posti di lavoro in futuro. Le esportazioni illegali di rifiuti ed il riciclaggio improprio provocano una notevole perdita di risorse, dato che le materie prime di recupero potrebbero soddisfare un’ampia parte della domanda di materie prime in Europa, migliorando al contempo l’efficacia e le modalità di utilizzo delle risorse. Tale diagnosi dimostra chiaramente che è necessario intervenire. Pertanto la Commissione ha studiato i possibili vantaggi che potrebbero derivare dall’introduzione di ulteriori misure legislative a livello europeo, e, nello specifico, quali nuovi requisiti e criteri dovrebbero esservi inclusi in relazione alle ispezioni delle spedizioni di rifiuti.

Al momento stiamo completando una valutazione dell’impatto dei possibili approcci in termini di risoluzione del problema, compresa l’elaborazione di piani e programmi di ispezioni nazionali e di valutazione obbligatoria del rischio per i singoli stati, come pure la formazione mirata del personale ufficiale incaricato dell’applicazione delle disposizioni e, al contempo, delle indagini volte a dimostrare la fraudolenza delle dichiarazioni che identificano i rifiuti come merce di seconda mano.

Signor Presidente, desidero concludere sollevando i seguenti punti specifici in risposta ad alcune delle domande che mi sono state rivolte. Innanzitutto confermo che è possibile aggirare i divieti del regolamento sulle spedizioni dei rifiuti dichiarando gli articoli da esportare prodotti di seconda mano. Il problema principale è però che gli Stati membri non applicano adeguatamente le diposizioni circa le procedure di ispezione. Una possibile soluzione è accompagnare il regolamento vigente con norme più precise circa le procedure di ispezione stesse. L’azione normativa deve inoltre procedere di pari passo con un’adeguata formazione del personale incaricato di assicurare l’applicazione di tali norme, come ho affermato in precedenza.

In secondo luogo, ritengo che linee guida non vincolanti e aventi valenza a livello europeo potrebbero aiutare e facilitare l’attuazione e l’applicazione del regolamento sulle spedizioni dei rifiuti, in particolare per quanto concerne l’attività degli ispettori doganali, promuovendo così la lotta alle esportazioni illegali. Ciò non sarà tuttavia sufficiente se non saranno emanate ulteriori norme vincolanti volte a contrastare tali esportazioni.

In terzo luogo, per quanto riguarda la produzione di rifiuti, negli ultimi anni si sono registratati alternativamente fenomeni di aumento o stabilizzazione. La gestione dei rifiuti sta migliorando in tutti gli Stati membri dell’Unione ed il riciclaggio si è ampiamente diffuso nell’ultimo quinquennio. Sussiste tuttavia una considerevole differenza tra gli Stati membri in termini di rispetto dei requisiti relativi alla gestione dei rifiuti. Onorevoli deputati, la Commissione è consapevole dell’impatto negativo dell’esportazione illegale dei rifiuti sull’ambiente e sull’economia, nonché delle ripercussioni a livello sociale, umano e sanitario, ed il caso Probo Koala, relativo alla morte di molte persone a seguito dell’esposizione alle sostanze tossiche scaricate illegalmente in Costa d’Avorio, ne è uno degli esempi più terribili a memoria d’uomo, da cui è necessario trarre i dovuti insegnamenti. La Commissione ha avviato numerosi studi al riguardo, ed i risultati sono disponibili sul nostro sito.

Una volta individuati i casi di trasporto illegale di rifiuti, si deve procedere secondo le disposizioni contenute nel regolamento. I rifiuti devono essere rispediti nel paese d’origine, in linea con la normativa comunitaria ed internazionale. Se le imprese responsabili non vengono identificate, sarà lo Stato membro d’origine a farsi carico dei costi per il rientro ed il trattamento di detti rifiuti. In alcuni casi gli Stati membri devono affrontare costi superiori ad un milione di euro. Nel caso Probo Koala, appena citato, l’impresa Trasfigura ha dovuto pagare l’equivalente di 152 milioni di euro per fare fronte ai costi di disinquinamento e ulteriori 33 milioni di euro per risarcire gli abitanti delle città colpite dal disastro.

Mi rivolgo infine all’onorevole Seeber: so che la comunicazione sull’attuazione e l’applicazione della normativa europea, che il Commissario Potočnik si è impegnato a presentare, è attualmente in fase di redazione.

 
  
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  Åsa Westlund, a nome del gruppo S&D.(SV) Signor Presidente, molti di noi osservano con indignazione che, nonostante l’ampio dibattito pubblico, l’Europa continua ad esportare rifiuti pericolosi nei paesi più poveri. Come molti tra i presenti hanno sottolineato, tale indignazione è doverosa. Non ci limitiamo infatti ad utilizzare prodotti che, una volta esausti, danneggiano l’ambiente, senza per questo provvedere al loro corretto smaltimento una volta che abbiano esaurito la loro utilità, ma esportiamo questi rifiuti, altamente dannosi per la salute di persone innocenti, spesso bambini, inquinando il suolo e le risorse idriche di altri paesi, rendendole a lungo tossiche. Tutto ciò è assolutamente inaccettabile.

Come si può tollerare una simile condotta? Disponiamo di leggi e di un divieto, che non sortisce però alcun effetto. La Commissione deve quindi proporre opportuni emendamenti. Naturalmente la soluzione migliore sarebbe evitare di produrre rifiuti pericolosi. Gli studi svolti al fine di identificare ed eliminare gradualmente le sostanze chimiche pericolose, ad esempio nell’ambito di REACH, risultano cruciali anche in questo ambito. Dato che il divieto di esportazione non produce alcun esito, ritengo che dovremmo essere soddisfatti del rafforzamento operato sulle norme relative ai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), stabilendoobiettivi di raccolta elevati. In considerazione però della scarsa ottemperanza degli Stati membri al divieto di esportazione, vi sono buoni motivi per la Commissione di vigilare sulla loro condotta nella gestione dei RAEE ed in relazione alle norme che regolano la gestione di questo tipo di prodotti.

Come molti hanno sottolineato, compresa la Commissione, è necessaria maggiore chiarezza e semplicità circa le disposizioni contenute nel regolamento relative all’esportazione dei rifiuti tossici nei paesi in via di sviluppo, al fine di facilitare alle forze di polizia e al personale addetto ai controlli doganali l’adozione di misure che contrastino i reati ambientali che comportano tali esportazioni. Al contempo è fondamentale che gli Stati membri diano maggiore priorità al problema. I casi di inottemperanza alla normativa comunitaria da parte degli Stati membri sono ormai diventati una costante. È chiaro che, in questo caso, non stanno mantenendo fede ai propri impegni.

Gli Stati membri devono pertanto assumersi maggiori responsabilità e ci aspettiamo che la Commissione si assicuri che ciò avvenga. Commissario Barnier, il suo intervento di oggi rappresenta, a mio avviso, un passo nella giusta direzione. Una volta visionata la versione definitiva della comunicazione, potremo decidere se le misure intraprese siano sufficienti o meno. Grazie per l’attenzione.

 
  
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  Zuzana Roithová (PPE). – (CS) Signor Presidente, l’esponenziale aumento del volume di rifiuti prodotti dalle attività di manifattura e consumo dell’Unione somiglia a una bomba a orologeria, pronta ad esplodere sia nell’Unione sia nei paesi in via di sviluppo verso cui vengono esportati, spesso illegalmente, i rifiuti pericolosi. Signor Commissario, accolgo con favore la volontà della Commissione di colmare le carenze normative al più presto. Concordo tuttavia con quanto espresso nei precedenti interventi, constatando che invece gli Stati membri, in particolare, dimostrano scarsa volontà di investire nelle attività di controllo e di introdurre sanzioni sufficientemente efficaci per i casi di trasgressione delle norme in vigore. Come il Vicepresidente della delegazione dell’Assemblea parlamentare paritetica ACP-EU, anch’io ritengo che sia necessario adottare una strategia comune con i paesi ACP per contrastare le importazioni illegali di rifiuti tossici in questi paesi, in particolare attraverso dei piani d’azione volti all’introduzione di un sistema per la gestione sicura dei rifiuti negli stati africani, che includa la promozione delle tecniche di riciclaggio.

 
  
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  Csanád Szegedi (NI). - (HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, il regolamento europeo relativo ai rifiuti pericolosi, in apparenza estremamente severo e preciso, presenta in realtà numerose lacune, che consentono ampio spazio di manovra al crimine organizzato e alla mafia che gestisce i rifiuti pericolosi.

Lo smaltimento illegale delle sostanze tossiche classificate come pericolose si è trasformato in un affare molto redditizio. Una delle cause risiede negli elevati costi di smaltimento e riciclaggio legali, a cui si aggiunge l’eccessiva burocrazia nelle procedure di acquisizione di licenze legali.

La soluzione è costituita da un approccio bipartito: da un lato è fondamentale alleggerire il carico amministrativo che devono sostenere le imprese di riciclaggio e smaltimento legali dei rifiuti pericolosi;, al contempo i produttori di rifiuti pericolosi devono essere incoraggiati a scegliere vie legali di smaltimento e ad evitare la mafia che controlla la gestione dei rifiuti pericolosi.

Dall’altro è necessario inasprire radicalmente le sanzioni penali per i reati ambientali, intensificando uniformemente a livello europeo le procedure di ispezione.

 
  
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  Miroslav Mikolášik (PPE). – (SK) Signor Presidente, mancano quindici minuti alla mezzanotte e la nostra discussione riguarda un problema serio: l’esportazione di rifiuti tossici verso i paesi in via di sviluppo.

È vergognoso che i paesi europei al giorno d’oggi siano invischiati in attività illegali come nel film vincitore del premio Oscar Erin Brockovich, con Julia Roberts nel ruolo di protagonista, che racconta come solo in California possa accadere un fatto simile, con fabbriche che esportano rifiuti tossici e persone innocenti che si ammalano gravemente e talvolta muoiono. È triste osservare che gli Stati membri dell’Unione esportano rifiuti tossici verso i paesi africani, pressoché impotenti di fronte a tale sopruso. I rifiuti esportati contengono sostanze tossiche quali piombo, cadmio, mercurio, amianto e così via. È giusto, a mio avviso, che la Commissione voglia continuare a concentrare i suoi sforzi sulla risoluzione di questo problema. Mi appello dunque al Commissario Barnier, che si è impegnato di fronte a noi a nome della Commissione a dimostrare maggiore decisione nell’adottare misure che migliorino la situazione attuale.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE). - (EN) Signor Presidente, l’Unione europea ha un problema, poiché i cittadini scaricano i propri rifiuti sull’uscio di casa propria. Farlo in Europa è una questione, ma farlo nei paesi in via di sviluppo, colpendo così i più poveri, è una vergogna, come hanno dichiarato gli autori della presente interrogazione.

Ascolterò con attenzione la risposta della Commissione per quanto concerne la nuova normativa. Una mia costante preoccupazione è il rischio che corriamo di accumulare leggi su leggi senza curarci della loro applicazione, e mi rivolgo alla Commissione, affinché affronti tale problema. Ritengo che in alcuni Stati membri i controlli insufficienti della movimentazione di merci, in questo caso di rifiuti tossici, dipenda da un problema di personale insufficiente. Le conseguenze sulla salute e sul benessere di coloro che maneggiano impropriamente questo tipo di rifiuti sono molto gravi. Si tratta innanzitutto di una questione etica e morale. Se i cittadini europei ne fossero consapevoli, e non credo che lo siano, forse rifletterebbero attentamente sulle loro abitudini di acquisto e smaltimento.

 
  
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  Michel Barnier, membro della Commissione. (FR) Signor Presidente, l’onorevole McGuinness ha appena sollevato un punto importante, ovvero la dimensione etica e morale dell’oggetto della nostra discussione, considerate le questioni legate alla salute pubblica, alla biodiversità e agli aspetti economici che abbiamo sollevato.

Per questo motivo – e mi rivolgo ora agli onorevoli Westlund e Roithovà, oltre che agli altri deputati che sono intervenuti oggi – la Commissione è decisa ad agire. Per promuovere la valutazione dell’impatto, che giustificherà l’attuazione dell’iniziativa, la Commissione proporrà un inasprimento delle norme comunitarie, in particolare al fine di migliorare i sistemi di ispezione e l’applicazione del regolamento sulle spedizioni dei rifiuti. Ciò dovrebbe ridurre considerevolmente l’elevato numero di spedizioni illegali.

Tutte le possibili soluzioni sono attualmente al vaglio. Concedete al Commissario Potočnik le poche settimane di cui ha bisogno per redigere la nuova normativa. A suo nome posso affermare che prima della fine del 2011 la Commissione, in considerazione dell’importante discussione tenutasi oggi, nonostante la tarda ora, presenterà le proprie proposte per incrementare la lotta contro queste spedizioni illegali e le relative conseguenze.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (S&D) , per iscritto. (EN) Signor Presidente, quest’anno ho rivolto alla Commissione alcune domande a seguito dei comunicati stampa circa l’esportazione di rifiuti tossici dall’Italia alla Romania. Sebbene non vi fossero prove di dette spedizioni, ciò che è emerso dalle mie domande è che una maggiore regolarità nelle ispezioni dei carichi andrebbe a beneficio di tutti, dato che potrebbe fungere da deterrente per coloro che sono coinvolti nelle spedizioni illegali di rifiuti. Tali misure potrebbero inoltre avere impatto sugli eventuali paesi terzi coinvolti che potrebbero non essere in grado di vigilare adeguatamente sui carichi in entrata, permettendo così loro di prevenire l’ingresso di sostanze tossiche nel proprio territorio. Dovremmo considerare attentamente i potenziali benefici di un sistema di ispezione più accurato e regolare, coordinato a livello europeo, in particolare per quanto riguarda le spedizioni destinate ai paesi in via di sviluppo.

 
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