Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su sei mozioni di risoluzione sull’Azerbaigian(1).
Marie-Christine Vergiat, autore. – (FR) Signor Presidente, ecco un’altra occasione in cui ci troviamo a rivolgere la nostra attenzione sulla situazione in Azerbaigian. La situazione democratica del paese è già sufficientemente drammatica, eppure si tratta di un paese che non è un partner privo di rilevanza nell’ambito del partenariato orientale dell’UE.
I partiti dell’opposizione e le organizzazioni non governative continuano a denunciare gli attacchi ai diritti umani e la repressione politica che imperversa, per non parlare della corruzione del regime al potere. I valori della democrazia e dei diritti umani costituiscono, in teoria, una parte integrante dei valori dell’Unione europea.
Non dovremmo forse trarre lezioni da quanto sta accadendo nei paesi cosiddetti arabi ed esigere dai nostri partner orientali ciò che non abbiamo chiesto ad alcuni governi, in particolare quello della Tunisia, della Libia o dell’Egitto? Non dovremmo, Commissario Andor, far sì che la democrazia possa finalmente regnare in questi paesi, istituendo requisiti minimi in quest’ambito?
Da parte mia, ritengo che la portata della risoluzione che abbiamo di fronte sia, nel migliore dei casi, molto limitata. Per questo motivo ci siamo dissociati da essa e ci accontenteremo di astenerci dal voto.
Charles Tannock, autore. – (EN) Signor Presidente, l’Azerbaigian è, purtroppo, uno Stato monopartitico e semiautoritario in cui l’opposizione politica al governo dinastico della famiglia Aliyev è a malapena tollerata.
Le elezioni dello scorso dicembre si sono concluse, prevedibilmente, con una schiacciante maggioranza a favore del nuovo partito per l’Azerbaigian di Heydar Aliyev. In risposta, l’OSCE ha affermato che la conduzione di queste elezioni in generale non è stata sufficiente a costituire un progresso significativo nello sviluppo democratico del paese. La relazione dell’OSCE continuava dicendo che la libertà d’espressione era limitata e che il normale discorso politico era quasi impossibile, in parte a causa dei rigorosi vincoli cui sono soggetti i mezzi di comunicazione.
Ora veniamo a conoscenza di nuove denunce relative ai partiti e ai giornalisti dell’opposizione, che vengono presi di mira. Non è niente di nuovo, ma è positivo che in quest’Aula ci si rammenti di tanto in tanto della vera natura del regime di Aliyev. Dopotutto, si tratta di un paese che, come tutti gli Stati dell’UE, è membro del Consiglio d’Europa ed è coinvolto nel partenariato orientale dell’Unione europea.
In apparenza l’Azerbaigian s’impegna per la democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani. La verità, però, è diversa. L’Azerbaigian spende innumerevoli petrodollari per cercare di convincere gli esterni della natura benigna del regime ma io, personalmente, non ci casco.
Cristian Dan Preda, autore. – (RO) Signor Presidente, inizierò con delle notizie incoraggianti. Mi riferisco, nello specifico, al rilascio dei due blogger, Adnan Hajizade ed Emin Milli, di cui abbiamo parlato in Aula. Ciononostante, la situazione continua a essere più che preoccupante in Azerbaigian. Sentiamo parlare delle molestie ai giornalisti e l’intimidazione degli attivisti per i diritti umani, che si trovano ad affrontare accuse giuridiche. Inoltre, sulla scia delle recenti proteste a Baku a marzo e aprile sono state arrestate 200 persone. Tutti questi incidenti sollevano seri quesiti, in particolare dal momento che non va dimenticato che l’Azerbaigian ha stipulato la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Sembra che le autorità del paese non siano riuscite a capire che va istituito un dialogo tra loro e la società civile, e che non devono esercitare pressione sulla società. Spero, ciononostante, che alla fine sia possibile creare una cooperazione nell’ambito del partenariato orientale e dell’Assemblea parlamentare Euronest.
Marietje Schaake, autore. – (EN) Signor Presidente, senza dubbio accogliamo con favore il rilascio di Adnan Hajizade ed Emin Milli dalla loro reclusione, ma le buone notizie sull’Azerbaigian finiscono qui. Il Parlamento europeo è estremamente preoccupato a causa delle massicce misure restrittive sulla libertà d’espressione e di riunione introdotte in Azerbaigian in seguito alla protesta pacifica contro il governo del marzo e aprile di quest’anno. I giovani, gli attivisti della società civile, i professionisti dei mezzi di comunicazione e i politici dell’opposizione sono vittime di molestie e intimidazioni. Alcuni manifestanti sono stati condannati in processi di massa tenutisi a notte inoltrata e senza che potessero ricorrere ad avvocati. La maggior parte degli avvocati in questione, dal canto loro, non aveva ricevuto alcuna informazione circa il luogo in cui si tenevano i processi. La Casa dei diritti umani dell’Azerbaigian è stata chiusa su ordine del ministero della Giustizia.
L’atmosfera di paura e intimidazione e le violazioni dei diritti umani devono finire. Il governo azero, violando convenzioni che esso stesso aveva stipulato, come il Consiglio d’Europa e la Convenzione europea sui diritti dell’uomo, sta perdendo la propria credibilità. Vogliamo che il Presidente Aliyev mantenga la propria parola. Anche l’Europa perde credibilità se non agisce nei confronti delle violazioni in questione, che devono avere conseguenze reali sulle relazioni tra UE e Azerbaigian.
Ulrike Lunacek, autore. – (DE) Signor Presidente, alcuni giorni fa, presso la sede del Parlamento europeo a Bruxelles, abbiamo celebrato l’inaugurazione di Euronest. L’Azerbaigian è uno dei membri fondatori dell’assemblea in questione e, di conseguenza, ha assunto l’impegno di rispettare la democrazia, i diritti umani, lo stato di diritto e la libertà di riunione e dei mezzi di comunicazione. Si tratta anche di un elemento fondamentale dei negoziati sull’accordo di associazione tra l’UE e l’Azerbaigian in corso dal luglio 2010.
Alla luce di tutto questo, è veramente sbalorditivo il modo in cui il governo azero si è comportato negli ultimi due mesi nei confronti dei cittadini che manifestavano pacificamente. Vi sono giovani – che si erano organizzati tramite reti sociali come Facebook – che sono stati arrestati e condannati fino a due anni e mezzo di reclusione per aver manifestato pacificamente con lo slogan “abuso di stupefacenti”. Altri vengono minacciati di subire un destino analogo. Almeno 30 persone, anche loro manifestanti pacifici, sono state condannate da cinque a otto giorni di reclusione senza aver potuto contattare i propri rappresentanti legali, in un’operazione rocambolesca all’insaputa dell’opinione pubblica.
Onorevoli colleghi, Commissario, ciò è inaccettabile. In una risoluzione congiunta dei cinque principali gruppi del Parlamento, chiediamo il rilascio immediato di tutti i cittadini in questione e di garantire con efficacia lo stato di diritto, la libertà di espressione e dei mezzi di comunicazione, affinché si verifichi quanto ha assicurato il Presidente Aliyev anni fa, nel 2005: “Nessun giornalista è perseguitato in Azerbaigian”. Deve finalmente mantenere queste promesse.
Spero fermamente che entro la riunione dell’Assemblea interparlamentare prevista per giugno riusciremo a ottenere il rilascio di questi cittadini, incluso il redattore Eynulla Fatullayev, e che il governo e il partito in carica mantengano, finalmente, le proprie promesse. In caso contrario vi dovranno essere delle conseguenze.
Eduard Kukan, a nome del gruppo PPE. – (SK) Signor Presidente, la situazione relativa alla democrazia e ai diritti umani in Azerbaigian solleva dubbi legittimi, che riguardano la libertà d’espressione, la libertà dei mezzi di comunicazione, la libertà di riunione e molti altri settori. Stiamo monitorando gli incidenti relativi ad arresti e alla pressione politica su attivisti e giornalisti democratici ed esponenti dell’opposizione politica. L’Azerbaigian e altri paesi della regione devono ricevere un chiaro segnale che le violazioni dei diritti umani e civili non possono essere tollerate in nessuna circostanza. Se desiderano essere paesi partner dell’UE devono rispettarne i valori.
La discussione sulle violazioni dei diritti dell’uomo e degli standard democratici dovrebbe, quindi, riguardare l’intera regione del Caucaso meridionale. In questo contesto, vorrei anche richiamare l’attenzione sulla nuova intensificazione della tensione tra l’Azerbaigian e l’Armenia nella regione di Nagorno-Karabakh. La situazione costituisce ora un rischio per la sicurezza dell’intera regione. Anche per questo motivo, pertanto, è importante approvare ora la risoluzione. L’Unione dovrebbe adottare un approccio più attivo e responsabile, non soltanto in Azerbaigian ma nell’intera regione. Dobbiamo trarre lezioni dall’esperienza del conflitto tra Russia e Georgia, e impedire il riproporsi di tragedie simili.
Kristian Vigenin, a nome del gruppo S&D. – (EN) Signor Presidente, è vero che la situazione in Azerbaigian è complicata, e che dà adito a preoccupazioni. Vorrei citare, in questa sede, in particolare il caso di Hajiyev. Ritengo che le autorità debbano comprendere che le manifestazioni pacifiche costituiscono un elemento naturale della vita politica in ogni paese democratico e che il pluralismo delle opinioni e dei pareri politici è una parte fondamentale di ogni società democratica.
D’altro canto, devo dire che è piuttosto spiacevole aver inserito le questioni urgenti relative all’Azerbaigian e alla Bielorussia una dopo l’altra – una settimana dopo che l’Azerbaigian è diventato – ricevendo una calorosa accoglienza – un fondatore dell’Assemblea parlamentare Euronest insieme a noi, il Parlamento europeo. Dobbiamo impegnarci sia con le autorità che con la società civile, e dobbiamo fare di più, oltre ad adottare misure e risoluzioni urgenti.
Il partenariato orientale e l’Assemblea Euronest costituiscono una buona piattaforma per un impegno di questo tipo, e sento che in Azerbaigian si è instaurata una nuova atmosfera, un desiderio rinnovato di dialogo politico. Il PCC, che a giugno si recherà in Azerbaigian, dovrà cogliere quest’opportunità per sollevare le questioni relative ai diritti dell’uomo, ma anche per avviare un dialogo più coerente con il paese.
Graham Watson, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, mi azzardo a suggerire che se l’Azerbaigian fosse noto come Azeria, come succede con la Georgia e l’Armenia, le preoccupazioni dei cittadini europei relative agli standard democratici del paese sarebbero più consistenti.
Il mio gruppo, ciononostante, non può condividere il parere dell’onorevole Vigenin. I mezzi di comunicazione in Azerbaigian non sono liberi. Le elezioni non sono eque. I cittadini sono soggetti a trattamenti arbitrari e spesso violenti da parte dei funzionari. Alle manifestazioni pacifiche delle ultime settimane si è reagito con una repressione più usuale nei paesi arabi che in un paese europeo, da parte di un regime che dura da 18 anni e che ha lentamente soffocato ogni speranza di progresso. La continua partecipazione del paese nella Politica europea di vicinato deve essere subordinata alle riforme democratiche, invece che alla sua disponibilità a fornire petrolio per l’oleodotto Nabucco.
Heidi Hautala, a nome del gruppo Verts/ALE. – (EN) Signor Presidente, la democrazia, il rispetto dei diritti dell’uomo e lo stato di diritto costituiscono parte integrante del nuovo accordo di associazione che viene al momento negoziato tra l’Azerbaigian e l’Unione europea.
Se manca il rispetto per tali principi, è impossibile vedere come l’Azerbaigian possa avere un futuro comune con i suoi partner europei. Vorrei anche associarmi agli onorevoli colleghi che rilevano come sia necessario essere estremamente chiari e obiettivi quando dialoghiamo con i nostri partner nei paesi del partenariato orientale. Non dobbiamo illuderci di potercela cavare semplicemente criticando la Bielorussia, perché vi sono anche gravi problemi in Azerbaigian e in numerosi altri paesi del partenariato orientale, e spero che l’imminente studio commissionato dalla sottocommissione per i diritti dell’uomo fornisca un certo orientamento sul modo in cui dovremmo rivolgerci ai paesi in questione nell’affrontare la loro situazione relativa ai diritti dell’uomo.
Jaroslav Paška, a nome del gruppo EFD. – (SK) Signor Presidente, l’Azerbaigian, in qualità di partner speciale dell’UE e membro fondatore del gruppo Euronest, trae considerevoli benefici dalle relazioni privilegiate con l’Unione europea.
In qualità di paese con uno status così eccezionale, nella stipula di accordi reciproci come partner dell’UE l’Azerbaigian ha promesso di rispettare i principi della democrazia, dei diritti umani e dello stato di diritto, che costituiscono precondizioni essenziali per una cooperazione di questo tipo. L’arresto ingiustificato di giornalisti, rappresentanti di organizzazioni giovanili e attivisti civili, il divieto delle proteste pacifiche e il ricorso alla forza fisica nei confronti dei manifestanti sono, quindi, inaccettabili.
Mi aspetto che l’Alto rappresentante e Vicepresidente della Commissione, la baronessa Ashton, nonché la Commissione stessa, trasmetta e presenti al governo azero la nostra inquietudine circa la soppressione della democrazia nel paese, e chieda immediate azioni correttive. Adottando la proposta di risoluzione, forniremo sia alla Commissione che all’Alto rappresentante il mandato necessario per agire in questo senso.
Sari Essayah (PPE). – (FI) Signor Presidente, Commissario, è in un certo senso grottesco che i nostri partner Euronest, l’Azerbaigian e la Bielorussia, siano oggetto di discussione qui, uno dopo l’altro, come casi urgenti in materia di diritti dell’uomo. Senza alcun dubbio il partenariato dovrebbe esigere il rispetto per i valori europei.
Secondo l’organizzazione per i diritti umani Amnesty International, le autorità azere stanno tentando di soffocare le voci critiche al fine di prevenire un ampliamento delle proteste, come si è verificato negli ultimi mesi nel mondo arabo. Nelle ultime settimane la polizia azera ha disperso numerose manifestazioni nel paese e ha anche arrestato rappresentanti dell’opposizione sulla base di accuse infondate, spesso di possesso di stupefacenti.
Il caso di Savalan e quelli dei manifestanti recentemente arrestati mostrano come i diritti fondamentali continuino a essere deboli in Azerbaigian e fino a che punto sono pronte a spingersi le autorità per zittire i dissidenti.
Seán Kelly (PPE). – (EN) Signor Presidente, la situazione in Azerbaigian è estremamente deludente. Si tratta di un paese che non registra veri progressi in termini di diritti politici dallo scioglimento dell’Unione sovietica. Vi sono troppi esempi di mancanza di libertà – libertà di parola e libertà di stampa, essenziali per ogni democrazia che funziona correttamente – nonché prove di torture sui prigionieri, cause in tribunali in cui si accettano sempre prove ottenute illegalmente, e così via.
Dal momento che abbiamo una relazione stretta con questo paese, dobbiamo senza dubbio impegnarci nel dialogo, ma la mia posizione è più simile a quanto espresso dall’onorevole Watson, cioè che dobbiamo anche adottare una linea d’azione dura, perché trattando qualcuno sempre con i guanti non si va da nessuna parte. Spero, quindi, nel dialogo e nell’impegno, ma è necessario alzare la posta in gioco per quanto riguarda le esigenze in termini di libertà: libertà d’espressione, di parola e, soprattutto, di stampa.
Mitro Repo (S&D). – (FI) Signor Presidente, la libertà di parola e di riunione sono diritti fondamentali universali e le pietre angolari di una società democratica. È spiacevole vedere come le molestie, l’intimidazione e gli arresti siano usati come mezzi per sopprimere la diversità della società civile.
L’Azerbaigian, avendo aderito alla Convenzione europea sui diritti dell’uomo ed essendo membro del Consiglio d’Europa, ha la responsabilità di salvaguardare e rispettare i diritti umani dei suoi cittadini. La libertà di parola di blogger, giornalisti e attivisti della società civile viene negata nel paese, e le proteste pacifiche vengono ostacolate. L’utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione e dei mezzi di comunicazione sociale viene ostacolato, e i giovani vengono addirittura puniti se usano tali tecnologie.
Tutto ciò è ironico, perché lo Stato trarrebbe senza dubbio vantaggi da una società civile attiva e diversificata. L’Azerbaigian dovrebbe essere sostenuto nel suo sviluppo democratico e in materia di diritti umani nell’ambito della Politica europea di vicinato e del partenariato orientale.
Vytautas Landsbergis (PPE). – (EN) Signor Presidente, la risoluzione sull’Azerbaigian esprime la nostra preoccupazione circa eventuali echi dall’Africa settentrionale in questo paese del partenariato europeo.
Nel proprio approccio all’opposizione e ai manifestanti pacifici, la leadership del paese dovrebbe evitare ogni similarità con i regimi dell’Africa settentrionale, della Russia o della Bielorussia. Questo suggerimento e avvertimento figura nel documento che ci troviamo di fronte, alcuni punti del quale avrebbero potuto esprimere tale critica con maggiore chiarezza.
La formulazione relativa al peggioramento della situazione dei diritti dell’uomo e all’aumento del numero d’incidenti dovrebbe essere preceduta dalla parola “recentemente”, dal momento che non si tratta di sviluppi generali peggiorati nel corso degli anni. Al contrario, fino agli eventi di questa primavera, l’Azerbaigian stava compiendo progressi relativamente positivi e non era citato da Human Rights Watch tra gli Stati considerati peggiori nel campo dei diritti umani, come Cina, Iraq, Israele, Russia, Arabia Saudita o Uzbekistan. Dal momento che l’Azerbaigian non figurava tra questi, la situazione sembrava migliore, ma ora è necessario un po’ più di equilibrio.
Vasilica Viorica Dăncilă (S&D). – (RO) Signor Presidente, non solo in qualità di partner attivo dell’Unione europea nell’ambito della Politica europea di vicinato e del partenariato orientale, ma anche in qualità di membro fondatore di Euronest, l’Azerbaigian deve soddisfare gli impegni assunti nei confronti dell’Unione europea, che includono il rispetto della democrazia, dei diritti dell’uomo e dello stato di diritto, nonché delle libertà fondamentali sancite dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e da altri trattati internazionali cui l’Azerbaigian ha aderito. Un paese che aspira a diventare una democrazia riconosciuta a livello globale non può operare senza permettere ai propri cittadini di manifestare pacificamente, in particolare per quanto riguarda i giovani. Non è, inoltre, normale proibire loro di sostenere esami solo perché hanno opinioni politiche diverse da quelle degli attuali leader del paese.
Noi partner europei vorremmo vedere in Azerbaigian un dialogo costante con la società civile, una stampa che goda di libertà d’espressione e possa operare senza alcuna pressione politica al fine di fornire al pubblico informazioni corrette, nonché un accesso libero e senza censure a Internet, per facilitare la comunicazione tra l’Azerbaigian e l’Europa.
Justas Vincas Paleckis (S&D). – (LT) Signor Presidente, vi sono due facce del moderno Azerbaigian. Da un lato, l’Azerbaigian è caratterizzato da un’impressionante crescita economica, il che pone in rilievo gli ingenti quantitativi di petrolio, dal progresso nei negoziati con l’Unione europea su un accordo di associazione e dalla partecipazione all’Assemblea parlamentare Euronest. Dall’altro, vi sono arresti, limitazioni alla stampa, in altre parole una situazione che ricorda pericolosamente quella della Bielorussia, cui hanno fatto riferimento gli onorevoli colleghi. Ritengo che le autorità a Baku debbano decidersi a prestare attenzione all’opinione pubblica, perché essere indecisi non è un’opzione e l’Unione europea, con tutti gli strumenti di cui dispone, dovrebbe aiutarle a scegliere la direzione giusta.
László Andor, membro della Commissione. – (EN) Signor Presidente, gli sviluppi relativi alla democrazia e ai diritti umani in Azerbaigian continuano a dare adito a gravi preoccupazioni in tutti noi. Negli ultimi anni abbiamo rilevato un’allarmante tendenza di aumento delle restrizioni in quest’ambito. Le elezioni parlamentari tenutesi il 7 novembre 2010 non sono state sufficienti per costituire un avanzamento significativo dello sviluppo democratico del paese.
Vi sono altri settori nei quali riteniamo che l’Azerbaigian debba migliorare il proprio operato in termini di pieno rispetto degli impegni assunti con il Consiglio d’Europa e l’OSCE. In primo luogo, la libertà dei mezzi di comunicazione: in generale manca il pluralismo mediatico. Vengono anche denunciate molestie e violenze contro i giornalisti e procedimenti giudiziari dubbi nei confronti dei rappresentanti dei mezzi di comunicazione. I casi individuali in quest’ambito continuano a dare adito a preoccupazioni.
La libertà di riunione è un altro settore che mi preoccupa molto. Gli ultimi mesi hanno visto numerose gravi azioni intraprese dalle autorità nei confronti delle proteste organizzate, nonché tentativi di organizzare proteste traendo ispirazione dalle rivoluzioni della primavera araba. La reclusione di attivisti e altre misure repressive contro i manifestanti sono profondamente deplorevoli.
L’Unione europea ha la responsabilità di trasmettere chiari messaggi sull’importanza della democrazia, dei diritti umani e del rispetto dello stato di diritto. Tali messaggi sono stati veicolati dal Presidente Barroso stesso durante la propria visita a Baku a gennaio, e avranno una posizione prioritaria sulla nostra agenda durante le visite future.
I diritti umani e la democrazia sono pietre angolari nella nostra cooperazione con l’Azerbaigian nell’ambito dell’attuale accordo di partenariato e cooperazione. Lo scorso anno abbiamo istituito una nuova sottocommissione per la giustizia, la libertà, la sicurezza e i diritti umani e la democrazia. La democrazia e i diritti dell’uomo costituiscono anche un tema centrale dei nostri negoziati su un nuovo accordo di associazione.
Accolgo con favore la disponibilità dell’Azerbaigian a discutere delle questioni citate. Mi compiaccio, inoltre, del ruolo che il Parlamento europeo svolge nella promozione dei valori democratici nei confronti dei partner in Azerbaigian, incluso attraverso la sua attività in seno alla commissione di cooperazione UE-Azerbaigian.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si terrà a breve.
Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)
Monica Luisa Macovei (PPE), per iscritto. – (RO) In Azerbaigian, chiunque critichi il governo viene zittito. La risoluzione del Parlamento europeo e le relazioni delle organizzazioni per i diritti umani rilevano gravi violazioni dei diritti umani. Una di queste violazioni, su cui ho richiamato l’attenzione del Consiglio in un’interrogazione scritta, riguarda il giornalista Eynulla Fatullayev, ancora in reclusione nonostante la Corte europea dei diritti dell’uomo abbia pronunciato una decisione a favore del suo rilascio. L’ho sottolineato allora e ora esorto a rimuovere dal codice penale le disposizioni relative a diffamazione, calunnia e ingiuria (art. 147-148). Una recente relazione sull’Azerbaigian di Transparency International indica che il governo non sta adottando misure per contrastare la corruzione e che l’indipendenza del sistema giuridico non è garantita. Le autorità, inoltre, hanno risposto alle recenti proteste tenutesi l’11 marzo e il 2 aprile con arresti e molestie. La democrazia si basa sulla libera espressione del desiderio dei cittadini. Invito il Consiglio e la Commissione a esortare le autorità in Azerbaigian a rispettare i diritti umani, in particolare quelli relativi alla libertà d’espressione e di manifestazione pacifica, nonché ad adottare misure concrete per contrastare la corruzione e riformare il sistema giuridico. L’Unione europea deve sostenere tutti coloro che rischiano la propria vita e la propria libertà nel paese, lottando per i valori che condividiamo.
Fiorello Provera (EFD), per iscritto. – L'Azerbaigian partecipa attivamente alla Politica europea di vicinato, è uno dei 6 partner orientali dell'UE ed è tra i fondatori dell'assemblea parlamentare Euronest. I valori cardine di queste tre iniziative sono il rispetto della democrazia, dei diritti umani e dello stato di diritto. Nell'ambito di queste iniziative è previsto un dialogo politico costante che permette di approfondire i legami tra i paesi membri e consente all'Europa di accompagnare questi ultimi nel cammino delle riforme. Riteniamo che lo strumento della risoluzione d'urgenza possa essere inadeguato o addirittura controproducente in rapporto al fine che si vuole ottenere, cioè un costante progresso da parte dell'Azerbaigian nel raggiungimento dei suoi obiettivi di piena e moderna democrazia. Esistono, infatti, per queste finalità le istituzioni previste dagli accordi raggiunti, sia a livello interparlamentare, sia a livello intergovernativo, che sono le sedi adatte per chiedere spiegazioni rispetto a eventuali violazioni dei diritti e stimolare in maniera efficace comportamenti virtuosi e riforme democratiche.
Tadeusz Zwiefka (PPE), per iscritto. – (PL) Signor Presidente, ancora una volta richiamiamo l’attenzione sulla questione della libertà di parola e stampa e sulla politica generale nei confronti dei giornalisti in Azerbaigian. Le informazioni da numerosi fonti differenti indicano che la situazione dei giornalisti e di ogni tipo di attivisti politici in Azerbaigian sta diventando sempre più difficile. Nel 2005 il Presidente del paese, Ilham Aliyev, promise che tutti i diritti dei giornalisti sarebbero stati rispettati e che essi avrebbero potuto contare su assistenza in caso di ogni tipo di pericolo. I fatti, ciononostante, rivelano che tali parole si sono rivelate soltanto una vuota promessa.
Dal momento che per molti anni ho lavorato come giornalista e conosco questa professione in modo particolareggiato, la questione m’interessa molto. Nell’Azerbaigian si impedisce costantemente ai giornalisti di svolgere il loro ruolo fondamentale – la fornitura di informazioni affidabili e credibili. È inaccettabile che i giornalisti svolgano la loro attività sotto minaccia di arresti e perquisizioni. Le autorità azere devono comprendere che la presenza di mezzi di comunicazione liberi e indipendenti costituisce un chiaro segnale alla comunità internazionale della credibilità di un paese a livello mondiale.
Il messaggio inviato dal Parlamento europeo deve essere chiaro – i vantaggi di una cooperazione economica con l’Unione europea non devono oscurare le aspettative relative alla necessità di registrare progressi verso standard europei in materia di rispetto dei diritti umani fondamentali, in particolare la libertà di parola e di stampa, che sono pilastri della democrazia e senza i quali è impossibile che esista una moderna società democratica.