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Procedura : 2011/2686(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo dei documenti :

Testi presentati :

RC-B7-0334/2011

Discussioni :

PV 12/05/2011 - 16.3
PV 12/05/2011 - 17.3
CRE 12/05/2011 - 16.3
CRE 12/05/2011 - 17.3

Votazioni :

PV 12/05/2011 - 17.3
CRE 12/05/2011 - 17.3

Testi approvati :

P7_TA(2011)0244

Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 12 maggio 2011 - Strasburgo Edizione GU

16.3. Bielorussia (discussione)
Video degli interventi
Processo verbale
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la discussione su sei mozioni di risoluzione sulla Bielorussia(1).

 
  
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  Jiří Maštálka, autore. (CS) Signor Presidente, nel valutare la situazione non dobbiamo dimenticare che, esattamente come tentiamo di giungere a una valutazione obiettiva nei nostri paesi, i nostri partner e vicini si meritano lo stesso approccio.

In qualità di medico vorrei dire che la violenza è sempre violenza, dovunque si verifichi. È contraria ai nostri valori condivisi. Dobbiamo cercare di garantire che chi al momento è in carcere possa godere di condizioni adeguate per quanto concerne la salute e il trattamento dignitoso, indipendentemente da dove si trova nel mondo.

L’Assemblea Euronest recentemente istituita si dovrà configurare come strumento di scambio e cooperazione. Nel caso della Bielorussia, non è possibile soddisfare pienamente quest’obiettivo a causa delle misure adottate. L’esito complessivo della decisione implica una violazione della dichiarazione di Praga e un rallentamento degli sviluppi potenzialmente positivi nell’ambito della cooperazione reciproca.

Il nostro impegno è volto alla creazione dell’Europa unita che soprattutto i giovani, inclusi quelli in Bielorussia, si meritano. Dovremmo, pertanto, riconsiderare la nostra posizione, e riflettere se le restrizioni costituiscono lo strumento giusto per far sì che la società civile in Bielorussia ci percepisca come un amico sincero.

Nel contesto del 25esimo anniversario del disastro di Chernobyl, vorrei chiedervi di cercare di vedere la Bielorussia da un punto di vista diverso, come un paese che ha sofferto molto. Il disastro ha colpito la Bielorussia in modo particolare, e ritengo che impedire la partecipazione dei cittadini bielorussi alla commemorazione ufficiale sia un insulto alla nazione.

Vorrei rivolgere un ultimo commento all’onorevole Tannock. So quanto sia difficile parlare velocemente in inglese. Amo molto l’inglese, la lingua di Shakespeare. La prossima volta, la invito a parlare velocemente la lingua di Johann von Goethe, e forse la comprenderemo meglio. Lo dico in qualità di cittadino ceco.

 
  
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  Justas Vincas Paleckis, autore.(LT) Signor Presidente, nei cinque mesi successivi al 19 dicembre, l’atmosfera politica in Bielorussia è drammaticamente peggiorata. La repressione dell’opposizione democratica, della libera stampa e della società civile è in aumento. La Bielorussia viola, inoltre, trattati internazionali. Sono sempre stato favorevole al dialogo con Minsk, ma nelle condizioni attuali il dialogo sta diventando molto difficile, se non impossibile, ancora di più a causa delle accuse arbitrarie, e persino molestie, che anche Minsk rivolge all’Unione europea. La risoluzione invita a cercare nuove misure per assistere la società civile bielorussa e l’opposizione, il che è giusto. Forse mi illudo, ma ritengo che persino Mosca e Kiev potrebbero essere d’aiuto, parlando a Minsk del rilascio dei prigionieri politici.

 
  
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  Cristian Dan Preda, autore.(RO) Signor Presidente, nella discussione precedente anch’io, analogamente ad alcuni onorevoli colleghi, ho fatto allusione alla sessione della scorsa settimana dell’Assemblea parlamentare Euronest, alla quale i deputati bielorussi erano assenti, come ben sa. La loro assenza è giustificata, poiché i deputati al parlamento bielorusso non sono eletti liberamente. La situazione relativa ai diritti umani nel paese, inoltre, rimane oltremodo critica.

Credo che tutti noi siamo stati sconvolti dalle misure repressive adottate a dicembre nei confronti dei cittadini in protesta. Al momento, sei dei sette candidati che si sono opposti al Presidente Lukashenko sono ancora sotto processo e vittime di molestie. Molti altri cittadini, inclusi i collaboratori dei candidati, sono in prigione semplicemente a causa del loro coinvolgimento.

Ritengo sia necessario attivarsi su due aspetti importanti: in primo luogo va avviata un’inchiesta indipendente sugli atti repressivi; in secondo luogo ritengo vadano ampliate le sanzioni economiche contro la Bielorussia, e che vadano applicate alle imprese statali del paese che svolgono un ruolo importante nello sviluppo della regione.

 
  
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  Kristiina Ojuland, autore.(EN) Signor Presidente, per la quarta volta in quest’anno ci troviamo a discutere della situazione in Bielorussia, eppure i prigionieri politici arrestati a dicembre non sono ancora stati rilasciati.

Siamo grati al Consiglio per avere introdotto sanzioni in materia di visti e un congelamento dei beni per gli alti funzionari bielorussi, il che ha mostrato come la nostra forte preoccupazione per i cittadini bielorussi non sia solo vuota retorica. Forse non siamo stati sufficientemente chiari. Chiediamo, pertanto, all’Unione europea di estendere le misure restrittive imposte al regime di Lukashenko. Sanzioni economiche mirate e ben soppesate contro le imprese di proprietà dello Stato avranno un effetto che non potrà essere ignorato dalle autorità bielorusse.

Il regime criminale di Lukashenko si basa in larga misura sugli introiti dalle esportazioni di prodotti chimici, tessili e dell’industria pesante, di proprietà di imprese statali. Bloccando il mercato europeo, possiamo dimostrare la nostra determinazione a rovesciare il regime di Lukashenko. Abbiamo la possibilità di fare la differenza. Il popolo bielorusso ha una disperata necessità di transizione: non dobbiamo negare loro la libertà a lungo attesa.

 
  
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  Michał Tomasz Kamiński, autore.(PL) Signor Presidente, discutiamo di politica e diritti dell’uomo nel contesto della Bielorussia. Vorrei, oggi, adottare un approccio non convenzionale e ricordarvi i nomi di due personalità legate a questo tema. Una di queste è il mio amico Anatol Lyabedzka, uno straordinario bielorusso ed europeo, che soltanto di recente è stato rilasciato di prigione dopo aver passato più di 100 giorni sotto arresto, il che sono profondamente convinto sia stato illegale. Vorrei, oggi, esprimere la solidarietà di questa Camera nei suoi confronti, da parte della maggioranza dei deputati al Parlamento europeo, ne sono certo, perché senza dubbio se lo merita.

La seconda persona che vorrei citare è Andrzej Poczobut, un giornalista che scrive per Gazeta Wyborcza, uno dei principali giornali polacchi. Io e centinaia di migliaia di polacchi vorremmo lanciare un appello per il suo rilascio. Anche lui si trova al momento sotto arresto e viene perseguitato semplicemente perché il regime di Lukashenko teme la libertà di parola, che costituisce la base di ogni democrazia. Ritengo che noi europei, riuniti oggi in quest’Aula, non abbiamo altra opzione se non esprimere a gran voce il nostro sostegno per una Bielorussia libera, per la democrazia in Bielorussia e per la nazione bielorussa in Europa.

(Applausi)

 
  
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  Raül Romeva i Rueda, autore.(EN) Signor Presidente, ancora una volta deploro il continuo clima di paura e intimidazioni nei confronti degli oppositori politici in Bielorussia e le continue molestie e persecuzioni degli esponenti dell’opposizione dalle elezioni presidenziali del dicembre 2010.

In secondo luogo, condanno fortemente ogni sentenza derivante dalle accuse penali relative alle sommosse di massa, che ritengo essere politicamente motivate e di natura dubbia. Vorrei sottolineare che i processi si sono tenuti a porte chiuse. Ai detenuti è stata rifiutata la possibilità di chiamare i propri testimoni e di incontrare in condizioni adeguate e con regolarità i propri rappresentanti legali. Gli avvocati degli imputati hanno ricevuto numerosi avvertimenti dal ministero della Giustizia e alcuni di loro sono stati radiati dall’albo. Ritengo che i processi in questione siano stati condotti in modo non imparziale.

Condanno, infine, la mancanza di rispetto per i diritti fondamentali della libertà di riunione e di espressione mostrata dalle autorità bielorusse e chiedo il rilascio immediato e incondizionato dei manifestanti ancora in reclusione e l’annullamento di ogni accusa nei loro confronti.

 
  
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  Jacek Protasiewicz, a nome del gruppo PPE.(PL) Signor Presidente, la situazione in Bielorussia sta, in effetti, peggiorando letteralmente da un giorno all’altro sia in termini politici che economici. Dal punto di vista politico e in termini di libertà civili, vediamo come si intentano processi, nei quali vengono applicate procedure scandalose, contro i principali oppositori di Alexander Lukashenko nelle ultime elezioni presidenziali. Assistiamo anche alla repressione dei mezzi di comunicazione indipendenti, incluso, in particolare, il fatto che Andrzej Poczobut si trova in reclusione ormai da diverse settimane. Il peggioramento economico è rilevabile con chiarezza alla luce della svalutazione del rublo, la crisi finanziaria e i problemi con i pagamenti correnti. Alexander Lukashenko, inoltre, sta perdendo il controllo non solo sulla situazione nel paese, ma anche sul proprio comportamento, il che emerge chiaramente dalle sbalorditive dichiarazioni offensive relative al Presidente dell’Ucraina e al Presidente Barroso.

Onorevoli colleghi, Commissione, Consiglio, è giunto il momento di passare dalle parole e dagli appelli ai fatti. Il paragrafo 8 della risoluzione lo afferma chiaramente: è giunto il momento di introdurre sanzioni economiche, poiché questa è l’unica lingua che Lukashenko capisce. Se introduciamo ora delle sanzioni economiche, possiamo aspettarci che gli scandalosi processi e la scandalosa repressione vedano una fine, giacché si tratta dell’unica lingua che Lukashenko sembra capire. È, quindi, giunta l’ora di passare a una nuova e più risoluta fase della reazione a quanto si verifica in Bielorussia.

 
  
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  Mitro Repo, a nome del gruppo S&D.(FI) Signor Presidente, la Bielorussia non viene definita casualmente l’ultima dittatura in Europa. In Bielorussia si viene mandati in prigione per essersi candidati alle elezioni o per aver espresso la propria opinione pubblicamente.

Le ultime elezioni presidenziali non sono state democratiche. Le leggi del paese, inoltre, non permettono la libertà di riunione, per non parlare della libertà di parola. Le molestie all’opposizione e alle associazioni indipendenti per i diritti umani sono ormai diventate un problema cronico del paese. Una democrazia funzionante dipende dalla partecipazione attiva dell’opposizione e della società civile nel dibattito politico. I diritti umani sono universali, inalienabili e interdipendenti. La Bielorussia ha la responsabilità di salvaguardare e rispettare i diritti umani dei propri cittadini.

La Bielorussia va sostenuta in ogni modo possibile nel suo percorso di sviluppo verso i diritti umani e una democrazia funzionante nell’ambito del partenariato orientale dell’UE. L’Unione europea deve prendere in considerazione il ricorso a sanzioni mirate, poiché, alla luce dell’attuale situazione in Bielorussia, la società civile non deve essere penalizzata.

 
  
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  Leonidas Donskis, a nome del gruppo ALDE.(EN) Signor Presidente, non vi è alcun indizio che il regime bielorusso cambierà da sé nei prossimi mesi o anni. Soltanto in seguito a una forte pressione dell’Unione europea possiamo aspettarci che si verifichino sviluppi.

La Bielorussia continua a violare tutti i diritti fondamentali e le libertà civili. Nell’ultimo mese abbiamo visto come le autorità bielorusse hanno ripetutamente mostrato sdegno e disprezzo per i diritti fondamentali della libertà di riunione ed espressione.

Potremmo discutere in questa sede della matrice dell’immutabilità di Lukashenko e del suo regime, ma non possiamo concludere con messaggi pessimisti. Dobbiamo comprendere che una risposta adeguata sarebbe quella di inviare un segnale ai bielorussi – alla nazione bielorussa – che sono i benvenuti in Europa esercitando, nel contempo, pressione sul regime e accompagnandola da dichiarazioni di principio relative alle violazioni dei diritti dell’uomo.

Non dobbiamo farci illudere dal comportamento di Lukashenko occasionalmente favorevole all’Unione europea, che adotta soltanto per fare infuriare la Russia, e viceversa. È inaccettabile. Ciò che si sta verificando in Bielorussia deve essere valutato in base a fermi principi, e va esercitata maggiore pressione.

 
  
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  Tomasz Piotr Poręba, a nome del gruppo ECR.(PL) Signor Presidente, dall’inizio dell’anno abbiamo discusso in quest’Aula di quanto sta accadendo in Bielorussia in media una volta ogni due mesi – questa è la terza volta. Abbiamo parlato di casi di violazione dei diritti umani, abbiamo citato i nomi degli attivisti dell’opposizione che sono stati imprigionati e abbiamo discusso del come viene limitata l’operatività di molte organizzazioni civili e non governative. Dovremmo condannare tutti questi esempi e protestare fermamente. Ciononostante, ritengo rivesta pari importanza, se non superiore, che ci sia un coinvolgimento reale e specifico dell’Unione europea nella costruzione della società civile, nella fornitura di sostegno finanziario per le organizzazioni non governative e i mezzi di comunicazione indipendenti, e anche nell’imposizione di sanzioni economiche. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, credo che sia giunto il momento opportuno e che dovremmo introdurle il prima possibile.

Oggi voteremo su una risoluzione che ha l’obiettivo di fornire sostegno morale alla società bielorussa. A ciò, a mio parere, dovrebbero seguire misure specifiche, incluse misure finanziarie e sanzioni economiche, che permetteranno il ripristino della libertà e della democrazia in Bielorussia.

 
  
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  Krisztina Morvai (NI).(HU) Signor Presidente, onorevoli colleghi, durante la nostra discussione sui diritti umani in Bielorussia mi sono venute in mente due domande. La prima: che cosa direste se, fra uno o due anni, vedeste uno dei membri dell’attuale governo Lukashenko qui al Parlamento europeo, a ricoprire niente meno che una posizione come quella di vicepresidente della commissione LIBE, responsabile delle libertà civili e dei diritti dell’uomo? La mia seconda domanda: quando arriveremo al punto in cui, in queste discussioni del giovedì pomeriggio, vedrò sull’ordine del giorno tra i paesi non UE Stati come gli USA o Israele, ad esempio, soprattutto dal momento che già discutiamo continuamente delle loro situazioni in termini di diritti umani?

Nei due minuti rimanenti vorrei parlare di alcuni dettagli aggiuntivi relativi a queste mie due domande. Ho parlato della questione del membro del governo di Lukashenko. Onorevoli colleghi, l’onorevole Göncz, membro del governo del Lukashenko ungherese, Ferenc Gyurcsány, ricopre il ruolo di vicepresidente della commissione LIBE, e fa la paternale ai rappresentanti di Italia, Francia e altre democrazie per quanto riguarda i diritti umani.

Cos’è stato esattamente a rendere famoso il Lukashenko ungherese, Ferenc Gyurcsány? Gli stessi aspetti, in una certa misura addirittura più pronunciati, che la relazione elenca relativamente a Lukashenko e alla Bielorussia, per i quali solleviamo obiezioni, applicando criteri considerevolmente più elevati a Lukashenko e alla Bielorussia, un paese al di fuori dell’Unione europea, che quelli che utilizzavate per l’Ungheria e Ferenc Gyurcsány, incluso il fatto che il Lukashenko ungherese sciolse con la forza ogni significativa protesta contro il governo. Io stessa ho ricevuto un indennizzo e le scuse della polizia per aver ricevuto, quando ero candidata al Parlamento europeo, gas lacrimogeno a bruciapelo direttamente in viso. Il fatto più stupefacente è che ancora oggi vi sono cittadini in prigione, alcuni dei quali esponenti di spicco delle proteste antigovernative, che scontano condanne definitive o sono in reclusione preliminare.

La mia altra domanda riguarda gli Stati Uniti. Anche loro hanno la pena di morte, e le torture inflitte a Guantánamo sono le stesse della Bielorussia, alle quali obiettiamo. Potrebbe forse essere che qualcuno ha l’intenzione di mettere le mani sui patrimoni nazionali della Bielorussia? Non è forse questa la ragione per cui il paese è stato casualmente selezionato, soprattutto alla luce del fatto che si minaccia di ricorrere a sanzioni contro i suoi beni nazionali e le imprese di proprietà dello Stato?

 
  
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  Bernd Posselt (PPE).(DE) Signor Presidente, contrariamente al solito, oggi mi trovo d’accordo con l’onorevole Maštálka. Inizialmente vorrei dire che tutte le parti devono lottare affinché la democrazia e lo stato di diritto prevalgano, finalmente, in Bielorussia. In secondo luogo, vorrei esprimermi a favore del plurilinguismo. Come l’onorevole Maštálka, anche io vengo da una mini Europa, l’ex impero asburgico, che per molti aspetti non era male, ma che si sciolse perché il gruppo linguistico più consistente – cioè il mio, i tedescofoni – insistette sempre sul fatto che tutti parlassero tedesco, il che si tradusse nella fine di una comunità multinazionale. Charles, ho grande stima di te, ma siamo qui per il plurilinguismo e precisamente per i diritti delle lingue minori.

Passando alla Bielorussia, vorrei affermare che 20 anni fa la Croazia e la Slovenia diventarono paesi liberi – io ero presente – e che in agosto seguirono gli Stati baltici, la Russia e l’Ucraina. Nessuno avrebbe immaginato che, 20 anni dopo, ci sarebbe ancora stata una dittatura in Europa. Purtroppo non ce n’è solo una. C’è la Bielorussia, c’è una tendenza alla dittatura in Russia, ci sono passi indietro in Ucraina e ci sono problemi in Moldavia e Transnistria. Dobbiamo semplicemente riconoscere, pertanto, che tutto il nostro vicinato orientale fa fronte a una minaccia per la propria libertà, in diversa misura. Dobbiamo quindi essere estremamente chiari, pensare strategicamente e fare della libertà e dello stato di diritto i criteri di valutazione delle nostre relazioni in tutto il vicinato orientale, e in particolare per quanto riguarda la Bielorussia.

 
  
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  Marek Henryk Migalski (ECR).(PL) Signor Presidente, inizierò con un appunto personale. L’organizzazione Libereco Partnership for Human Rights mi ha chiesto di assumermi il ruolo di padrino di un prigioniero per un attivista dell’opposizione imprigionato in Bielorussia. Mi è stato chiesto di adottare Dmitry Bandarenka. Vorrei suggerire a tutti voi che siete coinvolti nella questione di chiedere all’organizzazione menzionata di permettervi di assumere il patrocinio personale dei bielorussi vittime della repressione e delle loro famiglie – si tratterebbe di una risposta al problema di ciò che possiamo fare per coloro che, in realtà, non sono così lontani, in un paese che condivide un confine con l’Unione europea.

Sono, comunque, certo che tutti noi siamo favorevoli a passi risoluti e chiari. In quest’Aula è già stato affermato che vanno introdotte sanzioni e pronunciate parole forti, perché possiamo soltanto parlare a Lukashenko nella lingua che capisce – cioè la lingua del proprio interesse e della forza. Al fine di salvaguardare i diritti umani e la democrazia dobbiamo utilizzare una lingua compresa da Minsk.

Ho l’impressione che sebbene in Aula si sia parlato già diverse volte della questione, alle nostre parole non sia seguito molto. Il mio è, ovviamente, un appello rivolto sia a questa Camera che a tutti gli organi e le istituzioni dell’Unione europea, ma si tratta anche di una sfida che propongo riportiate ai vostri paesi e governi nazionali, poiché hanno almeno lo stesso potere di persuadere Lukashenko di istituire democrazia e libertà in Bielorussia che abbiamo noi rappresentanti dell’Unione europea.

 
  
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  Eija-Riitta Korhola (PPE). – (FI) Signor Presidente, in seguito alle elezioni di dicembre, il Presidente della Bielorussia Lukashenko ha iniziato a sopprimere intenzionalmente l’opposizione politica e i mezzi di comunicazione indipendenti, peraltro già piuttosto deboli.

Circa 40 persone che avevano partecipato alle manifestazioni che hanno seguito le elezioni sono state accusate di disordini civili, che possono comportare una condanna massima di 15 anni di reclusione. Il potere antidemocratico in Bielorussia si concentra principalmente nelle mani del Presidente.

Lukashenko è ora al suo quarto mandato, e da 16 anni mostra che i suoi passi nella direzione della democrazia solo soltanto un gioco estremamente cinico. Le restrizioni alla Bielorussia imposte dall’UE sono, quindi, pienamente giustificate, e dovrebbero anzi essere ampliate.

Sostengo fermamente l’appello lanciato ieri dal Parlamento alla Federazione internazionale dell’hockey su ghiaccio affinché revochi il diritto della Bielorussia di ospitare i campionati mondiali del 2014 a meno che non liberi tutti i prigionieri politici. L’Unione europea dovrebbe, inoltre, imporre sanzioni economiche mirate e intensificare il proprio sostegno alle ONG in Bielorussia.

 
  
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  Vasilica Viorica Dăncilă (S&D).(RO) Signor Presidente, la comunità internazionale, che include anche l’Unione europea, si appella da molto tempo alle autorità bielorusse affinché rispettino gli impegni che si sono assunti, mettano fine alle misure repressive contro i rappresentanti dell’opposizione, liberino i dimostranti arrestati nel corso di diverse manifestazioni, mettano fine alle misure repressive nei confronti della stampa libera, la società civile e gli attivisti dei diritti umani, e permettano l’esecuzione di processi giusti e trasparenti. Le autorità bielorusse devono comprendere che se non rispetteranno i diritti umani e lo stato di diritto, in conformità con la dichiarazione congiunta del vertice del partenariato orientale il 7 maggio 2009, della quale il governo bielorusso è cofirmatario, l’Unione europea non sarà in grado di offrire alcun impegno in termini di sostegno.

 
  
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  Ulrike Lunacek, autore.(EN) Signor Presidente, ho chiesto di intervenire perché volevo riferirmi alle parole pronunciate pocanzi dall’onorevole Morvai. L’onorevole Göncz non è del mio partito, ma sono inorridita dal modo in cui l’onorevole Morvai è ricorsa a una discussione sull’ultima dittatura in Europa – la Bielorussia di Lukashenko – per discreditare un’onorevole deputata di questo Parlamento, definendola una Lukashenko ungherese.

(Applausi)

Ciò non è consono con i valori o l’onore del nostro Parlamento europeo comune, al quale noi tutti siamo stati eletti.

 
  
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  Krisztina Morvai (NI).(EN) Signor Presidente, mi chiedo se l’onorevole Lunacek mi stesse ascoltando mentre affermavo che l’onorevole Göncz è stata membro del governo del Lukashenko ungherese – il governo di Gyurcsány.

La invito a rispondere a questa domanda, onorevole Lunacek. Che cosa sa delle massicce violazioni dei diritti umani commesse in Ungheria nel 2006? La invito a riassumerle. Non sono state né meno gravi né in numero minore di quelle di Lukashenko, e in qualità di avvocato per i diritti umani, li condanno fermamente entrambi – i suoi compagni che sparano negli occhi delle persone e le detenzioni arbitrarie, nonché le violazioni dei diritti umani di Lukashenko. Entrambi sono intollerabili e lei, in qualità di deputato al Parlamento, dovrebbe opporsi a entrambi.

 
  
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  Ulrike Lunacek, autore.(EN) Signor Presidente, immagino che l’oratrice precedente stesse semplicemente facendo confusione con i fatti. In Ungheria non vi è alcun partito alla Lukashenko. Non vengo dall’Ungheria e qui non appartengo a un partito o gruppo socialdemocratico, ma rifiuto di accettare che un deputato di questo Parlamento possa criticare un’onorevole collega definendola membro di un partito dittatoriale in un altro paese non UE.

(Applausi)

 
  
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  Martin Schulz (S&D).(DE) Signor Presidente, l’onorevole Göncz è una deputata nel mio stesso gruppo. Potete essere contro Ferenc Gyurcsány o a suo favore. Potete disapprovare l’onorevole Göncz, o sostenerla. Spetta assolutamente a ogni individuo decidere per se stesso, liberamente e in modo indipendente, se è contrario o a favore della convinzione politica di una data persona.

La discussione qui in corso riguarda l’ultima dittatura rimasta in Europa. Riguarda uno dei dittatori più brutali e sanguinosi del continente europeo. Ritengo sia del tutto inaccettabile che un membro democratico del mio gruppo, eletto liberamente, sia paragonato a un dittatore assetato di sangue. Penso che anche il Parlamento dovrebbe rifiutarlo, particolarmente quando viene da una rappresentante di un partito caratterizzato da un odio e una persecuzione nei confronti della minoranza rom in Ungheria senza pari in Europa. Se c’è una persona qui che non ha alcun diritto di criticare l’onorevole Göncz, si tratta proprio dell’onorevole Morvai.

(Applausi)

 
  
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  Charles Tannock, autore.(EN) Signor Presidente, mi esprimerò in merito alla Bielorussia, e non alla politica interna dell’Ungheria. Sono passati 20 anni dal collasso dell’Unione sovietica, eppure per il Presidente Lukashenko della Bielorussia è come se non fosse cambiato assolutamente niente. La repressione politica imperversa come non mai nel periodo sovietico, e la polizia segreta di Lukashenko – provocatoriamente ancora chiamata KGB – è utilizzata a fini repressivi.

Come ricordiamo dalle proteste che hanno seguito le elezioni del dicembre dello scorso anno, Lukashenko non tollera il dissenso e sembra molto incline a ricorrere alla violenza e alle intimidazioni nei confronti degli attivisti filodemocratici. Come mostrato chiaramente dalla risoluzione di oggi, Lukashenko ha intensificato la propria campagna di persecuzione e molestie contro chiunque osi sfidare il suo governo dal pugno di ferro. Lo esortiamo a porre fine a questa futile repressione, rilasciare tutti i prigionieri politici e riportare la Bielorussia sul percorso verso una democrazia genuina, pluralista e pluripartitica.

Alla sessione costitutiva dell’Assemblea parlamentare Euronest della scorsa settimana i rappresentanti della Bielorussia erano giustamente assenti. La Bielorussia è il tassello mancante nel mosaico democratico dell’Europa, e non vedo l’ora che si unisca alla famiglia europea.

 
  
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  Alfreds Rubiks (GUE/NGL) . – (LV) Signor Presidente, sostengo fermamente l’insistenza del Parlamento europeo e dei deputati presenti che i diritti umani – non solo nell’Unione europea, ma anche in tutto il mondo – sono diritti fondamentali, vale a dire costituiscono la base della vita. Ciononostante, non sostengo le innumerevoli accuse mosse a un paese (senza citare alcun esempio specifico), al suo leader e a tutto il suo popolo relativamente a crimini che non hanno commesso. Se parliamo del fatto che qualcuno nell’opposizione (e non solo dell’opposizione, ma anche altri) viene arrestato dopo alcuni eventi, e vediamo in tali circostanze una specie di dittatura, allora qual è l’obiettivo dei tribunali in un sistema democratico? Lasciamo che siano i tribunali a occuparsi di qualunque cosa sia successa, e di chi è stato condannato o arrestato giustamente o meno. L’appartenenza all’opposizione non costituisce ancora una ragione per fare qualunque cosa ci passi per la testa. Invito ad adottare un approccio estremamente tollerante ed equilibrato nei confronti di tutti.

 
  
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  László Andor, membro della Commissione.(EN) Signor Presidente, la Commissione è profondamente preoccupata per la situazione in Bielorussia e in particolare per gli sviluppi in seguito alla violazione degli standard elettorali durante le elezioni presidenziali del 19 dicembre 2010.

La repressione sta ora aumentando ulteriormente, con numerosi processi in corso contro ex candidati alle presidenziali e l’incarcerazione della maggior parte degli attivisti rimanenti. Nel contempo, sono in corso dei procedimenti che potrebbero portare alla chiusura di due dei giornali indipendenti che rimangono – Nasha Niva e Narodnaya Volya – e continuano le molestie all’opposizione politica, alla società civile e ai mezzi di comunicazione indipendenti.

Il Vicepresidente/Alto rappresentante Ashton ha pronunciato una serie di dichiarazioni generali e specifiche sulla situazione della Bielorussia. Abbiamo condannato chiaramente il peggioramento della situazione e invitato ripetutamente la Bielorussia a porre fine alla repressione in corso sull’opposizione politica e la società civile, rilasciare tutti i prigionieri politici e interrompere i processi politicamente motivati. Abbiamo, inoltre, espresso la nostra profonda preoccupazione relativamente alle denunce di tortura e altre forme di maltrattamento, intimidazione e irregolarità giudiziarie.

Vorrei anche ricordarvi che a gennaio il Consiglio ha adottato misure restrittive che includono un divieto di movimento e un congelamento dei beni. L’elenco ora include 175 persone – il che dovrebbe essere paragonato ai 40 nomi proposti per un congelamento dei beni e divieto di concessione del visto dopo le elezioni del 2006 – e siamo pronti ad aggiungere altri nomi, in base agli sviluppi. Stiamo, inoltre, prendendo in considerazione ulteriori misure possibili, incluso a livello economico.

Nei nostri messaggi abbiamo chiarito che vogliamo continuare il nostro impegno con il popolo e la società civile bielorussi. Stiamo registrando progressi in materia di agevolazioni per il rilascio di visti. Il 28 febbraio il Consiglio ha adottato direttive di negoziato per le agevolazioni in materia di visti e accordi di riammissione, e incoraggiamo gli Stati membri a utilizzare al meglio le flessibilità esistenti offerte dal codice comunitario dei visti, in particolare la possibilità di esonerare dal costo dei visti alcune categorie di cittadini, o di ridurlo. Per quanto riguarda l’assistenza, la Commissione sta quadruplicando il proprio sostegno alla popolazione bielorussa e alla società civile.

Continuiamo a sostenere una politica d’impegno critico in Bielorussa, il che è stato chiarito dalle conclusioni del Consiglio “Affari esteri” del 31 gennaio. Nel contempo, è chiaro che ogni approfondimento delle nostre relazioni bilaterali dipenderà dalla capacità della Bielorussia di dimostrare la propria disponibilità a rispettare i principi della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti dell’uomo.

In conclusione, vorrei dire che la situazione in Bielorussia continua a essere prioritaria sulla nostra agenda. Mi compiaccio nel vedere come una grande maggioranza qui al Parlamento s’impegni nel proseguire una discussione seria in merito e nel resistere alle distrazioni. Continueremo a monitorare con attenzione gli sviluppi, a siamo pronti a reagire se opportuno.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

La votazione si terrà a breve.

Dichiarazioni scritte (articolo 149 del regolamento)

 
  
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  Jacek Olgierd Kurski (ECR), per iscritto.(PL) A lungo siamo stati testimoni dell’impotenza politica dell’Unione europea di fronte alla tragica situazione in Bielorussia. Appelli e risoluzioni successivi non sono stati efficaci. Il governo tirannico di Alexander Lukashenko soffoca l’opposizione, condannando i suoi leader e mandandoli in prigione e in quelle che vengono chiamate “colonie penali”. In questo contesto, è sufficiente citare i nomi del candidato presidenziale dell’opposizione Andrei Sannikau, il cui processo è iniziato un mese fa, e di Mikalai Statkevich, tenuto sotto arresto dal KGB. Come si è attivata l’Unione per garantire il loro rilascio? La chiave per una rivoluzione di successo in Bielorussia è la Russia, da sempre un alleato del regime. Durante la prossima riunione con i leader del Cremlino sarebbe, pertanto, una buona idea smetterla di parlare di una zona comune di sicurezza europea dall’Atlantico agli Urali, come vogliono i leader di Francia e Germania, e affrontare le vere sfide situate appena al di là delle nostre frontiere. La crisi economica in Bielorussa costituisce il periodo migliore per il cambiamento. Tutti gli aiuti internazionali devono essere subordinati al cambiamento democratico nel paese.

 
  

(1)Cfr. Processo verbale

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