Presidente. – L’ordine del giorno reca la relazione (Α7-0160/2011), presentata dall’onorevole Audy, a nome della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, sulla revisione intermedia del 7° programma quadro dell’Unione europea per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione.
Jean-Pierre Audy, relatore. – (FR) Signora Presidente, Commissario Geoghegan-Quinn, onorevoli colleghi, una procederemo oggi alla valutazione del Settimo programma quadro per le attività di ricerca (2007-2013), dotato di un bilancio di 51 miliardi di euro. Si tratta del programma più sostanzioso del mondo e tale cifra va messa a paragone con i 17 miliardi del programma 2000-2006, della durata di cinque anni rispetto all’attuale di sette.
La negoziazione del Settimo programma quadro si è svolta nel 2006 e, ripeto, interessa il periodo 2007-2013. Da allora, disponiamo di tre elementi nuovi, che ci portano a riflettere sulla valutazione del programma.
Primo elemento nuovo: l’Unione europea si sta riprendendo dal fallimento della strategia di Lisbona, ideata dal Consiglio europeo nel 2000 per trasformare l’Unione europea nell’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo entro il 2010. Ora disponiamo della strategia Europa 2020. Secondo elemento: il fallimento del trattato costituzionale. Oggi è in vigore il trattato di Lisbona, che ha conferito all’Unione nuove competenze. Terzo: la crisi finanziaria giunta dagli Stati Uniti nel 2008.
Alla luce dei tre nuovi elementi dobbiamo valutare il periodo 2011-2013. Il periodo che stiamo attraversando, successivo alla crisi, è fragile e, per questi anni di ristrettezza di fondi pubblici, le somme di cui stiamo parlando sono consistenti. Nei primi tre anni sono stati impegnati 26 miliardi di euro. Per il 2011, 2012 e 2013 restano 28,5 miliardi. Dobbiamo dunque valutare attentamente i messaggi che vogliamo trasmettere alla Commissione europea in modo che essa adatti la propria politica di ricerca alle grandi sfide attuali.
Altri oratori approfondiranno tale concetto, ma vorrei insistere su due punti: anzitutto, la semplificazione e, secondariamente, la risposta alle maggiori sfide che dobbiamo affrontare.
In merito alla semplificazione, l’onorevole Carvalho discuterà nel dettaglio la propria relazione. Ci compiacciamo, signora Commissario, della decisione della Commissione del 24 gennaio 2011 che istituisce il sistema unico di iscrizione, ma bisogna fare di più. Dobbiamo semplificare il futuro e lasciarci il passato alle spalle. In qualità di ex membro della Corte dei conti europea, conosce bene tali questioni. La riforma triennale del regolamento finanziario ci permetterà di gettare le fondamenta giuridiche di tale semplificazione, ma non ritengo che intervenire sul rischio d’errore tollerabile sia il modo giusto di procedere. Dobbiamo semplificare i nostri regolamenti e sarà per mezzo della semplificazione che ridurremo il numero di errori.
Qualora vi fosse un disaccordo fra i revisori della Commissione e gli organi soggetti alla revisione, propongo di concedere la possibilità di svolgere delle nuove revisioni indipendenti e di far intervenire un mediatore per evitare di adire alla Corte di giustizia per eventuali controversie. Dobbiamo assolutamente risolvere la questione, signora Commissario.
Ricordiamo poi le principali sfide di questo periodo. Nella politica industriale della strategia Europa 2020 dobbiamo coinvolgere maggiormente il settore dell’industria – soprattutto per quanto riguarda il brevetto europeo – e promuovere la partecipazione delle piccole e medie imprese e delle donne. Le infrastrutture dovrebbero beneficiare del cofinanziamento del programma quadro, della Banca europea per gli investimenti, dei fondi strutturali e delle politiche nazionali. Dobbiamo incoraggiare l’eccellenza e garantire, al contempo, una distribuzione armoniosa delle infrastrutture di ricerca su tutto il territorio dell’Unione europea. Non sappiamo, oggi, a quali paesi verranno attribuiti i premi Nobel nei prossimi cinque anni e dovremo rispettare, altresì, i nostri impegni internazionali, come l’ITER.
Concludendo, in una prospettiva futura, nella relazione proponiamo di raddoppiare i fondi per la ricerca per creare lo Spazio europeo della ricerca, con l’aiuto del Consiglio europeo della ricerca. Questa è la chiave per la crescita necessaria a finanziare le nostre ambizioni sociali e il rispetto dei nostri impegni che in materia di ambiente.
Máire Geoghegan-Quinn, Membro della Commissione. – (EN) Signora Presidente, onorevoli parlamentari, vorrei ringraziare per l’opportunità di rivolgermi a voi prima della votazione finale relativa alla revisione intermedia del Settimo programma quadro (7°PQ) durante la seduta plenaria di domani. L’attuazione del programma e, a sua volta, il progresso verso ciò che si propone come un quadro strategico comune per la ricerca e l’innovazione, sono segnati da una lunga serie di singoli passi – ma non meno importanti. Ritengo che la discussione odierna rappresenti uno di questi momenti significativi.
La discussione odierna si basa su mesi di duro lavoro dell’onorevole Audy, dei relatori ombra e di altri membri della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, nonché dei membri della commissione per i bilanci. La valutazione è vana, se i risultati non vengono presentati, analizzati, messi in discussione e poi, indubbiamente, accettati o talvolta respinti dalle stesse parti interessate per cui viene effettuata la valutazione. Naturalmente, il Parlamento svolge un ruolo fondamentale in tale processo, perché apporta un’esperienza trasversale tratta non solo dalla vita politica e pubblica, ma anche, fattore altrettanto importante, dai diversi campi di conoscenza approfondita dei singoli parlamentari.
Concedetemi alcuni brevi commenti introduttori sulla relazione stessa. Anzitutto si tratta di un documento ricco e ampio, che tratta in modo costruttivo le questioni chiave sollevate nella valutazione intermedia del 7° Programma quadro. È particolarmente incoraggiante constatare che la relazione sulla valutazione intermedia ha portato a risposte estremamente concrete da parte delle istituzioni e che tali risposte, quantunque talvolta pongano l’accento su aspetti diversi, essenzialmente concordino con le principali scoperte e raccomandazioni degli esperti che hanno effettuato la valutazione indipendente.
La Commissione si compiace di vedere che il Parlamento riconosce la qualità di questo lavoro di valutazione e nota che i principali punti sollevati nel documento coincidono con le questioni centrali che la Commissione ha affrontato nella propria risposta alla relazione di valutazione. Nonostante potrebbe mancare il pieno accordo su ogni dettaglio, è importante notare che esiste un nocciolo di reciproca comprensione sulle grandi tematiche in gioco, in particolar modo la necessità di una strategia globale per promuovere la ricerca e l’innovazione nell’ambito della strategia Europa 2020, la necessità di rendere il programma maggiormente accessibile all’ampia gamma di possibili contribuenti in tutta Europa e la necessità di semplificare ulteriormente le procedure per permettere ai partecipanti di concentrarsi sulla creatività, più che sulla burocrazia.
La Commissione sottolinea la propria intenzione di adottare misure concrete nell’ultimo triennio del 7° programma quadro per attuare il maggior numero possibile dei suggerimenti concisi valutatori degli esperti. Come ha ricordato l’onorevole Audy, ad esempio, abbiamo già attuato tre misure concrete di semplificazione del programma: un maggiore ricorso alla media delle spese per il personale, procedure più semplici per proprietari e gestori di piccole e medie imprese e un comitato di clearing per garantire un’interpretazione univoca delle norme.
Naturalmente, le raccomandazioni e i pareri espressi nella valutazione intermedia sono, al contempo, fondamentali per la preparazione di attività future nel settore della ricerca e dell’innovazione, incluso il necessario salto qualitativo in materia di semplificazione, che sarà reso possibile da un quadro strategico comune, da nuove norme di partecipazione e, con il vostro aiuto, da un regolamento finanziario più semplice.
La Commissione auspica di continuare questo dibattito nel corso delle prossime discussioni. Alla luce di ciò, i commenti e le interrogazioni che presenterete quest’oggi contribuiranno ad affinare ulteriormente la nostra reciproca comprensione.
Carl Haglund, relatore per parere della commissione per i bilanci. – (SV) Signora Presidente, vorrei ringraziare il nostro fantastico Commissario per il suo grande impegno a favore della ricerca. Vorrei ringraziare altresì il relatore. Ho il privilegio di essere il relatore della commissione per i bilanci su questioni relative alla ricerca e desidero riportare alcuni brevi commenti della commissione.
Vorrei iniziare con una breve critica: sarebbe bene che le valutazioni di questo tipo potessero arrivare per tempo, semplificando il nostro lavoro. Ciò detto, sotto tutti gli altri aspetti, si tratta di un documento valido. La commissione per i bilanci ritiene sia importante, in futuro, rafforzare maggiormente il legame tra ricerca e mondo dell’industria in modo da sfruttare nella pratica il potenziale dato dall’innovazione e dalle nuove idee.
Vorremmo sottolineare, altresì, che dobbiamo avere il coraggio di rischiare, altrimenti non riusciremo a raggiungere i buoni risultati che ci prefiggiamo. Il Commissario ha citato la questione della semplificazione della procedura e della riduzione dell’attuale burocrazia: si tratta di una tematica fondamentale. Da ultimo, ma non meno importante, vorrei ricordare che dobbiamo riuscire ad attuare la strategia Europa 2020 già nell’ambito del Settimo programma quadro per le attività di ricerca: non possiamo attendere quello successivo.
Maria Da Graça Carvalho, a nome del gruppo PPE. – (PT) Signora Presidente, desidero anzitutto complimentarmi con il relatore per l’eccellente documento presentato e per il modo con cui ha condotto i lavori. L’attuale programma quadro riveste un’importanza strategica per la concorrenza e l’occupabilità in Europa. Il 50 percento del finanziamento dev’essere ancora versato, pertanto la revisione intermedia dell’attuale programma quadro è fondamentale affinché, durante la seconda metà, esso contribuisca efficacemente alla ripresa dell’economia europea.
In termini di raccomandazioni principali per la revisione, vorrei sottolineare l’importanza di semplificare l’accesso ai finanziamenti, di adattare le priorità tematiche e di adeguare le norme alle nuove sfide. Facilitare l’accesso ai finanziamenti per la ricerca permetterà di rendere norme e procedure più semplici, chiare e trasparenti. Per tale ragione, le raccomandazioni contenute nella relazione relativa alla semplificazione che non richiedano una revisione del regolamento finanziario dovrebbero essere incluse già nel Settimo programma quadro. Mi congratulo con la Commissione per le misure già attuate.
In secondo luogo, sottolineo la necessità di attribuire maggiore enfasi ad aree tematiche cruciali per il futuro dell’Europa, come la sicurezza energetica, l’ambiente e la sanità.
In terzo luogo, l’adattamento delle norme di partecipazione alle nuove sfide dovrà permettere, ad esempio, una maggiore partecipazione delle piccole e medie imprese e dei giovani ricercatori ai progetti di ricerca.
In conclusione, accolgo con favore gli orientamenti stilati per il prossimo programma quadro. Vorrei aggiungere, in particolar modo, la raccomandazione di aumentare sostanzialmente la voce di bilancio dedicata a scienza e innovazione in seno al prossimo quadro finanziario dell’Unione europea: solo in questo modo l’Europa diverrà più prospera e competitiva.
Britta Thomsen, a nome del gruppo S&D. – (DA) Signora Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, vorrei anzitutto ringraziare l’onorevole Audy per l’eccellente cooperazione durante la revisione del programma quadro di ricerca. L’Unione europea sta affrontando una grande sfida, proveniente da paesi come Cina, India e Brasile, paesi che registrano sviluppi economici massicci. Dobbiamo pertanto migliorare la nostra capacità di creare crescita e posti di lavoro alla attraverso la ricerca e l’innovazione, altrimenti l’Europa verrà tagliata fuori dalla corsa alla conoscenza.
Il Settimo programma quadro ha avuto successo, ma esiste un margine di miglioramento. Ritengo siano tre le priorità per la fase di negoziazione dell’Ottavo programma quadro. Dobbiamo facilitare le procedure di richiesta e di rendicontazione, semplicemente gestendo la burocrazia. Secondariamente, dobbiamo avere il coraggio di mirare alla libertà e alla flessibilità: i ricercatori devono essere liberi di scegliere i settori di ricerca più importanti e, soprattutto, il programma dev’essere abbastanza flessibile da affrontare le sfide del futuro. Ciò permetterà di raggiungere risultati migliori. Dobbiamo, altresì, migliorare la nostra capacità di lavorare e pensare in modo interdisciplinare.
Frédérique Ries, a nome del gruppo ALDE. – (FR) Signora Presidente, il Settimo programma quadro di ricerca è il più importante programma al mondo di questo tipo: è dotato di un bilancio pari a 54,6 miliardi di euro per il periodo 2007-2013 e finora ha finanziato più di 9 000 progetti. Il punto è capire se i risultati ottenuti siano all’altezza di un simile investimento di capitali.
Visti gli interventi precedenti, credo che porsi la domanda equivalga, in parte, a dare una risposta. L’Europa ha difficoltà a sfruttare il proprio potenziale e le principali ragioni sono note, com’è stato ricordato: in materia di ricerca e sviluppo l’Unione europea è divisa, a grandi linee, tra nord e sud; risente, altresì, di un certo ritardo in termini di investimenti privati nel settore; infine, come indicato dal relatore, ricercatori e PMI hanno difficoltà ad accedere ai vari programmi.
Vi è spazio per l’ottimismo, per fortuna, perché il Consiglio e la Commissione sono perfettamente concordi su tale questione e sono consapevoli della necessità di orientare la ricerca e l’innovazione europee verso le grandi sfide sociali ed economiche. Mi riferisco– com’è stato detto – al cambiamento climatico, alla sicurezza energetica, ma anche al periodo successivo all’incidente di Fukushima, che bisognerà gestire, nonché alla sicurezza alimentare, scossa dal batterio Escherichia coli.
È fondamentale, inoltre, non mettere troppa carne al fuoco – in questo senso mi unisco, naturalmente, al desiderio dell’onorevole Audy di stabilire priorità chiare per la ricerca europea. L’idea è espressa al paragrafo 9 della relazione: l’Europa deve dotarsi dei mezzi per raggiungere grandi obiettivi specifici. Il relatore ha citato, altresì, i 28 miliardi di euro disponibili per i tre anni rimanenti.
Dal momento che stiamo parlando di priorità e di settori specifici, concluderò citando uno di questi settori, quello delle biotecnologie, in cui ritengo sia necessario investire di più, considerati i diversi settori in cui possono essere potenzialmente utilizzate: medicina, produzione agroalimentare, elettronica, nuovi materiali e nuove energie. Certo, spetta ai nostri esperti avviare questa rivoluzione, ma l’Unione europea – concludo in due parole – deve prendere il comando e conquistare il territorio dell’infinitamente piccolo.
Vicky Ford, a nome del gruppo ECR. – (EN) Signora Presidente, ricerca e innovazione sono essenziali per la crescita economica e per far fronte alle principali sfide. Molta ricerca di eccellenza è sovvenzionata da fondi europei, sia per progetti di collaborazione con l’industria e per programmi transfrontalieri che per singoli finanziamenti allocati a scienziati esperti.
Il programma quadro europeo, nondimeno, ha fama di essere il più burocratico al mondo. Signora Commissario, penso che possa fare di più, sul fronte della semplificazione. Il denaro a disposizione è poco e i fondi devono giungere rapidamente nelle mani degli scienziati nei laboratori, non solo di quelli che riempiono formulari e controllano i conti.
Non tutto può essere finanziato e, nel mondo della ricerca, è difficile misurare il valore aggiunto, ma non credo che un sistema comune europeo per la valutazione dei risultati rappresenti la sola via percorribile. Abbiamo bisogno di scienziati che entrino in competizione con i migliori del mondo e quindi è sul piano mondiale che dovrebbero essere valutati. Non dobbiamo scendere a compromessi sul principio di eccellenza. Il Consiglio europeo della ricerca (CER), ad esempio, ha fatto molto per sostenere singoli scienziati. Se il mandato del CER dev’essere modificato per sostenere progetti di gruppo, ciò non deve andare a discapito del sostegno a singoli studiosi d’eccellenza.
Vorrei che gli investimenti per la ricerca fossero più ingenti, ma il bilancio di cui disponiamo non è infinito. Il mio gruppo ed io non possiamo essere favorevoli a raddoppiare una voce del bilancio dell’Unione europea per un settore senza dimostrare da dove altro può provenire questo denaro. Vorremmo piuttosto che il denaro pubblico sia utilizzato in modo più intelligente, sia unitamente a investimenti privati che attraverso uno stanziamento migliore dei finanziamenti pubblici.
Marisa Matias, a nome del gruppo GUE/NGL. – (PT) Signora Presidente, desidero anzitutto ringraziare l’onorevole Audy per il lavoro svolto, per l’eccellente collaborazione con tutti noi, in tutti i gruppi, e per l’apertura dimostrata durante l’intero processo.
Ritengo che la valutazione del Settimo programma quadro sia assolutamente fondamentale. Non insisterò mai troppo su questioni come la trasparenza, la semplificazione, la redistribuzione: fattori fondamentali, chiaramente definiti in questa relazione e nei pareri adottati dal Parlamento.
Reputo che ricerca e innovazione siano elementi fondamentali per un modello di sviluppo più giusto, più redistributivo e più sostenibile ed è per questa ragione che dobbiamo ricordare dei fattori. Dal momento che alcuni sono già stati citati, menzionerò quelli che spesso vengono dimenticati.
La valutazione ha mostrato, anzitutto, che persiste un’eccessiva concentrazione nella distribuzione dei fondi di ricerca, aspetto che merita la nostra attenzione. Alcuni paesi, centri e unità di ricerca ed grandi industrie riescono ad accedere con maggiore facilità ai fondi di ricerca rispetto ad altri. Non possiamo essere d’accordo su un modello di questo tipo. Dobbiamo ottenere una maggiore partecipazione da parte dei nuovi Stati membri e dei paesi meridionali che, peraltro, sono quelli che hanno maggiore necessità di accedere a tali finanziamenti.
In secondo luogo, ritengo che si debba aumentare anche il coinvolgimento dei partecipanti effettivi e delle organizzazioni della società civile. Le piccole e medie imprese continuano a rappresentare una sfida molto importante.
In terzo luogo, una nota sulla precarietà del lavoro di ricerca: la ricerca non può essere di alta qualità o eccellente se continueremo a permettere che in alcune zone dell’Europa i ricercatori siano soggetti a condizioni di lavoro indegne di questo nome. Ciò detto, vorrei esprimere i miei ringraziamenti per il lavoro svolto: ritengo si tratti di un passo importante per il Parlamento.
Niki Tzavela, a nome del gruppo EFD. – (EN) Signora Presidente, desidero ringraziare l’onorevole Audy per l’eccellente qualità della sua relazione. Il Settimo programma quadro è uno dei maggiori programmi di ricerca del mondo ed è positivo, per noi, effettuare una valutazione intermedia.
Anzitutto, sono lieta dell’invito unanime ad adottare misure di semplificazione delle norme relative ai metodi di finanziamento. Secondariamente, è importante concentrarsi sull’inadeguata presenza delle piccole e medie imprese nel programma, attuando provvedimenti volti a migliorare la situazione attuale, in particolar modo alla luce del fatto che la crescita economica e la creazione di posti di lavoro, in futuro, dipende dalle PMI. In terzo luogo, sostengo fortemente le azioni Marie Curie. Vorrei aggiungere, inoltre, che sarebbe fondamentale, nel medio termine, sviluppare un meccanismo che valuti i progressi e l’impatto misurabile delle politiche e dei programmi di innovazione in seno all’Unione europea.
Concludendo, il livello di finanziamento del 7°PQ dev’essere mantenuto, poiché ci rendiamo conto che investire nella ricerca e nello sviluppo è fondamentale per raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020.
Herbert Reul (PPE). – (DE) Signora Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, vorrei anzitutto ringraziare l’onorevole Audy e gli onorevoli colleghi che hanno lavorato a questo documento. Tale revisione rappresenta, naturalmente, un importante prerequisito per le conclusioni che dovremo trarre. Concordiamo sicuramente tutti sul fatto che investire nella ricerca è un elemento fondamentale per il futuro dell’Europa. Se avremo il coraggio di trarne le giuste conclusioni, resterà, tuttavia, da stabilire quando compieremo il prossimo passo. Avremo il coraggio di garantire finanziamenti adeguati e riusciremo a mettere a disposizione le risorse finanziarie necessarie? Tutti dicono che lo faremo, ma sarà difficile. Come riusciremo a utilizzare le risorse esistenti in modo più efficace? Sono felice che, nel corso di questa discussione, abbiamo attribuito grande importanza alla questione della semplificazione, anche in connessione alla relazione dell’onorevole Carvalho. Come possiamo rendere le procedure più semplici, veloci ed efficaci? come possiamo ottenere risultati migliori con le risorse disponibili? È una questione centrale, oltre a quella dei finanziamenti adeguati.
In terzo luogo, dobbiamo garantire – e al proposito contraddirei alcuni onorevoli colleghi – che i fondi non vengano distribuiti in base al principio per cui “ciascuno deve avere la sua parte”. Non è questo il principio che dovremmo adottare per i fondi destinati alla ricerca: questi devono essere assegnati solo in base al principio di eccellenza. Il risultato, purtroppo, è che i fondi non vengono distribuiti equamente tra tutti gli Stati membri. Ciò significa che ci troviamo di fronte a un duro compito, ovvero quello di garantire che vi siano dei miglioramenti proprio in seno a quegli Stati membri che non rispondono ancora ai criteri di eccellenza. Servono quindi ulteriori strumenti, perché la questione non è stata ancora risolta. In futuro, dovremo disporre di strumenti non per garantire che i fondi vengano distribuiti in modo equo, ma per fare in modo che vengano messi in evidenza aspetti particolari attraverso nuovi fondi e nuovi strumenti.
Ultimo punto, ma non meno importante, dobbiamo finanziare un numero inferiore di progetti. Non possiamo evitare di stabilire gli aspetti basilari su cui intendiamo concentrarci. Se tutti introducessero una nuova tematica, il finanziamento alla ricerca non ne trarrebbe beneficio a lungo termine. Dobbiamo avere il coraggio di definire quali tematiche sono particolarmente positive e cosa, esattamente, vogliamo continuare a finanziare.
Teresa Riera Madurell (S&D). – (ES) Signora Presidente, signora Commissario, in quale misura i punti deboli individuati nel nostro sistema di ricerca e sviluppo sono diventati dei punti di forza, con il Settimo programma quadro?
Era necessario incentivare la ricerca di base e, allo scopo, è stato creato il Consiglio europeo della ricerca al quale, in futuro, verranno richiesti risultati migliori in termini di equilibrio tra eccellenza e coesione. Avevamo bisogno di più ricercatori e sono state introdotte le azioni Marie Curie, che richiedono uno sforzo maggiore. Si cercava di ottenere una maggiore partecipazione delle piccole e medie imprese e siamo riusciti a raggiungere, con successo, una quota prossima al 15 per cento, dato che potrebbe migliorare con una maggiore semplificazione. Vi era bisogno di maggiori finanziamenti, soprattutto privati, elemento che continua a rappresentare un punto debole, non solo per la crisi, ma perché alcuni strumenti, come le iniziative tecnologiche congiunte (ITC), lasciano decisamente margini di miglioramento.
Onorevole Audy, con gli insegnamenti tratti dalla revisione intermedia, il programma quadro raggiungerà sicuramente un livello di eccellenza ancora maggiore. Mi congratulo per la sua relazione.
Vladko Todorov Panayotov (ALDE). – (EN) Signora Presidente, desidero anzitutto ringraziare gli esperti della Commissione e il relatore, l’onorevole Audy, per il lavoro svolto.
La revisione intermedia è fondamentale. L’Unione europea manca di reattività, fattore che le ha impedito di raggiungere gli obiettivi della strategia di Lisbona. Nondimeno, in termini di ricerca e innovazione, l’Unione europea è ancora ai vertici in alcuni settori e può esserne fiera.
L’UE ha di fronte a sé diverse sfide, non necessariamente affrontate dai suoi concorrenti, eppure riesce a rimanere competitiva. Mi riferisco all’assenza di risorse energetiche naturali sul proprio territorio, fattore che costituisce decisamente un ostacolo allo sviluppo e all’innovazione. Mi riferisco altresì all’invecchiamento della popolazione europea, un’ulteriore sfida che caratterizza l’UE. Nonostante tutto questo, l’Unione europea è dotata dei regolamenti più ambiziosi e vincolanti in materia di tutela ambientale, e degli standard sociali più elevati, rispettando al contempo i lavoratori.
Possiamo esserne fieri. Viviamo in un continente in cui alcuni valori sono ancora centrali e non vengono influenzati eccessivamente dalla globalizzazione. A mio avviso, non è possibile diventare l’economia basata sulla conoscenza più sostenibile al mondo senza rispettare i valori che caratterizzano la società europea. Credo che in futuro questo approccio darà i suoi frutti.
Zbigniew Ziobro (ECR). – (PL) Signora Presidente, aumentare l’innovazione in seno all’Unione europea è uno degli elementi chiave per lo sviluppo economico, specialmente in un periodo di crisi. Il relatore ha giustamente attribuito grande peso a tale questione ma pare, purtroppo, che alcuni fattori chiave siano stati presentati in termini troppo generici. Anzitutto vale la pena di menzionare le risorse finanziare relativamente esigue che i nuovi Stati membri destinano all’innovazione. Si potrebbe anche dire che l’enorme differenza e lo squilibrio tra vecchi e nuovi paesi dell’Unione, in questo senso, è scioccante, tuttavia la relazione ne fa menzione solamente in una frase. La modesta partecipazione dei nuovi Stati membri è vista in termini negativi ed ha un impatto sfavorevole sullo sviluppo sostenibile dell’Unione, nonché sulla sua coesione.
Ricordiamo che nonostante gli 86 miliardi di euro assegnati alla ricerca per il periodo 2007-2013, non vi è alcun segnale di cambiamento della situazione, pertanto i finanziamenti all’innovazione concessi nell’ambito del Fondo di coesione nel prossimo quadro finanziario dovrebbero tenere maggiormente conto di una gestione equilibrata dei fondi tra nuovi e vecchi Stati membri dell’Unione europea. Dopotutto, l’innovazione rappresenta un’opportunità per questi paesi, in cui scienza e nuove tecnologie dovrebbero essere sviluppati in modo coeso per il bene comune dell’Europa.
Bisognerebbe sottolineare, altresì, che i problemi relativi al finanziamento della ricerca influenzano principalmente le piccole e medie imprese. Alla luce dell’irrigidimento della politica monetaria in seguito alla crisi finanziaria ed economica, i prestiti – essenziali per investire a lungo termine nell’innovazione – sono oggetto di limitazioni. Bisogna tener conto di ciò per facilitare la concessione di prestiti a piccole e medie imprese per simili scopi. Le procedure amministrative in materia vanno, quindi, semplificate.
Amalia Sartori (PPE). – Signora Presidente, desidero anch’io ringraziare il collega Audy e tutta la commissione ITRE per l’ottimo lavoro compiuto e per il buon dibattito che si è sviluppato attorno a questo tema straordinariamente importante.
Credo vi sia un solo elemento che oggi in quest’Aula non è stato ancora detto, vale a dire il riconoscimento del ritardo accumulato dall’Europa in tema di ricerca e di innovazione.
Facciamo bene a vantarci dei risultati raggiunti, ma faremmo altrettanto bene a riconoscere i nostri ritardi in alcuni settori rispetto non soltanto agli Stati Uniti, nostro tradizionale concorrente, ma anche nei confronti di concorrenti molto vigorosi come la Cina e altri paesi.
Ritengo dunque che l’Europa – se non vuole morire ripiegandosi su se stessa – debba decidere di investire maggiormente in ricerca e innovazione: si tratta però di una scelta che non dobbiamo operare stasera nel contesto di questa discussione, ma piuttosto in seno al dibattito più ampio che riguarderà le prospettive finanziarie e tutto il tema di come utilizzare le risorse che abbiamo a disposizione. Insomma, è sicuramente il problema dei problemi!
Detto questo, credo che i temi affrontati dai colleghi Audy e Carvalho – sui quali mi soffermerò in occasione di altri interventi – siano tutti degni di nota: dalla semplificazione alla necessità di coordinare i finanziamenti, dal tentativo di sviluppare anche Europa 2020, l’eccellenza e l’innovazione, tenendo conto che abbiamo due grandi filoni: uno è quello delle piccole e medie imprese, che è un nostro cuore pulsante dove dobbiamo favorire l’innovazione e lì la favoriamo con la semplificazione e quello invece di grandi centri di ricerca che non abbiamo fino in fondo come dovremmo avere.
Catherine Trautmann (S&D). – (FR) Signora Presidente, signora Commissario, onorevoli colleghi, l’ottima relazione dell’onorevole Audy riprende l’insieme dei nostri dibattiti con gli operatori del settore. Non intendo analizzare nel dettaglio la valutazione loro data al Settimo programma quadro, definito indispensabile, ma troppo complesso e burocratico.
Vorrei semplicemente mettere in luce due punti. Il primo è l’innovazione: il Parlamento si è impegnato a promuoverla, ma ciò non deve avvenire a scapito della ricerca di base. Lo sappiamo bene, i risultati ottenuti sono anzitutto conoscenze. Solo in seguito vi è la possibilità di valorizzarne i frutti nella filiera economica o in quella industriale. Bisogna pertanto distinguere bene tra strumentalizzazione e valorizzazione della ricerca di base.
Il secondo punto sono i finanziamenti. Siamo d’accordo che il bilancio debba essere all’altezza delle ambizioni che ci prefiggiamo. Su tale punto oserei dire che dovremmo essere innovativi pur restando coerenti. È inutile moltiplicare gli strumenti: rendiamoli più efficaci. A tale proposito, il meccanismo di finanziamento con ripartizione dei rischi ha registrato un vero successo, ma l’approccio deve essere più inclusivo per quanto attiene alle PMI e alle infrastrutture di ricerca. Inviterei, pertanto, la Commissione a fare il possibile per risolvere quanto prima le controversie e tener conto dei suggerimenti contenuti in questo documento.
Romana Jordan Cizelj (PPE). – (SL) Signora Presidente, il Settimo programma quadro (7°PQ) è entrato in vigore nel 2007, dopo l’adesione all’Unione europea di 12 nuovi Stati membri. Naturalmente, queste due grosse fasi di allargamento hanno aumentato le diversità in seno all’Unione europea.
È qui che sorge la domanda: il 7°PQ tiene debitamente conto di tali diversità, ossia è stato creato per promuovere l’eccellenza nella ricerca in modo uniforme in tutta l’Unione europea? La relazione ha individuato alcune tendenze e ne cito due in particolare.
La prima è la difforme partecipazione geografica e la scarsa adesione ai progetti da parte dei ricercatori di alcune aree dell’Unione europea, soprattutto delle regioni meno sviluppate e dei paesi che uniti hanno aderito all’Unione nel 2004 o più tardi ancora.
In seconda istanza, i ricercatori dei paesi più piccoli sono raramente coordinatori di un progetto. La spiegazione data finora è che, nell’ambito del Settimo programma quadro, il principale criterio di selezione è l’eccellenza nella ricerca, con la conclusione che la qualità della ricerca nelle regioni meno rappresentate è bassa.
Ci si potrebbe chiedere se la vera ragione sia proprio questa. Simili affermazioni non possono essere fatte in modo arbitrario: invito, pertanto, la Commissione a verificare le cause dello squilibrio geografico della distribuzione di progetti e coordinatori.
Dopotutto, è nell’interesse degli Stati membri che sostengono la ricerca europea di eccellenza trarre profitto dalle risorse provenienti dai fondi strutturali dell’Unione per rafforzare i propri settori scientifici e di ricerca. Una simile opportunità dovrebbe trovare spazio anche nel prossimo quadro finanziario.
I fondi strutturali, ad ogni modo, dovrebbero essere utilizzati solo in seno agli Stati membri cui sono stati destinati. L’idea che simili finanziamenti debbano fluire dai paesi meno sviluppati a quelli più evoluti in modo da permettere a questi ultimi di costruire la propria infrastruttura di ricerca, ad esempio, è inaccettabile; in questo modo il divario fra le regioni non farebbe che aumentare. Auspico che la Commissione possa fugare i dubbi in merito alle pari opportunità tra ricercatori e coordinatori delle varie regioni e dei diversi paesi dell’Unione, nel rispetto del criterio dell’eccellenza scientifica.
PRESIDENZA DELL’ON. ANGELILLI Vicepresidente
António Fernando Correia De Campos (S&D). – (PT) Signora Presidente, desidero anzitutto complimentarmi con l’onorevole Audy per la sua eccellente relazione. Quantunque tardiva, la valutazione intermedia ha evidenziato gli aspetti più critici del Settimo programma quadro, ovvero l’eccessiva burocratizzazione, il disinteresse da parte dell’industria, il numero e la complessità dei nuovi strumenti e la lentezza nel flusso dei pagamenti. Vi è, inoltre, il rischio che ingenti finanziamenti possano essere trasferiti dall’attuale programma quadro ad altri programmi di ampio respiro il cui valore aggiunto è discutibile. La relazione, ad ogni modo, ha permesso altresì di evidenziare elementi positivi, come la maggiore cooperazione internazionale tra gruppi scientifici che operano su progetti comuni, esempi di successo come il Consiglio europeo della ricerca ed la partecipazione più equilibrata di uomini e donne.
Vi sono priorità da sviluppare: anzitutto la semplificazione e, secondariamente, la promozione dell’eccellenza scientifica – non solo in alcuni paesi, ma in tutta Europa –, un maggior legame tra il programma quadro, l’innovazione e gli strumenti mirati alle piccole e medie imprese e all’imprenditoria, il cui esempio di maggior successo è il programma Eurostar, che dovrebbe essere ulteriormente ampliato.
Paul Rübig (PPE). – (DE) Signora Presidente, quello che dobbiamo fare, in poche parole, è rafforzare la comunità di ricerca e, di conseguenza, il potere economico dell’Europa sul piano della concorrenza internazionale. Dobbiamo pertanto esaminare di quali risorse interne potremmo disporre nell’Ottavo programma quadro di ricerca. Vorrei invitare il Commissario a utilizzare il reddito generato dal sistema di scambio di quote di emissione per risolvere finalmente il problema della CO2. Sarebbe un punto di partenza significativo.
I miliardi di euro di cui potremmo disporre potrebbero essere assegnati al programma “energia intelligente” o impiegati per l’ampia gamma di piattaforme e per rendere l’ambiente in cui viviamo sostenibile. Ciò potrebbe essere discusso assieme al Commissario Lewandowski e, naturalmente, ai ministri delle Finanze.
Dobbiamo promuovere, inoltre, il programma per la concorrenza e l’innovazione, nell’ambito del quale potremmo velocizzare, migliorare e rendere più efficiente la comunicazione tra i ricercatori attraverso le tecnologie di informazione e di comunicazione più innovative, fornendo loro gli strumenti tecnici e di hardware necessari. Integrare le connessioni a fibre ottiche alle strumentazioni satellitari e creare i relativi cluster sarebbe un’impresa sensazionale, come pure la creazione dell’Istituto europeo di tecnologia.
A tale proposito, dobbiamo far conoscere le ricerche svolte nell’ambito del Settimo programma quadro per la ricerca, del programma per la concorrenza e l’innovazione e degli altri programmi agli istituti di formazione, ossia ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado. Abbiamo semplicemente bisogno che allievi e studenti possano accedere alle conoscenze più aggiornate dei nostri tempi.
Concludendo, il Consiglio europeo della ricerca svolge un ottimo lavoro e le attività che finanzia dovrebbero essere rese ampiamente disponibili al pubblico in tempi brevi. Vorrei inoltre ringraziare ancora una volta l’onorevole Audy per il sostegno alle piccole e medie imprese: come ha affermato l’onorevole Correia De Campos, il programma Eurostar potrebbe diventare uno dei principali progetti futuri.
Ioan Enciu (S&D). – (RO) Signora Presidente, ringrazio l’onorevole Audy per gli sforzi profusi in questo documento. La nostra competitività economica dipende dalla nostra capacità di unire e coordinare gli sforzi in materia di ricerca. Ritengo che il miglior coordinamento e la maggiore coerenza e sinergia tra il Settimo programma quadro e i fondi strutturale e di coesione possano migliorare altresì la partecipazione degli Stati membri attualmente poco rappresentati. La ricerca collaborativa transfrontaliera deve rimanere una priorità. Gli Stati membri devono cooperare anziché competere gli uni con gli altri. Il tasso di successo, finora molto modesto, può essere migliorato semplificando le norme amministrative e finanziarie.
(EN) Concludo in inglese. Qualche tempo fa, nel corso di quest’anno, il Commissario Geoghegan-Quinn ha dichiarato che dobbiamo eliminare la burocrazia e che necessitiamo di regole semplici e chiare, applicate in maniera coerente e rigorosa. Oggi, signora Commissario, le chiedo di aiutarci a passare dalle parole ai fatti. Grazie dell’attenzione.
Lambert van Nistelrooij (PPE). – (NL) Signora Presidente, signora Commissario, onorevole Audy, talvolta è positivo dare uno sguardo al passato, soprattutto nel bel mezzo di un periodo come questo e prima della definizione del quadro finanziario e del programma legislativo del Parlamento.
Ciò che appare chiaro è che la ricerca scientifica, in Europa, è di qualità molto elevata. Il problema è come trasformare tale ricerca in prodotti reali e come organizzare l’intera filiera. Certo, non ha molto senso generare un vasto numero di brevetti che vengono venduti in tutto il mondo se il valore aggiunto che ne deriva finisce in altre regioni. Per questo dobbiamo attirare l’interesse dei nostri cittadini, coinvolgerli ed educarli in modo tale da mantenere in Europa l’intero iter.
Vorrei fare un’altra osservazione. Tutto ruota attorno all’eccellenza, ma questa deve reggersi in piedi da sola, non può limitarsi a essere un insieme di conoscenze vaganti. L’eccellenza deve radicarsi nelle regioni e nelle città. Non possiamo permettere che un livello così alto di valore aggiunto possa trovar luogo solo nelle aree metropolitane. È compito del Parlamento individuare la combinazione i risultati della ricerca e l’applicazione di tale conoscenza in termini di innovazione. La Commissione ha ideato l’Unione dell’innovazione, con ottime iniziative, ed esistono numerosi altri fondi, come ad esempio i fondi strutturali, che possiamo utilizzare a questo scopo. Nei prossimi anni, dobbiamo ricorrere alla condizionalità. Dobbiamo garantire che le regioni rimaste indietro investano nella specializzazione, anche attraverso fondi statali e non esclusivamente per mezzo di finanziamenti europei. In questo modo si crea un’agenda comune e strumenti come la programmazione congiunta rivestono grande importanza al riguardo.
Vorrei trattare brevemente due punti. Anzitutto, dobbiamo perseverare con strumenti che comportano dei rischi. Il meccanismo di finanziamento con ripartizione dei rischi della Banca europea degli investimenti ha dato ottimi risultati. Secondariamente, onorevole Carvalho, non vi è dubbio che lei abbia agito bene: la burocrazia è stata ridotta, ma ora lasci andare le redini di queste iniziative tecnologiche congiunte, nelle quali l’industria è presente al 50 per cento, ma che noi continuiamo a trattare come se fossero enti pubblici! Semplicemente, così non può funzionare.
Ringrazio per la relazione di revisione intermedia: è un documento estremamente importante e, quando stileremo le nuove norme, lo trasformeremo in realtà.
Bogdan Kazimierz Marcinkiewicz (PPE). – (PL) Signora Presidente, desidero ringraziare il relatore per il lavoro svolto. La questione più importante che vorrei evidenziare riguarda la semplificazione delle norme e procedure esistenti per i programmi di sostegno alla ricerca e all’innovazione e la necessità di individuare le ragioni per cui i nuovi Stati membri dell’Unione europea siano sottorappresentati. Il prossimo quadro finanziario deve tener conto delle attuali necessità in modo tale che ciascun paese sia in grado di sviluppare un settore della ricerca, promuovendo attività di ricerca e innovazione con l’aiuto di strumenti finanziari comuni che, se ben gestiti, permetterebbero alle misure adottate di mirare alle necessità della società e del mercato.
È fondamentale far sì che gruppi di associazioni, aziende e, soprattutto, microimprese, nonché reti nazionali o regionali di piattaforme tecnologiche possano partecipare, in una prospettiva futura, al programma quadro. Vorrei sottolineare, al contempo, che mantenere la diversità delle regioni dell’Unione europea nel settore dell’innovazione richiede particolare attenzione nella formulazione di un quadro finanziario strategico comune per la ricerca scientifica e l’innovazione.
Prestiamo attenzione inoltre alla sinergia di azioni avviate a livello europeo, nazionale e regionale che, attraverso l’introduzione di norme amministrative e finanziarie comuni e l’obbligo di armonizzare disposizioni e requisiti per la partecipazione ai vari programmi, creano un sistema comune e trasparente. Spero che le conclusioni tratte nel processo di valutazione del Settimo programma quadro getteranno le basi per proseguire il lavoro relativo al successivo PQ.
Gunnar Hökmark (PPE). – (EN) Signora Presidente, anzitutto, vorrei congratularmi con l’onorevole Audy per l’eccellente relazione sulla revisione intermedia. Ritengo vi siano tre punti da sottolineare.
Il primo riguarda la semplificazione – la riduzione della burocrazia – come affermato all’avvio del Settimo programma quadro. Esso è diventato meno burocratico e credo che i ricercatori e coloro che trattano questo genere di progetti ne siano coscienti, nonostante resti ancora molto da fare. Reputo che, per certi versi, potremmo accordare maggior fiducia alle università che per operano da secoli: certo, non scapperanno via con il denaro.
Il secondo punto è l’eccellenza. L’essenza degli sforzi comuni e congiunti che stiamo compiendo è l’attribuzione di uno speciale valore aggiunto europeo, il raggiungimento dell’eccellenza. Tutti gli Stati membri finanziano le proprie attività di ricerca e scienza e, in più, come già ribadito, disponiamo di fondi strutturali. Per quanto attiene all’attuale programma quadro, se non miriamo all’eccellenza, perderemo quella competitività di cui avremo bisogno in futuro.
Terzo punto: la mobilità. Credo che uno degli elementi più significativi cui abbiamo assistito è che la mobilità che possiamo raggiungere attraverso il programma quadro sta creando quel particolare clima e quei prerequisiti che portano all’eccellenza. Sono lieto che il relatore abbia proposto un voucher per la ricerca, cercando di dare avvio a un processo spontaneo tra i ricercatori europei, che porti all’eccellenza attraverso la creazione e l’aumento della mobilità.
Ringrazio, pertanto, ancora una volta l’onorevole Audy.
Seán Kelly (PPE). – (GA) Signora Presidente, è raro che quest’Assemblea sia unanime su un argomento ma oggi era chiaro che la Commissione e il Parlamento concordassero su tale questione e, specialmente, su come procedere in futuro. Buona parte del merito va al relatore, l’onorevole Audy. Come ha detto il Commissario, ha prodotto un “documento ricco e ampio”.
(EN) Ha presentato una relazione davvero esaustiva e sono lieto che sia stato posto l’accendo su pochi, semplici aspetti. Il primo è proprio la semplicità in sé. La necessità di semplificazione è fondamentale. Sono lieto che il Commissario abbia dichiarato che ci stiamo muovendo verso un regolamento finanziario più semplice. Dobbiamo semplificare, dare fiducia ai ricercatori e assicurarci di non perdere i migliori. In questo modo otterremo grandi risultati.
Concludendo, la strategia di Lisbona è fallita. La situazione non deve ripetersi. Attraverso la ricerca, la dimostrazione e il conseguimento di risultati potremo raggiungere la competitività di cui l’Europa ha tanto bisogno.
Petru Constantin Luhan (PPE). – (RO) Signora Presidente, alla luce della situazione attuale, e nella prospettiva di raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020, il Settimo programma quadro deve far fronte alle attuali sfide. Semplificare l’accesso delle piccole e medie imprese (PMI) ai finanziamenti concede loro l’opportunità di sviluppare nuovi servizi e prodotti. La consistenza del contributo finanziario, la documentazione da fornire e l’accesso a informazioni e pararei specialistici devono essere realistici, perché, in caso contrario, non saremo in grado di creare un quadro che favorisca l’accesso delle PMI al programma, indipendentemente dagli obiettivi.
Reputo sia vitale, altresì, attribuire maggiore importanza allo sviluppo della ricerca a livello regionale, incoraggiando partenariati a più livelli e sostenendo la stesura di orientamenti metodologici per tale scopo. Non possiamo raggiungere degli obiettivi senza stabilire in modo chiaro le procedure e incoraggiare lo sviluppo di strumenti utili.
Derek Vaughan (S&D). – (EN) Signora Presidente, anch’io desidero ringraziare il relatore e il Commissario. Come hanno detto entrambi, ricerca e innovazione sono importanti per il futuro dell’economia europea. So che vi sono diverse università in Galles, ad esempio, che beneficiano di finanziamenti europei. Ritengo, pertanto, sia importante essere tutti a favore di un finanziamento adeguato per la ricerca e l’innovazione nel bilancio dell’Unione europea: non dovremo votare si alla presente relazione e poi esprimere un parere contrario quando si discuterà di bilancio.
In merito alle questioni sollevate nel pomeriggio, è chiaro che tutti noi sosterremo la semplificazione, stabilendo per esempio un insieme comune di regole. Sono a conoscenza, tuttavia, di alcune preoccupazioni circa il continuo ricorso ad aliquote fisse e contributi forfettari, pertanto ritengo che dovremmo mirare a una certa flessibilità e discrezione in questi campi.
Dovremmo concentrarci sui risultati, ma, sebbene questi siano importanti, ricerca e innovazione implicano anche dei rischi, un fattore che non possiamo escludere. Concludendo, sarei favorevole alla proposta di intensificare le relazioni tra università e imprese, in modo da beneficiare di tutte le attività di ricerca e sviluppo svolte.
Silvia-Adriana Ţicău (S&D). – (RO) Signora Presidente, la competitività non è una scelta, per l’Unione europea. L’UE dev’essere concorrenziale a livello mondiale ed è per questo che dobbiamo investire nella ricerca e nell’innovazione.
Purtroppo, i beneficiari dei programmi di ricerca che solitamente utilizzano finanziamenti nazionali e comunitari devono far fronte alla difficoltà di comprendere le diverse norme e procedure che li regolano. Riteniamo, inoltre, che sia possibile sviluppare ricerca e innovazione in seno all’Unione europea solo riducendo la burocrazia, semplificando e unificando le procedure, sviluppando la ricerca applicata e migliorando l’accesso al finanziamento per le piccole e medie imprese. Deploriamo che, a causa della crisi economica e finanziaria, gli Stati membri abbiano ridotto il bilancio destinato a istruzione e ricerca e li invitiamo a investire nell’istruzione quale elemento prioritario in questo periodo di crisi, dal momento che la qualità della ricerca e dell’innovazione dipendono anche da questo.
Desidero ringraziare il relatore, l’onorevole Audy, per aver accolto l’emendamento da me proposto che chiedere alla Commissione di aumentare i fondi del Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo di applicazioni e servizi relativi al sistema globale di navigazione via satellite.
Pat the Cope Gallagher (ALDE). – (EN) Signora Presidente, credo che il documento in esame otterrà un ampio consenso da parte di tutti i gruppi parlamentari. L’elemento chiave della relazione è che l’Unione deve rimanere in prima linea nei settori della ricerca, dell’innovazione e della scienza. È fondamentale, perché senza ricerca, non potremo diventare gli innovatori di domani. Abbiamo bisogno di ricerca, se vogliamo creare posti di lavoro, mantenere l’occupazione nell’Unione europea e rimanere competitivi nei confronti delle economie emergenti. Abbiamo bisogno che il settore pubblico e quello privato – che ritengo essere il motore di crescita economica – collaborino in uno spirito di partenariato.
È necessario incoraggiare anche ai massimi livelli gli sforzi volti a incentivare una maggiore partecipazione delle piccole e medie imprese, nonché garantire che la burocrazia sia mantenuta a livelli minimi. I capi di Stato e di governo hanno sottoscritto l’iniziativa faro “Unione dell’Innovazione” in occasione del vertice del 4 febbraio ma non è sufficiente approvarla. In questo momento servono azione e so molto bene che il Commissario Geoghegan-Quinn mira all’azione e seguirà fino in fondo il processo. Ricerca e innovazione sono gli strumenti chiave di cui disponiamo per aiutare l’Europa a superare l’attuale crisi economica.
Franz Obermayr (NI). – (DE) Signora Presidente, la revisione del Settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca e sviluppo tecnologico (7°PQ) dovrebbe basarsi sui vantaggi e gli svantaggi dei singoli progetti per i cittadini. Mi riferisco, ad esempio, al progetto INDECT, finanziato dal 7°PQ. Il presunto beneficio della lotta al terrorismo dev’essere messo sulla bilancia assieme alle restrizioni alla libertà dei cittadini e alla protezione dei dati.
Per qualunque progetto, pertanto, dobbiamo porci la domanda: chi ne trarrà beneficio e quali diritti saranno insostenibilmente compromessi? Questo discorso vale anche per il finanziamento della ricerca nel settore dell’ingegneria genetica. A trarne profitto sono i grandi produttori di beni alimentari, i lobbisti, ma di certo non i nostri cittadini. Certo, dobbiamo investire di più in ricerca e sviluppo, ma dobbiamo anche valutare meglio i progetti da finanziare che, alla fin fine, vengono pagati dai contribuenti.
Diane Dodds (NI). – (EN) Signora Presidente, desidero ringraziare il relatore per questo documento e anche il Commissario, che recentemente ha fatto visita alla mia circoscrizione, nell’Irlanda del nord, dove so che ha assistito a esempi eccellenti di ricerca e innovazione.
L’economia dell’Irlanda del nord è composta da piccole e medie imprese – il 97 per cento di tutte le aziende rientra in questa categoria – e riceve molto meno denaro dal programma quadro rispetto ad altre regioni del Regno Unito e dell’Europa. Si cita la burocrazia come principale difficoltà e molte imprese di piccole dimensioni sono semplicemente più preoccupate a non dover chiudere i battenti che non a trarre benefici a lungo termine dal programma di ricerca e innovazione.
Credo che l’esempio dell’industria aerospaziale nell’Irlanda del nord sia significativo: le aziende più grandi guidano ed aiutano quelle più piccole ad accedere effettivamente al programma. Desidero cogliere l’occasione per invitare il Commissario a presentare nuove modalità, radicalmente diverse attraverso cui le piccole e medie imprese potrebbero beneficiare di questo importantissimo programma.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signora Presidente, il Settimo programma quadro di ricerca non si occupa solo di ricerca in termini generici, bensì di ambiti specifici che dovrebbero interessare particolarmente tutti noi dopo il disastro di Fukushima. Riguarda anche fondi provenienti dal programma Euratom.
Come sappiamo, sono state le lobby del nucleare che, negli ultimi anni, sono riuscite a promuovere l’energia atomica come un’alternativa favorevole all’ambiente. Lo si percepisce soprattutto in alcuni Stati membri. Siamo consapevoli, inoltre, che alcuni paesi si sono dati al nucleare in misura tale che non sarà facile, per loro, passare a delle fonti alternative. Che senso ha utilizzare reattori per la produzione di energia, se crollano sotto masse d’acqua o a causa di terremoti? Che senso ha utilizzare la più produttiva centrale nucleare se un minimo difetto è sufficiente a rendere inabitabili per anni non solo le immediate vicinanze, ma l’intera regione in cui si trova? È importante concentrarci con maggior vigore sulla sicurezza nucleare e portare avanti lo sviluppo di soluzioni alternative.
Ora che il programma di ricerca Euratom si appresta a essere esteso al 2012 e al 2013, Fukushima dovrebbe farci riflettere nuovamente sulla scelta.
Jarosław Leszek Wałęsa (PPE). – (PL) Signora Presidente, ascoltando la discussione odierna sul Settimo programma quadro, vorrei cogliere l’opportunità di attirare la sua attenzione verso i preparativi per l’Ottavo programma quadro. Esiste già un Libro verde su questo argomento, che cita a mala pena la ricerca in altri settori, quali la pesca. Purtroppo, il finanziamento diretto alla ricerca in questo settore sta procedendo in una direzione davvero allarmante. Le risorse iniziali sono gradualmente diminuite nei successivi programmi e tagli così radicali hanno portato alla totale esclusione della ricerca marina dagli obiettivi di finanziamento specifico in seno al 7°PQ.
Nel prossimo programma quadro, la situazione deve mutare, in modo da poter rispettare gli obiettivi della politica comune della pesca. Il settore alieutico sta affrontando diverse difficoltà e la ricerca e il lavoro di sostegno della scienza sono strumenti potenti per lo sviluppo sostenibile del settore. È per questa ragione che è importante assegnare delle risorse adeguate a tale scopo. Grazie dell’attenzione.
Máire Geoghegan-Quinn, Membro della Commissione. – (GA) Signora Presidente, sono davvero grata della preziosa discussione odierna e vorrei ringraziare tutti gli onorevoli parlamentari che hanno preso parte a questo splendido dibattito.
(EN) Opererò in stretta collaborazione con il Parlamento nell’elaborazione del prossimo programma per la ricerca e l’innovazione con un reale valore aggiunto europeo.
Entro la fine dell’anno – il 30 novembre per la precisione– presenteremo le nostre proposte per i prossimi programmi di finanziamento per la ricerca e l’innovazione nell’ambito del quadro strategico comune. Abbiamo già illustrato alcune idee per raggiungere tale obiettivo all’interno del Libro verde, unendo i vari strumenti a livello comunitario sotto un unico cappello. Possiamo sostenere l’intera filiera dell’innovazione, dalla ricerca di base alla distribuzione sul mercato. In questo modo credo che otterremo il massimo impatto dai nostri investimenti.
Attendo davvero con impazienza i risultati delle vostre discussioni sul Libro verde, che, se ho ben capito, verranno adottati verso la fine dell’estate. Vi posso assicurare che i suggerimenti contenuti nelle relazioni degli onorevoli Carvalho, Merkies, Audy e Matias verranno debitamente tenuti in considerazione nella stesura delle proposte legislative.
Permettetemi di ricordare, infine, che il 10 giugno organizzeremo l’evento finale della consultazione relativa al Libro verde, cui molti membri di quest’Aula sono stati invitati, alcuni dei quali come oratori. Vorrei informare gli onorevoli parlamentari che abbiamo ricevuto più di 1 300 risposte al questionario online. Sono stati presentati anche un numero senza precedenti di relazioni che illustrano la posizione delle autorità competenti: governi nazionali, associazioni europee, aziende, università ed organizzazioni regionali e locali ne hanno inviati più di 700. Abbiamo ricevuto risposte da tutti i paesi dell’Unione europea e non solo. Ritengo che ciò abbia dimostrato il grande interesse che l’Europea attribuisce a ricerca e innovazione quali politiche per la crescita futura.
Permettetemi, pertanto, di ringraziarvi ancora una volta per la visione e l’impulso che il Parlamento ha saputo dare alla valutazione intermedia del Settimo programma quadro.
Jean-Pierre Audy, relatore. – (FR) Signora Presidente, desidero ringraziare la Presidenza del Parlamento per aver permesso di organizzare questa discussione, inizialmente non prevista. Era estremamente utile che tutti i gruppi politici potessero affrontare quest’importante argomento.
Vorrei altresì esprimerle, signora Commissario, tutta la nostra riconoscenza e parlo a nome di tutti coloro che l’apprezzano. Lei gode anche del sostegno dei membri irlandesi del gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano). Come può vedere, su argomenti simili, può accadere davvero di tutto. La ringrazio per quello che sta facendo. Contiamo molto su di lei per quanto attiene alla semplificazione e agli importanti messaggi che le rivolgiamo, signora Commissario.
Vorrei ringraziare i relatori di tutti i gruppi politici, gli onorevoli colleghi che hanno presentato diversi emendamenti e i collaboratori che hanno lavorato a questo documento, con un grazie particolare a quelli del gruppo PPE.
Vi ringrazio per aver trattato la questione della semplificazione: abbiamo tenuto conto dei vostri commenti. Il termine “competitività industriale” suscita aspettative. Dobbiamo collegare la ricerca e l’aspetto commerciale, ovvero la ricerca e l’innovazione, per mezzo del brevetto europeo. La ricerca dev’essere trasformata in crescita. Come ha ricordato l’onorevole Reul, dobbiamo incoraggiare l’eccellenza e diventare i migliori del mondo, lo faremo grazie all’eccellenza. Come ho detto in precedenza, però, non sappiamo chi vincerà il premio Nobel tra cinque o dieci anni, pertanto dobbiamo riuscire a conciliare l’eccellenza con la distribuzione sul territorio europeo. Come nello sport: dobbiamo avere i migliori ricercatori del mondo proprio come vinceremmo con i migliori giocatori della terra. La parola chiave è l’eccellenza.
Per concludere, abbiamo proposto di raddoppiare i finanziamenti, ma non a scapito dell’agricoltura o dei fondi strutturali. Dobbiamo migliorare il coordinamento tra gli Stati membri. I capi di Stato e di governo hanno dichiarato che non aumenteranno i contributi pubblici. Dobbiamo piuttosto migliorare il coordinamento dei fondi europei, nazionali e regionali – alcuni dei quali dipendono da fondi comunitari – per assicurare coerenza e ottenere una buona politica.
Concludo, signora Presidente, con un solo argomento: avevo proposto – ma la mia idea non è stata accettata, perché è una questione che dovremmo affrontare sul piano politico – di dotarci di un piano europeo di ricerca per l’industria bellica. È giunto il momento che l’Unione europea e gli Stati membri mirino a un ingente programma di ricerca, ai sensi dell’articolo 45 del trattato sull’Unione europea sui materiali bellici e, naturalmente, sui materiali a duplice uso.
Presidente. − La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani alle 12.00.
Dichiarazioni scritte (articolo 149)
András Gyürk (PPE), per iscritto. – (HU) Il Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico (7°PQ) è il programma di sostegno alla ricerca più ricco al mondo e svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento della competitività dell’Europa e nell’attuazione della strategia 2020. Il 7°PQ apporta un cospicuo valore aggiunto nel settore della ricerca e dell’innovazione europee, tuttavia la revisione intermedia ha evidenziato diversi settori che necessitano di sviluppo. A mio avviso, due sono gli aspetti fondamentali per il successo futuro del programma. Il primo e più urgente compito sarebbe la semplificazione degli oneri burocratici. L’amministrazione, eccessivamente complessa, è costosa e rappresenta un disincentivo per la partecipazione al programma da parte delle piccole e medie imprese. L’eliminazione di strutture parallele, un trasferimento di fondi più rapido e l’armonizzazione del Settimo programma quadro con le priorità nazionali possono contribuire a suscitare interesse nel più ampio numero possibile di attori verso le attività di ricerca e innovazione. Secondariamente, vorrei sottolineare l’importanza di un approccio basato sull’eccellenza, considerato che le risorse finanziarie del programma possono essere sfruttate con maggiore efficienza se la selezione dei progetti di ricerca da sostenere si basa sull’eccellenza. La revisione intermedia, ad ogni modo, ha rivelato che, per quanto concerne il trasferimento di fondi, alcuni Stati membri sono sottorappresentati. La principale ragione è che tali paesi non sono dotati di infrastrutture di ricerca tali da permettere loro di rispettare i criteri di eccellenza stabiliti, pertanto è necessario rivedere le sinergie tra il 7°PQ e i fondi strutturali e di coesione, che potrebbero promuovere, a loro volta, lo sviluppo di infrastrutture arretrate. In questo modo possiamo porre tutti gli Stati membri su un piano paritario per quanto concerne la valutazione in base all’eccellenza.
Filiz Hakaeva Hyusmenova (ALDE), per iscritto. – (BG) Il Settimo programma quadro per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione è uno strumento importante per il raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020. Il ruolo di punta dell’Europa nell’innovazione tecnologica e la futura competitività dell’Unione dipendono fortemente dalla ricerca scientifica. A tale proposito è opportuno concentrarsi maggiormente sul sostegno al programma, su una maggiore connessione con le necessità delle imprese e su un miglior coordinamento con gli altri strumenti finanziari dell’Unione europea e con i fondi strutturali.
Importanti fattori che contribuiscono al successo del programma sono anche l’accesso alle informazioni circa le opportunità che esso offre per il maggior numero possibile di portatori di interesse e la semplificazione delle procedure di adesione, che al momento sono eccessivamente complicate. Desidero ribadire la necessità di promuovere in modo più diffuso i risultati di progetti portati a termine con successo, in modo che un maggior numero di aziende possa accedervi e, ove possibile, farne uso.
La scienza non è fine a se stessa, bensì dovrebbe portare vantaggi all’economia e alla società. I collegamenti tra i vari programmi devono essere rafforzati, in modo da garantire la coerenza nello sviluppo di progetti scientifici e dimostrativi, nonché di test di vendita e di progetti di duplicazione di mercato. Ciò permetterà di raggiungere livelli più elevati di efficacia e un maggior valore aggiunto per i finanziamenti provenienti dal 7°PQ.
Jacek Olgierd Kurski (ECR), per iscritto. – (PL) Un problema ricorrente in tutte le relazioni sull’innovazione è la mancanza di un quadro chiaro e specifico per gli investimenti provenienti da fondi europei destinati a ricerca e sviluppo. Tale problema appare evidente anche nella relazione Audy e, fattore ancor più importante, implica un’ulteriore questione irrisolta, ovvero lo squilibrio nei finanziamenti dell’Unione europea. L’autore cita appena la mancanza di equità nella ricezione di fondi tra l’Europa occidentale e i nuovi Stati membri dell’Unione. La scarsità di finanziamenti si evince, fra l’altro, dal ricorso al meccanismo di finanziamento con ripartizione dei rischi. I progetti cofinanziati nell’ambito di tale meccanismo hanno riguardato solo 18 dei 27 Stati membri dell’Unione europea. I principali beneficiari, oltretutto, provengono dalla cosiddetta vecchia guardia: Germania (23,1 per cento della totalità dei finanziamenti allocati), Spagna (19,1 per cento), Regno Unito (9,9 per cento) e Paesi Bassi (8,3 per cento). Attualmente, circa un terzo delle attività di ricerca è finanziata attraverso detto meccanismo. Mi pare che tale percentuale dovrebbe essere aumentata proporzionalmente, in modo che i contributi provati degli imprenditori non superino il 10-15 per cento della somma necessaria (al momento, questa cifra è pari al 15-25 per cento del bilancio destinato alla ricerca). Dovremmo ricordare che uno dei principali compiti dell’Unione europea è eliminare gli squilibri sociali e geografici grazie alla distribuzione in tutti i paesi dei benefici derivanti dall’innovazione. Non potremo raggiungere questo risultato se ci scorderemo, in termini finanziari, dei nuovi Stati membri dell’Unione, sostenendo così un’ulteriore “fuga di cervelli” unilaterale.
Krzysztof Lisek (PPE), per iscritto. – (PL) Plaudo alla tendenza emergente di aumentare i fondi destinati alla ricerca scientifica in seno all’Unione europea. Al contempo, ritengo sia essenziale combinare le nostre forze e le spese relative a questo settore. Le riforme dovrebbero essere attuate quanto prima a livello nazionale in modo da permettere la creazione di centri che si coordino con successo, evitando la duplicazione di attività relative ai medesimi progetti. Ciò contribuirebbe altresì a un migliore utilizzo dei fondi. L’Unione europea deve ricordare l’importanza della ricerca in termini di acquisizione di competitività nel contesto globale odierno. Gli Stati membri, in particolare, dovrebbero modificare il modo in cui conducono le attività di ricerca in tema di sicurezza, uno dei principali settori citati nella relazione, in modo da garantire che queste vengano ottimizzate in periodi di crisi finanziaria.
Marian-Jean Marinescu (PPE), per iscritto. – (RO) Il carattere attrattivo del Settimo programma quadro di ricerca non si è mostrato appieno in seno al settore dell’industria. Oltre alla necessità di nuovi finanziamenti, è fondamentale ottenere un migliore coordinamento tra Unione europea, Stati membri e regioni sui temi relativi a ricerca, sviluppo e innovazione.
Anzitutto, è necessario migliorare il legame tra fondi di coesione e programma quadro di ricerca. Desidero sottolineare l’importanza della politica di coesione, in quanto è divenuta un’importante fonte di sostegno per la ricerca e l’innovazione in Europa.
Secondariamente, le politiche relative a ricerca e innovazione dovrebbero essere adattate alle necessità specifiche del mercato. È necessario identificare la richiesta di tecnologie innovative sul mercato comunitario in modo da commercializzare i risultati dell’innovazione. Ritengo che dovrebbero essere resi disponibili strumenti finanziari adeguati per sostenere la corretta introduzione di tecnologie innovative sul mercato dell’Unione europea.
Concludendo, vorrei menzionare il fatto che, nell’Unione europea, vi è un estremo squilibrio in termini di allocazione di fondi; i risultati indicano che i vecchi Stati membri assorbono la maggior parte delle risorse finanziarie. La situazione va contro l’obiettivo di coesione territoriale, in base al quale gli Stati membri dovrebbero svilupparsi in modo equilibrato, dal punto di vista geografico, come previsto dal trattato di Lisbona.
Pavel Poc (S&D), per iscritto. – (CS) Plaudo alla proposta di garantire che la ricerca finanziata dal Settimo programma quadro (7°PQ) sia mirata all’individuazione di soluzioni ai problemi che l’Unione europea deve affrontare nei settori definiti nel capitolo sulla cooperazione del 7°PQ stesso. Tra questi anzitutto la sanità – incluse ricerche cliniche e preventive e tecnologie mediche. Il cancro è la seconda causa di morte più comune in Europa e, a causa dell’invecchiamento della popolazione, si prevede che un uomo su tre e una donna su quattro verranno colpiti dalla malattia entro il 75° anno di età. La ricerca sul cancro è prossima al raggiungimento di numerose scoperte, soprattutto riguardo a metodi più accurati ed economici, nonché meno gravosi per il paziente, per quanto attiene sia ai controlli preventivi che al vero e proprio trattamento. Finanziare la ricerca sul cancro può salvare vite umane e ridurre i costi delle cure. Plaudo alla volontà politica di sostenere i finanziamenti già destinati alla ricerca sul cancro nell’ambito del programma. Nell’attuale situazione economica dell’Unione europea, non dobbiamo ridurre questi fondi, bensì aumentarli. Vorrei sottolineare che, se riusciamo ad unire le forze per portare a termine progetti ambiziosi come l’abolizione delle frontiere nazionali o la costruzione di stazioni spaziali, dovremmo trovare il modo di trasformare il cancro in un male che nessuno deve più temere. Per farlo, dobbiamo sostenere e coordinare la ricerca relativa ai metodi di trattamento e prevenzione. La lotta contro il cancro è una questione europea che dovrebbe essere una priorità per noi, dal finanziamento nell’ambito del Settimo programma quadro all’agenzia unica a livello europeo.