16. Prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici - Attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi - Requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri - Sorveglianza di bilancio nell’area dell’euro - Sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché sorveglianza e coordinamento delle politiche economiche - Misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell’area dell’euro (seguito della discussione)
Presidente. − L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta, le seguenti relazioni:
– la relazione (A7-0183/2011), presentata dall’onorevole Ferreira, a nome della commissione per gli affari economici e monetari, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici [COM(2010)0527 – C7-0301/2010 – 2010/0281(COD)]
– la relazione (A7-0179/2011), presentata dall’onorevole Feio, a nome della commissione per gli affari economici e monetari, sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1467/97 per l’accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi [COM(2010)0522 – 2010/0276(CNS)]
– la relazione (A7-0184/2011), presentata dall’onorevole Ford, a nome della commissione per gli affari economici e monetari, sulla proposta di direttiva del Consiglio relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri [COM(2010)0523 – 2010/0277(NLE)]
– la relazione (A7-0180/2011), presentata dall’onorevole Goulard, a nome della commissione per gli affari economici e monetari, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all’effettiva applicazione della sorveglianza di bilancio nell’area dell’euro [COM(2010)0524 – C7-0298/2010 – 2010/0278(COD)]
– la relazione (A7-0178/2011), presentata dall’onorevole Wortmann-Kool, a nome della commissione per gli affari economici e monetari, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche [COM(2010)0526 – C7-0300/2010 – 2010/0280(COD)], e
– la relazione (A7-0182/2011), presentata dall’onorevole Haglund, a nome della commissione per gli affari economici e monetari, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nell’area dell’euro [COM(2010)0525 – C7-0299/2010 – 2010/0279(COD)].
Elisa Ferreira, relatore. – (PT) Signor Presidente, il gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo è del parere che la componente del pacchetto sulla governance economica che riguarda il Patto di stabilità e crescita non sia la risposta appropriata per l’Europa in questo periodo di crisi strutturale. Il pacchetto riesamina di fatto il Patto di stabilità e crescita, ma non ne muta l’essenza. Lo rivisita al fine di ampliarne gli obblighi e rafforzarne le sanzioni.
Sembrerebbe più utile partire dal presupposto che il Patto sia impossibile da onorare se l’economia di un paese non è in crescita e, in particolare, se si è in presenza di una crisi. Tali questioni dovrebbero essere al centro dell’agenda politica. Dovremmo occuparci di un’eventuale politica e dei relativi strumenti di gestione delle crisi nei paesi dell’area dell’euro e, altra tematica di rilievo, di come evitare che l’andamento costantemente divergente delle economie dell’euro vada a discapito della moneta unica. Se tali problemi non verranno risolti, il patto si rivelerà una mossa insensata, come qualcuno ha detto. Il pacchetto fa tuttavia intravedere un raggio di speranza: la nuova iniziativa volta a individuare e correggere, prima che diventino problemi irrisolvibili, gli squilibri macroeconomici che si accumulano in particolare nella zona dell’euro.
Il Parlamento ha chiesto e si è assunto completamente le proprie responsabilità di colegislatore. Il testo su cui voteremo riflette un ampio consenso, che è stato raggiunto soltanto in virtù dell’immensa dedizione al lavoro e dello spirito di compromesso di cui tutti hanno dato prova. In veste di relatrice, desidero ringraziare tutti i deputati dei diversi gruppi politici, e in particolare i miei relatori ombra, e mi rivolgo nello specifico all’onorevole Haglund, per il quale anch’io ho svolto funzioni di relatrice ombra.
La fase di trilogo è stata lunga e difficile, e l’accordo raggiunto – purtroppo non totale – è stato merito della Presidenza ungherese, rappresentata dal ministro Kármán, della Commissione, rappresentata dal Commissario Rehn, e di tutti i nostri partner. Diciamo le cose come stanno: individuare gli squilibri macroeconomici è un processo complicato e completamente nuovo. Invece di limitarci ad applicare sanzioni, è importante identificare in maniera competente i rischi, chiedersi se siano da attribuire al paese o se siano il risultato di fattori esterni, e formulare raccomandazioni corrette, tempestive e realistiche.
A seguito del processo negoziale, il quadro di controllo, ovvero l’insieme di indicatori che sono stati negoziati, comprende non soltanto indicatori finanziari e nominali, ma anche indicatori dell’economia reale. Confidiamo inoltre nel fatto che la Commissione rispetti scrupolosamente il compromesso del considerando 6bis, che coinvolge il Parlamento, di fianco al Consiglio, nei processi di revisione futuri. Inoltre, l’interpretazione non verrà fatta automaticamente, bensì in maniera intelligente, mediante revisioni approfondite, che sono impegnative per la Commissione ma ciononostante necessarie.
Le raccomandazioni della Commissione dovranno essere coerenti con tutti gli altri documenti strategici, ma la responsabilità di proporre soluzioni da attuare spetterà al paese. Sono stati garantiti i poteri rafforzati del Parlamento, un maggiore coinvolgimento delle parti sociali e il rispetto per le pratiche di contrattazione collettiva. Le penali sono giustificate in caso di mancata cooperazione, ma non se i paesi non riescono a soddisfare gli obiettivi, che sono graduali, un fattore importante. Avremmo preferito alleggerire le sanzioni, ma abbiamo dovuto accettarle come parte dei compromessi.
Vi è un ostacolo cruciale che si frappone al raggiungimento di un accordo: il riconoscimento che, in un mercato interno, in uno spazio monetario, è sensato che le variazioni degli indicatori del quadro di controllo vadano rispettate sia che siano positive sia che siano negative, e che andrebbero monitorati sia i disavanzi sia le eccedenze, anche se non si traducono ovviamente in raccomandazioni analoghe. Tutti noi – singoli deputati, gruppi politici e istituzioni – abbiamo fatto molta strada. Un accordo su un testo equilibrato e di alta qualità non è lontano. Spero soltanto che lo spirito di compromesso che ci ha condotti a questo punto ci accompagni anche fino al raggiungimento di un accordo definitivo.
Diogo Feio, relatore. – (PT) Signor Presidente, siamo entrati in una nuova fase di questo lavoro straordinario che abbiamo svolto sinora al Parlamento europeo. Giunti a questo punto, mi preme rendere omaggio agli onorevoli Wortmann-Kool, Goulard, Haglund, Ferreira e Ford, che come me hanno svolto funzione di relatori per l’intero pacchetto sulla governance economica. Vorrei inoltre esprimere un ringraziamento molto speciale ai vari relatori ombra che ci hanno aiutati in tal senso. Infine, vorrei porre l’accento sul lavoro eccezionale svolto dal Consiglio sulla questione, in particolare dal ministro Kármán, che ha collaborato strettamente con noi, e dal Commissario Rehn, che ha anch’egli ricoperto un ruolo prezioso nell’intero processo.
La mia prima parola è una parola di fiducia, di sguardo positivo. Questo pacchetto sulla governance economica deve dare prova delle capacità dell’Europa, che è in grado di superare le difficoltà e di tutelarsi da problemi futuri. Per questo nutro un’immensa fiducia in quello che accadrà nei prossimi giorni in merito a questa legislazione sulla governance economica. Nel Patto di stabilità e crescita, per la cui parte correttiva ho svolto funzioni di relatore, è possibile aggiungere l’idea di crescita a quella di stabilità e di disciplina di bilancio. è possibile introdurre innovazioni in termini di procedura per gli squilibri macroeconomici. è possibile andare oltre un approccio che prevede unicamente meccanismi sanzionatori, ed è per questo che l’adozione del pacchetto sulla governance economica porterà a più Europa e a un’Europa migliore.
Per quanto riguarda la parte correttiva del Patto di stabilità e crescita, ad esempio, questo pacchetto sulla governance economica ci ha regalato un’applicazione più intelligente del Patto, grazie all’attenzione che dedica al criterio del debito, all’introduzione di un tasso medio per la riduzione del debito, da applicarsi nell’arco di tre anni, creando un margine di flessibilità per il rispetto delle norme, a un elenco più dettagliato e accurato dei fattori rilevanti di cui dovrà tener conto la Commissione nella sua valutazione della situazione finanziaria dei paesi coinvolti, e all’introduzione di un periodo di transizione di tre anni per l’attuazione del criterio sul debito.
Vi sono anche altri aspetti che vorrei cogliere l’occasione per sottolineare, e che riguardano altre relazioni. Poiché abbiamo sempre lavorato in maniera congiunta, mi preme citare l’introduzione importante di un regime del semestre europeo nella parte preventiva, e precisare che tale parte preventiva è essenziale e che le penali andrebbero applicate solamente nella fase finale dell’intera procedura. La stessa comprende anche l’introduzione della simmetria nell’analisi degli indicatori macroeconomici, la possibilità che la Commissione produca uno studio sugli eurobond entro la fine dell’anno, una concezione integrata delle penali quale fase finale, in relazione sia agli squilibri macroeconomici, sia al Patto di stabilità e crescita, nonché la questione dell’introduzione del voto a maggioranza qualificata inversa per le decisioni del Consiglio. Sono state introdotte tutte queste misure come parte essenziale del ruolo del Parlamento.
Ecco perché adesso possiamo trasmettere un messaggio molto chiaro ai nostri cittadini, vale a dire che stiamo approntando un meccanismo istituzionale per prevenire le crisi future. L’Europa sarà molto più preparata grazie a questo pacchetto sulla governance economica. In virtù di questo pacchetto sulla governance economica, l’Europa sta compiendo un passo importante per permettere alla nostra economia di crescere solida e robusta.
Vicky Ford, relatore. − (EN) Signor Presidente, vorrei esordire ringraziando il Consiglio europeo. La situazione incredibilmente delicata in cui si trova l’Europa è sotto gli occhi di tutti, in particolare quella della zona dell’euro, che ha imposto a diversi paesi di collaborare in una maniera che non ha precedenti. Siamo consapevoli dell’esigenza imprescindibile di migliorare la competitività e di ricostituire le finanze pubbliche in modo sostenibile.
Negli ultimi mesi, settimane e mesi, abbiamo assistito a incontri frequenti dei ministri degli Stati membri, al fine di trovare soluzioni ai singoli problemi di ciascuno. Inoltre, non avevo mai visto prima da parte dei cittadini un tale desiderio di capire come vengono impiegati i fondi pubblici. Consentitemi di soffermarmi innanzi tutto sulla direttiva che mi ha impegnata.
La direttiva prevede tutta una serie di obblighi nella statistica contabile, nelle previsioni e nei processi di bilancio. Non dimentichiamo che questa crisi è stata il risultato di pianificazioni di bilancio inadeguate e di informazioni inaccurate.
Si tratta di una direttiva del Consiglio, non di una relazione colegislativa, e il Consiglio ne ha parlato ampiamente. Gli stessi Stati membri hanno accettato di adottare orizzonti di pianificazione finanziaria di almeno tre anni, al fine di coinvolgere nei loro processi di bilancio tutti i livelli di governo e di fondi pubblici, e di garantire che vengano rese pubbliche, ad esempio, le informazioni sulle passività potenziali. I risultati contabili e di previsione saranno soggetti a una valutazione indipendente.
Consentitemi di precisare che molti degli Stati membri sono già conformi a molte delle parti della direttiva, ma l’attuazione di questo insieme minimo di requisiti introdurrà la disciplina e ripristinerà la fiducia, e rappresenta un primo piccolo passo verso la stabilità delle finanze pubbliche.
Inoltre, gli stessi Stati membri hanno accettato di introdurre una propria legislazione in materia di norme fiscali (non necessariamente le disposizioni sul pareggio di bilancio previste dalla costituzione tedesca), bensì norme su misura per ciascun paese per rispettare gli obblighi previsti dal trattato. Si tratta di un’altra disposizione sensata, in quanto il trattato prevede obblighi diversi per paesi diversi, e per questa ragione tale sezione non si applica al Regno Unito.
Nel corso dei negoziati sul pacchetto più ampio delle sei relazioni, sono stati formulati diversi suggerimenti per migliorare questa direttiva del Consiglio, molti dei quali proposti dalla Banca centrale europea e dai deputati di quest’Assemblea. Il Consiglio ha tentato in buona fede di migliorare la direttiva ove necessario e di accrescerne la trasparenza, ma senza ignorare le questioni delicate relative alle singole costituzioni nazionali.
Mi soffermo ora brevemente sulle altre direttive. Per tutta la durata dei negoziati, ho cercato di adottare un atteggiamento costruttivo e in particolare di permettere agli Stati membri dell’area dell’euro di stabilire le norme e le sanzioni da essi ritenute necessarie per favorire la stabilità. Non ho sostenuto i colleghi che ritengono che la soluzione consista semplicemente in un ruolo rafforzato del Parlamento europeo.
Nel corso del fine settimana e lunedì sera il Consiglio ha tentato di proporre un compromesso finale su una questione in sospeso in materia di voti in seno al Consiglio europeo. Benché tale questione non sia, secondo me, particolarmente significativa nel paese membro da cui provengo – in quanto non intendiamo aderire all’euro e le penali che ne derivano non trovano applicazione nel nostro paese – si tratta di una problematica estremamente difficile e controversa in molti paesi, compresi quelli che hanno manifestato l’intenzione di aderire.
In questo frangente, dobbiamo cercare di capire i problemi di ogni paese ma anche di rispettarne la diversità. All’inizio della settimana ho fatto presente ai colleghi che cercare il confronto diretto tra Parlamento e Consiglio su una questione che non ritenevo di poter spiegare al cittadino comune non sarebbe stata una mossa responsabile da parte del Parlamento. Anzi, l’ho definita irresponsabile.
Inoltre, l’approccio di questo Parlamento alla questione non trova riscontro in molti dei membri del mio gruppo. Non posso appoggiare le modifiche del Parlamento al testo del Consiglio sugli squilibri macroeconomici, e nelle settimane a venire gradirei maggiore chiarezza sulle diverse posizioni degli Stati membri della zona dell’euro e di quelli che non ne fanno parte.
Sylvie Goulard, relatore. – (FR) Signor Presidente, abbiamo partecipato a innumerevoli triloghi, alcuni la sera tardi, con altri deputati, con la Commissione e con la Presidenza ungherese. Vorrei iniziare ringraziando i miei onorevoli colleghi e le nostre controparti per il lavoro che hanno portato a termine insieme.
Il messaggio del Consiglio ECOFIN è che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. La mia reazione istintiva è quella di affermare: “D’accordo, allora, assumiamoci onestamente le nostre responsabilità”, ma senza voler calcare sull’annuncio stesso, non per poter dire che abbiamo raggiunto rapidamente un accordo, ma tenendo conto dei problemi finanziari dell’area dell’euro e dell’Unione europea e nel tentativo di individuare soluzioni adeguate. Questo è stato indubbiamente il motto del mio gruppo in questi negoziati. Dubito che i mercati e i nostri cittadini crederebbero a soluzioni rapide ma superficiali.
La nostra stima indica che occorrono miglioramenti sostanziali. Credo che abbiamo già conseguito alcuni degli obiettivi che ci siamo posti. Mi preme ricordarvi che non siamo gli unici ad avere tali obiettivi: in diverse occasioni la Banca centrale europea ha chiesto al Parlamento di rafforzare ulteriormente le proposte già coraggiose della Commissione. Abbiamo pertanto consolidato la disciplina, uno dei nostri principi guida, non tanto per il piacere della disciplina stessa, ma perché violare norme comuni in una comunità fondata sullo Stato di diritto mette in pericolo la moneta unica. Abbiamo introdotto sanzioni per le frodi. Purtroppo è stata una delle lezioni che abbiamo dovuto imparare dai primi anni dell’euro. Come ha affermato l’onorevole Ford, abbiamo anche tentato di imporre un certo grado di ordine alle procedure di bilancio nazionali, se non altro per raffrontare le pratiche dei diversi paesi. Mi ha interessato un punto in particolare: se l’unico messaggio che potremo trasmettere ai nostri cittadini sarà il fatto di aver rafforzato l’automaticità, per usare le parole della stampa, essi avranno l’impressione che a Bruxelles sia stato messo in funzione un dispositivo misterioso che darà loro una grande lavata di capo tutte le volte che qualcosa non va.
Se vogliamo imporre norme più severe, dovranno essere anche più intelligenti, ma quello che ci occorre innanzi tutto è una discussione più democratica e transfrontaliera. Per questo abbiamo proposto (e vorrei ringraziare tutti i deputati che mi hanno appoggiato in tal senso) di istituire quello che abbiamo denominato un dialogo economico, che deve essere adeguato allo scopo. Non vi è alcun rischio per le costituzioni nazionali; si tratta semplicemente dell’espressione del nostro desiderio di maggiori discussioni in seno all’area dell’euro in particolare, ma anche nell’Europa a 27. Vogliamo che quest’Assemblea sia la sede di quel dialogo trasparente tra le istituzioni europee e gli Stati membri, e in particolare che sia un luogo in cui gli Stati membri possono esprimere i loro problemi e spiegare le loro posizioni. Alcuni paesi sono in ritardo, altri sono più avanzati, altri ancora sono periferici, e altri hanno popolazioni più numerose: dobbiamo tener conto di tutto questo. Constato con piacere che questa settimana, nei media tedeschi, il professor Habermas ha sottolineato ancora una volta che accrescere la legittimità democratica è una necessità imprescindibile. Mi preme ricordare all’onorevole Ford che non ci stiamo battendo per rafforzare i nostri poteri, chiediamo un ruolo più ampio per coloro che il popolo ha incaricato della difesa dei propri interessi a Bruxelles.
Vi sono altri punti importanti, in particolare sul frangente macroeconomico. Sono convinta che tutti gli Stati membri debbano essere soggetti a sorveglianza comune. La simmetria è una questione importante. Il Consiglio dovrebbe comprendere cosa significa: una simmetria intelligente che fa una distinzione tra disavanzo ed eccedenza, ma comunque una simmetria.
Vorrei concludere citando gli eurobond, una delle soluzioni da me sostenute con vigore. Vorrei rivolgere un appello a tutti i leader dei gruppi politici: non potete sostenere di appoggiare gli eurobond e poi votare contro. Potreste rispondermi che non siete soddisfatti, io stessa avrei preferito che ci spingessimo oltre, ma apprezzo appieno gli sforzi che il Commissario Rehn è disposto a mettere in campo. Vi ricordo che il Commissario stesso ha presentato proposte nel maggio 2010 in linea con l’iniziativa legislativa della Commissione. Vogliamo riprendere tali proposte.
Vogliamo che l’euro assuma finalmente la veste di una moneta mondiale, vogliamo un mercato grande e liquido, che riduca il costo del credito. Vogliamo che parte di tale indebitamento (naturalmente una somma limitata) venga condivisa nel lungo periodo ricorrendo a uno strumento normativo di mercato a pieno titolo. Spero pertanto che il voto di domani sia favorevole e che tutti coloro che sostengono di appoggiare gli eurobond trattino la questione animati da uno spirito di apertura invece che dai pregiudizi ideologici.
Corien Wortmann-Kool, relatore. − (NL) Signor Presidente, una cosa è certa: l’Europa ha bisogno di fondamenta solide per evitare una nuova crisi monetaria in futuro e per garantire la crescita economica sostenibile. Il nostro gruppo, il gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), è soddisfatto dei risultati finora conseguiti sul pacchetto legislativo in materia di governance economica. Vorrei rivolgere i miei più sentiti ringraziamenti a tutti i deputati, ai relatori, ai relatori ombra, agli impiegati, al personale e a tutti gli altri per le innumerevoli ore che abbiamo trascorso insieme per giungere a questo risultato in quanto, nell’esercizio dei propri poteri, il Parlamento europeo ha assunto una posizione risoluta e ambiziosa. Vorrei ringraziare la Presidenza ungherese, e in particolare il ministro Kámán, per gli sforzi compiuti al fine di comporre le divergenze tra Consiglio e Parlamento. Di fatto, lei in persona ci ha permesso si raggiungere un accordo al 98 per cento, in parte grazie al sostegno prezioso del Commissario Rehn e del suo personale. è un risultato eccellente, ma non è stato semplice raggiungerlo.
Domani voteremo sulle relazioni. Al mio gruppo sta fortemente a cuore mantenere il livello elevato di consenso che abbiamo raggiunto. Spero che riusciremo a risolvere le ultime divergenze nell’arco delle prossime settimane, in modo da perfezionare un accordo prima dell’estate. è molto importante, in quanto il mio gruppo si sta adoperando per una votazione finale in plenaria nel mese di luglio.
Proseguono le turbolenze sui mercati finanziari, e dobbiamo trovare urgentemente una soluzione alla crisi del debito in diversi paesi. Tuttavia, è altrettanto impellente (e qui risiede ora il nostro compito di colegislatori) che l’Europa dia prova di un processo decisionale forte in termini di un Patto di stabilità ambizioso e di governance economica. Prendere una decisione prima dell’estate è cruciale per ripristinare la fiducia nell’euro, visto che le violazioni del Patto di stabilità e crescita risalgono addirittura al 2003. Invece di applicare le norme, le stesse sono state semplicemente liberalizzate, una tendenza che dobbiamo fermare. Si tratta di leggi credibili, non di negoziati dietro le quinte tra gli Stati membri per evitare le sanzioni. Se gli Stati membri non interverranno efficacemente per onorare gli impegni e ridurre i loro disavanzi (e questi sono impegni, lo ricordo, che essi hanno assunto di spontanea volontà) il processo decisionale dovrà dimostrarsi efficace. Per questo l’Aula ha proposto la procedura di votazione inversa.
Siamo franchi: la formula magica dei nostri onorevoli colleghi di sinistra, la regola d’oro, non ci porterà a una soluzione. Purtroppo, il denaro non cresce sugli alberi e sono finiti i giorni delle soluzioni facili e delle scelte indolori. Per questo il gruppo del PPE si batte per la sostenibilità delle finanze pubbliche e per il divieto di disavanzi di bilancio del 5 o 6 per cento. L’onere del debito – e ne stiamo vedendo la dimostrazione dolorosa – ostacola la crescita economica, non soltanto nei paesi europei, ma anche negli Stati Uniti.
Ci occorrono fondamenta solide, per questo mi rallegro che il Consiglio abbia accolto la parte preventiva delle proposte, vale a dire assicurarsi che gli Stati membri rafforzino le loro responsabilità nazionali e coinvolgano i parlamenti nazionali nel processo, stabilire scadenze precise, prevedere procedure e ispezioni, rafforzare le pubbliche relazioni, la pressione tra pari e le discussioni pubbliche in seno all’Assemblea invece che in seno al Consiglio. Il semestre europeo è naturalmente una conquista importante, perché vogliamo occupazione e crescita.
Ci attende una giornata storica e importante. Domani, in quest’Aula, ci prepareremo ad assumerci le nostre responsabilità. Constato che il gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo e il gruppo Verde/Alleanza libera europea vogliono mettere il bastone fra le ruote. Pare che vogliano essere animati dallo spirito del compromesso soltanto quando si tratta delle loro relazioni. Signor Presidente, non è questo lo spirito di compromesso. Vorrei esortare tutti i parlamentari che ritengono importante la sostenibilità delle finanze pubbliche di sostenere queste sei relazioni domani. Non sono l’esito finale, in quanto domani faremo solo un passo avanti e consulteremo il Consiglio su come eliminare questi ultimi ostacoli al raggiungimento di un accordo, lo speriamo, entro luglio.
Carl Haglund, relatore. – (SV) Signor Presidente, a mio avviso gli eventi che abbiamo avuto modo di seguire questa settimana, sia nel Consiglio sia nei paesi che si dibattono in problemi economici molto gravi, ci dimostrano ancora una volta l’importanza del pacchetto in oggetto. Se non faremo dei passi avanti su tali questioni, i problemi proseguiranno invece che risolversi. Inoltre, credo sia importante ricordare cos’è accaduto nel 2005, quando avremmo dovuto intervenire e dimostrare che non va assolutamente bene violare le clausole di stanziamento comuni. Non l’abbiamo fatto, abbiamo preferito cambiare le norme. Adesso è giunto il momento di porvi rimedio.
Il pacchetto in oggetto è importante. Vorrei esprimere i miei più sentiti ringraziamenti ai miei onorevoli colleghi. Abbiamo lavorato alacremente insieme. Come è stato ripetutamente sottolineato, siamo molto vicini al raggiungimento dell’obiettivo, ma al contempo è importante superare con successo la votazione di oggi e quella di luglio. Vorrei inoltre ringraziare il ministro Kármán della Presidenza ungherese, che ha svolto un lavoro splendido. Apprezziamo molto quello che ha fatto. Come dicevo, mi preme inoltre ringraziare gli onorevoli colleghi, e l’onorevole Ferreira in particolare. La procedura di sorveglianza, che è nuova e che completa il lavoro svolto per tenere a galla la moneta unica, è stata il risultato di un lavoro eccellente. L’Europa ne ha bisogno.
Tornando al 2005, il Parlamento europeo pretende ancora che troviamo una soluzione a quello che viene definito voto a maggioranza qualificata inversa. Per quale ragione? Perché abbiamo scoperto che se non disponiamo di un sistema decisionale automatico adeguato in seno al Consiglio, non vengono prese le decisioni necessarie. Non possiamo più permettere che accada. A tale proposito, c’è ancora una questione in sospeso, ma spero che Consiglio riesca a intraprendere una discussione seria su ciò di cui effettivamente si tratta. Il Consiglio europeo si riunisce giovedì e venerdì. Non deve accadere che, per ragioni di prestigio, non vengano prese decisioni su una questione di cui ognuno conosce l’urgenza. Non deve nemmeno accadere che alcuni Stati membri più grandi pensino di potersi accordare anticipatamente su determinate questioni, presentandosi poi con un accordo praticamente concluso. Il Consiglio deve prendere decisioni autentiche e la legislazione va concordata in consultazione col Parlamento europeo. Ora il Consiglio ha la possibilità di prendere decisioni sagge, e sono certo che il Parlamento europeo possa aiutarlo a prendere quelle giuste.
Per quanto riguarda l’elemento macroeconomico, mi preme innanzi tutto sottolineare che, grazie al lavoro svolto in Parlamento, disponiamo di una proposta che abbiamo convenuto col Consiglio che è sufficientemente trasparente e contiene inoltre una soluzione sufficientemente automatica. A mio parere, grazie a tale soluzione potremo avere un’area euro più solida e anche la possibilità di porre rimedio ai problemi economici di un paese che potrebbero mettere altrimenti a rischio l’intera zona della moneta unica. Approvo che, nella nostra relazione, venga stabilito un sistema per gestire i paesi che non onorano i propri impegni, in altre parole un requisito per risolvere direttamente i problemi. La prima volta che non viene mantenuta una promessa, il paese verrà costretto a versare un deposito fruttifero, come l’abbiamo chiamato. è necessario. Non possiamo trasmettere il segnale che se un paese promette di fare qualcosa in particolare, ma poi non lo fa non è prevista alcuna conseguenza. Purtroppo, la proposta originaria era esattamente così. Mi fa piacere che siamo riusciti a correggerla. è una questione di principio importante. Al contempo, ci siamo anche occupati del problema della frode, dove vengono truffati altri paesi, un altro aspetto estremamente importante. Reputo che il Parlamento europeo abbia svolto un ottimo lavoro su questo punto.
Come hanno ricordato diversi oratori, il voto di domani è molto importante, e credo che andrà bene. Mi auguro che, alla fine di questa settimana e per tutta la seguente, il Consiglio europeo possa avviare una discussione seria su quello che è possibile fare per raggiungere un accordo. Lo faremo anche qui in Parlamento, così disporremo della legislazione di cui l’Europa ha urgentemente bisogno. è essenziale se vogliamo poter continuare ad avere una moneta comune.
András Kármán, Presidente in carica del Consiglio. − (EN) Signor Presidente, prima di entrare nel merito, vorrei esprimere il mio più sincero apprezzamento alla presidente della commissione per gli affari economici e monetari, ai relatori, ai relatori ombra e a tutti i rappresentanti dei gruppi politici che hanno partecipato attivamente al processo per tutti i loro preziosi contributi. Sono egualmente grato alla Commissione, e allo stesso Commissario, per aver sempre mediato nelle discussioni, non solo nei trialoghi qui in Parlamento, ma anche in seno al Consiglio.
I sei testi legislativi sulla governance economica hanno rappresentato la priorità numero uno per la Presidenza ungherese. Mi preme sottolineare che non è stata la Presidenza a decidere autonomamente di attribuire alla questione lo status di priorità assoluta. L’iniziativa della Commissione è stata anche sostenuta dai capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri. Se vogliamo costruire un euro più forte, questo pacchetto sulla governance è una pietra miliare importante in tale processo.
L’economia mondiale, compresa l’Europa, ha attraversato la crisi peggiore dai tempi della Grande depressione e dobbiamo trarre le necessarie conclusioni. Dobbiamo renderci conto che lo choc potrebbe avere conseguenze durevoli se non eliminassimo le radici stesse della crisi. Molti degli insegnamenti che dovremmo trarre sono contenuti nelle sei proposte legislative presentate dalla Commissione lo scorso settembre. Verrà posto maggiormente l’accento sulla prevenzione, al fine di evitare di dover adottare politiche procicliche dannose in congiunture economiche sfavorevoli.
Finora il Patto di stabilità e crescita si è concentrato sul disavanzo, ma questo non ha impedito l’accumulo di una mole ingente di debito, pertanto d’ora in avanti verrà dedicata maggiore attenzione ai criteri del debito. Abbiamo capito che le procedure non erano sufficientemente rigorose e automatiche. Per questo affrontiamo anche qui tali questioni, per accrescere la credibilità del Patto. Ci siamo inoltre resi conto che il coordinamento delle politiche finanziarie mediante tale patto potrebbe non essere sufficiente in un’Unione che condivide una stessa moneta, pertanto abbiamo convenuto di introdurre un nuovo meccanismo per affrontare gli squilibri macroeconomici, che verranno trattati alla stessa stregua degli squilibri finanziari.
Per rispecchiare meglio e più approfonditamente i requisiti del trattato nelle procedure nazionali degli Stati membri, stiamo per adottare delle norme che migliorano la qualità dei quadri di bilancio nazionali.
Confido nel fatto che Parlamento e Consiglio condividano gli stessi obiettivi, segnatamente il rafforzamento della governance economica dell’UE e dell’area dell’euro, la prevenzione delle crisi future e la realizzazione di un quadro più forte per la governance economica nell’area dell’euro e nell’UE nel suo complesso.
Dopo un ciclo intensivo di triloghi con i relatori e di discussioni in seno al Consiglio, lunedì quest’ultimo ha modificato il suo approcci generale. Il risultato di tale processo è stato comunicato al Parlamento europeo in una lettera inviata il giorno seguente, il 21 giugno. Anch’io ritengo che i triloghi abbiano migliorato di molto la qualità del testo e che il pacchetto sia diventato più forte e coerente, soprattutto in termini di maggiore trasparenza e responsabilità e di un’applicazione più severa e automatica delle procedure.
In primo luogo, vorrei citare gli elementi salienti relativi a una maggiore trasparenza e responsabilità. Nel testo giuridico dovremo descrivere il semestre europeo e l’ampio coinvolgimento del Parlamento nel processo. Abbiamo aggiunto delle disposizioni che chiariscono il processo di dialogo economico tra le istituzioni europee, compreso il Parlamento europeo, il Consiglio e i singoli Stati membri. Il Parlamento europeo verrebbe coinvolto tanto quanto il Consiglio nell’istituzione e nel funzionamento del quadro di controllo degli indicatori per un meccanismo d’allarme nella prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici. Per quanto riguarda il ciclo di governance e la procedura di sorveglianza, rispettiamo incondizionatamente il ruolo importantissimo delle parti interessate competenti a livello nazionale, comprese le parti sociali.
In secondo luogo, sulla questione relativa a un’applicazione più rigorosa e automatica delle procedure, vorrei osservare quanto segue: verrebbe introdotta una sanzione aggiuntiva, un deposito fruttifero per gli Stati membri nella procedura per i disavanzi eccessivi. Ciò ha sempre rappresentato un anello mancante nelle procedure e le completa in maniera ragionevole, simile a quella prevista per la sorveglianza di bilancio. è inoltre prevista una penale aggiuntiva per gli Stati membri che falsificano le loro statistiche finanziarie, su iniziativa del Parlamento. L’applicazione del voto a maggioranza qualificate inversa riguarda anche la raccomandazione sulla prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici. Inoltre, nella sezione preventiva del Patto di stabilità e crescita, prevediamo una revisione dell’ampliamento del voto a maggioranza qualificata inversa. Al contempo, verrebbe rafforzata la procedura del “conformarsi o giustificarsi” già esistente. Per quanto riguarda le decisioni sul personale nel Patto di stabilità e crescita, il Consiglio è di norma tenuto a seguire le raccomandazioni e proposte della Commissione o a spiegare pubblicamente la propria posizione.
La Presidenza ritiene che il compromesso raggiunto durante i triloghi rifletta un approccio condivisibile, equilibrato e completo. Reputiamo che tutte le parti siano fortemente interessate a raggiungere tempestivamente un accordo. Deploro che la proposta presentata in plenaria sia diversa dal compromesso raggiunto dopo svariate tornate negoziali e che non tenga conto della proposta finale di compromesso del Consiglio. Al contempo, vi sono grati del fatto che il Parlamento abbia saggiamente deciso di lasciare aperta la possibilità di raggiungere a breve un accordo in prima lettura. è tempo che l’Europa unisca le forze e che l’Unione si prepari a essere all’altezza delle aspettative. Tutti i mercati e gli investitori seguono con attenzione gli sviluppi e vorrebbero sapere se siamo o meno in grado di produrre risultati. Un’adozione celere e puntuale del pacchetto è un imperativo per tutti noi.
Olli Rehn, Vicepresidente della Commissione. − (EN) Presidente, onorevoli deputati, mi preme innanzi tutto ringraziare la presidente della commissione per gli affari economici e monetari Sharon Bowles, i relatori onorevoli Wortmann-Kool, Ferreira, Ford, Goulard, Feio e Haglund, nonché i relatori ombra, che hanno offerto un valido contributo a tutti i negoziati. La presidente, i relatori e i relatori ombra hanno tutti rappresentato quest’Assemblea con grande eccellenza.
Apprezzo inoltre molto il ruolo straordinario svolto dal segretario di Stato András Kármán, che ha rappresentato la Presidenza ungherese con tanta competenza e determinazione. Mi spingo inoltre a dire che sono molto orgoglioso dei miei collaboratori alla Commissione e che li ringrazierò una volta che avremo raggiunto la meta, naturalmente col vostro aiuto.
Accolgo con molto favore i testi che avete perfezionato. Nel corso dei triloghi, i negoziatori del Parlamento hanno migliorato le proposte della Commissione sotto molti punti di vista importanti. Altrettante migliorie di rilievo sono giunte anche da parte del Consiglio.
La Commissione appoggia i testi su cui vi esprimerete a breve, e accogliamo con favore anche tutti i vostri emendamenti, su cui siamo d’accordo. Come sappiamo, il Consiglio li ha accettati quasi tutti, ma le eccezioni in tal senso sono piuttosto problematiche, riprenderò il discorso tra poco.
Non c’è tempo per elencare tutti i vantaggi acquisiti dal Parlamento in questi negoziati: i miei collaboratori mi hanno sottoposto un elenco riassuntivo di almeno 50 migliorie importanti da voi conquistate.
Ad esempio, avete codificato il semestre europeo, avete istituito un dialogo economico strutturato, che conferisce al Parlamento un ruolo di rilievo per tutto il semestre europeo. Avete conquistato la possibilità di avviare discussioni dettagliate su situazioni specifiche dei singoli paesi in ogni fase decisionale chiave del ciclo politico, compresa la conferma del diritto del Parlamento di avviare il dialogo con i singoli Stati membri. Nella legislazione nel suo complesso, vi siete assicurati un flusso migliore di informazioni e più trasparenza. La Commissione si è impegnata a condurre uno studio sui titoli in euro entro sei mesi dall’entrata in vigore di questa legislazione. A questo sarà allegata una dichiarazione della Commissione, di cui conoscete il testo, che chiarisce l’ambito di applicazione della relazione. Tornerà anche su questo. Nella dichiarazione, la Commissione si impegnerà inoltre a rivedere la natura intergovernativa del meccanismo europeo di stabilizzazione entro la metà del 2014.
Avete conquistato il voto a maggioranza qualificata inversa in diverse istanze importanti – per migliorare l’automaticità del processo decisionale – quale norma nel cosiddetto braccio preventivo del patto, in cui si trovano ora purtroppo 24 Stati membri su 27. Vi siete inoltre garantiti il ruolo paritario del Parlamento nel determinare il quadro di controllo per individuare possibili squilibri macroeconomici, e avete inserito forti garanzie sul dialogo sociale, il rispetto delle tradizioni nazionali dei contratti collettivi, la formazione delle retribuzioni e il ruolo delle parti sociali, che condividiamo appieno.
Sono previste penali severe per la frode statistica e garanzie di indipendenza per le autorità statistiche nazionali. Avete introdotto sanzioni più tempestive nella procedura per gli squilibri eccessivi. E potrei continuare all’infinito.
Nel vostro primo appuntamento legislativo con Ecofin in qualità di colegislatori per la politica economica, avete conseguito quasi tutti i vostri obiettivi più importanti, un risultato eccellente per il Parlamento e per l’Europa.
Sul tema dei titoli in euro, nel contesto del pacchetto mi limiterò a confermare quello che ho detto in sede di trilogo il 15 giugno. La Commissione intende presentare una relazione al Parlamento e al Consiglio sulla creazione di un sistema di emissione comune di obbligazioni sovrane europee, o titoli in euro, sulla base della responsabilità solidale con facoltà di rivalsa, in linea con l’articolo 8a, paragrafo 5, del regolamento sull’applicazione della sorveglianza di bilancio nell’area dell’euro ed entro sei mesi dall’entrata in vigore di tale regolamento. Tali titoli in euro avrebbero lo scopo di rafforzare la disciplina finanziaria e aumentare la stabilità attraverso i mercati, nonché, sfruttando l’incremento di liquidità, di garantire che gli Stati membri che vantano gli standard più elevati in materia di credito non siano penalizzati da tassi di interesse più elevati. Se del caso, la relazione sarà accompagnata da proposte legislative.
In altre parole, a nostro parere una relazione del genere sui titoli in euro va di pari passo ed è sensata solamente in vista del rafforzamento della governance economica, in linea col pacchetto attualmente in discussione.
Mi soffermo ora brevemente sui prossimi passi. Sono preoccupato. Se il pacchetto non venisse approvato, né il Consiglio né il Parlamento dovrebbero pensare di potersi scaricare addosso reciprocamente la responsabilità. Non funzionerebbe. A chi osserva il processo decisionale dall’esterno non interessano i minimi dettagli. Se falliremo – e dico “noi” e intendo veramente tutti noi – ci sentiremo semplicemente dire che è “l’Europa” ad aver fallito. L’Europa fallirebbe e la fiducia dei cittadini nella capacità dell’Europa di affrontare i loro problemi reali subirebbe un grave colpo.
Inoltre, nessuna delle due istituzioni deve pensare nemmeno per un attimo di poter ottenere un risultato più conveniente in seconda lettura – per ragioni tattiche o sostanziali. La Presidenza ha abilmente ottenuto dei compromessi col Consiglio che molto probabilmente non verrebbero riproposti se non si riuscisse a trovare un accordo in prima lettura.
Di fatto rimane aperta una sola questione: l’ambito di applicazione del voto a maggioranza qualificata inversa. Ritengo che siate tutti a conoscenza degli sforzi da noi compiuti. La Commissione appoggia il voto a maggioranza qualificata inversa. Lo stesso vale per la BCE e svariati Stati membri, ma non tutti e non in tutti i frangenti. Il Consiglio ha già accolto il voto a maggioranza qualificata inversa in cinque decisioni su sei, laddove giuridicamente possibile. Per quanto riguarda la sesta decisione, vi è disaccordo tra Parlamento e Consiglio. Ritengo che si possa e si debba trovare una soluzione. Mi rivolgo pertanto a voi per invitarvi a trovare nei prossimi giorni una soluzione costruttiva sul punto ancora in sospeso, e mi rivolgo anche al Consiglio, esortandolo a reagire con un approccio costruttivo.
Vi assicuro che la Commissione si impegnerà fino all’ultimo minuto, fino all’ultimo secondo per individuare una soluzione soddisfacente. La governance economica rafforzata in Europa è semplicemente troppo importante per non essere approvata soltanto per quest’ultima questione.
Non dimentichiamo che il Consiglio sta per firmare il trattato sul meccanismo europeo di stabilità (MES), incentrato sull’aspetto della correzione. Tale MES non potrà tuttavia che integrare il nuovo quadro di sorveglianza economica rafforzata, che pone l’accento sulla prevenzione ed è essenziale, in quanto ridurrà sostanzialmente la probabilità che in futuro si presentino crisi come quella che abbiamo appena vissuto.
Vorrei concludere con un messaggio semplice. Se non si addiverrà a un accordo entro la settimana e non si voterà al più tardi in luglio, l’Europa e i cittadini dell’Europa ne usciranno fortemente penalizzati. Tornare sull’argomento a settembre si tradurrebbe in frustrazione, amarezza e un esito peggiore per tutti.
Avete accolto il 99,9 per cento dell’essenza della legislazione. Chiedo ora a entrambe le parti di percorrere gli ultimi, pochi centimetri che le separano dal raggiungimento di un accordo. è d’importanza capitale, perché questo pacchetto rappresenta veramente la pietra miliare della nostra risposta complessiva alla crisi tuttora in corso. è assolutamente cruciale per la credibilità dell’Unione europea accordarsi sul pacchetto prima della pausa estiva, per poi procedere a tradurlo efficacemente in pratica.
Pervenche Berès, relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. – (FR) Signor Presidente, Presidente in carica del Consiglio, Commissario, onorevoli colleghi, vorrei riunire le mie osservazioni in tre gruppi, a nome della commissione per l’occupazione e gli affari sociali.
Il primo è che, all’atto di adottare questo pacchetto sulla governance economica, dobbiamo accertarci che si tenga conto del trattato di Lisbona nel suo complesso. Ai sensi dello stesso, considerare obiettivi relativi alla promozione di una maggiore occupazione, alla garanzia di una previdenza sociale adeguata e di una lotta all’esclusione sociale rappresenta una finalità trasversale che si applica anche a questo pacchetto sulla governance economica. Consentitemi di osservare che a volte ho l’impressione che questa finalità sia stata relegata al secondo posto.
Per questo la commissione per l’occupazione e gli affari sociali ha insistito affinché l’intero pacchetto si basasse non soltanto sull’articolo 121 del trattato, che riguarda il coordinamento delle politiche economiche, ma anche sull’articolo 148, che tratta la politica occupazionale in termini di coordinamento tra le responsabilità degli Stati membri e il livello europeo. Anche per tale ragione riteniamo che in seno all’Unione vada fermamente garantito il ruolo del Consiglio “Occupazione, politica sociale, salute e consumatori” (EPSCO), alla pari con il Consiglio “Affari economici e finanziari” (Ecofin).
In quanto – e passo ora al mio secondo gruppo di osservazioni – se nel rivedere il Patto di stabilità e crescita il nostro unico obiettivo è una tipologia di governance che soddisfi le agenzie di rating, ci lasceremmo sfuggire un’occasione importante nella storia della nostra unione economica e monetaria. Oggi la storia ci esorta a guardare al quadro più ampio e a esaminare nel dettaglio gli scopi per cui vogliamo attuare la governance economica.
Dobbiamo ridimensionare il debito, è ovvio, ma dobbiamo anche assicurarci che la governance economica contribuisca a garantire il successo della strategia Europa 2020. A tale proposito, riteniamo che si sarebbero potuti utilizzare altri approcci. Commissario, come mai soltanto la spesa per le pensioni è degna di ricevere un trattamento speciale nella sua valutazione degli obiettivi di bilancio a medio termine degli Stati membri? Perché questo trattamento speciale non può essere riservato anche all’investimento nel futuro rappresentato dalla spesa per l’istruzione, o dalla spesa che dobbiamo sostenere per combattere l’esclusione sociale, un obiettivo stabilito da lei e da noi inserito nella strategia Europa 2020? Come mai queste finalità e questo tipo di approccio non vengono applicati anche alla spesa per la ricerca e sviluppo o per le infrastrutture?
Il mio terzo insieme di osservazioni riguarda il modo in cui viene condotta la sorveglianza macroeconomica. La riteniamo un esito essenziale di questo pacchetto, ma questo significa che dev’essere applicata in maniera simmetrica. In fin dei conti, per noi del Parlamento europeo, c’è in gioco una questione fondamentale. L’onorevole Ford l’ha denominata una lotta di potere. Non è una lotta di potere, è una questione di democrazia. Se vogliamo la governance economica europea, dobbiamo lasciare spazio al dibattito pubblico e alla democrazia europea, per far funzionare questa politica economica europea. A tale proposito, mi preme precisare che il rifiuto vostro e del Consiglio di permettere al Parlamento europeo di partecipare alla definizione degli indicatori macroeconomici mediante atti delegati non mi pare essere l’approccio corretto.
Sari Essayah, a nome dell’onorevole Casa, relatore per parere della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. − (EN) Signor Presidente, l’onorevole Casa mi ha chiesto di intervenire al suo posto, in quanto è impossibilitato a presenziare a quest’ora.
I relatori del pacchetto di sei legislazioni hanno accolto molti degli emendamenti della commissione per l’occupazione e gli affari sociali. Il messaggio che trasmettiamo è che una società possa avere un’economia sana soltanto quando i membri che la compongono possono contribuire pienamente al suo sviluppo. Un’economia sana è fondamentale per un buon livello di sviluppo e di politiche sociali e, viceversa, un buon livello di occupazione e di politiche sociali è essenziale per un’economia sana. Gli Stati membri con politiche sociali e strategie di crescita più prudenti sono quelli che stanno conseguendo i risultati migliori, a dimostrazione del fatto che la stabilità fiscale porta alla crescita e all’occupazione.
Dobbiamo rispettare le norme del Patto di stabilità e crescita. è essenziale puntare sulla crescita e sull’occupazione e impedire che l’onere del debito ricada sui nostri figli e sulle generazioni future. Dobbiamo renderci conto che ogni euro speso per pagare gli interessi sul debito pubblico è un euro che non viene adoperato per gli investimenti nell’istruzione, nella sicurezza sociale e in altri campi che creano l’ambiente necessario per uno sviluppo favorevole dell’economia e per il benessere dei cittadini. Occorre pertanto ridurre il prima possibile l’indebitamento degli Stati membri.
Herbert Dorfmann, a nome del gruppo PPE. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, sussistono indubbiamente innumerevoli ragioni alla base della situazione in cui attualmente ci troviamo nell’area dell’euro e nell’Unione europea nel suo complesso, ma due sono particolarmente salienti. In primo luogo, ci siamo resi conto troppo tardi della rotta che stava seguendo l’Europa. Secondariamente, quando l’abbiamo capito, il Consiglio in particolare si è a lungo rifiutato di adottare le misure necessarie (che di fatto sono previste dal Patto di stabilità e crescita) o di imporre le relative sanzioni. Per dire le cose come stanno, non è stato semplicemente azionato il cavo di spiegamento del paracadute.
Il nuovo regolamento sulla sorveglianza macroeconomica dovrebbe affrontare entrambi i problemi. Innanzi tutto, il sistema completamente nuovo che propone dovrebbe consentirci di riconoscere gli squilibri macroeconomici in una fase molto precoce; e, in secondo luogo, dovremmo poi riuscire a intervenire tempestivamente. Abbiamo sviluppato un buon quadro di controllo, anche se a seguito di lunghe discussioni. Mi preme ringraziare sentitamente la relatrice, onorevole Ferreira, per la cooperazione positiva in tal senso.
Bisogna accertarsi che vengano adottate misure immediate per contrastare gli squilibri. Proprio per questo è necessario che venga qui sviluppato un meccanismo che non possa essere oggetto di attacchi politici. Per questo il ricorso al voto a maggioranza qualificata inversa è così importante e fondamentale per il Parlamento.
Se vogliamo attuare lo strumento in maniera efficace, ciò si traduce naturalmente in un trasferimento di potere dalle capitali nazionali a Bruxelles, una mossa presumibilmente comunque necessaria in un’unione economica e monetaria. Soltanto quando i cittadini europei si accorgeranno che agiamo con efficacia, che abbiamo imparato dagli errori commessi, potremo riguadagnarci la fiducia che è andata perduta.
Vi assicuro che domani il mio gruppo appoggerà la relazione Ferreira.
Stephen Hughes, a nome del gruppo S&D. – (EN) Signor Presidente, non troverà in quest’Aula molti deputati che non concordino con la necessità di riportare il debito e i disavanzi su livelli ragionevoli negli anni a venire. Il mio gruppo ritiene sicuramente che vada fatto.
Non si tratta di uno scontro politico tra europarlamentari fiscalmente virtuosi o fiscalmente irresponsabili. Quel che divide voi da noi e i progressisti dai conservatori qui in Parlamento è il modo in cui ripristinare la solidità delle finanze pubbliche, a quale costo economico e sociale, e a quale prezzo per la capacità futura dell’Europa di competere in un mercato globale. Lei continua imperterrito a sostenere, Commissario, che non vi sia alternativa alla sua agenda di totale austerità. Secondo noi si sbaglia di grosso. A nostro avviso, il suo approccio e quello della maggioranza di destra del Consiglio rappresentano la minaccia più grande per il futuro vero e proprio dell’idea europea, in quanto esautorano il concetto di appartenenza a una comunità, le nozioni di solidarietà e coesione.
La stragrande maggioranza dei milioni di cittadini che hanno perso il lavoro durante la crisi è ancora disoccupata. Che messaggio hanno per loro il Consiglio e la Commissione? O per i milioni di persone il cui posto di lavoro è a rischio o che vivono in povertà? Che messaggio hanno per le centinaia di milioni di persone che soffrono a causa dei tagli delle prestazioni pubbliche, della sanità e dell’istruzione? Che messaggio c’è per loro? Che messaggio ha il Consiglio questa settimana? Ebbene, francamente non mi aspetto nulla, niente di niente.
Dal Consiglio di questa settimana non uscirà nemmeno un raggio di speranza per i lavoratori, per i disoccupati o per i giovani così tanto penalizzati. Sono stati ingiustamente e gravemente colpiti dalla crisi di cui non sono stati la causa, e adesso verranno colpiti nuovamente per riparare ai danni che essi non hanno provocato.
La vostra agenda politica ed economica è totalmente inaccettabile per noi, da questa parte dell’Aula. Per tutta la durata del processo legislativo abbiamo suggerito emendamenti sensati ed equilibrati alle proposte della Commissione, abbiamo proposto di creare un legame saldo tra le riforme nazionali e i programmi di stabilità e crescita, utilizzando i primi come veicoli forti per la necessaria promozione degli investimenti pubblici. Abbiamo formulato proposte per mantenere livelli ragionevoli di investimenti pubblici produttivi e abbiamo raccomandato di rendere apertamente anticicliche le nuove norme. Potrei continuare, ma il fatto è che l’agenda economica e sociale attuale è stata dirottata dalla destra. Non vi è nemmeno spazio per approcci politici moderati, figuriamoci più progressisti.
E la prego, Commissario Rehn, non mi venga a dire ce queste politiche che sto denunciando vengono portate avanti dai governi socialisti. Lo sa bene che, in un periodo in cui persino le economie più forti d’Europa devono piegarsi alle pretese di un settore finanziario irresponsabile e sempre più pericoloso, nessuno Stato membro può cambiare quest’agenda da solo.
Per concludere, mi chiedo chi trarrà vantaggio dalle decisioni che verranno prese questa settimana. A me sembra che gli unici che se ne approfitteranno sono proprio gli stessi che hanno causato questi dissesti, il settore finanziario, e lo ritengo scandaloso.
Sharon Bowles, a nome del gruppo ALDE. – (EN) Signor Presidente, finora ci siamo accordati su quasi tutto il pacchetto, e abbiamo dimostrato che la codecisione funziona, grazie all’arduo lavoro della Presidenza ungherese e naturalmente al ministro Kármán in particolare, nonché ai negoziatori del Parlamento e alla Commissione.
La Presidenza e la Commissione hanno già elencato numerose aggiunte del Parlamento – credo fossero 50. Tra queste figurano un quadro giuridico per il semestre e la sorveglianza dei programmi di riforma nazionali, l’indipendenza degli uffici nazionali di statistica e le sanzioni in caso di frode, le missioni di sorveglianza della Commissione, un dialogo economico tra tutte le parti interessate e sostanzialmente una maggiore trasparenza di tutto il processo.
Non possiamo tuttavia nascondere che sono emerse notevoli divergenze durante i negoziati del pacchetto. Da parte mia, non lo considero un esibizionismo politico, ma piuttosto una ricerca di responsabilità, un voler coinvolgere i cittadini. Quel che ci divide in seno al Parlamento è diverso dalle nostre questioni col Consiglio ma, per quanto difficile possa essere, dobbiamo onorare il nostro dovere democratico. è quest’Assemblea che conferisce le responsabilità.
Alcuni preferiscono l’intergovernamentalismo. Poiché il testo approvato è stato riconosciuto migliore dell’approccio generale del Consiglio, tutto ciò non ha senso. è altrettanto insensato per la ricerca di responsabilità – che manca in maniera evidente in gran parte delle risposte alla crisi ed è soprattutto una conseguenza di decisioni intergovernative. Dalla constatazione che le risorse del Fondo di stabilità dovevano essere maggiori, al riconoscimento del fatto che tassi di interesse punitivi non si traducono in sostenibilità e nella possibilità di tornare sui mercati, quest’Assemblea non ha avuto paura di assumere la guida, e il Consiglio l’ha seguita.
Siamo più forti quando operiamo insieme, e sono convinta che si possano ricomporre anche le ultime divergenze.
Ivo Strejček, a nome del gruppo ECR. – (CS) Signor Presidente, il pacchetto di sei proposte teso a migliorare la disciplina nell’area dell’euro si fonda sulla convinzione che gli Stati membri si attengano con maggior rigore alla nuova architettura più severa creata per la sorveglianza sovranazionale. Ritengo sia problematico seguire tale approccio, soprattutto perché alcuni Stati membri si sono rivelati incapaci di conformarsi alle norme meno rigide in vigore sinora e a imporne efficacemente l’attuazione. Mi preme citare quattro punti che considero controversi.
Il primo è il voto a maggioranza qualificata inversa, a cui si è già fatto ripetutamente riferimento in quest’Aula. Reputiamo che tale voto a maggioranza qualificata inversa sia uno strumento da utilizzare in casi eccezionali, il ricorso al quale deve essere sempre spiegato in maniera adeguata e approfondita, e per il quale devono essere approntati i controlli del caso per verificare che il suo utilizzo sia in linea con la legislazione primaria.
Non siamo d’accordo con l’aumento del numero di aree soggette alle procedure di sorveglianza per le quali viene proposto il ricorso al voto a maggioranza qualificata inversa. L’approccio in oggetto accrescerà il potere politico della Commissione e del Parlamento europeo a discapito del Consiglio e delle autorità nazionali, e non è quello che vogliamo.
Per quanto riguarda le missioni di sorveglianza, nutro delle gravi riserve sulla proposta in questione, in quanto tali missioni sarebbero composte principalmente da funzionari della Commissione europea a cui verrebbero conferiti ingenti poteri in assenza di un mandato politico. Si tratta di una riserva fondamentale. Chi non è soggetto al controllo pubblico degli elettori, indipendentemente dalla bontà delle intenzioni, non può essere autorizzato a svolgere funzioni di sorveglianza scavalcando i vertici degli organi politici nazionali o le più alte istituzioni nazionali.
Il quadro di controllo, che tenta di redigere un elenco di indicatori macroeconomici a livello sovranazionale e, sulla base di tale lista, di valutare la capacità delle autorità nazionali e delle loro economie di gestire gli squilibri economici, è un’idea controversa. La situazione attuale in Grecia è un buon esempio del fatto che soluzioni imposte dall’esterno si scontrano con l’opposizione degli abitanti del paese, e sono una delle cause dell’acuirsi delle tensioni sociali.
Philippe Lamberts, a nome del gruppo Verts/ALE. – (FR) Signor Presidente, i Verdi vogliono la governance economica. Non soltanto per far piacere ai cittadini, non per scattare una bella foto ricordo, ma semplicemente per dare al popolo europeo, partendo dall’euro, degli strumenti per affrontare le sfide del XXI secolo, in altre parole garantire un tenore di vita dignitoso a tutti, e non soltanto a pochi fortunati, e farlo tenendo conto dei limiti fisici del pianeta – e naturalmente è questa la novità.
In tal senso, appoggiamo le relazioni sul quadro di bilancio e la componente macroeconomica del pacchetto sulla governance economica. Siamo soddisfatti di tutti gli indicatori selezionati, anche se avremmo preferito che ce ne fosse uno sulle disparità in termini di reddito, in quanto rappresentano un segnale evidente di un’economia e di una società che funzionano male e dovrebbero pertanto fungere da segnale d’allarme.
Tuttavia, il nostro accordo sulla componente macroeconomica è subordinato al mantenimento di un approccio simmetrico, un punto che vorrei porre all’attenzione del Consiglio. In altre parole, riteniamo che tutti gli Stati membri debbano essere sulla stessa barca, sia che presentino un disavanzo o un’eccedenza corrente, ad esempio. Non c’è ragione di praticare favoritismi, in quanto l’eccedenza di un paese è il disavanzo dell’altro.
Per quanto riguarda il Patto di stabilità e crescita, non possiamo accettare uno strumento che si traduce e si tradurrà unicamente in austerità, austerità e ancora austerità, in altre parole saranno solo i membri più deboli delle nostre società a pagare il prezzo della crisi economica.
Il nostro obiettivo era l’equilibrio, ma non riducendo la disciplina di bilancio, bensì associandola a investimenti disciplinati. La nostra proposta consisteva nel rendere gli obiettivi che l’Europa si è posta con la strategia 2020 non soltanto vincolanti, ma ugualmente vincolanti tra loro e vincolanti tanto quanto le norme sul bilancio o sui disavanzi. Mi delude che non si sia riusciti a raggiungere la maggioranza in Parlamento per appoggiare definitivamente la strategia e adottare un atteggiamento più serio.
Avremmo potuto accordarci di votare a favore di questo pacchetto per la stabilità e la crescita lasciandolo invariato, se fosse stato accompagnato da un pacchetto fiscale ambizioso che comprendesse una tassa sulle transazioni finanziarie, una sull’energia, un’imposta equa sulle imprese transnazionali e, naturalmente, misure per combattere la frode fiscale. In questo modo avremmo potuto aiutare gli Stati membri dell’Unione a finanziare gli obiettivi che si prefiggono di raggiungere. Invece non c’è stato alcun segnale in tal senso. Non c’è assolutamente niente all’orizzonte, nonostante le dichiarazioni rilasciate nuovamente oggi dal Presidente Barroso.
Mi rivolgo alla destra: avete scelto di formare una maggioranza esigua con gli euroscettici, come eravate liberi di fare, per dare vita a una forma di governance economica che, ve lo posso assicurare, è ingiusta e si rivelerà inefficace.
E quindi vedremo cosa succederà, qui in Parlamento quando il vostro patto con gli euroscettici sarà venuto meno, o nei sondaggi in Francia nel 2010 e in Germania nel 2013, in cui credo che gli elettori ci daranno ragione.
Jürgen Klute, a nome del gruppo GUE/NGL. – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche noi propendevamo per la governance economica nel nostro programma per le elezioni europee del 2009. Tuttavia, il concetto di governance economica che abbiamo noi della sinistra si discosta da quello contenuto nel pacchetto sulla governance economica attualmente sul tavolo.
Per noi, governance economica significa fissare norme chiare in campo economico e stabilire dei limiti. Ad esempio, reputiamo che ciò significhi vietare il dumping nel campo delle retribuzioni o il dumping fiscale, oppure stabilire standard minimi per arginare la distorsione della concorrenza sul mercato del lavoro. Naturalmente, per noi governance economica vuol dire anche una regolamentazione efficace dei mercati finanziari.
Nulla di ciò si ritrova nel pacchetto sulla governance economica. Invece, la versione attuale dello stesso sembra essere soprattutto il risultato delle pressioni esercitate dalle agenzie di rating del credito sugli Stati dell’euro dell’Europa meridionale. Come si evince già dagli esempi di Grecia, Portogallo e Spagna, viene portata avanti una politica radicale di austerità con conseguenze difficili da valutare per il futuro del progetto europeo nel suo complesso. Tale politica radicale di austerità sta inducendo i cittadini di Grecia, Portogallo e Spagna, ma anche quelli dei paesi nordeuropei, a ritornare su posizioni miopi ispirate al nazionalismo che ritenevamo sconfitte da tempo in Europa.
I miglioramenti estremamente necessari apportati alle proposte originarie della Commissione, elaborati in seno alla commissione per gli affari economici e monetari e poi accolti – in particolare la relazione Ferreira – sono stati in larga parte nuovamente eliminati e diluiti a causa delle pressioni esercitate dal Consiglio. A nostro parere, eliminare gli atti delegati dalla relazione Ferreira è totalmente inaccettabile. Ne consegue che il Parlamento europeo non ha più alcuna influenza sul modo in cui vengono gestiti gli squilibri macroeconomici. La prerogativa spetta unicamente alla Commissione. Tutto ciò assomiglia poco alla democrazia, e ancor meno a un’Europa sociale pronta ad affrontare il futuro.
A nostro avviso, il pacchetto sulla governance economica (almeno nella sua forma attuale) è la risposta sbagliata alla crisi in cui ci stiamo dibattendo. Per questo non appoggeremo il pacchetto nella sua forma attuale.
Claudio Morganti, a nome del gruppo EFD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario Rehn, con l'introduzione dell'euro non era forse ben chiaro cosa comportasse la perdita della politica monetaria per uno Stato. Oggi ne stiamo vedendo drammaticamente le conseguenze in Grecia.
L'area dell'euro non era e non è diventata un'area monetaria ottimale e un paese colpito dalla crisi ha maggiore difficoltà a risollevarsi e rischia di trascinare nel baratro anche gli altri Stati. Da Maastricht in poi erano già previsti alcuni criteri per prevenire situazioni pericolose e abbiamo visto come siano miseramente falliti. La Grecia nel 1999 non rispettava alcun criterio e solo due anni dopo era già nell'euro. Il Portogallo, inoltre, era stato il primo paese a ricevere ammonimenti nel 2002 riguardo alla sua situazione di deficit.
Anche in passato, quindi, vi erano stati segnali, ma le conseguenze rischiano ora di pagarle tutti i cittadini europei. Siamo quindi in attesa di vedere se queste nuove misure siano meno utili. Probabilmente sono l'ultima possibilità prima di decretare il definitivo fallimento della politica economica comunitaria.
Hans-Peter Martin (NI). – (DE) Signor Presidente, il dramma che affligge l’Unione europea si sta trasformando in tragedia. Domani ce la giocheremo fino all’ultimo voto. In veste di rappresentante direttamente designato da 500 000 elettori in Austria, come posso appoggiare questo pacchetto?
Ora possiamo illustrare il concetto di governance economica persino ai più euroscettici, ma non se non ha legittimità democratica e se non sono previsti controlli. Come può funzionare se, da un lato, viene di fatto istituito un protettorato – la Grecia – e, dall’altro, i contribuenti delle nazioni più abbienti vengono depredati delle loro obbligazioni tramite la BCE e le banche inaffidabili? Come si può spiegare a chi era arciconvinto di non rinunciare allo scellino e al marco che adesso ci servono improvvisamente gli eurobond semplicemente perché non è possibile controllare le banche? A proposito, onorevole Hughes, mi fa piacere che adesso i socialdemocratici se ne siano resi conto. L’unica via d’uscita che posso immaginarmi è quella di arrenderci e ammettere che allora non avremmo dovuto fare questo o quello, se riconosciamo i nostri errori e, mentre l’Europa attorno a noi va in fiamme, proponiamo finalmente uno scenario in cui siamo in grado di sopravvivere alla globalizzazione.
Ma tutto ciò non compare nel pacchetto attuale, ed è per questo (singoli punti a parte) che è così difficile votare a favore se ci si reputa delle persone responsabili.
Krišjānis Kariņš (PPE). – (LV) Signor Presidente, solitamente le case vengono progettate da persone con un’istruzione superiore, ma realizzate da operai che a stento hanno finito le scuole superiori. Per di più, se durante la costruzione di una casa c’è un operaio edile sciocco o disonesto che non versa nelle fondamento la quantità di cemento richiesta dal progetto, la casa non potrà che essere instabile. Nel caso della zona dell’euro, le fondamenta, le fondamenta della stabilità, sono state realizzate col Patto di stabilità e crescita. Purtroppo è accaduto che molti Stati membri – paragonabili forse a operai pigri o incuranti – non si siano attenuti al Patto di stabilità e abbiano accumulato debiti pubblici eccessivi, disavanzi di bilancio. Quando è arrivata la crisi economica mondiale, la zona dell’euro ha cominciato a vacillare. Se l’area dell’euro fosse un’abitazione, dovremmo logicamente rimetterci al lavoro e gettare nuove fondamenta. In questo caso abbiamo ultimato un pacchetto sulla governance economica che dovremmo approvare, rinforzandone le fondamenta, di modo che in futuro, quando arriverà la prossima tempesta, la zona dell’euro non traballerà più. Inoltre, se vogliamo un esempio di struttura che vacilla, basta guardare cosa sta accadendo in Grecia. Onorevoli deputati, dobbiamo evitare che in futuro la nostra casa vacilli ancora, e la soluzione in tal senso è approvare il pacchetto sulla governance economica. Grazie dell’attenzione.
Udo Bullmann (S&D). – (DE) Signor Presidente, vorrei esordire con una domanda rivolta al Commissario Rehn e al ministro Kármán del Consiglio. Entrambi hanno citato una questione in sospeso nella diatriba tra la maggioranza del Parlamento e il Consiglio. Questa settimana ho appreso che il Consiglio si è opposto a una formulazione sull’approccio simmetrico contenuta nella relazione dell’onorevole Ferreira, la relatrice per il gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo. Sapete dirmi se il problema si è risolto, visto che il Consiglio ha votato a favore della relatrice? A dire il vero, in quel caso ci sarebbe ancora una questione irrisolta tra la maggioranza dell’Assemblea e il Consiglio, o vi siete scordati di parlarne? Se così fosse, vorrei anche una conferma in tal senso, altrimenti mi viene da pensare che lo consideriate un aspetto irrilevante. Vorrei che voi due mi forniste una spiegazione alla fine della discussione.
Dopo aver ascoltato i due gruppi conservatori presenti in Parlamento, e anche i liberali, ho l’impressione che siano convinti che, adottando la loro proposta, rimetteremmo ordine nel mondo. Purtroppo non è così. Il mondo peggiorerebbe, non migliorerebbe, visto che hanno trasformato l’opportunità di creare una politica economica più comune in Europa in un pacchetto di austerità. è deplorevole, poiché si tratta di una politica che risale al secolo scorso, perché rappresenta un approccio antiquato che, tra le varie tecniche politiche, si limita ad adottare i regimi sanzionatori e non gli incentivi, la tassazione intelligente, oppure gli approcci equilibrati come quelli da noi proposti. Diversi gruppi presenti in Aula hanno formulato proposte sufficientemente pragmatiche da consentire la presentazione di un pacchetto equilibrato.
L’onorevole Wortmann-Kool ci vuole far credere che tale proposta verrebbe bloccata dai Verdi e dai socialdemocratici, ma sono solo sciocchezze. è vero il contrario. Ai deputati di questo Parlamento appartenenti al gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano), che corrono dietro alla Commissione o al Consiglio, voglio ricordare che non siamo qui per annuire, bensì per pensare con la nostra testa. I nostri elettori si aspettano questo da noi. Mi preme pertanto precisare che al momento non potete sapere se uno Stato membro sta acquistando un arsenale di difesa, un cacciabombardiere, o se sta investendo nel sistema d’istruzione di domani. Non siete in grado di valutare qualitativamente la sua politica di bilancio. Ma noi vogliamo dotarvi degli strumenti per farlo. Volevamo un patto più intelligente che consentisse alla Commissione di esercitare una maggiore influenza. Non riesco a capire come mai il Commissario Rehn non sia d’accordo. Oltre a una maggiore influenza, avevamo in mente una politica economica moderna che fa riferimento agli obiettivi UE 2020 nell’interesse dei nostri cittadini. Avete fatto naufragare il processo, ed è un peccato. Ne consegue che questo pacchetto non è per nulla bilanciato.
Continueremo a batterci per un pacchetto economico migliore. Lo dobbiamo al nostro elettorato. In verità, la risposta deve essere “più Europa”, non “meno Europa”. Ma deve essere l’Europa giusta, non il pacchetto sbagliato.
Olle Schmidt (ALDE). – (SV) Signor Presidente, Commissario, l’Europa si trova in una situazione difficile, ma di solito è proprio durante le crisi che l’UE riesce a prendere decisioni coraggiose. Il fatto che domani potremo prendere una decisione su norme più rigorose e più chiare in materia di governance economica è estremamente importante, non soltanto per i paesi dell’area dell’euro. Interessa tutti. I leader europei hanno esitato e creato una situazione di incertezza. Si è diffuso il nervosismo. Il loro messaggio è cambiato da un giorno all’altro. La decisione di domani riuscirà a dimostrare che il Parlamento è in grado di prendere decisioni difficili in momenti difficili. La Grecia è ricorsa all’inganno per poter aderire all’area dell’euro. è vero. Proprio per questo i leader tedeschi e francesi stanno dando prova di una leadership risoluta e si stanno assumendo la responsabilità del futuro dell’Europa, invece di continuare a parlare in tono incerto e sommesso.
Occorre riformare il Patto di stabilità e crescita e irrigidire le norme. Pacta sunt servanda (i patti vanno rispettati), non vogliamo una nuova Grecia! In Svezia, sappiamo che la stabilità e la crescita passano attraverso la solidità delle finanze statali. L’onorevole Bullmann lo chieda ai membri svedesi del suo gruppo. Auspico che i socialdemocratici svedesi possano appoggiare questa proposta, soprattutto perché siamo riusciti a far approvare delle norme che salvaguardano i contratti collettivi svedesi. Adesso stiamo rimuovendo l’ultimo ostacolo che ancora impedisce ai socialdemocratici svedesi di svolgere un ruolo chiave per l’adesione della Svezia al Patto euro plus. Se la Svezia vuole entrare a far parte del circolo ristretto dell’UE, non possiamo limitarci ad arrancare dietro le critiche all’UE espresse da Ungheria, Repubblica ceca e Regno Unito. Non sono una buona compagnia.
Kay Swinburne (ECR). - (EN) Signor Presidente, mi trovo in una posizione difficile nell’ambito della discussione, in quanto ritengo che norme fiscali severe siano necessarie per una moneta e un’economia forti. Credo sia stata questa la ragione principale alla base del rifiuto del mio paese di aderire all’euro. L’unione monetaria non poteva che arenarsi in assenza di misure significative che conducessero all’unione economica, ed è quest’ultimo requisito che mi fa affermare che non credo che il Regno Unito aderirà mai all’euro.
Per il gruppo politico cui appartengo qui in Parlamento, la sovranità nazionale per le decisioni di politica economica è un principio fondamentale. Se tutte e sei le relazioni e le loro norme si applicassero solamente alla zona dell’euro, potremmo sostenere più attivamente l’Eurogruppo nella sua decisione di rafforzare i principi che sottendono alla loro unione monetaria. Se tutti gli Stati membri che usano l’euro vogliono rafforzare e approfondire il coordinamento delle loro politiche economiche, dovrebbe essere una loro decisione.
Il Regno Unito e altri paesi non dell’area dell’euro vogliono essere dei buoni vicini. Tuttavia, i tentativi di vincolare noi paesi non appartenenti alla zona dell’euro a obiettivi e processi tesi ad armonizzare la politica economica sono inaccettabili. Non mi auguro di vedere la zona dell’euro dibattersi in una situazione di difficoltà permanente, ma il gruppo ECR non può avallare una legislazione comunitaria che sottrae ulteriori poteri ai governi nazionali che attualmente non appartengono alla zona dell’euro.
Si spera che tutti gli Stati membri abbiano fatto propri gli insegnamenti della crisi, vale a dire che un bilancio equilibrato e una disciplina fiscale forte vengono premiati con costi più bassi di finanziamento nei mercati finanziari, e che l’onestà nella rendicontazione statistica è essenziale per una fiducia continua dei mercati. In sostanza, una zona dell’euro forte e l’euro come valuta globale sono assolutamente nel nostro interesse. Occorrono nuove regole per garantire che tale moneta diventi più forte e più sostenibile.
Sven Giegold (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, noi del gruppo Verde/Alleanza libera europea vogliamo una governance economica forte. Ciò significa che da una parte ambiamo a norme severe in materia di squilibri, come proposto nella relazione Ferreira, e dall’altra esigiamo anche che vengano imposte delle sanzioni. Per questo ci esprimeremo a favore delle due relazioni, e altrettanto faremo anche con la relazione Ford, che fornisce la base statistica della nostra cooperazione economica.
Lo stesso vale per le tre relazioni sul Patto di stabilità e crescita: una moneta comune e inoltre delle restrizioni a livello europeo in materia di disavanzi e debito. Tali limiti sono stati superati durante questa crisi. Tuttavia, è importante valutare come si procede per ridurre tali disavanzi e debito. Al momento constatiamo ripetutamente come in Grecia, Portogallo e Irlanda, su pressione della Commissione europea, i negoziati con i governi nazionali si sono tradotti in risultati e pacchetti in cui sono i più deboli a essere penalizzati, e in cui i ricchi – che hanno conseguito ottimi risultati negli ultimi 20 anni – non vengono toccati. Tutto ciò ha scosso la fiducia dei cittadini nel processo. Per questo noi del gruppo Verde vogliamo che gli obiettivi di UE 2020 diventino vincolanti a tutti gli effetti nel Patto di stabilità e crescita e nelle relazioni, e anche gli obiettivi in termini di disavanzo e debito.
Onorevoli colleghi dei gruppi liberali e conservatori, l’aver rifiutato tutto questo significa aver calpestato uno dei principi della coesione sociale in Europa. Non possiamo accettarlo. Lo reputiamo oltremodo riprovevole, perché avremmo preferito constatare la presenza di un’ampia maggioranza europeista qui al Parlamento.
Se domani le relazioni non otterranno la maggioranza, saremo comunque pronti a collaborare in modo costruttivo per trovare una soluzione comune per una governance economica che si faccia carico in maniera ugualmente seria delle responsabilità sociali ed economiche.
Nikolaos Chountis (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, per noi del gruppo Confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, questo pacchetto sulla governance economica non rappresenta soltanto la risposta sbagliata alla crisi, ma segna anche la fine dell’Europa così come la conosciamo. Il suo obiettivo non è il coordinamento economico e la disciplina fiscale, come afferma; è piuttosto l’imposizione a tutti i lavoratori di un’agenda di austerità permanente in tutta Europa. L’obiettivo del semestre europeo e dei programmi nazionali di riforma e stabilità non è la convergenza, bensì l’abolizione dei contratti collettivi, la liberalizzazione dei licenziamenti, la privatizzazione dell’industria e l’abolizione dei sistemi pensionistici pubblici.
Queste politiche non sono nell’interesse dei popoli europei, né moltiplicano le loro speranze di crescita reale. Al contrario, sono nell’interesse delle banche, che hanno intenzionalmente mantenuto nei loro portafogli titoli tossici soggetti alla speculazione internazionale su larga scale, e nell’interesse delle grandi aziende che, nel mercato comune, hanno trovato un paradiso per la speculazione e l’evasione fiscale. A titolo d’esempio, mi preme citare la società tedesca Hochtief, che gestisce l’aeroporto di Atene; non paga un euro dal 2001 ed ha un debito d’IVA di 500 milioni di euro.
Si discute molto della Grecia. è da un anno che al mio paese viene applicata la sostanza del pacchetto sulla governance economica, con conseguenze disastrose: la recessione si sta acuendo, l’inflazione è alle stelle, gli investimenti sono completamente cessati, i diritti dei lavoratori e i contratti collettivi sono stati praticamente abrogati, l’Europa ha subito il calo più drastico del costo della manodopera, la disoccupazione ha raggiunto il 20 per cento e il debito è aumentato, alimentando un circolo vizioso pericoloso di recessione, debito e ulteriore indebitamento. Per questo i lavoratori greci, indignati, si sono riversati sulle strade e nelle piazze, hanno cominciato a combattere per abolire le politiche di austerità, per difendere il loro reddito e tutelare i loro diritti del lavoro e sociali, la crescita reale e un futuro migliore per la Grecia e l’Europa.
Francisco Sosa Wagner (NI). – (ES) Signor Presidente, aspiriamo a creare una governance economica soggetta ai principi del federalismo, benché adattati al processo di integrazione europea.
Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte all’evidenza. Non è coerente avere una moneta unica senza gli strumenti fiscali e finanziari a essa necessariamente associati.
Nello specifico, occorre emettere obbligazioni europee comuni, respingere con convinzione la concorrenza tra le obbligazioni emesse dai diversi Stati membri, istituire un vero e proprio Tesoro europeo e armonizzare le politiche fiscali per garantire l’uguaglianza, combattere la frode fiscale e contribuire a definire una politica sociale europea progressista basata su servizi pubblici efficienti.
Queste idee potrebbero sembrare banali. Occorre tuttavia ripeterle in continuazione, visto che nessuno vi presta ascolto. è proprio per questa ragione, cioè il fatto che non ascoltiamo, che ci troviamo a vivere in tempi oscuri, come aveva previsto il poeta Bertolt Brecht.
Íñigo Méndez de Vigo (PPE). – (ES) Signor Presidente, quando ho messo per la prima volta piede in quest’Aula 20 anni fa, questa discussione non si sarebbe nemmeno potuta tenere, perché ai tempi questo Parlamento era un’assemblea consultiva, e negli ultimi 20 anni molti di noi hanno combattuto per farlo diventare quello che è oggi, un parlamento colegislatore.
Tuttavia, colegiferare significa essere responsabili. Ed è proprio un esercizio di responsabilità che manca oggi. Una parte di quest’Assemblea ha adottato il vecchio slogan del maggio 1968, secondo cui è realistico pretendere l’impossibile. Ovviamente, se si pretende l’impossibile, diventa impossibile trovare un qualsiasi accordo.
Il gruppo del Partito popolare europeo (Democratico cristiano) non ha negoziato con l’uno o con l’altro gruppo, abbiamo negoziato con tutti i gruppi. Tuttavia, abbiamo raggiunto un accordo solo con coloro che erano disposti a farlo.
Signor Presidente, sono convinto che siano stati compiuti indubbiamente molti progressi con la proposta della Commissione, la posizione del Consiglio e quello che abbiamo adesso sul tavolo, su cui voteremo domani, se esaminiamo obiettivamente le cose. è questa la vera controversia o dilemma che dovremo risolvere domani.
Giunto al termine della sua fertile esistenza, Miguel de Cervantes dichiarò che vi erano momenti nella vita in cui bisognava scegliere se essere una strada o una locanda. Per Cervantes, essere una locanda significava restare fermi, lamentarsi di venir ignorati e rimanere immobili. Essere una strada voleva dire guardare avanti, eliminare gli ostacoli, sapere che non tutto è stato ancora raggiunto, che la strada forse non è quella che vorremmo percorrere, ma continuare comunque a camminare.
è questo che credo dovrebbe fare domani quest’Assemblea: continuare a camminare, comporre le divergenze che abbiamo ancora col Consiglio, ma guardare avanti, a quando la crisi potrebbe colpire tutti gli europei. In questo frangente non è un comportamento responsabile affermare: “Non mi piace quello che vedo, arrivederci e buona giornata”. Essere responsabili significa camminare.
Pertanto, signor Presidente, credo che durante la votazione di domani indiremo un’altra riunione col Consiglio per luglio. Come era solito ripetere un altro poeta (l’onorevole Sosa Wagner ha citato un poeta tedesco, io ne citerò uno francese, Paul Valéry) le poesie non sono mai finite, vengono semplicemente abbandonate.
Abbandoneremo il risultato finale fino a luglio, e spero che la Presidenza ungherese, che si è dimostrata così incisiva, riuscirà anch’essa a trovare un accordo che metta tutti d’accordo.
Grazie, signor Presidente, e mi preme ricordare che questa è la prima volta in 20 anni che l’orologio ha sbagliato in mio favore e mi ha concesso più tempo.
Edward Scicluna (S&D). - (MT) Le sei relazioni sulla governance economica formano un pacchetto complesso per l’Unione europea, specialmente per la zona dell’euro. Chi ha messo insieme il pacchetto ha difficoltà a spiegarlo, e i non addetti ai lavori hanno ancora più difficoltà a capirlo. è comprensibile che la gente sia perplessa, sia per la crisi che si sta dipanando sotto i suoi occhi, sia per nostra reazione poco chiara e timida alla stessa. Per questo abbiamo la responsabilità di spiegare le nostre scelte di voto ai nostri elettori, di chiarire relazione per relazione se siamo favorevoli o contrari. In breve, il pacchetto che ci ha presentato la Commissione doveva coprire le tre fasi di cui si compone la reazione alla crisi. In primo luogo, il pacchetto si concentra sulla mitigazione e la soluzione della crisi. Le relazioni Wortmann-Kool, Feio e Goulard trattano approfonditamente il ricorso alle sanzioni quali strumenti principali per impedire a un paese di raggiungere livelli di disavanzo e debito pericolosi, e gli scenari che si prospettano quanto tali paesi ignorano i vari segnali d’allarme a essi inviati a proposito della loro tragica situazione finanziaria. Originariamente, le relazioni litigavano sulla severità delle penali da imporre, anche se successivamente sono state accettati suggerimenti più moderati. La maniera più dura e creativa di arginare la crisi, evitando gli squilibri macroeconomici mediante il ricorso a quadri di controllo per determinare gli obiettivi da raggiungere, è toccata alla relazione Ferreira. Malgrado le restrizioni tecniche e altre pressioni, questa relazione è riuscita per lo meno a ottenere un insieme minimo di obiettivi desiderati. Chiunque speri di trovare una soluzione alla crisi attuale in questo pacchetto resterà deluso. Il pacchetto denota una carenza di idee ponderate e sensate da parte di economisti europei e stranieri su come i paesi colpiti possano superare la crisi. Una relazione che si era sforzata di trovare un consenso sui titoli in euro è stata tagliata fuori all’ultimo minuto dal Consiglio e adesso è stata semplicemente archiviata dalla Commissione, con la promessa di condurre ulteriori studi sul tema. In mano non abbiamo nulla di concreto; abbiamo semplicemente accumulato una promessa dopo l’altra. Non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo unico di questo esercizio era aiutare l’Europa a rimettersi in piedi, cavarla d’impaccio e assicurarsi che potesse progredire e diventare competitiva a livello globale. Per questa ragione, non dovremmo opporci all’idea che i paesi della zona dell’euro devono ridurre i loro oneri fiscali in eccesso. Siamo d’accordo sul fatto che non ci debba essere concorrenza tra chi si porta sulle spalle un carico così oneroso. Non possiamo tuttavia accettare l’imposizione di una dieta drastica che non servirebbe ad altro che non a far ammalare e a indebolire ulteriormente. L’Europa deve ricostituire la propria massa muscolare economica; ha bisogno di progetti creativi per rafforzare la crescita economica e creare occupazione. è oltremodo deludente che, dopo tutti questi mesi, nessuna delle proposte intelligenti che erano state formulate sia finite nel pacchetto.
Wolf Klinz (ALDE). – (DE) Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo stati convinti a lungo che il mercato interno e l’introduzione di una valuta comune si sarebbero automaticamente tradotti in convergenza economica e convergenza degli Stati membri, e che i criteri di Maastricht fossero sufficienti a garantire la disciplina. La realtà ci ha smentiti. Gli strumenti di gestione si sono dimostrati inadeguati e in passato sono stati palesemente violati.
Una moneta unica e una politica monetaria unica non sono realizzabili nel lungo termine se le norme non saranno incisive nel campo della politica fiscale, di bilancio, economica e sociale. L’UE sta sperimentando un nuovo approccio. Per usare una metafora, ha un ultimo colpo da sparare. Se quest’ultimo proiettile non colpirà il bersaglio, i danni potrebbero essere gravi. L’UE potrebbe incappare in una regressione, potremmo assistere al ritorno della rinazionalizzazione e del protezionismo, nonché ai primi segnali di disintegrazione nell’area dell’euro.
Il nuovo pacchetto tenta di impedirlo e di gettare nuove fondamenta. Sono favorevole al pacchetto, benché lo consideri piuttosto poco audace alla luce dei problemi testé illustrati. Il rischio è che il semestre europeo si riveli un esercizio accentratore e burocratico. Il patto per l’euro potrebbe essere poco incisivo. Quel che occorre sono raccomandazioni vincolanti dalla Commissione. Quel che occorre sono iniziative e sanzioni automatiche che il Consiglio possa bloccare soltanto con il voto a maggioranza qualificata inversa, una misura indubbiamente indispensabile se vogliamo porre fine ai litigi scandalosi e poco trasparenti condotti in segreto dai membri del Consiglio. Quel che occorre urgentemente è un meccanismo di risoluzione chiaro per il settore funzionario, per permettergli di ricominciare a funzionare.
Derk Jan Eppink (ECR). – (NL) Signor Presidente, è emerso con chiarezza che un’unione monetaria presuppone un’unione di bilancio, nonché il rispetto delle regole. è questo l’insegnamento da trarre dalla crisi dell’euro. Ritengo che il pacchetto su cui ci siamo accordati lo scorso lunedì sia molto ben bilanciato e ho quindi l’onore di informarla, Commissario, che la delegazione belga dei conservatori e riformisti europei ha intenzione di appoggiare il pacchetto.
Vorrei comunque fare delle osservazioni critiche. Ritengo che nel complesso gli eurobond non siano una soluzione miracolosa. Ieri Gideon Rachman ha scritto nel Financial Times che non si guarisce dall’alcolismo con una bottiglia di vodka. Ho avuto dei dibattiti di natura teologica sul tema con l’onorevole Goulard. Non siamo riusciti a trovare un accordo, ma la ammiro come avversario. Credo inoltre che la teoria degli squilibri economici sia piuttosto vaga e poco chiara. Non è vero che la Germania vanta un’eccedenza della bilancia commerciale grazie al disavanzo del Portogallo. Mi sembra una lezione di economia comunitaria per imbecilli.
Pertanto, signor Presidente, abbiamo qui davanti agli occhi il miglior testo possibile. Voterò a favore e sono convinto che, in questo momento e in questo periodo di crisi dell’area dell’euro, noi e questo Parlamento siamo chiamati a portare a casa dei risultati, ed è quello che vorrei fare.
Georgios Toussas (GUE/NGL). – (EL) Signor Presidente, il pacchetto sulle misure di governance economica dà vita a uno strumento forte per imporre ristrutturazioni capitaliste in maniera uniforme e una strategia univoca in tutti gli Stati membri per rafforzare la competitività, la redditività e il potere del capitale. Si tratta di un promemoria permanente per le classi operaie di tutti gli Stati membri dell’Unione europea. La propaganda grossolana circa i debiti e i disavanzi della Grecia, dell’Irlanda, del Portogallo e di altri paesi è stata concepita per incolpare i diritti acquisiti dalle classi operaie e per mascherare il vero colpevole, cioè il capitalismo e i suoi monopoli. Il terrorismo ideologico promosso dalla classe borghese predica che l’unica via d’uscita consiste nel massacrare i lavoratori per non intaccare la redditività del capitale.
Soltanto tra il 1985 e il 2011, senza considerare le ricchezze incommensurabili accumulate dal capitale mediante lo sfruttamento della classe operaia in Grecia, il capitale dei monopoli, in Grecia e all’estero, ha saccheggiato 628 miliardi di euro di interessi e rate di rimborso, a carico sia dei prestatori sia dei mutuatari.
La classe operaia non deve nulla a coloro che l’hanno derubata di quello che ha guadagnato col sudore della fronte. Anzi, è creditrice di tutta quella ricchezza saccheggiata dal capitale. Il messaggio trasmesso dal Κομμουνιστικό Κόμμα της Ελλάδας dalla rocca dell’Acropoli è oggi più calzante che mai: “Nazioni d’Europa, ribellatevi. Abbattete la barbarie capitalista e la sovranità dei monopoli”.
Andreas Mölzer (NI). – (DE) Signor Presidente, quante più garanzie concediamo nel futuro meccanismo europeo di stabilizzazione, tanto più i paesi solidi diventeranno dipendenti dalla periferia sovraindebitata dell’Unione. L’accentramento e la moneta unica, che non potrebbe mai diventare una moneta forte nel lungo periodo, hanno contribuito ai problemi attuali, eppure la soluzione di salvezza che oggi ci viene proposta non è altro che continuare a percorrere questa strada sbagliata.
In primo luogo, le economie forti e quelle deboli vengono arbitrariamente messe tutte insieme. Poi si fa ricorso a varie misure di salvataggio – tutte vane – e il tutto dovrebbe ora culminare nella governance economica europea. A mio parere, se le economie sovraindebitate vogliono restare nell’area dell’euro, devono essere soggette a un controllo di bilancio rigoroso. La tipologia di accentramento che si esplicita nel fatto che Bruxelles esercita l’autorità di bilancio su tutti gli Stati membri rappresenta invece un’ingerenza illegittima nella sovranità degli Stati membri e ridurrebbe inoltre i paesi solidi d’Europa a semplici marionette della burocrazia comunitaria.
Secondo me, dovremmo sbarrare la porta al desiderio serpeggiante di Bruxelles di promuovere un accentramento ancor maggiore.
Danuta Maria Hübner (PPE). - (EN) Signor Presidente, il nostro compito e la nostra responsabilità consistono nel garantire che sia gli Stati membri sia l’Unione nel suo complesso escano dalla crisi ancor più forti, e che il pacchetto sulla governance economica vada in questa direzione. Tale pacchetto (politicamente impensabile prima della crisi e sicuramente non ancora perfetto) rappresenta di fatto un grande passo in avanti.
Tuttavia, è evidente che raggiungere un accordo è una cosa (ed è nostro dovere farlo, in questa sede) ma attuarlo in pratica e poi trarre vantaggio dalle nuove norme costituirà una sfida del tutto diversa. Questa riforma, che introduce un grado elevato di automaticità in termini di trattative politiche e discrezione, dovrà superare la prova della vita reale, il che richiederà una volontà politica forte e un atteggiamento responsabile.
Non si sa ancora quanto tempo ci vorrà per approntare tutti i preparativi istituzionali e per far sì che le nuove norme inizino a portar frutto. Tale incertezza crea rischi, e noi non dobbiamo lasciare spazio a ulteriori rischi. Inoltre, non è ancora chiaro come si interfacceranno il semestre europeo e la nuova infrastruttura per la governance economica, e temo anche che il meccanismo europeo permanente di stabilità si riveli uno strumento intergovernativo.
Mi auguro che il nostro accordo sulle sei legislazioni prepari il terreno a convertire tali strumenti in misure di carattere comunitario.
Per concludere, mi preme precisare che il pacchetto sulla governance economica ci regala la speranza che l’atteggiamento di vincenti contro perdenti scompaia dalla realtà europea e che l’Europa non diventi un gioco a somma zero.
Liem Hoang Ngoc (S&D). – (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, i nostri concittadini stanno mettendo in discussione i meriti delle politiche di austerità, che stanno ridimensionando i servizi pubblici e riducendo all’osso la sicurezza sociale. Ovunque siano state applicate, tali politiche non stanno riuscendo a ridurre il debito pubblico e la disoccupazione. Il contenuto di questo pacchetto sulla governance (e lo chiamo intenzionalmente contenuto) oggetto della discussione odierna è così ridicolo che persino gli economisti sono senza parole, in quanto impedirà alla politica di bilancio di adeguarsi ai cicli economici.
Nel corso del trilogo, gli stessi rappresentanti della Commissione hanno ammesso in nostra presenza di non aver utilizzato alcun modello teorico o econometrico come base per formulare previsioni e raccomandazioni solide. Riconoscono di agire su base puramente istintiva. Alla luce di ciò, è difficile capire per quale motivo i deputati conservatori, liberali ed euroscettici di quest’Aula abbiano ciecamente tentato di irrigidire il testo proposto dalla Commissione. Sono ancor meno nella posizione di farci una predica, visto che i governi guidati dai loro amici hanno creato tali disavanzi mediante agevolazioni fiscali che sono tanto inique quanto inefficaci: non è vero, onorevole Gauzès? Rilasciano dichiarazioni altisonanti sulla strategia Europa 2020, ma si rifiutano di autorizzare che le spese per prepararsi al futuro, quali la spesa sugli investimenti, siano escluse dal calcolo dei disavanzi.
Sì, onorevole Wortmann-Kool, è questo il cuore della discussione per quanto ci riguarda! Riduciamo i disavanzi, sì, per esempio riproponendo i regali fiscali che hanno avvantaggiato soprattutto i creditori dello Stato, ma facciamolo senza sacrificare gli investimenti, la formazione e l’occupazione, perché gli investimenti di oggi sono i posti di lavoro di domani e il gettito fiscale che ne seguirà, e sarà questo a permetterci di ridurre i nostri disavanzi. è questo il teorema che dovrebbe comparire sul frontespizio del pacchetto sulla governance.
Cari deputati conservatori e liberali, alcuni di voi vogliono punire automaticamente gli Stati che sono eretici rispetto al vostro dogma con penali di miliardi di euro. Vogliono inoltre punire i paesi che non vogliono abbassare le retribuzioni per ripristinare il loro equilibrio esterno. Ritengono che i disavanzi siano in primo luogo il prodotto delle cattive intenzioni di quegli Stati, come se il modello neoliberale che voi non mettete mai in discussione non avesse appena attraversato la crisi peggiore dal 1929, e come se non stesse già generando pressioni a carico del potere d’acquisto dei cittadini comuni e causando una contrazione massiccia del gettito fiscale: due problemi che sono stati per l’appunto alla base dell’aumento dell’indebitamento privato e pubblico.
Al momento del voto, i socialisti e i democratici si esprimeranno con chiarezza contro questo pacchetto di austerità, che non può che far lievitare l’indignazione che già serpeggia sempre più in tutta Europa. Questo segnale chiaro è rivolto a tutti i lavoratori d’Europa e in particolare ai nostri concittadini di Francia e Germania, che si avvicinano a un appuntamento elettorale che eserciterà un impatto decisivo sul futuro dell’Europa.
Ramon Tremosa i Balcells (ALDE). - (EN) Signor Presidente, innanzi tutto vorrei ringraziare tutti i relatori per l’eccellente lavoro svolto, soprattutto i miei colleghi e amici, gli onorevoli Goulard e Haglund.
Il nostro voto sul pacchetto sulla governance economica potrebbe essere una delle svolte storiche per questo Parlamento. Non solo per le sue conseguenze dirette, ma anche in termini di condotta morale di cui daremo prova ai nostri cittadini. è tempo che la politica e i governi assumano una posizione più decisa a proposito di ciò che è sbagliato e ciò che è giusto nei valori che vogliamo difendere, anche in campo economico.
Vogliamo che i governi mentano sui loro bilanci o i loro disavanzi? No, perché anche se per un po’ si può negare la realtà, alla fine si rivela sempre controproducente. Inoltre, vogliamo dei governi che si attengano al the Patto di stabilità e crescita? Credo di sì. Pertanto, introdurre sanzioni è necessario.
Sappiamo che se gli Stati membri dovessero sanzionarsi a vicenda, non accadrebbe nulla. Per questo appoggio appieno la maggioranza qualificata inversa, anche a nome del mio partito, la coalizione della Lliga Liberal Catalana, che è a capo del governo della Catalogna e anche della giunta della città di Barcellona. L’automaticità è imprescindibile se non vogliamo che vengano violate liberamente le regole.
C’è poi la richiesta alla Commissione di formulare una proposta sui titoli in euro. Mi preme appoggiarla pubblicamente, in quanto tiene conto dei presupposti della disciplina fiscale.
Peter van Dalen (ECR). – (NL) Signor Presidente, la crisi greca è uno dei fattori alla base di questa discussione. Prestare dell’altro denaro ai greci e pretendere che attuino ulteriori tagli è poco saggio. I greci non saranno mai in grado di ripagare i debiti e un’economia praticamente morta non può operare dei tagli. Non potete chiedere a uno scheletro di tirare la cinghia.
Ma allora che cosa ci serve? In primo luogo, i deputati di quest’Assemblea che hanno portato la Grecia nell’area dell’euro dovrebbero ammettere la propria colpa, così come anche il ministro delle Finanze belga Reynders. Non si sarebbe mai dovuto permettere che accadesse, è ovvio.
In secondo luogo, parte del debito greco dev’essere cancellata, e per essere sicuri che il debito rimanente venga effettivamente rimborsato, andrebbe elaborato un piano di recupero pluriennale per l’economia greca.
In terzo luogo, il Patto di stabilità e crescita dovrebbe prevedere sanzioni automatiche a carico di coloro che violano i termini dell’adesione all’euro, in quanto non dovremmo mai più permettere ricadute in situazioni così penose. Su questo punto, ritengo che la relazione Wortmann-Kool avrebbe potuto essere più rigorose.
Signor Presidente, appoggio il “pacchetto dei sei”, ma a causa di questo aspetto mi asterrò dal votare sulla relazione Wortmann-Kool.
Ilda Figueiredo (GUE/NGL). – (PT) Signor Presidente, questo pacchetto legislativo non rappresenta una risposta ai gravi problemi economici e sociali che affliggono molti paesi e che stanno colpendo i lavoratori e i cittadini in generale. La causa di tutto risiede sostanzialmente nelle politiche comunitarie sempre più neoliberali che concentrano il potere finanziario e politico nelle mani di pochi.
L’esito dei negoziati, che si sono tradotti in maggiori obblighi contenuti nel Patto di stabilità e crescita e nell’inasprimento delle sanzioni, rivela il consenso politico esistente tra le tre istituzioni circa la rotta e le posizioni principali dell’Unione europea. Fa parte di un attacco senza precedenti ai diritti dei parlamenti nazionali, che sono vincolati dagli orientamenti neoliberali dell’Unione sui loro bilanci nazionali, il cui scopo consiste nell’imporre misure di austerità a lavoratori e cittadini, privatizzazioni e tagli degli investimenti pubblici in servizi e settori essenziali.
Poiché la lotta dei lavoratori in Grecia, Irlanda e Portogallo ha dato risultati negativi, come ben sappiamo, è giunto il momento di intraprendere una svolta e di smettere di insistere sul voler favorire solamente i gruppi economici e finanziari, soprattutto nelle maggiori potenze europee. Quel che propongono questi documenti legislativi è il proseguimento delle misure di ingerenza e di sottomissione di popoli e paesi, al fine di trasformarli in veri e propri protettorati o colonie. Propongono di continuare a percorrere una strada che può soltanto portare al dissesto economico e sociale e all’effettiva implosione dell’Unione europea. Pertanto voteremo contro.
Jean-Paul Gauzès (PPE). – (FR) Signor Presidente, Commissario, ministro, onorevoli deputati, sono già stati espressi molti commenti sulle diverse relazioni che compongono questo pacchetto sulla governance. In questa fase, quali sono i punti più importanti per aiutarci ad apprezzare il lavoro fatto? Il fatto che oggi abbiamo davanti questo pacchetti, il risultato di negoziati tra Consiglio e Parlamento, costituisce già un progresso considerevole. Colma una lacuna evidente nello sviluppo dell’euro, e purtroppo c’è voluta la crisi del debito per indurci a farlo.
In tal senso, dovremmo sottolineare il lavoro lodevole svolto dalla Presidenza ungherese e l’abilità dei negoziatori di questo Parlamento. Mi preme inoltre sottolineare i risultati ottenuti dal Parlamento nelle discussioni col Consiglio, in quanto quest’ultimo ha dimostrato un’apertura autentica. Dobbiamo ricordarci come stavano prima le cose e misurare obiettivamente i miglioramenti.
Detto ciò, le disposizioni sono soddisfacenti, e sono sufficienti? Naturalmente c’è sempre margine di miglioramento, ma questo pacchetto ci offre già soluzioni reali per rafforzare l’area dell’euro e dare vita all’approccio economico concertato che ci occorre. Possiamo seriamente sostenere, come fanno gli oppositori del pacchetto, che possiamo costruire la crescita dal vertice di una montagna di debiti che vengono costantemente rinviati a un futuro sempre più lontano?
A coloro che ci criticano per aver appoggiato un pacchetto sulla governance che non si basa su alcun modello teorico o econometrico, mi limiterò a dire quanto segue: i modelli di cui parlare hanno previsto o impedito la crisi che stiamo attraversando e che non è ancora finita, o piuttosto non hanno forse indotto comportamenti ad alto rischio sotto la copertura della verità matematica?
Signor Presidente, onorevoli deputati, domani il Parlamento dovrà prendere la sua decisione, e spero che invierà un segnale chiaro e forte, sia ai nostri cittadini, per ripristinare la loro fiducia nell’Europa, sia ai mercati, per stabilizzare la nostra moneta.