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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 22 giugno 2011 - Bruxelles Edizione GU

20. Interventi di un minuto (articolo 150 del regolamento)
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca gli interventi di un minuto.

 
  
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  Anna Záborská (PPE). – (SK) Signora Presidente, avere la domenica libera dovrebbe rientrare in una norma europea in materia di diritti del lavoro. Questo punto è stato approvato dai rappresentanti di sindacati, organismi della società civile, chiese e gruppi cristiani che hanno istituito questa settimana a Bruxelles l’Alleanza europea per la domenica. Avere la domenica libera è fondamentale per creare condizioni di lavoro dignitose, offrendo al contempo l’opportunità di rafforzare i rapporti familiari, in particolare tra genitori e figli. Sono lieta di aver preso parte alla nascita di quest’iniziativa e delle due associazioni civiche slovacche: il Club delle famiglie numerose e l’Alleanza per la domenica. La Commissione, nella propria revisione della direttiva sull’orario di lavoro, dovrà tenere in debita considerazione l’opinione delle centinaia di organizzazioni in tutta Europa che questa Alleanza di recente costituzione riunisce, in quanto un’associazione tanto estesa non può essere ignorata al momento di definizione delle leggi.

 
  
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  László Tőkés (PPE).(HU) Signora Presidente, nelle ultime settimane i fondatori dell’ufficio di rappresentanza della Terra dei Székely a Bruxelles e in generale la comunità ungherese in Romania hanno subìto una lunga serie di attacchi e un’ostile campagna di isteria da parte dell’élite politica rumena. Si è tentato, al contempo, di imporre un piano di riorganizzazione amministrativa e territoriale nel paese volto a creare otto grandi regioni a maggioranza etnica, mettendo in minoranza la comunità maggioritaria ungherese che vive nella Terra dei Székely e a Partium. A norma delle disposizioni esplicite stabilite nella Carta europea dell’autonomia locale e nella Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, i membri del Parlamento europeo ungheresi transilvanici dalla Romania si oppongono fermamente a questo metodo antidemocratico e discriminatorio di riorganizzazione regionale del paese. Chiediamo di accordarci il vostro efficace aiuto in nome dei comuni valori democratici condivisi dai partiti popolari al potere rumeni e ungheresi e chiediamo anche il sostegno attivo del Parlamento per la protezione della comunità ungherese transilvanica.

 
  
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  Alexander Mirsky (S&D).(LV) Signora Presidente, quale pensa sia il significato della parola “perversione”? Nel dizionario si trova “completa distorsione”. La perversione politica non è altro che una serie di bugie e cinici inganni ai danni degli elettori. Ora sembra sia comparso un gruppo di pervertiti politici in seno al parlamento lettone. Nel corso delle ultime elezioni parlamentari in Lettonia, alcuni membri della Saskaņas centrs (Centro dell’armonia) hanno promesso ai propri elettori di lingua russa (oltre il 40 per cento della popolazione del paese) che avrebbero protetto la loro lingua materna. La scorsa settimana però questo stesso gruppo ha votato a favore dell’aumento delle sanzioni per chi, nel settore privato, non impiega la lingua ufficiale dello Stato. Hanno quindi promesso una cosa e fatta un’altra. Credo concordiate con me nel definirlo “perversione”. Forse la Lettonia diventerà la culla di un nuovo movimento politico: “il Centro della Perversione”. Grazie per l’attenzione.

 
  
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  Nikolaos Salavrakos (EFD).(EL) Signora Presidente, senza dubbio a nessun cittadino europeo, e quindi neanche greco, piace andare in giro a chiedere l’elemosina. Noi, in Grecia, dobbiamo comprendere che il nostro tenore di vita è regredito ad almeno 10 anni fa e temo che lo stesso accadrà purtroppo anche in altri paesi.

Ci accorgiamo però che ci vengono attribuite delle colpe che vanno oltre le nostre responsabilità. In Europa esistono diciassette capitani e altrettanti primi ufficiali, diciassette bilanci e diciassette mercati obbligazionari, ma una sola moneta comune che non può continuare così. Occorre istituire una politica economica comune, un unico mercato obbligazionario e un coordinamento congiunto. La prudenza fiscale implica senza dubbio la necessità di scuotere il comportamento dei consumatori, ma non mi pare stia accadendo nulla di simile. Bisogna salvaguardare i principali traguardi conseguiti negli ultimi 65 anni che hanno portato alla nascita della moneta unica, adottando una maggiore autodisciplina.

 
  
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  Nicole Sinclaire (NI). - (EN) Signora Presidente, meno di un anno fa ho promosso una petizione trasversale ai diversi schieramenti politici per un referendum nel Regno Unito sull’adesione all’Unione europea. La campagna ha ricevuto il sostegno di importanti attori nel mondo della politica.

Queste persone si sono scagliate contro l’ossessione dell’Unione di creare uno Stato federale europeo, ignorando la volontà dei cittadini e la democrazia. Non si può ignorare per sempre la volontà delle persone. I miei elettori mi chiedono costantemente quando potranno dire la loro sull’adesione all’Unione europea. In tutta Europa non sono stati presi in debita considerazione i desideri dei cittadini; abbiamo creato una moneta comune senza il consenso della popolazione europea e guardate ora i problemi che si sono creati. Negli Stati membri hanno avuto luogo dei referendum, ma sono stati ignorati.

I cittadini della mia circoscrizione elettorale, del Regno Unito e dell’Unione europea stanno dicendo: “Lasciate decidere alle persone”. I politici di professione hanno fatto un disastro, ora permettiamo che siano i cittadini a decidere.

 
  
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  Mariya Nedelcheva (PPE).(BG) Signora Presidente, da gennaio ad oggi ho organizzato una serie di tavole rotonde in Bulgaria sulla riforma della politica agricola comune (PAC); questi incontri hanno contribuito a formare una posizione forte della Bulgaria, che occupa peraltro il suo meritato posto nella discussione sulla relazione presentata dall’onorevole Dess.

Sono lieta di alcuni aspetti fondamentali della posizione bulgara nell’ambito della discussione sulla politica agricola comune:

innanzi tutto, una PAC forte, giusta e finanziata in modo adeguato;

nuovi criteri neutrali, chiari ed equi per calcolare i pagamenti diretti, creando così il presupposto per una futura distribuzione tra gli Stati membri, le loro regioni e i diversi settori;

un altro obiettivo consiste nel fornire pagamenti diretti ai piccoli e medi produttori attivi e ai reali responsabili della PAC.

Desidero menzionare altri tre punti:

maggiori opportunità per i nostri allevatori;

una maggiore flessibilità nel secondo pilastro;

e infine procedure semplici e chiare per assicurare redditi dignitosi agli agricoltori e per incentivare i giovani a investire nell’agricoltura. Vogliamo inoltre che l’Europa continui a garantire la sicurezza delle forniture e dei prezzi e a difendere degnamente la propria posizione nel mondo.

 
  
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  Czesław Adam Siekierski (PPE).(PL) Signora Presidente, nel lontano 11 giugno 1991, la Polonia e la Germania hanno firmato il trattato di buon vicinato e di amicizia, creando i presupposti per le attuali relazioni tra i due paesi. Ieri, in occasione del ventesimo anniversario di questo evento epocale, si è tenuta una consultazione comune tra il governo polacco e tedesco a Varsavia presieduta dal Primo ministro polacco Tusk e dalla Cancelliera tedesca Merkel. All’evento hanno preso parte più di venti ministri e viceministri dei doversi ministeri in entrambi gli Stati. Il risultato della riunione congiunta è la dichiarazione dei governi della Repubblica polacca e della Repubblica federale tedesca intitolata “Paesi vicini e Partner”, insieme all’accluso programma di cooperazione per i prossimi anni.

In occasione di questo anniversario, desidero ricordare a quest’Aula l’impegno profuso dai governi tedeschi che si sono succeduti nel sostenere i tentativi di adesione all’Unione della Polonia. Le relazioni tra questi due paesi migliorano costantemente, come testimonia il crescente volume degli scambi. Le nostre economie sono tra le più dinamiche in Europa e ci auguriamo che i rapporti tra i due Stati continuino a svilupparsi per il bene dei nostri cittadini e dei cittadini europei in generale.

 
  
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  Elisabeth Köstinger (PPE). (DE) Signora Presidente, l’Unione europea ha bisogno di una politica agricola comune efficace per soddisfare le richieste della società di standard elevati, ma soprattutto per svolgere un ruolo forte e indipendente.

In Europa, le imprese devono rimanere competitive e far fronte a importanti sfide, compresi le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime, costi di produzione elevati e bassi livelli di reddito. I bassi costi della produzione e gli scarsi standard sociali, ambientali e qualitativi nei paesi terzi, in nessun modo paragonabili a quelli dell’Unione europea, esercitano pressioni al ribasso sui prezzi. Una volta stabilite nuove relazioni commerciali, è essenziale proteggere i livelli di produzione europea, comprendendo clausole di salvaguardia già adottate nell’industria, come ad esempio negli accordi commerciali con la Corea del Sud nel settore automobilistico, e che devono essere applicate anche all’agricoltura.

Si tratta in fin dei conti di creare condizioni di parità ed eguali opportunità per tutti. Per promuovere un’agricoltura sostenibile in Europa, ogni paese deve avere il diritto di concentrarsi sulle preoccupazioni dei propri cittadini, comprese la sicurezza alimentare, l’ambiente, le riserve sulla modificazione genetica e le necessità delle aree rurali.

 
  
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  Ramon Tremosa i Balcells (ALDE). - (EN) Signora Presidente, la scorsa settimana al parlamento catalano alcuni membri di quest’Aula che rappresentano i principali partiti politici della Catalogna hanno adottato una posizione comune per la difesa della nostra lingua nell’Unione europea e nelle sue istituzioni.

Invitiamo nuovamente a riconoscere il catalano quale lingua ufficiale nel Parlamento europeo, come hanno richiesto molti altri membri catalani di quest’Aula negli ultimi 25 anni.

Ora si apre una nuova opportunità per la lingua che per secoli è stata vietata nello Stato spagnolo. Tra qualche mese la Croazia entrerà a far parte dell’Unione e il trattato dovrà essere modificato per includere il croato tra le lingue ufficiali. In quel momento, chiederemo nuovamente al governo spagnolo di riconoscere ufficialmente il catalano nel quadro dell’Unione europea. Il governo deve portare al riconoscimento ufficiale della lingua nell’Unione, come ha fatto l’Irlanda con il gaelico alcuni anni fa.

Invitiamo il Parlamento europeo e la Commissione a sostenere il riconoscimento del catalano come lingua ufficiale.

 
  
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  Spyros Danellis (S&D) . – (EL) Signora Presidente, il problema della pirateria nel golfo di Aden e ora anche nell’estesa zona di mare dell’Oceano Indiano continua a peggiorare, nonostante l’impegno profuso dalla forza navale diretta dall’Unione europea (EU Navfor). La vastità dell’area nella quale operano i pirati rende difficile affrontare il problema con le sole risorse militari. Occorre quindi migliorare le misure impiegate per eliminare il problema (se possibile nel quadro di un’ambiziosa strategia internazionale) e le misure volte a combattere le cause all’origine. La pirateria è radicata nella povertà assoluta e nella mancanza di governance, due elementi permanenti in Somalia negli ultimi 20 anni.

A tale scopo, l’Unione europea può avvalersi maggiormente del Fondo europeo di sviluppo. L’Unione europea e le Nazioni Unite hanno acquisito esperienza con programmi che hanno portato a risultati concreti in Somalia: queste attività devono continuare ed essere rafforzate.

 
  
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  Marek Henryk Migalski (ECR).(PL) Signora Presidente, la scorsa notte il giornalista Anatoly Bitkov è morto a Magadan, capoluogo della regione della Kolyma, Russia. Bitkov era caporedattore del canale televisivo locale Kolyma Plyus. Pur non volendomi pronunciare a favore di un’ipotesi di omicidio, piuttosto che di morte naturale o di omicidio a sfondo politico, devo però commentare che questo triste eventi non è purtroppo un caso isolato. In Russia, i giornalisti muoiono, e i giornalisti che indagano su questioni politiche muoiono ancora più spesso. Secondo una serie di analisi attendibili, negli ultimi 10 anni circa 200 giornalisti sono morti nella Federazione russa, dove questa rappresenta la professione più rischiosa. Senza libertà e sicurezza per i giornalisti, la libertà dei media non può esistere e quindi neanche la democrazia. Dobbiamo sempre tenerlo presente quando cooperiamo o collaboriamo con la Federazione russa.

 
  
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  Paul Murphy (GUE/NGL). - (EN) Signora Presidente, sabato salperò per Gaza insieme a centinaia di altri attivisti come membro della Freedom Flotilla 2 per portare le medicine e i materiali per la ricostruzione che sono disperatamente necessari.

In seguito al blocco illegale di Israele, 300 000 persone vivono con meno di un dollaro al giorno e il tasso di disoccupazione supera il 40 per cento. La baronessa Ashton ha affermato che la Flotilla non rappresenta una risposta adeguata alla situazione nella striscia di Gaza, ma la risposta dell’Unione europea è stata di continuare comunque a finanziare, attraverso i contributi alla ricerca, l’industria degli armamenti israeliana, responsabile della produzione delle armi che uccidono i civili palestinesi. Anziché criticare la Flotilla, l’Unione europea deve condannare le minacce di violenza che le forze di difesa israeliane ci hanno mosso; considerando che, lo scorso anno, hanno ucciso nove attivisti della Flotilla, queste minacce devono essere prese molto seriamente. L’Unione europea deve inoltre smettere di rendersi complice della continua oppressione al popolo palestinese.

 
  
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  Monika Smolková (S&D). – (SK) Signora Presidente, due settimane fa a Strasburgo si è tenuta un’accesa discussione sulla costituzione ungherese e oggi disponiamo anche della dichiarazione della commissione di Venezia. Desidero quindi ribadire il mio avvertimento in merito alla problematica formulazione della costituzione ungherese, in particolare nella sezione D che tratta della responsabilità del paese verso i propri cittadini, di un’unica nazione ungherese, dei diritti collettivi e dell’istituzione in altri paesi di autorità collettive autonome che si basino sul principio di etnicità. La commissione di Venezia ha evidenziato la natura individuale dei diritti umani, dato che l’accordo quadro per la protezione delle minoranze etniche non prevede alcun diritto collettivo per le minoranze. La commissione ha anche sollevato dubbi sul principio della democrazia, accettando una legge costituzionale per le politiche culturali, religiose, etiche, sociali, economiche e finanziarie. Mi aspetto una risposta rapida da parte delle istituzioni dell’Unione europea all’opinione espressa dalla commissione di Venezia sulla costituzione ungherese.

 
  
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  Michail Tremopoulos (Verts/ALE).(EL) Signora Presidente, mi chiedo se si possa risolvere la crisi economica adottando misure che vanno a scapito del clima. Purtroppo secondo la Commissione europea è possibile, visto che assieme al Portogallo ha approvato una clausola nel memorandum sul meccanismo di sostegno che prevede la riduzione dei prezzi garantiti per l’energia da fonti rinnovabili come una misura legittima. In Grecia, gli investimenti nell’energia rinnovabile costituiscono uno dei pochi contrappesi alla crisi economica e l’impegno profuso dal ministro uscente per l’ambiente volto a salvaguardare i prezzi garantiti deve essere immediatamente rinnovato dal suo successore.

La discussione su un’eventuale esenzione di quei paesi che presentano problemi economici dagli obiettivi climatici europei (gli obiettivi 20-20-20), già di per sé inadeguati, è una vera e propria assurdità. Queste scelte dimostrano l’atteggiamento inaccettabile assunto dalla Commissione e fissano in modo definitivo intere politiche europee senza che nessuno sia chiamato a rispondere. In questo modo l’Europa riuscirà solamente a darsi la zappa sui piedi.

Gli obiettivi climatici devono essere innalzati ai livelli richiesti dagli scienziati e occorre sviluppare programmi speciali per quei paesi con problemi economici. Il nostro destino è trovare una soluzione per uscire dall’impasse e far fronte alla crisi economica, sociale e ambientale. In ultima analisi, la ristrutturazione fiscale è una cosa, l’attacco alla sostenibilità ambientale un’altra.

 
  
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  Katarína Neveďalová (S&D). – (SK) Signora Presidente, l’Europa e l’Unione europea vogliono diventare l’economia più competitiva e più avanzata nel mondo.

Per conseguire quest’obiettivo, non dobbiamo solo discutere di finanziamenti e di altre questioni correlate, ma, in quanto Unione europea, bisogna senza dubbio investire maggiormente in istruzione, scienza, ricerca e innovazione. La Commissione europea ha di recente pubblicato alcuni risultati della ricerca effettuata sugli investimenti degli Stati membri in questo settore. I paesi sono stati divisi in 4 gruppi e, purtroppo, la Slovacchia ha conseguito un posto poco lusinghiero nel terzo gruppo, con un investimento pari a solo lo 0,48 per cento rispetto all’iniziale 2 per cento che aveva promesso di stanziare per scienza, istruzione e ricerca nel contesto della strategia Europa 2020.

Invito quindi l’Unione europea, il Parlamento, la Commissione e il Consiglio a impegnarsi maggiormente per sostenere gli Stati membri e per incoraggiarli a investire in questi settori, poiché solamente con i soldi che stanziamo nella ricerca, nell’innovazione e nell’istruzione potremo conseguire realmente gli obiettivi della strategia Europa 2020.

 
  
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  Pat the Cope Gallagher (ALDE).(GA) Signora Presidente, negli ultimi 20 anni l’Unione europea ha svolto un ruolo centrale nella promozione della pace e della riconciliazione in Irlanda, stanziando dal 1994 più di 1,3 miliardi di euro al programma per la pace e la riconciliazione e circa 349 milioni al Fondo internazionale per l’Irlanda.

I violenti incidenti accaduti ad est di Belfast e l’omicidio di Ronan Kerr dimostrano l’importanza di portare avanti questi progetti che incoraggiano l’economia e lo sviluppo sociale su entrambi i lati della frontiera.

Questa settimana i rappresentanti del Fondo internazionale per l’Irlanda e del programma di pace e riconciliazione erano qui in quest’Aula per parlare alla commissione per lo sviluppo regionale dell’importanza del sostegno di Parlamento e Unione a tale programma. Ritengo fermamente che l’Unione europea e gli altri partner internazionali debbano riflettere attentamente sulla questione e decidere di portare avanti questo efficace e meritevole programma.

 
  
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  John Bufton (EFD). - (EN) Signora Presidente, l’agricoltura è al centro dell’economia gallese, ma ora, in base alla crescente normativa dell’Unione europea, si impedisce agli agricoltori del Galles di competere con successo, nonostante dispongano di standard tra i più elevati in Europa.

Secondo le norme sull’identificazione elettronica, gli agricoltori vengono sanzionati per dati imprecisi, sebbene la tecnologia sia molto fallace. In diverse occasioni ho presentato la questione alla Commissione, come hanno fatto anche i rappresentanti di molti Stati membri. Gli agricoltori gallesi ritengono che il difettoso sistema d’identificazione elettronica equivalga ad un’imposta nascosta.

Passando ad un’altra questione, ai sensi delle norme sull’identificazione geografica protetta (IGP), i bovini del Galles di età inferiore ai 24 mesi non possono essere considerati gallesi, a differenza di quanto accade in Scozia, dove la carne bovina, indipendentemente dall’età del capo di bestiame, può essere etichettata come scozzese.

Il Galles produce manzo eccellente e deve poterlo etichettare come gallese; gli scambi nel mercato globale sono legati alla promozione dei prodotti nazionali. Tali questioni sono estremamente importanti per centinaia di agricoltori del Galles che gestiscono imprese di alta qualità, le quali in molti casi sono condotte a livello familiare da generazioni. Esigo una spiegazione.

 
  
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  Oriol Junqueras Vies (Verts/ALE).(ES) Signora Presidente, desidero esprimere il mio sostegno al pacchetto di misure volto a potenziare la governance economica nell’Unione, nonché alle misure che chiariscono e accelerano il procedimento disciplinare per quegli Stati membri che presentano un deficit eccessivo.

L’Unione deve tuttavia essere consapevole che alcuni paesi tentano di adempiere alle esigenze del bilancio che l’Europa impone loro, destabilizzando i conti dei governi substatali.

Ne è un chiaro esempio lo Stato spagnolo, che sta cercando di soddisfare i requisiti trasferendo il proprio deficit ai governi delle comunità autonome e ai municipi.

Queste pratiche devono essere condannate, poiché non rientrano nello spirito del Patto di stabilità e crescita dell’Unione e soprattutto perché nuocciono alla ripresa economica di nazioni economicamente forti come la Catalogna.

 
  
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  Csaba Sógor (PPE).(HU) Signora Presidente, l’Unione europea non interferisce con gli affari amministrativi degli Stati membri ed è importante sottolinearlo perché oggi alcuni politici rumeni hanno motivato la necessità di una riorganizzazione amministrativa, sostenendo che è l’unico modo per consentire al paese di ricevere più denaro dai Fondi strutturali. Gli attuali dibattiti in Romania riguardano una riforma volta a istituire otto unità amministrative al livello di NUTS 2 dalle attuali 41 contee che sono unità amministrative al livello di NUTS 3, ignorando in questo modo le realtà geografiche, economiche, sociali e culturali. La questione principale riguarda in particolare la comunità ungherese rumena che, nonostante i provvedimenti contenuti nella relativa convenzione del Consiglio d’Europa, non rappresenterebbe una maggioranza in nessuna delle nuove unità amministrative, perdendo così il diritto di costituire un governo locale. L’Unione europea deve garantire che gli Stati membri non si aspettino che si solo l’Unione a dover osservare il principio di sussidiarietà, ma che anche loro garantiscano che le decisioni vengono prese il più vicino possibile ai cittadini.

 
  
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  Cristian Silviu Buşoi (ALDE) . – (RO) Signora Presidente, come probabilmente saprà, questo fine settimana si è proceduto ad un secondo turno di votazione nelle elezioni locali a Chişinău, nella Repubblica moldova. Come constatato anche dagli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), queste elezioni, così come quelle che si sono tenute in altre parti del paese, sono state in gran parte condotte in linea con gli standard europei e internazionali, registrando un vero progresso rispetto alle elezioni parlamentari del 2010.

Posso solo rallegrarmi dei risultati conseguiti nelle elezioni locali tenutesi nella Repubblica moldova, che hanno rafforzato la posizione dei partiti nell’Alleanza per l’integrazione europea, attualmente al governo. Tali risultati inviano un segnale chiaro da parte dei cittadini moldavi che le loro aspirazioni di diventare una società prospera e democratica e di consentire alla Repubblica moldova di essere integrata nell’Unione europea sono forti e reali. Questi esiti devono essere inoltre di incoraggiamento per i partiti nell’Alleanza per l’integrazione europea, affinché proseguano l’attuazione delle riforme che si sono impegnati ad adottare.

Personalmente, accolgo con favore e sono lieto che Dorin Chirtoacă abbia vinto un nuovo mandato come sindaco di Chişinău.

 
  
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  Zbigniew Ziobro (ECR).(PL) Signora Presidente, in Polonia un recente avvenimento verificatosi alle sei di mattina ha scioccato l’opinione pubblica: otto agenti armati, dei quali sei agenti dei servizi speciali, hanno fatto irruzione con la forza in un appartamento di una palazzina. Fin qui nulla di strano, considerando che nel condominio vi erano un ricercato per spaccio di droga, un commerciante di armi e una persona sospettata di organizzare rapine in banca, ma la vittima non è stata persone nessuno di loro. Nel complesso, infatti, abitava anche un utente Internet, uno studente che aveva avuto il coraggio di descrivere ironicamente le azioni compiute dall’attuale governo.

È allarmante che chi si trova al potere sia tanto suscettibile alle critiche, alla satira e alle risate da inviare agenti armati alle sei del mattino a casa di studenti che usano Internet. Dobbiamo opporci a simili pratiche, in particolare qui nel Parlamento europeo.

 
  
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  Jacek Olgierd Kurski (ECR).(PL) Signora Presidente, tra 10 giorni la Polonia assumerà la Presidenza dell’Unione europea ed occorre quindi esercitare un attento controllo su quanto sta accadendo nel paese. La qualità della democrazia può essere valutata in base al comportamento che si mantiene nei confronti dell’opposizione. Purtroppo, in Polonia si sta conducendo una caccia alle streghe contro l’opposizione e i tribunali vi hanno aderito. Nella causa riguardante l’ex Primo ministro e leader dell’opposizione Jarosław Kaczyński, la sentenza di un tribunale ha gli ha imposto di sottoporsi ad esami psichiatrici. Si tratta di una mossa particolarmente meschina, considerando che l’unico motivo consisteva nella sua ammissione di aver fatto uso di sedativi dopo la tragedia di Smolensk, quando hanno perso la vita il fratello, la cognata e molti amici. Non vi è nulla di strano in questo comportamento, peraltro supportato dall’apposita documentazione medica.

Questa serie di eventi è deplorevole per il suo significato sottinteso a livello europeo e vedrà il suo culmine il 6 luglio, giorno in cui il leader dell’opposizione sarà sottoposto a test psichiatrici, mentre a Strasburgo l’attuale Primo ministro Donal Tusk terrà il discorso inaugurale per la Presidenza all’Unione europea. Mi auguro che la comunità internazionale si opporrà a un tale abuso di esami psichiatrici nell’ambito dei contrasti politici, seguendo il modello dell’Unione sovietica e della Bielorussia.

 
  
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  Presidente. – Con questo si conclude la discussione su questo punto.

 
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