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Acta literal de los debates
Miércoles 15 de febrero de 2012 - Estrasburgo Edición revisada

12. Crisis económica, crecimiento y empleo (debate)
Vídeo de las intervenciones
PV
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  Der Präsident. − Als nächster Punkt folgt die Erklärung von Professor Monti, Ministerpräsident der Italienischen Republik, zu Wirtschaftskrise, Wachstum und Beschäftigung (2012/2538(RSP)).

Ich darf Sie, Herr Ministerpräsident Monti, im Europäischen Parlament herzlich willkommen heißen. Es ist uns eine große Ehre, dass Sie heute bei uns sind. Ein herzlicher Willkommensgruß im Namen des gesamten Hauses!

(Beifall)

 
  
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  Mario Monti, Presidente del Consiglio, Italia. − Signor Presidente, è un grande onore per me e per il Governo italiano essere stato invitato al Parlamento europeo in seduta plenaria, per poter pronunciare alcune parole.

Vorrei iniziare con un omaggio al Parlamento europeo. Per me è davvero un'emozione trovarmi in questo luogo. Ricordo la prima occasione di incontro che ebbi con il Parlamento europeo nel gennaio 1995, per le audizioni per la conferma a membro della Commissione europea. Da allora, per dieci anni, il Parlamento è stato per me un interlocutore decisivo e ho visto crescere l'influenza della vita democratica dell'Europa in quest'Aula, nell'Aula di Bruxelles e nelle aule della Commissione e ho sempre trovato che, per la Commissione, di cui facevo parte – e saluto i rappresentanti della Commissione – il Parlamento fosse un alleato fondamentale nel portare avanti la costruzione europea.

Adesso mi trovo in un banco del Parlamento che non avevo mai avuto occasione di occupare, quello del Consiglio, ed è un'esperienza nuova essere responsabile della politica di uno Stato membro. Vi posso assicurare che per me la responsabilità che sento verso il mio paese è indissociabile dalla responsabilità che sento come italiano verso l'Unione europea.

(Applausi)

Ho visto troppe volte da Bruxelles, come Commissario, governi nazionali giocare il ruolo di accusatori delle Istituzioni europee dopo che avevano partecipato a decisioni prese presso le Istituzioni europee. Ebbene, io mi sono ripromesso di non fare mai questo brutto scherzo all'Unione europea

(Applausi)

e spiego sempre ai miei concittadini, in Parlamento e altrove, che i sacrifici importanti e le riforme difficili ai quali i cittadini italiano sono chiamati in questo momento, non sono imposti dall'Europa: sono necessari per il miglioramento della vita economica, sociale e civile italiana e soprattutto nell'interesse dei nostri figli. Si tratta anche di qualcosa che l'Europa ci chiede di fare e raccomanda di fare ma non devono essere imputate all'Unione europea.

Io sento molto la responsabilità di guidare in questo momento un paese che ha una materia prima sempre più rara nell'Unione europea: cioè un'opinione pubblica favorevole all'integrazione e alla costruzione europea. Sento il dovere di non dissiparla, ma di coltivarla questa materia prima e quindi mi sento di dover praticare con cura questa necessità di persuadere i cittadini, ma sulla base di argomenti di sostanza, e non solo e non tanto sulla base dei vincoli europei. In ogni occasione che mi si presenta, invito i miei colleghi di altri governi di Stati membri a usare la stessa attenzione e lo stesso riguardo verso questa nostra fondamentale costruzione comune.

L'Italia in questo momento è impegnata, signor Presidente, onorevoli deputati, in una complessa corsa all'uscita dall'emergenza. Credo che stiamo gradualmente riuscendo a togliere il nostro paese dalla zona d'ombra in cui per qualche momento è stato collocato, come possibile fonte di problema, di contagio, di focolaio nell'eurozona. Stiamo compiendo tutti gli sforzi necessari in termini di consolidamento di bilancio e in termini di riforme strutturali. Voglio ricordare preso l'estate scorsa dal mio predecessore, Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, di portare il bilancio dello Stato italiano in pareggio già nel 2013, cioè un paio di anni prima degli altri Stati dell'Unione europea – impegno che venne preso in condizioni di emergenza – è stato mantenuto dal mio governo, che non ha chiesto di modificarlo, pur essendo molto gravoso: si tratta di un impegno che competerà un avanzo primario del 5 percento circa del prodotto interno lordo al netto del pagamento degli interessi.

Siamo determinati a raggiungere rapidamente questo riequilibrio dei conti pubblici, così come siamo determinati, con la particolare configurazione di governo e di rapporto con il Parlamento che esiste in questo momento in Italia, a compiere molto rapidamente le riforme strutturali necessarie.

Naturalmente l'Italia, via via che si consolida in una posizione di sicurezza – e la strada da compiere è ancora lunga ma sono molto incoraggiato da quanto sta accadendo – sarà un paese che non si limiterà a recepire in modo passivo gli orientamenti politici dell'Unione europea bensì un paese che vorrà contribuire sempre di più a determinare questi orientamenti e a giocare il ruolo che naturalmente spetta a un grande paese fondatore dell'Unione europea e a una delle più grandi economie dell'eurozona.

(Applausi)

È in questo spirito che sono stato felice di accogliere l'invito a una collaborazione stretta rivolto all'Italia dal Cancelliere tedesco e dal Presidente della Repubblica francese e ho sempre sottolineato con loro, fin dal primo nostro incontro triangolare, che il contributo che l'Italia intende portare a quel tavolo è un contributo orientato al metodo comunitario, che riconosce la priorità delle Istituzioni europee e che intende coltivare sempre tutte le possibilità per costruire dei ponti anziché delle separazioni rispetto a quei paesi che non sono ancora nell'eurozona e a quelli che avessero manifestato l'intendimento di non fare mai parte dell'eurozona. Credo sia importante per l''Unione europea essere inclusiva, non esclusiva.

Signor Presidente, mi sia consento, dato il tema specifico "Crisi economica, crescita e occupazione" della presente sessione, soffermarmi un momento su quello che io considero il rischio principale di questa fase della vita europea. L'euro è stato il perfezionamento più ambizioso finora della costruzione comunitaria: tutto possiamo permettere ma non che diventi un fattore di disgregazione e di separazione fra europei. Questo rischio c'è ed è a portata di mano – lo credo e me lo auguro e ci impegniamo per questo – la soluzione della crisi dell'eurozona. Ma ritengo che dobbiamo dedicare altrettanti sforzi al recupero di uno spirito unitario di appartenenza a un unico progetto. La crisi dell'eurozona ha fatto nascere troppi risentimenti, ha ricreato troppi stereotipi, ha diviso gli europei a seconda delle latitudini, ha diviso gli europei in Stati centrali e Stati periferici. Tutte queste classificazioni sono da rifiutare decisamente.

(Applausi)

Io sono il rappresentante di uno Stato considerato geograficamente periferico e non ho niente da obiettare a questa connotazione geografica; allo stesso tempo ho da osservare che Stati centrali – e lo è stata anche l'Italia dal punto di vista della responsabilità, se vogliamo – a cominciare dalle due maggiori economie dell'eurozona, la Germania e la Francia, sono stati all'origine della crisi del Patto di stabilità e di crescita e della sua limitata credibilità nel 2003 quando, con la complicità dell'Italia che presiedeva allora il Consiglio Ecofin, quei due paesi hanno preferito esercitare la loro influenza politica sugli altri Stati membri per, in buona sostanza, rompere il meccanismo di enforcement e di applicazione delle regole.

Questo è un fatto che oggi viene riconosciuto dai governanti sia di Germania sia di Francia, quindi non sto dicendo niente di sgradevole verso i miei colleghi, Cancelliere tedesco e Presidente della Repubblica francese. Ma è un fatto che un grande vulnus alla credibilità della disciplina di bilancio è venuto dal punto centrale dell'eurozona, che aveva con grande merito storico istituito e promosso quella disciplina di bilancio. Non possiamo quindi dimenticare che ci sono responsabilità del centro, così come della periferia, perché è vero che diversi Stati della periferia, in qualche momento – anche quello che qui rappresento –

(Applausi)

si sono troppo lasciati andare verso l'indisciplina di bilancio. Ma non esistono nell'Unione europea, signor Presidente, onorevoli deputati, i buoni e i cattivi. Dobbiamo tutti sentirci corresponsabili sia per le cose fatte in passato sia, soprattutto, nella costruzione dell'avvenire.

(Applausi)

In fondo, abbiamo impiegati otto faticosi anni, nei quali gli Stati membri, la Commissione – in primo luogo la Commissione, mi fa piacere riconoscerlo e sottolineare, quella grande Istituzione che è il motore dell'integrazione europea – e il Parlamento – che ha avuto negli ultimi anni un ruolo sempre maggiore – queste Istituzioni hanno dovuto impiegare otto anni per ricostruire faticosamente una credibilità per il Patto di stabilità e di crescita e voglio rendere omaggio al ruolo che questo Parlamento ha avuto in particolare con il Six Pack, costruzione che ha introdotto una credibilità nella disciplina ancora superiore a quella che il Consiglio aveva messo in opera. Quindi, quando si pensa che i Parlamenti siano, nella realtà di questa fase storica, dei fattori di indisciplina rispetto agli Esecutivi – il che è vero a volte sul piano nazionale ma mi fa piacere riconoscere oggi che non è vero sul piano europeo – ebbene, questo Parlamento, grazie al proprio lavoro, è diventato un fattore di disciplina.

(Applausi)

Adesso io non penso che questo sia il momento di archiviare il momento della disciplina di bilancio, soddisfatti perché abbiamo il fiscal compact e di passare a un'altra pagina dell'agenda europea, quella della crescita. Io penso che dobbiamo conciliare entrambi questi aspetti. E ciò anche nella vita quotidiana dei nostri paesi. Ieri ad esempio, con i miei colleghi nel Consiglio dei Ministri a Roma, ho dovuto prendere una decisione difficile e impopolare: quella di negare la garanzia finanziaria dello Stato italiano a un magnifico progetto per portare a Roma le Olimpiadi del 2020. C'è stata molta delusione in Italia per questa decisione, a Roma soprattutto. Ma abbiamo argomentato – e ho l'impressione che l'opinione pubblica italiana abbia capito – che l'imperativo essenziale per l'Italia oggi, nel proprio interesse e nell'interesse dell'Europa – e la settimana scorsa negli Stati Uniti, a Washington ho avuto la testimonianza di quanto la stabilità dell'eurozona venga considerata un bene essenziale anche per l'economia mondiale – è un altro e che quindi, in questo momento, ogni gesto di rinvio al futuro di possibili oneri di quantificazione incerta non appare in linea con la responsabilità che noi governanti dobbiamo assumerci – anche se troppo spesso elusa in passato in tutti i paesi – ossia quella di evitare di scaricare oneri sul futuro e sulle generazioni future.

Mi auguro quindi che ci siano altre occasioni per grandi eventi in Italia, così com'è avvenuto tante volte in passato, in cui l'Italia ha potuto dare un suo contributo alla cultura, allo sport e a manifestazioni a livello europeo. Ma credo che anche queste siano piccole testimonianze che dobbiamo offrire per dimostrare che la disciplina di bilancio non è una recente acquisizione che vogliamo al più presto toglierci dalle spalle, ma è un nuovo modo di vivere la vita civile.

(Applausi)

Al tavolo del Consiglio europeo, signor Presidente, l'Italia sta portando con crescente intensità la voce della crescita, proprio perché si sente la coscienza a posto perché fa al proprio interno tutto quello che è necessario per la disciplina di bilancio. Ebbene, il Consiglio europeo del 30 gennaio, al quale farà seguito quello del 1° marzo, ha molto da dire e ancor più da fare sulla crescita. Io so quanto questo Parlamento interpreti nel suo lavoro quotidiano, nelle sue grandi mozioni, così come nelle sue puntuali decisioni sui singoli progetti, l'imperativo della crescita.

L'Italia ha chiesto e ottenuto, per esempio in sede di Consiglio europeo, di privilegiare in misura maggiore che nel recente passato la crescita tra gli obiettivi della politica economica. Questo è perfettamente possibile senza mettere in discussione la disciplina: basta uscire da certi luoghi comuni. Per esempio, il mercato unico – la prima costruzione dell'integrazione europea – ha ancora molto da dire e molto da dare per la crescita economica europea. Il Commissario Barnier è stato il grande protagonista della più recente iniziativa della Commissione, l'Atto sul mercato unico, che contiene in sé un grandissimo potenziale di crescita. Nel Consiglio europeo l'Italia si batte perché alle parole seguano i fatti, in modo accelerato e in modo che i capi di governo si espongano personalmente con la loro visibilità e che diano il massimo rilievo politico, per evitare che il mercato unico sembri una grigia collezione di infinite direttive e regolamenti. Il mercato unico è il corpo e, per certi aspetti, l'anima dell'integrazione europea, e abbiamo chiesto di svilupparlo fortemente.

Un altro esempio – e ripeto qui qualcosa che ho detto al Consiglio europeo: benissimo il fiscal compact, benissimo aver rafforzato così per la quarta o quinta volta l'armamentario della disciplina di bilancio. Ma non è necessario fare almeno in parte lo stesso lavoro per la disciplina dell'integrazione economica del mercato unico?

(Applausi)

Perché dobbiamo avere, com'è giusto che abbiamo, seri e incisivi meccanismi con sanzioni per la disciplina di bilancio e uno Stato membro che viola le regole del mercato unico può persistere in questa violazione per quattro-cinque anni, finché la Commissione non supera tutti gli stadi della procedura per arrivare alla Corte di giustizia? Sono queste limitazioni dell'integrazione europea che sono responsabili, tra l'altro, del cattivo funzionamento della stessa zona euro, quale area monetaria ottimale. Benissimo aver dedicato tanta attenzione all'unione monetaria e alla disciplina di bilancio che deve accompagnarla; malissimo non aver dedicato altrettanta attenzione all'unione economica, che è il pilastro su cui poggia l'unione monetaria. È giunto il momento di prestare tutti insieme maggiore attenzione a questo aspetto.

Per quanto riguarda la crescita – mi avvio, signor Presidente, a concludere perché so che in questo Parlamento il tempo è giustamente razionato molto più di quanto avvenga in ogni altro luogo di discussione pubblica in Europa, ecco un altro contributo che date alla disciplina, signor Presidente – gli stability bond, su cui questo Parlamento si è pronunciato a larghissima maggioranza, sono uno strumento che io stesso ho promosso in altre sedi senza mai considerarli una possibile fonte di indisciplina di bilancio. Sono uno strumento per una maggiore integrazione dei mercati finanziari che, se correttamente costruiti secondo le linee del Libro verde della Commissione e della relazione approvata oggi dal Parlamento europeo, può anzi contribuire a rendere più disciplinante l'azione dei mercati finanziari nei confronti dei bilanci pubblici. È solo un esempio di strumenti che possono essere messi in atto, rispettando le diverse sensibilità: se un grande paese ritiene che gli stability bond debbano venire un po' più avanti anziché un po' prima, anche questa sensibilità andrà rispettata purché non si dica che è pericoloso studiarli. Credo che un giorno verrà anche il momento – ma fra qualche tempo – per riconsiderare se l'attuale trattamento riservato all'atto economico dell'investimento privato, ma anche pubblico, sia oggi quello più adeguato.

Benissimo che nelle nostre Costituzioni adesso, a seguito del fiscal compact, si introduca la regola del pareggio di bilancio strutturalmente corretto; un po' meno bene averla chiamata golden rule. Questa è un'importante disciplina ma una volta, anche nella cultura economica tedesca, la golden rule era quella che stabiliva che ci potesse essere un indebitamento dello Stato ma solo fino al limite degli investimenti pubblici; cioè si può finanziare col debito quella che è formazione di capitale.

(Applausi)

Un giorno l'Europa, completata la grande trasformazione che – per merito soprattutto della Germania – abbiamo compiuto in questi anni verso la cultura della disciplina, potrà permettersi, senza eluderla o attenuarla, di considerare in modo più freddo e pacato anche strumenti per la crescita come questi.

L'ultima considerazione, signor Presidente, che ho poco tempo di sviluppare: mi permetto di fare riferimento a un articolo apparso stamani sulla stampa francese, italiana e tedesca e che reca la mia firma unitamente a quella dell'onorevole Sylvie Goulard. Noi abbiamo bisogno di conciliare – cosa che per ora non ci riesce tanto bene – integrazione, di cui abbiamo bisogno in dosi sempre maggiori, e democrazia, alla quale non vogliamo certo rinunciare. Come si fa a conciliare democrazia e integrazione? Ebbene...

I think it is deeply possible to reconcile democracy and integration.

(Applause)

Of course only a deeply superficial, insular culture...

(Applause)

... might naively believe that integration means a super-state.

(Call of ‘Who elected you?’)

A vast majority in the Italian Parliament.

Signor Presidente, la prego di scusarmi se mi faccio prendere dalla passione per l'integrazione europea, la quale non significa affatto un superstate ma piuttosto un continuo operare del principio della sussidiarietà e deve essere riconciliata con la democrazia. È ben evidente in questi giorni cosa possa accadere se i cittadini, in taluni Stati membri, hanno l'impressione che l'integrazione avvenga a scapito della democrazia.

Anziché pretendere di inventare la ruota, come si suol dire in italiano, ritengo che occorra lavorare sulle istituzioni esistenti. Esiste in Europa – credo ne abbiate sentito parlare – un'istituzione eletta direttamente dai cittadini a suffragio universale denominata Parlamento europeo. Questa Istituzione condiziona molto incisivamente la vita comunitaria: io ho fatto parte di una Commissione europea che, un certo numero di anni fa, questo Parlamento ha invitato a tornare a casa. Posso assicurarvi che il suo controllo è piuttosto vigoroso!

Ebbene penso che, sviluppando sempre di più le funzioni del Parlamento europeo, sia possibile riconciliare meglio quell'efficacia che anche un organo – pienamente comunitario anch'esso, ma espressione dei governi – come il Consiglio e, tutto sotto il grande impulso della Commissione, conciliare questi organi inventati da quella straordinaria mente francese, Jean Monnet, perché l'integrazione e la democrazia siano, come devono essere, sempre più in armonia tra di loro.

(Applausi)

 
  
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  Joseph Daul, au nom du groupe PPE. – Monsieur le Président, Monsieur le Président du conseil italien, cher Mario Monti, chers collègues, nous sommes convaincus sur les bancs de cette Assemblée que l'Europe doit à la fois redresser ses finances publiques et retrouver le chemin de la croissance. C'est ce que vous venez de nous exposer.

J'aimerais vous dire, cher Mario Monti, que les réformes économiques que vous avez engagées dans votre pays ont valeur d'exemple sur ce double front. Vous avez, d'une part, poursuivi beaucoup de réformes lancées par le gouvernement qui vous a précédé – vous l'avez rappelé également. Vous avez, d'autre part, entrepris des changements importants, notamment en libéralisant certaines professions. Cela va dans le bon sens parce que cela va créer des emplois et stimuler la concurrence.

Grâce à votre proposition d'introduire une sorte de flexisécurité, vous allez renforcer l'économie sociale de marché, vous allez rendre le marché du travail plus dynamique, plus protecteur aussi. Votre combat contre la fraude et pour un système fiscal plus transparent est également juste et il permettra de réduire la charge fiscale qui pèse sur les Italiens. Mon groupe soutient ce paquet de mesures qui, je le répète, a valeur d'exemple pour l'Europe.

J'espère que beaucoup de pays vont vous emboîter le pas car, pour retrouver la croissance, il est nécessaire de rétablir un climat politique et économique favorable. Il est nécessaire aussi de redonner de l'espoir à nos concitoyens, non pas un faux espoir, qui serait vite déçu parce qu'il se serait fondé sur la réalité, mais un espoir qui repose sur le développement d'une économie plus compétitive et sur des réformes indispensables de notre train de vie collectif. Or, l'économie italienne, tout comme celle de la plupart des pays européens, est forte parce qu'elle est construite sur une économie réelle, sur des secteurs compétitifs et pleins de potentiel. Monsieur Monti, vous avez commencé à optimiser ce potentiel, à libérer l'économie des pesanteurs qui l'accablaient. Nous devons en faire autant dans tous nos pays et prendre exemple sur ceux qui le font mieux.

Nous devons favoriser, par des politiques nationales, mais aussi européennes, vous l'avez dit, des ressources qui sont sous-utilisées. Nous devons, en particulier, permettre à nos PME, à nos chercheurs, mais aussi aux millions d'Européens, et spécialement aux jeunes qui sont au chômage, de développer leur potentiel. Et cette politique requiert un esprit de responsabilité, celui-là même, cher Mario Monti, dont vous faites preuve à la tête de votre gouvernement.

Pour certains, la tentation est grande de confondre dépenses publiques et investissements, vous l'avez indiqué, mais ce n'est que grâce aux investissements que nous obtiendrons une croissance durable. L'ancien président de la Commission, Jacques Delors, avait coutume de dire qu'on ne tombe pas amoureux du marché intérieur. Mais le lendemain de la Saint-Valentin, on ne tombe pas non plus amoureux de la compétitivité européenne.

Pourtant, Monsieur Monti, dans le rapport que vous avez publié sur la relance de l'espace européen, vous avez lancé les bonnes pistes pour le renouveau de la croissance et des emplois. Je veux parler d'une plus grande coordination fiscale entre les États membres. Je veux parler d'un nouveau souffle pour le soutien politique et social à l'intégration du marché européen. Je veux parler du marché intérieur qui, près de vingt ans après son lancement en 1993, n'est toujours pas achevé. Vous l'avez rappelé.

Monsieur le Président, autant chacun sait combien je suis partisan du moteur franco-allemand, autant je souhaite que, comme l'Italie, d'autres pays fassent entendre leurs points de vues, leurs propositions, voire leurs contre-propositions.

Je veux aussi saisir cette occasion pour saluer votre engagement déterminé en faveur de la méthode communautaire et de l'intégration européenne. Comme le Parlement européen, Monsieur Monti, vous savez que le retour de la méthode intergouvernementale serait une grave erreur, un retour en arrière pour les cinq cent millions d'Européens. Je vous sais gré d'avoir pesé de tout votre poids. Continuez à vous opposer à cette méthode intergouvernementale. Vous avez la majorité de ce Parlement avec vous.

Ce Parlement veut faire entendre une autre voix, celle d'une Europe solidaire et responsable, celle d'une Europe intégrée et politique. Nous savons qu'en vous nous comptons un allié.

 
  
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  Hannes Swoboda, on behalf of the S&D Group. – Mr President, I should like to welcome the Prime Minister to this Parliament, not only on behalf of the colleghi democratici but also on behalf of all the Social Democratic Group. It is good to have you here, Prime Minister. By a slip of the tongue you said that you had been elected by the European Parliament. Well, that is not yet true, but we would have elected you after the speech you gave today; so come back to the European scene when you finish your prime ministership, so that we can have a strong European in our Parliament.

Prime Minister, expectations are very high, not only in Italy but also in Europe. Not with those people over there, but with the public in general. You spoke about growth, and the necessity of combining growth with fiscal discipline. I would go one step further and say that, perhaps, fiscal discipline can be achieved more easily if we have growth and employment. Prime Minister, we have had many declarations, including those made by Italy and other countries, but the actions are still missing.

I need only quote, for example, from the Final Declaration of the Cannes Summit, where President Sarkozy was so proud to hold the G20 meeting. One sentence of that declaration reads: ‘We firmly believe that employment must be at the heart of the actions and policies to restore growth and confidence that we undertake under the Framework for strong, sustainable and balanced growth’. A good declaration, but where is the action? The action is still missing.

You spoke about some instruments such as stability bonds. We are still discussing growth policies, but we do not have enough action. Secondly, for us – as you know, Prime Minister – a social Europe is something concrete. Here again, to quote from the declaration of the Cannes Summit of the G20: ‘We recognize the importance of investing in nationally determined social protection floors in each of our countries ... We are convinced of the essential role of social dialogue.’

This morning we discussed how the social dialogue has been destroyed, for example in Greece; how the Troika says there must be no social dialogue, no social partners, just legislation – and we can return to democracy later. For us, growth, employment and social policies have to go hand in hand.

My next point relates to tax. For a social Europe the tax system must also be social and fair, and we have to fight against tax evasion. Again, the G20 said: ‘We are committed to protect our public finances and the global financial system from the risks posed by tax havens and non-cooperative jurisdictions’. Yet there has been no reaction, not a single action against tax havens; not a single action to deal with non-cooperative jurisdictions. What should Greek citizens think when the money of the rich is going to Switzerland and other countries, untaxed, and they have to pay tax on their reduced salaries? This is an impossible situation.

You also know, Prime Minister, that the Financial Transaction Tax is very important for us. It is often said that, well, we have to fear tax evasion. A study by our Group showed that, if the financial tax is applied right, tax evasion need not be a very big problem. We accept tax evasion involving the Bahamas, Switzerland and many other countries, but in the case of the Financial Transaction Tax, all of a sudden we are very restrictive. So this is another point which our Group regards as very important.

I agree with you and, as I said, I would even go a step further. In a growing Europe, in a Europe with more jobs and fewer unemployed people, in a social and fair Europe with a fair tax system, fiscal consolidation is much easier to achieve and can be accepted by the citizens.

My next point is to stress that we also have European institutions, such as the European Central Bank and the European Investment Bank, that can contribute to your – and our – concept of growth and development. Concerning the European Investment Bank, why not give it more credit possibilities, especially for the benefit of small and medium-sized industries? The European Investment Bank can also help to generate growth. As for the European Central Bank, another Italian – Mr Draghi, whom I met on Monday – is doing a good job there. I would like you to follow and support your colleague in the European Central Bank, so as to do the utmost to promote growth and create enough liquidity in Europe for growth generation.

I think with these two Italians, Draghi and Monti, Europe looks different, and I hope that this can be a success story for Europe now. Someone has just said ‘Super Mario’: we shall see. Let us hope for the ‘Super’.

My last point, Mr Prime Minister, is about a democratic Europe. You are absolutely right: democracy and integration are no contradiction. But democracy for us is not the Council as such, because some Members of the Council are trying to regain their power. Many citizens ask: ‘I thought Parliament emerged as the winner under the Lisbon Treaty, now what has happened to the role of the Parliament?’ I know that the Lisbon Treaty was not the favourite treaty of members of governments and prime ministers, but I hope that, with your conception of democracy, you will support Parliament’s request to be part of that democratic game. I hope it will not be as it was with the fiscal treaty, and that we will not have to force our way into the debate and the discussions in order to achieve some small changes. We should be involved in the discussion from the beginning.

The question of democracy does not only relate to the Commission. We discussed this morning how some of the Troika people go into countries like locusts, aggravating rather than improving the situation, as in Greece. The approach in Italy is quite different because it involves both fiscal responsibility and growth, and not only fiscal discipline and fiscal stability.

We have high hopes for you and so finally, Prime Minister, we are very happy that you are here. You are working for a strong Italy and a strong Europe, and that is also our wish. We need Italy, as a founding member of this European Union, to be strong, democratic and economically safe and sound, and to have full employment and social policies. That is your task: you will fulfil it, we are sure, with our support.

 
  
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  Guy Verhofstadt, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, caro Mario, sia il mio gruppo che noi del gruppo Spinelli siamo fieri del fatto che tu sia diventato Presidente del Consiglio della Repubblica italiana. Ritengo che egli stia facendo un lavoro impressionante poiché, in poche settimane, ha condotto l'Italia su una buona strada, attuando riforme strutturali profonde, necessarie non solo al paese ma anche all'Europa.

Cari amici, finalmente abbiamo un vero federalista al Consiglio europeo!

I will not continue in Italian. I am more qualified to talk about Italian wine than Italian politics.

Dear Prime Minister, dear Mario, naturally I think what you need today is more than compliments. What you need now from our Parliament and from our colleagues in the European Council is more than just vocal or moral support. What you need today is concrete support from this Parliament and from the European Council – mainly, a plan and a proposal to reduce interest rates for everybody in Europe.

We should remember that Italy, even after all the reforms, is today paying exactly three times the interest rate of Germany – this morning it was 1.9% for Germany and 5.7% for Italy – and this cannot continue if we want to recover from this euro crisis. We can do two things. First of all, it is important to remember that we can establish the redemption fund. It is a German idea – so it is a good idea – to create a redemption fund, a fund of EUR 2.3 trillion that, as you know, would mutualise debt above 60 percent and that could really reduce interest rates, not only for Italy but for all countries, including Germany.

You should realise, Mr Monti, that only two weeks ago this Parliament called, in a resolution, for the establishment of this fund. The idea of a majority of Members, I believe, is to link it to the current two-pack legislation that we are discussing. It is the best system because I do not think that the European Central Bank can continue forever to do what it is doing at the moment, namely inject money every two or three months.

In the longer term I think a common bond market is a very obvious idea – as you indicated, and I was very pleased with your intervention. As Mr Monti has said (and this is an important message), this instrument would create not only solidarity but also real discipline in our monetary system. It would in any case be a better and more structural solution than doing what we are doing now. We have already put EUR 1 trillion of taxpayers’ money into resolving the crisis; we have three Member States under assistance programmes; and we now have the downgrading of the ratings of the main economies in the world – France, Britain and perhaps tomorrow Germany. This is a crisis that is causing thousands of Europeans to live in hardship. So I think now is the time to have a structural solution and to let not only the taxpayers but also the financial institutions and the bondholders pay by means of a structural reform of the bond market in Europe.

My final remark is that Italy is not Greece – I should say, on the contrary. I think that today Greece should look at what is happening in Italy. Greece also needs structural reforms and to reduce its enormous public sector. It also needs to reform its political system and maybe, as I have already said to Mr Monti, it would be a good idea to send him to Greece after he has finished his work in Italy. He could be an excellent roving Minister for the whole of Europe where there are difficulties in the euro area. Thank you Mario.

 
  
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  Rebecca Harms, im Namen der Verts/ALE-Fraktion. – Herr Präsident! Sehr geehrter Herr Monti! Sie haben mit Ihrer Rede, nicht nur mit dem Artikel, den Sie heute Morgen mit der Kollegin Sylvie Goulard veröffentlicht haben, zwei Dinge deutlich gemacht.

Erstens: Sie sind der Mann, der in der Lage ist, nach einer ziemlich schwierigen Zeit die italienische Politik zu zivilisieren. Und Sie haben uns das Signal gegeben, dass Sie möglicherweise auch einer der starken Männer sein können, die dazu beitragen, dass die europäische Politik wieder zivilisiert wird. Um es ganz ernst zu sagen: Ich glaube, dass es darum geht. Ich habe Ihrer Rede sehr genau zugehört. Ich habe auch an einigen Stellen gedacht: Das ist gut, aber könnte er nicht noch klarer sein? Könnte er nicht an einigen Stellen noch mehr zuspitzen, um welche Schwierigkeiten es geht? Die Zahlen zu Italien hat gerade der Kollege Verhofstadt erwähnt. Italien, Spanien, Portugal, Irland: Das sind mindestens die Länder, in denen die Menschen heute Angst haben, wenn sie die Berichterstattung aus Griechenland sehen. Wir sagen immer wieder, Italien ist nicht Griechenland, wir sagen Portugal ist anders, Spanien ist anders, Irland ist anders.

Aber Sie wissen, dass die Krise in keinerlei Weise kontrolliert ist, sondern dass die Krise sich ausbreiten kann. Und weil Sie – wie ich vor längerer Zeit gesehen habe – in dem Geldgeschäft, im Bankensektor groß geworden sind, glaube ich, dass ich Ihnen an dieser Stelle einige Fragen stellen möchte, zu denen ich mir von Ihnen im Grunde noch klarere Antworten wünschen würde.

Erstens: Wenn Sie sich jetzt Griechenland ansehen und sagen, wir müssen inklusive Politik machen, wir müssen Europa zusammenhalten. Glauben Sie, dass wir mit der Krisenpolitik, wie sie sich in Griechenland materialisiert, auf dem richtigen Weg sind? Das glaube ich im Moment nicht mit Sicherheit mit ja beantworten zu können. Neelie Kroes, eine Kommissarin, hat gestern gesagt, es wäre kein Drama, wenn Griechenland aus der Eurozone austreten würde. Ich fand das in dieser Banalität und Beiläufigkeit ausgesprochen gefährlich. Was sollen die Griechen denn an dieser Stelle denken?

Zweitens: Sie haben viel über Haushaltsdisziplin gesprochen. Glauben Sie als ein Mann, der in Italien jetzt aufräumen soll, dass es kluge Haushaltsdisziplin ist, nur zu kürzen? Denn das, was in Griechenland passiert, das ist ja nur kürzen. Da wird nicht ein Haushalt in Ordnung gebracht und Ausgaben und Einnahmen in ein durchhaltbares Verhältnis gebracht, sondern es wird nur gekürzt, und trotz aller Kürzungen geht es dem Land, geht es der Mehrheit der Bürger, geht es gerade den Ärmeren im Land immer schlechter. Ist das der Weg, der aus der Perspektive eines anderen Krisenlandes durchhaltbar ist? Da Sie aus dem Bankensektor kommen: Können Sie mir erklären, warum wir uns entschieden haben zu sagen, die Großbanken sind zu groß als dass man sie fallen lassen könnte, und sie permanent immer wieder sichern, mit allen Schwächen, die wir im Bankensektor sehen? Den Ländern in der Krise vertrauen wir viel weniger. Den Ländern machen wir im Detail Vorgaben für viel geringere Summen, die wir für sie verfügbar machen, Vorgaben, wie sie Politik zu machen haben, ohne dass darüber noch wirklich reflektiert wird. Ich habe das nie verstanden, warum es dieses totale Auseinanderklaffen im Vorgehen gibt.

Ich weiß, dass Sie in Italien angefangen haben, sich um Steuerhinterziehung in einem doch interessanten Umfang zu kümmern. Die Durchsuchungen, die Sie angeordnet haben, die Steuerprüfungen, die Sie in Cortina d’Ampezzo angekündigt haben, sind ein sehr interessantes Signal. Aber wären Sie bereit, europaweit dafür einzutreten, dass wir ein europäisches Abkommen bekommen, das eben nicht mehr zulässt, dass in diesem wahnsinnigen Umfang Steuern hinterzogen werden, Geld gewaschen wird? In Italien gehen Ihnen jedes Jahr fast 300 Milliarden Euro durch die Lappen. Wenn man diese Summe nimmt: In zehn Jahren wäre Italien schuldenfrei.

Lassen Sie mich einen Satz zum Schluss sagen, Herr Monti. Sie sind, was die Premiers in den Krisenländern angeht, in einer besonderen Situation. Sie genießen europaweit einen einzigartigen Respekt. Ich glaube, dass Sie als Person mit Ihrer Erfahrung als Kommissar eine besondere Verantwortung für die Zukunft des Verhältnisses der Krisenländer gegenüber dem, was heute noch nicht Krisenland ist, in der Europäischen Union spielen.

 
  
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  Martin Callanan, on behalf of the ECR Group. – Mr President, another famous Monty – I refer of course to the equally famous Monty Python – taught us to always look on the bright side of life. Although the economic news is gloomy, there are one or two reasons for Italy to be optimistic. On this point I agree with Mr Verhofstadt because, of course, Italy – thankfully – is not Greece. Nevertheless, the national current account has been mismanaged, going from a healthy surplus to a nearly crippling deficit in merely a decade.

It appears so far that the markets respect your leadership, Prime Minister. 10-year bond yields are almost at a manageable position thanks partly to your proposed economic reforms, but mainly to the actions of the European Central Bank, which has – crucially – bought you some time. In Italy, fiscal consolidation and economic reform could possibly work, but in Greece they are clearly not working. An orderly default and a Greek euro exit may be bad politics for Angela Merkel, but I believe it is the ‘least worst’ option now for the euro area and for the EU as a whole.

Fiscal consolidation will ease the current crisis, but in isolation it is not the long-term solution to our economic weakness. The answer, as many people here have said, is growth, and we have no shortage of policy statements calling for growth and jobs. But let us be honest: so far they have all failed, because they focus more on buzz-words and on gestures aimed at keeping everyone happy and are based on the premise that somehow politicians can create jobs. This is the kind of bureaucratic, statist attitude that got us into this situation in the first place.

Of course there is one recent economic policy paper that is being put into practice: I refer to the Mario Monti paper on the single market, which is being enthusiastically championed in the Committee on the Internal Market and Consumer Protection by my colleague Malcolm Harbour. In my view the greatest problem we face in Europe is that competition has been undermined by the focus on harmonisation instead of liberalisation – and you need only look at EU employment policy to see the devastating impact that it has had on many of our economies. The single market has the ability to deliver more liberal and flexible economies across the EU. The answer is not more harmonisation, rules or red tape – and it is certainly not more Europe. The answer, in my view, is a better Europe: a Europe of liberalisation and competition.

Professor Monti, as Prime Minister of Italy, talking about democracy (you were of course not elected by any citizens, although I accept that you were elected by the Italian Parliament), you have a great opportunity to articulate this vision and champion economic restructuring and liberalisation not just in Italy but across the rest of Europe as well. If you succeed in this immensely difficult and challenging task, you will have the support of my Group in your efforts.

 
  
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  Patrick Le Hyaric, au nom du groupe GUE/NGL. – Monsieur le Président, Messieurs les Présidents, je crains qu'une nouvelle fois avec ce débat, on ne veuille tenter de camoufler l'absurde et détestable religion qui mène l'Europe au chaos: l'austérité pour les peuples.

Vous n'avez pas prononcé ce mot, Monsieur Monti. Vous nous avez parlé de discipline, mais la discipline c'est toujours pour les peuples, pas pour les financiers, comme en Grèce et dans d'autres pays. Or, l'austérité s'avère être un poison mortel. Elle ne permet ni le rééquilibrage des comptes publics ni la relance économique, parce qu'elle sacrifie les salaires, la protection sociale, le travail et le bien-être humain.

Vous nous avez parlé longuement de démocratie mais de quelle démocratie parle-t-on quand vous-même, Monsieur Monti, détruisez le code de travail italien? Quelle démocratie quand, dans le pacte euro plus, on demande de ne plus négocier les conventions par branche? Quelle démocratie quand c'est une troïka de gens non élus qui dirige certains pays? Quelle démocratie quand, dans les traités à venir, on ne trouve que les mots: discipline, surveillance, sanctions, poursuites devant la Cour de justice, pour ceux qui ne seraient pas dans la norme "austéritaire"? Quelle démocratie?

Ce ne sont pas des traités qui sont faits aujourd'hui pour la croissance et l'emploi.

Au nom du groupe de la gauche unitaire européenne, nous vous soumettons quelques propositions pour cette croissance et l'emploi: la mise en place d'un salaire minimum européen et d'un revenu minimum, comme ceci a été voté par ce Parlement; la défense de la sécurité sociale publique avec l'invention d'un système de sécurité sociale professionnelle du travail en Europe; la fin du dumping social et fiscal; l'imposition du capital au même niveau que le travail; une vraie taxe sur les transactions financières; une alliance européenne contre le libre-échange inégal avec l'instauration de visas, de protections aux frontières en fonction des progrès sociaux et environnementaux; un programme de grands travaux et l'impulsion d'une nouvelle politique industrielle et agricole; le développement de la recherche, de l'innovation et de l'éducation.

Ceci serait possible avec la création d'un fonds de développement humain, social et écologique, en lieu et place du mécanisme européen de stabilité, en lien avec la Banque centrale européenne qui doit pouvoir acheter tout ou partie des dettes des États aujourd'hui en difficulté et consentir des crédits à 1 % directement aux États.

Et ne me répondez pas, Monsieur le Président du conseil, que les traités vous l'interdisent, puisque vous êtes en train de les changer dans le dos des peuples et contre les peuples, et donc contre la démocratie!

 
  
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  Francesco Enrico Speroni, a nome del gruppo EFD. – Signor Presidente Monti, lei ha indubbiamente una grande competenza finanziaria maturata in ambito operativo, in sedi accademiche, in circoli ristretti quali Bilderberg e Trilaterale. Quindi, non a caso lei si è recentemente recato a Wall Street per incontrare i maestri di quella finanza internazionale che ci ha ridotto nello stato che tutti i cittadini dell'Unione, e in particolare di Eurolandia, ben conoscono, a partire dai propri portafogli.

Ho ancora il dubbio se abbia incontrato i suoi complici o i suoi padroni. Complici perché, da decennale Commissario europeo, condivide la responsabilità della situazione economica e finanziaria dell'Unione. Padroni, perché, da quando ha assunto la veste di Capo di governo senza passare per democratiche elezioni, sta brillantemente provvedendo a depredare i contribuenti assumendo la funzione di ufficiale pagatore della finanza internazionale.

Lei ha qui difeso e sostenuto una concezione di Europa che non ci appartiene e non condividiamo raccontando, al pari del suo protettore Giorgio Napolitano, abusate panzane come quella che da soli non si esce dalla crisi. Ma non vedete voi due, e quelli che come voi continuano a propinare falsità, che esistono paesi di tradizione occidentale e democratica, quali la Svizzera, la Norvegia, la Nuova Zelanda, il Canada e l'Australia, i cui cittadini, senza Unione e senza euro, vedono un'economia e una finanza decisamente migliori di quella......

(Il Presidente interrompe l'oratore)

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI). - Monsieur le Président du conseil, beaucoup de monde salue la rapidité de votre action, un plan de rigueur apte à satisfaire toutes les exigences de votre compatriote et ancien collègue de Goldman Sachs, M. Draghi, aujourd'hui président de la Banque centrale européenne; un plan de libéralisation, une réforme en profondeur du marché du travail, rebaptisé plan de croissance et qui, pour le moment, est surtout un plan de régression sociale.

On vous félicite du courage dont vous faites preuve. Mais y a-t-il vraiment du courage, Monsieur le Président du conseil, quand, nommé à ce poste, vous savez que vous continuerez à exercer des responsabilités comme par le passé, sans jamais avoir à vous présenter au suffrage de ceux que vous gouvernez. Ce n'est pas vous faire injure personnelle que de dire que votre onction démocratique est assez limitée.

Vous avez jusqu'à présent été adoubé par ces cercles un peu occultes et mondialistes que sont la commission trilatérale, le groupe de Bilderberg. C'est un peu juste comme légitimité démocratique, même si vous bénéficiez d'une majorité parlementaire.

Vous nous avez brossé aussi le portrait d'une Europe intégrée mais respectant la subsidiarité. Mais, Monsieur le Président du conseil, mes collègues vous ont répondu. M. Swoboda, qui est autrichien, M. Verhofstadt, pour le groupe libéral, qui est flamand, vous ont répondu dans la langue anglaise, alors qu'il existe ici des interprètes. Ils ont dédaigné, à part un bref effort de M. Verhofstadt, leur langue nationale. C'est la langue de big brother qu'ils ont utilisée, ce n'est pas la langue des patriotes britanniques qui sont à mes côtés.

 
  
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  Maroš Šefčovič, Vice-President of the Commission. − Mr President, Italy entered the global financial crisis in a vulnerable position due to its high public debt and low economic growth. But from its first day in office, the Government of Prime Minister Monti has shown its determination to address these two challenges and has already adopted several important measures.

On the one hand, in December, it passed a new austerity package which is helping to shore up Italy’s public finances. It should allow Italy to achieve a very sizeable primary surplus by 2013 and put the government debt on a downward path.

On the other hand, between last summer and recent weeks, a broad range of structural measures has been adopted on taxation, pensions, competition, the business environment and the efficiency of the public administration. The most recent measures on opening up closed sectors and administrative simplification can contribute to improving competitiveness and a business environment, removing long-standing bottlenecks to growth and ultimately increasing the adjustment capacity of the economy.

In conclusion, the Commission welcomes the decisive action being taken by the Italian Government and stands ready to assist and support that action as the Government sees fit. A concrete example is the Commission’s support in fighting youth unemployment by setting up a dedicated action team for Italy and reprogramming structural funds until 2013.

Mr Prime Minister, as you have seen, you have strong support in the European Parliament, and I am sure that you know you have a lot of friends – I would even say fans – in the Commission. I would therefore like to tell you on behalf of the Commission that we wish Italy, your Government and you personally all the best in your efforts.

 
  
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  Mario Monti, Presidente del Consiglio, Italia. − Signor Presidente, siccome ho preso più tempo del previsto nel mio intervento iniziale – e me ne scuso – sarò brevissimo in queste parole conclusive, che desidero dedicare soprattutto a un rinnovato ringraziamento a lei, signor Presidente, agli onorevoli parlamentari che hanno voluto testimoniare l'appoggio e la stima per il mio paese, per il governo che ho l'onore di presiedere e per me personalmente.

Queste parole, questi sentimenti e questi atti sono di grande conforto per noi e ci stimolano a cercare di governare sempre meglio in Italia, cercando altresì di far sempre più contribuire l'Italia a una vigorosa politica europea, in particolare a favore della crescita. Un ringraziamento sentito anche al Commissario Šefčovič per le espressioni che ha voluto indirizzarmi.

Credo che risponderò solo a due punti, mentre mi riservo di esaminare nel testo trascritto, per la complessità dei punti filosofico-sistemici che l'intervento presenta, le parole che l'onorevole Speroni ha voluto indirizzarmi e per le quali lo ringrazio vivamente.

Le due risposte che desidero dare sono una brevissima e una breve.

La brevissima riguarda l'osservazione dell'onorevole Gollnisch.

(L'oratore si rivolge quindi all'onorevole in questione in lingua francese).

auquel je voudrais dire que je ne peux pas me vanter d'une légitimité démocratique électorale, et je vous assure que, à la différence de vous-même, Monsieur, et d'autres, je ne me suis pas présenté pour obtenir cette légitimation. On m'a demandé de faire ce travail, que je trouve passionnant. Ce n'est pas ce que j'aurais fait spontanément. Et donc, je suis sûr que si on vous avait demandé d'intervenir dans un moment difficile à la tête du gouvernement de votre pays, vous auriez certainement refusé en disant que vous l'auriez fait seulement si vous aviez eu une légitimité démocratique.

(Applaudissements)

Signor Presidente, vi ringrazio anche per questi sentimenti di convivialità con i quali avete voluto accogliermi.

Mi rivolgo all'onorevole Harms, prendendo spunto dal suo intervento, in termini più generali. Sulla questione greca sono stati fatti molti commenti importanti: abbiamo tutti ragionato molto sulla Grecia. Io vorrei però invitarvi, essendo uno dei più anziani tra voi, a guardare le cose in una prospettiva storica. Certamente le durezze con le quali la Grecia viene oggi trattata possono indurci a ritenerle eccessive, e probabilmente lo sono. Ma suggerirei di non dimenticare che la politica greca per molti anni – lo dico con modestia e da semplice osservatore esterno – è stata un perfetto catalogo delle peggiori pratiche della politica nei nostri paesi. Quando poi affermiamo – questo tema è trattato brevemente nell'articolo al quale ho fatto prima riferimento – che in Europa per ora funziona la democrazia a livello nazionale, ma purtroppo non ancora a livello europeo, la smentita è duplice. La prima: ci troviamo qui nel luogo della democrazia a livello europeo. La seconda: non vorremmo mica prendere come esempi di democrazia ben funzionante quelli che abbiamo visto per tanti anni in Grecia e in altri paesi, basati sulla corruzione, sul nepotismo, sull'assenza di concorrenza, su appalti pubblici irregolari, sull'evasione fiscale e quant'altro?

Da questo punto di vista, dunque – anche se possiamo giudicare eccessivi i rigori ai quali l'euro ci porta con la sua disciplina di bilancio e pur criticandoli anch'io – occorre prendere atto che la cultura della stabilità inventata in Germania, che tutti abbiamo assorbito con l'euro e col Trattato di Maastricht, ha avuto il merito di impostare in modo più serio l'attività politica dei singoli paesi, perché era troppo facile in passato per i politici accondiscendere a qualsiasi esigenza, accumulando spesa pubblica e debito pubblico sulle spalle delle generazioni future e rovinando quindi i propri paesi.

Vorrei quindi guardare all'Europa come a un momento di equilibrio, che forse ora ha un pendolo che si è spinto troppo nella direzione del rigore ma da italiano penso sia positiva la presenza di quel pendolo, perché un paese come l'Italia, molti anni fa per entrare nell'euro, ha beneficiato del fatto di doversi sottoporre a una migliore disciplina.

 
  
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  Der Präsident. − Vielen Dank, Herr Ministerpräsident, für Ihre Ausführungen.

Die Aussprache ist geschlossen.

Schriftliche Erklärungen (Artikel 149)

 
  
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  Ildikó Gáll-Pelcz (PPE), írásban. – Tisztelt Miniszterelnök Úr! Először is köszönöm a mai beszámolóját, melyben Ön is rávilágított arra a szomorú tényre, hogy továbbra sem fordítanak kellő figyelmet az európai politikák növekedést ösztönző vonatkozásaira. Ám itt rögtön le kell szögeznem, hogy e javaslatok csak akkor hasznosulnak, ha a közösen megalkotott európai gazdaságpolitikai rendszerbe bekapcsolhatóak, és emellett egy jól felépített válságmechanizmushoz is illeszkednek. Számomra aggodalomra ad okot, hogy a Bizottság minden esetben nagyvonalú terveket vázol fel, s ennek pozitív hatása olykor csak csekély mértékben látható. Erre kitűnő példa a fiatalkori munkanélküliség visszaszorítására hozott intézkedések köre. Nem vitás, hogy a munkaerőpiacok hosszú távú reformjára van szükség, azonban a kései reformok csak lassan hozzák a tőlük várt eredményt. Olyan összeurópai krízistérképre van szükség, amely a legalapvetőbb jellemzői alapján méri fel és határolja be a leginkább sújtott válságterületeket. Figyelembe kell tehát venni a munkahelyek elérhetőségét, a munkanélküliség mértékét, a közszolgáltatások minőségét, s egyéb környezeti feltételeket is. Ha ezt nem tesszük meg, akkor Európa problémái további aggodalomra adhatnak okot, és ismét szembe találhatjuk magunkat egy újabb elégedetlenségi hullámmal. A mostani gazdasági válságból eredő kihívások kezelése mellett lényeges tehát, hogy fokozzuk a fenntartható és a foglalkoztatást ösztönző növekedés biztosítására irányuló közös erőfeszítéseinket.

 
  
  

ΠΡΟΕΔΡΙΑ: ΑΝΝΥ ΠΟΔΗΜΑΤΑ
Αντιπρόεδρος

 
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