Index 
 Föregående 
 Nästa 
 All text 
Förfarande : 2012/2833(RSP)
Dokumentgång i plenum
Dokumentgång : O-000184/2012

Ingivna texter :

O-000184/2012 (B7-0368/2012)

Debatter :

PV 20/11/2012 - 13
CRE 20/11/2012 - 13

Omröstningar :

Antagna texter :


Fullständigt förhandlingsreferat
Tisdagen den 20 november 2012 - Strasbourg

13. EU:s stålindustri (debatt)
Anföranden på video
Protokoll
MPphoto
 

  Πρόεδρος. - Το επόμενο σημείο είναι η συζήτηση σχετικά με προφορική ερώτηση προς την Επιτροπή σχετικά με τη Χαλυβουργία στην ΕΕ της Amalia Sartori, εξ ονόματος της Επιτροπής Βιομηχανίας, Έρευνας και Ενέργειας (O-000184/2012 - B7-0368/2012)

 
  
MPphoto
 

  Amalia Sartori, Autore. − Signor Presidente, onorevoli colleghi, io credo che oggi in questo Parlamento abbiamo avuto un dibattito su temi dell'industria, della crescita, dell'occupazione che, come ricordava or ora il Commissario, è iniziato questa mattina con il dibattito in Aula con i Commissari Tajani e Andor e di fatto è proseguito, perché abbiamo parlato di energia a lungo, affrontando i problemi all'industria dell'auto e proseguiamo ora con l'interrogazione che io ho presentato a nome della commissione ITRE e che questa sera viene discussa in questa sede.

Abbiamo poi avuto assicurazione che nel mese di dicembre avremo una risoluzione su questo tema e io credo che tutto ciò che abbiamo votato ieri a inizio seduta serva a rafforzare l'attenzione che l'Europa sta prestando a questo tema. Indubbiamente, all'industria siderurgica europea sono legate diverse attività industriali: da un lato, a monte, l'industria dell'acciaio, del ferro, della ghisa e del ferro leghe e, a valle, tutte le industrie che utilizzano questi prodotti, in particolare l'automobile, l'ingegneria meccanica, l'edilizia, i tubi, le merci metalliche, oltre che alla cantieristica marittima e navale, agli elettrodomestici, alla chimica e ad altro.

Mantenere l'industria siderurgica attiva e competitiva è vitale per il futuro dell'Europa e dei suoi cittadini. Già all'inizio del 2000 l'Europa ha perso il suo primato, cedendo il primo posto alla Cina e in questi anni l'Unione europea ha scelto di investire molto nei temi ambientali – ed è una scelta che noi condividiamo – ma certamente questo ha significato un aumento dei costi in questo settore, unito a un aumento dei prezzi delle materie prime, al costo dell'energia sempre più alto – non dobbiamo dimenticare che in Europa l'elettricità costa il 100% in più rispetto agli Stati Uniti – e, per quanto riguarda alcuni Stati membri, anche al costo del denaro.

Nel 2007 la produzione europea di acciaio ha toccato i massimi storici: vi erano infatti 406 mila unità occupate direttamente nel settore oltre a tutto l'indotto. Nel periodo 2007-2011 abbiamo avuto un calo del 10,6% dell'occupazione e oggi siamo a 363 mila unità. Ci sono dati poco incoraggianti anche per quanto riguarda il 2012 e il dato più preoccupante è rappresentato dai forti cali di produzione nei settori strettamente legati alla siderurgia, e cioè auto e costruzioni, che hanno subito solo nell'ultimo anno un calo di produzione del 3,2%. Le importazioni extraeuropee sono in continuo aumento e certamente il peso amministrativo che i produttori europei debbono sopportare è alto e comporta costi aggiuntivi che riducono la nostra capacità di investimento nell'innovazione e nella ricerca e favoriscono a volte la delocalizzazione.

Forse dobbiamo interrogarci se, accanto alla nuova strategia per la politica industriale che la Commissione ha recentemente adottato, non vi sia la necessità di politiche settoriali, che riescono a intervenire puntualmente per invertire tendenze pericolose che l'Europa non può permettersi. Sappiamo che la Commissione sta lavorando a un piano d'azione sull'industria siderurgica: a che punto è? Dopo aver accolto molto favorevolmente il piano CARS 2020, si vorrebbe vedere anche per il settore siderurgico un piano operativo e di immediata applicazione.

Risulta forse utile ragionare sull'opportunità di mettere in piedi politiche che consentano alle nostre imprese strategiche di aver le migliori condizioni per affrontare la concorrenza globale. Per essere innovativi, dobbiamo immaginare che la reindustrializzazione dell'Europa va accompagnata da una serie di politiche che hanno bisogno di essere sostenute, come quella della ricerca e dell'innovazione, strumento indispensabile. Però un cenno voglio farlo anche alla necessità di rivedere la politica per al concorrenza, che è ferma agli anni '90 e che forse non tiene più conto dell'esigenza che ha l'economia europea di confrontarsi su un mercato e con una concorrenza globale. Il completamento del mercato interno è fondamentale per incidere sul costo dell'energia e un'attenzione particolare va data agli accordi commerciali con i paesi terzi.

Per chiudere, forse dobbiamo anche interrogarci sull'opportunità di ristabilire un Consiglio interamente dedicato all'industria, ritornando a una stazione precedente al 2002.

 
  
MPphoto
 

  Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione. − Signor Presidente, signor presidente della commissione industria, onorevoli deputati, il settore dell'acciaio è un settore chiave per l'industria europea, che dà lavoro a 360 mila persone, con un giro di affari ammonta a 170 miliardi di euro, e ha una posizione chiave nella catena del valore manifatturiero. Dopo gli sforzi della ristrutturazione e le fusioni e le acquisizioni degli anni '80 e '90, il settore dell'acciaio oggi è un'industria dinamica e competitiva a livello mondiale, sebbene soffra di una serie di problemi.

Anche se oggi il 12% dell'acciaio venduto nel mondo è prodotto in Europa – le nostre imprese forniscono circa l'80% del mercato europeo ed esportano l'80% del loro prodotto – non possiamo non notare che, da una parte, la crisi economica è la stagnazione della zona euro, combinata ai prezzi sempre più alti delle materie prime e dell'energia, costituiscono un problema per tutte le nostre imprese che operano nel settore dell'acciaio, problema al quale si aggiunge una forte concorrenza da parte di paesi, soprattutto asiatici, con un'industria dell'acciaio che produce a costo più basso. D'altronde, anche la domanda di prodotti di acciaio da paesi extraeuropei nei nostri confronti è in calo, come sono in calo la domanda di importazione. I prezzi dell'elettricità sono tra i più alti nel mondo e purtroppo, se andiamo a fare un confronto con, per esempio, il prezzo negli Stati Uniti, il prezzo dell'elettricità in Europa costa due volte di più di quello oltreoceano.

Quindi noi dobbiamo affrontare una serie di problemi con questo quadro generale ed ecco perché ho mantenuto l'impegno che mi sono assunto prima della pausa estiva, in seguito a un incontro con i sindacati accompagnati dal presidente Pervenche Berès, di dar vita a un gruppo di alto livello per realizzare un piano di azione della Commissione europea prima dell'estate del prossimo anno. La prima riunione si è tenuta il 19 settembre, al termine della quale le parti interessate, cioè l'industria e i rappresentanti delle aziende, hanno identificato le principali sfide con le quali il settore dell'acciaio deve confrontarsi.

Uno dei messaggi chiave è il giusto equilibrio tra gli obiettivi delle differenti politiche al fine di tutelare la competitività del settore in Europa e anche le prospettive di lavoro, al fine di evitare anche un'erosione della catena del valore fondata sull'acciaio. La prossima riunione è prevista per il 6 dicembre, occasione in cui cercheremo di approfondire i temi affrontati nella prima riunione e conto di presentare al Collegio dei Commissari un piano d'azione prima delle vacanze estive del 2013.

Io sono assolutamente convinto che l'acciaio può e deve essere sostenuto, perché si tratta di una crisi, a nostro parere, non già strutturale bensì di una crisi legata alla particolare situazione economica generale, ragion per cui l'acciaio può tornare nei prossimi anni ad essere protagonista della nostra politica industriale. Non è un caso che, nel testo della politica sulla reindustrializzazione dell'Europa, prendiamo in esame alcuni settori da sostenere in modo particolare, anche con sforzi nell'innovazione e con aiuti finanziari consistenti pubblici e privati, settori di alta qualità – penso alle costruzioni ecocompatibili e al settore dell'auto verde – che sono due fra i principali clienti dell'acciaio.

Quindi l'acciaio rientra appieno nella strategia generale della Commissione europea che si è data come obiettivo – come ho già spiegato ai gruppi parlamentari e prima ancora al Consiglio – quello di adoperarsi affinché, entro il 2020, il 20% del prodotto interno lordo dell'Unione provenga dal settore manifatturiero. Naturalmente dovremo lavorare di più, affinché siano promosse tecnologie aziendali più avanzate, anche perché i produttori possono poi aumentare la loro capacità di innovazione: anche nel settore siderurgico è importante concentrare gli sforzi sull'innovazione. Mi considero pertanto ottimista nonostante le difficoltà. La Commissione europea è assolutamente decisa a lavorare intensamente in questo settore, tant'è che ho chiesto anche al Commissario Andor di partecipare a tutte le iniziative finalizzate a raggiungere l'obiettivo in questione, in quanto la mia azione vuole essere duplice: 1) anticipare gli effetti di una crisi che può peggiorare e 2) agire di concerto con l'industria e con i rappresentati dei lavoratori – e naturalmente con il Parlamento, come ben sanno i presidenti Sartori e Berès, che ho sempre invitato alle riunioni del gruppo di alto livello in rappresentanza delle due commissioni parlamentari interessate alla strategia per il sostegno dell'acciaio.

Quindi: anticipazione e concertazione con tutte le parti interessate, tra cui il Parlamento europeo. Credo possano essere queste le due parole sulle quali poter lavorare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, al fine di garantire un futuro al settore dell'acciaio che, a mio avviso, può essere un futuro positivo. Ritengo che se lavoreremo insieme con intelligenza, sarà possibile raggiungere l'obiettivo nel quale tutti noi crediamo e che è al centro dell'interrogazione presentata dalla commissione industria del Parlamento, alla quale io ho cercato di dare una risposta, essendo in perfetta sintonia con i sentimenti del Parlamento europeo.

 
  
MPphoto
 

  Franck Proust, au nom du groupe PPE. – Monsieur le Président, dans certains domaines, l'Europe n'est plus compétitive. C'est un fait que nous devons accepter, mais non subir. Nous avons besoin de réduire drastiquement notre dépendance à l'égard de l'étranger dans des secteurs aussi stratégiques que celui de l'acier. Nous ne pouvons pas abandonner un savoir-faire plus que bicentenaire aux seuls aléas du marché. Nous avons besoin d'une initiative européenne urgente.

Je vous le demande donc solennellement: quelle stratégie allez-vous adopter pour empêcher certains gouvernements, à l'image de la France, de mener seuls des tentatives de redressement productif infructueuses et contreproductives, destructrices, tant en termes d'emplois que d'investissements?

 
  
MPphoto
 

  Bernd Lange, im Namen der S&D-Fraktion. – Herr Präsident! Herr Kommissar! Ja, wir unterstützen Sie in dem Bemühen, die europäische Stahlindustrie zu stärken. Und ich finde es auch richtig, dass man Tendenzen, die sich auch in der Stahlindustrie artikulieren, nämlich einfach nur Kapazitäten abzubauen, nicht folgt. Erst jüngst habe ich einen Presseartikel des Vorsitzenden der europäischen Stahlindustrie gelesen, der sagte, von den knapp 400 000 Arbeitsplätzen müssten 100 000 Arbeitsplätze abgebaut werden, wir müssten 25 % der Kapazitäten abbauen – ein harter, tiefer Schnitt.

Nein, so können wir mit der Problematik nicht umgehen. Wir müssen sicherstellen, dass wir diese Kernindustrie in der Europäischen Union stabilisieren und Entwicklungsperspektiven schaffen. Das war natürlich ein Grundbaustein der Europäischen Union. Ich erinnere an die EGKS, die sehr erfolgreich eine Forschungs- und Strukturpolitik für den Stahlsektor entwickelt hat. Ich glaube, so ein Modell sollte es auch weiter geben; drittelparitätisch – Kommission, Arbeitgeber, Arbeitnehmer – sollte an der Weiterentwicklung der europäischen Stahlindustrie gearbeitet werden.

Wir brauchen in der Tat Innovationen, um hochflexiblen Stahl zu haben, gerade für den Bereich der Energiewende, da gibt es zweifelsohne eine Nachfrage. Wir müssen auch sicherstellen, dass die Stahlindustrie im Wettbewerb bestehen kann und nicht übergebührlich Kosten auferlegt bekommt. Sie haben also unsere Unterstützung zur Stabilisierung der europäischen Stahlindustrie.

 
  
MPphoto
 

  Isabelle Durant, au nom du groupe Verts/ALE. – Monsieur le Président, permettez-moi d'abord d'avoir une pensée pour les travailleurs de Florange et ceux de Liège, les uns confrontés à l'attente d'un éventuel repreneur, et les autres confrontés à un plan social qu'ils jugent largement insuffisant. L'acier est pourtant une industrie de base extrêmement structurante de l'économie.

Monsieur le Commissaire, il faut réindustrialiser l'Europe. C'est à vous, la Commission européenne – et pourquoi pas le 6 décembre – qu'il revient de lancer une initiative "Acier" en lien avec le programme-cadre de recherche et d'innovation. Une initiative coordonnée au niveau de l'Union européenne qui fera coopérer les États membres entre eux au lieu de laisser aux grands groupes sidérurgiques le droit de vie ou de mort sur les filiales, y compris celles qui ont investi dans l'outil ou dans le capital humain. Des grands groupes qui profitent de la non-harmonisation fiscale ou, pire encore, qui jouent avec les avantages qu'ils reçoivent.

La régulation, Monsieur le Commissaire, ne se fera pas toute seule. Il faut l'organiser. Il n'est pas tolérable que des quotas d'émission de CO2 aient été détournés vers des filiales extra-européennes, ou encore accumulés en réserve. À l'échelle de l'Union, il y aurait 950 millions de quotas d'émission en surplus; le grand champion toutes catégories de cette mise en réserve est évidemment ArcelorMittal, le même qui, à Seraing, avait conditionné la réouverture d'un haut-fourneau à une allocation de droit d'émissions.

Outre la question de l'acier, se pose évidemment aussi celle du redéploiement économique de l'Europe, d'une Europe ambitieuse, dotée de politiques ambitieuses. Ce qui est sûr, c'est que cela ne se fera pas sans acier, et j'aimerais, moi, que cet acier soit européen.

 
  
MPphoto
 

  Jacek Olgierd Kurski, w imieniu grupy EFD. – Sektor stalowy w Europie przeżywa kryzys spadku konkurencyjności i wzrostu kosztów produkcji, w dużej mierze wynikający z błędnych decyzji przyjęcia pakietu energetyczno-klimatycznego nakazującego obniżkę gazów cieplarnianych do 2020 r. W samej Polsce wdrożenie jego zapisów spowoduje wzrost bezrobocia o około 250 tys. osób i zwiększenie cen energii. Ze względu na wzrost kosztów produkcji oraz zmniejszony popyt tylko w Hucie Sędzimira w Krakowie planuje się zwolnić teraz ponad 600 osób, podobne grupowe zwolnienia są przewidziane w Sosnowcu, Chorzowie i Warszawie. Jeżeli sytuacja się nie zmieni, dojdzie do kolejnych wyłączeń wielkich pieców oraz przeniesienia produkcji na Ukrainę oraz do Indii, gdzie nie obowiązują żadne ograniczenia klimatyczne. Ponowne uruchomienie i powrót przemysłu do Europy będzie mało prawdopodobne. Jest to smutne tym bardziej, że sektor ten odpowiada za produkcję 7,5% całego przemysłu w Europie, jest jednym z największych pracodawców w przemyśle Unii Europejskiej. Dlatego podstawą programu ratowania przemysłu stalowego winno być zawieszenie przepisów pakietu energetyczno-klimatycznego, który prowadzi do dezindustralizacji Europy. Kolejnym ważnym czynnikiem jest zablokowanie importu taniej stali z państw byłego Związku Radzieckiego i Chin. Dziękuję.

 
  
MPphoto
 

  Jacky Hénin, au nom du groupe GUE/NGL. – Monsieur le Président, avec cette question nous sommes au cœur de la principale contradiction européenne: servir les hommes et leurs besoins et construire l'avenir, ou ne s'attacher qu'à la rentabilité financière, aux dividendes, à la concurrence libre et non faussée, qui détruit tout en ne s'appuyant que sur une compétitivité de dumping?

L'acier et la sidérurgie: une industrie au fondement même de l'Europe. Un secteur qui a permis à de très nombreuses filières de se développer, à la recherche de progresser, aux hommes d'acquérir un savoir-faire hors du commun – l'automobile, le ferroviaire, le bâtiment, l'emballage, l'agroalimentaire. Un secteur pourvoyeur, directement et indirectement, de millions d'emplois, d'une richesse indispensable pour nos territoires et nos populations. Un secteur qui a fait la grandeur de l'Europe et qui est en grand danger.

Vampirisée par la finance et les grands groupes internationaux, notre sidérurgie est au bord d'une crise énorme qui va détruire de nombreuses capacités productrices, verra disparaître des savoir-faire, détruira la vie de milliers de salariés. Le code Mittal est, de ce point de vue, édifiant. Il ferme des sites comme ceux de Gandrange, de Florange ou de Liège, en Belgique, d'où il n'a pas hésité à transférer 37 milliards de dollars vers le Luxembourg à des fins d'optimisation fiscale. Il vend à tour de bras, ne gardant que les plus rentables. Dans le même temps, il met en chantier de nombreux hauts fourneaux en Inde, financés par la sueur et le sang des salariés européens qu'ils jettent après les avoir bien exploités.

L'indépendance de l'Europe et l'avenir de l'industrie européenne sont en jeu. "C'est au pied du mur qu'on voit le maçon", dit un proverbe français. Qu'entend faire la Commission? Va-t-elle se décider à agir pour l'Europe et assumer enfin ses responsabilités en décrétant la sauvegarde de la sidérurgie et de l'industrie grande cause européenne 2013?

 
  
MPphoto
 

  Andreas Mölzer (NI). - Herr Präsident! Der derzeitige starke Konjunktureinbruch in der Stahlindustrie ist zweifellos in erster Linie durch die schwächere Nachfrage von Kunden aus der Automobilindustrie in den schuldengeplagten Staaten Südeuropas bedingt. Bei gleichzeitig ständig schwankenden Rohstoffpreisen und steigenden Energiekosten macht dies den Stahlerzeugern zweifellos schwer zu schaffen, und dies hat mittlerweile ja auch die Schrottbranche mitgerissen.

Die Stahlindustrie in der EU hat zudem mit den weltweit höchsten Produktionskosten zu kämpfen. Sie steht in hartem globalen Wettbewerb zu Konkurrenten außerhalb Europas, die nicht bei derart hohen Kosten für Energie, Umwelt und CO2-Zertifikate produzieren müssen. Und so drängt immer mehr Billigstahl aus Drittländern, die keine derart strengen Umweltauflagen haben, auf den europäischen Markt. Das sollte die Kommission bei ihrem Vorhaben, durch eine Verknappung der Zertifikate den CO2-Preis in die Höhe zu treiben, berücksichtigen.

Wenn in der europäischen Stahlindustrie davon die Rede ist, dass ein Viertel der Kapazitäten abgebaut werden soll, dann muss uns allen klar sein, dass dies bei einer Anpassung an den langfristigen Bedarf bis zu einem Viertel der Arbeitsplätze in Europa, also etwa 100 000 Jobs, kosten wird. Wenn dies tatsächlich geschieht, muss uns allen klar sein, dass die Union gewaltige Hilfeleistungen erbringen wird müssen, um die sozialen und ökonomischen Effekte dieser Umstrukturierung abzufedern.

 
  
MPphoto
 

  Roberta Angelilli (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio ringraziare la presidente Sartori per aver chiesto questo dibattito. L'industria dell'acciaio, fondamentale per il sistema europeo, vive un declino con perdita di posti di lavoro. Primo problema: le importazioni extra UE. La Cina è il primo fornitore ma non è sola: è superfluo dire che questi paesi producono di fatto in condizioni di concorrenza sleale, hanno regole inadeguate sulla tutela dell'ambiente e sui diritti dei lavoratori. Più in generale, fuori dall'UE, ben diverse e meno vincolanti sono le regole sugli aiuti di Stato e sui dazi e più basso il costo dell'energia.

Commissario Tajani, ovviamente confidiamo molto nella strategia sul settore siderurgico che sta elaborando e la ringrazio davvero, anche perché in più occasioni ha detto che l'UE deve aggiornare le regole sugli aiuti di Stato e sulla concorrenza. A tal proposito, voglio fare un riferimento a Terni: il sito di Terni è un patrimonio industriale europeo, non solo italiano. È tra i primi produttori mondiali sull'inossidabile, alto livello tecnologico, rigoroso controllo della qualità, abbattimento dell'inquinamento, il riciclo dei rottami. L'antitrust comunitario, per evitare posizioni dominanti, ha autorizzato la cessione del sito di Terni, la società delle fucine e la linea di produzione LBA2, lasciando il tubificio alla società finlandese. Il sito produceva 1 200 000 tonnellate di venduto: il tubificio è il core business del sito e senza di esso l'azienda rischia di non essere competitiva e interessante per i possibili acquirenti. Per questo c'è preoccupazione.

Concludo dicendo: come garantire quindi un progetto industriale a lungo termine, competitivo che garantisca le attuali quote di mercato e i livelli occupazionali? Quali strategie per la riduzione dei costi dell'energia? Perché non introdurre una certificazione di qualità dei prodotti legati all'acciaio?

 
  
MPphoto
 

  Patrizia Toia (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, la crisi energetica ha fatto e sta facendo pagare un prezzo altissimo a tutta l'occupazione, a migliaia di lavoratori precari ma anche stabili e interinali, che sono numerosi in questo settore. I maggiori gruppi siderurgici si orientano sempre più verso l'estremo Oriente o il continente americano e ciò pone un grande interrogativo sulla direzione di marcia del nostro modello di sviluppo.

Io penso che l'Europa debba recuperare l'idea che un sistema manifatturiero come il nostro ha bisogno di solide produzioni di base, in grado di rifornire il mercato interno europeo. Dobbiamo perciò difendere questo settore e il ruolo di una siderurgia stabile e l'appoggeremo, signor Commissario, se vogliamo fermare il declino industriale. Io credo che dobbiamo uscire un po' anche da un dualismo, che questa sera non è echeggiato, ma che spesso si sente nelle discussioni su questo settore, un dualismo tra i sostenitori dell'ambiente e quello dei lavoratori, che è sbagliato perché non ci fa vedere una prospettiva di futuro.

Un'industria che veda la siderurgia come parte integrante ha bisogno di sistemi produttivi avanzati, di concrete ed equilibrate soluzioni, che salvaguardino gli interessi diversi, le diverse esigenze. Occorre, perciò, una forte progettualità anche europea, che punti alla sostenibilità – su cui non dobbiamo tornare indietro, a mio avviso – come un vero valore aggiunto, con il quale vogliamo competere nel mondo, sostenendo gli investimenti, come è stato detto da più parti, le nuove tecnologie, i nuovi processi e la riqualificazione degli impianti, per un'economia europea che faccia un uso efficace delle risorse, anche di quelle energetiche, anzi, a partire da quelle energetiche e anche della ricerca di nuovi e diversi materiali.

 
  
MPphoto
 

  Lena Kolarska-Bobińska (PPE). - Panie Przewodniczący! W Europie i Polsce istnieją regiony, w których ludzie zostali pozbawieni pracy, a dotychczasowi pracodawcy importują tanią stal z Indii. I to jest klasyczny przykład carbon leakage, czyli wycieku emisji. Jeśli Komisja Europejska będzie w dalszym ciągu zmieniać system handlu emisjami, sytuacja tylko się pogorszy – i bardzo to nas niepokoi. Zaproponowany przez Komisję tzw. backloading jest poważnym problemem dla przemysłu hutniczego dzisiaj. Zdaniem niektórych nie tylko odczujemy wpływ decyzji na ceny, ale wszyscy wiedzą, że backloading to pierwszy krok w kierunku interwencji strukturalnych, set-aside i różnych tym podobnych rozwiązań.

To prawda, że przyjęliśmy wytyczne dotyczące pomocy państw, pozwalające na rekompensatę kosztów pośrednich, wszystko jednak wskazuje na to, że w czasach kryzysu państwa członkowskie nie mają po prostu budżetów i pieniędzy na te rekompensaty. I w czwartek będziemy głosować nad projektem uchwały na COP 18. W dokumencie wyrażone jest zaniepokojenie rosnącym poziomem importowanych emisji. Przed jakimikolwiek działaniami musimy upewnić się, że to, na co się decydujemy, rzeczywiście pomoże i że nie eksportujemy miejsc pracy po to, by importować zanieczyszczenia.

 
  
MPphoto
 

  Roberto Gualtieri (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, le attuali difficoltà della siderurgia europea, credo, impongano una riflessione sul ruolo dell'industria nelle politiche dell'Unione, che non riguardi solo le limitate competenze di completamento – diciamo così – sull'industria ma l'effetto d'insieme delle politiche della concorrenza, del commercio, di coesione e fiscali. Se è vero che la crisi economica ha dimostrato il ruolo centrale della manifattura, allora occorre correggere il tiro rispetto a un'impostazione che ha privilegiato negli scorsi decenni il consumo sulla produzione, i servizi rispetto all'industria.

Io penso che vicende, anche molto diverse tra loro, come quella degli acciai speciali di Terni o del polo di Piombino inducono alcune riflessioni su questi punti. Per esempio, per quanto riguarda le politiche della concorrenza, occorrerebbe affermare una prospettiva globale, e non solo europea, nella valutazione delle posizioni dominanti. E poi, per quanto riguarda proprio la questione specifica, credo sia importante che si garantisca l'integrità del sito di Terni nell'attuale azione di dismissione, di disinvestimento da parte di Outokumpu a partire anche dal tubificio.

Per quanto riguarda le politiche fiscali, occorre urgentemente attuare l'indicazione contenuta nel patto per la crescita di giugno, che favorisca politiche di consolidamento fiscale amiche della crescita e quindi salvaguardare di più il ruolo degli investimenti pubblici nelle politiche fiscali europee. Infine, la questione della disciplina degli aiuti di Stato, che va ripensata favorendo anche interventi ponte volti a garantire la messa in sicurezza produttiva di grandi siti ritenuti strategici.

 
  
MPphoto
 

  Astrid Lulling (PPE). - Monsieur le Président, c'est un crève-cœur pour moi que d'assister à la fermeture progressive et presque inexorable du site de production sidérurgique de ma ville natale de Schifflange, qui emploie encore en ce moment quelque soixante-dix personnes, alors qu'au début des années 80, 3 000 salariés faisaient vivre ce site. C'est un morceau d'histoire et de mémoire qui s'en va et je suis très bien placée pour partager la tristesse mais aussi la colère de milliers de gens, ici comme ailleurs. Je ne partagerai cependant pas l'antienne des méchants capitalistes qui ferment les usines pour nourrir des actionnaires déjà trop gras.

La crise économique exceptionnelle, la chute de la demande, les surcapacités en matière de production, mais aussi la frénésie réglementaire européenne qui sape notre compétitivité sont des données incontournables et je ne ferai pas de mauvais procès aux décideurs économiques. Je me rends compte, cependant, des effets dévastateurs des fermetures des sites sidérurgiques, tant au niveau des emplois que du savoir-faire industriel européen.

Il est temps de réagir, non en formulant des promesses irréalistes, mais en s'engageant sur la voie d'une politique industrielle européenne qui soit digne de son nom. Nous avons, en tant qu'Européens, des intérêts stratégiques à défendre et la sidérurgie en est certainement un élément industriel. Politique industrielle ne veut certainement pas dire protectionnisme ou fermeture des frontières, mais l'Europe ne doit pas être une passoire en étant un marché ouvert à tout vent. Nos principaux partenaires nous montrent la voie.

En matière de sidérurgie, nous devons, en tant qu'Union européenne, aller dans le sens d'une définition de normes minimales pour ne pas rendre exsangue une industrie qui repartira un jour, lorsque la conjoncture s'éclaircira. Il y a quelque chose d'irrémédiable dans ce qui se passe aujourd'hui. Une politique industrielle européenne pourrait parfaitement y remédier sans remettre en cause l'impératif de compétitivité de l'industrie européenne face aux autres parties du monde.

Je crois, Monsieur le Commissaire, que vous l'avez compris, mais il n'y a plus de temps à perdre.

 
  
MPphoto
 

  Frédéric Daerden (S&D). - Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, la sidérurgie reste un secteur d'avenir, n'hésitons pas à le redire. Nos travailleurs de ce secteur ont développé un véritable savoir-faire. L'acier est la matière première des industries manufacturières que nous souhaitons tous relancer, comme celle de l'automobile. Il s'agit d'un secteur pourvoyeur d'emplois, qui contribue largement à la structuration du tissu économique et dans lequel d'importants investissements ont été réalisés, souvent avec la participation du secteur public, en faveur de la recherche et du développement de nouveaux produits sidérurgiques à forte valeur ajoutée.

Mais prenons un exemple éclairant des dérives des grands groupes. Depuis plusieurs années, le groupe ArcelorMittal met en place, dans le bassin sidérurgique Moselle-Luxembourg-Liège, une stratégie de destruction progressive du capital de production. Quels sont les fondements de cette stratégie? Le groupe ferme des sites de production encore rentables mais fait jouer la concurrence entre ces sites pour réorienter leurs investissements et il rejette l'idée de céder les outils, pourtant encore performants, afin d'éviter qu'ils soient repris par un potentiel concurrent. Nous devons réagir.

La Commission est parfois prompte à défendre les règles de la concurrence saine et loyale. N'est-ce pas une pratique concurrentielle abusive d'empêcher une reprise? La Commission ne pourrait-elle pas aussi étudier ces cas-là?

 
  
MPphoto
 

  Pervenche Berès (S&D). - Monsieur le président, Monsieur le Commissaire, voilà trois débats qui s'enchaînent dans notre ordre du jour dans lesquels vous vous trouvez au cœur de la discussion.

Certains de ces débats, vous les avez menés avec le commissaire Andor, ce qui est juste, car il s'agit de parler de politique industrielle, de politique également au cœur des emplois des Européens.

Il manque néanmoins un acteur dans votre débat, c'est le commissaire Barnier. Car nous voyons bien que, derrière de nombreuses stratégies qui sont à l'œuvre, ce sont des stratégies de financiarisation de l'économie qui conduisent à détricoter le tissu industriel de nos territoires, et c'est aussi bien le maillon qu'il vous faudra tricoter, si vous me permettez l'expression. Je vous remercie donc d'avoir pris l'initiative de ce groupe de travail qui rentre dans une chaîne logique entre le raisonnement sur les matières premières et celui sur l'industrie automobile. Il faut effectivement une stratégie globale, qui intègre à la fois la question de la recherche et du développement, la question de la qualité et des emplois.

Je suis toujours frappée de voir combien les Européens ont été mobilisés et choqués à l'idée qu'ils pourraient ne plus maîtriser l'accès aux terres rares comme si c'était une question stratégique – un peu à l'image de ce que les Américains ont parfois fait –; que, lorsqu'on envisage la question de la sidérurgie, pour les Européens, elle ne serait pas considérée comme tout aussi stratégique pour nos économies. Nous laissons M. Mittal se comporter simplement comme un financier et, contrairement à tout ce que nous avons appris dans nos livres d'économie, plutôt que de créer de la valeur ajoutée, il cherche à remonter la chaîne de la valeur ajoutée en déstabilisant et en détruisant des unités de production sur les sites d'Europe pour aller acheter des mines, où il peut mieux organiser la spéculation.

 
  
 

Διαδικασία Catch-the-Eye

 
  
MPphoto
 

  Alfredo Pallone (PPE). - Signor Presidente, vorrei rivolgere due domande al Commissario Tajani. Non voglio ripetere quello che hanno detto i miei colleghi – con una gran parte dei quali sono d'accordo, con altre parti non sono assolutamente d'accordo – sull'importanza strategica chiave delle acciaierie in Europa. Però spesso ci piangiamo addosso: non vediamo mai, Commissario Tajani, che il mondo è cambiato. Quando parliamo, come fanno tanti colleghi, di posizioni dominanti – posizione dominante significa l'antitrust – dimentichiamo che abbiamo ancora delle leggi che rispondono al 1957, ossia allorché il quadro del mondo era diviso in due: da una parte l'Europa e dall'altra gli Stati Uniti d'America. Oggi il mondo è completamente cambiato: vi sono situazioni diverse, nuovi mercati che sono l'India, la Cina, il Brasile e quindi una concorrenza – è vero – anche sleale.

Mi chiedo, Commissario, vogliamo modificare le leggi vecchie, antiquate, superate? E la seconda domanda: quando non possiamo fare la benedetta fusione, cosa facciamo, la Commissione accompagna queste aziende per scongiurare la speculazione?

 
  
MPphoto
 

  Oreste Rossi (EFD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio la collega Sartori perché, con quest'iniziativa, ci permette finalmente di discutere una problematica che interessa da vicino centinaia di migliaia di lavoratori che, a causa delle scelte avventate che spingono l'Unione europea a effettuare una lotta ai cambiamenti climatici in modo unilaterale ed eccessivo, sono a rischio disoccupazione. Le acciaierie, essendo grandi energivore, si trovano a essere ancor più danneggiate dalla scelta della Commissione europea di ritirare parte delle quote ETS gratuite già distribuite e dalla volontà di fissare un prezzo minimo per le future aste.

Tale scelta della Commissione europea, che ho già denunciato in dibattito in commissione ENVI, colpirà principalmente proprio le acciaierie, che hanno già perso nel 2011 un 10% di mercato e nel 2012 hanno previsioni per una perdita ulteriore di un altro 12%. L'unica soluzione, per evitare una concorrenza sleale dei paesi terzi, è quella di imporre dazi sui prodotti in entrata, proporzionati alla differenza del costo di produzione dell'acciaio in Europa rispetto a un paese terzo.

 
  
MPphoto
 

  Claudio Morganti (EFD). - Commissario Tajani, ieri pomeriggio un'intera città nella mia regione, la Toscana, si è fermata per alcune ore. A Piombino sono infatti scese in piazza 10 mila persone: operai, pensionati, commercianti, artigiani, imprenditori, disoccupati e comuni cittadini hanno lanciato un grido d'allarme, che io oggi voglio portare anche qui al Parlamento europeo a Strasburgo. La città rischia di morire perché è in crisi il settore siderurgico sul quale Piombino vive da decenni.

La Lucchini è l'azienda più colpita e questo potrebbe portare alla perdita di migliaia di posti di lavoro, con ripercussioni sull'intera economia e sulla vita cittadina. Vogliamo quindi che dall'Unione giunga un segnale forte per salvare l'industria siderurgica europea, che si trova oggi in enorme difficoltà e penalizzata da una massiccia concorrenza, soprattutto asiatica. Proprio dall'acciaio è partita nel 1951 la costruzione dell'Europa in cui viviamo oggi: è quindi giusto e doveroso che le istituzioni comunitarie agiscano per la difesa e la tutela di questo settore, che deve essere ancora considerato strategico e prioritario.

 
  
 

(Λήξη της διαδικασίας Catch-the-Eye)

 
  
MPphoto
 

  Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione. − Signor Presidente, onorevoli deputati, è chiaro che gli interventi di tutti i parlamentare che hanno preso la parola questa sera puntano sulla competitività del sistema industriale europeo. Il settore dell'acciaio – come ho detto anche nel mio primo intervento, rispondendo all'interrogazione dell'onorevole Sartori – è un elemento chiave. Certo, competere oggi nel mondo significa dover affrontare una realtà che è completamente cambiata rispetto al passato, come hanno evidenziato tanti parlamentari nel corso di questo dibattito.

Ecco perché, in occasione dell'ultimo Consiglio "Competitività", abbiamo discusso del tema della politica industriale, della sua forza a livello globale, dei problemi presenti in un contesto che è cambiato rispetto a quello degli anni '50. Il dibattito è in corso anche all'interno della Commissione: io ho ricevuto una lettera proprio su questo tema generale da 7 paesi fortemente industrializzati – dal Lussemburgo, alla Francia, all'Italia e alla Germania – che insistono affinché sia avviato un dibattito sulla questione, nonché su quella degli aiuti di Stato.

Il Commissario Almunia, responsabile della politica della concorrenza, intende presentare un progetto di riforma. Il dibattito è aperto anche all'interno della Commissione, perché non possiamo non essere al passo con i tempi, sia pur ricordando che le norme della concorrenza sono fondamentali per la crescita e che non possiamo non difendere il mercato interno. Ma mi pare di comprendere da contributi di tutti i parlamentari, che si tratti di un tema sul quale discutere e riflettere nei prossimi mesi, se vogliamo che il nostro sistema industriale sia competitivo.

Anche la politica del mercato interno – rispondo all'onorevole Pervenche Berès – non può che essere coinvolta in quest'azione: il Commissario Barnier è senz'altro fra i più convinti sostenitori di una politica industriale europea e da lui ho sempre ottenuto un sostegno a tutte le iniziative che ho inteso adottare, compresa quella sull'acciaio. Il che mi porta ad affermare che si è certamente avuta in Europa un'inversione a livello politico: insisto sull'obiettivo del 20%, perché accanto al 20% di riduzione di emissione di CO2 e accanto al 20% di rinnovabili, c'è anche il 20% di prodotto interno lordo legato alla politica industriale.

Certo, c'è ancora molto da fare nel settore dell'acciaio: mi riferisco alla vicenda ETS sollevata da più parlamentari. Una risposta positiva è già stata fornita dalla Commissione per quanto riguarda le compensazioni: siamo arrivata ad autorizzare fino all'85% delle somme per gli aiuti di Stato in questo settore e abbiamo incluso tutti i comparti industriali più importanti, compreso l'acciaio.

Invece, per quanto riguarda il back-loading, la Commissione europea ha presentato un'apposita una proposta e ora la palla è nel campo del Parlamento europeo, che può dare il suo giudizio determinante, perché senza il sostegno del Parlamento e del Consiglio nulla è possibile in questo settore. Ma ho preso ben nota delle preoccupazioni espresse, sebbene occorra fare in modo – ritengo che sia possibile – di conciliare la politica ambientale e la politica industriale.

Rispondo ora all'onorevole Durant …

(...) et je le fais en langue française. Le nouveau programme-cadre et Horizon 2020 offrira de nouvelles opportunités de financer la recherche et le développement et d'aller vers une production plus efficace en matière de ressources et d'énergie. L'industrie sidérurgique, conjointement à d'autres industries, a déjà soumis une proposition pour un nouveau partenariat public-privé appelé SPIRE. Je pense que l'on peut donc également utiliser ces crédits dans les prochaines perspectives financières.

Anche per quanto riguarda l'accesso alle materie prime – un tema che ho sollevato ma del quale ha parlato l'onorevole Merkies nel suo intervento e ricordato dall'onorevole Pervenche Berès – non bisogna certamente ritenere che la questione delle terre rare sia l'unico problema che esista. Ma una strategia per le materie prime è fondamentale anche per il settore dell'acciaio. Come lei sa, abbiamo sottoscritto una serie di accordi con paesi extraeuropei, dando il via altresì all'Innovation Partnership proprio in materia di sostituzione, riciclaggio ed estrazione di materie prime. Si tratta di un'azione forte, che sarà finanziata nell'ambito delle attuali ma anche delle prossime prospettive finanziarie e che vedrà il Parlamento europeo particolarmente impegnato.

Per quanto riguarda Terni, credo che il Commissario Almunia abbia agito nel rispetto totale delle norme in vigore. Ritengo che il fatto di aver mantenuto compatto e unito il sito industriale di Terni sia un elemento assolutamente positivo, che può permetterne la vendita: uno spacchettamento sarebbe stato molto più pericoloso per la tutela di quel sito industriale; averlo tenuto unito significa poterlo mettere sul mercato con migliori garanzie, per la tutela sia del know-how che dell'occupazione. Per quanto riguarda il tubificio, è vero che non è stato accorpato al resto del sito; però si tratta di una realtà che non è – anche da un punto di vista geografico – strettamente collegata, pur essendovi la disponibilità, per quanto mi risulta, da parte dell'attuale proprietà a vendere il tubificio. Quindi ritengo che anche il problema che è stato evidenziato dal presidente Angelilli possa essere risolto nella direzione di una tutela di un sito industriale importante, non soltanto per l'Italia ma per l'intera Unione europea.

Insisto quindi sull'importanza di una politica industriale dell'Unione e ne discuteremo ancora in occasione del prossimo Consiglio "Competitività" del 10 dicembre, un Consiglio "Competitività" al quale vogliamo attribuire più importanza e rafforzare il ruolo della politica industriale e dei rappresentanti dell'industria. Ringrazio la Presidenza cipriota per l'aiuto che vorrà darmi in quest'azione. La sera del 9 dicembre intendo anche riunire i ministri dell'Industria per affrontare il tema della crisi dell'auto, che è assolutamente collegato al tema della crisi dell'acciaio.

Da parte della Commissione c'è una determinazione forte a tutelare il nostro sistema industriale, a renderlo più moderno, più competitivo, più ecocompatibile ma anche, certamente, strumento fondamentale per uscire dalla crisi e quindi per tutelare l'occupazione. Sono assolutamente convinto che i sacrifici che abbiamo chiesto ai nostri concittadini siano assolutamente indispensabili. Ma quando i sacrifici non sono accompagnati da una forte politica per la crescita – quindi anche da una forte politica industriale – rischiano non solo di essere inutili ma soprattutto di essere dannosi per i nostri concittadini. Ecco perché è importante lavorare sui due fronti ed è mia responsabilità e volontà sostenere fortemente in tutta l'Unione europea la politica della crescita, tutelando, rafforzando e rendendo più competitivo il settore della siderurgia.

 
  
MPphoto
 

  Πρόεδρος. - Η συζήτηση έληξε.

Η ψηφοφορία θα διεξαχθεί στη σύνοδο του Δεκεμβρίου.

Γραπτές δηλώσεις (άρθρο 149)

 
  
MPphoto
 
 

  Bruno Gollnisch (NI), par écrit. – Demander quel avenir ils envisagent pour la sidérurgie européenne à ceux qui depuis soixante ans n'ont eu de cesse de la démanteler, c'est comme commander un projet éducatif à Fourniret. Ce sont les mêmes qui, en 2006, au nom de la sacro-sainte politique de concurrence, approuvaient l'OPA hostile de Mittal sur Arcelor, fustigeaient quiconque dénonçait l'absence de projet industriel du milliardaire indien et rejetaient toute vision stratégique nationale, voire européenne. Le résultat de votre gestion? Aujourd'hui la sidérurgie est très majoritairement aux mains de firmes multinationales extra-européennes qui privilégient la rentabilité à court terme et la recherche des plus bas coûts, notamment dans leur pays d'origine. Mais l'industrie sidérurgique est stratégique. Lui appliquer le droit bruxellois commun condamne à une dépendance étrangère inacceptable de nombreux autres secteurs industriels pourvoyeurs de millions d'emplois, comme l'automobile ou le bâtiment, et symbolise l'absence de projet industriel européen. La réaction de la France, qui demande que les entreprises multinationales stratégiques prennent en compte les préoccupations des Etats, est pitoyable : M. Mittal s'en moque comme de sa première fusion-acquisition. Ces multinationales ne sont qu'au service de leurs propriétaires-actionnaires. Sauf à être actionnaire lui-même, l'Etat ne peut rien. Mais les sacrifiés de Gandrange, de Florange, de Dunkerque et hélas d'ailleurs apprécieront.

 
  
MPphoto
 
 

  Antonio Masip Hidalgo (S&D), por escrito. Quiero hacer constar mi preocupación —que ya manifesté en otras ocasiones— por que Europa, sus autoridades públicas y sus empresarios privados no hayan, en su día, evitado y resistido al magnate Mittal, que hoy provoca a los trabajadores europeos y deslocaliza sus actividades.

Una auténtica política de la UE debe, como ha dicho el señor Tajani, reindustrializar el continente y evitar las deslocalizaciones y las continuas amenazas y provocaciones del señor Mittal contra la estabilidad de unos trabajadores que son los mejor formados del mundo, con unas acerías que no deben cerrarse sino potenciarse para la salida de la crisis.

No hay solución con reajustes, sino con trabajo. Y la Europa del acero es competitiva, pero, claro, no valen la rapiña ni el descontrol ni la deslocalización.

 
  
MPphoto
 
 

  Silvia-Adriana Ţicău (S&D), în scris. – Industria siderurgică asigură 1,4% din PIB-ul european. Destructurarea industriei siderurgice europene, împreună cu creșterea importurilor de oţel din terțe ţări, nesupuse acelorași reglementări stringente în domeniul mediului, au determinat pierderea de locuri de muncă în Europa. Astfel, forța de muncă din sectorul siderurgic a scăzut de la 1 milion de angajați în 1970, la aproximativ 408 000 de angajați în 2008.

În 2010, exporturile de oţel ale UE ajungeau la 33,7 milioane tone, principalii importatori fiind Turcia, SUA, Algeria, Elveția, Rusia şi India, iar importurile de oţel ale Uniunii erau de 26,8 milioane de tone, principalii exportatori fiind Rusia (6,5 milioane tone), Ucraina (5,7milioane tone), China (3,6 milioane tone), Turcia (1,8 milioane tone), Coreea de Sud, Elveția şi Serbia. Pe fondul crizei economice, industria siderurgică din România, Belgia, Suedia şi Bulgaria a fost cea mai afectată.

Oţelul este cel mai utilizat material din lume, datorită rezistenţei, flexibilității şi multiplelor sale utilizări, producția sa ajungând, în 2010, la 1,4 miliarde de tone. Uniunea are nevoie de o industrie siderurgică competitivă, capabilă să asigure locuri de muncă pe teritoriul european. Solicit Comisiei şi statelor membre să sprijine industria siderurgică europeană să se modernizeze, întrucât doar devenind mai puțin poluantă şi mai eficientă din punct de vedere energetic, aceasta poate rămâne competitivă pe plan internațional.

 
Rättsligt meddelande - Integritetspolicy