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Menettely : 2013/2006(INI)
Elinkaari istunnossa
Asiakirjan elinkaari : A7-0464/2013

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A7-0464/2013

Keskustelut :

PV 14/01/2014 - 16
CRE 14/01/2014 - 16

Äänestykset :

PV 15/01/2014 - 10.16
CRE 15/01/2014 - 10.16
Äänestysselitykset

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P7_TA(2014)0032

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Tiistai 14. tammikuuta 2014 - Strasbourg

16. Euroopan uudelleenteollistaminen kilpailukyvyn ja kestävyyden edistämiseksi (keskustelu)
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  La Présidente. - L'ordre du jour appelle le débat sur le rapport de Reinhard Bütikofer, au nom de la commission de l'industrie, de la recherche et de l'énergie sur "Réindustrialiser l'Europe pour promouvoir la compétitivité et la durabilité". (COM (2012)0582 - 2013/2006(INI) ) (A7 -0464/2013)

 
  
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  Reinhard Bütikofer, Berichterstatter. − Frau Präsidentin, Herr Vizepräsident Tajani, meine sehr geehrten Kolleginnen und Kollegen! Ich freue mich, dass die Arbeit an diesem Bericht zur Reindustrialisierung Europas jetzt zum Abschluss kommt, und ich habe mich bei sehr vielen zu bedanken für ihre Beiträge zu diesem Bericht. Nicht nur Kollegen aus diesem Haus, insbesondere die Schattenberichterstatter, sondern auch viele Stimmen aus der Wirtschaft, von Gewerkschaften, von Verbraucherorganisationen, Nichtregierungsorganisationen und insbesondere auch aus der Kommission.

Seit ich gehört habe, dass jetzt zum zweiten Mal innerhalb eines Jahres ein eigentlich geplanter Gipfel zur Industriepolitik vom Rat abgesagt wird – erst im Juni letzten Jahres, jetzt für Februar –, ist mein Stolz auf das Stück Arbeit, das jetzt hier im Parlament vor uns liegt, durchaus ein Stück gewachsen. Ich will es deutlich sagen: Ich habe den Eindruck, der Rat kapituliert vor der Aufgabe, sich der Herausforderung zur Formulierung einer gemeinsamen europäischen Industriepolitik zu stellen. Dabei hat die Kommission, insbesondere unter der Verantwortung von Vizepräsident Tajani und seinem Team, vor einem Jahr durchaus ehrgeizige Ziele gesetzt für diese Aufgabe. Aber wenn man auf manche Stimmen hört, ist von diesen Zielen nicht mehr viel übrig geblieben. Manche tun so, als bestünde Industriepolitik nur daraus, sich um die Senkung von Energiekosten und um Deregulierungsforderungen zu kümmern. Das bleibt offensichtlich hinter den Erfordernissen zurück.

Und das wird man dann auch nicht durch gemeinsame Sonntagsreden ausgleichen, die man sicherlich dann im März vom Rat hören wird. Deswegen bin ich stolz darauf, dass dieses Parlament mit diesem Bericht – wenn er denn morgen angenommen wird – an drei entscheidenden Stellen eine klare Position vertritt.

Erstens: Im internationalen Wettbewerb wird sich Europa nur bewähren, wenn wir auch eine gemeinsame Industriepolitik machen – mit einem gemeinsamen Grundverständnis, wie wir es hier formulieren. Das gilt nicht nur etwa für die Rohstoffpolitik oder das Verhältnis von Außenhandel und Industrie, das gilt auch für die wichtigen Branchen wie Stahl, Auto usw. Dieses Parlament sagt mit dem Bericht klar: Wir wollen dieses dicke Brett weiter bohren, um zu einer gemeinsamen Industriepolitik zu kommen.

Zweitens: Industriepolitik ist auch, wie die Kommission in ihrer Kommunikation letztes Jahr zu Recht betont hat und wie auch dieser Bericht betont, ein transversales, ein horizontales Thema. Zur Industriepolitik gehört Bildung und Ausbildung; dazu gehört Zugang zu Finanzierung; dazu gehört Forschung und Entwicklung; dazu gehört eine ganze breite Palette von Themen. Nur wenn das ressortübergreifend integriert wird und eine gute Governance-Struktur geschaffen wird, können wir tatsächlich industriepolitisch Erfolge erzielen.

Drittens: Zur Industriepolitik gehört eine klare Orientierung darauf, dass Wettbewerbsfähigkeit in Zukunft nur noch im Zusammenhang mit und auf der Basis von Nachhaltigkeit erreicht und gesichert werden kann. Das gilt sicherlich insbesondere für den Süden Europas, wo die Notwendigkeit einer Renaissance der Industrie besonders deutlich hervorsticht. Aber Europa wird sich orientieren müssen, wenn wir wettbewerbsfähig bleiben und Technologieführerschaft behalten wollen, es wird sich orientieren müssen an den hohen technologischen Standards, die wir in vielen Bereichen erreicht haben, an Produktionsstrategien mit hohem Mehrwert, an der Vernetzung von Standorten, am clustering, und an einer Strategie, die gemeinsam versucht, das zu tun, was die Abkürzung RISE in diesem Bericht sagt: Renaissance of Industry for a Sustainable Europe.

 
  
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  Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione. − Signor Presidente, onorevoli parlamentari, voglio innanzitutto ringraziare la commissione ITRE, in modo particolare l'onorevole Bütikofer, per l'importante lavoro svolto negli ultimi mesi sulla politica industriale e per il sostegno che anche il testo all'esame del Parlamento dà all'azione svolta dalla Commissione europea, per dare una nuova politica industriale moderna, competitiva, meno inquinante e di qualità all'intera Unione europea.

Certo, c'è molto da fare. La Commissione ha fissato un obiettivo, quello del venti percento del Prodotto interno lordo, prima del 2020, frutto del manifatturiero. È un obiettivo certamente ambizioso e sono lieto che il Parlamento ci sostenga in questa azione forte per ridare all'Europa una visione politica per uscire dalla crisi, basata non soltanto sulla riduzione del debito pubblico e sul risanamento dei conti, ma anche su un sostegno forte all'economia reale, all'industria, alle piccole e medie imprese e al mercato interno.

Mi fa piacere che il testo abbia la stessa impostazione delle scelte della Commissione europea: innovazione, accesso ai mercati, accesso ai finanziamenti, formazione e molti suggerimenti che vengono dal Parlamento sono in perfetta sintonia con la posizione della Commissione. Certo, questo documento è anche un segnale forte che viene inviato al prossimo Consiglio dove – sono d'accordo con l'onorevole Bütikofer – non si deve parlare soltanto di politica industriale legata al costo dell'energia, al tema dello shale gas o agli obiettivi del cambiamento climatico.

Certo, la politica industriale dev'essere vista come un tutt'uno ma non può limitarsi soltanto a questi punti. Ecco perché la prossima settimana la Commissione europea presenterà una serie di documenti approvati dal Collegio, uno dei quali sarà dedicato soltanto alla politica industriale. Ci sarà il documento sul cambiamento climatico, di cui tanto hanno parlato i giornali, un documento sulla politica energetica, un altro sullo shale gas, ma ci sarà anche un documento dedicato solo alla politica industriale. Non possiamo combattere la disoccupazione se non crediamo nell'industria, se non crediamo nelle piccole e medie imprese, se non lavoriamo per lo sviluppo del mercato interno.

Quindi, il riconoscimento della base industriale europea diventa fondamentale se vogliamo uscire dalla crisi. Mi spiace che il rappresentante del Consiglio non sia presente quest'oggi, ma abbiamo ricevuto rassicurazioni certe dalla Presidenza greca, e in modo particolare dal ministro responsabile, che è un nostro ex collega, l'onorevole Hatzidakis, che durante il suo semestre si farà molto per sostenere la politica industriale. La stessa assicurazione ci è stata fornita dalla Presidenza italiana, tant'è che il Primo ministro, in molteplici interventi, ha insistito sull'obiettivo del venti percento del Prodotto interno lordo entro il 2020. Mi rallegro del fatto che il Parlamento creda altresì nella ripresa dell'industria per un'Europa sostenibile. Il relatore solleva anche la questione dell'Europa meridionale, auspicando tra l'altro un approccio multiregionale che rilanci la crescita sostenibile nelle economie in fase di contrazione e in quelle caratterizzate da basi industriali esposte a rischi significativi e caratterizzate da alti livelli di disoccupazione, in modo particolare quella giovanile.

Passiamo a un altro tema importante, anche per rispondere con fatti concreti all'interessante proposta del Parlamento: vorrei informarvi di una serie di iniziative che hanno già registrato un enorme successo in Portogallo e in Grecia e che ho intenzione di continuare nei prossimi mesi. Come la Presidente sa, la Commissione europea sta organizzando nel mondo missioni per la crescita, vale a dire per internazionalizzare le nostre imprese. L'ultima è stata in Myanmar, in Thailandia e in Vietnam. Ora stiamo lavorando per avviare missioni per la crescita anche all'interno dell'Unione europea, per dare un messaggio forte di solidarietà ai paesi dove c'è una forte disoccupazione giovanile. Come ho detto, siamo stati in Grecia e in Portogallo; il 18 febbraio saremo in Belgio, in Vallonia; il 10 marzo di nuovo in Grecia e il 3-4 aprile saremo in Spagna, nelle regioni di Estremadura e Andalusia, dove c'è una disoccupazione giovanile molto forte. Poi saremo in Italia, in Sicilia e in Campania, alla fine del mese di marzo. Si tratta quindi di un segnale di politica industriale concreto, un'azione che la Commissione europea intende continuare a integrare.

L'altro tema che sarà al centro della discussione del Consiglio, nonché di diverse iniziative che saranno adottate dalla Commissione entro la fine del mese, è quello dell'efficienza energetica, dell'eccessivo costo dell'energia e della politica per la lotta al cambiamento climatico. Sono d'accordo con l'onorevole Bütikofer: si tratta comunque di elementi che riguardano la politica industriale, a latere della politica industriale, perché i costi dell'energia e un'attenta e intelligente politica contro il cambiamento climatico possono e devono caratterizzare la nostra politica industriale.

Nel discorso del 2013 sullo stato dell'Unione, il presidente Barroso ha annunciato ulteriori proposte per una politica industriale all'altezza del XXI secolo, rilevando che una base industriale solida e dinamica è indispensabile per un'economia europea forte. Il Consiglio europeo dei prossimi mesi sarà un'opportunità storica per mettere l'industria e la politica industriale al centro della strategia europea per la crescita. Perciò il nostro contributo al Consiglio di fine febbraio-inizio marzo si incentrerà su misure concrete per migliorare l'attuazione delle priorità di politica industriale già consolidate.

Siamo al lavoro per tradurre in pratica le parole del presidente Barroso; come ho detto la Commissione adotterà la nuova comunicazione il giorno 22. A grandi linee: in primo luogo, stiamo lavorando per favorire una maggiore integrazione tra politica regionale e politica industriale a sostegno dell'innovazione della competitività – concretamente gli Stati membri potranno usare una parte dei finanziamenti ricevuti dai Fondi strutturali dell'Unione per sostenere la specializzazione intelligente in situazioni in cui l'industria ha un ruolo rilevante. In secondo luogo, andremo incontro al bisogno delle imprese di avere accesso all'energia, alle materie prime e ad altre risorse a prezzi accessibili. Sul fronte del mercato interno, la priorità andrà al completamento delle infrastrutture e all'accelerazione dei processi di standardizzazione. Continueremo a rafforzare anche l'integrazione degli aspetti della competitività industriale negli altri settori e nelle altre politiche, cercando di andare al di là dei test di competitività e del fitness check.

Infine, lavoreremo per definire una diplomazia economica che guardi a tutta la catena del valore, partendo dalle materie prime, tema caro all'onorevole Bütikofer, e al conseguimento di input produttivi a basso costo, sino alla vendita dei prodotti e all'apertura dei mercati, attraverso accordi commerciali e le missioni per la crescita. In poche parole, ci concentreremo su azioni concrete per migliorare l'attuazione della nostra politica industriale e lo faremo in tutti i restanti mesi del mandato di questa Commissione.

 
  
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  Niccolò Rinaldi, relatore per parere della commissione per il commercio internazionale. − Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor relatore, signor vicepresidente della Commissione, credo che tra le tante azioni che lei ha annunciato si debba mettere in cima, tra quelle più importanti, l'accesso ai mercati internazionali: senza internalizzazione del nostro comparto industriale non ci sarà ripresa.

Del resto questa è anche la lezione che viene dai due principali paesi del manifatturiero europeo: Germania e Italia. La Germania riesce a crescere nelle sue esportazioni e lo fa con molta organizzazione, con una politica coerente, e anche l'Italia, malgrado tutte le difficoltà, vede il suo export crescere. Ricordiamoci un piccolo dato, significativo nei suoi elementi: due anni fa la catena Ikea ha portato dalla Malesia in Italia tre linee di produzione. Quindi anche noi possiamo competere con i mercati e con le produzioni dell'Estremo Oriente ma abbiamo bisogno, data la limitata capacità interna di domanda, di esportare.

Questo significa aiutare le nostre imprese all'internazionalizzazione tramite una procedura antidumping che sia più facilmente accessibile, anche per le nostre piccole e medie imprese; un uso dei fondi europei che sia diffuso anche per facilitare la digitalizzazione e, appunto, l'internazionalizzazione e la formazione delle nostre imprese e, soprattutto, la difesa dell'innovazione e della qualità. L'innovazione va difesa attraverso un partenariato con le università e con gli istituti di ricerca, in modo che impresa, industria e rinascita industriale vadano di pari passo anche con la creazione e la creatività, attraverso tutte quelle norme contro la contraffazione, a cominciare dalla difesa delle indicazioni geografiche, che rappresentano un baluardo per i nostri prodotti.

 
  
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  Tadeusz Cymański, autor projektu opinii Komisji Ochrony Środowiska Naturalnego, Zdrowia Publicznego i Bezpieczeństwa Żywności. − Pani Przewodnicząca! W projekcie sprawozdania znajduję istotne elementy, które sygnalizowałem w projekcie opinii dla Komisji Ochrony Środowiska. Jedną z głównych barier dla reindustrializacji Europy są rosnące koszty energii dla przemysłu, co powoduje pogorszenie konkurencyjności europejskich przedsiębiorstw na globalnym rynku. Oponenci nowej strategii przemysłowej dla Europy wątpią w możliwość obniżenia cen energii, twierdzą, że jesteśmy skazani na ich wzrost. Stany Zjednoczone udowodniły, że można obniżać emisję gazów cieplarnianych przy jednoczesnym obniżeniu kosztów energii. Poza tym istniejące w zakresie energetyki i zmian klimatu przepisy poddawane są częstym zmianom, negatywnie oddziaływają zwłaszcza na najbardziej energochłonne sektory przemysłu. Jednym z przykładów jest przyjęta ostatnio przez Parlament decyzja o administracyjnej ingerencji w system handlu emisjami. Powoduje to poza utratą konkurencyjności zjawisko przenoszenia produkcji poza granice Unii Europejskiej z wszystkimi negatywnymi skutkami, klimatycznymi i społecznymi. Polityka przemysłowa musi uwzględniać bezpieczeństwo energetyczne Europy.

 
  
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  Evelyne Gebhardt, Verfasserin der Stellungnahme des mitberatenden Ausschusses für Binnenmarkt und Verbraucherschutz. − Frau Präsidentin! Wir sollten aus den Erfahrungen lernen, und die Finanz- und Wirtschaftskrise hat uns auf drastische Weise verdeutlicht, was passiert, wenn sich Volkswirtschaften auf den Finanz- und Dienstleistungssektor als alleinigen Heilsbringer verlassen. Und wir konnten feststellen, dass gerade die Mitgliedstaaten, die in den vergangenen beiden Jahrzehnten dem Trend der Deindustrialisierung nicht gänzlich verfallen sind, besser durch die Krise gekommen sind. Deswegen begrüße ich im Namen des IMCO-Ausschusses, dass sich die Europäische Kommission auch wieder stärker für Industriepolitik in Europa interessiert.

Aber moderne Industriepolitik muss verschiedene Politikbereiche miteinander verknüpfen. Herr Bütikofer, Sie sprachen von Nachhaltigkeit. Das kann allerdings nicht nur ökologische Nachhaltigkeit bedeuten, sondern auch Arbeitsmarktsicherheit und Arbeitsrecht, soziale Rechte müssen auch in diesem Zusammenhang von hoher Wichtigkeit sein. Ich denke, es ist wichtig – und das hat der IMCO-Ausschuss ganz klar zum Ausdruck gebracht –, dass wir dafür sorgen, dass in allen Staaten der Europäischen Union und insbesondere da, wo die Arbeitslosigkeit besonders hoch ist, besondere Anstrengungen notwendig sind.

 
  
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  María Irigoyen Pérez, Ponente de opinión de la Comisión de Desarrollo Regional. − Señora Presidenta, Señor Comisario, sabemos bien que la industria europea ha perdido un 10 % de actividad, tres millones de empleos con sus terribles consecuencias. Hoy hay siete millones más de pobres en Europa. Esta es la radiografía que deberíamos tener siempre presente.

Sí, Europa necesita dinamizar y reforzar su tejido industrial para llegar al 20 % que ha dicho el señor Comisario. ¿Cómo? Invirtiendo esta tendencia con voluntad política. No son suficientes las políticas instrumentales ―monetaria, fiscal y financiera―; necesitamos un plan de acción europeo e inversión; fondos públicos y privados que inviertan en I+D+I y en las TIC para modernizar la fuerza y estructura productiva; eficacia en el uso de los fondos europeos; políticas públicas directas, porque exportar está bien pero no solo; necesitamos crecimiento sostenible y no estacional, y aquí son responsables el ejecutivo comunitario, los nacionales y los regionales.

Por tanto, más inversión pública en I+D+I, más inversión en educación pública y apoyo a las PYME y, Señor Comisario, medidas recogidas en un plan de acción europeo para reindustrializar Europa.

 
  
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  Britta Thomsen, ordfører for udtalelse fra Udvalget om Kvinders Rettigheder og Ligestilling . − Fru Formand! Reindustrialisering af Europa er afgørende for at skabe vækst og nye arbejdspladser. Vi har brug for produktion og solide arbejdspladser i industrien, for vi kan ikke leve af serviceerhverv alene. Europa har brug for en moderne, bæredygtig industri, der producerer på en energieffektiv måde. Derfor glæder jeg mig over, at der er fokus på viden, teknologi, innovation og energieffektivitet i denne betænkning. Jeg glæder mig også over, at der er fokus på medarbejdernes kompetencer, for hvis vi vil skabe vækst og arbejdspladser og klare os godt i konkurrencen, er det afgørende, at vi også udnytter de menneskelige ressourcer på den bedst mulige måde. Derfor er det også vigtigt at integrere ligestillingsaspektet i den europæiske industripolitik, da vi ikke kun skal rekruttere medarbejdere fra den mandlige halvdel af befolkningen. Vi har også brug for kvindernes talentmasse, og jeg er meget tilfreds med, at ligeløn, fokus på kvinder i industrien, kvindelige iværksættere og kvinders mulighed for efteruddannelse og opkvalificering nu indgår i betænkningen.

 
  
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  Franck Proust, au nom du groupe PPE. – Madame la Présidente, Monsieur le Commissaire, chers collègues, nous avons fait, il y a une trentaine d'années, le choix du "tout services" aux dépens de l'industrie. Nous savons aujourd'hui qu'il s'agissait d'une erreur. L'industrie traverse une profonde crise et nous devons réindustrialiser l'Europe. Mais l'autre erreur serait de croire que nous pouvons continuer à avoir vingt-huit stratégies industrielles isolées face à quatre ou cinq grands blocs mondiaux qui ne nous font aucun cadeau.

Notre naïveté nous a coûté très cher, comme dans l'affaire, notamment, du photovoltaïque chinois. Nous devons réactiver le cercle vertueux investissement, innovation, croissance et emploi. Pour y arriver, nous devons jouer collectif et savoir nous battre ensemble.

C'est notre message dans ce rapport. Je suis d'ailleurs particulièrement fier de voir que les solutions proposées dans ce texte font très largement écho à ce que nous proposons, nous, au sein du groupe PPE depuis le début de la crise. Je voudrais féliciter en ce sens le rapporteur, M. Bütikofer.

Ce que nous devons faire, c'est offrir coûte que coûte aux entreprises industrielles les meilleurs outils pour prospérer et nous défendre, notamment dans la recherche et l'accumulation du savoir-faire sur les standards à imposer au niveau mondial et, bien entendu, dans nos relations commerciales.

 
  
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  Josefa Andrés Barea, en nombre del Grupo S&D. – Señor Presidente, Señor, Vicepresidente, la política industrial es una estrategia emblemática, un pilar de iniciativa del crecimiento.

La industria europea tiene que hacer frente a un importante reto por la crisis económica que padecemos: medidas a corto y medio plazo.

La industria tiene que recuperar el crecimiento, crear empleo de alto valor, dar respuesta a los problemas que tiene planteados la sociedad con 26 millones de parados y paro juvenil, mucho paro juvenil, empobrecimiento social, salarios bajos, empleos precarios, presupuestos menguantes que no producen efectos palanca.

Se ha propuesto una hoja de ruta en este informe para llegar al 20 % del PIB, como planteaba el Comisario: desarrollo sostenible, mercado interior, apertura de mercados, externalización, nuevas formas de financiación, más y mejor formación, acceso a materias primas, innovación y especialización tecnológica, participación de las PYME; una verdadera política energética ―no una política energética fragmentada―, una política energética para toda la Unión Europea basada en nuestros propios recursos y medioambientalmente sostenible; diálogo social como una forma de gestión; la democratización de las empresas; la estrategia regional, con atención a los países del Sur ―se ha prestado atención a los países del Sur―.

Necesitamos una convergencia europea de las 28 políticas industriales ―de las 28―, con la coordinación de los Estados, pero de las 28 políticas industriales, evitar los desequilibrios regionales y la coordinación Europa-nación-región, para generar un entorno favorable, crecimiento y empleo.

Felicito a la Comisión por esta iniciativa. Le felicito, Comisario. Felicito al ponente, señor Bütikofer, y a todos los intervinientes, a todos los ponentes, a los funcionarios, a los agentes sociales: ha sido mucha gente la que ha contribuido al concepto «reindustrialización de Europa». Ahora hay que poner las condiciones.

El Consejo podría estar presente hoy. Espero que ese comité de competitividad marque el pistoletazo de salida, porque Europa tiene que tomar ya el timón y tomar decisiones o nos quedaremos sentados.

Por lo tanto, le felicito y le animo a que continúe insistiendo en este tema por la solución de Europa, por la solución de los ciudadanos europeos.

 
  
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  Kent Johansson, för ALDE-gruppen. – Fru talman! Jag vill inleda med att tacka föredraganden Reinhard Bütikofer för hans ansträngningar för att vi skulle komma fram till ett så gemensamt yttrande som möjligt, och jag vill också tacka mina kamrater – de övriga skuggföredragandena – för arbetet. Det här betänkandet är viktigt inför framtiden därför att det i kristider och inför framtiden är viktigt att vi får ett gemensamt grepp och en helhetssyn på den europeiska industrins framtid.

Det blir lätt att olika politikområden som utbildning och näringspolitik inte är sammanlänkade, men detta är ett försök att få en bättre helhetssyn. Vi pratar om att återindustrialisera Europa – "åter" betyder inte att återgå till en tidigare industripolitik, utan det handlar om att vi förnyar och moderniserar och att vi sätter forskning, innovation, hållbarhet, energieffektivitet och resurseffektivitet i centrum för den nya politiken.

Själv kommer jag från Sverige. Från mitt tidigare uppdrag som regionråd och ansvarig för industripolitiken i en av regionerna i Sverige har jag erfarenhet av att industriföreträdare och fackliga organisationer ser framåt och tar tag i de nya utmaningarna som just forskning, innovation och hållbarhet – det är där vi lyckas med konkurrenskraften.

Energieffektivitet och förnyelsebar energi är en del av framtiden. Förslaget som finns i Horisont 2020 om en särskild satsning på småföretag är också viktig. Och man ska inte vara rädd för öppenhet, utan se möjligheterna med utbyte och handel inom Europa och övriga världen, för det är genom den öppenheten vi också kan stärka vår konkurrenskraft.

Dessa synsätt är viktiga i det här betänkandet, för i slutändan kan vi aldrig konkurrera med enbart låga energipriser eller låga löner. Det är genom forskning, innovation och kombinerad konkurrenskraft och hållbarhet som Europa kan svara upp till de globala utmaningarna i framtiden.

 
  
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  Satu Hassi, Verts/ALE-ryhmän puolesta. – Arvoisa puhemies, hyvät kollegat, kiitos mietinnön esittelijälle Reinhard Bütikoferille erinomaisesta työstä!

Aivan liian usein kuulee väitettävän, että ympäristönsuojelu olisi vastakkainen taloudelle ja teollisuudelle. Todellisuudessa ilmastonsuojelua ja kestävää kehitystä, kuten resurssitehokkuutta, edistävät teknologiat, prosessit ja ratkaisut ovat tärkeitä teollisia työllistäjiä, ja niiden merkitys vain kasvaa.

Omassa maassani Suomessa cleantech on jo kasvanut suuremmaksi kuin perinteinen taloudellinen selkärankamme paperiteollisuus. Toissa vuonna cleantech-liikevaihto kasvoi 15 prosenttia, vaikka samaan aikaan talouden kokonaiskehitys oli lievästi negatiivinen. Maani cleantechin liikevaihdosta yli kolmannes tulee energiatehokkuudesta ja tietysti myös uusiutuva energia on merkittävä osa tätä.

Vihreät teknologiat ja ratkaisut ovat tärkeitä koko Euroopan työllisyydelle. Komission mukaan uusiutuva energia ja energiatehokkuus voivat tuoda Eurooppaan viisi miljoonaa uutta työpaikkaa tällä vuosikymmenellä. Myös WWF:n ja Global Cleantech Groupin mukaan cleantech-innovaatioindeksin kymmenestä kärkimaasta kuusi on EU-maita, mutta Kiina ja Intia kirivät nopeasti ja hengittävät jo niskaamme.

Viime viikolla ENVI- ja ITRE-valiokuntien yhteiskokous kannatti vuodelle 2030 kolmea ilmastotavoitetta: päästövähennystä, uusiutuvaa energiaa ja energiatehokkuutta. Tämä on myös Euroopan teollisen kehityksen ja työllisyyden etu. Voimme pysyä kärjessä vain, jos koko ajan kannustamme teollisuutta parempaan.

 
  
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  Vicky Ford, on behalf of the ECR Group. – Madam President, we need a new revolution to help industry. In the 1870s nearly a third of the world’s manufactured goods were made in the UK alone, but now Europe makes less than a fifth of the total, and last year only one European country made it into the top ten most competitive countries for manufacturing.

We cannot go back to the past, but for a better future we need to address the competitiveness crisis. In some areas our manufacturing is working well. Look at the recent success in the UK car industry – success built on a flexible, highly-skilled workforce, coupled with research and innovation. Having a flexible, skilled workforce plus unlocking innovation equals helping companies to create jobs. Too often our innovators have had great ideas which we have then seen exploited and turned into products in other parts of the globe. That is why I support policies which help turn research into reality.

However, we also need competitive cost-bases, especially for our energy-intensive companies. Look at the glass industry. In Europe in the past two years, 12 plants have shut down but 17 plants are opening on our borders, plants that will supply us with products but will not pay our carbon taxes. Tax rates also need to be competitive, and I oppose calls in this report for tax harmonisation. Those calls come from countries which do not want to make structural reforms and want to drag the rest of us down. Taxation decisions rest with Member States, not with Europe, and I will vote against this report if tax harmonisation stays in it.

The single market is meant to be a free market. It is meant to break down barriers for business. It is meant to help companies trade easily across borders. It is not meant to be about bureaucracy and cost. In the UK, a business taskforce recently identified a long list of detailed and specific changes that need to be made to EU laws. If we want our world-class products to be made within our borders, we need to support businesses and make those changes to our laws.

(The speaker agreed to take a blue-card question under Rule 149(8)).

 
  
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  Paul Rübig (PPE), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Frau Präsidentin! Ich möchte die Frau Ford fragen, nachdem sie vom Steuerwettbewerb gesprochen hat und hier vielfach die Meinung besteht, dass Minimumsteuersätze verhängt werden sollten, ob es nicht auch sinnvoll wäre, Obergrenzen für Steuern festzulegen und zu sagen: Okay, eine maximale Belastung für Unternehmen ist im internationalen Wettbewerb in diesem oder jenem Ausmaß zulässig. Was glauben Sie, wäre es auch möglich, für die Arbeitnehmer die Steuerbelastung zu reduzieren, so dass mehr Kaufkraft entsteht? Also sollte Europa nicht Obergrenzen für Steuern fordern und nicht Minimalbeschränkungen?

 
  
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  Vicky Ford (ECR), blue-card answer. – Thank you for your question. The problem, as I see it, is that we have a crisis of competiveness: unless we are competitive in industry we will not create jobs, and we need jobs. Tax competitiveness is a key part of it. If you have low taxes for businesses, businesses move within your borders. If other countries want to levy high taxes, that is their choice. But decisions about taxes for business within the EU rest at Member State level, not at EU level. So any call for tax harmonisation will therefore be met with an absolute ‘no’ from my political group.

 
  
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  Jacky Hénin, au nom du groupe GUE/NGL. – Madame la Présidente, l'heure serait à la réindustrialisation, fort bien. La concurrence ne serait plus le Graal et nous devrions de nouveau parler de stratégie industrielle, fort bien. Dommage que ces réflexions viennent après tant de destructions d'emplois industriels, des destructions nées de la mise à mal des stratégies industrielles nationales au nom du dogme de la concurrence et du libre-échange, sans que l'on ait pensé à construire de stratégie cohérente au niveau européen pour faire front contre nos concurrents mondiaux. Pourtant, quand nous sommes ensembles, nous sommes plus forts, Airbus est là pour en faire la démonstration.

Dramatiquement la question n'est plus celle d'une réindustrialisation, elle est devenue celle d'une nouvelle révolution industrielle répondant aux besoins des peuples de notre Union. Pour cela, il faut s'attaquer à la finance et prendre le pouvoir sur elle. Ce ne sont pas les marchés financiers qui financent l'industrie, mais l'industrie qui voit sa plus-value confisquée par les marchés financiers. Il faut, par exemple, interdire d'urgence les LBO, qui ravagent notre tissu industriel.

Il faut s'attaquer en priorité au coût du capital et non à celui du travail, qui est la seule source de création de richesses. Il faut que les brevets échappent aux griffes des fonds financiers et deviennent la propriété des salariés qui ont permis leur existence, y compris en généralisant les licences Creative Commons. Il faut aussi avoir l'audace de repenser tout notre système productif au regard d'innovations majeures, comme l'impression 3D.

Cela veut dire donner le pouvoir aux salariés et aux créateurs dans les entreprises, relocaliser, raisonner du point de vue de la valeur d'usage et non de la valeur d'échange, créer partout des tiers lieux et remettre en cause, parfois, la propriété privée des productions et des conceptions.

 
  
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  Jaroslav Paška, za skupinu EFD Ak chceme zodpovedne hovoriť o reindustrializácii Únie, musíme sa pozrieť na hlavné príčiny veľkého úbytku našich výrobných kapacít. Mnohí naši zamestnávatelia nám otvorene hovoria, že premiestňovali už svoje produkty z Európy do iných častí sveta pod tlakom stále komplikovanejších a prísnejších predpisov Únie.

Európske spoločnosti, ktoré vyrástli, zbohatli a zosilneli na práci a ume našich ľudí, v záujme svojho prežitia stále utekajú preč. Železiarenskú výrobu presunuli do Indie, textilnú a sklársku do Číny, elektrotechnickú do Južnej Kórey, Číny či Taiwanu, farmaceutickú do USA a Indie. Ich bývalí zamestnanci ostali tu a sú prevažne bez práce. Svoje nové fabriky stavajú naši automobiloví výrobcovia od Brazílie cez USA, Rusko, Turecko a Čínu prakticky po celom svete. Tam, kde majú lepšie podmienky na podnikanie, dávajú zamestnanie a pomáhajú aj zvyšovať kvalitu života.

Od roku 2008 nás naša bruselská administratíva svojim insitným a byrokratickým riadením hospodárstva pripravila takmer o štyri milióny pracovných miest. Vážení kolegovia, bez citlivejšieho prístupu k zamestnávateľom a rešpektovania elementárnych trhových pravidiel pri formovaní hospodárskeho prostredia tie stratené priemyselné kapacity nikdy nenahradíme.

 
  
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  Ivo Belet (PPE). - Voorzitter, commissaris, ik denk - de commissaris heeft het zelf al benadrukt - beste collega's, dat de industrie in Europa alleen kan overleven als we werk maken van betaalbare energieprijzen. Dat zijn communicerende vaten. Wie het heeft over een Europees industriebeleid, heeft het ook over een Europees energiebeleid. Dat wil zeggen dat we meer dan ooit werk moeten maken, prioritair, van de uitbouw van grensoverschrijdende Europese energienetwerken. Dat moet ook dé prioriteit worden van de volgende Europese Commissie.

Punt twee, innovatie natuurlijk. Ja, daarmee trap ik een open deur in, maar innovatie ook in het onderwijs. We moeten onze jongeren ervan overtuigen dat industrie wél een sectieopleiding is. Kijk naar 3D-printing bijvoorbeeld. Dat is een heel interessante nieuwe industriële opleiding, een industriële activiteit, en we kunnen jongeren ervan overtuigen dat dat ook iets voor hen is.

Punt drie, we kunnen alleen slagen met dit nieuwe industrieel beleid als we kunnen garanderen dat onze industrie met gelijke wapens kan concurreren tegen de concurrenten van buiten de Europese Unie. Dat wil zeggen dat we veel offensiever moeten inzetten op sociale dimensies, op ecologische, op milieuvriendelijke criteria in bilaterale handelsakkoorden. Dat is geen gemakkelijke weg, maar dat is de enige weg, onvermijdelijk.

Punt vier, grondstoffenpolitiek. U hebt daar de nadruk op gelegd, commissaris. Ik denk dat we moeten inzetten op die slimme, op die doortastende grondstoffenpolitiek, met grote nadruk op recycling. Dat is de belangrijkste troef die we in handen hebben. Grondstoffen zijn de achillespees van onze industrie en een efficiënt hergebruik is vitaal in dit verhaal. Dus daar veel offensiever op inzetten.

Tot slot, collega's, commissaris, - het laatste punt - een klein element in dit verslag Bütikofer, maar toch belangrijk. Daarin wordt het belang onderstreept van de coöperatieve aanpak, ook in de industrie. Heel veel coöperaties, ook in het industriële veld, zijn lokaal heel, heel succesvol. En ik denk dat we die coöperaties ook vanuit Europees standpunt honderd procent moeten ondersteunen.

 
  
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  Patrizia Toia (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, la crescita del nostro continente, che è ancora lontana, si avrà solo se riprenderà l'economia reale proprio a partire dall'industria del manifatturiero, affinché aumenti la capacità produttiva, che deve ritrovare almeno i livelli pre-crisi, e possa aumentare il livello di innovazione per essere più competitivi, se non vogliamo ipotizzare ancora una competitività che si basi solo sulla riduzione dei costi del lavoro, ma che, invece, si deve basare sulla qualità del prodotto, perché questo conta nella competizione globale e questo può aprire nuove opportunità professionali, tecniche e di preparazione di qualità.

Ma tutto questo non si verificherà automaticamente se non ci sarà una politica comune europea in materia industriale. Per questo è necessario – e non è una richiesta fuori tema – un rafforzamento delle competenze istituzionali, una sovranità in materia, la possibilità di usare strumenti e leve a livello comunitario, e non solo di singoli Stati, per dare concretezza ed efficacia alle nostre scelte.

C'è un interesse comune nella crescita: se in un dato paese si rafforza l'industria è un bene comune, c'è un effetto diffusivo nel continente. In questo senso penso sia importante anche quel riferimento alla politica industriale per l'Europa meridionale.

Dobbiamo allora dire chiaramente – e lo diciamo ma poi lo dovremo mettere in pratica – che tutta la politica di coordinamento economico, il semestre europeo, l'architettura della governance, che tanto ha catalizzato le nostre attenzioni, non può più limitarsi a correggere gli squilibri macro-economici, ma deve aggredire il tema dello sviluppo concreto, non solo delle vaghe riforme astratte e strutturali, ma proprio il tema dei problemi concreti della crescita e dell'economia reale, altrimenti si avrà un'Europa insufficiente, per non dire dannosa.

Per questo è importante la strategia RISE, contenuta in questo documento, per questo sono importanti le azioni intraprese dal Commissario con il nostro supporto in questi anni. Penso che questo sia il momento della sfida: dobbiamo stabilire come usare gli strumenti che ci sono, se questi saranno gli obiettivi, gli strumenti che il bilancio ha messo a disposizione, dal tema della ricerca, per toccare le leve sensibili individuate nella relazione che oggi discutiamo: le leve della ricerca, le leve dell'innovazione, le leve della qualificazione del personale col Fondo sociale europeo, gli strumenti finanziari. Ecco, penso che solo così l'Europa potrà davvero trovare nell'industria il motore per un traguardo più sviluppato e anche più inclusivo.

 
  
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  Владко Тодоров Панайотов (ALDE). - Г-н Комисар, колеги, искам да изкажа своята подкрепа за амбициозния и позитивен доклад на г-н Бютикофер относно перспективите за реиндустриализация на Европа.

Новите технологии могат да поставят основите на една модерна индустриална революция, основана на зелената енергия, чистия транспорт, новите производствени методи и нови материали и интелигентните комуникационни системи. Всички те предоставят огромни възможности за иновации и за развитие на по-чисто и по-устойчиво бъдеще за Европа и за превръщане на кризата във възможност за иновативни решения и икономически напредък.

В отговор на обществените предизвикателства, пред които сме изправени, ни е необходим единен европейски подход, който едновременно интегрира по-устойчиви и ефективни производствени и потребителски модели и който трябва да лежи в основата не само на нашата индустриална стратегия, но и на мисленето и начина ни на живот. По-ефективното и устойчиво използване на ресурсите по цялата верига и по-голямата енергийна ефективност е печеливша стратегия, както за околната среда, така и за икономиките ни в дългосрочен план.

В контекста на ограничените ресурси, които имаме в Европа, тези принципи са фундаментални.

Приветствам изключително доклада на г-н Бютикофер, подкрепям неговата визия за това как да постигнем целите устойчива и конкурентна икономика.

 
  
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  Bas Eickhout (Verts/ALE). - Voorzitter, ik bespeur in de zaal enige weemoed als we het over industrialisering van Europa hebben, alsof we terug kunnen gaan naar de goede oude tijd, naar hoe de industrie er in Europa toen uitzag. Volgens mij is het heel belangrijk dat we realiseren dat Europa een specifiek continent is met specifieke problemen. We zijn heel dichtbevolkt. We hebben heel weinig eigen grondstoffen en we hebben een vergrijzende bevolking. Dus als we een beetje terug blijven kijken naar hoe het vroeger was, dan houden we onszelf voor de gek.

Want wat Europa moet doen is van onze kwaliteit onze kracht maken. En onze kracht is juist een economie die innovatief is, die vooruitkijkt en die gaat werken aan een economie die efficiënt weet om te gaan met haar grondstoffen. Dat is die duurzame economie, dat is die circulaire economie, dat is die duurzame bio based economy. Dat is waar Europa sterk in kan zijn.

Daar hebben we beleid voor nodig. Dat weten we allemaal, zelfs de Britten doen aan industriebeleid, alleen is dat op basis van kernenergie of schaliegas. Wij kiezen voor ander industriebeleid en wij zeggen daarom dat de Commissie volgende week een goede kans heeft met het klimaat- en energiepakket. En ik kijk naar de heer Tajani: kom ook met doelstellingen voor duurzame energie en energiebesparing. Dan maken we echt werk van die industriële agenda.

 
  
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  Marek Józef Gróbarczyk (ECR). - Pani Przewodnicząca! Omawiane sprawozdanie ma zasadnicze znaczenie dla przyszłości Unii Europejskiej. Przy tej okazji w sposób szczególny należy upomnieć się o przyszłość gospodarki morskiej, a więc przyszłość przemysłu stoczniowego. Polityka Komisji Europejskiej przyczyniła się do zniszczenia tej gałęzi przemysłu, czego dobitnym przykładem są zlikwidowane stocznie w Polsce. W wyniku tego działania pracę straciło blisko 90 tysięcy osób. Spowodowało to głęboką zapaść gospodarczą oraz poważne trudności w rozwoju regionalnym. Szczególnie jest to widoczne w moim mieście Szczecinie, w którym zlikwidowano stocznię. Zasadniczym celem powinno być ustanowienie wspólnej polityki dającej równe szanse dla rozwoju tej branży we wszystkich krajach Unii Europejskiej. Wzywam więc Komisję do podjęcia działań w celu odbudowy przemysłu okrętowego w Europie, w tym w Polsce. Powinno to być głównym celem walki z kryzysem gospodarczym, ponieważ zagwarantuje tysiące miejsc pracy.

 
  
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  Maria Da Graça Carvalho (PPE). - Senhora Presidente, Senhor Comissário, gostaria de começar por felicitar o relator pelo excelente trabalho.

A indústria é hoje em dia confrontada por uma série de constrangimentos e dificuldades, tais como o problema da falta de financiamento e a excessiva regulamentação. Em primeiro lugar, é fundamental criar as condições para um maior investimento. O instrumento crucial nesta área é o orçamento da UE, que coloca como prioridade política, com grande impacto, a reindustrialização, isto é, a ciência, a inovação, a educação e o apoio às PME.

Em segundo lugar, é preciso melhorar a competitividade da indústria europeia através de regulamentação mais inteligente, menos burocracia e de reformas estruturais nos Estados-Membros favoráveis ao crescimento.

Em terceiro lugar, é necessária uma nova política de inovação para incentivar o desenvolvimento mais rápido e a comercialização de bens e serviços. É por isso que o Horizonte 2020 cobre todo o ciclo da inovação, desde a investigação fundamental até aos primeiros passos da entrada no mercado. E um dos seus três pilares é inteiramente dedicado à competitividade industrial.

Por fim, gostaria de referir a importância do mercado interno. Devemos aprofundar e completar o mercado interno e, em particular, em três áreas fundamentais: a energia, os serviços e a agenda digital. Só com uma resposta a nível global conseguirá libertar o potencial da indústria europeia, tornando-a um motor de crescimento e de criação de emprego.

 
  
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  Marita Ulvskog (S&D). - Fru talman! Industriell produktion är av nödvändighet något som ständigt måste förändras och det betyder att även vi industripolitiker måste vara öppna för snabba förändringar. Jag skulle önska att det märktes tydligare genom att vi på Europanivå var bättre på att markera vad vi som EU-politiker kan och ska göra på detta område. Dit hör en forsknings- och innovationspolitik som är betydligt vassare än idag.

Det betyder satsningar på infrastruktur, det betyder intelligenta och starka handelsavtal, det betyder större satsningar på ännu högre utbildningar och arbetsmarknadsutbildningar och det innehåller också ett klimat- och hållbarhetstänkande som är vår tids konkurrensmedel på marknaden. Varför tror ni att kulsinter från världens största underjordsgruva i norra Sverige är så attraktiv? Varför vill USA köpa, varför vill Kina köpa, varför vill hela Europa köpa? Jo, därför att den är världens mest energieffektiva kulsinter. Det är hemligheten.

 
  
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  Romana Jordan (PPE). - Gospod Bütikofer se je na začetku zahvalil številnim ljudem, ki so prispevali k temu poročilu, jaz pa bi se mu rada zahvalila za poročilo, ki je resnično zelo obsežno in obravnava številne vidike industrijske politike.

Tudi mene skrbi, da se industrijska baza v Evropi manjša že vrsto let in zato močno podpiram 20 % cilj, ki je poudarjen v tem poročilu.

Seveda pa se strinjam s poročevalcem, ki pravi, da nedeljski govori za to ne bodo dovolj. Pri uresničevanju tega cilja namreč moramo razmišljati o potrebah industrije, ne smemo razmišljati o potrebnih političnih prijemih.

Podjetja ne bodo širila svoje proizvodnje in investirala v nove obrate, če bomo sprejemali politike z vedno novimi in dodatnimi indikatorji. Industrije ne bomo okrepili z bolj zapleteno zakonodajo in obsežnejšim reguliranjem.

Verjamem, da so v tem trenutku potrebni ukrepi, kot so realizacija notranjega trga na področju elektrike, plina, telekomunikacij, večja vlaganja v raziskave in razvoj, potem izpolnjevanje zahtev evropskega semestra, oblikovanje stabilnega zakonodajnega okolja z manj administrativnimi obremenitvami.

Politika mora definirati le glavne cilje, ostalo pa prepustiti trgu. Pri tem moramo odgovarjati na največje družbene izzive, ki so doslej povsem jasno prepoznani, to so demografija in staranje prebivalstva, podnebne spremembe in učinkovito ravnanje z viri.

Nazadnje pa naj omenim še, da je izredno pomembno izobraževanje in usposabljanje, kajti menim, da na tem področju dejansko potrebujemo reforme, ki bodo bolj odgovarjale na potrebe gospodarstva.

 
  
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  Adam Gierek (S&D). - Pani Przewodnicząca! Z Europy znika przemysł. Korporacje delokalizują go, pomnażając zyski. Bezrobocie rośnie. Wschodzące potęgi agresywnie przejmują te obszary produkcji, z których znana była Europa. Czy realna jest zatem reindustrializacja? Jaka ma być struktura wytwórczości w Europie? Czy nastąpi powrót do autarkicznej gospodarki narodowej?

Europa traci konkurencyjność. Rosną koszty energii, materiałów, surowców oraz produkcji. Są one wyższe niż u naszych globalnych konkurentów. Sytuacji tej może zaradzić jedynie innowacyjność produktów i efektywne energetycznie, materiałowo i organizacyjnie technologie oraz sprawne procedury biznesowe.

Przemysł zdominowany przez korporacje nie sprzyja MŚP, z którymi konkuruje. Dlatego potrzebna jest stymulacyjna polityka przemysłowa, która spowoduje odrodzenie małych i średnich producentów lokalnych w oparciu o lokalne surowce, tradycje, kulturę pracy oraz lokalny popyt. Powinna to być zarazem polityka hamująca ucieczkę przemysłu korporacyjnego z Europy.

 
  
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  Cristina Gutiérrez-Cortines (PPE). - Señora Presidenta, señor Comisario, yo me alegro muchísimo de este informe, porque creo, además, que, de cara a un proceso electoral, es importante la coincidencia de objetivos europeos que hay hoy en esta sala.

Me parece enormemente importante esta sintonía política, en la cual se entiende que lo importante es la industria del renacer de Europa, porque sin ese renacer no existe empleo. Me parece que esto es un canto, al mismo tiempo, a la colaboración entre la investigación pública y la investigación privada.

Ya no debiera haber fronteras entre el mal empresario y la buena inversión pública. Ahora entendemos que todos producen riqueza, todos producen conocimiento. Y esto me parece importante. De la misma manera que Internet y el GPS fueron inventados por el ejército estadounidense, y luego la sociedad ha sabido aprovecharlos, nosotros hemos de entender que estamos en la época de apoyar a la empresa, como está haciendo la Comisión en estos momentos.

Además, este proyecto es un proyecto integral, que también me parece novedoso en el sentido de que ya no se trata de iniciativas sueltas, se trata de una política completa, que demuestra que los países tienen mucho que aprender de la Comisión Europea. La política de la Comisión Europea es original y creativa, no va destinada solo a determinados sectores; está apoyando la industria creativa, está apoyando el cine, está apoyando todo aquello que sea renovación del sistema y está apoyando una Europa, repito, que deje atrás la nostalgia de la Europa de los servicios. Dotemos de nuevo a la empresa de sus capacidades, quitémosle problemas de en medio y busquemos una política de crédito capaz de darle la fortaleza que necesita, que hasta ahora, realmente, ha sido uno de los pilares más débiles de la industria europea. Sabemos que la Comisión Europea está luchando por ello, pero que los Estados no acaban de ceder en la política, diríamos, de la vieja y tradicional sospecha de la empresa.

 
  
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  Alajos Mészáros (PPE). - Az Európai Unió a világ egyik vezető gazdasági ereje, de sajnos napjainkban ez nem látványos. A válság keményen sújtotta gazdaságunkat, nem kímélve az ipari ágazatot sem. Több mint 3,8 millió munkahely szűnt meg, ezzel kilátástalan helyzetbe sodorva társadalmi jólétünket. A munkanélküliségi rátánk, különösképpen a fiatalok körében egyre növekszik. Az európai ipar kulcsfontosságú szerepet játszik az előttünk álló kihívások megoldásánál. Nem csak munkahelyeket, szolgáltatásokat vagy adóbevételeket biztosít, de kulcstényező az alacsony szén-dioxid-kibocsátású gazdaságra való átállásban is.

Ahhoz, hogy fel tudjunk zárkózni, elegendő befektetést kell a kutatásra és a humántőkére fordítani, hiszen ez az, ami akadályozza az innováción alapuló gazdaságra való átállásunkat. Az innovációban a kkv-k szerepe nagyon fontos, hisz ők rugalmasabban reagálnak a változásokra. Éppen ezért olyan finanszírozási rendszerre van szükségünk, amely hozzáférést biztosít számukra is az innovációhoz szükséges tőkéhez.

A helyi mezőgazdasági kisipari mikrovállalkozások elterjedése is elősegítheti a gazdasági fellendülést. A nyersanyagok és energiaforrások központi jelentőségűek az európai ipar fejlődése szempontjából. Egyes alapvető fontosságú nyersanyagok nélkül az stratégiai európai iparágak többsége a jövőben nem fog tudni fejlődni. A nemzetközi versenyképesség tekintetében alapvető az átlátható energiapiac garantálása is. Biztosítani kell a biztonságos, fenntartható, megfizethető és megbízható energiához való hozzáférést. A kohéziós politika és az európai strukturális és beruházási alapok támogatása nélkülözhetetlen az EU és régiói korszerű újraiparosításához.

Mind uniós szinten, mind a nemzeti reformprogramokban egyértelmű ipari versenyképességi szakpolitikai stratégiákat kell meghatározni. A szakképzett munkaerő biztosítása is elengedhetetlen a jól működő ipar működéséhez, ezért több figyelmet kell fordítanunk az oktatás és kutatás területére, hogy nemzetközi szinten élenjáró tudományos kutatóközpontokat tudjunk kialakítani. Ezzel kapcsolatban fontos szerepet kell játszaniuk az uniós programoknak és eszközöknek, köztük a Horizont 2020-nak és az Európai Innovációs és Technológiai Intézetnek is.

 
  
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  Zofija Mazej Kukovič (PPE). - Čestitke, res, poročevalcu Bütikoferju. In naj povem, da me izjemno veseli delo v naši politični skupini Evropske ljudske stranke, ker so to teme, ki so tako rekoč nam pisane na kožo, s katerimi živimo.

Živimo z industrijo, živimo s podjetji, s srednjimi in malimi podjetji, in seveda v skrbi za to, kaj bomo jutri delali. In ta politika, industrijska politika, daje velik del odgovora na to, kaj bomo jutri delali.

Obdržati več industrije v Evropi je lahko tudi zaradi tega, ker mi imamo tukaj kulturo industrije, ker mi imamo tukaj tehnološko disciplino. Ni si za predstavljati, kaj pomeni za vse tiste, ki so selili industrijo, recimo na Kitajsko ali v Indijo, kaj pomeni tehnološka disciplina, ki jo mi tukaj že sami po sebi imamo.

In to, kar je pri nas v ovirah, v ovirah je gotovo velika stvar, da kadrovsko nismo prilagojeni. Torej mnogo mladih bi moralo imeti večji pogum za študij inženirstva, za študij informacijskih tehnologij.

To gotovo potrebujemo, če želimo reindustrializirati. Poleg tega, da so visoke cene energije v primerjavi vsaj z Ameriko, tiste, ki so še vedno previsoke in krnijo konkurenčnost.

Veseli me, da je znotraj tega poročila opažena priložnost tudi za pridelavo hrane. Povezava hrane in zdravja z delovnimi mesti in z industrijo je izjemna, kajti robotika, tudi na področju pridelave hrane, je priložnost.

Torej povežimo, metaforično povedano, motiko z računalnikom.

 
  
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  Elisabetta Gardini (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, credo che davvero oggi ci sia una ventata nuova dentro quest'Aula e che possiamo tornare ad una sorta di sentimento positivo e anche, perché no, di entusiasmo, di voglia di fare.

Se ci guardiamo intorno vediamo che, rispetto alle grandi aree economiche dagli Stati Uniti, alla Russia, dal Medio Oriente all'America Latina, l'Europa si trova in una condizione di sofferenza particolare tutta sua e se la cura continuerà a essere quella che abbiamo conosciuto fino ad oggi cioè l'austerità, non ne usciamo. Perché va bene una certa austerità, va bene un po' di austerità, ma la "sola" austerità ci porta alla recessione, ci porta al contenimento e alla contrazione dei salari per tentare una disperata e impossibile competizione con altre zone del mondo, con le quali saremo destinati invece a soccombere se la strada è quella.

Oggi siamo qui a invertire la rotta. Oggi siamo qui a parlare di reindustrializzazione dell'Europa dopo l'ubriacatura dell'Europa dei servizi, dopo l'ubriacatura dell'Europa della finanza. Quindi ben venga questa finalmente nuova partenza, questo rinascimento, che poi è una parola bellissima per noi italiani, una parola straordinaria, che ci evoca cose belle e importanti. Noi diciamo sempre abbiamo bisogno di crescita e occupazione, bene: l'industria europea può dare questa crescita e questa occupazione.

Spesso purtroppo l'Europa ha dato il senso di essere nemica dell'industria, di remare contro l'industria con troppe regole, con troppa burocrazia, con l'aggiunta di costi. Ecco, noi oggi diciamo che abbiamo davvero voltato pagina e, come lei ha ricordato, ci sono anche sul tavolo delle possibilità di finanziare in modo adeguato questa reindustrializzazione, come lei ha ricordato, che vanno dai Fondi strutturali per sostenere la specializzazione intelligente al programma COSME, alla dotazione di Orizzonte 2020, che è stata ricordata da altri colleghi. Bene, noi da oggi invertiamo la rotta: abbiamo tempi stretti ma non è troppo tardi. Quindi buon lavoro a tutti quanti noi.

 
  
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  Theodor Dumitru Stolojan (PPE). - Doamnă președintă, mulțumesc raportorului pentru că a pus această problemă, a reindustrializării europene, în dezbaterea Parlamentului și mulțumesc domnului Tajani, pentru că instituțiile europene au devenit conștiente că trebuie să acționăm pentru dezvoltarea bazei industriale europene.

Aveți dreptate, domnule comisar, dezvoltarea industriei nu este numai o problemă de echilibru între politica energiei și a schimbărilor climatice și cerințele de competitivitate ale industriei, problemă semnalată de foarte multe companii industriale.

De exemplu, în țara mea, România, aproape că nu mai avem învățământ profesional care să pregătească tinerii pentru meseriile concrete cerute de către industrie. Iată de ce avem nevoie de un program european, cu o abordare integrată a dezvoltării bazei industriale și care să poată coordona eforturile atât la nivel european, cât și la nivelul statelor membre.

Avem, de asemenea, nevoie ca Europa să mențină în continuare producția de oțel și de produse petrochimice, pentru că generațiile, noile generații de tineri nu vor lucra numai în industriile de vârf, iar aceste industrii creează multe locuri de muncă.

Avem nevoie ca Europa să devină din nou un magnet pentru companiile care își relocalizează investițiile, producția industrială din China și din alte țări asiatice înspre Europa, înspre Statele Unite ale Americii.

 
  
 

Interventions à la demande

 
  
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  Davor Ivo Stier (PPE). - Gospođo predsjednice, pozdravljam ovo izvješće i pozdravljam sve napore koje i povjerenik Tajani čini u promociji tog novog pristupa industrijskoj politici u Europi. Ona je doista potrebna, pogotovo je potrebna nekim državama članicama poput Hrvatske iz koje ja dolazim, samo prošle godine je industrijska proizvodnja pala za 3,3 % i broj zaposlenih u industriji je pao za 3,5 %. Sve to samo prošle godine, a to se nažalost događa već u jednom dužem periodu. Više je razloga zašto je tome tako, ali jasno da su dva ključna elementa ključna za rješenje tog problema i za novu industrijsku renesansu: jedan je više ulaganja u istraživanje i razvoj. Europa inače još nije dosegla naš cilj od 3 % BDP-a, Hrvatska je još daleko ispod toga. A drugi je, naravno, pitanje politike kreditiranja za mala i srednja poduzeća, i na to se moramo fokusirati.

 
  
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  Silvia-Adriana Ţicău (S&D). - Doamnă președinte, domnule comisar, viitorul Uniunii, competitivitatea sa și locurile de muncă de pe teritoriul său depind de o politică industrială ambițioasă și ecoeficientă. Această politică industrială trebuie să fie aliniată la obiectivele Uniunii privind ocuparea forței de muncă, inovarea, creșterea eficienței energetice și reducerea emisiilor poluante.

Consider important ca Uniunea să producă produsele și materialele necesare atingerii obiectivelor privind eficiența energetică și energiile regenerabile, reducând, astfel, importurile din terțe țări.

Consider că orice politică industrială a Uniunii trebuie să abordeze punctele sale slabe comparative, printre care se numără lipsa investițiilor în cercetare și dezvoltare, evoluția prețurilor la energie, birocrația sau accesul dificil la finanțare.

Eu vin dintr-un oraș bazat pe industria siderurgică și, de aceea, subliniez rolul foarte important al industriilor mari consumatoare de energie, care produc materiale de bază esențiale și atrag atenția că aceste industrii sunt supuse riscului de relocare a emisiilor de dioxid carbon și că, prin urmare, sunt necesare măsuri de precauție speciale pentru a le menține competitivitatea.

 
  
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  Ruža Tomašić (ECR). - Gospođo predsjednice, Europi treba reindustrijalizacija i rast industrijske proizvodnje, ali se moramo pomiriti s činjenicom da uz sve tehničke zahtjeve koji su stavljeni pred europske proizvođače u brojnim granama teško možemo biti konkurentni svjetskim ekonomijama koje ne primjenjuju visoke standarde proizvodnje i čija je radna snaga puno jeftinija od europske.

Europu čeka razdoblje ulaganja u visoke tehnologije, inovacija i rasterećenja proizvođača previsokih nameta i prekomjerne regulative. Inače ćemo o europskoj industriji pričati u prošlom vremenu. Napredak tehnologije 3D ispisa omogućit će da dobar dio poslova koje danas obavlja jeftinija radna snaga na dalekom istoku vratimo u Europu, pa bismo trebali početi razmišljati o opsežnijem ulaganju u tu tehnologiju.

I ovdje ću istaknuti da mobilnost nije rješenje za nezaposlenost. Ona može kratkoročno popraviti statistiku, jer će nezaposleni hrliti u članice koje nude radna mjesta, ali dugoročno će dovesti do ekonomskog i demografskog sloma siromašnijih država članica.

 
  
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  Zbigniew Ziobro (EFD). - Zderzenie z kryzysem uświadomiło Europie wielką potrzebę reindustrializacji. Zdaliśmy sobie sprawę z tego, że dotychczasowa polityka nie była przemyślana. Szczególnie widać to w różnych aspektach, choćby w sprawie przemysłu, który jest wysoko energetyczny. Ten przemysł z całą pewnością traci na – często wydaje się z punktu widzenia ideowego słusznej, ale z punktu widzenia ekonomicznego nieracjonalnej – polityce niskich emisji. Niestety polityka obniżania emisji CO2 nieuchronnie prowadzi do obniżenia konkurencyjności europejskiego przemysłu. Musimy z tego wyciągnąć wnioski: skoro inni nie chcą towarzyszyć naszym wysiłkom, nie możemy doprowadzić do sytuacji, w której ta polityka, i tak globalnie nieskuteczna, z całą pewnością obniży konkurencyjność (i to bardzo) przemysłu europejskiego.

Wreszcie trzeba przejść od słów do czynów, jeśli chodzi o likwidację barier i biurokracji, które bardzo podnoszą koszty działalności gospodarczej w Europie. Myślę, że za dużo o tym mówimy, a za mało robimy, a ten Parlament wręcz służy przede wszystkim do tworzenia prawa, które podnosi koszty działalności gospodarczej.

 
  
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  Seán Kelly (PPE). - Madam President, the key words here are ‘reindustrialising’, ‘competitiveness’ and ‘sustainability’. Reindustrialising suggests we were industrialised, we lost it and we now need to get it back; this is highly commendable. Competitivness and sustainability, I think, are different a kettle of fish and are more problematic.

I have come from a meeting where we were discussing the impact of gas prices on fertiliser, and in the course of that discussion, Commissioner Tajani was quoted as saying that energy prices would lead to an industrial massacre in Europe. If he said that, he is probably correct, because on the one hand we have our dependency on Russian gas, which they use as a political football, making gas far cheaper for Russians and far dearer for us. How can we compete against them?

On the other hand we have the Americans developing shale gas, with the price of energy going down there and up in Europe. How can we compete against them? We have to be far more sustainable, utilise our resources and bring down energy costs before we can become industrialised, let alone reindustrialised.

 
  
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  Elena Băsescu (PPE). - Doamnă președinte, reindustrializarea Uniunii este o condiție esențială pentru depășirea crizei. În primul rând, trebuie vizate acele sectoare care generează locuri de muncă, așa cum ar fi industria auto, reprezentată atât de bine în Europa de către Dacia.

Facilitatea finanțării pentru producătorii europeni și stimularea industriilor tradiționale sunt priorități în acest context. Încurajarea inovării și cercetării poate consolida competitivitatea la nivel european.

Din păcate, industria românească nu are o direcție clară de dezvoltare. Între timp, șomajul crește, iar investițiile străine se reduc în fiecare an. Asta, deși guvernul socialist promitea anul trecut crearea a peste 50 000 de locuri de muncă și atragerea de investiții străine. Însă, până acum, aceste investiții sunt doar pe hârtie, iar lipsa de viziune a guvernului nu face decât să îndepărteze investitorii străini.

 
  
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  Claudio Morganti (EFD). - Signora Presidente, onorevoli colleghi, questa mattina sono intervenuto in Aula per sottolineare l'importanza dei consumatori in Europa, ma è ovvio che non possiamo trascurare il lato produttivo dell'economia, cioè l'industria.

L'industria in Europa si trova in una crisi profonda, anche a causa delle misure intraprese dall'Unione europea in questi anni. Interi settori non sono stati adeguatamente tutelati dalla concorrenza sleale, proveniente in particolare dall'Asia. Cito solo due esempi che conosco bene: il tessile e la siderurgia. Io vengo da una regione, la Toscana, dove queste attività erano fortemente sviluppate con il distretto pratese del tessile e il polo siderurgico di Piombino. Si tratta di realtà che ora sono in estrema sofferenza e che chiedono aiuto anche all'Europa, anche attraverso una politica di protezione delle nostre imprese con l'introduzione di dazi e quote per proteggere la nostra produzione. In passato si è fatto l'opposto e abbiamo visto i risultati.

Dobbiamo quindi invertire la rotta il prima possibile, per salvare almeno quello che ci è rimasto.

 
  
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  Iosif Matula (PPE). - Doamnă președintă, domnule comisar, competitivitatea industriei europene se confruntă cu probleme fără precedent, în primul rând datorită factorilor interni, precum investiții limitate în cercetare și inovare, accesul dificil la finanțare, birocrația și prețurile ridicate la energie. Totodată, costurile producției industriale în UE au devenit prea ridicate pentru a face față economiilor țărilor emergente, iar diferențele în materie de competitivitate industrială se adâncesc treptat.

Regiunile Uniunii pot folosi instrumentele financiare comunitare ce urmăresc inovarea tehnologică, crearea de produse și servicii noi, contribuind la creșterea gradului de ocupare. Însă tăierile la rubrica 1a din cadrul financiar multianual afectează instrumentul Orizont 2020 și mecanismul Conectarea Europei. Prin urmare, consider că lipsa de coordonare între prioritățile de dezvoltare și strategia de reindustrializare ne îndepărtează și mai mult de obiectivele propuse.

Producția industrială trebuie să fie cât mai aproape de consumatorii din marile piețe, de aceea trebuie creat cadrul pentru reîntoarcerea producției europene din țările terțe.

 
  
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  Jacek Olgierd Kurski (EFD). - Pani Przewodnicząca! Anegdota mówi, że polityk to jest taki człowiek, który rozwiązuje problemy, które sobie sam stwarza. To samo można powiedzieć dzisiaj o Unii Europejskiej. My musimy zerwać kajdany, które sami sobie nałożyliśmy. Przykład pierwszy z brzegu – zbyt restrykcyjne przepisy dotyczące pomocy publicznej, w wyniku czego np. stocznie niemieckie czy francuskie przeżyły, a stocznie polskie padły. I już mamy mniej przemysłu. Harmonizacja podatków – to też zabije konkurencyjność. Nie ruszajmy tego.

W końcu crème de la crème – pakiet energetyczno-klimatyczny. Co za szaleniec wymyślił, żeby Europa się wykrwawiała, żeby Europa wydawała miliardy euro na redukcję emisji CO2, kiedy większość świata – Brazylia, Rosja, Chiny, Indie, Stany Zjednoczone, Kanada – mają w nosie protokół z Kioto i emitują więcej CO2? Zabijamy się, wykrwawiamy się, niszczymy swoją konkurencyjność, niszczymy swoją efektywność. Najpierw zwalczmy bariery we własnej głowie i legislacji europejskiej, a potem bierzmy się za reindustrializację kontynentu.

 
  
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  Paul Rübig (PPE). - Frau Präsidentin! Ich möchte mich auch bei Kommissar Tajani bedanken, weil er es geschafft hat, diese Reindustrialisierungsdebatte wieder auf den Tisch der Europäischen Union zu legen. Wir müssen schauen, dass wir mit 7 % der Bevölkerung in Europa und mit 25 % der Produktion auch in Zukunft die 50 % Sozialleistungen dieser Welt bezahlen können. Dafür brauchen wir eine starke Leitindustrie, die nicht nur im europäischen Binnenmarkt stark ist, sondern die im Export eine echte Führungsfunktion übernimmt.

Wir brauchen selbstverständlich auch Deregulierung. Wir haben viele Vorschriften, die unsere Industrie behindern. Ich glaube, dass hier Präsident Barroso die richtige Leitlinie vorgegeben hat. Schauen wir uns die zehn Beispiele an, die unsere Industrie behindern! Schauen wir, was wir in Europa tun können für Energieproduktion, für Rohstoffabbau! Wie können wir die Werte in Europa selber schaffen?

Kommissar Tajani, ich danke Ihnen, dass Sie diese Initiative gesetzt haben!

 
  
 

(Fin des interventions à la demande)

 
  
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  Antonio Tajani, Vicepresidente della Commissione. − Signora Presidente, il dibattito di questa sera per approvare il documento in esame, insieme al testo che verrà approvato, dimostrano quanto è cambiata l'Europa rispetto a cinque anni fa.

Questa legislatura con l'attuale Commissione hanno certamente invertito una tendenza e hanno dato all'Europa una nuova strategia di politica industriale. Non si tratta di nostalgia della politica industriale del 1900, né tantomeno di quella dell''800: si tratta di un nuovo modo di puntare sulla crescita con una rete industriale moderna, competitiva, non inquinante, di qualità, che punta su settori chiave come le biotecnologie, le nanotecnologie. Una politica industriale completa, anche grazie al sostegno che abbiamo avuto – e ringrazio l'onorevole Bütikofer per averlo sottolineato nel suo testo – da parte del Consiglio Competitività, che è diventato una sorta di vero Consiglio Industria.

Abbiamo approvato una serie di iniziative, legislative e non, che hanno posto in essere un quadro generale per la politica industriale europea, sugli obiettivi che ci poniamo, sulla strategia globale ma anche sulle azioni da condurre settore per settore. Penso a CARS 2020, penso al Piano d'azione per l'acciaio, penso al Piano d'azione per le costruzioni compatibili, penso al Piano d'azione per la cantieristica navale, LeaderSHIP 2020, penso al Piano d'azione per un settore industriale importante qual è il turismo, del quale non si parla a sufficienza, penso alla Innovation partnership, per l'innovazione, il riciclaggio e la sostituzione delle materie prime, con una forte politica europea per le materie prime. L'onorevole Bütikofer sa quanto impegno c'è stato, in simbiosi perfetta, tra la Commissione e il Parlamento europeo per dotare l'Europa di una tale strategia.

Ma politica industriale significa difendere l'industria nel suo complesso e quando parlo di industria mi riferisco anche ai lavoratori ivi impiegati, perché per la prima volta anche in occasione della presentazione del piano per l'acciaio, la Commissione ha significato al signor Mittal di aspettare le scelte politiche dell'Europa prima di decidere le chiusure, prima di mandare a casa lavoratori e, grazie all'azione dell'Unione europea, siamo riusciti comunque ad impedire che ci fosse una degenerazione e, quindi, a far sì che l'industria attenda le scelte politiche dell'Unione europea.

También estamos trabajando para defender a los trabajadores asturianos de Tenneco.

Porque yo estoy totalmente en contra de lo que está haciendo Tenneco, porque no podemos cerrar oficinas cuando se gana mucho ―y Tenneco está ganando mucho―; no puede cerrar para invertir en Rusia.

Yo estoy en contra, y lo digo aquí, ante el Parlamento Europeo: defender a los trabajadores es también política industrial.

Cuando se gana, no se cierran oficinas.

…e lo faremo per tutti i comparti industriali dove ci sarà un tentativo di guadagnare senza guardare la politica sociale, perché la stella polare che conduce questa politica industriale europea si chiama Economia sociale di mercato: l'industria e il mercato sono strumenti per creare posti di lavoro, per fare politica sociale e per creare benessere per i nostri concittadini. Ecco, onorevoli deputati, è questo, credo, che abbiamo cambiato negli ultimi cinque anni.

Certo, c'è molto da fare. C'è da lavorare per l'implementazione di tutti i piani d'azione, per dare nuove regole, per far sì che ci sia una politica industriale che raggiunga nei prossimi anni l'obiettivo del 20% – per il quale ci stiamo battendo – del prodotto interno lordo proveniente dal manifatturiero. Ci sarà molto da fare, ci sarà ancora da impegnarsi. Ma credo che questa sia la miglior ricetta per creare occupazione, per uscire definitivamente dalla crisi e per creare, in futuro, un tessuto economico che permetta di reggere a prossime eventuali crisi. Perché le regioni europee in cui esisteva un tessuto industriale e imprenditoriale forte – e quando parlo di politica industriale mi riferisco sempre anche alle piccole e medie imprese – sono quelle che han retto meglio alle scosse della crisi.

Ecco perché io sono fermamente convinto che serva all'Europa questa nuova rivoluzione industriale, che punti sul risparmio energetico, che punti anche su nuove energie rinnovabili, che punti su una politica energetica più moderna, una politica energetica che sia più europea. Certo, non possiamo pretendere che tutta l'Europa sia industrializzata nella stessa maniera ma certamente dobbiamo fare in modo che esista un tessuto imprenditoriale, puntando anche sulla internazionalizzazione, per impedire la delocalizzazione.

Ecco perché sono fermamente convinto che il dibattito di questa sera e il documento che state per approvare – credo che sia il terzo dibattito sulla politica industriale che si svolge durante questa legislatura, più i tanti che abbiamo avuto sui differenti settori – rappresentino uno straordinario successo politico perché finalmente, dopo anni e anni, l'Europa torna a credere nel manifatturiero, l'Europa torna a credere nell'economia reale con una sua politica. Ecco perché ritengo importante il messaggio che parte oggi dal Parlamento europeo e domani con il voto su questo documento. Ma anche dalle decisioni della Commissione europea della prossima settimana partiranno altri messaggi rivolti ai capi di Stato e di governo perché garantiscano un'applicazione forte e siano sempre più convinti della necessità di dover continuare a implementare questa politica industriale, fondamentale per creare occupazione e dare speranze ai nostri giovani.

 
  
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  Reinhard Bütikofer, rapporteur. − Madam President, my thanks to Commission Vice-President Tajani and to everyone for this discussion. If the Vice-President and my colleague Mr Hénin from the GUE/NGL Group both argue that we are confronted with an industrial revolution, I think we can safely assume it is the case. If I understand anything about a revolution, I would say that you cannot win if you are afraid of moving forward, and we owe that much – let me thank you again here for your emotional words, Vice-President – to the workers, to the people and, in particular, to young people.

Equally clearly, it will not be possible to effect a renaissance of industry if we think we can stick to yesterday’s ideas or technology. We have to innovate, move forward and engage in new ideas. Competitiveness must not be seen as a trade-off against sustainability. This, I believe, is a core message that we all have to adopt, and I am sorry that some from the far right have not yet understood that.

The same applies to the energy issue. It has been lamented that we are energy dependent – and, yes, we are – but the Commission’s internal analysis shows that we will be less dependent if we increase efficiency and if we reduce CO2 emissions. The triangle that we have always pursued – sustainability, availability, affordability – has to govern energy policy, and we should listen to energy-intensive industries if they call for an efficiency target for 2030. I would welcome it if the Commission followed the ambitious lead of the Committee on the Environment, Public Health and Food Safety and the Committee on Industry, Research and Energy, which have set goals to be pursued.

So, thank you again for this discussion. But the real test lies in the implementation of these policies in everyday work, and I hope that we will find enough common ground to move forward together.

 
  
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  La Présidente. - Le débat est clos.

Le vote aura lieu mercredi, le 15 janvier 2014, à 12 heures.

Déclarations écrites (article 149)

 
  
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  Luís Paulo Alves (S&D), por escrito. – A UE necessita de uma estratégia para fazer face à crise, impulsionar uma nova dinâmica económica e resolver os problemas criados - só o setor industrial perdeu 3,8 milhões de empregos. No âmbito de uma estratégia de aposta no crescimento, é necessário investir numa nova política industrial, pois é fonte de emprego, mas também de bens e serviços, bem como de receitas fiscais. A indústria ainda representa 4/5 das exportações da Europa, mas precisamos de lhe dar um novo impulso, visto que os nossos concorrentes internacionais (como o Japão, a China ou os EUA) desenvolveram, durante os últimos anos, fortes estratégias neste domínio, o que lhes permitiu tornarem-se mais competitivos. Do ponto de vista regional, importa salientar o potencial da indústria para eliminar os défices de desenvolvimento das regiões mais desfavorecidas, aproveitando o potencial de cada uma para, por exemplo, fomentar a cooperação europeia transnacional e transregional através de clusters de empresas e de organismos académicos e de investigação inovadores. Os Açores, por exemplo, têm características muito próprias, que potenciam a investigação e a inovação, energias renováveis, biodiversidade, agricultura, riqueza marítima, etc, que devem ser fruto de uma estratégia que conduz à produção de bens transacionáveis e à criação de valor.

 
  
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  Frédéric Daerden (S&D), par écrit. Ayant été en charge de l'avis de la commission Emploi pour le groupe S&D, je me félicite de l'adoption de ce rapport qui reprend bien des éléments de cette commission comme l'importance du dialogue social dans la réactivité de notre tissu industriel face aux changements mondiaux ou la défense des intérêts de l'industrie européenne dans le cadre des accords commerciaux de l'Union.

Mais ma plus grande satisfaction procède de la reprise de mon amendement appelant à une véritable politique industrielle commune en Europe, avec une ambition et des moyens comparables à ceux de la politique agricole commune, une véritable consultation transnationale pour élaborer une stratégie commune dotée de moyens financiers importants et d'outils de régulation des marchés, comme l'outil monétaire ou des règles sur les aides d'État adaptées aux besoins de notre industrie. Cette politique commune doit intégrer une dimension recherche-innovation et énergie-climat ambitieuse.

Un Fonds Européen d'ajustement à la mondialisation aux moyens renforcés, avec un aspect anticipatif des restructurations sectorielles pourrait être fondamental pour le fonctionnement de cette politique commune. Il est en outre nécessaire de pouvoir recourir aux instruments de défense commerciale dans un objectif de juste échange pour éviter un dumping préjudiciable à notre industrie.

 
  
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  Vasilica Viorica Dăncilă (S&D), în scris. Unul dintre sectoarele cele mai afectate în Europa de criză este sectorul industrial, având in vedere că s-au pierdut peste trei milioane de locuri de muncă, existând riscul accentuării deficitului de forță de muncă specializată pe meserii specifice industriei. Cu toate acestea, industria reprezintă în continuare o forță motrice principală pentru creștere economică, inovare și durabilitate, dar Europa are nevoie de politici hotărâte și resurse financiare adecvate pentru susținerea unei noi „revoluții” industriale în UE, bazată pe noile tehnologii (nanotehnologii, biotehnologii, microelectronică), dar și pentru a evita adâncirea decalajului dintre Uniune și celelalte vârfuri (Statele Unite, țările BRICS). Ca atare, susţin părerea raportorului privind necesitatea asigurării unui sprijin din partea viitoarei politici de coeziune și a fondurilor structurale și de investiții europene pentru reindustrializarea Uniunii și a regiunilor sale prin intermediul unei politici industriale cu adevărat moderne, pentru inovare industrială în vederea lansării unui răspuns la provocările legate de sursele durabile de energie, schimbările climatice și utilizarea eficientă atât a resurselor materiale, cât și umane, prin promovarea formării pe tot parcursul vieții, pentru adaptare la provocările permanente.

 
  
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  Edit Herczog (S&D), írásban. Az Európai Uniót sújtó válság a tudásipart is elérte. Meg kell fékeznünk a továbbterjedését. Korábban Európa ipara 20%-át tette ki a GDP-nek, mára ez 15%-ra esett. A jelen ipari termelés 10%-kal elmarad a válság előtti időszakhoz képest, az ipari szektorban 3 millió munkahely szűnt meg. Az ipar romlása az Unió versenyképességét veszélyezteti. Az Uniónak olyan iparpolitikai szemléletmódra van szüksége, amely egységesíti a versenyképességet, a fenntarthatóságot és a tisztességes munkát. Jelenleg az Európai Unión belül 34 millió ember dolgozik az iparban. Az Uniónak egy egységes stratégiára van szüksége a válság megoldásához, melyben kulcsfontosságú szerep lehet az ipar/tudásipar fejlesztése. Első lépésként, hatékonyabbá kell tenni az iparpolitikával kapcsolatos kommunikációt a fiatalok felé. Magyarországot sok frissdiplomás hagyja el a jobb élet reményében, akiket a hazájukban kell tartani. Ezt tudásalapú iparágazatok fejlesztésével lehet elérni, mint pl. orvostudomány, energetika, számítástechnika. A fiatalok otthontartásával a középosztály lecsúszását meg lehetne állítani, de gazdasági fellendülést és növekvő reálbéreket is okozna. Fő prioritást az erős termelési ágazatok és a know-how megőrzése kapna. A változás 6-8 éven belül érezhető lenne. Az elmúlt években Magyarország Uniós forrásokból építkezett. A tudásipar fejlesztésére nagy hangsúlyt kell fektetni. Erre igazán fontos lenne áldozni és valóban meghozná a várt eredményt.

 
  
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  Evelyn Regner (S&D), schriftlich. Die Industrie ist das Rückgrat der europäischen Wirtschaft und der Motor für Wachstum und Beschäftigung. Allerdings hat die europäische Industrie speziell in der Krise mit großen Problemen zu kämpfen; etwa 2,7 Millionen Arbeitsplätze gingen verloren. Wenn wir in Europa einen beschäftigungsintensiven Aufschwung schaffen wollen, dann brauchen wir eine erfolgreiche Industriepolitik. Dieser Bericht und die Mitteilung der Kommission zum Thema „Eine stärkere europäische Industrie bringt Wachstum und wirtschaftliche Erholung“ liefern dafür einige Eckpunkte. Für mich sind folgende Faktoren hervorzuheben: Die Abkehr von der Austeritätspolitik ist eine Grundvoraussetzung. Die Mitgliedstaaten müssen endlich wieder stärker investieren – in Forschung und Entwicklung, in Infrastruktur, in Aus- und Weiterbildung etc. So werden Arbeitsplätze geschaffen, die Unternehmen, die Binnennachfrage und letztlich die gesamte Wirtschaft würden dadurch gestärkt. Industriepolitik muss auch die Qualifizierung von ArbeitnehmerInnen fördern. Der Auf- oder Ausbau von dualen Ausbildungssystemen ist eine wirksame Maßnahme. Auch die Unternehmen sind hier in die Pflicht zu nehmen. Schließlich ist entscheidend, dass die Rolle der Sozialpartner in allen Bereichen der Industriepolitik gestärkt wird. Das betrifft insbesondere die Informations- und Konsultationsrechte der ArbeitnehmerInnen bei Umstrukturierungen, aber auch eine stärkere Partizipation bei der Unternehmensführung. Das trägt zur Nachhaltigkeit der europäischen Industrie und der im Bericht genannten „industriellen Renaissance“ bei.

 
  
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  Marc Tarabella (S&D), par écrit. Nous ne pouvons laisser tomber l’industrie européenne ! Je constate le déclin de l'industrie européenne qui, notamment en raison de l'évolution du paysage industriel mondial, a perdu 3 millions d'emplois et 10 % de sa production depuis 2008 alors qu'elle est un des principaux vecteurs de croissance pour l'Europ. La Commission doit mettre en œuvre, sans tarder, une stratégie commune durable et à long terme fondée sur la promotion, la valori-sation et l'attractivité de l'industrie européenne, et reposant sur des instruments concrets, en vue de maintenir sa compétitivité sur le plan mondial; rappelle que la politique commerciale commune est déterminante pour l'industrie. Cette politique industrielle européenne devrait soutenir les filières porteuses de croissance et de valeur ajoutée où l'Europe est déjà en pointe ou a le potentiel pour l'être, et veiller à ce que les secteurs tels que l'aérospatial, la chimie, l'automobile, l'agroalimentaire, le textile-habillement et la construction mécanique demeurent compétitifs. Cela demande une coordination de tous les niveaux de pouvoir qui quelques fois fait défaut ! Il s’agit de croissance, d’emplois et de l’indépendance industrielle de l’Europe pas moins.

 
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