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Onsdagen den 17 september 2014 - Strasbourg Reviderad upplaga

17. Situationen i Libyen (debatt)
Anföranden på video
PV
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  Talmannen. - Nästa punkt på föredragningslistan är uttalandet av vice ordföranden för kommissionen/unionens höga representant för utrikes frågor och säkerhetspolitik om situationen i Libyen (2014/2844(RSP)).

 
  
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  Benedetto Della Vedova, Presidente in carica del Consiglio (a nome del vicepresidente della Commissione / alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza). - Signor Presidente, onorevoli deputati, oltre alle crisi in Ucraina e in Medio Oriente, di cui abbiamo discusso fino a pochi minuti fa, nei mesi di luglio e agosto si è aggravata, riaggravata, la situazione in Libia.

La Libia, paese della sponda Sud del Mediterraneo, non riesce a porre fine alle ostilità nelle sue principali città, con un governo in crisi che fa fatica ad assolvere alle sue funzioni di base. Come sapete, il parlamento si riunisce a Tobruk, a 1 200 chilometri dalla capitale, mentre a Tripoli sono insediati un governo e un parlamento paralleli. L'intervento di paesi terzi a sostegno dei due campi opposti aggrava l'attuale divisione. La situazione è arrivata al punto che un numero crescente di libici parla di rischio plausibile di guerra civile.

Come riportato nelle conclusioni del Consiglio europeo del 30 agosto, l'Unione europea esprime crescente preoccupazione per la violazione dei diritti dell'uomo in atto e per la situazione umanitaria nelle aree colpite dai combattimenti, quali Bengasi e la zona di Wershefana. I presunti attacchi contro la popolazione civile e gli obiettivi civili sono inaccettabili e devono cessare immediatamente.

L'impatto sulla sicurezza regionale, anche dell'Europa, si fa sempre più tangibile. Gli attacchi in Algeria e in Egitto, i cui responsabili provengono dal territorio libico, così come il numero senza precedenti di migranti irregolari che sbarcano sulle coste italiane e maltesi, danno una misura della gravità della situazione. Terrorismo, tratta di esseri umani e proliferazione di armi sono in espansione in un quadro caratterizzato da una crescente mancanza di legalità.

La situazione è drammatica. E tuttavia la grande maggioranza dei libici vuole la fine della violenza e una risoluzione pacifica dei conflitti. Le famiglie piangono i loro morti, non vogliono che i combattimenti continuino. Un numero crescente di gruppi, comprese tribù importanti del Sud, rifiuta una scelta di campo e chiede un allentamento della tensione. La situazione in Libia non è giunta ad un punto irreversibile, ma il tempo gioca contro.

La comunità internazionale si è mobilitata a sostegno di una soluzione pacifica della crisi. Oggi a Madrid si tiene una conferenza ministeriale in cui i paesi limitrofi della Libia in Europa e in Africa discutono delle questioni in gioco e della possibilità di iniziative concertate. La prossima settimana, il segretario di Stato Kerry e il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ospiteranno una riunione sulla Libia a margine dell'Assemblea generale dell'ONU.

L'UE sostiene risolutamente gli sforzi che la missione delle Nazioni Unite di sostegno in Libia, guidata da Bernardino León, sta compiendo per raggiungere un immediato cessate il fuoco e riunire le parti intorno al tavolo negoziale per riprendere il processo politico. La risoluzione 2174 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, adottata il 27 agosto, ha ampliato la portata delle sanzioni internazionali sulla Libia per includervi quanti lavorano contro la pace, minacciano la stabilità o la sicurezza della Libia o ancora compromettono la riuscita della transizione politica.

L'UE considera che la legittimità della Camera dei rappresentanti emani dalle elezioni del giugno scorso. Al tempo stesso poniamo l'accento sulla necessità di far sì che la Camera dei rappresentanti coinvolga tutte le parti per ottenere un accordo inclusivo. Sfortunatamente, alcuni dei messaggi trasmessi e delle decisioni prese dalla stessa Camera dei rappresentanti nelle ultime settimane possono aver esacerbato le direzioni anziché costruire un ponte tra esse.

Oggi, alcuni membri di questo parlamento ne boicottano i lavori. Abbiamo il dovere di convincere tutti i membri del parlamento a raggiungere un accordo, in modo da permettergli di svolgere pienamente il suo ruolo. Sottolineiamo, quindi, con forza, la necessità di creare un governo inclusivo, che rappresenti tutti i libici desiderosi di accettare lo stato di diritto e il processo democratico, a prescindere dalle appartenenze. Non appena la situazione lo consenta, occorre organizzare un dialogo nazionale inclusivo.

Esprimiamo apprezzamento per i lavori dell'assemblea costituente nella stesura della costituzione. Auspichiamo vivamente che lo spirito di consenso e di dialogo costruttivo prevalenti in quel consesso raggiungano tutta la popolazione libica.

Comprendiamo pienamente le preoccupazioni dei vicini della Libia. È importante rilevare l'ospitalità che la Tunisia ha offerto a centinaia di migliaia di profughi libici. È fondamentale che i vicini e gli altri paesi della regione sostengano gli sforzi di mediazione volti ad un'immediata cessazione delle ostilità e ad un accordo politico.

È altresì essenziale che le parti in causa a livello regionale si astengano da azioni che possano esacerbare le attuali divisioni e compromettere la transizione democratica della Libia. La risoluzione 2174 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe inoltre rendere più efficace l'embargo sulle armi.

 
  
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  Arnaud Danjean, au nom du groupe PPE. – Monsieur le Président, nous avons parlé de l'Ukraine, nous avons parlé de la Syrie et de l'Iraq. Au risque de choquer un peu, je pense que la Libye est actuellement le pays de notre voisinage immédiat qui concentre sans doute le plus de défis sécuritaires et humanitaires pour l'Europe. Les fragilités structurelles de ce pays ont bien sûr été réveillées par les circonstances de la chute du régime de Kadhafi, en 2011. Il ne faut pas s'illusionner toutefois. Ces difficultés structurelles, cette fragilité de la Libye ne datent pas de l'intervention militaire et il ne s'agit pas de spéculer à l'infini sur le bien-fondé de ce qui a été fait, il y a trois ans ou pas.

La complexité de la crise que nous avons à affronter aujourd'hui, la faiblesse des institutions libyennes, la multiplicité des acteurs font qu'il n'y a pas de solution possible en Libye sans un minimum de concertation et de cohérence dans l'action des pays voisins et des organisations internationales. On peut, de ce point de vue, regretter la trop faible coordination entre tous ces acteurs depuis trois ans.

Le cadre de l'ONU était, naturellement, indispensable légalement mais il s'est révélé très faible opérationnellement et chacun a mené, en fait, sa petite politique libyenne – y compris nos États membres – dans son coin et sans réelle concertation. Cela a été le cas, notamment, sur l'enjeu clé des structures de sécurité, des institutions sécuritaires et, de ce point de vue, les États-Unis, l'Italie, la France, le Royaume-Uni, le Qatar, la Turquie, l'OTAN et je ne sais qui d'autre, chacun a mené sa politique sans réelle concertation et nous aboutissons aujourd'hui à une situation de confusion totale. À la confusion libyenne, qu'il ne faut pas excuser, qu'il ne faut pas exonérer, a répondu la confusion internationale, et nous n'avons pas pu dégager de solution pérenne.

Cela vaut d'ailleurs, et je me permets de le mentionner en conclusion, pour la fameuse mission européenne que nous avons entreprise, la mission EUBAM, de border management, de gestion des frontières. C'est un enjeu clé. Cette mission a échoué, il faut le reconnaître aujourd'hui, et il faut sans doute la redessiner pour produire quelque chose qui soit plus en phase avec la réalité de la complexité libyenne aujourd'hui.

 
  
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  Ana Gomes, em nome do Grupo S&D. – Da minha visita a Benghazi, em maio de 2011, no meio do levantamento popular contra a ditadura de Kadafi, retenho viva memória do encontro com Salwa Bouguiguis, uma das heroínas da revolução e do futuro de liberdade, democracia e progresso que ela e milhões de líbios e líbias queriam para o seu país.

Salwa Bouguiguis foi cobardemente assassinada e o seu marido raptado no dia 25 de junho depois de terem ido votar nas últimas eleições líbias. Esta tragédia ilustra a espiral de violência e sectarismo que se abateu sobre o povo líbio no último ano e convoca à ação solidária e urgente da comunidade internacional. A violência está a comprometer a viabilidade do Estado na Líbia. E esta espiral, se tem muito a ver com as rivalidades internas, não podemos ignorar que é também instigada do exterior, quer por redutos kadafistas quer por forças terroristas com agendas desestabilizadoras da região.

A prioridade tem de ser investir na segurança e na reconciliação nacional. É preciso um cessar-fogo entre milícias rivais e trazer todas as partes para o diálogo. A União Europeia deve aplicar sanções sobre quem se puser à margem deste processo e continuar a instigar violência e caos na Líbia.

Na Conferência de Madrid, hoje, a par do apoio humanitário, é fundamental que a comunidade internacional e a União Europeia, em particular, decidam apoiar a formação de forças de segurança líbias, polícia e forças armadas sobre um comando central nacional para fornecer segurança numa região onde prolifera a criminalidade organizada com tráfico de seres humanos, armas, droga e terrorismo.

É da nossa própria segurança que também estamos aqui a falar. A Líbia pode estar à beira de se tornar um Estado falhado, santuário de redes terroristas armadas aqui à nossa porta, às portas da União Europeia. É preciso que a União Europeia não perca mais tempo e preste uma missão no quadro da política comum de segurança e defesa, que se concentre na assistência ao desarmamento e à reforma do sistema de segurança na Líbia. A disfuncionalidade líbia já tem um impacto direto na União Europeia. A tragédia humana e no Mediterrâneo, que cada dia se torna mais acabrunhante como o desastre que antes de ontem vitimou 500 desesperados.

Quando poremos em prática um mecanismo verdadeiramente europeu e solidário para salvar vidas? Termino, Senhor Presidente, a expressão da minha admiração e pedindo total apoio da União Europeia à ação de um europeu, Bernadino León, que foi recentemente nomeado representante especial do Secretário-Geral das Nações Unidas para a Líbia e que está a fazer um trabalho extraordinário procurando exatamente negociar o cessar-fogo e iniciar um processo negocial inclusivo. Ele merece todo o nosso apoio.

 
  
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  Mirosław Piotrowski, w imieniu grupy ECR. – Panie Przewodniczący! Pan przewodniczący Parlamentu Europejskiego Martin Schulz przypomniał nam dzisiaj o rocznicy wybuchu II wojny światowej oraz o tragicznych konsekwencjach wcielania w życie zgubnych ideologii. Słowa te powinny stać się przestrogą także w kontekście aktualnych poważnych napięć militarnych, zarówno we wschodnim, jak i południowym sąsiedztwie Unii. Jednym z takich ognisk zapalnych jest Libia. Obserwowane tam akty przemocy i agresji mogą stać się zarzewiem wojny domowej, co odnotowujemy w projekcie naszej rezolucji. Wojna ta może się szybko rozprzestrzenić. Oprócz przekazywania środków finansowych i pomocy humanitarnej potrzeba silniejszego zaangażowania Unii Europejskiej, a także Ligii Arabskiej i Unii Afrykańskiej, w mediacje międzynarodowe na wysokim szczeblu celem zażegnania konfliktu.

 
  
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  Εμμανουήλ Γλέζος (GUE/NGL). - Κύριε Πρόεδρε, μήπως η αιτία δεν ήταν το καθεστώς, το πραγματικά αντίθετο και αντιλαϊκό, αλλά τα πετρέλαια της Λιβύης; Ας μη το ξεχνάμε αυτό και ας μη στρουθοκαμηλίζουμε. Αυτή είναι η αλήθεια. Τα πετρέλαια της Λιβύης ποιος τα εκμεταλλεύεται σήμερα.

 
  
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  Marietje Schaake, on behalf of the ALDE Group. – Mr President, after the people of Libya bravely defeated the dictator Gadaffi who brutally ruled over them for decades, the recent clashes are no reason for optimism. Various militias are actually cause for grave concern, especially as Islamists have taken Tripoli and its airports. The cases of arbitrary detention, abductions, unlawful killings, torture, violence against journalists and officials and human rights defenders are very troubling, and meanwhile there is hardly any government structure to adequately run the country in crisis.

We recognise the House of Representatives, but hope that all parties will engage in an inclusive and constructive dialogue to rebuild stability and in fact to rebuild the country. One important step they should take is to ensure that oil which is still flowing is not sold by illegitimate terrorist groups, and in this sense I emphasise EU-based and international companies’ own responsibility to refrain from purchasing such oil.

With such threats at our doorsteps, we need the EU to show more leadership. Globally, we now see a chain of Islamist jihadist militias stretching from Nigeria through the Middle East to Pakistan. So we need more EU leadership to fight jihadist militias, to prevent regional spill-overs and to ensure that the people who flee this violence do not suffer a horrible death by drowning in the Mediterranean. We must seek accountability for the perpetrators of violence and end the impunity with which the most horrific crimes are now met.

Additionally, we should put pressure on those who are externally funding Islamist groups and urge them to stop these toxic activities. Sadly, some of these sponsors are our EU allies. It is time we got to grips with the fact that the instability in Libya directly impacts us. The refugee flows are enormous, and suggestions such the one as by the Dutch Prime Minister that this is merely an Italian problem are inappropriate and no solution. We need European leadership and solutions right now.

 
  
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  Pablo Iglesias, en nombre del Grupo GUE/NGL. – Señor Presidente, Franklin Roosevelt dijo a propósito del dictador Somoza: «Somoza es un hijo de puta, pero es nuestro hijo de puta».

¿Se acuerdan, Señorías, de cuando Gadafi era «nuestro hijo de puta»? Empezó a serlo a partir del año 2000, cuando privatizó sus compañías petroleras para que empezaran a entran las multinacionales occidentales. Era la época en la que Gadafi era el amigo de Europa que colaboraba con la política migratoria manu militari, como lo hacen los dictadores; era el tiempo en que Gadafi financiaba la campaña electoral del señor Sarkozy y regalaba caballos a José María Aznar. Incluso, en el año 2011, un mes antes de la intervención de la OTAN, el FMI elogiaba las reformas económicas de Gadafi.

¿Qué pasó en el mes de marzo? Ocurrió que el Consejo de Seguridad de las Naciones Unidas, en su Resolución 1973, apeló a la responsabilidad de proteger a la población civil y se inició la intervención militar, de cuyas consecuencias estamos discutiendo ahora.

Pero eso, Señorías, no tenía nada que ver con proteger a la población civil: tenía que ver con los intereses de compañías petroleras occidentales ante la posibilidad de que fueran empresas rusas, chinas y de la India las que explotaran los recursos de Libia. Por eso, esos tres países se abstuvieron en el Consejo de Seguridad.

No les pido que dejen de ser lo que son, pero, al menos, no mientan a la gente.

(El orador acepta responder a una pregunta formulada con arreglo al procedimiento de la «tarjeta azul» (artículo 162, apartado 8, del Reglamento))

 
  
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  Ana Gomes (S&D), pregunta de «tarjeta azul». – Señor Iglesias, ¿ignora usted la lucha del pueblo libio para liberarse de la dictadura asesina de Gadafi? Porque esto fue el determinante de la revolución. Con apoyo, es cierto, exterior, pero existía esa lucha: yo estuve ahí y lo vi con mis propios ojos, en el frente: los chicos y las chicas que luchaban contra la dictadura de Gadafi.

¿Dónde está usted al respecto de esto? ¿Es que lo ha olvidado todo? ¿Todo sirve para atacar a las fuerzas que, es cierto, sí, se han aprovechado de Gadafi, de esta dictadura de Gadafi?

 
  
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  Pablo Iglesias (GUE/NGL), respuesta de «tarjeta azul». – Muchísimas gracias por la pregunta, señora Gomes.

Tiene usted razón. Había muchos demócratas en Libia que se oponían a Gadafi. Pero esos demócratas que se oponían a Gadafi jamás recibieron el apoyo de la OTAN, ni jamás recibieron el apoyo de países de la Unión cuando se financiaba la campaña de Sarkozy o cuando Gadafi se convirtió en el principal aliado de la política migratoria de la Unión Europea.

No mintamos. No se intervino en Libia para asegurar los derechos de la población civil. Se intervino, exclusivamente, atendiendo a los intereses económicos de multinacionales.

¡Basta ya de tomar el pelo a la gente, señora Gomes!

 
  
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  Barbara Lochbihler, on behalf of the Verts/ALE Group. – Mr President, our group fully supports the resolution and supports the EU in increasing its efforts to counter the escalation of violence and armed confrontation in Libya. In particular we call on the EU to spare no efforts to support the United Nations and other non-military initiatives to settle the current crisis in particular and to step up its humanitarian aid to respond to the plight of the Libyan population.

As things stand now, we must state that the European Union has failed to develop and implement a comprehensive strategy for assisting in the post-Gadaffi transition. We deplore the persistent lack of coordination between EU Member States’ policies towards Libya. In the field of security the EU has a limited focus on border and migration management which did not address the root causes of insecurity in Libya. We urge the EU to develop a broad concept for the reform of the security sector in Libya with a special focus on parliamentary oversight of the sector, including strong elements of human rights and humanitarian law training.

The EU should further assist in the demobilisation, disarmament and reintegration of former combatants and in the collection and destruction of the many irregular weapons in the country. It should make full use of the Instrument for Stability and Peace with regard to mediation. Even in such a difficult situation as the one now in Libya, it is also absolutely necessary that the EU supports the empowerment of civil society organisations, in particular women’s groups, aiming at finding non-violent solutions to the multiple crises in the country.

Finally, let me express grave concern at the fate of migrants, asylum seekers and refugees in Libya whose already precarious situations have further deteriorated. We have ongoing reports on horrific detention conditions for thousands of migrants and refugees – including in government-run centres – and we ask the EU to consider withholding financial support in this sector until this has been investigated.

(The speaker agreed to take a blue-card question under Rule 162(8))

 
  
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  James Carver (EFDD), blue-card question. – Do you have a particular view on the military action that was taken jointly by Egypt and the United Arab Emirates back in August when a military attack was launched against ISIS-style militias in Libya?

What I find most striking about this was the fact that Washington and the White House did not receive any prior warning that this military action was going to be taken. Do you agree with me that perhaps moderate Muslim countries are now beginning to look at tackling this on their own rather than listening to the Western approach?

 
  
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  Barbara Lochbihler (Verts/ALE), blue-card answer. – My response is that regardless of whether they are from the region or from another region, I think military intervention in another country without the consent of the UN Security Council is against international law. For me the biggest problem is not that the US was not consulted, but that those countries could go ahead and this was not the space for debate at the UN itself.

 
  
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  Fabio Massimo Castaldo, a nome del gruppo EFDD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, poco più di cento anni fa l'illustre parlamentare Gaetano Salvemini condannava aspramente e giustamente la colonizzazione italiana della Libia, da lui definita uno "scatolone di sabbia".

I tempi cambiano, e oggi la Libia è piuttosto un vaso di Pandora dal quale sgorgano sangue, petrolio e lacrime di disperazione. L'acuta strategia dell'operazione Odyssey Dawn, voluta fortemente dall'ex presidente Sarkozy, aveva previsto di poter coltivare la democrazia nel paese semplicemente sganciando bombe in abbondanza contro Gheddafi, fino a poco prima gradito ospite in tenda a Parigi, a Roma e in altre capitali europee.

Oggi invece – fatalità – abbiamo una feroce guerra civile ed è difficile persino tenere il conto delle fazioni, tutte pronte a mettere le mani sulle più grandi riserve di idrocarburi africane. Era così difficile immaginarlo, in un paese con centoquaranta tribù e che usciva da soli quarantadue anni di dittatura? Il conto però, signori, lo pagano i cittadini dei paesi del Mediterraneo, insieme a centoquarantamila migranti disperati. Quest'anno l'hanno già pagato duemilacinquecento morti.

Vogliamo parlare poi delle vaghe promesse di Frontex+? Sembra più il nome di una pillola per il mal di gola, insufficiente a curare un dramma umanitario sempre più cronico, mentre i marinai italiani di Mare Nostrum rischiano la vita per salvare migliaia di vite ogni giorno. A loro io esprimo la mia stima e la mia solidarietà.

Certo, i governi italiani hanno le proprie colpe, ma l'UE cosa fa? Spinge forse per un intervento in interposizione dell'ONU? Si fa carico unitariamente della lotta al traffico degli esseri umani, dei salvataggi in mare, di negoziare accordi incisivi con i paesi d'origine? No, non seriamente. Sembra invece che stia solo aspettando alla finestra di capire chi sarà la fazione prevalente, per poi affrettarsi a soccorrere naturalmente i vincitori. Ma questa crisi e le sue conseguenze sono imputabili a tutti i paesi membri, nessuno escluso. L'Europa deve essere veramente unita non solo nella diversità, ma soprattutto in queste avversità. Dimostriamolo con i fatti.

 
  
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  Janusz Korwin-Mikke (NI). - Panie Przewodniczący! Jako człowiek zastraszony nie będę mówił o graniczącym z Libią Nigrze ani, nie daj Boże, o Nigerii, będę mówił o części Libii. Panie Przewodniczący! Amerykańska polityka budowania demokracji, zwłaszcza w krajach arabskich, skończyła się katastrofą. W Egipcie, w Afganistanie, w Iraku, w Syrii, w Libii – wszędzie mamy do czynienia z setkami tysięcy i milionami trupów. Natomiast w monarchiach panuje pokój i ludzie nie są mordowani.

Otóż w Libii wojna domowa jest praktycznie nieunikniona, natomiast we wschodniej części Libii, w dawnej kolonii greckiej Cyrenajce, jest możliwość utworzenia emiratu. Jest szanowany powszechnie potomek rodziny as-Sanusi i oczywiście nie mamy wojów, żeby go tam ustanowić, natomiast Arabowie uważają, że my musimy popierać demokrację, oni się boją zrobienia emiratu. Gdyby dać słowo, że my nie jesteśmy aż tak bardzo przywiązani do demokracji i można uratować setki tysięcy ludzi przez ustanowienie tam emiratu, to byłoby to bardzo korzystne działanie.

 
  
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  Francisco José Millán Mon (PPE). - Señor Presidente, la gravísima situación de Libia es motivo de gran preocupación internacional: hay muchísima violencia y una aguda división, fragmentación y polarización políticas.

Es necesario alcanzar cuanto antes un alto el fuego y que se ponga en marcha un diálogo político inclusivo, como pide la Resolución 2174 del Consejo de Seguridad, aprobada a finales de agosto. Las Naciones Unidas tienen un papel muy importante, también como mediador para buscar soluciones políticas.

Los países vecinos y los de toda la región deben ayudar. Es muy necesario que los vecinos contribuyan a impedir el tráfico de armas que alimenta esa violencia, aspecto este en el que precisamente el Consejo de Seguridad viene insistiendo últimamente, en esta Resolución que antes mencioné.

Celebro que precisamente tenga lugar hoy, en Madrid, una Conferencia ministerial a la que acudirán no solo países europeos, sino también países vecinos de Libia y los miembros del Diálogo 5+5, junto con representantes de las Naciones Unidas, la Unión Europea, la Liga Árabe, la Unión Africana y la Unión por el Mediterráneo — antes se refería a ello la Presidencia italiana a esta reunión.

Esta Conferencia es una muestra del apoyo de los países de la región al pueblo libio en esta situación tan difícil. Hay un gravísimo deterioro que está afectando gravemente a los ciudadanos libios y creando, además, serios problemas en el plano económico y desde luego en el humanitario, de seguridad, desplazados, etc., y que tiene consecuencias muy negativas en toda la región del Mediterráneo y, desde luego, también en el Sahel.

Es necesaria la mayor coordinación y concertación internacional posibles. Espero que la Conferencia de Madrid contribuya a esa concertación y a identificar las medidas que permitan un alto el fuego, así como a ese diálogo político pacífico, inclusivo, que lleva a soluciones consensuadas y a una reconciliación, para un país en grave peligro de fragmentación que lo que necesita es paz, estabilidad y unidad.

Yo confío en que la semana próxima, en Nueva York, en la llamada Semana Ministerial de la Asamblea General, la cuestión de Libia siga muy alta en la agenda internacional y podamos seguir estudiando soluciones a este gravísimo problema.

 
  
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  Pier Antonio Panzeri (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sia permesso dire che la Libia è un caso emblematico per l'Europa e l'Occidente di ciò che non bisognerebbe fare. Nella sostanza, dopo l'intervento militare si è lasciato che la situazione si risolvesse da sé, senza un'idea, un progetto per il futuro libico.

Chi conosce la realtà libica sa che non poteva che finire così, e riconoscere gli errori oggi non sarebbe un segno di debolezza ma di lungimiranza. Ora bisogna correre ai ripari per cercare di affrontare la situazione, la quale come sappiamo ci impegna su tre versanti. Innanzitutto quello dell'identificazione di un percorso che possa portare alla stabilizzazione democratica, un parlamento e un governo che funzioni, riconosciuto. In secondo luogo sul versante del terrorismo, perché la confusione che si è determinata nel paese offre un enorme spazio a forze jihadiste e terroriste. Non credo che siamo ad una situazione come quella somala, tuttavia i problemi presenti, se non affrontati, rischiano di acuirsi e di allargarsi.

Il terzo tema riguarda la questione dell'immigrazione. La Libia è sempre stata per la verità un paese di raccolta e di transito, ma oggi le condizioni sono oggettivamente peggiorate. Le tantissime persone morte nel Mar Mediterraneo sono l'esito anche dalla situazione estremamente complicata della Libia. Guai a sottovalutare questo problema per noi.

Io penso che l'Europa deve comprendere, avere piena consapevolezza che oggi più che mai occorre una nuova iniziativa su questi tre versanti il più rapidamente possibile. Vedremo cosa scaturirà dalla riunione di Madrid, ma è indubbio che ora servono i fatti e non più le parole.

 
  
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  Juan Fernando López Aguilar (S&D). - Señor Presidente, la situación en Libia es simplemente insostenible, aunque puede empeorar.

El Estado libio ha dejado de existir y lo que un día fue la esperanza de la Primavera árabe ha dado lugar a frustración y a reacción. Por lo tanto, la prioridad absoluta es el restablecimiento de la seguridad, sin la cual es imposible que pueda tener lugar el diálogo que está intentando alentar, en la Conferencia de Madrid, el enviado especial de las Naciones Unidas, Bernardino León, antes enviado de la Unión Europea para Libia.

La Unión Europea tiene sus responsabilidades, pero la comunidad internacional tiene que apoyar las estructuras institucionales en Libia. Es la única forma de generar un poder judicial independiente, fuerzas de seguridad en disposición de garantizarlo y una asamblea constituyente que haga su trabajo y ponga orden donde, en estos momentos, solo hay caos y destrucción por parte de las facciones en lucha.

Pero la Unión Europea tiene que aprender de las lecciones del realismo sucio con el que Gobiernos de la Unión Europea se relacionaron con Gadafi. Y esto significa cambiar la mirada hacia el Mediterráneo, la frontera sur y, particularmente, en el punto de la inmigración. Hay cientos de miles de personas procedentes del Cuerno de África, desesperadas, que están intentando alcanzar la frontera de la Unión Europea. Y hace falta depurar los crímenes contra la Humanidad que están practicando las organizaciones mafiosas que están atentando contra los derechos humanos en Libia.

 
  
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  Vincent Peillon (S&D). - Monsieur le Président, le collègue Panzeri l'a dit, d'autres aussi avant. Il est vrai – je l'ai indiqué tout à l'heure – qu'intervenir chaque fois sans stratégie politique et intervenir militairement peut créer plus de mal que de bien, même si cela peut parfois servir aux uns et aux autres de caution à un moment. J'entends même à certains moments des discours moraux.

Maintenant, nous sommes dans une situation dramatique et je voudrais attirer l'attention sur un point. Bien entendu, la seule solution que nous avons aujourd'hui est de soutenir le processus politique et le Parlement issu des élections de juin et le faire bien entendu en associant tous les acteurs régionaux puisque ce sont eux qui se servent aujourd'hui du territoire libyen pour s'affronter. Penser que nous allons faire la police tout seuls n'a aucun sens, pas plus ici qu'ailleurs.

Mais il y a une question qui a été soulevée tout à l'heure par un de mes collègues, qui est très préoccupante pour l'Europe, qui parle – et nous l'avons beaucoup fait cet après-midi – des droits de l'homme. Il y a la question de l'immigration, il y a la question de la Méditerranée qui devient un tombeau pour des milliers de citoyens et en particulier des citoyens qui aujourd'hui sont pris en charge par Mare Nostrum mais dont nous savons qu'ils reposent essentiellement quand même sur l'action de l'Italie. Il faudrait que la solidarité des autres États européens s'exerce et que notre passion pour les droits de l'homme ne soit pas qu'un slogan mais une réalité face à ces vies humaines.

 
  
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  Goffredo Maria Bettini (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella mozione che noi discutiamo e che io condivido vorrei sottolineare solo che la Libia in questo momento è una polveriera in mezzo al Mediterraneo e ripropone il tema di guerre che levano in giro nel mondo dittatori e poi lasciano macerie. Le fazioni armate in lotta stanno creando un'emergenza umanitaria tra le più gravi del mondo.

L'Italia, per ragioni geografiche e per storia ha naturalmente un rapporto speciale con la Libia ed è la prima frontiera europea su cui si scaricano tutte le tensioni. Data la situazione penso che la comunità internazionale si debba impegnare al massimo per creare una soluzione politica e democratica nel paese e occorrerebbe che tutta l'Europa, sottolineo tutta l'Europa si senta responsabilizzata rispetto alle conseguenze del conflitto, a partire dal destino dei profughi, disperati e abbandonati a loro stessi.

 
  
  

PRESIDENZA DELL'ON. DAVID-MARIA SASSOLI
Vicepresidente

 
  
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  Bogusław Liberadzki (S&D). - Panie Przewodniczący! Pamiętam dobrze Arabską Wiosnę. Witaliśmy i wspieraliśmy ją z zadowoleniem. Ale co otrzymaliśmy zamiast demokracji i sprawiedliwości społecznej? Chaos, terroryzm, morderstwa, wypędzenia z powodów politycznych, narodowościowych, wyznaniowych. Mamy miliony uciekinierów – uciekinierów z Libii, Syrii, Iraku. Mówimy tutaj głównie o działaniach politycznych. Chciałbym, żebyśmy wraz z tymi działaniami przewidzieli także pomoc humanitarną –wszak zbliża się zima – a zatem namioty, koce, ciepłą odzież, żywność, leki.

Zwróćmy uwagę, że mamy pewne nadwyżki żywności po embargu rosyjskim. Być może to jest jakaś metoda na zagospodarowanie. Dzieci i edukacja – przyjmijmy w Unii Europejskiej kilka tysięcy studentów z tych obozów wypędzonych, dajmy im szansę zdobycia edukacji. Niech wrócą do swoich państw wykształceni, niech odbudowują swoje państwa. Myślę, że pożytek byłby z tego ewidentny.

 
  
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  Miriam Dalli (S&D). - Qegħdin nitkellmu dwar sitwazzjoni li qiegħda bieb ma' bieb magħna, bieb ma' bieb magħna, ma' Malta, minn fejn ġejja jien, imma anki mal-Ewropa, sitwazzjoni ta' anarkija sħiħa li għal żmien twil ħafna insew kompletament.

U kif is-sitwazzjoni fl-Ukraina hija problema tal-Ewropa kollha, is-sitwazzjoni fil-Libja hija wkoll problema tal-Ewropa kollha.

L-instabilità li għandna fil-Libja illum il-ġurnata qed tgħin lill-kriminali li jittraffikaw in-nies. Ir-riżultat: traġedji li kellna fl-aħħar jiem b'aktar minn 700 persuna rrappurtati nieqsa fil-Mediterran, aktarx mejta u l-pressjoni ċara fuq il-pajjiżi tal-fruntiera, fuq Malta u anki fuq l-Italja.

Għalhekk naqbel li din ir-riżoluzzjoni qiegħda torbot is-sitwazzjoni fil-Libja u l-wasla bla preċedent ta' immigranti irregolari fi xtutna.

Ma jistax ikun li l-Istati Membri jibqgħu jirrifjutaw li jikkoordinaw bejniethom. Hemm bżonn li naraw li l-prijoritajiet identifikati fil-Mediterranean Task Force jitwettqu.

Nappella, għalhekk, lill-komunità internazzjonali biex iva, timpenja ruħha favur soluzzjoni li tassigura l-waqfien mill-ġlied u nħeġġeġ lill-Unjoni Ewropea biex taħdem mal-pajjiżi ewlenin fir-reġjun u tikkoopera fuq kollox mal-Ġnus Magħquda li hija l-forum ideali fejn għandha tittieħed azzjoni dwar il-Libja.

 
  
 

Procedura "catch the eye"

 
  
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  Ivan Jakovčić (ALDE). - Gospodine predsjedniče, bio sam u Maroku kada je počelo Arapsko proljeće sa događanjima u Kairu i upozoravali su me moji sugovornici u Maroku da je naravno to dobro, ali da je pitanje kako će se to završiti. I tako se otprilike i dešava, često znamo što nećemo, znamo što hoćemo, ali često ne znamo kako to izvesti. Danas imamo potpuni kaos u Libiji i o tome trebamo potpuno jasno govoriti i nemamo rješenje za Libiju.

Malta, Italija, cijela Europa imaju velike probleme. Prvo trebamo pokazati solidarnost i apsolutno sam za solidarnost, ali trebamo jednu novu vrstu politike, kao što je bila dobra ideja Unije za Mediteran, ali koja nije uspjela, koja danas praktički ne postoji i o tome moramo govoriti, nama treba proaktivna politika za jug Mediterana jer ako ne, sve će se reflektirati ponovno na jug Europe, a onda naravno i na cijelu Europu.

I želim na kraju izraziti moju veliku sućut i solidarnost sa svim nastradalima i obiteljima nastradalih.

 
  
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  Javier Couso Permuy (GUE/NGL). - Señor Presidente, veo una epidemia aquí de amnesia selectiva. En el Grupo Popular, no me extraña; en los socialdemócratas, algo, aunque algunos han pasado a ser ya «social-OTAN»…

Parece que la situación de caos extremo fuera consecuencia de una transición pacífica, como si no hubiera habido intervención militar, como si la OTAN, en violación del Derecho internacional, no hubiera apoyado a una de las partes.

¿Es que no tiene ninguna responsabilidad la OTAN en haber convertido el país en un Estado fallido? ¿Cuál fue la razón para rechazar la iniciativa de la Unión Africana que incluso aceptó Gadafi? ¿Quizás fue el control de petróleo? Adujeron la responsabilidad de proteger pero, en realidad, era la responsabilidad de proteger el petróleo.

Nosotros defendemos una solución en la que sean los países vecinos, la Liga Árabe y la Unión Africana quienes promuevan un proceso para el fin inmediato de las hostilidades y el diálogo entre las milicias en conflicto, iniciativa promovida por Argelia, que, además, rechaza una nueva intervención de la OTAN.

 
  
 

Fine della procedura "catch the eye"

 
  
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  Benedetto Della Vedova, Presidente in carica del Consiglio (a nome del vicepresidente della Commissione / alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza). - Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio i deputati intervenuti.

Il messaggio dell'Unione europea è forte e chiaro: nessuna soluzione militare può portare una pace duratura in Libia. La crisi attuale può e deve essere affrontata con negoziati pacifici che spianino la strada al processo politico.

La missione europea EUBAM – Libia, che ha come finalità quella di aiutare le autorità libiche nella gestione delle frontiere, resta pronta a riprendere la piena operatività, non appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno e ad adattare, se necessario, l'attuale missione alla nuova realtà che emergerà in Libia.

Confidiamo che gli sforzi di mediazione condotti dalla missione delle Nazioni Unite di sostegno in Libia, con l'appoggio dell'UE e degli Stati membri tramite gli inviati speciali, inizino a produrre risultati. I rapporti pervenuti in seguito alle ultime visite indicano la possibilità di un cambiamento nelle dinamiche e una crescente volontà di entrambe le parti di raggiungere un accordo sui principi di base che guideranno il processo politico in futuro.

La comunità internazionale deve dedicare tutta la sua energia a sostegno di questi sforzi e completarli, ad esempio, applicando le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU e astenendosi da azioni che rischino di esacerbare le tensioni. Confidiamo in un risultato positivo dell'incontro ministeriale di oggi a Madrid e di quello in programma a New York. Questi eventi di alto livello a distanza ravvicinata, insieme ad altri, come il dibattito di oggi, dimostrano che il mondo sta ora guardando attentamente a cosa succede in Libia.

La comunità internazionale è fortemente impegnata a sostenere la maggioranza silenziosa dei libici nella loro battaglia per un'esistenza pacifica e prospera.

 
  
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  Presidente. - Le proposte di risoluzione da presentare a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento saranno annunciate successivamente.

La discussione è chiusa.

La votazione si svolgerà giovedì 18 settembre 2014.

 
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