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Onsdag den 22. oktober 2014 - Strasbourg Revideret udgave

14. Dødsdom over Asia Bibi
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  Der Präsident. - Als nächster Punkt folgt die Erklärung der Vizepräsidentin der Kommission / Hohen Vertreterin der Union für Außen- und Sicherheitspolitik zu dem Todesurteil gegen Asia Bibi (2014/2911(RSP)).

 
  
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  Benedetto Della Vedova Presidente in carica del Consiglio (a nome del vicepresidente della Commissione / alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza). - Signor Presidente, onorevoli parlamentari, da quando il Pakistan ha avviato la transizione verso la democrazia nel 2008, l’Unione europea ha rafforzato le sue relazioni con il Pakistan. L'adozione nel 2012 di un piano per 5 anni, ha ampliato e approfondito il nostro dialogo politico.

In tale contesto, stiamo discutendo numerosi temi, inclusi la governance e i diritti umani. La concessione del sistema generale di preferenze (GSP+) al Pakistan a partire dal 1º gennaio di quest’anno, offre un’ulteriore opportunità per l'approfondimento del dialogo e la valutazione dei progressi in materia di diritti umani.

Dal 2008, il Pakistan mantiene una moratoria sulla pena di morte. L'Unione europea ribadisce regolarmente al Pakistan la sua ferma posizione contro la pena di morte, punizione crudele e inumana. La delegazione dell’Unione europea vigila costantemente sulla situazione e invita il Pakistan a mantenere la moratoria. Nel corso del dialogo strategico del 2014, il Pakistan ha confermato la propria intenzione di mantenere la moratoria.

Le leggi sulla blasfemia sono il più importante strumento di oppressione delle minoranze religiose e stabiliscono che un insulto al Corano sia punibile con l'ergastolo e che l'uso di termini denigratori contro il profeta sia punibile con la pena di morte.

Una serie di sentenze di condanna a morte per blasfemia sono state emesse da numerosi tribunali, ma finora nessuna è stata eseguita. Solitamente gli imputati sono assolti o messi in libertà provvisoria su cauzione dalle corti d'appello. Questo comporta che possano trascorrere vari anni in carcere in attesa di giudizio.

La principale critica mossa nei confronti delle leggi è che la sanzione – pena di morte – è sproporzionata rispetto alla natura del reato. Tuttavia, un'altra grave preoccupazione riguarda il fatto che un numero considerevole di casi di blasfemia si basi su false dichiarazioni. Si sporge denuncia, nella maggior parte dei casi contro i musulmani, ma anche contro i non musulmani, per risolvere diatribe personali o per alimentare le tensioni settarie e interconfessionali. Tale abuso sembra in drastico aumento negli ultimi decenni. Il Pakistan ha riconosciuto gli abusi e si è impegnato ad adoperarsi per prevenirli.

Come indicato negli orientamenti dell'Unione europea sulla promozione e la tutela della libertà di religione e di credo, adottati dal Consiglio Affari esteri il 23 giugno 2013, "le leggi che criminalizzano la blasfemia e limitano la libertà religiosa e di credo [...] possono avere un grave effetto inibitorio sulla libertà di espressione e sulla libertà di religione o credo; l'Unione europea raccomanda la depenalizzazione di tali reati". Inoltre, l'UE si opporrà con fermezza al ricorso alla pena di morte, a punizioni fisiche o alla privazione di libertà come sanzioni per la blasfemia.

Nel caso di Asia Bibi, l'Unione europea sta seguendo con molta attenzione l'evolversi della situazione. Giovedì scorso la Corte suprema di Lahore ha confermato la sentenza emessa dal tribunale di primo grado, che l'ha condannata a morte per il reato di blasfemia nel 2010. Asia Bibi dispone ora di 30 giorni per presentare ricorso in appello alla Corte suprema del Pakistan.

L'Alto Rappresentante/Vice-Presidente ha espresso a più riprese il suo rammarico e la profonda preoccupazione per la decisione della Corte di Lahore di confermare la condanna a morte di Asia Bibi. Cathy Ashton si è augurata che il verdetto venga annullato rapidamente dalla Corte suprema.

L'Unione europea invita il Pakistan a garantire a tutti i cittadini il pieno rispetto dei diritti umani sanciti dalle convenzioni internazionali di cui è parte.

Asia Bibi è la prima donna ad essere condannata a morte per il reato di blasfemia e il suo caso ha sollevato molto clamore in Europa. Nonostante ciò, il suo caso non è l'unico.

Permettetemi di congratularmi con il Parlamento europeo per il forte impegno a favore dei diritti umani in Pakistan, espresso attraverso numerose risoluzioni e mobilitazione politica.

L'Unione europea, attraverso la sua delegazione a Islamabad, continuerà a seguire da vicino il caso di Asia Bibi e a chiedere il suo rilascio. Sebbene l'Unione europea non ritenga di intervenire in un procedimento giudiziario in corso, prenderà in considerazione la possibilità di sollevare questo caso e la questione più ampia della pena di morte e della legge contro la blasfemia, con la controparte pakistana.

Continueremo a sollecitare il governo di Islamabad affinché prenda in considerazione la riduzione del numero di crimini puniti con la pena di morte e rispetti i suoi obblighi nei confronti della libertà di espressione e della libertà di religione e di credo.

Tali questioni sono state affrontate in giugno nel dialogo sui diritti umani che si è tenuto a Islamabad. La prossima occasione sarà già la settimana prossima, quando il Rappresentante speciale Stavros Lambrinidis effettuerà una visita in Pakistan.

Infine, come ho già menzionato, il regime GSP+ offre un quadro molto utile per valutare e promuovere i progressi in materia di diritti umani in Pakistan.

Grazie signor Presidente, grazie a voi per l'attenzione.

 
  
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  Cristian Dan Preda, în numele grupului PPE. – În mandatul trecut am abordat situația Asiei Bibi și chestiunea legilor din Pakistan privind blasfemia în patru rezoluții. În ciuda acestor presiuni, apelul Asiei Bibi împotriva condamnării sale la moarte a fost respins zilele trecute de un tribunal. Condamnarea este pur și simplu absurdă și aș dori să reamintesc împrejurările care au dat naștere acestei importante dezbateri în societatea pakistaneză și care au dus la nefericita condamnare. Astfel, în 2009, Asia Bibi a luat apă dintr-o fântână și a oferit-o unei alte femei, musulmane, care a refuzat-o sub pretextul că Asia este creștină și că apa este, deci, impură. A avut loc o altercație și Asia Bibi se află astăzi acuzată de blasfemie și, mai mult decât atât, este pe culoarul morții așteptându-și execuția prin spânzurare. Reamintesc că, deși prevăd pedeapsa cu moartea, legile blasfemiei în Pakistan nu conțin standarde privind dovezile, nici cerința de a dovedi o intenție specifică, nici o pedeapsă pentru false alegații și, mai grav decât toate acestea, ele nu conțin nici indicații clare asupra a ceea ce constituie blasfemia. Legile sunt utilizate adeseori pentru vendete personale și pentru a persecuta minoritățile religioase și, în special, creștinii. Cazul Asiei Bibi este emblematic în acest sens. Sper că recursul introdus la Curtea Supremă a Pakistanului va remedia această nedreptate și că domnia legii va fi, astfel, restabilită. Pe de altă parte, posibilitatea grațierii Asiei Bibi prevăzută în Constituție trebuie și ea luată în considerare pentru a pune capăt calvarului acestei femei. Sper totodată și că securitatea Asiei Bibi și a familiei sale va fi asigurată de autoritățile pakistaneze. Într-adevăr, nu trebuie să uităm că, odată ce o persoană este acuzată de blasfemie, securitatea sa și a familiei sale este în pericol. Vasta majoritate a persoanelor acuzate de blasfemie în Pakistan nu ajung, de altfel, până la execuție, ci sunt fie linșate, fie ucise în timp ce se află în custodie. Familia Asiei Bibi a fost, de altfel, forțată să se ascundă din pricina amenințărilor cu moartea și se teme, potrivit declarațiilor apărute în presă, că aceasta va fi ucisă odată ce ar fi eliberată. Dincolo de asta, cred că autoritățile pakistaneze trebuie să revoce de urgență legile blasfemiei, pentru că astfel de procese abuzive, care n-au nimic de-a face cu ideea de justiție și de toleranță, să nu se mai repede.

 
  
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  Afzal Khan, on behalf of the S&D Group. – Mr President, can I first of all correct what the President’s office has just said. The judgment last week was not in the Supreme Court, in fact the judgment was in the High Court of Lahore and the defendant in this case still has the right to go through four different appeals until the final decision is reached.

We are all deeply concerned about Asia Bibi’s situation. It is now four years since she was charged and the judicial process is still ongoing. Her health has greatly worsened during the years she has spent in almost total isolation. It is worth remembering that the death penalty for blasphemy has, however, never been carried out in Pakistan. We know that an overwhelming number of cases registered were against Muslims, with only 4% against other minorities. All individuals facing charges, their families and those who speak out against the law face terrible reprisals or lose their lives. Blasphemy laws are common across the world, but must be used to promote religious harmony and not in persecution of others. The abuse of these laws encourages extremists to enforce their notion of truth on others, thereby increasing religious intolerance, discrimination and violence. This is unacceptable. Laws are there to safeguard and protect individuals in society as a whole. It is very sad that today many millions of people across the globe are still discriminated against, persecuted and even killed for their faith. We cannot allow that and must be vocal against it.

 
  
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  Peter van Dalen, namens de ECR-Fractie. – Voorzitter, afgelopen maandag nam dit Parlement een historisch besluit. Vrijwel unaniem is besloten om vandaag dit debat te houden over Asia Bibi. Ons voorstel is breed gesteund. We spreken over Asia Bibi. We spreken over die blasfemiewetgeving. We spreken over de doodstraf die kan worden opgelegd bij vermeende belediging van de profeet Mohammed.

Afgelopen maandag zei het Parlement eigenlijk al vrijwel unaniem: stop nu dat doodvonnis tegen Asia Bibi, stop met die blasfemiewetgeving, maak een einde aan de duizenden situaties die vergelijkbaar zijn met die van Asia Bibi. Dit Parlement is glashelder geweest afgelopen maandag. En de Hoge vertegenwoordiger moet nu snel alles uit de kast halen om de uitvoering van dat doodvonnis tegen te houden. Daarbij denk ik ook aan handelssancties op grond van de overeenkomsten die we met Pakistan hebben. Het is nu tijd om actie te ondernemen, en niet alleen voor haar. We weten dat er duizenden andere "Asia Bibi's" zijn in dezelfde omstandigheden.

De tijd van praten met Pakistan is voorbij. Het is nu tijd voor actie, voor maatregelen. Geen woorden, maar daden. Stop de blasfemiewetgeving! Free Asia Bibi now! Onze gebeden zijn met haar.

 
  
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  Javier Nart, en nombre del Grupo ALDE. – Señor Presidente, mire, yo tengo aquí dos textos y vamos a lo concreto: el capítulo 15 del Código Penal pakistaní, en cuyo artículo 295, letra c), se determina como crimen castigable con la pena de muerte el que directa o indirectamente desacralice o blasfeme contra el santo profeta Mahoma. Y tengo aquí otro texto, también interesante, que es un texto de 24 de noviembre de 2001, el Acuerdo de Cooperación de la Unión Europea con Pakistán, que dice que el respeto por los derechos humanos y los principios democráticos, según la Declaración Universal de Derechos del Hombre, constituye un esencial —esencial, esencial— elemento de este Acuerdo. Si la señora Ashton —¡cuya vida Dios guarde muchos años!— tiene la capacidad de colocar juntos estos dos textos y convertirlos en coordinación, pues es un milagro.

Lo que hay que hacer es ver cuál de estos dos textos prevalece, dejar de tener retórica y si realmente tenemos el principio de aplicación del criterio de principio democrático como exigencia en nuestros acuerdos, implementémoslo de acuerdo con el artículo 19. Y si no, seamos honrados y quitémoslo. Lo que es insoportable es la hipocresía. Por lo tanto, yo estoy hablando de Asia Bibi diciendo: ¿la señora Ashton va a presentar al Gobierno pakistaní la exigencia del artículo 1 con el artículo 19, o seguiremos tocando bella música mientras las palabras las ponen otros?

 
  
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  Dennis de Jong, namens de GUE/NGL-Fractie. – Voorzitter, al een paar jaar zit ik samen met Peter van Dalen de werkgroep van het Europees Parlement voor die zich richt op de bescherming van vrijheid van godsdienst en levensbeschouwing. Binnenkort weten we of deze werkgroep de status van intergroep krijgt, maar sowieso zetten we onze werkzaamheden met volle kracht door.

De veroordeling van Asia Bibi toont aan hoe noodzakelijk het is om in het kader van het mensenrechtenbeleid speciale aandacht te geven aan godsdienstvrijheid. Hoe kan het toch zijn dat er mensen en instellingen, ja zelfs rechters zijn die aan iemand aan Asia geen ruimte willen geven om haar geloof te belijden? Want laten we er geen doekjes om winden. De Pakistaanse blasfemiewetten maken het gevaarlijk, zo niet onmogelijk voor religieuze minderheden in Pakistan om uiting te geven aan hun geloof, en dat terwijl geloof voor hen die het aanhangen, het meest fundamentele in hun leven is.

Niet alleen in Pakistan, maar in steeds meer landen in de wereld neemt de tolerantie af. Ik blijf vertrouwen in initiatieven voor interreligieuze dialoog. Maar als je ziet wat er in Pakistan gebeurt en hoe de Pakistaanse regering stelselmatig weigert om religieuze minderheden te beschermen, dan kunnen we niet alleen op dit soort initiatieven bouwen. Dan zijn sancties van de Europese Unie nodig. Ook mijn persoonlijk gebed gaat naar Asia en naar al die anderen die bedreigd worden vanwege hun geloof.

 
  
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  Jean Lambert, on behalf of the Verts/ALE Group. – I am speaking primarily in my role as Chair of the Delegation for countries of South Asia which actually includes Pakistan, and I want to make it clear to the House that these issues have been raised on our visits there. They have been raised with the authorities in terms of the death penalty in general and in terms of the case of Asia Bibi, in the case of Muhammad Asghar, and others. So those cases are raised. People should also be aware that there have been changes in Pakistan in recent years as regards accession to international human rights instruments, and that the European Union is working towards improvement there. However, as Members have said, the blasphemy laws are something to which we return to time after time, and obviously they are of major concern to us.

They are often used, as people have said, to settle scores and that certainly seems to have been the case here. While allegations of blasphemy are raised against minorities, I would echo the words of my colleague here that it is also important to see that the majority of people accused under these laws are Muslim. I think that if we do not acknowledge that we make it much more difficult for those arguing for change in Pakistan because they are often accused of promoting a pro-Western, pro-Christian agenda rather than promoting human rights in general and we know, people have said, that it can be dangerous to speak in favour of reforming the laws, just as it is dangerous to be accused of breaking them.

We have seen over 50 people murdered by mob violence when they have been accused of blasphemy and their cases have never made it to court. This has a real chill effect on politicians and I think, as politicians, we can understand that, so we need to support those in Pakistan who do wish to speak out for change, who wish to speak against the death penalty, who wish to speak for reform of these laws for every citizen in Pakistan, whatever their faith.

 
  
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  Marcel de Graaff (NI). - Voorzitter, deze week werd door een Pakistaans hof de doodstraf bekrachtigd van Asia Bibi, een echtgenote en moeder van vijf kinderen. Een afschuwelijke situatie.

Dat is sharia. Dat is islam. Moord en geweld, vervolging en onderdrukking van andersdenkenden, uit naam van een gewelddadige ideologie die mensenoffers eist. Er zijn miljarden ontwikkelingshulp naar dit barbaarse land gegaan. Het heeft niets opgeleverd en het zal niets opleveren.

Dit Parlement en de Commissie hebben sinds jaar en dag de mond vol van mensenrechten, maar wanneer het op islam aankomt, heerst er opeens een grafstilte. Gaat de Commissie zich eindelijk krachtig uitspreken tegen de beestachtige straffen en wetten die gebaseerd zijn op de sharia? Gaat de Commissie eindelijk islamitische landen die minderheden vervolgen, beroven en vermoorden, uitsluiten van hulp en ondersteuning? Gaat deze Commissie haar onvoorwaardelijke steun uitspreken voor Asia Bibi en voor al die andere christenen, joden, hindoe's, boeddhisten en atheïsten die in islamitische landen worden vernederd, vervolgd en afgeslacht? Ik roep deze Commissie op elke steun aan dit barbaars land te stoppen en van de Pakistaanse regering te eisen dat dit vonnis ogenblikkelijk wordt vernietigd.

 
  
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  Jeroen Lenaers (PPE). - Voorzitter, ik sluit mij helemaal aan bij een aantal van de vorige sprekers die hebben gesproken over de schrijnende zaak van Asia Bibi. Het stoort me wederom dat, net als bij het vorige debat over Kobani, de Europese Commissie, in de hoedanigheid van mevrouw Ashton, afwezig is, ondanks het feit dat we het hier over wezenlijke en belangrijke zaken hebben.

Wat kunnen we als Europa doen? Kunnen wij toestaan dat dit soort praktijken gebeuren in een land waarmee wij een partnerschapsovereenkomst hebben, waarvan artikel 1 zegt dat deze gebaseerd is op gedeelde waarden, op gedeelde waarden van fundamentele vrijheden, democratie en rechtsstaat, terwijl we met onze eigen ogen kunnen waarnemen dat die democratie en rechtsstaat daar niet bestaan op dit moment? Kunnen wij toestaan dat dit gebeurt in een land dat volop profiteert van het algemeen stelsel van tariefpreferenties dat wij als Europa aanbieden vanwege de voortgang die er wordt geboekt? Zijn de Europese Commissie en de Europese Raad bereid om dat samenwerkingsverdrag en dat stelsel van preferentiële voorwaarden te gebruiken als pressiemiddel, om druk te zetten op de Pakistaanse regering opdat deze zich inzet voor Asia Bibi, en ook in algemene zin veel meer werk maakt van de aanpassing van de blasfemiewetgeving?

 
  
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  Ana Gomes (S&D). - A condenação à morte de Asia Bibi é um trágico desenvolvimento que pode comprometer o relacionamento entre o Paquistão e a União Europeia, designadamente pondo em causa o Acordo de Parceria e a aplicação do sistema GPS Plus.

Lamentamos a decisão do Governo paquistanês de levantar, em julho de 2014, no contexto de uma draconiana lei supostamente contra o terrorismo, a moratória não oficial sobre o uso da pena de morte que este Parlamento, tal como a Assembleia Geral das Nações Unidas, tem reiteradamente pedido ao Paquistão e a todos os países.

A extensão dessa moratória foi garantida pelo Governo do Primeiro-Ministro Nawaz Sharif a uma delegação da subcomissão dos Direitos Humanos do Parlamento Europeu, que eu chefiei em agosto de 2013, exatamente no contexto das condições de respeito pelos direitos humanos que o Parlamento Europeu exigia para dar o seu consentimento ao benefício do GPS Plus por parte do Paquistão.

O alegado crime de Asia Bibi, cristã e mãe de cinco filhos, é o espelho de um sistema arcaico, patriarcal e da sociedade de castas que ainda vigora no Paquistão, mas onde há também uma sociedade civil vibrante com quem nós contactámos e que quer transformar o Paquistão, quer ver reformas, quer uma sociedade democrática e mais livre e segura.

Precisamente por isso, nós temos que nos empenhar mais no relacionamento com o Paquistão, temos que apoiar a sociedade civil, temos que perceber que é com essas reformas que, de facto, o Paquistão pode garantir os direitos das minorias e, em particular, das minorias cristãs que vivem abjetamente no Paquistão.

O caso de Asia Bibi é determinante e essa mensagem tem de ser claramente dada pelo Conselho, pela Comissão e por este Parlamento às autoridades do Paquistão. Não é para nos furtarmos ao diálogo e à interação; pelo contrário, é para investir mais nesse diálogo e interação porque o Paquistão tem, de facto, uma posição-chave na região para a estabilidade e a segurança na região.

 
  
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  Bas Belder (ECR). - Voorzitter, begin dit jaar vertelde een Pakistaanse christen dat veel moslims in zijn land christenen 'onrein' vinden en dat zij daarom niet met hen in een dorp of wijk willen samenwonen. Dat raakt ons diep, zei hij. Ik citeer hem: "Ze verwonden ons mentaal."

Voorzitter, exact deze maatschappelijke uitsluiting, op religieuze gronden, 'christelijke onreinheid', leidde in 2009 tot een woordenwisseling tussen de Pakistaanse christin Asia Bibi en enige dorpsgenoten. Wat volgde was een pure rechtsverkrachting onder inroeping van een giftige blasfemiewet, en het doodvonnis was getekend tegen Asia Bibi. Tot op de dag van vandaag!

Wat verwacht Asia Bibi van westerse christenen? Ik citeer haar letterlijk: "Gebed en een oproep aan hun regeringen om vervolgde Pakistaanse christenen te beschermen." Daarom richt ik mij dan ook vandaag tot de 28 lidstaten van de Europese Unie met het klemmende verzoek: eis van de Pakistaanse justitie een zuivere rechtsgang tegen Asia Bibi en eis van de Pakistaanse autoriteiten een behandeling van Pakistaanse christenen als volwaardige staatsburgers. Met deze Pakistaanse zelfreiniging zal Asia Bibi zeker vrijkomen en zullen Pakistaanse christenen zeker vrije burgers worden!

 
  
 

Catch-the-eye-Verfahren

 
  
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  Marijana Petir (PPE). - Gospodine predsjedniče, potpisala sam peticiju zajedno sa 150 000 drugih kršćana koji traže milost za Asiju Bibi, katolkinju i majku petero djece, koja je uhićena u lipnju 2009. godine, a potom osuđena na smrtnu kaznu pod lažnom optužbom za bogohuljenje protiv proroka Muhameda.

Bez obzira što nema jasnih dokaza, ona je već pet godina u zatvoru, a optužile su je lažno njene susjede koje su je vrijeđale, zato što je kršćanka. Asiji Bibi je nuđeno da bude oslobođena ako prijeđe na islam, što je ona odbila i javno je ispovjedila svoju vjeru u Isusa Krista.

O nepoštivanju prava vjerskih manjina na tom području govori i činjenica da su smaknuta dvojica političara koja su joj izrazila podršku. To iziskuje konkretne poteze Ujedinjenih naroda i Europske unije. Tražim da se progonu kršćana stane na kraj i da se Asia Bibi oslobodi, jer 5 godina nedužna boravi u zatvoru i ne smije biti kažnjena, pogotovo ne smrtnom kaznom zato što javno ispovijeda svoju vjeru u Isusa Krista.

 
  
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  Jussi Halla-aho (ECR). - Mr President, we may condemn capital punishment as such, yet there is a world of difference between executing a person for murder after due process and killing a person for criticising an ideology or a religion. Therefore, we should not discuss the death penalty as a whole. We must rather ask whether it is acceptable to sentence people to any kind of punishment for blasphemy. It is wrong from the point of view of freedom of speech, but also because many barbarian practices such as child marriage are deeply rooted in religion. It is in practice impossible to criticise these practices without criticising their religious foundations. Many European countries have their own blasphemy laws. They should be repealed and we should set an example to the rest of the world.

 
  
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  Anna Záborská (PPE). - V prvom rade ďakujem kolegovi Van Dalenovi za iniciatívu zaradiť do programu tento bod. Z vážnych dôvodov som sa nemohla zúčastniť v pondelok rokovania, ale poslala som list predsedovi Parlamentu, aby na začiatku schôdze odsúdil trest smrti pre Asiu Bibi a zároveň som v liste podporila zaradenie tohto bodu programu. Za posledné roky sme boli svedkami viacerých vrážd a trestov smrti na základe údajnej blasfémie. To, že žiaden trest smrti nebol zatiaľ vykonaný, nie je ospravedlnením. Pýtam sa, koľkým ľuďom sme mohli zachrániť život, ak by Európske inštitúcie zaujali včasné a principiálne stanovisko. Žiadam vedenie Parlamentu, Rady i Komisie reagujte, nepremárnime ďalšiu príležitosť. Pán predseda Rady vo svojom prejave povedal, že barónka Ashton sa vyjadrila k tomuto prípadu. Moja otázka je, prečo jej stanovisko nebolo široko publikované.

 
  
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  Nicola Caputo (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, credere, praticare e diffondere la propria fede è un diritto fondamentale dell'uomo e non può essere soggetto a nessun tipo di limite e controllo. Non accade così purtroppo in quel Pakistan he condanna a morte una donna, madre di famiglia per aver parlato della sua religione, il cattolicesimo, a delle colleghe di lavoro musulmane e che di fronte alla proposta di convertirsi all'Islam in cambio della libertà e della vita ha coraggiosamente rifiutato.

Sulla scelta della Corte suprema si gioca la credibilità internazionale del sistema giudiziario pakistano, nell'applicazione della legge antiblasfema. Nei confronti delle minoranze certo, ma nei confronti dei cittadini tutti. Asia Bibi è vittima di una legge ingiusta, di un processo iniquo e non possiamo lasciare trionfare il fondamentalismo. L'Europa deve fare la sua parte.

 
  
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  Ignazio Corrao (EFDD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, la pena di morte è uno strumento medievale, disumano, illogico. È assurdo trovarci ancora a discuterne nel 2014, quando 140 paesi nel mondo l'hanno abolita de facto e de jure. Asia Bibi, se non interveniamo subito, sarà brutalmente ammazzata dallo Stato pakistano per avere offeso il profeta islamico Maometto, condannata a morte nel 2014 per blasfemia. Davvero si fa difficoltà a crederci. La storia di Asia Bibi è emblematica della follia collettiva che serpeggia subdola per il nostro pianeta. Una donna, una madre di 5 figli, picchiata, rinchiusa, stuprata e arrestata e poi condannata a morte senza uno straccio di prova, solo perché cattolica. Una vergogna!

Non dovremmo mai e poi mai negoziare alcun accordo economico con chi utilizza ancora la pena di morte, mezzo barbaro e disumano ancora in uso purtroppo in una sessantina di Stati tra cui il Pakistan. Il diritto alla vita non si tocca!

 
  
 

(Ende des Catch-the-eye-Verfahrens)

 
  
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  Benedetto Della Vedova, Presidente in carica del Consiglio (a nome del vicepresidente della Commissione / alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, apprezzo il forte impegno riguardo il caso di Asia Bibi e sono certo che anche il dialogo fra il Parlamento europeo e i parlamentari in Pakistan possa aiutare a favorire il cambiamento.

Ribadisco che l’Unione europea si impegna costantemente a promuovere i diritti umani in Pakistan e a difenderli in ogni occasione: con il governo, con i difensori dei diritti umani e con le altre parti in causa. A tal fine utilizzeremo appieno tutti gli strumenti a nostra disposizione: démarches, dichiarazioni, dialogo.

La prossima visita del presidente del Senato del Pakistan in Europa alla fine di novembre, oltre alla visita in Pakistan la prossima settimana dello EUSR Stavros Lambrinidis, saranno un'utile occasione per discutere di questi temi.

 
  
 

I combattenti stranieri che si recano in Siria e in Iraq rappresentano una grave minaccia per la sicurezza dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, come pure per la regione del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale.

Molti di voi hanno espresso, da ultimo il 17 settembre scorso, preoccupazione in merito al fatto che migliaia di combattenti stranieri, tra cui cittadini degli Stati membri, hanno preso parte ai combattimenti a fianco dello Stato islamico. Avete chiesto che fossero intensificati la cooperazione e lo scambio di informazioni e avete ricordato l'importanza della prevenzione, del perseguimento dei reati, della sensibilizzazione, della riabilitazione e della reintegrazione.

Come sapete, questa preoccupazione è condivisa dal Consiglio europeo, dal Consiglio e dai suoi Stati membri. Da oltre un anno il Consiglio si occupa di questa minaccia senza precedenti. Nel maggio 2013 è stato concordato un pacchetto di 22 misure. Nell'agosto del 2014 il Consiglio europeo ha chiesto di accelerare e approfondire le misure per contrastare il fenomeno.

Nel dare seguito a tale richiesta il Consiglio GAI ha tenuto un altro dibattito approfondito solo due settimane fa e gli interventi dei ministri hanno rivelato che la questione costituisce una priorità politica assoluta. La gravità della situazione è stata ribadita anche nella riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che ha adottato una risoluzione vincolante sui combattenti stranieri (UNSCR 2178(2014), capitolo VII). Dando seguito a tale risoluzione il Consiglio ha approvato, due giorni fa, la strategia dell'Unione europea in materia di antiterrorismo e combattenti stranieri, che costituisce parte integrante della risposta alle conclusioni del Consiglio europeo e alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Dobbiamo pertanto reagire, senza indugio e con costante impegno, su vari fronti, nell'arco di diversi anni e a tutti i livelli, perché se dovesse succedere qualcosa i nostri cittadini ci chiederebbero: com'è successo? Cosa avete fatto per evitare che accadesse?

Gli Stati membri hanno la responsabilità principale di provvedere alla sicurezza nazionale e alla protezione dei loro cittadini. L'Unione europea svolge tuttavia un ruolo essenziale nel sostenerli, specialmente nel medio e lungo periodo, e nel consentire che sia fornita una risposta articolata.

Molto è stato realizzato o è stato già intrapreso. Ci avvaliamo delle proposte del coordinatore antiterrorismo dell'Unione europea, della Commissione e del SEAE e di un gruppo di Stati membri che sono maggiormente interessati dal fenomeno. Su tale base, l'Unione europea sta portando avanti i lavori in quattro ambiti prioritari:

– prevenire la radicalizzazione e dissuadere le persone dal recarsi in Siria e Iraq;

– individuare gli spostamenti sospetti;

– elaborare una risposta efficace sul piano della giustizia penale;

– accelerare la cooperazione con i paesi terzi.

In tutti e quattro gli ambiti si sono compiuti progressi, ma è necessario fare ancora di più.

Fra tutte le azioni intraprese ve n'è una sulla quale desidero in modo particolare richiamare la vostra attenzione, dal momento che voi rappresentate un partner essenziale nella prosecuzione dei lavori: la proposta sui dati di identificazione delle pratiche (PNR) dell'Unione europea. Siamo convinti che sia un elemento fondamentale per rilevare spostamenti sospetti, individuare combattenti stranieri che si recano e ritornano dalla Siria e dall'Iraq e prevenire così attacchi nelle nostre società. Vi rivolgo pertanto un pressante appello affinché ci consentiate di negoziare il testo del progetto di direttiva PNR con il relatore del Parlamento europeo. Sempre nell'intento di individuare meglio i combattenti stranieri sul nostro suolo, gli Stati membri hanno convenuto sulla necessità di armonizzare il nostro approccio in materia di verifica non sistematica alle frontiere esterne e di sviluppare indicatori comuni di rischio. Credo che la Commissione stia già prospettando le prime iniziative.

Un altro importante ma complesso filone di attività riguarda l'uso di Internet a fini terroristici. Come sapete, i social media sono diventati uno degli strumenti più efficaci di propaganda e di reclutamento per i combattenti stranieri. Non possiamo lasciarli agire indisturbati. Sulla questione sono in corso discussioni con gli operatori di Internet e dei social media, e vorrei ringraziare la Commissione per il ruolo di primo piano che svolge al riguardo. Mi aspetto che presentino su questo tema specifico una serie di raccomandazioni sul futuro dialogo dell'Unione europea con l'industria.

Per quanto riguarda il perseguimento dei reati, il Consiglio sta esaminando l'efficacia della decisione quadro sulla lotta al terrorismo. La Commissione ha presentato di recente, sia a voi che al Consiglio, una relazione sull'attuazione della decisione quadro, per cui mi aspetto che esaminiate la questione con altrettanta cura. Al riguardo presteremo particolare attenzione alla risoluzione 2178 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e alle modifiche delle normative nazionali degli Stati membri. È importante assicurare che anche a livello dell'Unione europea la risposta giudiziaria al fenomeno dei combattenti stranieri sia efficace e articolata.

Ultimo ambito, ma non meno importante, sul quale ci focalizziamo è la cooperazione con i paesi terzi. L'impegno politico è essenziale ma non sufficiente; dobbiamo contribuire a sviluppare la capacità. Il Consiglio ha insistito pertanto sull'importanza di disporre entro dicembre di un pacchetto di progetti tesi alla creazione di capacità antiterroristiche nella regione del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale. Si affronterebbe così, in particolare, il problema dei combattenti stranieri e si eviterebbe un effetto di ricaduta della crisi in Iraq e Siria.

Grazie per l'attenzione.

 
  
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  Der Präsident. - Die Aussprache ist geschlossen.

 
Juridisk meddelelse - Databeskyttelsespolitik