Przewodniczący. - Kolejnym punktem porządku dnia jest oświadczenie Komisji w sprawie przemysłu hutniczego w UE: ochrona pracowników i przemysłu (2014/2976(RSP)).
Bieńkowska, Elżbieta, Member of the Commission. - Mr President, this is the first time (although it is late) for me to stand in front of you and present the current state of the steel industry in Europe. I would like to say a few words and present the overview of the current state.
As you remember, the Commission adopted a year ago, in June 2013, a Commission Communication Action Plan for a Competitive and Sustainable Steel Industry in Europe, the so-called Steel Action Plan. This plan recognised the strategic importance of steel to the EU and emphasised that steel-making has a future in Europe, as the European steel industry has many assets in the form of modern plants, advanced products, demanding clients forcing, I hope, constant product innovation and an important domestic market, and of course a skilled workforce. It has also made significant efforts to reduce its environmental impact. The sector, however, faced and still faces major challenges: low demand, increasing energy costs, reliance on imported raw materials, strong and not always undistorted competition and challenging environmental requirements.
In its Steel Action Plan, the Commission underlined the importance of addressing these challenges at both EU and national level. Shortly after the Communication on the Steel Action Plan was adopted, the Commission formally created in 2013 our High Level Expert Group on Steel, with the aim of providing a European platform for dialogue, exchange of information and best practice. In June 2014, a Commission staff working document was published which takes stock of the progress made since the adoption of the Steel Action Plan. While highlighting its implementation gaps, it provides an interim overview of the implementation of the actions by the Commission, individual Member States and industry as well, of course, as by social partners.
The majority of the key challenges addressed are unlikely to be overcome in a single year, so the overview is a first snapshot, and implementation continues. In one year since the adoption of the Steel Action Plan, about half of the actions foreseen in it have been implemented. Moreover, the fact that the economic situation is slightly improving has led to higher consumption of steel in the main steel-using sectors and has therefore resulted in a better outlook for the steel sector overall.
A strong commitment to follow-up underlines the importance of the Steel Action Plan for the sector. The constructive discussions in the meeting of the High Level Group have highlighted the usefulness and the need to continue the dialogue among major stakeholders in this important industrial area.
Antonio Tajani, a nome del gruppo PPE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, gentile Commissario, io ho apprezzato molto il suo intervento perché ha confermato l'impegno della Commissione, e in modo particolare del Commissario alla crescita, all'industria e al mercato interno, a favore dell'industria siderurgica. Avrà il sostegno in questa sua azione dell'intero gruppo del Partito popolare europeo, perché siamo convinti che il settore dell'acciaio è e sarà determinante per raggiungere l'obiettivo del 20% del prodotto interno lordo prima della fine del 2020 proveniente dal manifatturiero.
Si tratta di un settore chiave che deve però essere sostenuto, deve poter affrontare le sfide che lei ha sottolineato, con tutti i problemi connessi. Quindi è giusto implementare il piano d'azione della Commissione, però io credo che fra un anno dovrà essere presentata una nuova relazione, così come è stato fatto quest'anno, dovrà il prossimo anno essere fatto il punto della situazione per comprendere esattamente qual è lo stato dell'arte.
Per uscire da una crisi aggravata dal costo dell'energia, dal costo delle materie prime, dalla concorrenza sleale, come lei stessa ha sottolineato, serve un'azione forte. Dobbiamo evitare che si moltiplichino casi di delocalizzazione come quella del Voestalpine austriaco, serve convocare anche il gruppo di alto livello il più presto possibile per parlare dei problemi dei siti che sono soggetti ad importanti ristrutturazioni – penso a Florange in Francia, a U.S. Steel in Slovacchia, a Galați in Romania, a Liegi in Belgio, a Dąbrowa Górnicza in Polonia, ai casi Ilva, Piombino e Terni in Italia.
E a proposito di Terni: tutto nasce da una decisione della Commissione legata all'applicazione delle regole della concorrenza. È giunto il tempo, signora Commissario, di aprire un dibattito proprio su queste regole. Oggi sono superate. Di fronte alla globalizzazione occorre darci nuove e più moderne norme che permettano alle industre europee di poter competere nel mondo. Quelle attuali sono del 1957 e applicate colpiscono soltanto le nostre imprese. È questo il vero nodo da sciogliere se vogliamo salvare nel lungo periodo il settore dell'acciaio.
Mi auguro che la sua collega responsabile della concorrenza segua il suo impegno e veramente avvii una nuova stagione anche per quello che riguarda la politica della concorrenza.
Roberto Gualtieri, a nome del gruppo S&D. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, dopo anni di sbornia post industriale il piano per l'acciaio ha rappresentato sicuramente un passo avanti riconoscendo il ruolo cruciale dell'industria di base e dell'acciaio in una strategia di reindustrializzazione del continente. Ma noi pensiamo che non basti e che bisogna andare oltre il piano d'azione.
La vicenda a cui faceva riferimento anche il collega Tajani delle industrie speciali Terni dimostra in modo emblematico i limiti del quadro di politiche (della concorrenza, degli aiuti di Stato, commerciali), l'inadeguatezza di questo quadro di politiche a sostenere la competitività dell'industria dell'acciaio europea nel mondo. E quindi noi dobbiamo costruire un nuovo set, un nuovo quadro organico capendo per esempio che le quote di mercato nel caso delle industrie dell'acciaio vanno calcolate su base globale, non solo su base europea, che occorre in modo coerente applicare tutti gli strumenti previsti anche nelle attuali regole delle politiche commerciali, che occorre insomma seriamente fare politica industriale.
Noi auspichiamo che la trattativa in corso a Terni si concluda positivamente, che il secondo forno sia garantito, che ci sia un futuro per un'industria così forte e così competitiva. Ma noi pensiamo che la nuova Commissione debba andare oltre il vecchio piano dell'acciaio e realizzare un salto di qualità nella definizione di politiche industriali all'altezza delle sfide del mondo globale.
Νότης Μαριάς, εξ ονόματος της ομάδας ECR. – Κύριε Πρόεδρε, η παγκόσμια οικονομική κρίση έχει πλήξει σοβαρά τον κλάδο της χαλυβουργίας στην Ευρωπαϊκή Ένωση. Η στασιμότητα της βιομηχανικής παραγωγής και η κατάρρευση του κατασκευαστικού τομέα στην Ευρωπαϊκή Ένωση καθιστούν πλέον το μέλλον της χαλυβουργίας αβέβαιο. Αυτό ισχύει κυρίως στον ευρωπαϊκό νότο, όπου γίνονται χιλιάδες απολύσεις και κλείνουν οι χαλυβουργίες. Συγκεκριμένα στην Ελλάδα, η εγχώρια ζήτηση για προϊόντα του κλάδου έχει επιστρέψει στα επίπεδα του 1962 και οι απολύσεις είναι στην ημερήσια διάταξη, όπως συνέβη στην Ελληνική Χαλυβουργία. Η Hellenic Steel SA στη Θεσσαλονίκη κινδυνεύει να κλείσει και να τεθεί σε εκκαθάριση μετά την απόφαση της μητρικής εταιρείας που είναι ιταλική και η οποία έχει τεθεί υπό την επιτροπεία της ιταλικής κυβέρνησης. Τούτο αποδεικνύει, φίλοι ιταλοί ευρωβουλευτές, την οικονομική αλληλεξάρτηση στο πλαίσιο της Ευρωπαϊκής Ένωσης και την αναγκαιότητα συγκρότησης μιας ενιαίας πλατφόρμας των χωρών του ευρωπαϊκού νότου.
Izaskun Bilbao Barandica, en nombre del Grupo ALDE. – Señor Presidente. Buenas noches, Comisaria. Desde el País Vasco queremos aplaudir esta apuesta por la industria, porque es el agente principal de la economía real y el sector más capacitado para ofrecer empleos estables y de calidad, un antídoto contra el paro y la mejor garantía para nuestro modelo social.
El acero es, junto con la energía, una de las claves de este proceso por su presencia horizontal en todas las producciones industriales. Les pido que este plan recuerde que el acero es y necesita conocimiento, porque el diferencial de costes laborales no es un buen argumento para competir. El futuro está en nuestra capacidad tecnológica y de gestión. En definitiva, el progreso de la industria del acero se basa en las personas y su conocimiento y en la innovación.
El acero es y necesita sensatez. Nuestra legislación debe asumir que competimos en un mercado global y no podemos permitir que los gaps sociales o medioambientales de terceros les ayuden a colocar aquí sus productos. El acero es y necesita estabilidad y eso significa energía, financiación y aseguramiento en igualdad de condiciones para todos. La competitividad que algunos países ganan con innovación, esfuerzo y conocimiento desaparece porque no hay igualdad en el acceso a los recursos básicos. Igualmente, es imprescindible un plan real a medio y largo plazo de inversiones en infraestructuras.
El acero es y necesita, finalmente, coherencia. El terremoto «LuxLeaks» debe desterrar la competencia fiscal interna, que perjudica los recursos públicos disponibles en Europa. Las Haciendas europeas deben utilizar sus márgenes de actuación para poder estimular la innovación. Esto es mucho más justo y rentable para todos. Esperemos que con este plan y el plan presentado por el señor Juncker podamos, entre todos, avanzar en estos objetivos.
Eleonora Forenza, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio la signora Commissaria anche se onestamente devo dire che la sua relazione non credo renda conto fino in fondo della drammatica situazione della produzione siderurgica in questo continente.
Questo dibattito nasce anche dalla oral question che abbiamo presentato sulle prospettive industriali e occupazionali del settore del ferro e dell'acciaio nell'Unione europea e riteniamo urgentissima un'iniziativa del Parlamento, della Presidenza italiana, della Commissione per contrastare la perdita di posti di lavoro e di produzioni strategiche come l'acciaio negli Stati membri. Credo vada sottolineato come in Italia la situazione sia davvero quella di uno smantellamento di un asse produttivo strategico. Parliamo di stabilimenti come quello di Piombino, come quello di Taranto, come quello di Terni, su cui mi voglio soffermare in particolar modo questa sera. Perché è una vertenza che seguiamo con particolare preoccupazione, perché è una vertenza emblematica delle contraddizioni che abbiamo di fronte. In primo luogo della contraddizione fra il diritto al lavoro e il principio di concorrenza. Noi crediamo che il diritto al lavoro debba venire prima di un principio di concorrenza, di regole della concorrenza che, come veniva detto, vanno radicalmente riviste, che sono obsolete, che sono un ostacolo al mantenimento degli asset produttivi oltre che dei posti di lavoro, regole che peraltro non impediscono forme pesantissime di dumping sociale.
La ThyssenKrupp sceglie contratti di solidarietà in Germania e licenza in Italia, smantellando un impianto produttivo dal radicamento storico. Allora chiediamo – vi rubo veramente solo pochi secondi – chiediamo con forza un nuovo e diverso piano europeo per l'acciaio. Chiediamo con forza che vengano mantenute le produzioni più rilevanti, quelle più specializzate come quella dell'AST di Terni, che peraltro essendo un impianto a ciclo integrato dal basso impatto ambientale ha anche un'alta specializzazione produttiva. Chiediamo che la Commissione e gli Stati membri lavorino perché non venga smantellato un'asse produttivo strategico.
Reinhard Bütikofer, on behalf of the Verts/ALE Group. – Mr President, I would like to welcome you, Commissioner Bieńkowska, to this Parliament, and I thank you for your overview regarding the state of play for the European steel industry. I must say, however, that I was a bit surprised that you did not at all mention the present situation on international steel markets, because I believe that has a major impact on the situation in Europe. The United States, as you know, is presently taking anti-dumping measures. Is there a need to take similar measures in Europe too? Maybe you can answer that in your response.
This Parliament is pondering – not for the first time – how we could help the steel industry to hold on to the future that it should have. Here I agree with you, Commissioner: steel must have a future in Europe. There is no way of ignoring the advice that the famous baseball philosopher ‘Yogi’ Berra gave to everybody: when you come to a fork in the road, take it! And the fork in the road that we have to decide upon is whether we want to develop the future of our steel industry following an innovation-based competitiveness strategy, or whether we want a dumping-oriented, never-catch-up strategy. The European steel lobby is, unfortunately, focusing its own efforts not on pursuing an innovation agenda but on resorting to a strategy composed of calls for subsidies, calls for protectionism and calls for social and environmental dumping strategies.
I have a leaflet here distributed by Eurofair. In seven points it outlines what the industry is asking for from Parliament. All seven points have just one message: give up any meaningful climate and energy transition policy in Europe and we might be thankful. Not a single word about innovation. I believe that competitiveness can only be built on the basis of technology leadership. Voestalpine is competitive and ThyssenKrupp is competitive again. If we want to have a competitive European steel industry, that is where we have to go.
Laura Agea, a nome del gruppo EFDD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ristabiliamo un po' di ordine di dati: parliamo di stime. Le stime per il 2014 di produzione di acciaio sono positive: prevedono un +8% che è pari a 1 594 milioni di tonnellate. L'incremento più alto è quello di America Latina e Africa. Un altro incremento rilevante è quello messo a segno da Asia e Oceania con un +6%.
Ovviamente, l'Europa arranca. Il trend è confermato infatti dall'interesse delle multinazionali extra Unione europea per l'Ilva e per la Lucchini di Piombino. Ma non solo: anche l'AST di Terni sarà molto probabilmente rimessa sul mercato da ThyssenKrupp. Indovinate un po': chi pensate che la potrà comprare? Li apriamo, gli occhi? Proviamo ad aprire gli occhi? Stiamo assistendo alla liquidazione dell'acciaio europeo. Proviamo a vigilare affinché i trasferimenti di asset che si stanno profilando all'orizzonte non nascondano un ulteriore ridimensionamento della produzione UE a vantaggio di quella extra UE. Allo stesso tempo garantiamo dei piani ambientali per la bonifica di tutti i siti siderurgici europei senza tralasciare in particolare quelli italiani, che sono devastati.
Noi italiani dovremmo inoltre vigilare affinché la ThyssenKrupp non tenti di dismettere l'acciaio dell'AST a favore di quello tedesco e di quello finlandese. Colleghi italiani, la questione AST rappresenta una battaglia della guerra che si sta conducendo per la sovranità economica del nostro paese e per il futuro dei nostri figli. Non basta più parlarne, i lavoratori sono stanchi di sentire belle parole: serve un'azione forte sia in Europa che in Italia. Mi domando a cosa serve accogliere in pompa magna, proprio qui al Parlamento europeo, gli operai dell'AST se poi non siamo in grado di fare nulla di concreto per loro.
Nel breve periodo l'Unione europea e l'Italia potranno conoscere un nuovo sviluppo nel medio e lungo termine solo attraverso una lungimirante politica industriale che punti al manifatturiero. Per l'industria e allo stesso tempo per i nostri lavoratori il Movimento 5 stelle combatterà come hanno fatto nel secolo scorso i nostri nonni.
Dominique Bilde (NI). - Monsieur le Président, chers collègues, 63 ans après l'entrée en vigueur de la CECA, la situation de l'industrie sidérurgique en Europe est aujourd'hui catastrophique.
Cette déclaration de la Commission n'est qu'une énième déclaration remplie de bonnes intentions et de vœux pieux. Renforcer la compétitivité et promouvoir l'innovation, voilà une formule intéressante mais qui ne sera suivie d'aucun effet concret et ne résoudra en les maux qui touchent l'industrie.
L'industrie sidérurgique européenne employait encore plus d'un million de personnes au début des années soixante-dix, elle n'en emploie plus que 360 000 en 2014. En France, la production d'acier dans les années quatre-vingts atteignait 24 millions de tonnes; en 2013, elle n'est plus que de 13 millions, soit une chute de près de 40 %.
L'Union européenne joue au pompier pyromane qui tente d'éteindre, avec un dé à coudre à demi plein, l'incendie qu'elle a elle-même allumé, voilà la vérité. Alors même que des analyses et études prévoient que la demande mondiale d'acier devrait augmenter de 2,3 milliards de tonnes d'ici 2025, la sidérurgie européenne s'est effondrée. Nos sites de production ferment les uns après les autres, laissant chaque année sur le carreau des millions de travailleurs, comme dans ma région, la Lorraine, cette semaine, où les politiques sont venus voir les lieux du crime. La cause de ce cataclysme: la politique économique ultralibérale, la disparition des frontières nationales et la concurrence libre et non faussée exigée par Bruxelles. Grâce à vous, la Chine et l'Inde peuvent se frotter les mains. Comment, en effet, la France pourrait-elle rivaliser face à ces pays à bas coûts de production? Il est désormais clair que cette Union européenne technocratique soumise aux marchés financiers et aux dogmes de la monnaie unique ne souhaite absolument pas une réindustrialisation de la France.
András Gyürk (PPE). - Köszönöm a szót, Elnök Úr! Tisztelt Képviselőtársaim! Ahogy arra a Biztos Asszony is utalt, év elején tárgyaltuk az acélipari jelentést. Én annak a dossziénak akkor jelentéstevője voltam, és fontosnak tartom most is, hogy hangsúlyozzak néhány hosszú távú prioritást az iparági kezdeményezések kapcsán.
Az európai acélkereslet fellendülésének kulcsa az üzleti környezet javítása, és versenyképes iparági keretek kialakítása. Ahhoz, hogy ezt a célt elérjük, két területen elengedhetetlen változtatásra van szükség: alacsonyabb energiaárak és csökkenő szabályozási költségek kellenek, különben a versenyképesség puszta álom marad.
Először is, ami az energiaárak csökkenését illeti: az acélágazatban az energiaköltségek teszik ki a termelési költségek jelentős részét. Az energiaárak csökkenéséhez elengedhetetlen az egységes európai energiapiac mihamarabbi megvalósítása, a hiányzó infrastruktúrák kiépítése, a határkeresztező kapacitásokban a szűk keresztmetszetek felszámolása és a versengő energiaforrások biztosítása. Ezen intézkedések megvalósítása a Tanács és a tagállamok kiemelt feladata.
Másodszor, a szabályozási költségek csökkentése az iparági szereplők részére. Európának továbbra is vezető szerepet kell vállalnia a fenntarthatóság, a zöld gazdaság, a klímavédelem területén. Azonban ennek során el kell kerülni a szénszivárgás kockázatát és azt is, hogy az acélipar versenyképessége veszélybe kerüljön.
Az EU kibocsátáskereskedelmi rendszerének reformja során nem engedhetjük meg, hogy az acélipar legjobban teljesítő vállalatai hátrányt szenvedjenek.
Tisztelt Képviselőtársaim! Ezen intézkedések nélkül tovább folytatódna az elmúlt évek elkeserítő acélipari foglalkoztatási trendje, a munkahelyek számának folyamatos csökkenése számos európai országban, köztük Magyarországon. Úgy vélem, hogy a munkahelyek védelmére irányuló európai intézkedések még mindig nem elegendőek, de remélem, hogy a 300 milliárd eurós Juncker-terv ezen a területen is a megoldás részévé válhat. Az európai gazdaság újraiparosítása ugyanis csak összehangolt intézkedések eredményeként valósulhat meg. Köszönöm a szót, Elnök Úr!
(A felszólaló a 162. cikk (8) bekezdése szerint hozzájárult egy kék kártyával jelzett kérdés megválaszolásához.)
Paul Rübig (PPE), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Herr Präsident! Meine Frage bezieht sich auf die Weiterentwicklung in der Stahlindustrie. Wir sehen ja jetzt, dass der Rat zum Beispiel die Zuschüsse im Bereich der Forschung kürzen will. Horizont 2020 soll gekürzt werden. Auf der anderen Seite sehen wir eine Doppelbesteuerung durch das ETS-System, da zum einen die Elektrizität Abgaben zahlen muss, und zweitens ganz klar ist, dass auch Wärme entsprechend kostet. Wie kann man hier entgegenwirken, dass in Zukunft auch die Basis für die beste Produktion dieser Welt in Europa wieder erneuert wird?
András Gyürk (PPE), Kékkártyás válasz. – Köszönöm szépen Rübig képviselő úrnak a kérdését, ami fontos problémára világított rá. A válasz pedig abban a régi bölcsességben rejlik, hogy a jobb kéznek tudnia kell, hogy mit cselekszik a bal. Tehát itt, ezen a területen is összehangolt cselekvésre van szükség. Olyan koncepcióra, ami szem előtt tartja mindazokat a szempontokat, amelyek annak idején az általam jegyzett jelentésben, az acéliparról szóló jelentésben szerepeltek, és amelyeknek egy része azóta a megvalósulás útjára lépett, más része pedig megvalósítandó feladatként előttünk van. Köszönöm a szót!
Patrizia Toia (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, benvenuta alla signora Commissario, e credo che questo primo contatto che abbiamo con lei proprio sul tema dell'acciaio possa essere foriero di un impegno, ci ricorderemo di questa prima serata dedicata a un tema così importante. Le chiedo perciò che si possa davvero dare concretezza a quell'affermazione che lei ha fatto e che facciamo tutti convintamente secondo cui non c'è sviluppo industriale senza una capacità dell'industria siderurgica europea, se non vogliamo avere una dipendenza totale dalla produzione extra Europa.
Allora se questo è, la prego, dia corpo concretamente agli impegni conseguenti, tra l'altro nella continuità del piano dell'acciaio, che è stato un piano strategico, una buona intuizione, un buon lavoro e che secondo me va portato avanti non per inerzia, per continuità, così, tanto per lasciare andare avanti le cose, ma con convinzione, anche aggiornandolo, completandolo.
Abbiamo parlato dei profili di concorrenza, abbiamo parlato dei profili di ricerca, di politiche commerciali. Tante cose si possono fare e le chiediamo di farle. Però l'Europa ha un dovere particolare. Questa Commissione, questo Parlamento hanno un dovere particolare per il caso di Terni, perché lei sa bene che l'applicazione delle nostre regole è stato uno dei fattori che certamente ha contribuito a quella situazione critica. Allora le chiediamo: com'è possibile non vigilare sulla situazione che lì si è creata?
Ricordiamo tutti che la Commissione europea, quando ha autorizzato la riacquisizione del sito di Terni da parte di ThyssenKrupp, ha avuto la rassicurazione che lì sarebbero state rispettate tutte le regole e sarebbe stato fatto un sito dove ci sarebbe stata una produzione molto forte, sarebbero state garantite anche le capacità produttive specifiche dell'acciaio inossidabile e le capacità di esportazione. Ma questo non è avvenuto, e allora bisogna che ci sia un monitoraggio. ThyssenKrupp non ha rispettato gli impegni presi con la Commissione europea dentro quelle regole di concorrenza. Occorre vigilare, occorre chiamare al dovere di quel rispetto, alla continuità produttiva qualificata, al rispetto dell'occupazione. Ecco, ci aspettiamo questo da lei: una Commissione che a testa alta convoca l'imprenditore che non ha rispettato i patti fatti con la Commissione.
(L'oratrice accetta di rispondere a una domanda "cartellino blu" (articolo 162, paragrafo 8, del regolamento))
Laura Agea (EFDD), domanda "cartellino blu". – Signor Presidente, onorevoli colleghi, volevo chiedere se la collega Toia mi può rispondere su quanto era stato promesso alla delegazione dei lavoratori che era venuta da Terni qua a Bruxelles con un documento che nel giro di due giorni prima è sparito e poi è stato completamente stravolto. Non possiamo stupirci se c'è la Commissione che fa i magheggi se poi quelle che erano le istanze dei lavoratori arrivate qua a Bruxelles in un colpo di spugna sono state stravolte e cambiate.
Patrizia Toia (S&D), risposta a una domanda "cartellino blu". – Signor Presidente, mi dispiace molto, per due cose. Primo, che colleghe che io stimo e penso siano sempre documentate e preparate siano invece così poco attente e conoscitrici dei documenti e dei fatti – ma questo è un fatto di serietà personale. Secondo, che si voglia fare qui una piccola polemica tutta nazionale.
Noi non abbiamo fatto sparire nessun documento. Abbiamo sottoscritto un documento dei lavoratori convintamente, le forze politiche qui presenti, e poi quel documento è rimasto nei nostri lavori e nel nostro impegno, tant'è vero che noi lo avevamo depositato per questa sessione – lo faremo per la prossima aderendo a una richiesta che anche voi avete fatto anche cambiando il titolo, e l'abbiamo accettata e coi nostri voti è passata. Abbiamo preparato tutta una questione, una interrogazione molto articolata, molto precisa, che riprende quegli impegni che i lavoratori ci hanno chiesto, perché li condividiamo, per questa semplice ragione di competenza dei problemi e di coerenza personale e politica.
Quindi nessuna strana invenzione di documenti che vanno e vengono. Quel documento portatoci dai lavoratori l'abbiamo sottoscritto e lo sviluppiamo con i documenti successivi e con la nostra azione politica.
Marcus Pretzell (ECR). - Frau Kommissarin! Sie haben heute nicht viel Falsches gesagt, was möglicherweise daran liegt, dass Sie insgesamt nicht viel gesagt haben und vor allen Dingen relativ wenig Konkretes.
Wir haben eine Wirtschaftskrise. Wir haben einen drastischen Rückgang des Weltstahlverbrauchs. Wir haben massive Konkurrenz aus dem nichteuropäischen Ausland. Wir haben zusätzliche Belastungen durch hohe Umweltschutzstandards sowie Zertifikatehandel und im internationalen Vergleich relativ hohe Arbeitslöhne. Das alles hat zu dramatischen Wettbewerbsverzerrungen im globalen Markt geführt. Leider zu Ungunsten der europäischen Stahlindustrie, mit 65 000 Arbeitsplätzen, die in den letzten Jahren in Europa verlorengegangen sind. Und weitere Standorte sind in Gefahr.
Es muss für die Europäische Union Anlass sein, wenn solche Unternehmen in Gefahr sind, wenn weitere Standorte gefährdet sind, nicht noch in Unternehmensentscheidungen einzugreifen. Denn wenn Firmen umstrukturieren wollen und müssen, um sich an Marktveränderungen anzupassen, müssen sie das tun können. Wir sind in dieser Situation vielmehr aufgerufen, die Unternehmen dabei zu unterstützen. Zur Sicherung von Arbeitsplätzen wären wir besser beraten, der europäischen Stahlindustrie bessere Rahmenbedingungen zu setzen, ihre Wettbewerbsfähigkeit zu stärken und nicht etwa weiter in Carbon leakage-Maßnahmen zu investieren. Hören wir auf, in Bürokratie zu verfallen! Lassen Sie uns das Regelwerk vereinfachen und so den Stahlstandort Europa – mit seinen modernen umweltschonenden Anlagen und effizienten Prozesstechnik – und seine Arbeitsplätze sichern! Nachhaltig, mittel- und langfristig!
(Der Redner ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)
Jonathan Arnott (EFDD), blue-card question. – In my constituency, North-East England, the steel industry is in serious trouble. Jobs have been lost in Teesside and 40% of the cost of that industry lies in the cost of energy. High energy prices are putting people out of work. I also know people who sell scrap metal, and they now sell it to India because they can sell it at higher prices to India than they can to the UK. Do you accept that something desperately needs to be done about high energy prices in order to save the steel industry?
Marcus Pretzell (ECR), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Sie meinen das Tata Steel-Werk. Es ist erstaunlich, dass es in Großbritannien überhaupt noch Stahlwerke gibt. So viel ist ja nicht mehr übrig geblieben. Die Masse davon ist längst kaputt. Und das hat – wie Sie richtig sagen – natürlich eine ganze Menge mit hohen Energiekosten, das hat vor allem auch mit Emissionshandel zu tun, weil es andere Standorte auf der Welt gibt, wo das mit dem Emissionshandel alles etwas lockerer von der Hand geht. Letztlich geht die Stahlindustrie eben raus aus Europa auf andere Kontinente, ohne jeden positiven Effekt für das Weltklima, ohne jeden positiven Effekt für die CO2-Bilanz auf dieser Welt.
Ivan Jakovčić (ALDE). - Gospodine predsjedniče, jedan od hitova koje stalno slušamo je reindustrijalizacija Europe. Međutim kako ćemo konkretno reindustrijalizirati Europu? Sigurno je da gubimo utakmicu s proizvodnjom čelika. Indija, Kina, Japan postaju glavni proizvođači i to sa sirovinom iz Australije i Brazila.
Uz more su sagradili čeličane, ali uz more su sagradili i brodogradilišta. Europa je bila jedan od najvećih, ako ne i najveći, ustvari najveći proizvođač brodova u jednom trenutku. Danas proizvodimo negdje oko 2% brodovlja u svijetu. Da bismo bili konkuretni u svijetu mi moramo ozbiljno odgovoriti na proces globalizacije i na neki način zaštititi našu industriju.
Jedno od tržišta čelika je svakako brodograđevna industrija, koja danas kupuje čelik van Europske unije. Dakle, ovdje se zaista vrtimo u krug na neki način, i pitam se da li reindustrijalizcija Europe znači i povratak na ono što mi znamo. Znamo graditi sofisticirane i skupe brodove. Ne moramo poticati samo one, da tako kažem, standardne brodove koji više prevoze zrak nego drugo.
Danas imamo sofisticiranu brodogradnju u Europi i pokušajmo na neki način stimulirati takvu brodogradnju, jer tu imamo onda inovacije, jer tu imamo onda istraživanja, jer tu imamo dodatni razvoj, jer tu imamo dodatna radna mjesta, jer tu imamo dodatnu konkurentnost i to je sigurno ono što je za Europu definitivno nešto što je izlaz iz ove situacije.
(Zvučnik pristao odgovoriti na pitanje "blue card" (članak 149. stavak 8. Uredbe)).
Reinhard Bütikofer (Verts/ALE), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Herr Kollege, können Sie mir erklären, wie wir den Wettlauf um Wettbewerbsfähigkeit global gewinnen wollen, wenn das energieeffizienteste Stahlwerk inzwischen nicht mehr in Europa sondern in China zu finden ist?
Ivan Jakovčić (ALDE), odgovor na pitanje postavljeno podizanjem plave kartice. – Rado bih Vam odgovorio na svom materinjem jeziku, na njemačkom, ali evo, ipak neću. Želim Vam jednostavno dati do znanja da kada govorimo o stimulaciji industrije, ja ne tvrdim da mi moramo do kraja i možemo do kraja konkurirati niti Kini, niti Koreji, niti Japanu, niti Indiji u proizvodnji čelika. Ali možemo u onim proizvodima koji slijede kasnije, a naročito oni koji trebaju veliku količinu čelika, koje s pravom možemo štititi i zaštititi na globalnom tržištu. Dakle, ne govorimo samo o proizvodnji čelika, nego o svemu onome što zahvaljujući čeliku proizvodimo u Europi.
Paloma López Bermejo (GUE/NGL). - Señor Presidente, la siderurgia europea tiene problemas que requieren un plan de acción común: los elevados costes energéticos, que son consecuencia de la liberalización favorable a los oligopolios privados, así como los retos que derivan de la adaptación ecológica y que los mercados de emisiones no pueden resolver. Pero deben situarse estos problemas en su auténtico contexto, el de la desaparición de la política industrial bajo el manto de la política de competencia.
Cuando nace la Comunidad Europea del Carbón y el Acero, lo hace para coordinar la producción y la inversión entre Estados, para mejorar el bienestar de los trabajadores y la autonomía de la economía europea. Fue un planteamiento exitoso que inspiró a muchos el sueño europeo. ¿Qué queda hoy de eso?
La Comisión Europea utiliza su política de competencia para reforzar las tendencias del mercado en vez de ejercer control sobre ellas, forzando a los trabajadores y a los Estados a competir entre ellos para reducir salarios y estándares sociales, desindustrializando en el camino regiones enteras. Así pasó con la siderurgia y otros sectores en mi país, España.
Este no es el camino, señora Comisaria. Si queremos volver al sueño europeo, la política de competencia deberá subordinarse a la convergencia productiva y al empleo de calidad, fuente de derechos.
Bill Etheridge (EFDD). - Mr President, unlike most British Government politicians, I actually worked for a living before I had the honour of being elected. I worked for 20 years in the steel industry in the UK. During that time I saw it change from when we had state-of-the-art service centres that were absolutely fantastic. They were well ahead of their time – it was the 1990s – and were superb. We were using mainly European steel. I was in the stainless sector. Over the period of my career in that industry, I saw it change. The stainless steel that we were using was coming from Taiwan and the Far East and the service centres – mostly the ones with technical details – moved to Germany.
What has happened is very straightforward. We have a situation in the UK where a company I know of is collecting scrap metal. It drives round in a truck and picks up the scrap metal, takes it to its furnaces and makes ingots. It then takes them back out and sells them. The same trucks go round the area and collect the scrap metal and put it on a container to China. It comes back on a container from China, comes on a truck into our area and is sold for half the price. The reason is very simple. It is not lack of skill or technical ability. It is entirely to do with the constriction of regulation and carbon emission controls which are being applied and which are stopping our people from trading fairly.
There is a very simple answer. Steel and stainless steel goes really well into a form of energy production – and it is not windmills, folks. What it is – and I will whisper it – is nuclear: nuclear power stations, a new generation of them, across the UK making cheap, effective clean energy with British and European steel producing them. What a great solution. What a boost for industry and what a way forward. We can actually compete again rather than shipping all of our industry to the Far East.
Σωτήριος Ζαριανόπουλος (NI). - Κύριε Πρόεδρε, αυτό που ισχύει γενικά, ισχύει και στην χαλυβουργία: η Ευρωπαϊκή Ένωση δεν έχει παρά έναν και μόνο στόχο, να γίνει πραγματικότητα η συγκέντρωση κεφαλαίου ώστε να γίνουν τα μονοπώλιά της ακόμα ισχυρότερα στον παγκόσμιο ανταγωνισμό. Θύματα της αναδιάρθρωσης του κλάδου πέφτουν οι εργαζόμενοι των οποίων μειώνονται οι μισθοί και οι οποίοι απολύονται κατά χιλιάδες σε Ελλάδα, Ιταλία, Βέλγιο, Γαλλία και αλλού, διότι οι χαλυβουργίες κλείνουν από τον ενδοκλαδικό ανταγωνισμό ή μεταφέρουν τα εργοστάσια σε χώρες με φθηνότερα εργατικά χέρια.
Στην Ελλάδα κλείνει η Ελληνική Χαλυβουργία στη Θεσσαλονίκη αλλά η Ευρωπαϊκή Επιτροπή, σε ερώτηση του Κομμουνιστικού Κόμματος Ελλάδας (Κ.Κ.Ε.), απαντά προκλητικά ότι δεν παρεμβαίνει σε επιχειρηματικές αποφάσεις. Παρεμβαίνει ωστόσο για να δώσει επιδοτήσεις, φοροαπαλλαγές, φθηνό ρεύμα στις χαλυβουργίες, όταν χιλιάδες νοικοκυριά δεν έχουν οικιακό ρεύμα γιατί δεν μπορούν να το πληρώσουν, όταν χαλυβουργοί στην Ελλάδα καταδικάζονται γιατί απήργησαν για να πληρωθούν τον μισθό τους. Η ελληνική κυβέρνηση και η Τρόικα, έχοντας κατά νου το όφελος των μονοπωλίων που συγκεντρώνουν την παραγωγή, κλείνουν την αμυντική βιομηχανία ΕΛΒΟ στην Θεσσαλονίκη, μια βιομηχανία στρατηγικής σημασίας για την άμυνα της χώρας σε μια χρονική περίοδο ιδιαίτερα κρίσιμη.
Δεν υπάρχει λύση εντός της Ευρωπαϊκής Ένωσης για όσο καιρό θα είναι τα μονοπώλια στο τιμόνι της οικονομίας. Οι χαλυβουργοί και η εργατική τάξη πρέπει να πρωτοστατήσουν στην πάλη ενάντιά τους, για να μπορέσει να γίνει ο πλούτος που παράγουν λαϊκή περιουσία.
Massimiliano Salini (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio augurare buon lavoro alla gentile Commissaria, alla quale al momento anche degli hearing di poco tempo fa feci appunto una domanda sull'industria dell'acciaio. Ecco, siamo di nuovo qua e parliamo di un grande tema che, come i colleghi Toia e Tajani hanno ricordato, riguarda sicuramente molto il mio paese, cioè l'Italia.
Il primo punto su cui mi soffermo riguarda – lo hanno citato anche alcuni colleghi – il dato preoccupante dell'aumento di produzione dell'acciaio da parte della Cina. Nell'arco degli ultimi dieci anni l'acciaio prodotto in Cina è passato dal 23 % del totale mondiale a ben il 50 %. Contemporaneamente nel mio paese, in Italia, storicamente legato all'industria siderurgica, vi è stato un calo del 24 % della produzione di acciaio. Ci sono delle ragioni, delle ragioni precise di fronte alle quali dobbiamo stare vigili soprattutto in questo momento, cercando di bilanciare, come è stato detto, le ragioni della grande industria con le ragioni della giusta preoccupazione di carattere ecologico. Ma con la preoccupazione che la preoccupazione di carattere ecologico non si trasformi in ossessione ecologista e quindi produca atteggiamenti antindustriali, perché gli atteggiamenti antindustriali che conosciamo hanno come unico grande effetto la riduzione del lavoro nel nostro continente.
Per quanto riguarda il caso italiano, in particolare il caso di Terni, ha avuto un primo grande smacco dieci anni fa quando si spostò in Germania la produzione del lamierino magnetico. In dieci anni questo ha portato a un grave ridimensionamento della forza di quel sito produttivo. Oggi abbiamo un altro grande problema industriale, che giustamente è stato ricordato, perché nel corso del 2014 la riacquisizione di AST fu fatta con la rassicurazione circa la centralità tecnologica e industriale di quel sito. Divedere oggi, come si vorrebbe fare, la laminazione a freddo dalla laminazione a caldo porterebbe a un ridimensionamento della centralità industriale di quel sito, e quindi una contraddizione con la promessa fatta. Per questo è giusto il richiamo affinché lei possa collaborare con la collega Commissaria alla concorrenza Vestager affinché venga presidiata da un punto di vista industriale questa emergenza per la siderurgia europea.
(L'oratore accetta di rispondere a una domanda "cartellino blu" (articolo 162, paragrafo 8 del regolamento).)
Rosa D'Amato (EFDD), domanda "cartellino blu". – Signor presidente, onorevoli colleghi, volevo chiedere al collega se conosce l'emergenza Taranto, se sa quanti morti ci sono a Taranto, quante neoplasie, quante infertilità, quanti malati di endometriosi, se sa i mitilicoltori che fine hanno fatto, i pastori che fine hanno fatto, gli agricoltori che fine hanno fatto. Non ci dia, agli ambientalisti, dei pazzi, talebani, estremisti, perché si parla di una estrema emergenza, non solo economica, ma ambientale e sanitaria.
Massimiliano Salini (PPE), risposta a una domanda "cartellino blu". – Signor Presidente, sono d'accordo con la preoccupazione della collega. Ha fatto delle affermazioni utilizzando dei termini che io non ho utilizzato, quindi probabilmente faceva riferimento ad interventi di altri colleghi. Io non ho parlato di talebani, non ho parlato di pazzi, ho parlato semplicemente della necessità che ci sia – provi a riascoltare la registrazione del mio intervento – un adeguato bilanciamento tra le esigenze della forza industriale dei nostri paesi e la giusta, legittima preoccupazione ecologica, affinché la preoccupazione ecologica non si trasformi in ossessione ecologista e quindi in comportamento antindustriale.
La nostra preoccupazione è che le due esigenze convergano verso un unico grande obiettivo, che è quello dello sviluppo e del lavoro.
Jonás Fernández (S&D). - Señor Presidente, el sector del acero afronta muchos retos en Europa. Uno de ellos es la gestión de los derechos de emisión, porque debemos seguir liderando la lucha contra el cambio climático, pero tenemos que pelear por precios competitivos para la industria para poder ofrecer un futuro estable al sector.
Otro problema central, que tiene que ver con el antyerior, son los costes del suministro eléctrico. El acero, como buena parte de la industria, es intensivo en el uso de energía, y el precio eléctrico ha llegado a niveles insostenibles en muchos Estados miembros.
Es vital, junto a la política contra el cambio climático y la seguridad del suministro, ofrecer precios energéticos, precios eléctricos competitivos a la industria que no supongan una traba insalvable. En ese sentido, en mi país en los últimos días hemos conocido el resultado de un nuevo mecanismo para la fijación de precios eléctricos para la industria intensiva en energía. Una de estas compañías, Alcoa, ha anunciado que el resultado de este nuevo sistema puede suponer el cierre de sus plantas en España, en Asturias y en Galicia. Y no podemos asumir que haya industrias que se tengan que ir de Europa debido a errores de malas regulaciones mal diseñadas.
Nosotros mismos expulsamos de Europa a buena parte de la industria. Por ello, aprovecho este debate para afirmar que no voy a dejar solos a los trabajadores de Alcoa, en Avilés, en Lugo y en A Coruña, y que daremos la batalla para la revisión de ese nuevo sistema de fijación de los precios eléctricos para la industria intensiva. Confío en que el Parlamento apoye todas las iniciativas que tomaré en los próximos días.
Curzio Maltese (GUE/NGL). - Signor Presidente, onorevoli e pochi colleghi, l'Unione protegge piccole produzioni agricole locali, impegna migliaia di miliardi per salvare le banche e non sta facendo nulla contro la distruzione della cultura industriale che è la nostra prima ricchezza.
Le acciaierie AST rappresentano una storia gloriosa. Qui si parla molto di cifre – esistono anche le esistenze quotidiane, le storie. A Terni le acciaierie esistono da centotrent'anni, fanno parte del paesaggio, della cultura di un territorio e soprattutto della vita di una popolazione che di generazione in generazione ha accumulato una sapienza unica al mondo nella produzione di acciaio di alta qualità. Queste fabbriche sono una proprietà morale della popolazione di Terni assai prima che una proprietà legale di questa o di quella sigla. Poi arriva una multinazionale, la ThyssenKrupp, che violando impegni già presi decide che a Terni non si farà più l'acciaio. È vero che il governo italiano ha gravi responsabilità, ma la Commissione ha comunque sbagliato nell'applicare norme sulla concorrenza ormai superate, che hanno prodotto effetti ingiusti.
Dobbiamo correggere questo errore e obbligare le multinazionali a rispettare le regole che ci siamo dati tutti.
Peter Lundgren (EFDD). - Herr talman! När det kommer till kritan är det ingen i detta hus som stödjer EU, för när det väl gäller agerar alla på bästa vis för att skydda sitt eget land och sin egen ekonomi.
Se t.ex. på Frankrike och Tyskland med deras enorma bilindustri i Peugeot, Renault och Volkswagen – de bryr sig inte speciellt om EU-lagarna, det handlar om att skydda sin egen industri och ekonomi. De stöttar till 100 procent sin egen industri och sina egna länder. Jag förstår dem fullständigt, för om man ska konkurrera med de stora internationella företagen är det en förutsättning att på ett mycket bättre sätt ta hand om sitt eget lands ekonomi. Företag i t.ex. England, Holland och Finland har hamnat i situationer då man varit tvungen att stänga ner fabriker pga. EU-lagstiftning. Man har behövt betala en oresonligt stor del i energikostnad för att finansiera förnybar energi.
Jag anser inte detta vara rättvist. Jag är ingen motståndare till förnybar energi men det måste vara på ett rättvist sätt. Konsekvensen av detta blir ju att man hellre förlägger produktionen i andra länder med en annan kostnadsbild. Till följd av detta förlorar en massa arbetare sina jobb. Sedan 2007 har 60 000 arbetare i EU förlorat sina arbeten pga. orättvis konkurrens. Hur kommer den siffran att se ut i framtiden om vi fortsätter så här?
Att skydda arbetarna är egentligen inga problem i den här frågan, men att vi måste skydda arbetarna det är en konsekvens av EU-lagstiftningen i denna kammare. För mig står det fullständigt klart att även Sverige och Finland – med vår mycket viktiga stålindustri – måste följa exemplen från Frankrike och Tyskland, med sin bilindustri.
Gruv- och stålindustrin har en lång och traditionell historia i Sverige. Mellan 90 och 95 procent av all stålproduktion exporteras och Europa kvarstår som Sveriges största exportmarknad. Stålindustrin är för mig, för oss och för mitt eget land mycket viktig att stötta för att kunna bibehålla sysselsättning och välfärd i mitt eget land Sverige.
Mario Borghezio (NI). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo dibattito sta diventando in gran parte un dibattito italiano, anche perché le cronache recenti, anche di queste ore, pongono all'attenzione di tutti, specialmente di chi rappresenta il nostro paese, una grave questione, quella della Thyssen, cioè di un luogo storico di produzione di acciaio di alta qualità.
Qui non siamo di fronte ad aziende da salvare, siamo di fronte alla chiusura senza motivazione di un settore importante per quella che è la nostra sovranità economica ma anche per la produzione europea, essendo appunto di grandissimo livello, spostata senza che la Commissione intervenisse nonostante dovesse intervenire, senza che ci sia stato un controllo da parte della Commissione europea per adempimenti che dovevano essere rispettati proprio in base alle regole che tante volte ci vengono imposte. Un mercato europeo e globale in forte ridimensionamento, con una Cina che, in difficoltà per eccesso di produzione, è pronta a invadere il nostro mercato coi propri prodotti.
Nella gabbia dell'euro, i listini prezzi delle aziende siderurgiche stanno uscendo e ci impongono questa uscita dei lavoratori, la perdita delle nostre aziende, una perdita gravissima per l'industria siderurgica europea e per l'economia dell'Europa. Ci avete raccontato un sacco di storie e non avete difeso le nostre imprese con le vostre regole sballate sull'austerità e sui mancati aiuti di Stato. In questo modo si affonda l'industria europea.
Enrico Gasbarra (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario Bieńkowska, lei ha ricordato che si muoverà in relazione al piano europeo per l'acciaio e che l'acciaio ha ancora un futuro.
Bene, è cruciale però che quel piano, signora Commissario, non sia soltanto declamato ma sia dotato di strumenti immediatamente operativi e soprattutto sia prioritario e si muova su una linea coerente, finalizzata all'occupazione e all'innovazione energetico-ambientale in tutti i contesti internazionali in cui l'Unione è impegnata.
L'Europa deve fare di più e noi ci auguriamo, signora Commissario, che nello specifico lei faccia di più per sostenere davvero il futuro dell'acciaio, a partire dalle crisi che ci sono in Europa e in particolare in Italia, come hanno ricordato tutti i miei colleghi italiani, e ovviamente a partire dall'AST di Terni, che in queste ore si sta incontrando con il governo per risolvere la questione, spero. Noi vorremmo però sapere da lei se il suo impegno sarà coerente in questa linea e che spazio avranno l'acciaio e la siderurgia nel piano, per esempio, che oggi ha presentato Juncker per gli investimenti.
Dario Tamburrano (EFDD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, in Europa abbiamo da tempo esaurito le risorse energetiche e minerali a basso costo del continente, ma abbiamo potuto mantenere la nostra industria grazie ad una supremazia politica, economica e tecnologica che è continuata per inerzia per decenni e che oggi è terminata, facciamocene una ragione.
Oggi il centro del mondo è altrove, in luoghi ove altre nazioni si stanno riscattando, ove l'energia costa meno, i minerali costano meno, la manodopera costa meno. I prodotti fabbricati in Europa incorporano molti costi aggiuntivi non solo per le importazioni sopra citate ma anche per i sacrosanti costi degli standard europei in materia di ambiente, emissione, protezione sociale e diritti dei lavoratori.
Altrove questi costi non esistono, perché vengono esternalizzati su tutto il pianeta, su tutto il genere umano, sulla dignità dei singoli uomini. È il libero mercato globalizzato che permette ciò. Potremo in Europa salvare quelle acciaierie meno dipendenti dall'import di materia prima, perché in grado di trattare in loco rottami riciclati, o che sono speciali perché appunto producono acciai speciali. Ma non possiamo chiudere tutte le acciaierie del continente e diventare dipendenti per un materiale, un asset, ancora indispensabile. Dovremo pertanto avere il coraggio di imporre non solo ai paesi membri ma anche a coloro che esportano acciaio in Europa una nuova forma di fiscalità sociale ed ambientale, che non sia una anacronistica forma di dazio ma che sia eticamente e termodinamicamente coerente e che permetta per lo meno di giocare ad armi pari.
Una fiscalità europea, quindi, che incorpori nei prezzi finali anche dei prodotti importati il consumo di energia, l'emissione, le esternalità ambientali e sanitarie per estrazione e trasporto dei minerali, il deficit dei diritti sociali e sindacali dei lavoratori fuori dall'Europa. Così quei prodotti che verranno fabbricati fuori dall'Europa e importati con standard etici e termodinamici più bassi di quelli europei avranno dei costi più alti, quelli con standard migliori costeranno meno e questo ci spingerà a progredire.
Questa è una delle rivoluzioni che ci aspettiamo da questa Europa, ma ci vuole il coraggio e la forza di discutere le regole della concorrenza e degli aiuti di Stato degli Stati europei alla transizione energetica rinnovabile.
Edouard Martin (S&D). - Monsieur le Président, Madame la Commissaire, chers collègues, si nous voulons être justes et efficaces dans la mesure que nous prendrons en faveur d'un secteur sidérurgique européen performant, il faut que nous soyons au clair entre nous sur le diagnostic.
Les sidérurgistes européens ont fermé plus de 42 millions de tonnes de capacité depuis 2008, ce qui représente, à raison de dix salariés par million de tonnes, 40 000 destructions d'emplois directs et plus de 100 000 en comptant les emplois indirects et les sous-traitants concernés. Or, nous ne sommes pas en surcapacité. Sur nos 170 millions de tonnes de capacités actuelles, notre excédent commercial n'est que de cinq millions. En d'autres termes, si l'activité économique redémarre – il me semble que nous partageons le même objectif –, nous deviendrons alors un importateur net. Il faut donc réagir, et vite, car ce secteur, qui est pourtant si structurant dans une majorité de pays européens, est plus que jamais dans une crise structurelle qui se manifeste par un sous-investissement chronique en matériel comme en formation de salariés.
C'est l'objet du rapport que j'aurai l'honneur de défendre sur le développement durable de l'industrie européenne des métaux de base, dont l'acier. Les producteurs européens doivent être sur un pied d'égalité avec leurs concurrents extra-européens qui sont souvent soumis à des normes moins ambitieuses en matière sociale et environnementale. Mais il n'est pas question d'encourager un nivellement par le bas qui passerait par le détricotage de nos droits sociaux ou le reniement de nos objectifs sanitaires et climatiques.
Faut-il le rappeler? Nous n'avons qu'une santé et qu'une planète. Nous devons au contraire initier un cercle vertueux et, à ce stade, je ne vois que l'ajustement aux frontières comme moyen de remettre nos producteurs dans le jeu tout en incitant les autres à hausser leurs standards. Ce sera l'un des axes que je tâcherai de crédibiliser. En tout cas, je me réjouis que ce sujet recueille l'intérêt de mes collègues et de la Commission et je vous dis à très bientôt car il y a urgence.
(L'orateur accepte de répondre à une question "carton bleu" (article 162, paragraphe 8, du règlement)
Sophie Montel (NI), question "carton bleu". – Monsieur le Président, ne pensez-vous pas que le dogme ultralibéral imposé par l'Union européenne et soutenu en France par les gouvernements UMP et socialistes est bien la source de l'effondrement de l'industrie sidérurgique en France?
Edouard Martin (S&D), réponse "carton bleu". – Monsieur le Président, je vois qu'après le débat italo-italien, c'est le débat franco-français. Je crois savoir qu'ici, nous sommes au Parlement européen, que la crise de la sidérurgie est européenne et qu'il nous faut donc des mesures européennes. Si vous m'avez bien écouté – mais apparemment, ce n'est pas le cas –, je suis en train de préconiser un ajustement aux frontières, justement pour éviter que ce sacro-saint libéralisme sauvage dont vous parlez ne fasse encore plus de dégâts.
Madame, j'étais sidérurgiste il n'y pas si longtemps encore, et cela pendant 32 ans.
Rosa D'Amato (EFDD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, vogliamo uno sviluppo qualitativo? Vogliamo uno sviluppo sostenibile? Bene, ma io vengo da Taranto, città tristemente famosa per l'acciaieria Ilva, una delle più grandi d'Europa, responsabile dell'inquinamento di aria, di terra, delle terre circostanti, che ha fortemente compromesso la salute e l'economia locale.
Ci sono trentasei morti all'anno tra la popolazione, centoquattro in undici anni tra i dipendenti, senza contare le malformazioni, infertilità, patologie cardiorespiratorie e neoplasie. Tutto in palese violazione dell'articolo 191 del trattato sul funzionamento dell'Unione, che mira a un elevato livello di tutela fondata sui principi della precauzione e dell'azione preventiva e del principio di "chi inquina paga", e in violazione anche della direttiva 2010/75/UE, il cui articolo 8 dice: "Laddove la violazione delle condizioni di autorizzazione presenti un pericolo immediato per la salute o [...] l'ambiente [...], è sospeso l'esercizio dell'installazione [...] o della relativa parte interessata".
Si è inseguita la minor spesa e la massimizzazione del profitto, grazie al compiacimento dei controllori e all'esclusione dell'etica d'impresa. Le responsabilità della classe politica anche in Europa sono enormi. Per questo chiedo al Parlamento e alla Commissione di istituire piani di riconversione industriali che garantiscano la sicurezza, la salute dei lavoratori e l'ambiente laddove, come a Taranto, è necessaria la dismissione di siti industriali inquinanti e piani di risanamento ambientale e dei diritti dei territori limitrofi.
Pytania z sali
Paul Rübig (PPE). - Herr Präsident! Ich möchte mich für diese Debatte bedanken, weil es für uns alle sehr wichtig ist zu sehen, dass man auf der einen Seite Kritik üben kann und muss, aber es weit wichtiger ist, Alternativen zu entwickeln, die uns wieder eine positive Strategie in Europa ermöglichen und neue, gut bezahlte Jobs in Europa wieder in den Mittelpunkt stellen. Deshalb möchte ich mich auch bei der Kommissarin Bieńkowska sehr herzlich bedanken, weil das positive Angehen dieser Thematik für uns alle sehr wichtig ist und natürlich auch die Frage der Besteuerung in diesem Bereich eine große Rolle spielt, weil Energiekosten natürlich auch zu einem großen Teil von der Besteuerung abhängen und deshalb auch die Rolle des Emission Trading System in der Stahlindustrie eine dementsprechende Rolle spielt und wir deshalb nicht eine Doppelbelastung der Stahlindustrie akzeptieren können. Hier bei den Regelungen ab 2020 gilt es, Ansätze zu finden, dass wir die sauberste und nachhaltigste Industrie dieser Welt wieder in Europa ansiedeln können.
Welche Konzepte wird die Kommission vorlegen, dass die beste und nachhaltigste Stahlindustrie wieder Rahmenbedingungen in Europa bekommt? Neben vielen anderen Bereichen, wie Aluminium, Papier und auch Glas, wäre es natürlich wichtig, diese wärmeintensive Industrie wieder nach Europa zu bekommen.
(Koniec pytań z sali)
Elżbieta Bieńkowska, Member of the Commission. - Mr President, honourable Members, thank you very much for all of your remarks, suggestions and opinions. I really want to stress that I take them all very seriously, and I will elaborate on them later on. I see the steel sector as one of the main pillars in the reindustrialisation agenda. The strength of this sector must lie in quality, know-how and skills. That is why, when talking about the steel industry, we have to take into account industry and employees. I intend to continue the work of the high-level expert group. I think that, as regards turning, which was mentioned by many of you, this will provide a reliable sounding board to discuss the situation in the stainless steel sector in Europe. I also, in this case, duly report to Commissioner Vestager, who is responsible for competition, and Commissioner Thyssen of course.
We must protect the competitiveness of the steel sector in Europe. You were rightly in saying that the EU is confronted with strong dumping measures, but it has to be said that there are currently ten ongoing anti-dumping investigations and 37 measures in force related to steel. It also has to be said that we have the Waste Shipment Regulation to prevent illegal scrap from leaving Europe. This debate shows that we are going, hand in hand, in the same direction. We must have the courage to defend modern, innovative European steel. We have to do it not only at the European level but at the national and regional levels. In conclusion, you can count on me in this; you can count on my strong, direct and personal involvement in solving this issue, and I hope that this is only the very beginning of our fruitful cooperation.
Przewodniczący : - Bardzo dziękuję Pani Komisarz. Cieszymy się, że Pani dzisiejszy wieczór spędziła z nami. Dziękuję za Pani wypowiedź.
Zamykam debatę.
Głosowanie odbędzie się podczas kolejnej sesji miesięcznej Parlamentu Europejskiego.
Oświadczenia pisemne (art. 162)
Sophie Montel (NI), par écrit. – Cette déclaration de la Commission sur l'industrie sidérurgique de l'Union ne changera rien à la situation désastreuse actuelle et viendra, tout au plus, s'additionner aux déclarations d'intention d'autres instituions et d'autres organismes. Car ce texte n'est en réalité qu'une énumération de vœux pieux qui ne seront jamais suivis de mesures efficaces et pour cause...
Depuis des décennies, l'industrie sidérurgique européenne a vu sa production d'acier s'effondrer, ses sites de production fermer les uns après les autres, entraînant des licenciements massifs. Cela est le résultat concret des modifications structurelles importantes intervenues dans le secteur sidérurgique. Par exemple, la production européenne d'acier brut issue de la coulée n'a cessé de diminuer (- 13,4% entre 2006 et 2011). Cette chute est directement liée à la baisse de la demande de la filière automobile ou encore de la filière du bâtiment. Face à la concurrence directe des pays à bas coût de production (la Chine et l'Inde en tête), ce sont 280 000 personnes qui ont perdu leur travail dans l'industrie métallurgique européenne entre 2008 et 2013.
En instaurant le modèle économique ultralibéral et la concurrence libre et non faussée, et en supprimant les frontières nationales, l'Union européenne est pleinement responsable de l'effondrement de l'industrie sidérurgique européenne et française.
Florian Philippot (NI), par écrit. – Quelle triste ironie de considérer aujourd'hui, face au désastre que connaît le secteur sidérurgique, les objectifs affichés par l'ancêtre de l'UE, la Communauté du charbon et de l'acier ! L'Europe a détruit jusqu'aux fondations de l'industrie qu'elle avait reçu pour mission de favoriser à sa création. Pourtant, la demande mondiale d'acier dans le monde ne cesse d'augmenter. C'est donc bien l'idéologie ultra-libérale qui rejette aveuglément tout protectionnisme et toute frontière qui peut seule expliquer l'effondrement total de la sidérurgie. Les mesurettes proposées par la Commission, tout comme celles prises au niveau national par le président Hollande, dont j'ai pu mesurer personnellement la vacuité en Lorraine à Florange lundi dernier, ne sont que cautères sur une jambe de bois posés par ceux-là mêmes qui ont décidé de l'amputation. Pour retrouver le chemin de la croissance et de l'emploi, il faut radicalement changer de politique, en renonçant à une monnaie unique qui plombe l'économie et en nous protégeant de la concurrence déloyale des pays émergents dont les normes sociales et environnementales sont loin des nôtres. Accorder quelques milliards pour conjurer une partie des effets ne change pas les causes et ne résout donc en rien le problème.
Winkler, Iuliu (PPE), în scris. – Siderurgia europeană trebuie privită în contextul nevoii de reindustrializare a economiilor europene, iar cei care acuză susținătorii siderurgiei europene de nostalgie și de atitudine retrogradă ar face bine să studieze acele analize care demonstrează foarte clar că, fără un suport industrial și tehnologic, societatea riscă să-și piardă capacitatea de inovare și progres tehnic. Siderurgia nu are doar o importanță simbolică pentru cei care se gândesc la nașterea UE ca o comunitate a cărbunelui și oțelului, ci are și o importanță cât se poate de concretă, ca sector de sprijin pentru majoritatea ramurilor industriale, inclusiv cele de înaltă tehnologie.
Căutând căile de a revigora siderurgia în Europa, nu ne gândim doar la cele 360 000 de locuri de muncă, dintre care 20 000 în România, pe care le asigură azi această industrie, ci ne gândim la competitivitatea economiei europene, care ar avea de suferit dacă Europa uită de acest sector industrial. Obiectivele de mediu pot fi atinse fără a asasina industria siderurgică. CE trebuie să fie atentă la reducerea poverii administrative asociate programelor europene și, mai presus de toate, avem nevoie de curaj pentru a crea o politică energetică comună la nivel european, care să readucă prețul energiei la nivelul impus de competiția globală.