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Verfahren : 2014/2875(RSP)
Werdegang im Plenum
Entwicklungsstadien in Bezug auf das Dokument :

Eingereichte Texte :

O-000091/2014 (B8-0101/2015)

Aussprachen :

PV 09/02/2015 - 14
CRE 09/02/2015 - 14

Abstimmungen :

Angenommene Texte :


Ausführliche Sitzungsberichte
Montag, 9. Februar 2015 - Straßburg

14. Ursprungskennzeichnung von Fleisch in verarbeiteten Lebensmitteln (Aussprache)
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Protokoll
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  PUHEMIES. - Esityslistalla on seuraavana keskustelu Giovanni La Vian ympäristön, kansanterveyden ja elintarvikkeiden turvallisuuden valiokunnan puolesta komissiolle laatimasta suullisesti vastattavasta kysymyksestä jalostetuissa elintarvikkeissa ainesosana käytetyn lihan alkuperämaan merkinnästä (O-000091/2014 - B8-0101/2015) (2014/2875)(RSP)).

 
  
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  Giovanni La Via, Presidente della commissione ENVI. - Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, in base a quanto stabilito dal regolamento (UE) n. 1169/2011 sulla misura dell'informazione sugli alimenti per i consumatori, nel dicembre 2013 la Commissione europea ha pubblicato la sua relazione sull'indicazione obbligatoria del paese di origine o del luogo di provenienza per le carni utilizzate come ingrediente, accompagnata da un documento di lavoro sull'atteggiamento dei consumatori nei confronti dell'etichettatura d'origine delle carni utilizzate come ingrediente, sulla fattibilità di possibili scenari relativi a tali etichettature e sui relativi impatti.

Con la risoluzione approvata dalla commissione ENVI si propone al Parlamento di dare un contributo in materia di indicazione di origine delle carni presenti negli alimenti trasformati, che possa essere utile in vista di future proposte legislative da parte della Commissione europea.

Le relazioni della Commissione europea a cui mi riferivo poc'anzi, come anche alcune rilevazioni effettuate negli ultimi mesi, riconoscono che oltre il 90% dei consumatori interpellati ritiene importante che l'etichetta dei prodotti alimentari trasformati indichi l'origine delle carni, dimostrando quindi il forte interesse da parte dei consumatori per questa informazione, che rappresenta uno dei fattori che possono influenzare il loro comportamento. Ciò vale, a maggior ragione, se si considera che al livello dello Stato membro si stima che una percentuale compresa tra il 30 e il 50% del volume totale delle carni macellate sia trasformata in carne da utilizzare come ingrediente per prodotti alimentari, principalmente in carne macinata, preparazione a base di carne e prodotti di carne.

Signor Commissario, oggi dobbiamo riconquistare la fiducia dei consumatori europei che, anche a seguito dei recenti scandali alimentari, tra cui la sostituzione fraudolenta di carni bovine con carne di cavallo, auspicano regole più severe in materia di tracciabilità e di informazione. Certamente queste regole non saranno in grado di impedire di per sé il verificarsi di frodi alimentari, ma potranno consentire anche alle autorità di condurre indagini più efficaci oltre che informare i consumatori.

Nella risoluzione non viene dimenticato il ruolo delle piccole e medie imprese, centrali nella nostra economia per quanto riguarda la creazione di crescita, occupazione e sviluppo, e l'impegno a favore di alimenti di qualità e sicuri. Ritengo quindi che un approccio equilibrato tra le diverse posizioni e interessi coinvolti sia la via da perseguire in vista della predisposizione della nuova legislazione in materia, che dovrà tenere conto della trasparenza e della leggibilità delle informazioni per i consumatori, pur consentendo al contempo alle imprese europee di operare in modo economicamente redditizio e competitivo, a condizioni accettabili per il potere d'acquisto dei consumatori.

Su un punto specifico vorremmo chiedere maggiori informazioni alla Commissione, e precisamente sulla valutazione dei possibili effetti sui prezzi di questa misura. Infatti, i risultati di una ricerca condotta da un'associazione dei consumatori francese divergono considerevolmente rispetto ai dati contenuti nella relazione della Commissione europea circa i costi dell'introduzione dell'indicazione del paese d'origine in etichetta. Chiedo pertanto al Commissario di esaminare in maniera più approfondita la questione al fine di ottenere un quadro più quadro. Tale valutazione, però, non deve prolungare i tempi di presentazione della proposta legislativa.

Quando la Commissione pubblicherà la sua proposta noi chiaramente reagiremo nel merito, insieme al Consiglio, sulla base delle nostre prerogative di colegislatori, ma siamo pronti sin da adesso a dare il nostro contributo tramite il lavoro svolto su questa proposta di risoluzione che contiene i nostri suggerimenti e l'elenco delle nostre priorità. Servono norme chiare, coerenti e armonizzate.

Abbiamo molto da fare nei prossimi anni e questa è un'area sensibile per i nostri cittadini. Offriamo quindi oggi e con il voto di mercoledì un contributo fattivo e preciso alla Commissione europea, alla quale chiediamo di presentare delle proposte legislative che rendano obbligatoria l'indicazione dell'origine delle carni presenti negli alimenti trasformati. Riteniamo infatti che le informazioni sull'origine, fornite attualmente su base volontaria, possano indurre in errore i consumatori e che l'obbligatorietà possa invece assicurare maggiore trasparenza lungo la filiera alimentare e informare meglio i consumatori europei.

Infine, chiediamo che si tenga conto nello stesso tempo delle valutazioni d'impatto, evitando costi e oneri amministrativi eccessivi per le imprese. Come detto in apertura, il nostro obiettivo deve essere quello di riconquistare la fiducia dei consumatori europei, rassicurandoli sulla qualità e sicurezza degli alimenti prodotti nel nostro territorio e offrendo loro le informazioni richieste al fine di un acquisto consapevole.

 
  
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  Jyrki Katainen, Vice-President of the Commission. - Mr President, consumer sensitivity about the origins of the foods they eat has certainly grown over recent years. Consequently, origin has become of increasing relevance for businesses and also for policy-makers.

Before turning to the honourable Members’ questions, allow me to say a few words about the Commission’s report on the issue. The main purpose of the report is to set out in a neutral and objective manner all relevant factors in order to launch an informed discussion with Parliament and the Council. The report relies principally on the external study, which also includes a consumer survey.

The coverage of the report is broad and heterogeneous. It covers all pre-packed foods with meat ingredients of all species. Products can range from relatively simple meat preparations, such as fresh meat with spices, to more processed meat-related products such as pizza bolognese. The supply chains of such products can also be quite complex and lengthy. Given the broad scope of the report, any estimated impacts must inevitably be both general and varied.

Turning to the oral question, on the first point I would like to clarify that the Commission has not yet decided on any follow-up action. The report itself does not suppose or imply any a priori position of the Commission on the subject. The honourable Member’s second point cites a consumer study alleging that the cost-of-origin labelling of meat in processed foods is lower than price increases identified in the report. Here I should point out that the Commission report was based on estimates from the food industry. These estimates, as well as the methodology used, were discussed and endorsed in the context of a focus group comprised of professionals active in the food chain, including consumer associations.

The figures provided in the Commission’s report take into account meat of all species and all structures of food supply chains across Europe. By contrast, the study mentioned by the honourable Member relates solely to beef products in France. For beef, origin labelling is expected to have the lowest impact, notably because of the existing traceability system and relatively lower volumes of intra-EU trade in bovine beef animals and beef compared to the other species. In the case of France especially, there is a sufficient supply of domestic raw material for the production of processed beef products. These estimated increases of 15%-20%, and up to 50%, mentioned in the Commission report refer to the additional operating costs for the industry and not the final product price, as is the case in the French study. These estimates correspond to the specific scenario where the indication of origin would be set at the Member State / third country level.

The additional cost to the industry for origin labelling set at the EU / non-EU level ranges from negligible to up to around 25%. I would also like to note that it would be difficult to establish the final product price. In particular, depending on the strength of retailers or the suppliers, some of the cost increase might be absorbed downstream in the food supply chain, to the detriment of suppliers, and only partially passed on to the final consumer.

Furthermore, the French study cited by the honourable Member does not specify the level of origin indicated on the label. It is therefore impossible to compare the estimates provided by these two sources. Finally, the French study summarised costs relating to origin indications provided on a voluntary basis. The estimations of price increases for voluntary schemes are less significant as they tend to cover cases where origin indication is feasible with relatively low cost. By contrast, mandatory origin labelling refers to all case scenarios, including those where it would be operationally difficult and costly. Therefore the costs are higher.

As regards the third point on consumer preference, as to the level of the origin indication the Commission report fully reflects the observations pointed out by the honourable Member. According to the report, an origin indication set at EU / non-EU level may be considered from the consumer’s perspective as too generic and not worthy of any resulting price increase. However, at the same time, the report stresses the paradox of a discrepancy between consumer interest in origin labelling and their willingness to pay for that information. Mandatory origin labelling may negatively affect the consumption of needs-related foods. It is observed that consumers currently buy meat with origin indication less often than they would have wished, because of the price consideration. The price sensitivity is mainly reflected for origin labelling on meat used as an ingredient. The consumer would be interested in receiving the information at the highest level of detail possible if this information were to be offered without any price increase.

Turning to the last point on the voluntary labelling of the origin of meat in processed food, let me reassure the honourable Member that such a system has also been addressed in the Commission’s report. The external study which forms the basis of the report looked into existing private schemes approved at national or concentrated industrial level. The study concluded that the use of such voluntary schemes concerning the origin of meat ingredients in meat-based products is generally limited. Where such schemes exist, they tend to be mostly private and not related only to geographical origin labelling, but rather form part of a wider quality initiative.

 
  
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  Renate Sommer, im Namen der PPE-Fraktion. – Herr Präsident! Der Kommissar hat es gerade gesagt: Der Verbraucher will diese Herkunftskennzeichnung von Fleisch in verarbeiteten Produkten nur dann, wenn er dafür nicht zusätzlich bezahlen muss. Drei Viertel der Verbraucher sagen: Wenn es zusätzlich etwas kostet, wenn das Produkt teurer wird, dann will ich das überhaupt nicht haben. Deshalb verstehe ich überhaupt nicht, warum es so viele Kollegen hier im Hause gibt, die darauf bestehen, dass es diese Herkunftskennzeichnung unbedingt geben muss. Der Verbraucher will es nicht wirklich.

Und das Produkt wird teurer, ja, definitiv! Auch das hat der Kommissar ausgeführt. Die Hersteller müssen wesentlich mehr Kosten einkalkulieren. Die Betriebskosten steigen um bis zu 50 %. Zusätzlich werden wir einen Anstieg der Bürokratiekosten haben – plus 30 % –, und wir arbeiten doch gegen überbordende Bürokratie. Außerdem brauchen die Hersteller getrennte Lagerräume, und sie müssen jede Menge neue Etiketten und Verpackungen entwerfen. Denn leicht ist eine Scheibe Wurst mit Herkünften aus vier bis fünf verschiedenen Ländern belastet. So müssen sie 400 bis 500 verschiedene Etiketten und damit Verpackungen entwerfen. Wer soll das denn stemmen?

Der Verbraucher will es nicht, es kostet viel Geld, es erhöht den Bürokratieanteil, und es gibt überhaupt keinen Zusammenhang zwischen dem Pferdefleischskandal und einer Herkunftskennzeichnung. Das hat dieses Parlament mit Beteiligung all der Fraktionen, die jetzt so eintreten für diese unsinnige, wirklich blödsinnige Herkunftskennzeichnung von Fleisch in verarbeiteten Produkten, ganz eindeutig festgestellt.

Zuletzt muss man sagen: Diese Herkunftskennzeichnung ist unsozial, denn viele Leute können es sich nicht leisten, viel mehr Geld für ihre Lebensmittel zu bezahlen, und das wäre damit der Fall.

(Die Rednerin ist damit einverstanden, zwei Fragen nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)

 
  
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  Franz Obermayr (NI), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Herr Präsident! Die Vorrednerin, Frau Sommer, hat sich ja eigentlich schon dadurch qualifiziert oder nicht qualifiziert, dass alles, was offensichtlich zu einer Produktsicherheit beiträgt, für sie blödsinnig und unsinnig ist.

Frau Sommer, darf ich Sie fragen: Wissen Sie eigentlich, dass alles außer Lebensmitteln teurer geworden ist? Lebensmittel, die vielleicht noch vor 10 bis 15 Jahren 100 % gekostet haben, kosten heute nur mehr 50 % vom historischen Wert. Ich frage Sie, wenn Sie das wissen: Wie können Sie darauf beharren, dass offensichtlich das Horrorszenario, dass alles teurer werden muss, ein Gott gegebenes Gesetz ist? Können Sie sich nicht vorstellen, dass es auch im Interesse der Konsumenten ist, dass Lebensmittel auch eine gewisse Qualität haben dürfen? Das kostet nun mal auch einen gewissen Preis. Vielleicht kommt es auch den Bauern zugute.

 
  
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  Tibor Szanyi (S&D), Kékkártyás kérdés. – Én is Sommer asszonyhoz tenném föl a kérdésemet. Fogyasztó is vagyok, nem csak politikus. Én számtalanszor találkozom olyan termékekkel, ahol nem csak a húsösszetevők, hanem minden, az utolsó szögig, az utolsó szálig gyönyörűen föl van tüntetve – és ezek az élelmiszerek nem drágábbak egyébként a többinél. Ott viszont, ahol vállalhatatlan eredetű árut dolgoznak bele a hústermékekbe, ott nyilvánvalóan többletköltséget okozna, hogyha be kéne vallaniuk vagy pedig le kéne cserélniük minőségi húsra. Sommer asszony tartok tőle – és ezt kérdezem – Ön most tényleg az élelmiszerrel játszadozókat védi a normális termelőkkel szemben?

 
  
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  Renate Sommer (PPE), Antwort auf zwei Fragen nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Zur Herkunftskennzeichnung von Zutaten, Fleisch als Zutat: Zutaten müssen mit der Herkunft überhaupt nicht gekennzeichnet werden. Das ist die Antwort auf die Frage des Kollegen von der S&D.

Produktsicherheit, lieber Herr Kollege vom rechten Flügel, hat überhaupt nichts damit zu tun, dass es eine Herkunftsangabe gibt. Wir haben europäische Gesetze zur Lebensmittelsicherheit, zur hygienischen Qualität, zur Kennzeichnung etc., die überall in allen Mitgliedstaaten gleich gelten. Da ist es wichtig, dass wir zu Hause eine gute Kontrolle haben und dass Verstöße gegen Gesetze geahndet werden. Dafür sind die Mitgliedstaaten zuständig. Die Herkunftskennzeichnung hat mit Qualität überhaupt nichts zu tun. Sie ist im Gegenteil protektionistisch. Das kommt gerade vom rechten Flügel! Ich finde es beschämend, dass der linke Flügel das mitmacht.

 
  
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  Glenis Willmott, on behalf of the S&D Group. – Mr President, it is several years since the Food Information Regulation was agreed. From the vote in Parliament at the time, it was clear that MEPs wanted country-of-origin labelling for all meat, including meat in processed foods. And although in the negotiations we finally agreed on origin labelling for fresh meat, MEPs and Member States were subjected to a huge lobbying campaign from industry. In the end, unfortunately, we could not get agreement from the Council on meat in processed foods. But of course, consumer groups were at a massive disadvantage, because they just cannot compete with the lobbying resources available to industry.

The Commission report states that the costs will increase if we have country-of-origin labelling. However, the Commission’s report was based totally on industry self-reporting. So what did you expect? Consumer organisations were invited to the focus groups, but it is clear to me they did not and do not endorse the report’s findings. Consumer research from France found that labelling the meat in a frozen lasagne cost just 1.5 euro cents, and for a Bolognese sauce it would be less than a cent. Hardly that expensive, I think.

And you know, if they really thought about it, this could be really good for the food industry, helping to restore the trust in their supply chain that has been so badly damaged in recent years due to the horsemeat scandal. What is really important is that over 90% of consumers say they want to know where the meat in the processed food they buy comes from. All we want is clear, honest food labelling. Surely consumers should not be misled. If a beef lasagne is labelled as a British product, that should mean it is made with British beef, and if it is labelled as a French product, it should be made with beef from France. It is not that difficult to understand.

This Parliament led the way on labelling of nutritional information, on labelling of palm oil, on labelling of allergens to enable consumers to make informed choices about the food that they give to their families. This week we must send a clear, strong message to the Commission to bring forward proposals for mandatory country-of-origin labelling of meat in processed food. It is clearly what Parliament wants; it is clearly what the farmers want and, more importantly, it is clearly what consumers want.

(The speaker agreed to take a blue-card question under Rule 162(8))

 
  
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  Michaela Šojdrová (PPE), otázka položená zvednutím modré karty. – Vážená paní poslankyně, přestože vím, že toto téma není černobílé, chtěla bych se Vás zeptat, zda jste skutečně tak přesvědčena o tom, že pouze důkazem o původu masa, které je v dané potravině, v daném výrobku, zvýšíte kvalitu tohoto masa. Zda tedy tím, že označíte původ tohoto masa, automaticky zvýšíte kvalitu této potraviny. A potom bych se Vás chtěla zeptat, zda jste skutečně dostala konkrétní požadavky od konkrétních občanů, abychom my zde schválili označování původu masa v daném výrobku.

 
  
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  Glenis Willmott (S&D), blue-card answer. – Thank you for the question. It is not just about quality. Many people want to know where their meat comes from, for a whole range of reasons. It might be for environmental reasons, it might be the air miles that are travelled, it might be about the way the meat is produced – the standards of husbandry. If I buy a chicken sandwich and it says ‘produced in Britain’ I expect to know whether the chicken is from Britain or Thailand. People have a right to know that. And, yes, I get lots of people telling me they want this legislation. Ninety per cent of consumers is a large, significant number.

 
  
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  Jørn Dohrmann, for ECR-Gruppen. – Hr. formand! Europa-Parlamentet har i årevis diskuteret, om forarbejdet kød skal mærkes med oprindelsesland, så forbrugerne kan se, hvor kødet stammer fra. En undersøgelse, som Kommissionen har fået lavet, viser, at mindst 90 % af forbrugerne synes, at mærkning af forarbejdet kød er vigtig, og det synes jeg også er vigtig.

Dette forslag handler om tillid mellem forbrugerne og producenterne. I den forbindelse kan vi sige, at hestekødsskandalen da også tydeliggjorde, at der reelt er et behov for at have et fuldt overblik over, hvor det forarbejdede kød kommer fra.

Sporbarhed, så man kan følge en vare fra jord til bord, er et forbrugerkrav, som man altid bør opfylde. Det er forbrugernes ret at kende hele oprindelsen, og dermed også oprindelseslandet, på den mad, de køber. Naturligvis vil krav om mærkning med oprindelsesland aldrig kunne forebygge den svindel, der er foregået, men det er et led i en kæde af krav, der skal sikre, at forbrugerne får den vare, de betaler for – og de skyldige, de skal straffes, hvis de snyder!

Når forarbejdet kød bliver brugt som en ingrediens i et produkt, skal det naturligvis være muligt at finde oplysninger om eksempelvis oprindelsesland af det, man har købt. En afledt effekt af mærkningen med oprindelsesland kan måske også være, at landene vil bestræbe sig endnu mere på at leve op til de høje forbrugerkrav og en god dyrevelfærd samt en kvalitet, og at de lande, der måske har en mindre – hvad skal man sige – er mindre gode til at leve op til det, de vil blive straffet.

Nøjagtig som man som forbruger gerne vil vide, hvor en hel kylling eller en gris kommer fra, vil man naturligvis også gerne vide, hvor det forarbejdede kød kommer fra. Derfor skal det også være sådan, at man kender oprindelseslandet på det stykke bacon eller den paté eller den pølse, der bliver solgt. Foruden den fødevaresikkerhed, der ligger i, at man kan se, hvor ens produkter kommer fra, ja så kan dette forslag også være med til at give en merværdi til fødevareproducenterne. Forbrugerne vil nemlig gerne have en lille historie om fødevarerne.

(Taleren accepterer at besvare to blåt kort-spørgsmål i henhold til forretningsordenens artikel 162, stk. 8)

 
  
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  Renate Sommer (PPE), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Ist Ihnen bekannt, dass die Verordnung zur Information der Verbraucher über Lebensmittel vorschreibt, dass die Herkunft angegeben werden muss, wenn es ansonsten zu einer Irreführung des Verbrauchers kommt? Das heißt, wenn das Produkt den Eindruck erweckt, es kommt woanders her, als es nun wirklich tut, dann muss die Herkunft angegeben werden. Ist Ihnen das überhaupt bekannt?

Zweitens: Sie haben den Pferdefleischskandal als Begründung für diese Herkunftskennzeichnung, über die wir heute diskutieren, angegeben. Ist Ihnen bekannt, dass das Pferdefleisch als Rindfleisch deklariert war und für Rindfleisch eine Herkunftskennzeichnung seit vielen Jahren verpflichtend ist?

 
  
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  Margrete Auken (Verts/ALE), Blåt-kort-spørgsmål. – Hr. formand! Jeg vil blot sige, at jeg er fuldstændig enig i det, som Jørn Dohrmann har sagt, men jeg vil så gerne vide, om han også går ind for, at det skal være tvungen mærkning? For de eneste ændringsforslag, der er i beslutningsforslaget fra hans gruppe, de kræver frivillige ordninger, og i et af ændringsforslagene forlanges endda, at det helt skal væk! Så det er blot for at vide, om hr. Dohrmann taler på vegne af hele sin gruppe eller kun på vegne af en lille del af den.

 
  
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  Jørn Dohrmann (ECR), Blåt-kort-svar. – Hr. formand! Vi ønsker, at forbrugerne bliver oplyst om, hvor kødet kommer fra. Det skal være sådan, at forbrugerne føler sig trygge, når de handler ind til familien. Og det er jo klart, at når man har oplevet en hestekødsskandale, jamen, det viser, at der aldrig vil være 100 % sikkerhed. Når folk vil svindle, kan de selvfølgelig gøre det! Uanset hvor meget vi mærker kødet med hele vejen rundt, kan vi aldrig undgå, at der er nogle, der vil svindle. Men det er klart, at de, der svindler, selvfølgelig også skal straffes for det. De skal ikke bare kunne gå frit omkring, når sådan noget sker. Men mærkning er en sikkerhed til forbrugerne og en oplysning til forbrugerne, og det er det, jeg synes, vi skylder dem.

 
  
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  Anneli Jäätteenmäki, ALDE-ryhmän puolesta. – Arvoisa puhemies, tässä on nyt kysymys siitä, että parlamentin ympäristövaliokunta esittää, että komissio tutkisi, mitä vaikutuksia sillä on, että lihan alkuperämerkintä kirjoitetaan. Onko sillä kustannusvaikutuksia ja millaisia, ja mitä muita vaikutuksia sillä on?

Tutkimukset osoittavat, että suuri osa kuluttajista haluaa tietää lihan alkuperän. Eivät toki kaikki mutta hyvin monet haluavat tietää, miten pitkän matkan kana tai muu liha on kulkenut ennen kuin se tulee lautaselle. Täällä on esitetty arvioita näistä kustannuksista ja niin myös komission papereissa. Täällä tuli arvio, että lihakilon hinta nousisi 50 prosenttia, jos alkuperämerkintä tulisi. Toisaalla katsotaan, että se olisi alle sentin lihakiloa kohti.

Jos haarukka on näin suuri, niin minusta on todella järkevää, että parlamentti yhtyy siihen kantaan, että komissio tutkii nämä kustannusvaikutukset. Ei varmasti kukaan halua pakollisia merkintöjä, jos lihan hinta nousee 50 prosenttia. Mutta itse en kyllä siihen väitteeseen millään voi uskoa, ja tässä voin vedota ihan suomalaisiin kokemuksiin. Meillä on elintarvikeyhtiöitä, yrityksiä, jotka merkitsevät alkuperän ja erittäin tarkkaan. Ja ei se ole kyllä hintakysymys ainakaan näiden yritysten omien laskelmien mukaan. Se lisää luottamusta kuluttajiin, ja tätä kautta voi myös käydä niinkin, että lihan kulutus lisääntyy.

Mutta tämähän tässä ei ole pääasia, vaan pääasia on se, että kuluttajalla on oikeus tietää, mitä hän suuhunsa pistää. Tämän vuoksi on tärkeää, että komissio nyt saisi mahdollisuuden tutkia sekä vapaaehtoisen että pakollisen alkuperämerkinnän taloudelliset ja muut vaikutukset.

 
  
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  Lynn Boylan, on behalf of the GUE/NGL Group. – Mr President, it is almost exactly two years after the horsemeat scandal exploded across Europe, and we are still calling on the slumbering Commission to wake up and propose legislation for origin labelling for all meat, including meat as an ingredient. The horsemeat scandal was the biggest food fraud of the 21st century, and it exposed the lengthy, complex, and often very murky extremes of food chains in Europe. That some of the biggest supermarkets were able to just apologise, and claim they didn’t know where the meat came from, is astounding.

Whilst this scandal was – as rightly pointed out – caused by criminal activity, it underlined the extremely poor levels of traceability in the food chain, for consumers to know where their food is coming from. Ninety percent of consumers want to know the origin of their meat, both fresh and processed. This is a demand which has pre-dated the horsemeat scandal, and it still goes unfulfilled. The European Commission needs to stop being apologists for the corporate food industry and start acting to defend and represent the interests of the citizens that they supposedly work for. It would do well to avoid bleating out the big food industries’ arguments against and seek to implement as soon as possible what citizens and consumer groups have been calling for for years.

The Commission claims, in its 2013 report – we have heard it here – that the production costs could increase by anything up to 50%. We know that the consumer groups have shown that the opposite is true. Let us not forget that, when it was introducing country-of-origin labelling for meat – unprocessed meat – we heard these same arguments.

In Ireland, our voluntary labelling scheme, which includes meat and processed meals, has been a remarkable success, with almost 40 000 producers and 122 processors currently involved; this is a perfect example of the appeal and benefit to businesses such labelling can have. In fact, it is so successful that now what we have, because of the absence of mandatory labelling, is dishonest food manufacturers giving misleading representations of where the food comes from, labelling them as Irish recipes, traditional, farmhouse and local. So the European Commission needs to stop sticking its head in the sand and start listening to what consumers want.

 
  
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  Keith Taylor, on behalf of the Verts/ALE Group. – Mr President, as of April next year, EU consumers will know, when buying a pig cutlet or a chicken fillet, where the animal was reared and slaughtered. However, if they bought a pork pie or a chicken nugget, they would not have a clue as to the origin of their meat. Today’s proposal will bring a consistency with the new rules on country-of-origin labelling of unprocessed as well as processed meat.

The 2013 horsemeat scandal not only shattered public trust, it reinforced consumers’ demands for information on how and where food is produced. Whilst no silver bullet against fraud, compulsory labelling of meat in processed foods would oblige food makers to keep a tighter grip on their suppliers and would make them more accountable for what they put into their food products.

Research, as we have heard from the Commission and consumer organisations across the EU, consistently tells us that 90% of Europeans do care about the origin of their meat. They want to find this information on the label, whether the meat is fresh or used as an ingredient. The beef labelling model, whereby the animal’s country of birth, rearing and slaughter must be given, has raised consumers’ expectations, and people want to know the animal’s full journey from farm to table, because a more transparent meat supply chain will benefit not only consumers and businesses alike but make it harder for less scrupulous operators to cut corners.

Some industry groups report that price increases of 15 to 50% would be triggered by mandatory labelling. Firstly, these increases are seen as scaremongering by some consumer organisations, and secondly, most people do not conceive of having to pay for knowing such basic information as the origin of the food on their plate.

Colleagues, we have the opportunity to improve our food chain and make it more transparent. The public wants it, and we should believe that we should act in the public’s interest. Please support the Commission’s call to come forward with legislation.

 
  
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  Piernicola Pedicini, a nome del gruppo EFDD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro movimento si è sempre posto a difesa dei consumatori e del loro diritto di sapere da dove proviene la carne che consumano – lo ha spiegato molto bene la collega Willmott prima –, per motivi ambientali per esempio.

Al momento, a livello europeo non esiste nessun obbligo di indicare l'origine della carne nei prodotti processati. Quest'obbligo esiste soltanto per le carni quando queste sono vendute singolarmente. Pertanto, ad oggi ogni produttore può decidere liberamente se indicare l'origine delle carni processate oppure no e, se decide di farlo, lo può fare senza essere obbligato a seguire nessuna regola. Questo è assurdo. È per questo che molti produttori indicano il paese d'origine di uno soltanto degli ingredienti del prodotto finale – naturalmente il paese che gli conviene di più dal punto di vista commerciale – oppure scelgono liberamente di indicare solo il paese ultimo di trasformazione del cibo, beneficiando comunque del vantaggio di marketing che ne deriva. Questo tipo di etichettatura naturalmente non serve a nulla, serve soltanto a fare concorrenza sleale tra le aziende. In questo modo si può vendere un prodotto come se fosse italiano, come se fosse spagnolo, come se fosse greco o inglese, eccetera, anche se la carne che contiene proviene da tutt'altro paese.

Signor Commissario, lei ha parlato prima di etichettatura volontaria come una possibilità. Per questo motivo, nella risoluzione abbiamo chiesto alla Commissione di porre delle regole chiare per i produttori che decidono di utilizzare l'etichettatura volontaria, ma soprattutto abbiamo chiesto di porre delle regole chiare per chi decide di non etichettare. Dal nostro punto di vista la tracciabilità di un prodotto è un valore aggiunto al prodotto e se un'azienda decide di non etichettare a quel punto non dovrà in nessun modo far riferimento all'origine di nessuno degli ingredienti del suo prodotto perché, altrimenti, si ingannano i consumatori. Questa è l'unica posizione che permette di salvaguardare la libertà di scelta delle aziende da una parte e di proteggere al tempo stesso i consumatori dalle truffe.

È per questo che, nell'attesa di un'etichettatura obbligatoria che noi auspichiamo, abbiamo chiesto di adottare la nostra posizione tramite un atto di esecuzione in modo da poter approvare questi provvedimenti in tempi decisamente più rapidi rispetto alle direttive o ai regolamenti.

(L'oratore accetta di rispondere a due domande "cartellino blu" (articolo 162, paragrafo 8, del regolamento))

 
  
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  Marc Tarabella (S&D), question "carton bleu". – Monsieur le Président, Monsieur Pedicini, vous avez très justement mentionné, dans votre intervention, que l'origine pouvait porter à confusion, puisqu'il s'agit parfois du lieu de la dernière transformation. Même si la viande vient d'une autre partie du monde, si la dernière transformation a lieu dans un pays, on dit que la viande vient du pays dans lequel a eu lieu cette dernière transformation.

Alors pour plus de clarté, seriez-vous d'accord avec un étiquetage équivalant à celui de la viande fraîche bovine, qui stipule à la fois le lieu de naissance, d'élevage et d'abattage du bovin?

 
  
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  Renate Sommer (PPE), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Herr Kollege Pedicini, ist Ihnen bekannt, dass die Verordnung zur Information der Verbraucher über Lebensmittel einen ganzen Artikel enthält, in dem alles Mögliche geschrieben ist gegen die Irreführung des Verbrauchers durch Lebensmittelkennzeichnung? Es würde sich also um eine Straftat handeln, wenn jemand bei einer freiwilligen Herkunftsangabe lügen würde. Ich empfehle Ihnen, das mal zu lesen.

 
  
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  Piernicola Pedicini (EFDD), risposta a due domande "cartellino blu". – Signor Presidente, onorevoli colleghi, naturalmente sono d'accordo con il collega che ha formulato la prima domanda "cartellino blu" perché, quando parlavo della situazione attuale, io mi riferivo alla necessità di attuare un'etichettatura completa, similmente all'etichettatura già esistente per le carni fresche.

Per quanto riguarda la seconda domanda "cartellino blu", io sono al corrente di quello che dice lei e sono d'accordo. Anzi la nostra posizione è quella di ovviare in qualsiasi modo a qualsiasi tipo di truffa che può esserci in questo settore. Però, naturalmente, l'etichettatura volontaria, soprattutto quando ci si riferisce a chi non vuole etichettare, può essere proprio un modo di difendersi da questo tipo di posizione.

 
  
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  Zoltán Balczó (NI). - Az élelmiszerekben összetevőként felhasznált hús származási helyének megjelölése a Bizottság által közölt adat szerint is 90%-os igénnyel bír a lakosság körében. Mi olyan büszkék vagyunk arra, hogy mi közvetlenül az európai lakosságot képviseljük, akkor miért vannak itt a kifogások abszurd módon, hogy ez a címkézés 50%-kal növelné meg a hús árat? Igen, abban az esetben, ha valaki eddig a legsilányabb alapanyagot használta. És most, a származási hely feltüntetésével, illetve a teljes nyomon követéssel akkor ettől el kellene, hogy tekintsen. Egyéként a Bizottság fölvetette, hogy annyi lenne a címkézés, hogy EU vagy EU-n kívül. Nyilván ez nem elég, a származási hely kell. Bár hozzáteszem, nagyon szomorú, ha az USA–EU szabadkereskedelmi megállapodás megszületik, akkor még ez is nagyon fontos lesz. És ezért van sürgősen szükség jogalkotásra, hogy mi meg tudjuk akadályozni, hogy klónozott, hormonkezelt hústermékek kerüljenek be az európai piacra.

 
  
  

PRZEWODNICZY: RYSZARD CZARNECKI
Wiceprzewodniczący

 
  
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  Angélique Delahaye (PPE). - Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, chers collègues, j'aimerais tout d'abord rappeler que nous voterons mercredi sur une demande adressée à la Commission d'adopter une proposition législative sur l'indication du pays d'origine pour les viandes utilisées dans les aliments transformés, et non pas sur un texte législatif. Viendra ensuite le temps du "comment" et du "quand". Dire non aujourd'hui, c'est mettre fin à tout débat sur la question.

Certains arguent, pour justifier leur rejet de cette résolution, de l'augmentation des coûts et des charges administratives. Mais les agriculteurs, comme les transformateurs, ont déjà l'obligation de la traçabilité. Ils doivent, en effet, garder une trace de tous les produits qu'ils utilisent. J'ai donc beaucoup de mal à croire que demander plus de transparence en la matière entraînerait une si grande complication.

Néanmoins, c'est un point essentiel en vue d'une future négociation sur une proposition législative. Nous devrons trouver le juste équilibre entre l'intérêt des consommateurs et la compétitivité de nos entreprises.

Rappelons également que c'est une demande des consommateurs d'avoir plus d'informations et plus de transparence. Nous devons bien évidemment tenir compte de la hausse possible des coûts et des charges administratives, mais aussi réconcilier les consommateurs avec leur alimentation, après les diverses crises que nous avons connues.

Il me semble donc normal de poursuivre la réflexion en la matière, puisque les analyses se contredisent et que notre demande est bien, dans ce cadre de la résolution, de poursuivre la réflexion.

(L'oratrice accepte de répondre à une question "carton bleu" (article 162, paragraphe 8, du règlement))

 
  
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  Bronis Ropė (Verts/ALE), pakėlus mėlynąją kortelę pateiktas klausimas. – Norėjau kolegės paklausti, ar Jus iš tikrųjų tenkina ta informacija, kurią pateikė Komisija, kad tai gali pabrangti iki 25 proc., kai kas sako, kad net iki 50 proc. Tai vienas dalykas. Antras dalykas, jeigu iš tikrųjų tiek pabrangs, tai ką mes tada valgome? Kokią mėsą?

 
  
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  Angélique Delahaye (PPE), réponse "carton bleu". – Monsieur le Président, je ne suis pas convaincue par les chiffres annoncés par la Commission.

La délégation française a quelques informations concernant la production et j'aimerais que la Commission continue ses investigations parce que je ne crois pas du tout à cette augmentation de 50 %. Je pense que les chiffres sont nettement inférieurs et qu'au lieu de parler de pourcentages, il faudrait parler de montants en valeur absolue.

 
  
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  Simona Bonafè (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, trasparenza e indicazione di origine dei prodotti sono due elementi imprescindibili delle politiche europee. Garantire le migliori condizioni di trasparenza promuove il consumo di prodotti sicuri e di qualità, legati al territorio e alle eccellenze tipiche che le diverse regioni europee esprimono e va incontro alle esigenze dei consumatori che, abbiamo visto, vogliono sapere cosa mangiano e vogliono sapere cosa comprano.

Quindi, la richiesta di un'indicazione obbligatoria d'origine delle carni utilizzate come ingredienti nei prodotti trasformati va esattamente in questa direzione. Allora, se è giusto promuovere il principio di base dell'obbligatorietà dell'indicazione di origine, io credo che allo stesso tempo non possiamo trascurare che i meccanismi per garantire questa maggiore trasparenza potrebbero anche tradursi, come già qualcun altro ha anticipato, in un costo alle imprese e quindi ai consumatori.

Io ho ascoltato con grande attenzione l'intervento del Commissario Katainen proprio sul rapporto costi-benefici che le misure sull'etichettatura possono comportare. Proprio nella documentazione che la Commissione avrebbe già dovuto presentare ci aspettiamo una valutazione seria e dettagliata su questi aspetti e cioè sugli eventuali costi aggiuntivi e sui connessi problemi operativi.

Però penso anche che, laddove dovessero essere individuati eccessivi aggravi di oneri amministrativi per gli operatori del settore alimentare e per le autorità incaricate di fare applicare le leggi, sarebbe opportuno non dire che non si fa nulla, ma al contrario prevedere tutta una serie di soluzioni e di semplificazioni caso per caso per coniugare al meglio trasparenza e prezzi che indubbiamente in questo periodo sono lievitati.

(L'oratrice accetta di rispondere a una domanda "cartellino blu" (articolo 162, paragrafo 8, del regolamento))

 
  
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  Giulia Moi (EFDD), domanda "cartellino blu". Lei ha nominato tante volte gli oneri per le imprese. Questo vuol dire che dà la precedenza e la priorità alle spese delle industrie che hanno già fatto scandali, per esempio sulla carne di cavallo dove tantissime persone sono rimaste contaminate e intossicate e tanti prodotti sono stati falsamente venduti, questo per proteggere le imprese? Vuole dare la priorità alle imprese e ai piccoli costi che ci potrebbero essere contro la sicurezza per tutti i cittadini?

 
  
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  Simona Bonafè (S&D), risposta a una domanda "cartellino blu". – No, guardi, io non ho detto questo, assolutamente. Ho detto però che nel valutare la necessità – perché io la ritengo una necessità – dell'obbligatorietà dell'etichettatura sulle carni, non possiamo trascurare il fatto che questa possa – non è detto che lo debba fare – comportare un aggravio di costi non solo per le grandi imprese alle quali si è riferita lei, ma anche per le piccole e medie imprese, che molte volte sono importanti proprio nell'azione di trasformazione.

Pertanto ritengo che, laddove ci siano questi problemi e questi eccessi di costi, un conto è dire appunto che lasciamo da parte l'obbligatorietà dell'etichettatura, un altro conto è dire che prevediamo delle soluzioni di semplificazione che vanno incontro proprio alla sostenibilità del sistema.

 
  
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  Mark Demesmaeker (ECR). - Voorzitter, collega's, de regio die ik vertegenwoordig, Vlaanderen, staat bekend voor zijn lekker eten, zijn breugeliaanse manier van leven. "Small Country, Great Food" zegt het helemaal. En die kwaliteit is zeker mede te danken aan een strikt Europees beleid op het vlak van voedselveiligheid, van boer tot bord. Kwaliteit komt evenzeer tot stand door de inzet van ontelbare kmo's, elke dag opnieuw, kleine bedrijven, middelgrote bedrijven die ambachtelijk werken, die fier zijn op de kwaliteit die ze elke dag opnieuw leveren.

Ik ben absoluut gekant tegen voorliggende resolutie om de volgende vier redenen:

– oorsprongsetikettering heeft niets te maken met veiligheid. Het verhoogt noch de kwaliteit noch de traceerbaarheid en het voorkomt fraude niet;

– het is operationeel en praktisch onhaalbaar. De sector trekt terecht aan de alarmbel;

– het verhoogt administratieve lasten en kosten en leidt uiteindelijk tot een hogere prijs voor de consument, die oorsprongsetikettering dan wel relatief belangrijk lijkt te vinden, maar er niet extra voor wil betalen;

– tot slot smaakt dit naar protectionisme, wat haaks staat op de principes van de Europese interne markt en is het vooral in het nadeel van kleinere, exportgerichte regio's zoals Vlaanderen.

We hebben geen nood aan extra regels om het vertrouwen van de consument te herstellen, wel aan meer controles, striktere handhaving van bestaande afspraken en zwaardere sancties. Vrijwillige oorsprongsetikettering voor vlees als ingrediënt bestaat al en wordt kostenefficiënt toegepast, wanneer een duidelijke marktvraag hand in hand gaat met operationele haalbaarheid. Hierop kan verder worden gewerkt. Europa heeft nood aan meer realiteitszin en niet aan steekvlampolitiek die geen enkel doel bereikt, maar alleen een onnodige extra hindernis opwerpt voor de vele kmo's in het al precaire economische weefsel.

 
  
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  Jan Huitema (ALDE). - Voorzitter, geachte collega's, de laatste jaren is de EU getroffen door verschillende vleesschandalen. Consumenten waren geschokt, en dat is terecht. Voedselveiligheid moet gegarandeerd zijn en dergelijke fraude moet keihard aangepakt worden. De oproep van het Europees Parlement om vlees in verwerkte producten op herkomst te etiketteren zal fraude echter niet kunnen voorkomen. Als iemand paardenvlees voor rundsvlees wil verkopen, houdt een etiket hem echt niet tegen.

In Europa gelden voedselveiligheidseisen die tot de strengste ter wereld behoren. Alle producten die in Europa worden geproduceerd of geïmporteerd, moeten hieraan voldoen. De vleesverwerkende industrie maakt gebruik van verschillende vleesleveranciers uit meerdere landen. Ook wordt er vaak van leverancier gewisseld, waardoor een etiket continu aangepast zou moeten worden. Dit maakt de regelgeving praktisch onuitvoerbaar. Het onderzoek van de Commissie toont aan dat door deze maatregel de productiekosten tot wel 50 procent toenemen. Dergelijke kosten komen niet alleen voor rekening van de ondernemer, maar ook van de consument.

Ik ben dan ook geen voorstander van verplichte herkomstetikettering van vlees in verwerkte producten. Producenten kunnen dit vrijwillig op hun etiket plaatsen, als zij zich daarmee willen en kunnen onderscheiden op de markt. Concluderend zou ik willen vaststellen dat de oproep sympathiek lijkt, maar een verkeerd instrument is. Dit is overbodige regelzucht die de eigenlijke problemen niet oplost.

(De spreker stemt ermee in een "blauwe kaart"-vraag te beantwoorden (artikel 162, lid 8, van het Reglement).)

 
  
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  Janusz Wojciechowski (ECR), pytanie zadane przez podniesienie niebieskiej kartki. – Panie Przewodniczący! Panie Pośle! Czy zgodzi się Pan z uwagą, że każde etykietowanie kosztuje? Więc jeśli koszty, to czy to tak należy rozumieć, że w ogóle nie powinniśmy etykietować wyrobów, bo każde etykietowanie powoduje koszty? A po drugie, chciałbym Pana zapytać o to, czy nie uważa Pan, że jest coś takiego jak „patriotyzm konsumencki”? Czy mamy go zabronić w Unii Europejskiej? Można sobie wyobrazić, że konsument niemiecki chce kupować niemieckie mięso, konsument francuski – francuskie, a konsument polski – polskie.

 
  
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  Jan Huitema (ALDE), "blauwe kaart"-antwoord. – Voorzitter, mijnheer Wojciechowski, dank voor uw vraag. Het zal u misschien verbazen, maar geen consument denkt hetzelfde. Zoveel mensen, zoveel wensen. De een wil de herkomst graag weten, de ander wil er niet extra voor betalen als de herkomst op het etiket wordt vermeld. Daarom ben ik er een groot voorstander van om herkomstetikettering niet op te leggen; producenten kunnen de herkomst vrijwillig vermelden. En als u dan zo'n voorstander bent van herkomstetikettering op uw vlees, dan koopt u gewoon producten waar het op vermeld staat.

 
  
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  Luke Ming Flanagan (GUE/NGL). - Mr President, here is a really radical thought for the Commission: the whole concept that the customer might be right. That seems to stick in the Commission’s throat. It seems to be a problem for it.

At the moment we are being asked to make a decision on very shaky information. The information that we have from the Commission has come from enterprise and business self-reporting. How on earth can we trust that? I trust the consumers, and the consumers say that they want this. One thing, though, that we have to be wary about, and I do agree with the Liberal Member who spoke earlier, is that this cannot be too onerous and too burdensome for the producers, because it will not be the big producers that will be hurt, because they will have the money to do this; it will be the small producers. But it is quite clear that the public wants this and surely the public should get what it wants. I know the Commission very rarely does it, but how about making it a first here?

 
  
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  Martin Häusling (Verts/ALE). - Herr Präsident, meine Damen und Herren! Transparenz muss eigentlich der wesentliche Grundsatz der Lebensmittelherstellung werden, und die Kennzeichnung ist für den Verbraucher nun einmal die Möglichkeit, das nachzuvollziehen. Wenn wir hier auf der einen Seite sagen: „Frischfleisch ja, bei verarbeitetem Fleisch nein“, ist das einfach inkonsequent. Deshalb müssen wir konsequenterweise den nächsten Schritt gehen. Jetzt ist es an der Zeit, diese Lücke zu schließen. Ich frage mich natürlich: Warum macht man das nicht? Denn zwei Trends in der Lebensmittelindustrie sind klar: „Bio“ und „Regional mit einer guten Herkunft“ bringt nicht nur höhere Preise, sondern bringt auch den Erzeugern mehr. Diesen Trends muss man in anderen Bereichen auch folgen.

Auf der anderen Seite steht eine Lebensmittelindustrie, die billig einkaufen will, möglichst anonym einkaufen will, und zwar in ganz Europa, und das möglichst ohne Kontrolle. Mich wundert es ein wenig, dass die Kommission die Argumente der Lebensmittelindustrie so ungeprüft übernimmt und Horrorzahlen verbreitet, von wegen Steigerung des Preises um 50 %. Das ist nicht bewiesen; es gibt andere Studien.

Aber, liebe Kommission, aber auch liebe EVP-Fraktion: Lassen Sie uns doch gemeinsam an praktikablen Lösungen arbeiten, wie wir die Kennzeichnung umsetzen, aber jetzt hier nicht blockieren und dem Verbraucher gar keine Lösungen anbieten. Wir müssen das Vertrauen in die europäischen Lebensmittel weiter steigern. Das ist eine Aufgabe für uns. Und dass das dann am Ende auch dazu führen wird, dass die Verbraucher die europäischen Lebensmittel wertschätzen aufgrund der geprüften Sicherheit, hat sich doch in den letzten Jahren deutlich und an vielen Stellen gezeigt.

(Der Redner ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)

 
  
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  Gesine Meissner (ALDE), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Herr Häusling, Sie haben eben gesagt, dass wir keine Kontrollen haben. Ist das denn tatsächlich so? Sie müssen es doch eigentlich besser wissen. Wir haben doch unwahrscheinlich viele Vorschriften für Lebensmittelproduktion, für die richtige Qualität – was ich gut finde. Wir haben also die Herkunftskennzeichnungspflicht schon für Frischfleisch. Wir haben ganz viele andere hochwertige Standards, die wir ja auch gerade bei TTIP verteidigen wollen. Glauben Sie wirklich, was Sie sagen, nämlich dass es keine Kontrollen gibt? Das ist doch gar nicht so. Gibt es nicht im Gegenteil vielleicht sogar zu wenige Kontrollen? Ist es nicht so, dass gerade Betrüger die Möglichkeit haben, durchs Loch zu schlüpfen, weil zu wenig kontrolliert wird bei den bestehenden Gesetzen? Reicht das nicht aus?

 
  
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  Martin Häusling (Verts/ALE), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Liebe Kollegin, ich habe nicht gesagt, dass wir keine Kontrollen haben. Ich habe gesagt, dass die Industrie am liebsten weniger Kontrollen möchte. Wir hätten ja wenige gesetzliche Vorgaben umsetzen können, wenn wir immer auf die Klagen der Industrie gehört hätten. Die waren auch gegen die Kennzeichnung von Frischfleisch.

Also machen wir uns als Politiker hier nicht zum Cheflobbyisten einer Industrie, sondern setzen wir konsequent Verbraucherwünsche um! Da ist es vielleicht auch nötig, am Ende gegen diejenigen zu handeln, die meinen, sie würden eine ganze Industrie und deren Wohl repräsentieren. Es gibt viele, die sich mit einer klaren Kennzeichnung, mit guten Regeln im Markt Vorteile erarbeitet haben, und die sollten wir auch anhören.

 
  
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  Julia Reid (EFDD). - Mr President, the powers that be must not muddle three separate issues as, although they appear identical, they are in reality distinct. The first is bad food, food which makes people ill. This is the most serious of the three and the solutions are good practice, hygiene, and, for when things go wrong, traceability. You must know the entire route from farm to table and be able to identify where and how the problem happened.

The second is fake food. Food which does not make people ill but is not what it says. This is basically a matter of due diligence and contract law. In fact, commercial interests police this pretty well most of the time.

The third is the consumer’s right to know what they are buying. Linked to this is nutritional science, which has to be based on science that does not date: for example, fat and sugar in the diet, which may be about to undergo a revolution as a result of our better understanding of the role of insulin in the body.

We must not saddle industry and consumers with requirements which are just about to be proved wrong. Any regime must properly and sensibly meet the needs of all three without confusing them either in law or in the public mind. Unfortunately, as a result of the EU’s usual lack of clear thinking, they are at the moment horribly muddled.

 
  
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  Iveta Grigule (NI). - Mums, patērētājiem, ir tiesības zināt, ko mēs ēdam, ko ēd mūsu bērni, ko ēd mūsu vecāki. Gaļas ražotāji, zemnieki, arī ir ieinteresēti šādā marķēšanā, jo viņi grib attīstīt savas firmas zīmes, savas kvalitātes zīmes. Jā, pārstrādātāji un starpnieki ir pret un ne tik daudz tāpēc, ka tas nedaudz sadārdzinās produktu, bet gan tāpēc, ka ir vieglāk noslēpt izcelsmes valsti un izcelsmes vietu. Vēl neaizmirsīsim to, ka drīz mūs pārpludinās lēta gaļa no Amerikas, kuras audzēšanā un ražošanā tiek izmantoti ģenētiski modificēta lopbarība. Mēs taču esam dzirdējuši stāstus par vistas gaļu no Amerikas, kas ir apstrādāta ar hloru.

Vai mēs to gribam zināt? Jā, mēs gribam zināt, ko mēs ēdam, mums ir tiesības to zināt. Un mani tiešām pārsteidz, vai šajā augstajā namā kādam ir iebildumi pret atklātību, vai Komisijai ir kas slēpjams?

 
  
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  Andrzej Grzyb (PPE). - Panie Przewodniczący! Uważam, że to jest bardzo pożyteczna dyskusja, niezależnie od tego, że mamy tu bardzo różne opinie. Wszyscy chcielibyśmy, aby konsumenci mieli zaufanie do łańcucha dostaw żywności, chcielibyśmy, aby nie dochodziło do fałszowania żywności, a przykład koniny dodanej do wołowiny, co miało miejsce, jest dowodem na to, że do fałszowania dochodzi. Wszyscy chcielibyśmy też, żeby zwierzęta były żywione dobrą paszą. Przecież pamiętamy aferę – też europejską – z dioksynami czy pamiętamy również kwestię BSE. Ale jednocześnie wprowadzenie oznakowania mięsa w produktach jest często traktowane jako pewne panaceum na poprawienie kontroli łańcucha dostaw i zapobieżenie nieprawidłowościom. Pojawia się zatem pytanie: czy jeżeli chcemy zapobiec tym nieprawidłowościom czy fałszerstwom, nie powinniśmy lepiej egzekwować prawo, które już istnieje?

Wielu konsumentów, ale również wielu producentów mówi o nadmiernej regulacji w Unii Europejskiej, a nie o jej braku. I teraz jest pytanie: czy zwiększenie informacji na etykietach poprawi radykalnie tę sytuację? Po drugie, jest też pytanie o kraj pochodzenia, czy chodzi o pochodzenie zwierząt czy miejsce, gdzie dokonano uboju tego zwierzęcia czy miejsce, gdzie dokonano rozbioru tuszy. Czy cały ten łańcuch powinien być na etykiecie? Choć wydaje mi się, że ważna, cenna jest ta uwaga pana posła Wojciechowskiego, który mówi o patriotyzmie konsumentów. Ja jestem zwolennikiem slow food, a więc bardzo dobrze to rozumiem. Oznakowanie pochodzenia składników powinno być przede wszystkim dozwolone i to powinna być, w moim przekonaniu, marka danego producenta. Myślę, że jeżeli to byśmy osiągnęli, to wtedy moglibyśmy dużo łatwiej osiągnąć pewne standardy.

 
  
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  Susanne Melior (S&D). - Herr Präsident! Der vorliegende Entschließungsantrag zur Kennzeichnung der Herkunft von verarbeitetem Fleisch in Lebensmitteln fordert die Europäische Kommission zum Handeln auf. Wir wissen, dass 90 % der Verbraucherinnen und Verbraucher in der EU wissen möchten, woher das Fleisch kommt, das sie in Pizza, Lasagne oder Fleischklößchen genießen wollen. Ich will auf einige der Argumente, die hier vorgetragen wurden, auch ein wenig eingehen.

Da ist zunächst das Argument, dass damit die Lebensmittel sehr viel teurer werden. Ich glaube, dass hier Äpfel mit Birnen verglichen worden sind und dass man auf der einen Seite von Produktionskosten reden muss und auf der anderen Seite von Kosten für die Verbraucherinnen und Verbraucher, also für den Konsumenten. Da wird es große Unterschiede geben. Die 50 % bzw. bis zu 50 %, die im Bericht standen, halte ich für viel zu hoch. Ich glaube, dass es deutlich weniger sein wird und dass Verbraucherinnen und Verbraucher dann auch gerne den einen Cent mehr bezahlen.

Ein weiteres Argument möchte ich hier noch anführen. Hier treffen sich Erzeugerinteressen mit Verbraucherinteressen. Wir würden nämlich mit dem Labeling gleichzeitig dafür sorgen, dass der Dumpingwettbewerb der Fleischhändler eingeschränkt wird und dass mehr Regionalität stattfindet, also kleinere Kreisläufe bevorzugt werden. Von daher werbe ich ausdrücklich für diesen Entschließungsantrag und hoffe, dass wir damit dem Verbraucherwunsch nachkommen.

(Die Rednerin ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)

 
  
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  Renate Sommer (PPE), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Sind Sie nicht der Meinung, dass die Fleischproduzenten, also die Landwirte, durch eine verpflichtende Herkunftskennzeichnung von Fleisch als Zutat noch mehr unter Preisdruck geraten? Soweit ich weiß, ist der Preisdruck beim Fleisch ja jetzt schon durchaus nicht unerheblich.

 
  
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  Susanne Melior (S&D), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Vielen Dank für diese Frage. Ich glaube das eben nicht. Ich glaube, dass die Erzeuger durchaus auch ein Interesse daran haben, dass wir gute Produkte haben und dass dafür auch der entsprechende Preis gezahlt wird und dass auch die Beziehungen zwischen Erzeugern und Konsumenten viel stärker werden – Herr Häusling ging auch schon darauf ein –, dass man also wissen möchte, woher das Fleisch kommt, und dass es eben aus der Region im kleinen Kreislauf bevorzugt wird. Das, was Sie meinen, sind die Fleischhändler. Da werbe ich ausdrücklich dafür, dem Dumpingwettbewerb an dieser Stelle entgegenzutreten.

 
  
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  Janusz Wojciechowski (ECR). - Panie Przewodniczący! Skoro oznaczamy kraj pochodzenia wina i ta informacja jest dla konsumentów niezwykle ważna, to dlaczego mamy nie określać miejsca pochodzenia mięsa, i to zarówno tego nieprzetworzonego, jak i tego przetworzonego? Tu nie chodzi tylko o kwestie jakości, ale chodzi o szereg innych informacji, które mają znaczenie dla konsumentów. A to dlatego, że na rynku europejskim, choć jednolitym, w wielu kwestiach obowiązują różne zasady, np. w kwestii uboju rytualnego – większość krajów dopuszcza ten ubój, ale są kraje, które go nie dopuszczają, i to jest ważna informacja dla wielu konsumentów, że kupują mięso z kraju, w którym nie ma uboju rytualnego.

Albo stosowanie pasz genetycznie zmodyfikowanych – mój kraj Polska przygotowuje się do wprowadzenia (jest już nawet ustawa w tym zakresie) zakazu stosowania pasz z organizmów genetycznie zmodyfikowanych i to może być ważna informacja dla konsumenta, że mięso z Polski to jest mięso ze zwierząt żywionych paszami bez GMO.

No i wreszcie ten „patriotyzm konsumencki” (dziękuję, że pan poseł Grzyb to docenił). Oczywiście to jest też ważna sprawa i powinniśmy uszanować to, że konsumenci chcą wiedzieć, czy produkt mięsny jest z jego kraju czy też z innego.

 
  
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  Gesine Meissner (ALDE). - Herr Präsident! Ich bin absolut dafür, dass Verbraucher bei den Lebensmitteln, die sie kaufen können Transparenz bekommen. Ich finde es auch vollkommen richtig, dass wir sehr strenge Lebensmittelvorschriften in Europa haben, die auch kontrolliert werden müssen – vielleicht nicht immer genug kontrolliert werden. Der Pferdefleischskandal, da war wirklich offiziell betrogen worden. Da wurde Rindfleisch angegeben, und Pferdefleisch war drin. So etwas können wir durch keine Kennzeichnung der Welt verhindern. Wir müssen versuchen, gerade denjenigen, die betrügen wollen, auf die Schliche zu kommen. Vollkommen richtig! Aber was bringt es uns, wenn wir wirklich eine Kennzeichnungspflicht auch für verarbeitetes Fleisch in verschiedenen Fertigprodukten haben? Ist es denn für uns wirklich wichtig zu wissen, ob ein bestimmter Fleischbestandteil aus Dänemark oder aus Polen oder aus Deutschland kommt? Solange wir darauf vertrauen können – wenn die Kontrollen stimmen –, dass das alles vernünftig hergestellt worden ist.

Wissen wir denn zum Beispiel, ob Fleisch, das meinetwegen aus Dänemark kommt, garantiert qualitativ besser ist, als wenn es woanders herkommt? Wir haben doch überall die gleichen Qualitätsanforderungen. Deswegen finde ich es gar nicht entscheidend. Ich denke, Verbraucher wollen gute Qualität haben, und darüber wollen sie Transparenz haben. Da bringt es gar nichts, ob man weiß, aus welchem der europäischen Länder das nun gerade kommt.

 
  
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  Anja Hazekamp (GUE/NGL). - Voorzitter, jaarlijks worden miljoenen dieren door heel Europa gesleept alsof het strijkijzers zijn. Deze dieren zitten soms dagenlang samengepakt in overvolle treinen, veewagens, vliegtuigen of boten. Hun reis eindigt meestal in het slachthuis.

En waarom? Omdat het slachten in Roemenië een paar centen goedkoper is. Of omdat parmaham nu eenmaal in Parma gemaakt moet worden van verse ham.

Een goed herkomstetiket met informatie over plaats van geboorte, opfok, opgroei en slacht van de dieren, maakt deze absurde dierentransporten zichtbaar. Zo'n etiket geeft consumenten de kans te kiezen voor echte streekproducten en maakt vlees en vleesfraude beter traceerbaar.

Wij zijn groot voorstander van dit voorstel. We zouden daarnaast nog graag informatie over dierenwelzijn zien, want dat ontbreekt wat ons betreft nog volledig, en we zouden graag het vlees van meer diersoorten, waaronder paardenvlees, toegevoegd zien.

Voorzitter, voorts ben ik van mening dat de landbouwsubsidies moeten worden afgeschaft!

(De spreker stemt ermee in een "blauwe kaart"-vraag te beantwoorden (artikel 162, lid 8).)

 
  
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  József Nagy (PPE), Kékkártyás kérdés. – Én meg szeretném kérdezni a Képviselő asszonytól, hogy gondolt-e arra, hogy egy ilyen törvény vagy egy ilyen változás mennyire átrendezné az egész piaci, a mezőgazdasági hústermelési piacot. És ez mennyire, milyen indokolatlan áttelepítésekhez vezetne, ami a hústermelést illeti. Tehát beszélt arról, hogy kamionokban vannak az állatok. Gondoljunk arra vissza, hogy az Európai Unió mennyire támogatja azt, hogy diverzifikálódjon, tehát területileg eloszlódjon az állattenyésztés éppen azért, hogy megvédjük pl. a talajvizünket vagy megvédjük a talajunk minőségét. És hogyha ezt koncentráljuk azokra a helyekre, ahol maga a hústermék termelése fog folyni, akkor visszalépünk. Gondoljunk csak pl. Dániára, ahol támogatják azt, hogy diverzifikálják, tehát távolabbra helyezzék az állattenyésztést.

 
  
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  Anja Hazekamp (GUE/NGL), "blauwe kaart"-antwoord. – Dank voor deze vraag. Het is duidelijk dat consumenten die diversificatie ook willen. Zij willen het liefst producten die gemaakt zijn in hun eigen regio, zodat ze weten waar ze vandaan komen. Op dit moment is het absoluut onmogelijk om te zien waar de salami of de pizza geproduceerd is en onder welke omstandigheden. Wij vinden het belangrijk dat je dat ook op het etiket zet, zodat de consumenten gewoon de mogelijkheid hebben om echt een goede keuze te maken zonder dat daar lange dierentransporten aan vooraf zijn gegaan.

 
  
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  Eleonora Evi (EFDD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, in un mercato alimentare altamente globalizzato – e tra l'altro alle porte dei negoziati sul trattato di libero scambio TTIP che, a nostro modo di vedere, potrebbe portare pericoli e insidie per i cittadini e i consumatori europei – gli animali vivi e le loro carni viaggiano per migliaia di chilometri e vengono processate e trasformate spesso solo nell'ottica di una massimizzazione del profitto.

Il consumatore ha però il diritto di poter scegliere liberamente dei suoi acquisti. Quindi, concetti come la trasparenza, l'accesso alle informazioni e la sicurezza dei prodotti alimentari sono fondamentali, anche alla luce dello studio che dimostra che il 90% dei consumatori vuole sapere l'origine della carne dei prodotti trasformati.

È quindi bizzarro rilevare che lo studio d'impatto realizzato dalla Commissione sull'etichettatura obbligatoria prevede un aumento dei costi, e quindi dei prezzi, per gli operatori del settore, quando tali dati sono frutto di consultazioni con la sola industria del settore senza il dovuto coinvolgimento degli altri stakeholder e soprattutto delle associazioni dei consumatori. Sarebbe quindi importante che un eventuale aumento dei costi sia appunto basato su dati ufficiali o dati scientifici obiettivi. Inoltre, un'ultima domanda è relativa all'eventuale implementazione di quella che è la filiera corta anche in Europa in maniera più convincente.

 
  
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  Philippe Loiseau (NI). - Monsieur le Président, je crois qu'il est indispensable aujourd'hui que le consommateur puisse se nourrir en toute sécurité. La traçabilité de la viande devrait être complétée par d'autres indications comme le lieu d'élevage, par exemple, le mode d'alimentation, ainsi que le mode d'abattage.

Votre système économique repose sur trois groupes: tout d'abord, les producteurs, qui veulent vivre décemment de leur travail en faisant de la qualité, ensuite, les consommateurs, qui veulent se nourrir sainement et, entre les deux, les grands groupes intermédiaires, qui n'ont pour but que la rentabilité.

Hélas, l'Union européenne se repose sur ces derniers depuis trente ans, nous imposant le principe des pollueurs ruineurs. Ils polluent en faisant parcourir des milliers de kilomètres aux aliments entre leur production et leur consommation, ruinent les producteurs français par la concurrence déloyale et en plus, trompent les consommateurs sur les produits.

Il est temps que la Commission européenne mette fin à ce système, dans l'intérêt de tous. Je crois aussi qu'un étiquetage renforcera la position des filières nationales et locales. D'ailleurs, nos compatriotes désirent une relocalisation des industries de transformation au plus près des productions, ce qui permettra de réduire les coûts, gage de soutien aux filières nationales, donc de sécurité et de souveraineté alimentaires.

 
  
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  Elisabetta Gardini (PPE). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, io credo che qui stiamo parlando di una cosa che è evidente a tutti. Stiamo parlando di una cosa che i cittadini europei vogliono, che il 90% di loro vuole. Noi abbiamo bisogno di recuperare credibilità e fiducia da parte dei nostri concittadini. Mi sembra molto semplice: dobbiamo continuare a lavorare sull'etichetta che dica l'origine della carne.

È stato fatto un errore già gravissimo nella scorsa legislatura con il regolamento che ha tolto l'obbligatorietà di indicare lo stabilimento di produzione nei prodotti dei grandi marchi. Noi abbiamo ottenuto una ribellione dei nostri consumatori e adesso, per esempio nel mio paese, sta succedendo che non solo il governo sta pensando di correre ai ripari ma, addirittura, le grandi catene di supermercati comprano le pagine dei giornali per fare pubblicità e dire che loro continueranno a mettere quell'indicazione dello stabilimento.

Oggi mi sembra che siamo in un Parlamento che a grande maggioranza vuole continuare a lavorare su questa linea. Per quanto riguarda i costi, abbiamo già il regolamento (CE) n. 178/2002 che chiede alle aziende di avere e di mantenere queste informazioni da dare alle autorità competenti quando esse le richiedano. Non facciamoci travolgere da chi, già nella scorsa legislatura, ci ha portati a sbattere facendoci prendere la decisione sbagliata.

 
  
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  Daciana Octavia Sârbu (S&D). - Toate sondajele arată că europenii vor să știe de unde vin alimentele pe care le consumă. Unul dintre motive este dorința de a cumpăra produse autohtone pentru a sprijini producătorii locali. Altul poate fi încercarea de a evita alimente aduse de la mii de kilometri distanță din cauza impactului uriaș asupra mediului. Există persoane care vor să cunoască detalii despre originea alimentară din motive religioase. Cu toate acestea, în mod clar, factorul principal care influențează această decizie este costul, iar despre cerințele referitoare la etichetare și, în special, cerința de a preciza țara de origine a alimentelor, s-a spus că ar duce la o creștere a prețurilor. Cu siguranță Comisia trebuie să analizeze cu multă atenție acest impact al reglementărilor privind etichetarea. Până acum, studiile Comisiei sunt bazate pe rapoarte provenite din industria alimentară. Există, însă, și studii externe care indică rezultate diferite. Avem nevoie de o analiză mult mai serioasă a costurilor potențiale înainte de a le nega consumatorilor dreptul de a fi informați. Deja avem reguli care presupun etichetarea țării de origine în cazul cărnii proaspete și avem sisteme de trasabilitate din rațiuni de siguranță alimentară. Deci, sistemele există deja și sunt funcționale. De aceea, nu cred că ar fi justificată o creștere a prețurilor alimentelor, în cazul în care aceste informații ar fi comunicate și către consumatori prin intermediul etichetelor.

 
  
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  Beata Gosiewska (ECR). - Panie Przewodniczący! Obywatele Unii Europejskiej chcą i mają prawo wiedzieć, skąd pochodzą produkty mięsne, które spożywają. Domagają się oni możliwości podejmowania wyborów opartych na wiedzy, skąd pochodzi mięso, czy produkt jest modyfikowany genetycznie albo czy pochodzi od zwierząt sklonowanych. Obowiązkowe umieszczanie informacji o pochodzeniu mięsa przetworzonego, a przede wszystkim systematyczna kontrola jakości żywności jest niezbędnym krokiem w celu odzyskania zaufania konsumentów. Raport Komisji wskazuje na znaczący wzrost kosztów produkcji na skutek zmiany etykiet, natomiast badania organizacji konsumenckich dowodzą, że koszty te nie wzrosną znacząco. W trosce o prawa i zdrowie obywateli Komisja Europejska powinna zaproponować w tej sprawie konkretne regulacje uwzględniające również minimalizację dodatkowych obciążeń finansowych.

 
  
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  Marit Paulsen (ALDE). - Herr talman! Det är ju så att vi människor har ett genetiskt och kulturellt arv som kräver att vi ska veta vad vi äter. De flesta blir oroliga om man inte är exakt säker på vad som finns i paketet. Detta gör ett gammaldags liv oerhört svårt i en tid och ett samhälle då all mat ligger väl inpackat i plastpåsar. Vi ser den inte, vi kan inte lukta, vi kan inte smaka, vi kan ingenting.

Så det är vår självklara plikt att se till att informationen är tillgänglig för våra medborgare. Men det är också vår absoluta skyldighet som lagstiftare och förtroendevalda att samtidigt skapa kontrollsystem, så att vi inte gör lögn och bedrägeri mer tillgängligt än det är idag.

 
  
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  Lidia Senra Rodríguez (GUE/NGL). - Señor Presidente, la compra es un acto político que cada día tiene más importancia en este mundo globalizado. Cuando compramos, podemos decidir apoyar la agricultura local, la producción en manos del campesinado, las pequeñas y medianas industrias locales, y también el comercio local. O, por el contrario, podemos apoyar la gran industria, la gran distribución y esas industrias a las que les importa muy poco todo lo que no sean sus beneficios.

Por otro lado, si podemos elegir comprar en circuitos cortos, estamos contribuyendo de una forma importante a la lucha contra el cambio climático, que aparentemente tanto nos preocupa. Pero también estamos actuando contra el despilfarro energético, que no es cosa menor teniendo en cuenta que hemos alcanzado el pico del petróleo.

Pero para todo esto, para que podamos decidir libremente, necesitamos etiquetado. Necesitamos conocer el país de origen de nuestros alimentos, también de la carne en los productos procesados y también de los productos del mar, que en mi país, en Galicia, nos preocupa también muy profundamente.

 
  
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  Franz Obermayr (NI). - Herr Präsident! Es ist dringend notwendig, auch auf Lebensmitteln, die verarbeitet sind, das Herkunftsland des Fleisches auszuweisen, denn innerhalb der Union gibt es große Qualitätsunterschiede, sowohl in der Viehhaltung als auch in der Fleischverarbeitung. Und zudem lassen die Pläne für Handelsabkommen wie zum Beispiel TTIP vermuten, dass auch vermehrt verarbeitete Lebensmittel aus Drittländern auf den europäischen Markt kommen sollen. Fehlt eine Kennzeichnungspflicht, werden die Qualitätsstandards unterlaufen, und es setzen sich am Markt die billigsten und nicht die besten Produkte durch. Mit Grauen denke ich noch an den Fleischskandal 2013.

Es bedarf im Sinne der Verbraucher strenger Regelungen. Nur so kann das Vertrauen der Konsumenten in die Produkte wieder gestärkt werden. Die Lebensmittelerzeuger sollen zu einer höheren Sorgfaltspflicht und einer höheren Verantwortung bei der Auswahl ihrer Zulieferer gezwungen werden, denn es muss klar sein: Gute Lebensmittel dürfen auch ihren Preis haben!

 
  
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  Elisabeth Köstinger (PPE). - Herr Präsident, geschätzter Herr Kommissar! Auch ich bin ganz klar für größtmögliche Transparenz, was die Herkunft unserer Lebensmittel betrifft. Vor allem die Fleischkennzeichnung wäre meiner Meinung nach ein sehr großer Gewinn, zum einen für die Konsumentinnen und Konsumenten, zum anderen aber auch ganz klar für die Landwirtschaft. Ich bin auch der Meinung, dass vor allem dieser Pferdefleischskandal – wobei ja nicht das Pferd der Skandal war, sondern die falsche Kennzeichnung – nicht mit einem Gesetz und einer neuen Richtlinienverordnung verhindert werden könnte. Wenn jemand betrügen will, wird er das wahrscheinlich auch in Zukunft tun. Aber ich bin trotzdem der Meinung, dass wir mit einer verpflichtenden Herkunftskennzeichnung bei verarbeiteten Produkten mehr Transparenz für die Konsumentinnen und Konsumenten schaffen.

Es muss nicht wirklich jede Salamischeibe auf einer Pizza gekennzeichnet werden. Ich glaube, es ist auch klar, dass das absolut zu weit geht. Aber ein Minimum an Herkunftskennzeichnung ist absolut notwendig. Hier bin ich für einen kombinierten Ansatz aus verpflichtender und freiwilliger Kennzeichnung. Die Einführung einer verpflichtenden Mindestkennzeichnung der Herkunft „aus EU“ bzw. „nicht aus EU“ für Wurst- und Fleischprodukte kostet die Industrie wahrscheinlich so gut wie gar nichts, schafft aber trotzdem, vor allem was den Rohstoffeinkauf betrifft, klare Verhältnisse. Auch in meiner Region hat es schon einige Male diesbezüglich Skandale gegeben.

Ich glaube, dass vor allem die Möglichkeit der freiwilligen Kennzeichnung sehr wichtig ist. Ein Land wie Österreich hat hier ein sehr hohes Bewusstsein. Ich bin auch überzeugt davon, dass das vor allem kleine und mittelständische Unternehmen unterstützen würde und ihnen auch helfen würde. Denn wenn wir uns heute die verarbeitende Industrie anschauen, holt sie sich die Rohstoffprodukte überall am billigsten her. Dem könnten wir hier einen Riegel vorschieben.

 
  
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  Karin Kadenbach (S&D). - Herr Präsident, Herr Kommissar! Ich schließe mich all jenen Vorrednerinnen und Vorrednern an, die die Kommission heute aufgefordert haben, einen Gesetzesentwurf für eine verpflichtende Ursprungskennzeichnung von Fleisch in verarbeiteten Lebensmitteln vorzulegen, weil ich mich hier als Verbraucher- und Verbraucherinnenvertreterin fühle und mich nicht, wie manche andere Wortmeldungen vermuten ließen, als Lobbyistin der Lebensmittelkonzerne verstehe.

Die Konsumentinnen und Konsumenten haben ein Recht auf Transparenz und auf Rückverfolgbarkeit, ob das Fleisch nun frisch verarbeitet oder unverarbeitet ist. 90 % der Europäerinnen und Europäer verlangen diese Information auch. Ein derartiges Ansinnen dann als blödsinnig oder unsinnig darzustellen, das halte ich für blödsinnig und unsinnig.

Wogegen ich mich aber auch noch verwehre, ist, für meine Position ins rechte Eck gestellt zu werden, als Protektionistin hingestellt zu werden, denn ich glaube, die Verbraucherinnen und Verbraucher wollen mündige, informierte Entscheidungen treffen. Um diese Entscheidungen treffen zu können, brauchen sie die Information. Was sie mit der Information dann anfangen, ist ihre Entscheidung – ob sie sich ihre persönliche Diät zusammenstellen oder ob sie einfach aus Umweltgedanken, aus Tierschutzgedanken die Entscheidung treffen, Fleisch aus bestimmten Regionen, aus bestimmten Mitgliedstaaten zu bevorzugen. Das muss das Recht jedes einzelnen Europäers und jeder einzelnen Europäerin, der Verbraucher und Verbraucherinnen sein. Das hat mit Protektionismus gar nichts zu tun. Ich halte es für wirklich blödsinnig, den Verbraucherinnen und Verbrauchern vorschreiben zu wollen, dass sie nichts wissen dürfen.

(Die Rednerin ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)

 
  
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  József Nagy (PPE), Kékkártyás kérdés. – Én azt szeretném a kolléganőtől megkérdezni, hogy nem érzi-e úgy, hogy ezek a lépések az európai belső piacnak a deliberalizációját jelentik? Ön számára elfogadható lenne-e pl. az, hogyha mondjuk egy tojásbotrány után a tojás, azután a tej, majd a lisztnek a származását is fel kellene tüntetni minden egyes terméken? És így teljesen lebénítaná a hatékony nyersanyagbeszerzést az élelmiszeriparban Európában.

 
  
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  Karin Kadenbach (S&D), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Wir dürfen nicht immer auf Skandale warten, bevor etwas passiert. Ein österreichisches Sprichwort sagt: Es darf nicht immer erst etwas passieren, damit etwas passiert. Wir haben diese Kennzeichnung beim Rindfleisch aufgrund des BSE-Skandals. Dort hat es funktioniert. Das heißt, ich will nicht weiter warten, bis es diese Skandale bei Schweinefleisch, bei Geflügel oder bei sonstigem gibt, sondern ich glaube, dieses Recht auf Information des Konsumenten beim Fleisch, aber in Zukunft gerne auch bei Eiern oder Milch, ist ein gutes Recht. Beim Fleisch haben wir genug Anlassfälle.

 
  
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  James Nicholson (ECR). - Mr President, I have enjoyed this debate here this evening. I think it is a very good debate because there is little doubt that the horsemeat events and the scandal of 2013 did rock consumer confidence and confidence in the processing industry. Consumers felt rightly cheated, and the honest meat producers were totally undermined.

I remember at that time going to visit the local butcher’s shop and what they were experiencing at that time was an increase of over 20% in people going from supermarkets to the local butcher’s shop where they actually felt they were getting what they were promised.

Now I have to say to people: if you believe the advertisements of the supermarkets, that you can get four hamburgers for a pound, do not be surprised if what you were promised is not actually there. So, you know, there is also another aspect to this. We should not allow the large supermarkets to tell us these things or to browbeat those in the processing industry to provide them with the loss leaders that force people to do these sorts of things.

Now the horsemeat scandal had nothing to do with that. That was pure corruption. People out to destroy the industry. People changing meat on computers. The meat never moved! It was done on computers. It was a ridiculous situation that never, ever should be allowed to occur again. But let us have common sense and let us try and get a system that is not overly costly but will work.

 
  
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  Ivan Jakovčić (ALDE). - Gospodine predsjedniče, pitanje je samo vremena kada će na svim etiketama biti jasno napisano da li je meso od kloniranih životinja, da li se meso hranilo GMO-om i naravno, koja je zemlja porijekla. Ako danas na etiketi znamo koliko ima natrija u mesu ili koliko kalorija, što ja kao što vidite, ne čitam previše te detalje, ali koliko kalorija ima pojedini komad salame ili nečega drugoga, onda je valjda jasno da na tim etiketama itekako jasno treba biti naznačeno da li je meso od kloniranih životinja, da li je od GMO-a, koja je zemlja porijekla, itd.

Dolazim iz Hrvatske i poznato mi je da uvozimo meso iz Bosne i Hercegovine, Srbije i drugih zemalja koje nisu članice Europske unije i naravno da je to nešto što naši potrošači žele znati. Zato sam sklon onima koji zagovaraju potrebu da na etiketama bude sve jasno označeno, jer to potrošači i očekuju od nas.

 
  
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  Miguel Viegas (GUE/NGL). - Senhor Presidente, em teoria parece-nos positivo que a informação sobre a origem da carne usada nos alimentos transformados possa estar visível no rótulo. Poderíamos até estender esta norma à totalidade dos ingredientes desses produtos. Temos, contudo, dúvidas sobre a operacionalidade desta norma.

Esta questão, como acontece de forma invariável nesta União Europeia, resulta de um escândalo com impacto na comunicação social e que empurrou as instituições a legislar sem uma reflexão amadurecida sobre os problemas. Uma coisa é adulterar um produto com a incorporação de carne de cavalo, de forma ilegal; outra coisa é impor a rotulagem com a menção da origem geográfica nas porções de carne incorporada no alimento transformado sem olhar para os custos que isso comporta para a fileira e sem o cuidado de saber se existem mecanismos de controlo que permitam às autoridades assegurar que estas normas são efetivamente cumpridas.

Não tendo uma posição fechada sobre este assunto, estas são dúvidas que importaria debater, sem nos precipitarmos numa norma que terá sempre um forte impacto, sobretudo ao nível das pequenas e médias empresas do setor.

 
  
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  Annie Schreijer-Pierik (PPE). - Voorzitter, verplichte herkomstetikettering is een zaak van bepaalde regio's en lidstaten bij hun productmarketing, ten koste van de Europese voedingssector en interne markt, niet van bestrijding van voedselfraude. Voedselfraude bestrijd je met gelijke handhaving in de EU, effectieve inspectie, niet met overbodige, nutteloze extra bureaucratie. Het verwerkte verse vlees moet al traceerbaar en verplicht op herkomst geëtiketteerd zijn. Geen dubbele bureaucratie. Verplichte herkomstetikettering leidt tot buitensporige extra productiekosten voor onze Nederlandse en Europese mkb-bedrijven en voedingsproducenten en vormt een enorme bureuacratische last voor ambachtelijke middenstand en ondernemers.

Bureaucratie die wij als EVP bij de Commissie Juncker juist willen reduceren. Een en ander leidt tot dure voedselproducten in een tijd van toenemend gebrek en economische recessie in delen van de EU. Onze Hollandse erwtensoep en uw pizza zullen tot meer dan 10 procent duurder worden. Ik heb het niet over 50 procent. Doe dit de consument niet aan. Die wil namelijk geen verplichting met deze grote prijsstijging als gevolg. Doe dit onze traiteur, onze cateraar en ambachtelijke slager niet aan, en ook de boer niet!

 
  
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  Paolo De Castro (S&D). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, durante la scorsa legislatura abbiamo definito il regolamento sull'etichettatura degli alimenti e siamo riusciti come Parlamento a rendere obbligatoria in etichetta l'origine di tutte le carni, proprio come avveniva in precedenza solo per quelle bovine. Si è trattato di un grande risultato di trasparenza, per cui ci siamo lungamente battuti come Parlamento e che è stato accolto positivamente dai consumatori.

Accogliamo ora con piacere che la commissione per l'ambiente si sia orientata a spingere la Commissione esecutiva verso sistemi di etichettatura più trasparenti. Nella scorsa legislatura la commissione per l'agricoltura aveva approvato il parere sul regolamento sulle informazioni ai consumatori, includendo l'obbligo di origine anche per i prodotti trasformati, mono ingredienti. I consumatori devono conoscere l'origine degli alimenti per fare scelte consapevoli e non essere al contrario condizionati nelle scelte da sistemi di etichettatura come quello dei semafori che arriva a bollare come cibo pericoloso per la salute addirittura l'olio extra vergine di oliva.

Bisogna tuttavia chiarire che l'indicazione dell'origine in etichetta non è un sistema per contrastare il fenomeno delle frodi alimentari, il quale invece richiede un rafforzamento dei controlli e delle sanzioni. Il caso tristemente noto della carne di cavallo nelle lasagne è stato un caso di frode alimentare che non si sarebbe evitato neanche con l'etichettatura obbligatoria d'origine.

 
  
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  Zbigniew Kuźmiuk (ECR). - Panie Przewodniczący! Konsumenci w krajach Unii Europejskiej mają już dość skandali związanych z żywnością posiadającą w swoim składzie mięso niewiadomego pochodzenia. Czarę goryczy przelała afera z 2013 roku dotycząca koniny, która znalazła się zamiast wołowiny w przetworzonych produktach takich jak hamburgery czy lasagne. W związku z tym konieczne jest obligatoryjne oznaczanie kraju pochodzenia mięsa, nie tylko nieprzetworzonego mięsa wieprzowego i drobiowego – co ma nastąpić od kwietnia tego roku – ale także mięsa przetworzonego wykorzystywanego jako składnik innych produktów. Zdając sobie sprawę, że konieczność oznaczania kraju pochodzenia mięsa w przetworzonych produktach spożywczych może powodować wzrost ich cen w związku z dodatkowymi czynnościami administracyjnymi, szczególnie w odniesieniu do małych i średnich firm, uważam jednak, że bezpieczeństwo konsumentów powinno być na pierwszym miejscu.

Konieczna jest także skuteczna kontrola wprowadzonych przepisów, aby przedsiębiorstwa używające w swoich produktach mięsa zdawały sobie sprawę, że każde złamanie tych uregulowań spotka się z natychmiastową stosowną reakcją instytucji kontrolnych.

 
  
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  Norbert Lins (PPE). - Herr Präsident, Herr Kommissar, liebe Kolleginnen und Kollegen! Zunächst einmal möchte ich mich herzlich bedanken für diese Debatte, die wir heute Abend zu dieser doch sehr emotionalen Thematik führen. Mir ist sehr wichtig, dass sich die europäischen Verbraucherinnen und Verbraucher transparent und verlässlich über ihre Lebensmittel informieren können. Das Vertrauen in unsere landwirtschaftlichen Produkte muss an erster Stelle stehen. Wir dürfen unsere Bürgerinnen und Bürger aber nicht bevormunden. Der Konsument soll selbst Qualität und Preis abwägen. Daher bin ich der absoluten Überzeugung, dass wir den erhöhten Wunsch nach Regionalität bei der Herkunft unserer Lebensmittel beachten sollten. Geschützte Ursprungsbezeichnungen und Angaben sind wichtig und bereichernd, um gewisse Märkte zu bedienen.

Selbstverständlich darf hierbei aber nicht der Gedanke eines einheitlichen europäischen Binnenmarkts Schaden tragen. Ich denke, dass eine Debatte über die Weiterentwicklung der freiwilligen Kennzeichnung bei verarbeitetem Fleisch notwendig und auch zielführender wäre, als auf Verpflichtungen zu setzen. Auf diese Weise würde meiner Meinung nach der zentrale Aspekt beachtet werden, das heißt, der Mehrwert für den Verbraucher wäre gegeben und der bürokratische Mehraufwand für Unternehmen, insbesondere kleine und mittlere Unternehmen, wäre verhältnismäßig, gewünscht und am Ende auch lohnend.

 
  
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  Pavel Poc (S&D). - Pane předsedající, tato dnešní diskuse je takové déjà vu, ona není nová, už jsme ji tady zažili, zažili jsme ji tady před několika lety a už tehdy tady byly stejné námitky, které vycházely z lobbistických materiálů zpracovatelů. Už tehdy se hrozilo zvýšením ceny. My jsem uspěli jenom částečně, a tak mezitím vznikla celá řada skandálů s podvody v oblasti potravin a došlo k podstatnému snížení důvěry spotřebitelů. To je výsledek.

Teď z těch výsledků průzkumu Evropské asociace spotřebitelů vyplývá, že víc než 90 % respondentů chce, aby byl původ masa jasně označen. Spotřebitelé nejenže by takovou informaci na obalech uvítali, ale spíš se diví, že tam ta informace už dávno není, protože vůbec nechápou, proč by se na zpracované maso neměly vztahovat stejně přísné a stejně kvalitní předpisy jako na maso nezpracované. A to bez ohledu, jak v tom kterém státě Unie jsou ty předpisy vymáhány. Nemluvíme o žádném malém množství masa, v některých zemích EU je až polovina všech masných výrobků v důsledku tohoto stavu bez jakéhokoliv označení místa původu, a to je podle mého názoru alarmující. Je kolem toho teď tolik lobbingu, tolik strašení růstem ceny a byrokracií, že mám pocit, že tato diskuse je skutečně na správném místě, a musí mimo jiné ukázat, komu kdo přednostně naslouchá, jestli spotřebitelům nebo průmyslu. Budeme přeci hlasovat o tom, jestli Komise má vůbec pracovat na návrhu, ne o samotné legislativě. Proč tedy někdo chce tu diskusi zabít v samotném zárodku.

A jestli se dnes máme ptát na něco Komise, tak já bych se ptal především na otázku ceny. Skutečně se shodneme na tom, že ta cena je klíčová, shodneme se na tom, že zákazníci nechtějí platit. Ale někteří výrobci už dnes k takovému změkčení v nějaké podobě přistoupili a zjevně konkurenceschopní jsou, a to vyvolává základní otázku, jestli Komise čerpala při té obavě ze správných pramenů anebo jestli posuzovala třeba výsledky šetření spotřebitelských organizací.

 
  
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  Cristian-Silviu Buşoi (PPE). - Siguranța alimentară și trasabilitatea produselor și subproduselor alimentare trebuie să fie priorități absolute ale autorităților la nivel european și național. Practica ne-a demonstrat, totuși, că simpla etichetare a țării de origine sau a locului de origine a cărnii nu previne frauda în sectorul alimentar și nici nu îmbunătățește siguranța alimentelor. O asemenea reglementare ar crește doar nivelul de informare a cetățenilor. Susțin un sistem de etichetare voluntară a originii ingredientelor din produsele de carne care permite statelor membre să opteze pentru introducerea unei astfel de reglementări. Atât la nivel național, cât și la nivel european, există autorități responsabile de asigurarea trasabilității produselor pentru asigurarea siguranței consumatorilor și trebuie să ne asigurăm că aceste instituții funcționează eficient. În unele țări, precum țara mea, unde puterea de cumpărare este redusă din cauza veniturilor mici, unde întreprinderile mici și mijlocii producătoare de produse de consum reprezintă o parte importantă din sectorul alimentar, este dificil să vorbim despre o astfel de reglementare care poate aduce o povară administrativă în plus, precum și scumpiri ale costurilor de fabricare, deci, implicit, costuri mai mari ale produselor alimentare consumate de către cetățeni. Poziția mea personală, care este aceeași cu a României și a majorității grupului din care fac parte, este să păstrăm sistemul de etichetare voluntară din prezent.

 
  
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  Biljana Borzan (S&D). - Gospodine predsjedavajući, cijenjene kolegice i kolege, pitanje označavanja porijekla mesa tiče se svakog od nas. Nakon velikih skandala i prevara s mesom javila se potreba za zakonskim rješenjem koje bi takve slučajeve onemogućilo ili makar otežalo. Zato Europskoj komisiji trebamo poslati jasan signal da predloži nove propise. Deklaracija na kojoj ne pišu detalji o porijeklu mesa, naprosto nije poštena prema potrošačima i otvara put za razne prevare.

Takva situacija se može riješiti relativno jednostavno i bez velikog troška za proizvođače. Uostalom, ako govorimo o troškovima ja smatram da je povjerenje potrošača naprosto neprocjenjivo. Nadalje, označavanje zemlje porijekla mesa olakšati će nacionalnim vlastima borbu protiv prevara s hranom i kažnjavanje počinitelja.

Smatram da je to u interesu europskih potrošača, jer kao što je već spomenuto, njih 90% želi znati odakle je meso koje jedu. Zajedničko tržište Europske unije otvara brojne mogućnosti izbora za potrošače i proizvođače, ali ponekad otvara i rupe koje iskorištavaju bezobzirni špekulanti. Takve rupe treba zatvoriti, a zdravlje i potrošačka prava dodatno zaštititi.

 
  
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  Mairead McGuinness (PPE). - Mr President, can I just say that I do not quite see this debate as it has been framed by many here this evening, that is about it being industry versus consumers. I do not think it is as black and white as that. I also do not think it is any surprise that when we ask consumers if they want the country of origin labelling they will say yes, and I do not think it is any surprise that they are not prepared to pay more for it, but in my view this debate should be much more about the sustainability of the food supply chain.

In my view, reputable food producers, whether of products with processed meats or otherwise, have sustainable long-term relationships with their suppliers and therefore should not have the need to switch and swap between those suppliers. That is how I come to this debate. I am torn between the debate about what consumers want and what they are prepared to pay for. I do not see this on the Commission’s work programme for this year. I think it requires more debate but I would ask us to do it in the context of the sustainability of the food supply chain, above all else, and having these long-term supplier relationships.

Lastly, can I say that on the issue of fraud you can stick on a fraudulent label. The issue of food fraud will only be tackled when we monitor and control the food supply chain adequately.

 
  
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  Jytte Guteland (S&D). - Herr talman! Mycket har sagts, men för mig är frågan om ursprungsmärkning av processat kött viktig. När jag träffar föräldrar i mitt hemland Sverige är det väldigt många som oroas över matens kvalitet. De oroar sig över djurhållningen, man oroas över risker med tillsatser och kemikalier, kort sagt man oroas för sina barns hälsa. Många har sagt det, men 90 procent av konsumenterna vill ha ursprungsmärkning av bearbetade livsmedel.

Vi lever just nu i en tid där livsmedel enkelt och billigt kan transporteras över väldigt långa sträckor. Det är väldigt länge sedan vi visste var maten kom ifrån och där den oftast var i närheten, i vår egen region eller land. Numera är den allt längre från människors vardagsliv. Hur ska man som konsument enkelt kunna veta att man tar hänsyn till människa, djur och natur i den värld vi lever i nu?

Jag är övertygad om att ursprungsmärkning av kött är en nödvändig reform. Det är en nödvändig reform i den tid vi lever. Konsumenterna vill ha den här makten att välja. Det är dags att vi ger dem det.

 
  
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  Tom Vandenkendelaere (PPE). - Voorzitter, in de nasleep van het paardenvleesschandaal is de aandacht voor de voedseletikettering verscherpt en dat is een goede zaak. Als jonge Europese consument ben ik uiteraard ook tegen fraude en voor meer voedselveiligheid en transparantie.

Tot mijn verbazing echter stel ik vast dat in dit Huis mensen denken dat een verplichte nationaliteitsvermelding per definitie garant staat voor veilig voedsel. Maar laat ons eerlijk zijn met elkaar. Niet het land van herkomst van vlees bepaalt de veiligheid ervan, wél de manier van werken van de producent. Ik heb oren naar de bezorgdheden van consumenten die meer duidelijkheid over hun voedsel willen, maar dan graag op basis van wetenschappelijke feiten.

We weten dat 75 procent van de consumenten de meerkosten van verplichte oorsprongsetikettering niet wil of in sommige gevallen niet kan betalen. Als we echt willen bouwen aan een meer sociaal Europa, kan het toch niet de bedoeling zijn dat we een maatregel goedkeuren die het leven van de zwaksten nog duurder maakt. En hoe oprecht klinken versterkende maatregelen voor kmo's, als we diezelfde ondernemers langs de achterdeur op kosten jagen? Hoe consequent is ons landbouwbeleid als we via kostenverhogingen voor vleesverwerkende bedrijven de nu al kleine winstmarges van de boeren in gevaar brengen?

Tot slot nog dit, Voorzitter: ik hoor elke dag bij jongeren de roep naar een wervend Europa, een minder bemoeizuchtig Europa. Wel, het is maar zeer de vraag of deze maatregel aan deze roep tegemoetkomt. Ik denk dat we het antwoord daarop allemaal kennen.

 
  
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  Christel Schaldemose (S&D). - Hr. formand! På dette sene tidspunkt er det selvfølgelig svært at tilføje rigtig meget nyt i debatten, men jeg vil gerne tilslutte mig det store flertal her i aften, som er tilhænger af, at vi selvfølgelig skal have mærkning af, hvor vores forarbejdede kød kommer fra. Ja, faktisk er det sådan, at jeg slet ikke kan forstå, at det overhovedet skal være et problem. Selvfølgelig har vi krav på at få at vide, hvor vores forarbejdede kød kommer fra. Ikke mindst i en globaliseret verden, hvor fødevarer igennem forsyningskæden går over mange lande og over mange kontinenter, kan det være rigtig svært for forbrugerne at få et indtryk af, hvad er det for en fødevare, man står med. Så er det altså yderst rimeligt at kræve at få at vide, hvilket land en fødevare kommer fra.

Vi har også talt om hestekødsskandalen i aften. Det var en svindelsag, men den har lært os én ting. Det er, at rigtig mange virksomheder ikke har styr på deres forsyningskæder. Derfor kan et lovkrav om mærkning af forarbejdet kød, hvor det kommer fra, være med til at få dem til at få styr på disse forsyningskæder. Ja, det vil nok også koste lidt mere, men mon ikke de priser, industrien har fremlagt, er overdrevet en anelse.

Kære hr. kommissær, prøv for en gangs skyld at lytte til forbrugerne. Tilliden til fødevarerne på EU's indre marked er ikke så høj, som den kunne være. Oprindelseslandsmærkning kan være med til at øge denne tillid!

 
  
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  Eric Andrieu (S&D). - Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, mes chers collègues, la proposition de résolution sur l'étiquetage de l'origine pour les produits transformés qui nous est soumise est la bienvenue, et je la soutiens. Alors que l'étiquetage de l'origine de toutes les viandes va bientôt devenir une réalité en Europe, le Parlement européen a poursuivi sa réclamation pour l'instauration de l'étiquetage mentionnant le pays d'origine pour les produits transformés à base de viande. Comme vous le savez, cette exigence correspond à une très forte attente des consommateurs, puisque 90 % d'entre eux la demandent. Notre assemblée en avait rappelé la nécessité au lendemain du scandale de la viande de cheval survenu dans ma région en France.

Il est certain qu'un étiquetage de l'origine des produits alimentaires transformés, en améliorant la traçabilité, renforcera la transparence, donc la confiance des consommateurs, et permettra ainsi d'améliorer la valorisation économique et l'emploi dans de nombreux territoires.

Nous attendons donc à présent avec impatience les propositions législatives que nous fera la Commission, qui devra prendre en compte les conséquences sur les coûts des entreprises et sur les contraintes administratives.

 
  
 

Uwagi z sali

 
  
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  Deirdre Clune (PPE). - Mr President, this debate is about a better balance between greater consumer information and the cost burden of any measures that would be proposed. I have heard many comments tonight about big industry versus the consumer. I do not think it is about big industry really, when you see the costs that the Commission has put forward in terms of the cost of providing the labelling of food origin.

I think we need to look at and focus on the small and medium enterprises, who I speak to regularly, who are involved in processing of food. They say that this will result in increased cost to them in producing the products they produce and then ultimately to the consumer, because the consumer is always the bottom of the chain and will certainly absorb these costs. I think really it is the small and medium businesses along this route, the businesses to whom we promised that this Commission would not introduce more red tape – would use better regulation and not more regulation – who need to be the centre of this debate. I am not convinced that mandatory labelling will protect the consumer. As I said, this is not a food safety issue, it is a consumer information issue, but also it is about the price to the consumer. That needs to be the centre of our deliberations tonight.

 
  
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  Marc Tarabella (S&D). - Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, 90 % des citoyens trouvent important que soit mentionnée l'origine des viandes utilisées comme ingrédient et cela a été dit à plusieurs reprises. Les consommateurs doivent être informés.

La Commission utilise l'argument d'une augmentation importante des prix en cas d'obligation de mentionner l'origine des viandes. Ce n'est évidemment pas la vérité, c'est l'argument de l'industrie agroalimentaire, qui ne veut rien changer.

En vérité, pour les entreprises qui ont mentionné volontairement l'indication de l'origine, le surcoût a été évalué à 0,67 %, c'est-à-dire quelques cents. Ce qui coûte, c'est le nombre d'intermédiaires, dont beaucoup sont inutiles. Cela coûterait beaucoup moins cher aux consommateurs s'il y avait moins d'intermédiaires dans la filière et si un prix plus décent pouvait être payé aux producteurs.

La Commission doit écouter les organisations de consommateurs et le Parlement européen doit écouter les deux bouts de la chaîne: les producteurs, qui souffrent, et les consommateurs, qui sont en demande.

Monsieur le Commissaire, vous êtes sur le grill; nous attendons de votre part des actes législatifs. Un peu de courage, s'il vous plaît.

 
  
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  Νότης Μαριάς (ECR). - Κύριε Πρόεδρε, το ζήτημα της ασφάλειας των τροφίμων είναι καθοριστικής σημασίας για την υγεία των καταναλωτών. Γι’ αυτό είναι αναγκαία η ετικετοποίηση. Ήδη είναι γνωστά αρκετά διατροφικά σκάνδαλα στην Ευρωπαϊκή Ένωση, τα οποία δημιούργησαν έλλειμμα εμπιστοσύνης στη λειτουργία της ενιαίας εσωτερικής αγοράς. Είναι πλέον σαφές ότι πρέπει να υπάρχει πλήρης ενημέρωση των καταναλωτών, ιδίως δε της χώρας προέλευσης για κρέας σε επεξεργασμένα τρόφιμα.

Βεβαίως, η ενίσχυση της ποιότητας οδηγεί σε αύξηση των τιμών των τροφίμων, όχι όμως στο ύψος που προσδιορίζουν αυθαίρετα οι βιομηχανίες. Πρέπει όμως να γνωρίζουμε πραγματικά τι τρώμε. Γιατί δεν θέλουμε να τρώμε μεταλλαγμένα τρόφιμα. Δεν θέλουμε να καταναλώνουμε κρέας κλωνοποιημένων ζώων. Δεν θέλουμε ανάμειξη βόειου κρέατος με κρέας αλόγου. Γι’ αυτό προέχει η ενημέρωση του καταναλωτή· γιατί θέλουμε ασφαλή και ποιοτικά τρόφιμα.

Η ιχνηλασιμότητα λοιπόν είναι καθοριστική για την εύρυθμη λειτουργία της ίδιας της οικονομίας. Γι’ αυτό και οι καταναλωτές προτιμούν τοπικά προϊόντα.

 
  
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  Marijana Petir (PPE). - Gospodine predsjedniče, ovisno o državi članici i načinu uređenja unutarnjeg tržišta prehrambenih proizvoda, kao i povjerenja kupaca prema onome što svakodnevno nalaze na policama svojih dućana, razlikuju se mišljenja potrošača kada je posrijedi označavanje podrijetla mesa koje se koristi kao sastojak u hrani.

Za razliku od nekih država članica, u Hrvatskoj smo imali vrlo negativna iskustva sa smrznutim mesom koje stiže iz uvoza na naše tržište starim i po nekoliko godina tako da ovom prilikom pozdravljam nedavno stupanje na snagu nove uredbe o informiranju potrošača o hrani.

Kada je riječ o prerađenim proizvodima koji sadrže meso, ponekad me strah i pomisliti što sve dolazi na naše tanjure, pa i iz nekih članica Europske unije. Podržavam označavanje zemlje podrijetla mesa koje se koristi kao sastojak u hrani.

Osobno smatram da je potrebno potrošačima podastrijeti potpunu informaciju o hrani koju kupuju. Moj je stav da označavanje mesa treba sadržavati i podatak o mjestu i datumu klanja životinje, kako bi potrošači imali punu informaciju o svakom od ključnih događaja u ciklusu životinje, poput mjesta i vremena rođenja, uzgoja i klanja životinje.

Dakle, zalažem se sa sljedivost sastojaka u lancu prehrane čime bi se smanjio prostor za nepoštenu trgovačku praksu, ali i evidentna izigravanja zakona.

 
  
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  Tibor Szanyi (S&D). - Gyakorlatilag ennek a vitának a mai összefoglalója alighanem az, hogy a fogyasztók igenis akarják, hogy tisztába kerüljenek azzal, hogy honnan származnak a különböző húskészítmények. És akik itt ennek ellent igyekeztek mondani, számukra mondom, minden húsfeldolgozó – már amennyiben föl kell tüntetni az alapanyag eredetét – százszor meg fogja gondolni, hogy mit fog a termékébe beletenni. És ez az, ami segíti az európai polgárok élelmiszer-biztonságát. És nem pedig az, hogy továbbra is csukott szemmel kell, hogy megegyék a különböző termékeket. Én azt hiszem, hogy jóindulatú a kezdeményezés, fogunk találni normális megoldást úgy, hogy azért abba ne rokkanjon bele az élelmiszeripar se, viszont mindannyian boldogok legyünk tőle.

 
  
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  Ruža Tomašić (ECR). - Gospodine predsjedniče, reguliranje bilo koje industrije vrlo je delikatno i zahtjeva poseban oprez. Zakonodavac nažalost, prečesto uvodi nova pravila pod pritiskom interesnih skupina, dok ja držim da je naš zadatak pronaći balans između industrije i potrošača kako bi krajnji kupac bio maksimalno informiran i zaštićen, a industrijska proizvodnja ostala održiva i profitabilna.

Posljednji skandal s konjskim mesom razgolitio je manjkavost dosadašnjih propisa i usmjerio pozornost javnosti na mesnu industriju. Iako držim da ne trebamo pretjerivati s regulativom i na taj način poskupljivati proizvodnju i nanositi štetu industriji, smatram da bi obnavljanje povjerenja potrošača u mesnu industriju koristilo i proizvođačima mesa. Zato izražavam nadu da će svi budući prijedlozi maksimalno zaštiti europskog potrošača, ali i sačuvati industriju od prekomjernih dodatnih troškova.

 
  
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  Giulia Moi (EFDD). - Signor Presidente, onorevoli colleghi, decidere di rendere obbligatoria l'etichettatura della carne trasformata nei diversi alimenti che consumiamo quotidianamente rappresenta un traguardo importante per garantire migliore tracciabilità, evitare frodi alimentari con gravi conseguenze sui cittadini e aiutare le imprese alimentari a scegliere dei fornitori e dei prodotti migliori.

L'unico rammarico è di non avere inserito un richiamo alla tracciabilità anche di quelle carni che derivano da animali clonati e che entrano nei nostri territori da paesi terzi. Non abbiamo nessuna certezza sugli effetti prodotti e tantomeno sulla loro provenienza. Auspichiamo che la Commissione tenga conto di questo aspetto e faccia chiarezza sull'intera catena alimentare.

I cittadini europei devono avere il diritto di sapere e la libertà di scegliere. L'Europa ha non solo la responsabilità ma soprattutto il dovere di informare i suoi cittadini sulla provenienza di quello che hanno nel piatto.

 
  
 

(Koniec uwag z sali)

 
  
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  Jyrki Katainen, Vice-President of the Commission. - Mr President, thank you for a very deep, fine and fruitful debate. We have taken note of your views and I will pass these on to my colleague Vytenis Andriukaitis, who will be in charge of this particular issue. I would also like to underline that the estimated increase of 15% - 20% and up to 50% referred to the additional operating costs for the industry and not to the final product price. It is very difficult to estimate what kind of impact this would have on the final product cost. This depends firstly on the animal species concerned, secondly on the specific product concerns, on the applicable modalities, and fourthly on the specific operational situation of the operation concerned.

The French study cannot be compared to the Commission report because it only concerns beef, and second only in France, and third only voluntary schemes. It focuses on price increases whereas the Commission report focused on increases in operating costs. The Commission report also examined the willingness of the consumer to pay for information on origin, and this was found to be very weak. This aspect has not been assessed in other consumer surveys. As I said, I will take all the speeches here today to my colleague Vytenis Andriukaitis.

 
  
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  Przewodniczący. - Otrzymałem jeden projekt rezolucji złożony zgodnie z art. 128 ust. 1 Regulaminu.

Zamykam debatę.

Głosowanie odbędzie się w środę 11 lutego 2015 r.

Oświadczenia pisemne (art. 162)

 
  
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  Ivo Belet (PPE), schriftelijk. Verplichte oorsprongsetikettering op producten waar vlees in verwerkt is, is echt geen goede maatregel. Het helpt niet bij het bestrijden van fraude. Bij het recente paardenvleesschandaal werd paardenvlees gebruikt in plaats van rundvlees, dit is regelrechte fraude en oorsprongsetikettering zou hieraan niets veranderd hebben. Bovendien is in Europa de controle op voedsel al zeer goed geregeld. Al het vlees is traceerbaar van de veevoederleverancier tot in de winkel. We moeten nog meer inzetten op fraudebestrijding, niet op bijkomende wetgeving. Producenten die vrijwillig de oorsprong van het vlees op hun producten willen vermelden, zijn uiteraard vrij om dit te doen, maar we zijn geen voorstander van een verplichting. Voor vleesverwerkende bedrijven zou deze maatregel een bijkomende administratieve last zijn, en extra kosten met zich brengen, die onvermijdelijk aan de consument zullen worden doorberekend.

 
  
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  Alain Cadec (PPE), par écrit. L'indication obligatoire du pays d'origine de la viande utilisée dans les aliments transformés est primordiale pour la protection des consommateurs et la lutte contre la fraude alimentaire. Nous devons tirer les leçons du scandale de la viande de cheval. L’Union européenne doit imposer un étiquetage rigoureux de la viande afin d’améliorer la traçabilité des aliments transformés. Nous constatons que le consommateur est de plus en plus soucieux de connaître exactement le contenu et l'origine de ce qu'il mange. Il est de notre devoir en tant que législateur de répondre à cette demande tout à fait légitime.

 
  
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  Nicola Caputo (S&D), per iscritto. La proposta di risoluzione di cui stiamo discutendo, rafforzando il principio dell'obbligatorietà dell'indicazione di origine delle carni, potrebbe contribuire a riconquistare la fiducia dei consumatori europei e allo stesso tempo ribadire la forte sensibilità di questo Parlamento verso la salute del consumatore e il corretto funzionamento della catena alimentare.

Ritengo che questa risoluzione abbia il grande merito di dare una risposta concreta a quel 90% di cittadini europei che, secondo un recente rapporto della Commissione europea, ritiene importante l'indicazione di origine della carne sull'etichetta dei prodotti trasformati e che chiede una maggiore trasparenza su tutta la catena alimentare al fine di riuscire a compiere scelte più informate. Con questa risoluzione il Parlamento ha la possibilità di dare un segnale forte alla Commissione europea, spingendola a mettere in cantiere un'iniziativa legislativa sull'etichettatura delle carni trasformate, che dovrà mirare a trovare un equilibrio tra trasparenza e competitività, assicurando una scelta consapevole ai consumatori.

 
  
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  Viorica Dăncilă (S&D), în scris. Primul obiectiv al etichetării alimentelor este de a furniza informații coerente și transparente, astfel încât consumatorul să facă o alegere în cunoștința de cauză. Multe companii europene răspund acestei așteptări prin furnizarea de informații privind originea produsului, ca o practică voluntară. Abordarea unei „masuri care se potrivește tuturor”, impunând etichetarea obligatorie a originii cărnii utilizate ca ingredient în alimentele procesate ar avea consecințe negative severe asupra fabricanților de alimente, fermierilor, comercianților cu amănuntul și a consumatorilor, ar crea probleme semnificative în lanțul de aprovizionare, ducând la posibile întreruperi și ineficiențe majore, cu potențial de creștere a prețurilor la consumator și a risipei de alimente. Toate acestea ar putea avea ca rezultat un lanț alimentar european mai puțin competitiv. În ceea ce privește consumatorul, trebuie să se identifice o măsură echilibrată care să asigure informarea acestuia, dar fără creșteri semnificative ale prețurilor produselor din carne și fără creșterea poverii administrative atât pentru autorități, cât și pentru operatorii din sectorul agro-industrial, care se confruntă deja cu dificultăți financiare datorate crizei economice.

 
  
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  Michel Dantin (PPE), par écrit. La commission "Environnement" du Parlement européen a adopté le 21 janvier dernier une proposition de résolution relative à l’étiquetage du pays d’origine de la viande utilisée dans les aliments transformés. Nous serons cette semaine appelés à nous prononcer à nouveau sur cette résolution, par laquelle nous demandons à la Commission européenne de faire preuve d'une plus grande vigilance sur l'étiquetage des plats transformés. La résolution invite la Commission européenne à présenter au Parlement européen une nouvelle proposition législative pour ce faire. La règlementation actuelle prévoit un étiquetage obligatoire pour la viande, mais les dispositions relatives aux plats transformés ne sont pour le moment pas mises en application. Cette situation n'est pas satisfaisante, et un nouvel élan est nécessaire. Bien que je pose la question de la capacité des États membres à assurer l'efficacité des contrôles sur toute la chaine de production, ce qui nécessite des ressources financières et humaines non négligeables, je souhaite soutenir cette démarche de clarification du cadre législatif et je compte donc voter en faveur de cette résolution en l'état.

 
  
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  Norbert Erdős (PPE), írásban. Az Európai Parlament Környezetvédelmi Bizottsága egy olyan politikai állásfoglalást kíván elfogadtatni a Parlamenttel, amely a feldolgozott élelmiszerekben található hús származási országának vagy eredete helyének kötelező megjelölését előíró jogszabály meghozatalát követelné az Európai Bizottságtól. Ez a kérés súlyos gazdasági és belső piaci aggályokat vet fel. A Bizottság hatástanulmánya kimutatja bár, hogy a fogyasztók 90 %-a érdeklődik a hústermékek származási országa iránt, ezek 80 %-a azonban nem támogatná a hús származási országának a megjelölését, amennyiben ez az élelmiszerek fogyasztói árának az emelését eredményezné. A kötelező jelölés bevezetése esetén a húsipari feldolgozók költségei jelentősen, 30 %-kal növekednének. A feldolgozók az összes többletköltséget (a Bizottság szerint e költségek 90 %-át) a fogyasztókra hárítanák át, a hatástanulmány ezért 6-9 % fogyasztói áremelkedéssel számol.

Ezért nem szabad bevezetni a hústermékekre a származási ország szerinti jelölést. A szóban forgó termékek többségét tipikusan a szegényebb emberek vásárolják, akik egy jelentős áremelkedést követően már nem tudnák megvenni ezeket a termékeket. Ki kell emelnem végül, hogy a tavalyi "lóhúsbotrány" néven elhíresült élelmiszer-csalást nem lehetett megakadályozni annak ellenére, hogy a marhahúsok tekintetében a 2000-es szivacsos agyvelőbántalom (BSE) okozta válság óta kötelező a származás feltüntetése. Ezért kérem a Bizottságot, hogy az EP álláspontjától függetlenül tartózkodjon a származási ország vagy eredet helye kötelező megjelölésének a bevezetésétől.

 
  
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  Elżbieta Katarzyna Łukacijewska (PPE), na piśmie. Każda unijna regulacja, która podnosi koszty produktu, a tym samym koszty ponoszone przez konsumentów, i nakłada obowiązki administracyjne na MŚP, rodzi sprzeciw oraz zwiększa niechęć do UE – dlatego przy podejmowaniu decyzji powinniśmy kierować się przede wszystkim zdrowym rozsądkiem. Uważam, że podczas prac nad kształtem przepisów w zakresie oznaczania kraju pochodzenia mięsa powinniśmy zwrócić szczególną uwagę na dwie sprawy.

Bez wątpienia na pierwszym planie powinna się znajdować kwestia bezpieczeństwa żywności, tak aby klient miał pewność, że zakupiony produkt spełnia wszystkie normy, a jego spożycie nie będzie niosło za sobą żadnych negatywnych skutków zdrowotnych. Niezależnie od tego, skąd pochodzić będzie użyte do produkcji mięso, bezpieczeństwo żywności powinno być traktowane priorytetowo.

Druga kwestia dotyczy przeprowadzonych badań, z których wynika, iż głównym kryterium, na podstawie którego konsumenci dokonują zakupów, są warunki cenowe towarów. W tym przypadku powinniśmy skupić się na rozwiązaniach, dzięki którym oferowane do sprzedaży produkty mieścić się będą w akceptowalnym przez konsumentów przedziale cenowym, zwłaszcza iż znaczna część dochodów gospodarstw przeznaczana jest na zaspokajanie bieżących potrzeb w zakresie utrzymania i zakupu żywności. Zastanówmy się więc, czy sumaryczny rachunek wprowadzenia wymogu oznaczania żywności nie jest wyższy niż korzyści, które możemy uzyskać, i czy nie będzie się on sprzeciwiać zasadom rynku wewnętrznego i postawom pro konsumenckim.

 
  
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  Sirpa Pietikäinen (PPE), kirjallinen. Euroopan parlamentti päätyi keskiviikkona vaatimaan komissiolta esitystä, jossa lihan alkuperämaa merkittäisiin lihajalosteisiin kuten makkaroihin ja eineksiin. Tällä hetkellä EU-lainsäädäntö edellyttää, että naudanlihan alkuperämaa tulee merkitä syntymä-, kasvatus- ja teurastuspaikan osalta. Keväällä voimaan tulee asetus, jossa merkintä ulotetaan myös muista eläimistä saatuihin lihoihin. Lihajalosteet ovat toistaiseksi merkintävaatimuksen ulkopuolella. Elintarvikkeiden alkuperän jäljitettävyys lisää avoimuutta ja siten parantaa kuluttajien luottamusta tuotteisiin ja lisää myös mahdollisuuksia valvoa tuotteiden laatua ja eläinten hyvinvointia. Hevosenlihaskandaalit eivät saa enää toistua. Alkuperämaa on myös yksi tärkeimmistä tiedoista, jonka kuluttajat haluavat tietää ostamastaan lihatuotteesta.

 
  
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  Olga Sehnalová (S&D), písemně. 90 % evropských spotřebitelů chce znát původ složek masa ve zpracovaných potravinách. Údaj vychází z vyjádření řady spotřebitelských organizací, ale také z průzkumu zpracovaného Komisí. Původ masa obecně má pro spotřebitele v EU prvořadý význam. Někteří výrobci proto přistoupili k označování původu masa na dobrovolné bázi, další naopak tyto informace spotřebitelům neposkytují s odůvodněním, že by označovaní původu masa ve zpracovaných potravinách mohlo vést ke zvýšení cen koncového výrobku o 15–50 %. Průzkumy spotřebitelských organizací naopak vyčíslily odhadované průměrné zvýšení cen v řádech jednotek centů. Domnívám se, že zvýšení transparentnosti informací a jejich srozumitelnost může přispět k obnovení důvěry evropských spotřebitelů v potraviny na evropském trhu. Zároveň je však důležité dbát na to, aby se zvyšování informací na obalech potravin negativně neprojevilo do dostupnosti těchto výrobků. Jelikož se údaje o možném dopadu na výslednou cenu výrobků diametrálně liší, disponuje Komise přesnou analýzou nákladů v případě povinného zavedení označování původu masa ve zpracovaných výrobcích?

 
  
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  Csaba Sógor (PPE), in writing. Origin labelling provides consumers with the possibility to make informed choices about the food they wish to purchase and consume. Consumers’ interest in the origin of their food has grown over the years, meat products being no exception, as most studies show that the origin of meat is usually in the top five aspects influencing purchase options. Origin labelling for foodstuffs with meat as an ingredient would answer concerns related to food quality, food safety, and animal welfare, but also economic and environmental concerns. Considering that, compared to the EU/Non-EU labelling option only specific country of origin labelling could provide meaningful information, it is only in the latter case that introducing new labelling measures would make sense. Nevertheless, considering the anticipated costs associated with such measures, maybe the Commission should explore the possibility of limiting the scope of application of such a labelling measure so as to ensure that consumers have enough information, but at the same time producers would not have to bear an excessive burden.

 
  
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  Michaela Šojdrová (PPE), písemně. Vnímám jako svoji povinnost, aby Evropská unie právními předpisy garantovala kvalitu a nezávadnost potravin. Pokud bych si myslela, že povinným uvedením původu složek masa u zpracovaných potravin zvýšíme jejich kvalitu, pro návrh usnesení bych jistě hlasovala. A to i tehdy, kdyby to znamenalo vyšší cenu. Já si to však nemyslím. Kdo z nás zde může dnes tvrdit, že maso z jednoho či jiného státu zaručuje kvalitu? Takto by si to nikdo z nás jistě nedovolil říct. Důvody pro označování původu masa v masných výrobcích, které zde dnes zazněly, jakými jsou možnost výběru, znalost původu, sledování celého výrobně-distribučního řetězce, to všechno jsou legitimní zájmy a důvody, které mohou znamenat větší komfort pro spotřebitele. Neměly by být ale důvodem, abychom každého výrobce zatížili novou povinností. Jak sami víte, již dnes řada výrobců tohoto zájmu u spotřebitelů využívá a nabízí označování původu masných komponentů jako nadstandard u svých výrobků. Každý spotřebitel si tedy již dnes může vybrat výrobce, který mu tento nadstandard nabídne. V rámci konkurenční výhody jich bude jistě přibývat. Svoji povinnost však vidím v zajištění a prosazování kvality pro každého spotřebitele a ta s místem původu přímou souvislost nemá.

 
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