9. Przyjęcie poprawki dauhańskiej do Protokołu z Kioto do Ramowej konwencji Narodów Zjednoczonych w sprawie zmian klimatu - Porozumienie UE-Islandia dotyczące uczestnictwa Islandii w drugim okresie rozliczeniowym Protokołu z Kioto (debata)
– the recommendation from the Committee on the Environment, Public Health and Food Safety on the draft Council decision on the conclusion, on behalf of the European Union, of the Doha Amendment to the Kyoto Protocol to the United Nations Framework Convention on Climate Change and the joint fulfilment of commitments thereunder (10400/2014 – C8-0029/2015 – 2013/0376(NLE)) (Rapporteur: Elisabetta Gardini) (A8-0167/2015), and
– the recommendation from the Committee on the Environment, Public Health and Food Safety on the draft Council decision on the conclusion, on behalf of the European Union, of the Agreement between the European Union and its Member States, on the one part, and Iceland, on the other part, concerning Iceland’s participation in the joint fulfilment of commitments of the European Union, its Member States and Iceland for the second commitment period of the Kyoto Protocol to the United Nations Framework Convention on Climate Change (10883/2014 – C8-0088/2015 – 2014/0151(NLE)) (Rapporteur: Giovanni La Via) (A8—0166/2015).
Elisabetta Gardini,relatrice.– Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo che voteremo domani costituisce la base per la conclusione dell'emendamento di Doha da parte dell'Unione europea e stabilisce le condizioni per l'adempimento congiunto degli impegni da parte dell'Unione europea, dei suoi Stati membri e dell'Islanda, punto che sarà poi trattato in dettaglio dal mio collega, Giovanni La Via. Il testo definisce, come sapete, gli obblighi del secondo impegno di Kyoto, il cosiddetto emendamento di Doha, dal 2013 al 2020 e soprattutto impone agli Stati membri di adottare le misure necessarie per portare a termine i processi nazionali di ratifica entro il terzo trimestre del 2015.
Sebbene il progetto di decisione del Consiglio concernente la conclusione dell'emendamento di Doha del protocollo di Kyoto e l'adempimento congiunto dei relativi impegni costituisca sicuramente un passo positivo, bisogna tuttavia sottolineare che sono soprattutto i paesi dell'Unione europea a partecipare al secondo periodo di impegno, mentre alcuni dei paesi più inquinanti non vi prendono purtroppo parte.
In questo contesto, credo che sia opportuno che l'Unione utilizzi tutti i possibili strumenti politici, diplomatici ed economici disponibili affinché a Parigi, a fine anno, si pervenga a un accordo internazionale, quanto più globale possibile, anche al fine di interrompere questa lunga tradizione, che vede l'Unione europea, molto spesso sola, ad assumerne tutti gli impegni in materia di clima.
In questo senso l'incontro del G7 della scorsa settimana segna, sebbene con luci ed ombre, alcuni importanti punti verso questo obiettivo. In particolare, vorrei ricordare il taglio delle emissioni dei gas serra fra il 40 il 70 % nel 2050 rispetto ai livelli del 2010 e l'impegno a contenere l'aumento delle temperature globali in 2 centigradi, sembrano punti importanti, altri ce ne sono di importanti. Così come durante l'incontro del G7 è apparsa la volontà, soprattutto su spinta tedesca, di procedere a una progressiva eliminazione dell'uso dei combustibili fossili come petrolio, gas, carbone, nel corso di questo secolo.
La cancelliera Merkel l'ha chiamata la decarbonizzazione dell'economia globale. Ecco, tuttavia mi sembra un progetto in pratica di difficile realizzazione. Noi sappiamo che diversi paesi europei hanno invece in controtendenza incrementato l'uso dei combustibili fossili ad alto impatto ambientale, tra cui in particolare la lignite. Per cui, se questo è lo scenario in sede europea, con luci e ombre, troviamo dall'altro lato dell'oceano Obama che sembra dare dei segnali che vanno anch'essi nella direzione di un contrasto efficace al global warming, almeno negli intenti perché come sappiamo, la politica di Obama nelle parole anche delle ultime settimane di alcuni illustri commentatori politici, la politica di Obama appunto, sembra avere il punto debole proprio sull'ambiente e allora io credo che, così come ha concluso il comunicato del G7, la sfida potrà essere superata solo con una risposta globale. Per cui, se anche i paesi del G7 eliminassero da domani tutte le emissioni di ossido di carbonio, il problema del cambiamento climatico non sarebbe risolto. Ecco i paesi emergenti devono dare anche loro il proprio contributo: abbandonare la retorica della responsabilità differenziata tra paesi ricchi e paesi emergenti. In questo contesto, il protocollo di Kyoto 2 che impone alle parti di comunicare, adesso non ho il tempo per citare tutto, è un passo importante nella giusta direzione e mi auguro davvero che il vertice di Parigi potrà essere finalmente quella giornata in cui potremo plaudire un accordo globale vincolante a cui tutti daremo il nostro contributo con l'Europa, caro commissario sempre fortemente alla testa di questo processo come leader globale.
Giovanni La Via,relatore.– Signora Presidente, signor Commissario Cañete, onorevoli colleghi, la relazione che ci accingiamo a trattare riguarda la firma, da parte dell'Unione europea, di un accordo tra la stessa Unione e i suoi Stati membri da una parte, e l'Islanda dall'altra parte, relativo alla partecipazione dell'Islanda all'adempimento congiunto degli impegni dell'Unione europea e dei suoi Stati membri per il secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Non ripeto quanto detto alla collega Gardini, ricostruendo la storia del protocollo di Kyoto e degli impegni, ma ricordo che in occasione della ventesima conferenza delle parti del dicembre 2014 a Lima, l'appello realizzato incoraggiava tutte le 192 parti e il protocollo di Kyoto a ratificare l'emendamento. Al 14 maggio 2015, quest'emendamento era stato ratificato da 31 paesi. Ma affinché entri in vigore, è necessario che venga ad essere ratificato da altre 144 parti. Nello specifico, vorrei sottolineare che l'Islanda e già una parte dell'allegato 1° al Protocollo di Kyoto e ha conseguito il suo obiettivo individuale per il primo periodo di impegno, durante il quale doveva limitare a meno del 10% in media l'aumento delle emissioni.
Alla fine, nel corso di tale periodo, le emissioni di Islanda sono diminuite nella media. Nel 2009 l'Islanda ha espresso l'intenzione di adempiere i suoi impegni in un secondo periodo di impegno congiuntamente all'Unione europea e ai suoi Stati membri. L'Islanda, inoltre, partecipa al sistema dell'Unione europea per lo scambio di quote di emissioni, il cosiddetto ETS, e al regolamento dell'Unione europea sul meccanismo di monitoraggio MMR per i gas a effetto serra. Quindi ha intrapreso appieno questo percorso, così come stanno facendo gli altri 28 Stati membri dell'Unione europea. L'Islanda è quindi interessata all'adempimento congiunto con l'Unione europea e i suoi Stati membri, a prescindere dalla sua adesione o meno all'Unione.
In conclusione, ritengo che questo accordo rappresenterà un forte segnale, che evidenzierà gli sforzi europei coordinati per la lotta al cambiamento climatico a livello internazionale, soprattutto in vista della prossima COP 21 di Parigi.
L'Unione europea, come si è già detto, ha una posizione leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico e sostiene da sempre una politica ambiziosa in materia di clima. Siamo leader sul piano internazionale e lo siamo sul piano politico, guidiamo la lotta al cambiamento climatico e dobbiamo farlo con maggior più impegno e ancor più impegno in vista di Parigi, intensificando gli sforzi per un accordo, che sia ambizioso, completo e giuridicamente vincolante. In questo quadro complessivo di impegni, l'Islanda ha sinora fatto la sua parte, sta proseguendo nel percorso congiuntamente con gli altri 28 Stati dell'Unione europea e per tale motivo credo che sia opportuno, in questo contesto, invitare tutti i colleghi a sostenere questa ratifica, che sostiene la nostra azione europea in materia di cambiamenti climatici e potrà contribuire anche con il piccolo contributo islandese all'attuale dibattito internazionale sulla riduzione delle emissioni a livello globale.
Invito pertanto tutti i colleghi a sostenere la ratifica di questo accordo, che segna un ulteriore piccolo passo verso accordi ancora più ambiziosi che speriamo di raggiungere alla fine dell'anno a Parigi.
Miguel Arias Cañete,Member of the Commission.– Madam President, let me start by welcoming today’s debate. First of all, I would like to thank the rapporteurs, Ms Gardini and Mr La Via, for their work on the recommendations on the draft Council decision on the conclusion of the Doha Amendment to the Kyoto Protocol and the Agreement between the European Union, its Member States and Iceland concerning Iceland’s participation in the joint fulfilment of commitments. The same also applies, of course, to the shadow rapporteurs for the file.
I welcome the suggestions in the recommendations to give consent for the conclusion of the Doha Amendment to the Kyoto Protocol and to the joint fulfilment agreement with Iceland. Ratification will give an important signal to the international community that we stand by our commitments. This is especially significant this year in the run-up to the United Nations Conference on Climate Change, to be held in Paris in December this year.
The second phase of the Kyoto Protocol serves as a bridge towards a post-2020 global climate change agreement. In this context, the European Union and its Member States, acting jointly – together with Iceland – have committed to reducing their emissions during the period 2013-2020 to 20% below their levels of 1990 or other chosen base years. We are already implementing and, as a result of robust policies, are on track to meet the target.
The Commission welcomes the texts transmitted by the Council to the Parliament for consent. The draft ratification decision enables the European Union, as a Party to the Kyoto Protocol, to formally ratify the Doha Amendment. It also sets out the terms according to which the European Union, its Member States and Iceland, will fulfil their emissions reduction commitments jointly.
The draft ratification decision is consistent with the 2009 Climate and Energy Package and does not change any national targets set in the climate and energy package, nor does it change the emissions cap of the European Union Emissions Trading System. However, the ratification has gained significant value in the international climate change negotiations and is a demonstration of our continued commitment to the UNFCCC process.
Iceland participates in the joint fulfilment on the same basis as the Member States. To ensure that Iceland and the Member States are treated alike, the emission level for Iceland was determined in a way that is consistent both with the Doha Amendment and with Union legislation, including the 2009 Climate and Energy Package and the principles and criteria on which objectives in that legislation are based.
Finally, I would like to invite you to support the texts in front of you. Ratification of the Doha Amendment will show that, as the world prepares for the adoption of a new global climate agreement, the European Union stands by its commitments. It will also provide an example of cooperation between ambitious partners.
Peter Liese, im Namen der PPE-Fraktion.– Frau Präsidentin, Herr Kommissar, liebe Kolleginnen und Kollegen! Ich möchte beide Berichterstatter, Elisabetta Gardini und Giovanni La Via, beglückwünschen und ihnen für ihre Arbeit danken. Die EVP wird beide Berichte selbstverständlich unterstützen. Es ist ein wichtiges Signal für die Konferenz in Paris, dass wir das jetzt auch zum Abschluss bringen.
Ich möchte mich auch bei den G7-Teilnehmern bedanken, die am Wochenende doch sehr weitreichende Beschlüsse zum Klimaschutz gefasst haben, und sie beglückwünschen. Ich glaube, es ist wichtig, dass wir ein langfristiges Dekarbonisierungsziel brauchen, und ich bitte den Kommissar, Miguel Arias Caňete, das jetzt auch in die europäische Debatte für das Mandat für Paris einzubringen. Im Moment scheint es natürlich schwierig, ganz auf fossile Brennstoffe zu verzichten. Aber es geht ja um einen sehr langfristigen Prozess, und es gibt Beispiele, wie das, wenn man das gut angeht, auch heute schon wirtschaftlich vernünftig funktionieren kann.
Der Kommissar kennt ein Projekt auf den Kanarischen Inseln, das wir mit einigen Abgeordneten besucht haben und das wir nächste Woche im Parlament vorstellen werden. Dort gelingt es heute schon, zumindest einen Teil des Areals zu 100 % mit erneuerbaren Energien und einer Kombination aus Effizienz zu versorgen. Deswegen muss das zumindest unser Ziel sein – auch wenn das nicht so einfach ist. Wir brauchen – das ist ganz wichtig – in Paris ein dynamisches Abkommen. Man muss realistisch sein: Wir werden nicht im Dezember dieses Jahres ein Abkommen haben, das das Klimaproblem löst, sondern wir müssen nachverhandeln, weiter verhandeln und immer wieder weitere Schritte tun. Das sollte jetzt auch schon so gut es geht festgeschrieben werden.
Wir müssen den Klimaschutz ernst nehmen, und ich möchte zum Schluss einen sehr konservativen amerikanischen Senator zitieren, John Warner, der einmal ein Klimaschutzgesetz in den USA eingebracht hat, das zu dem Zeitpunkt noch keine Mehrheit hatte. John Warner wurde gefragt, warum er sich denn als Konservativer für den Klimaschutz einsetzt, und seine Antwort war: science and grandchildren. Die Wissenschaft sagt uns, dass wir handeln müssen, weil sonst unsere Enkelkinder in große Schwierigkeiten geraten. Das sollten wir uns gemeinsam zu Herzen nehmen.
Miriam Dalli, f'isem il-grupp S&D.– Tajjeb li nitilqu mill-premessa li kien hawn min jaħseb li t-tibdil fil-klima hija sempliċi kwistjoni li se ssolvi ruħha waħedha mingħajr aħna ma nagħmlu l-isforz min-naħa tagħna. Però dak li qed naraw jiġri madwarna llum jixhed għal kollox xi ħaġa totalment differenti.
U ejja nkunu ċari, ma nistgħux noqogħdu naħsbuha għax m'aħniex f'sitwazzjoni fejn l-għażliet individwali taċ-ċittadini waħedhom se jagħmlu xi differenza. Neħtieġu azzjoni deċiżiva mill-gvernijiet u anki mill-industriji tal-pajjiżi kollha. U din hija problema universali, problema ta' kulħadd u jekk mhux se niġbdu ħabel wieħed, se jbati kulħadd.
Fil-fatt fi ftit żmien, it-tibdil fil-klima jista' jkun anki fattur maġġuri li jwassal biex persuni jiċċaqalqu minn kontinent għall-ieħor. L-agħar milquta huma l-pajjiżi ż-żgħar li għadhom qegħdin jiżviluppaw, jikkontribwixxu ftit li xejn emissjonijiet imma sfortunatament qegħdin iġorru piż kbir ħafna.
Il-partijiet kollha, inkluż l-Istati Membri għandhom jirratifikaw it-tieni committment period tal-Protokoll ta' Kyoto u f'Diċembru l-Unjoni Ewropea għandha tkun minn ta' quddiem nett fin-negozjati ta' Pariġi biex jintlaħaq ftehim internazzjonali li verament jagħmel differenza. U hawnhekk l-appell tiegħi lilek Kummissarju għaliex inti se tkun qiegħed tmexxi wkoll f'dawn in-negozjati, imma ejja nkunu ċari wkoll għaliex il-mexxejja tal-Istati Membri għandhom opportunità li jkunu kuraġġużi u jindirizzaw, issa, illum qabel għada, din l-isfida ambjentali.
Ian Duncan, on behalf of the ECR Group.– Madam President, I would like to thank Ms Gardini and Mr La Via. Unfortunately our translation failed but it sound very poetic in Italian, Mr La Via, so I was quite impressed with that.
37 out of 192 states have ratified Kyoto. That is only a small step; we have got to be doing much more. Talking of the notion of steps, I was sharing a platform recently with Christiana Figueres, the UN climate change negotiator, and she, quite presciently, said: ‘You do not win a marathon by taking only one step’. I can think of no better way of stating the obvious, which is that we have many more steps to take – but because a distance is far does not mean we should not be pushing as hard as we possibly can.
Right now, the Scottish Government have announced that they have failed to meet their ambitious climate change targets for the reduction of carbon dioxide. That is unfortunate, but we should in no way condemn them for it. Rather, we should ask them again how much more they can do to push forward. I am reminded again of a quotation which I think is appropriate: ‘When it is obvious that the goals cannot be reached, do not adjust the goals, adjust the steps’ – Confucius.
Gerben-Jan Gerbrandy, on behalf of the ALDE Group.– Madam President, after thanking the two rapporteurs, I would like to broaden the scope of this debate towards the general debate on climate change, and the headlines in today’s newspapers.
In quoting the newspapers I would like to praise Chancellor Merkel for her leadership not only at the G7 but also on the energy transition in Germany. At the G7 in particular, however, I think what she did in the last couple of days showed leadership. We heard extremely strong language coming out of the G7 meeting this week. But these are words, words and more words – and the words are not new, because in 2007 the G7 embraced the target of not exceeding two degrees centigrade, and in 2008, at the Climate Conference in Cancún, the same was done. So words are important, but even more important is how they are interpreted, and the deeds that follow.
Talking about the interpretation of words, let me quote the Canadian Prime Minister, Stephen Harper, speaking after the G7 meeting. He said: ‘We should not fool ourselves: nobody is going to start to shut down their industries.’ I guess that is the whole point. If we want to avoid the closure of industries, we need extremely ambitious policy. We need new technology, we need alternatives for current industries. Only in that way, via very ambitious policy, can we avoid the future closure of our industries.
Turning to the EU and to the Commissioner, it is extremely important that the Commission should come forward with its revision of the emissions trading scheme (ETS) proposal before the summer, because that will be crucial in terms of our own road to Paris.
Kateřina Konečná, za skupinu GUE/NGL.– Dovolte mi poděkovat oběma zpravodajům za, podle mého názoru, skvělou zprávu i panu komisaři za to, že je tu dnes s námi.
Kjótský protokol byl podepsán již v roce 1997, nicméně nikdy nebyl ratifikován největšími znečišťovateli, jakými jsou USA nebo Čína. Ráda bych zde všem mým kolegům připomněla, že poté, co protokol definitivně odmítly ratifikovat Spojené státy, závisel jeho osud na Rusku.
Ano, bylo to právě ono, jak někteří říkáte, strašlivé Rusko, které je tady poslední rok líčeno mnohdy jako samé dno pekla, které boj s klimatickými změnami vůbec umožnilo. Pokud tuto dohodu mohlo podepsat Rusko, nevidím jediný pádný argument, proč by protokol a jeho novelizaci nemohl podepsat náš nejdůležitější obchodní partner, Spojené státy americké.
V roce 2012 v Dauhá smluvní strany protokolu přijaly jeho změnu, kterou se zavádí druhé období závazků v letech 2013 až 2020. Ano, to, že se EU a Island nadále budou podílet na druhém kontrolním období protokolu, pomáhá našemu boji s klimatickými změnami, ale tento krok je zcela zanedbatelný, když nemůžeme zajistit účast největších znečišťovatelů, jako jsou Čína, Indie nebo právě Spojené státy, jejichž podíl na emisích činil jen v původním protokolu cca 36 %.
Je třeba říci nahlas a jasně: aktuální emise z EU a Islandu nejsou problémem, ze strany EU se jedná o pouhé gesto. Bez největších znečišťovatelů EU nic sama nezmůže. To je důvod, proč musíme naléhat na tyto země v průběhu nadcházející pařížské konference o změně klimatu, aby se k nám připojily.
Bas Eickhout, on behalf of the Verts/ALE Group.– Madam President, I would like to thank the Commissioner and the two rapporteurs, Mr La Via and Ms Gardini, for their work. To be honest, I think that these votes will not be the tightest we will see tomorrow. There is another issue on the agenda, so I would like to broaden the scope a bit, not only because of what we have seen at the G7 but also because, as we speak, there are negotiations ongoing in Bonn.
What is striking is that everyone is brilliant with words. We are all willing to have global decarbonisation at the end of the century. We are reducing our emissions by 2050 – with a total shift in our energy system. So it all sounds great, and indeed we have to thank Chancellor Merkel for getting some of those words in, but at the same time we know that climate change will not stop because of words. It will stop only because of action, and I have some questions in that regard – mainly to the Commissioner, because I foresee some problems, including with the Commission’s input.
For example, at this moment in Bonn, India is asking whether the EU wants to step up its ambition level before 2020, which is one of the negotiation tracks. The EU can do that very easily, for example by elimination of the huge surplus of allowances. But the EU is refusing to do it, and that is, of course, greatly annoying to India, which will be an important country in Paris. So what is the EU going to do to help a country like India? Because another issue where India is having a problem is the global phase-out of hydrofluorocarbons (HFCs).
Is the EU going to propose, as part of the Montreal Protocol, a global phase-out there, or are we only going for words? That is something else I would like to know from the Commission.
On the question of the transformation of the energy sector, I do not see why the Commission is, at the same time, going to North Africa and doing a lot of deals on gas – giving us a huge lock-in to gas – whereas we are talking about decarbonisation for the longer term.
So, stop this gas lobby too! I would like to hear some comments on that.
Marco Affronte, a nome del gruppo EFDD.– Signora Presidente, onorevoli colleghi, la ratifica dell'emendamento di Doha e l'accordo fra Unione europea e Islanda per proseguire insieme nella continuazione del protocollo di Kyoto incontrano un consenso generale e sono quasi una formalità che esplicheremo col voto di domani, senza nulla togliere ai due relatori che hanno fatto un ottimo lavoro.
Non c'è dubbio che tutta l'attenzione adesso, sia ovviamente su Parigi e sulla conferenza delle parti del prossimo dicembre. C'è una forte e giustificata aspettativa, la sensazione è unanime: o si esce con un accordo forte, deciso e ampiamente condiviso o la conferenza stessa verrà considerata un fallimento.
Da Kyoto a oggi di strada ne è stata percorsa tanta. Ma siamo molto, molto lontani dall'obiettivo. Sono cambiate le strategie e sono cambiate le parole, che non parlano più di scenari futuri, ma di fenomeni in corso: non più solo riduzione delle emissioni, ma anche mitigazione, adattamento, resilienza, trasformazione.
Le dichiarazioni uscite dal G7, con l'impegno di mantenere l'aumento della temperatura globale entro il limite dei 2 gradi, sono importanti ma non bastano. È evidente che serve una svolta nelle negoziazioni e negli accordi. Serve un impegno forte e vincolante di tutti gli Stati e ci serve subito perché non abbiamo altro tempo.
Sylvie Goddyn (NI).– Madame la Présidente, nous sommes tous d'accord sur le fait que nous devons changer nos modes de vie pour protéger l'environnement, mais une fois de plus, les pays de l'Union européenne sont les bons élèves qui se sacrifient. Car c'est bien de cela dont il s'agit: un sacrifice pour un enjeu qui nous dépasse et que nous ne pouvons pas relever seuls.
Chaque euro qui n'est pas investi dans notre économie industrielle pour produire ici ce dont nous avons besoin est un euro qui finance la mondialisation, la pollution et, par conséquent, la production de CO2. Pourtant, nos standards de production sont du plus haut niveau. Alors cessons d'amputer nos entreprises et nos PME de leurs moyens de production et d'innovation.
Les États-Unis ont récemment déposé leur contribution pour la COP21. Ils disent vouloir réduire de 26 % leur empreinte carbone, mais un Américain polluera toujours cinq fois plus qu'un français, par exemple. Alors, est-ce vraiment crédible et acceptable? Comment pouvons-nous encore négocier un traité de libre-échange avec les États-Unis et, en même temps, prétendre vouloir réduire la pollution? Tout est mis en œuvre dans la plus totale schizophrénie, sans vision globale et sans perception réelle des enjeux.
Ces textes qui nous sont proposés vont, une fois de plus, aboutir à un effort disproportionné des Européens dans un combat qui n'est pas que le leur.
Tout donne l'impression que l'objectif ultime n'est pas de sauver le climat et la planète, mais bien de désarmer complètement les économies européennes. Pour relever ce défi du climat, il faut donc changer de paradigme, changer de modèle et remettre en question les sacro-saintes règles de l'OMC.
En conclusion, autorisons le protectionnisme intelligent et écologique qui permet de préserver nos économies locales, nos emplois et le climat.
Krišjānis Kariņš (PPE).– Priekšsēdētājas kundze, komisāri, kolēģi! Mēs visi labi zinām, ka, ja mums ir jāvelk ļoti smaga nasta, mēs to iekraujam ratos, mēs liekam zirgu ratiem priekšā, lai zirgs varētu nastu vilkt. Ja mēs liekam ratus zirgam priekšā, nekas neiet uz priekšu. Tagad padomājam mirkli! Mēs visi zinām, ka, lai samazinātu draudus, kas nāk no globālās sasilšanas, mums ir jāsamazina CO2 izmeši. Tur mēs esam vienisprātis. Jautājums ir tikai — kā mums to vispareizāk un vislabāk darīt.
Ja mēs skatāmies uz pasauli kopumā, 2007. gadā toreiz vēl G8 aplēsa, ka līdz 2050. gadam būtu jāsamazina CO2 izmeši par 50 % — līdz pusei —, bet tagad no visām pasaules emisijām Eiropas Savienība ir apmēram desmitā daļa — aptuveni 10–12 %, ne vairāk —, kas nozīmē, ka, pat ja Eiropā mēs noreducējam līdz nullei, ja mums vairs nav emisiju, mēs vēl arvien nesasniegsim šo 50 % mērķi.
Tātad mums nevajag likt ratus zirgam priekšā. Mums vajag panākt to, ka lielās ekonomikas, kam ir daudz izmešu, — tās ir Amerikas Savienotās Valstis, tā ir Ķīna —
pēdīgi paraksta šādus protokolus un sāk arī samazināt savus izmešus, jo, ja Eiropā mēs uzņemsim visu to nastu uz saviem pleciem, mēs ne tikai nepanāksim kopējos mērķus, jo mums to emisiju nav tik daudz, mēs turpināsim gremdēt Eiropas ekonomiku pasaules konkurences apstākļos. Neliksim zirgu aiz ratiem, liksim zirgu ratiem priekšā!
Paldies par uzmanību!
Jo Leinen (S&D).– Frau Präsidentin, Herr Kommissar! Spannt die EU den Karren vor das Pferd, wie der Kollege gerade sagte? Ich bin der Meinung, dass wir auch Elemente haben müssen, die die Richtung zeigen. Europa hat die Verantwortung, beim Klimaschutz die Richtung zu zeigen. Deshalb es ist richtig, dass wir ehrgeizig sind, dass wir vorangehen. Denn wie man auf dem G7-Gipfel gesehen hat, ist das eine Politik für die ganze Welt. Das wird nicht Halt machen bei Europa, auch nicht bei Amerika. Ich weiß als Vorsitzender der China-Delegation, wie ehrgeizig China für den nächsten Fünfjahresplan ist und welch gewaltige Investitionen in Technologien, in Produkte, in Dienstleistungen es für den Klimaschutz tätigen wird.
Also: Machen wir uns nichts vor! Wir sind nicht alleine, wir stehen im weltweiten Wettbewerb um die besten Ideen, auch um die besten Produkte. Darum geht es!
Der G7-Gipfel hat doch ein starkes Signal ausgesendet. Dekarbonisierung ist das Leitwort der nächsten Jahre und Jahrzehnte. Die Frage ist nur an die Kommission: Sind wir so gut, wie wir immer tun? Wir brauchen auch in der EU ein carbon divestment. Wir müssen gucken, wo wir noch selber tief in den fossilen Energien drinstecken.
Eine Frage, Herr Kommissar: Haben wir denn für 2050 schon wirklich eine Strategie, um die Klimagase um bis zu 95 % zu reduzieren? Die dritte Glaubwürdigkeitsfrage wäre: Was tun wir, um die 100 Milliarden Dollar für den Klimaschutz in den Entwicklungsländern bereitzustellen? Es sind also noch viele Fragen offen auf dem Weg nach Paris.
Julie Girling (ECR).– Madam President, I would also like to say thank you to our two rapporteurs. I am happy to vote in favour of their position on both files. I would like to say that in my group we believe that it is possible to be ambitious and pragmatic in our approach to greenhouse gas emissions. I do not agree that words are cheap. Words, like those expressed at the G7, are important. They set the scene and they should not be belittled or set to one side. We all saw recently the US Senate voting against the general scientific advice, grudgingly accepting that climate change existed but denying any anthropogenic connection, and indeed those of us who went on the environment trip to Washington saw that at first hand.
So these discussions on the road to Paris are important. It is important that we set the scene and the tone, and I would like to give my thanks to Mr Arias Cañete for his role in this, because all the feedback I have been getting has been that he has been playing a very strong role on that international stage. So they are important, but I would like everyone to remember that you do catch more wasps with honey than vinegar. Let us make sure that the EU rhetoric is ambitious, encouraging, but not filled with recrimination and the language of shame and blame. We should truly have a united front and move forward together.
José Inácio Faria (ALDE).– Senhora Presidente, Senhor Comissário, Senhora Representante do Conselho, também eu quero congratular os relatores deste importante documento: Elisabetta Gardini e Giovanni La Via.
Caros colegas, regozijo-me com a ratificação por parte da União Europeia do segundo período do Protocolo de Quioto. Este é um sinal inequívoco, importante perante os nossos parceiros externos, do empenho por parte da União para parar o aquecimento global, aliás já incorporado na sua estratégia para a energia e o clima até 2020.
Temos de continuar a envidar esforços e há muito trabalho a fazer para obter compromissos ambiciosos e vinculativos, ainda este ano, na Conferência de Paris da Convenção-Quadro das Nações Unidas sobre as alterações climáticas, que abranjam os 195 países envolvidos.
Na Europa, estamos a fazer bons progressos no que respeita à redução de emissões de CO2 em certas áreas, como seja os setores industriais, o energético ou o habitacional. Há que prosseguir este trabalho.
Por outro lado, continuamos a ver as emissões de CO2 no setor dos transportes aumentarem em virtude de formas de mobilidade que ainda não alterámos, ou por estarmos presos a interesses setoriais, ou pela existência de barreiras tecnológicas, ou ainda pela necessidade de investimentos avultados para efetuar a transição para um novo paradigma de mobilidade. Não nos esqueçamos, porém, que há também oportunidades de crescimento verde que serão despoletadas por este investimento. Se não formos nós a tirar partido delas, alguém o fará.
No plano internacional, torna-se imperativo tomar decisões e essas só podem ser tomadas ao mais alto nível. O processo negocial não pode ser arrastado indefinidamente e há países para os quais o aquecimento climático representa uma ameaça à sua própria existência. Apelo, por isso, a que sejam reassumidas conversações ao nível ministerial e a nível de chefes de Estado e de Governo, para que possamos chegar a um acordo e ultrapassar um impasse que dura há demasiado tempo.
Lynn Boylan (GUE/NGL).– Madam President, I welcome the EU’s conclusion of the Doha Amendment to the Kyoto Protocol. It signifies an important step for the continued effort in the EU to tackle its emissions output. Nevertheless, as we gear up for the most significant global climate summit in a decade, ambition remains uneven across the Member States.
In my own country, Ireland, the government is currently progressing a climate bill which has no binding targets for lowering carbon emissions – not even the mandatory targets set at EU level. It talks of a low—carbon Ireland, but it does not even define what that means in real terms. It also – worryingly – has no mention of global climate justice. To add insult to injury, the Independent Advisory Council is anything but that and lacks safeguards against short-term political pressure. So Ireland, as with the other EU Member States, must outline a long-term credible vision for a transition to a low-carbon economy. This current whitewash of green policies is not acceptable if serious climate action is to take place.
Julia Reid (EFDD).– Madam President, despite the fact that there has been no evidence of global warming for the past 15 years, the EU is now ratifying a new agreement to approve yet more ambitious targets for the Union and its Member States, when burdensome EU regulations and utopian green goals are already ruining our industries and driving a large number of our companies abroad.
The rapporteur states that, in order to strengthen its role as a world leader, it is important that the EU supports ambitious targets to combat climate change. But few are now following the EU’s stance, as illustrated by Annex B to the Kyoto Protocol. Major polluting countries are abstaining when it comes to committing to the Doha Amendment. The EU is alone in saddling itself with stringent climate commitments, as other countries are not doing so. Major economies have abandoned this obsolete theory – to which some never subscribed – and giving priority to the prosperity of their countries and their people.
Let us be pragmatic. Let us start having a more realistic attitude towards this topic. We need to reinvigorate the declining EU economy with a new competitive approach.
Olaf Stuger (NI).– De G7 heeft besloten om 90 miljard euro uit te trekken om de vermeende opwarming van de aarde tegen te gaan en daarbij doen ze de belofte dat dat niet meer dan 2° zal zijn ten opzichte van 1990. Het getuigt van lef om dit soort harde getallen te noemen. Je kunt je afvragen hoe ze aan deze getallen komen en of dit bedrag en die belofte wel goed gefundeerd zijn. Het gaat hier tenslotte om een onderwerp waar we nu onderhand wel van weten dat fictie en realiteit door elkaar heen lopen.
De vraag is óf de aarde opwarmt, en waardoor dat komt en het is volstrekt onzeker welke maatregelen zouden kunnen helpen. Een nogal wankele basis om 90 miljard euro voor uit te trekken. Als je dan zo stoer bent om harde getallen te noemen, heb dan ook het lef om te zeggen wie dat moet opbrengen. En dat is de belastingbetaler, de hardwerkende middenklasse in Nederland o.a., die zijn energierekening zal zien stijgen. Dat is wel exact te berekenen. Wat niet exact te berekenen is hoeveel van die 90 miljard in de zakken van de bedrijven van Al Gore terecht zal komen.
Dubravka Šuica (PPE).– Gospođo predsjednice, također se želim zahvaliti gospođi Gardini i gospodinu La Viji koji su napravili ovo izvješće i premda djeluje kao da je formalnost potpisivanje ovog sporazuma s Islandom, ipak bih rekla da je to jedan sporazum koji će nam dati poticaj na putu prema Parizu, a ujedno nam daje i priliku da još jedanput ispitamo naša stajališta oko klimatskih promjena.
Nije lako i biti ambiciozan i istovremeno pragmatičan. To smo čuli ovdje, ali isto tako treba biti i ambiciozan i pragmatičan kako bismo sačuvali naše gospodarstvo, našu industriju, a istovremeno kako bismo ovu zemaljsku kuglu ostavili našim nasljednicima na uživanje. Znači, moramo ipak podnijeti neku žrtvu. Čuli smo ovdje primjer Kanara. Kanari su izuzetna zemlja sa specifičnostima i sigurno da je njima jednostavnije bilo koristiti energiju vjetra itd., nego što je to u nekim visokorazvijenim industrijskim zemljama.
Ali istovremeno želim podsjetiti da ovo što smo čuli da se jučer razgovaralo na samitu G7, treba pohvaliti, fosilna goriva odstraniti, to je dugoročan projekt i svakako se trebamo za to zalagati. Ja sam pristalica toga i složiti ću se s onim što je rekao kolega. „Ako ne možemo doseći cilj, nemojmo mijenjati cilj nego promijenimo korak, promijenimo metodu, izumimo nove tehnologije, nađimo alternativna rješenja i idimo prema Parizu 2015. godine.”
Iratxe García Pérez (S&D).– Señora Presidenta, señor Comisario, hay que reconocer que la enmienda de Doha ha sido un buen apósito para mantener vivo el Protocolo de Kioto. Pero la hora de la verdad llama con urgencia a nuestra puerta. No le podemos decir que vuelva dentro de un siglo, tal y como ha hecho el G-7 en los Alpes. Los más industrializados exigen 85 años más. Se ha hablado más del G-7 de lo que probablemente se hablará del encuentro de Bonn de esta semana, donde las 145 Partes siguen enredadas en un laberinto de ochenta páginas, cuando lo que el planeta necesita ante todo es una cifra y una fecha. Seamos prácticos de una vez por todas. El nuevo acuerdo de París no se conseguirá con moratorias de un siglo, ni con farragosos documentos. En París ya no solo se trata de construir un mundo mejor, sino simplemente de mantenerlo vivo, dándole a Kioto un digno heredero.
Jadwiga Wiśniewska (ECR).– Panie Komisarzu! Nigdy nie byłam i nie stanę się zwolenniczką polityki klimatycznej, w której Unia Europejska działa niemal samotnie, a najwięksi emitenci – Stany, Kanada, Japonia – nie narzucają sobie podobnych ograniczeń. Zobowiązania Unii na rok 2020 stały się już jednak niestety dawno faktem przekutym w prawo. Polska należała do krajów, które najbardziej przyczyniły się do ograniczenia emisji w tym czasie, choć niektóre państwa członkowskie znacznie je zwiększyły. Wbrew powszechnej opinii o moim kraju jako głównym trucicielu Europy odpowiadamy dziś jedynie za około 8% całkowitej emisji Unii Europejskiej, a emisje na mieszkańca tylko nieznacznie przewyższają europejską średnią. Wyższe są na przykład w Niemczech, Holandii czy Luksemburgu. Dlatego uważam, że przystąpienie Unii do drugiego okresu rozliczeniowego protokołu z Kioto musi sprawiedliwie odzwierciedlać ciężar, który poszczególne państwa wzięły na siebie ograniczając emisje. Proponowana decyzja Rady idzie w tym kierunku, dlatego może liczyć na nasze umiarkowane wsparcie.
Estefanía Torres Martínez (GUE/NGL).– Señora Presidenta, ¿qué futuro vamos a dejarles a las próximas generaciones si no somos capaces de frenar el cambio climático? ¿Qué planeta quedará mañana si no somos responsables hoy? Sabemos muy bien dónde está el problema. Lo que sucede es que no nos atrevemos a ponerle freno. Es la dependencia brutal que los Estados —y, en consecuencia, la población— tienen de los combustibles fósiles, por culpa, de nuevo y como siempre, de los intereses de grandes corporaciones.
Los combustibles fósiles son armas de doble filo, que terminan por arrasar la salud de nuestra gente y, por supuesto, el medio ambiente. Por eso necesitamos que los Estados miembros adopten un compromiso real para con nuestra tierra, y ahí juega un papel fundamental la Conferencia de París, que debería servir para marcar el rumbo a seguir en el futuro; un futuro que nos haga trascender hacia un modelo energético renovable eficiente, sostenible y, sobre todo, justo.
Una vez más, se trata de voluntad política, de poner las necesidades de la gente y la salud de nuestro planeta por encima de los intereses de los mercados y las grandes compañías. En esta cuestión también hay que ser valientes y decidir de qué lado queremos estar, si del lado del planeta y de la gente, o del lado de las corporaciones que contaminan.
Eleonora Evi (EFDD).– Signora presidente, onorevoli colleghi, ovviamente anche noi siamo d’accordo sull'opportunità e l'importanza di ratificare l'emendamento di Doha al protocollo di Kyoto nell'intento di rimediare parzialmente al fallimento del vertice di Copenaghen del 2009. È importante che si preservino gli obiettivi intermedi di riduzione del 20% entro il 2020 e che lo sforzo dell'UE in tale direzione possa essere condiviso con altre parti contraenti del protocollo che dovessero adottare l'emendamento in discussione.
Rimane però il forte dubbio che, per quanto necessario, questo processo possa risultare vano per due ragioni: la prima, riguarda il rischio che l'emendamento non entri in vigore in tempi utili dal momento che, ad oggi, è stato ratificato da 32 parti contraenti, una cifra che, sebbene con questo voto salirà a 61, è ancora lontana dalle 144 ratifiche necessarie per la sua entrata in vigore; il secondo rischio è che il protocollo finisca per essere adottato solo da quelle parti contraenti, come l'Unione europea e i suoi Stati membri, per le quali il target di riduzione del 20% al 2020 non comporta alcuno sforzo aggiuntivo immediato. Quindi i rischi sono reali e dimostrano l'importanza che a Parigi si concluda un accordo serio, vincolante, ambizioso e globale.
Zoltán Balczó (NI).– A mostani vita tárgya formálisan a kiotói jegyzőkönyv dohai módosításának az elfogadása. Valójában mindenki előretekintve a párizsi klímacsúcsról beszél. A rapportőr is megfogalmazta, hogy az Európai Uniónak igen nagyratörő és realisztikus célokat kell vállalnia. Nos, én úgy ítélem meg, hogy az igen nagyratörő és a realisztikus együtt nem fér össze. Itt büszkék vagyunk arra, hogy az Európai Unió mennyire a klímaküzdelem élén jár. Ez valóban így van. De nem az fog segíteni ezen a globális problémán, ha újabb és újabb nagyratörő célokat vállalunk.
Tudomásul kell venni, hogy az Európai Unió a kibocsátás 10%-áért felelős. Tehát mi a párizsi találkozó tétje? Hogy sikerül-e végre a két legnagyobb szennyezőt, az Egyesült Államokat és Kínát valódi kötelezettségvállalásra kényszeríteni, rábírni, mert eddig csak szavak és szavak vannak. Köszönöm szépen!
Marijana Petir (PPE).– Gospođo predsjednice, ova odluka svjedoči o ispunjenju jednog važnog obećanja i znak je predanosti Europske unije da želi ostati predvodnikom u borbi protiv klimatskih promjena. Ovom odlukom Europska unija svojim primjerom potiče i druge međunarodne partnere na odgovorno ponašanje. Odgovornost za svoje postupke je odlika mudrog upravljanja. Razina odgovornosti vidova djelovanja ima mnogo i one se isprepliću: odgovornost za planet, odgovornost za društvo i odgovornost za svoje gospodarstvo. Europski parlament svojom preporukom pokazuje svoju odgovornost koju ima u europskom društvu pri donošenju ovako važne odluke.
Raduje nas sve što u tome nismo sami i to što se tom cilju svojim ambicijama približavaju i druga svjetska gospodarstva.
Posljedicama koje klimatske promjene imaju na društvo te njihovom intenziviranju svjedočimo svakodnevno. Zahvaljujući medijskoj pokrivenosti našeg planeta koju nam je razvoj civilizacije i tehnike omogućio, možemo pratiti sve češće i ozbiljnije posljedice naših postupaka i postupaka naših predaka. Ponekad te posljedice osjetimo i na vlastitoj koži. One nisu ugodne i vrlo su skupe. Upravo zato razvoj tehnologije i civilizacije mora poslužiti i odgovornijem ponašanju svih, država i regija te pojedinaca. Borba protiv klimatskih promjena je zajednička borba, borba za naš planet i zato ona danas predstavlja prioritet.
Laurenţiu Rebega (S&D).– Aș vrea să fiu clar de la început că nu suntem într-o competiție. E clar că dacă tratăm această dezbatere ca o competiție și vom pierde această competiție, cu toții vom avea de suferit.
Știm cu toții care este principalul obiectiv al Protocolului de la Kyoto, acela de a reduce emisiile de gaze la nivel internațional.
Acesta reprezintă un important pas înainte în lupta pentru încălzirea globală, conținând obiective obligatorii și cuantificate pentru limitarea și reducerea gazelor cu efect de seră.
Ținând cont că angajamentele în domeniul climei ne pot aduce doar beneficii, salut Amendamentul de la Doha care întărește această perioadă de angajament din punct de vedere juridic în temeiul pachetului Uniunii Europene pe climă și energie.
Cred în poziția de lider asumată de către Uniunea Europeană la nivel internațional și sunt convins că procesele naționale de ratificare privind adoptarea Amendamentului de la Doha vor avea loc până la sfârșitul acestui an, dar și că celelalte părți semnatare ale Protocolului vor încerca să facă același lucru.
Așadar, toate autoritățile și actorii implicați trebuie să fie conștienți de acest lucru, indiferent că sunt din nordul, estul sau vestul globului. Și trebuie să mai fim îngrijorați de un lucru: efectul încălzirii care se manifestă într-o zonă a globului va afecta și celelalte zone.
Este datoria noastră, a tuturor, să lăsăm generațiilor viitoare dreptul de a respira un aer curat.
Mark Demesmaeker (ECR).– De tweede verbintenisperiode van het Kyoto-protocol omvat slechts 14% van de wereldwijde uitstoot, wat minder is dan de eerste periode en waarvan de Europese uitstoot ongeveer 11% uitmaakt. 14%, dit percentage legt de vinger precies op de wonde. Een globaal bindend akkoord voor de periode na 2020 is een absolute noodzaak. De signalen die we opvangen van de G7 zijn in dit verband voorzichtig positief. We moeten vermijden dat de belangrijke inspanningen die de EU levert, druppels op een hete plaat zijn. We moeten streven naar een klimaatstrategie die niet enkel in Europa uitstoot vermindert maar die ook mikt op de ontwikkeling van competitieve technologieën die zowel binnen als buiten Europa innovatieve oplossingen bieden voor het klimaatprobleem. We moeten beleidskeuzes maken die efficiënt, duurzaam en effectief zijn. Concreet: een kringloopmodel, waarbij we efficiënter omspringen met onze grondstoffen, materialen en producten recycleren, herstellen en opnieuw gebruiken, komt het klimaat ten goede en zal ons concurrentievermogen ook aanzienlijk verbeteren.
(De spreker stemt ermee ineen"blauwe kaart"-vraag te beantwoorden (artikel 162, lid 8, van het Reglement).)
Jonathan Arnott (EFDD), blue-card question.– I want to ask about short-termism and arbitrary targets. There is a danger, is there not, that new technology is often introduced before the research has been done to be able to make that technology competitive. Do you agree with me that there is a danger that we might end up bringing in the wrong types of renewables by putting the cart before the horse in that way?
Mark Demesmaeker (ECR), "blauwe kaart"-antwoord.– Ik ben niet zeker dat ik uw vraag heel goed begrepen heb. Ik vind in ieder geval dat onderzoek en ontwikkeling heel belangrijk zijn en dat beleidskeuzes inzake klimaatbeleid effectief en efficiënt kunnen zijn wanneer ze gebaseerd zijn op efficiënt onderzoek en ontwikkeling. Daar ben ik van overtuigd.
Anne-Marie Mineur (GUE/NGL).– Het schijnt dat kikkers helemaal niet in een bak met warm water blijven zitten wanneer die steeds een graadje opwarmt. Ze springen eruit en ze redden hun vege lijf. Gelukkig maar, dat is heel verstandig. Wij zijn dommer dan die kikkers. Want wij blijven wel in die bak met warm water zitten. Steeds komt er een graadje bij. Steeds wordt het gevaar voor ons eigen leven en dat van onze planeet een beetje groter. De eerste klimaatvluchtelingen zijn al gesignaleerd. En toch blijven we maar treuzelen. Er moet nog altijd vergaderd worden. Er zijn nog wat lobbygroepen waar we nodig mee moeten praten. Er is nog een wetenschappelijk rapport van een verdoolde ziel waar we nodig op moeten wachten.
U kent misschien het prachtige kunstwerk van de Spaanse kunstenaar Isaac Cordal, genaamd “Politicians Discussing Global Warming”. We zien zo'n 30 politici die tot aan hun schouders in het water staan, pratend, pratend, pratend. Wij kunnen ons die luxe niet veroorloven. We wachten al twee jaar en er kan niet meer gewacht worden. We moeten uit die bak en aan de slag. Laten we het goede voorbeeld geven, laten we een aanloop nemen naar de klimaatconferentie in Parijs en het Doharapport vandaag nog ratificeren.
Roger Helmer (EFDD).– Madam President, we have wasted vast amounts of money on expensive and intermittent renewables. We have forced up the price of energy and undermined our industrial competitiveness. We have driven jobs and investment offshore. We have created what our colleague Antonio Tajani has described as an industrial massacre in Europe. And why have we done this? To tackle global warming. But, colleagues, there has been no global warming for nearly 20 years. Here are the official satellite data from remote-sensing systems. No child in school today has actually experienced global warming.
We are bankrupting Europe for a theory that was speculative to start with and is looking increasingly implausible. Future generations will look back on our catastrophic collective climate paranoia and compare it with witch-burning in the 16th century, or with the Dutch tulip mania in the 17th. Colleagues, it is time to wake up, face the facts and cut our losses.
Massimo Paolucci (S&D).– Signora Presidente, onorevoli colleghi, le notizie arrivate ieri a conclusione del vertice G7 circa l'impegno dei capi di Stato e di governo, a contenere l'aumento della temperatura mondiale entro il limite di due gradi rispetto ai livelli preindustriali danno al nostro dibattito di questo pomeriggio una valenza particolare. La ratifica dell'emendamento di Doha al protocollo di Kyoto, che nel merito non presenta alcun problema politico, ci consente di tornare a parlare della conferenza di Parigi con le Nazioni Unite sul cambiamento climatico.
Abbiamo bisogno che l'accordo – da raggiungere a fine anno per evitare che la temperatura mondiale aumenti di oltre 2 gradi centigradi rispetto al livello preindustriale – sia globale e vincolante e l'impegno del G7 ci può far ben sperare che ciò avvenga. Tuttavia, l'obiettivo potrà essere raggiunto soltanto se anche i paesi cosiddetti emergenti e in via di sviluppo accetteranno un percorso mondiale vincolante di riduzione delle missioni.
Perciò abbiamo salutato con cauto ottimismo, poiché bilaterale non vincolante, l'accordo siglato alcuni mesi fa dagli Stati Uniti e dalla Cina. Oggi sulla strada di un positivo coinvolgimento dei paesi emergenti e in via di sviluppo, si pone un altro elemento la riconferma da parte dei G7 dell'impegno preso a Copenaghen nel 2009 per costituire un Fondo mondiale per il clima di cento miliardi di dollari. Ci sono le condizioni, signor Presidente, gentile Commissario, perché a Parigi si passi dalle parole ai fatti.
Simona Bonafè (S&D).– Signora Presidente, onorevoli colleghi, molti colleghi hanno già ricordato come, in vista della COP di Parigi, l'approvazione di questo emendamento al protocollo di Kyoto sia un buon segnale dell'impegno per la lotta ai cambiamenti climatici, peraltro la decisione assunta ieri dal G7, ci consente di affrontare la nostra discussione con un cauto ottimismo.
C'è stato ieri un chiaro riconoscimento, l'hanno già detto, dell'obiettivo vincolante del contenimento della temperatura globale e la conferma del fondo per le iniziative nei paesi più poveri, ma non basta. Voglio approfittare di questa sede, non solo per evidenziare l'importanza di raggiungere a Parigi un accordo globale vincolante, fondamentale per la sostenibilità del nostro pianeta, tema su cui siamo già tutti convinti, ma per ribadire anch'io quanto ancor più importante sia agire ora per coinvolgere le economie emergenti più inquinanti ad aderire a questo accordo.
Ecco perché, signor Commissario resta centrale nei prossimi mesi l'azione diplomatica che riusciremo a mettere in campo, anche, me lo faccia dire, per fugare i dubbi di chi chiedendo maggior pragmatismo alla fine vuol mantenere lo status quo. Senza un accordo, però, con tutti i principali attori internazionali, potremmo forse essere i primi della classe, come Europa, ma sono d'accordo con chi dice che i nostri sforzi non varranno nulla e anzi rischieranno di diventare un ulteriore elemento di distorsione del mercato globale, di cui io credo non ci sia più bisogno.
Tibor Szanyi (S&D).– Ennek a mostani témánknak a java azért mégiscsak az Izlanddal való megegyezésről szól, és erről jutott eszembe, hogy nem csak Izland, hanem más európai országok is vannak abban a helyzetben, hogy igazodniuk kell valahova. Szívük szerint értelemszerűen az Európai Unióhoz igazodnak. Viszont nekünk meg felelősségünk van irántuk, ami azt jelenti, hogy főleg a transzatlanti vonatkozásban folytatott tárgyalások, a TTIP-tárgyalások során bizony az ő érdekeikre is tekintettel kell lenni.
Én azt gondolom, hogy ezt vegye komolyan az Európai Unió, tekintettel arra, hogy nincs hova hátrálnunk, tehát nem lehet mindent a hatékonyság, a kereskedelem, az ipar szempontjai alá rendelni, és én úgy gondolom, hogy igenis ránk fér az a maximális védelem, amit a Bizottság tud biztosítani a transzatlanti tárgyalások végigvitele során. Köszönöm szépen a figyelmet!
Catch-the-eye procedure
Seán Kelly (PPE).– Madam President, I think the chasm we are in can be summarised by two quotations from Members here this afternoon. Firstly, from the Left, Madam Dalli said: ‘this is everybody’s problem’. Then, from the Right, Mr Duncan pointed out that 37 of the 192 states have ratified Kyoto; that is 20%. So there is a global problem and only 20% facing up to it. Obviously the problem is going to get worse.
So for that reason, Europe has to take a very firm line in Paris to show that we are willing to go and meet our commitments. But this is conditional on others doing the same. Otherwise, as my colleague Mr Kariņš pointed out, we are not going to make any difference. Our emissions are 11% of global emissions, so either we are all in this together, or we will all fall together. Hopefully we can get an agreement, because if it is not global it is not worth doing.
Nicola Caputo (S&D).– Signora Presidente, onorevoli colleghi, con il voto di domani il Parlamento europeo darà il via libera al prolungamento dell'impegno del protocollo di Kyoto fino al 2020 che porterà a una riduzione del 20% della CO2 entro quell'anno. L'Unione europea ha la possibilità di mettere in evidenza ancora una volta gli importanti sforzi che sta profondendo nell'affrontare i cambiamenti climatici, affermando la sua leadership a livello internazionale, in previsione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici prevista a Parigi nel prossimo autunno.
Il 2015 è un anno cruciale per dare rinnovata linfa alla lotta ai cambiamenti climatici e anche dal vertice G7 appena conclusosi in Germania è emerso infatti un chiaro riconoscimento sull'obiettivo di accelerare sul fronte clima. L'accordo raggiunto dai capi di Stato, per contenere l'aumento della temperatura globale entro 2 gradi è sicuramente un segnale importante che rappresenta un buon risultato in previsione dell'accordo di Parigi.
Dobbiamo però mantenere ben salda la consapevolezza che il surriscaldamento globale è un'emergenza e che, nonostante il cammino tracciato sia corretto, sono necessarie velocità, ambizione ed azioni specifiche che portino a una eliminazione graduale dei combustibili fossili.
Νότης Μαριάς (ECR).– Κυρία Πρόεδρε, το θέμα της κλιματικής αλλαγής είναι ιδιαίτερα σημαντικό, διότι αποτελεί απειλή για τις ανθρώπινες κοινωνίες, χτυπά κυρίως τους πιο φτωχούς συνανθρώπους μας, δημιουργεί νέες μεταναστευτικές ροές, μειώνει τους υδάτινους πόρους και καταστρέφει τη χλωρίδα στον πλανήτη.
Η σύναψη της τροποποίησης της Ντόχα στο Πρωτόκολλο του Κιότο και η συμμετοχή της Ισλανδίας στη δεύτερη περίοδο δέσμευσης του πρωτοκόλλου του Κιότο είναι σημαντικές, διότι στέλνουν ένα ισχυρό πολιτικό μήνυμα στη διεθνή κοινότητα ως προς την ευρωπαϊκή αντιμετώπιση του προβλήματος της κλιματικής αλλαγής.
Θα πρέπει επίσης, όμως, να λάβουν μέρος και άλλες χώρες του πλανήτη, οι οποίες έχουν ιστορική και σημαντική ευθύνη διότι έχουν υψηλά ποσοστά εκπομπών. Άλλωστε οι χώρες που συμμετέχουν στη δεύτερη περίοδο ανάληψης υποχρεώσεων 2013 - 2010 είναι ευρωπαϊκές χώρες, ενώ σημαντικές ρυπαίνουσες χώρες απέχουν.
Προσβλέπουμε σε σημαντικές αποφάσεις στη διάσκεψη του ΟΗΕ που θα γίνει τον Δεκέμβριο στο Παρίσι, καθώς οι αποφάσεις που έλαβαν οι G7 χθες για το ζήτημα του κλίματος είναι απογοητευτικές
Ivan Jakovčić (ALDE).– Gospođo predsjedavajuća, raduje me izvještaj naše kolegice i našeg kolege, raduje me i ova rasprava, jer koliko god postoje različiti tonovi, ona je ipak vrlo jasna.
Želimo da Europa ostane lider u pogledu borbe protiv klimatskih promjena i ne mogu se oteti dojmu da smo na neki način gotovo pomalo usamljeni na ovoj planeti i da nam treba zaista jako savezništvo upravo s onima s kojima sutra pregovaramo oko TTIP-a ili s onima u Aziji s kojima trgujemo na najrazličitije moguće načine.
Ja mislim da Europa mora donijeti u Pariz svoje ambicije, ali te ambicije mora staviti na stol i našim partnerima, u očekivanju samo da ti partneri shvate da je ova planeta zajednička. Nije samo europska, nego je svih nas koji živimo na ovoj planeti i svi smo odgovorni za njenu budućnost.
Krzysztof Hetman (PPE).– Pani Przewodnicząca! Na wstępie chciałbym wyraźnie zaznaczyć, że przedłużenie obowiązywania protokołu z Kioto uważam za ważny krok na rzecz walki o lepszy klimat naszej planety. Podzielam jednak obawy sprawozdawczyni, że wysiłek ograniczenia emisji podejmują głównie kraje europejskie, zaś kraje najbardziej zanieczyszczające nie wydają się równie zdeterminowane. W marcu ustalone zostało stanowisko Unii na zbliżający się szczyt klimatyczny w Paryżu. Stanowisko niezwykle ambitne, mówiące o jeszcze większej redukcji gazów po 2020 roku. Jestem zdania, iż od zakładania wyśrubowanych wiążących celów, na które decydujemy się tylko w gronie 28 państw, lepsze jest realistyczne szerokie porozumienie międzynarodowe oparte na zasadzie dobrowolności. Jednocześnie za oczywistą uważam potrzebę zróżnicowania zobowiązań poszczególnych krajów, gdyż kraje najbiedniejsze nie są w stanie wypełnić tak ambitnych norm. Sądzę, że czas najwyższy, aby także główne kraje zanieczyszczające podjęły większy wysiłek i podpisały wspólne porozumienie międzynarodowe.
Doru-Claudian Frunzulică (S&D).– Madam President, under the Doha agreement we commit to limit our average annual greenhouse gas emissions in the years 2013-2020 to 80% of our 1990 emissions. I am completely in favour of the ratification of the Doha Amendment to the Kyoto Protocol as it will send a strong international signal about the efforts and the leadership of the EU and its Member States in addressing climate change. I believe we need to increase political momentum towards a strong Paris agreement, and this is why I believe that all the other parties to the Kyoto Protocol should rapidly advance their ratification process. We should call on all these countries to ratify as soon as possible, because this is of tremendous importance to ensure the necessary global response to climate change. A signed agreement will keep us united on the right track, sharing a vision of a climate-safe world with sustainable growth for all.
Csaba Sógor (PPE).– Madam President, although the conclusion of the Doha Amendment would not bring any change in terms of Member States’ CO2 reductions and commitments, it would nevertheless give a clear signal, before the Paris climate change summit, about Europe’s ability to face its responsibilities as a polluter and its commitment to be at the forefront of the fight against climate change.
However, as the report rightly points out, we must use all possible political, diplomatic and economic tools at our disposal to take on board the still uncommitted major polluters in the new international agreement in Paris this year. In this sense, yesterday’s breakthrough agreement from the G7 summit is an encouraging development. We should do our utmost to use it in the creation of a global climate change action plan that is economically efficient and politically bold and farsighted.
(End of catch-the-eye procedure)
Miguel Arias Cañete,miembro de la Comisión.– Señora Presidenta, yo quiero reiterar el agradecimiento a los ponentes y ponentes alternativos que han intervenido en esta materia. Y, como dije en mi primera intervención, la decisión del Parlamento de aprobar esta enmienda y el proceso de Islandia enviará una importante señal a la comunidad internacional de que la Unión Europea sigue apoyando firmemente el proceso de negociación de un nuevo acuerdo internacional en materia de cambio climático, bajo el auspicio de Naciones Unidas, y de que mantenemos nuestros compromisos, lo cual es especialmente significativo este año, antes de la COP 21 de París.
Muchas de sus Señorías, en el marco de este debate, se han referido a los acuerdos del G-7, y permítanme que haga una valoración. La Comisión aplaude los compromisos fundamentales del G-7 de tomar las medidas necesarias para que el calentamiento global no supere los 2 °C con respecto a los niveles preindustriales. Pero, de manera más concreta, la declaración del G-7 incluye también un objetivo a medio plazo de reducción en la parte alta de la recomendación del Grupo Intergubernamental de Expertos sobre el Cambio Climático, de entre un 40 y un 70 %, y un objetivo a largo plazo de reducción de las emisiones en 100 % para el año 2100.
Como todos ustedes saben, el objetivo para 2050 es una meta que la Unión Europea quiere ver incorporada en el acuerdo de París, porque este objetivo a medio plazo nos permitirá valorar si los esfuerzos colectivos son suficientes para evitar el incremento de la temperatura del mundo en 2 °C y para revisar periódicamente el nivel de nuestras ambiciones. Por tanto, esta decisión, recogida en el comunicado conjunto final, es un paso importante de cara a la Cumbre del Clima de diciembre en París. Además, es positivo que todos los países del G-7, excepto Japón, ya han presentado sus compromisos nacionales de adaptación y mitigación, los llamados «INDC», aunque Japón anunció ayer que están en la fase final de consultas internas, así que esperamos que su INDC se apruebe en las próximas semanas.
Recordemos que los países que ratificaron en su día Kioto, los 28 de la Unión Europea más Austria, Noruega, Suiza, Islandia, Liechtenstein y Nueva Zelanda suponían el 14 % de las emisiones. En este momento han presentado compromisos de adaptación y mitigación 37 países, que suponen el 30 % de las emisiones globales, lo cual da idea de que estamos en el camino hacia que la totalidad de las Partes de la Convención puedan presentar compromisos de mitigación y que estos cubran el 100 % de las emisiones. Es verdad que de momento solo lo han ratificado los 28 países de la Unión Europea más Suiza, México, Rusia, Liechtenstein, Andorra, Canadá, Marruecos, Noruega y los Estados Unidos, pero ya estamos en un nivel de emisiones del 30 %. Además, el G-7 reiteró el carácter vinculante del acuerdo y se mostró decidido a apoyar financieramente el Fondo Verde para el Clima y a poner en marcha otros mecanismos de ayuda a los países más vulnerables.
Si a ello se une que se acordó hacer posible a lo largo de este siglo una economía mundial en la que no se utilicen fuentes energéticas fósiles y que se fomente antes de 2050 la producción de energías limpias, la valoración global de los acuerdos del G-7 es francamente positiva y sitúa a la Unión Europea en una posición muy positiva de cara a la negociación, máxime si, cuando lleguemos a París ya habremos presentado —o muy próximamente lo presentaremos— nuestro nuevo sistema de ETS, el sistema europeo de derechos de emisión. Hay quien quiere que lo presentemos inmediatamente, estamos trabajando en ello en este momento, pero en todo caso la Unión Europea llegará a París con un nuevo sistema de derechos de emisión en el cual tenemos que abordar todos los temas que afectan a este régimen y en el que no podemos improvisar haciendo modificaciones singulares, sino que tenemos que configurar un sistema que sea positivo, que tenga un mercado de carbono que funcione y que, a su vez, prevenga los llamados problemas del carbonleakage o deslocalización de nuestras industrias, que ha preocupado también a muchas de sus Señorías.
En definitiva, nos parece que allanar el camino a la ratificación del proceso de Kioto es muy positivo, sobre todo como señal para negociar este acuerdo ambicioso, vinculante en la COP 21 en París, en el que en este momento seguimos trabajando. Hemos trabajado para que el G-7, todos los países, presentaran sus INDC; ahora estamos trabajando para que todos los países del G-20 también los presenten lo antes posible, y lo deseable será que, cuando lleguemos a París, un gran número de países hayan presentado compromisos de mitigación y de adaptación que configuren un esquema mucho más ambicioso que en el pasado.
Elisabetta Gardini,relatrice.– Signor Presidente, onorevoli colleghi, io devo dire che questo dibattito che si sta svolgendo oggi mi fa veramente essere positiva. Io mi occupo del cambiamento climatico dalla conferenza di Copenaghen e devo dire che trovo davvero che siamo riusciti a trasformare negli anni, un dibattito che era ambizioso – e punto – in quel dibattito che tutti si auspicava, e che è stato più volte ricordato oggi, in un dibattito, ambizioso e pragmatico. Io credo che questa sia stata una conquista non facile.
Abbiamo detto che domani non sarà difficile votare. Abbiamo però ricordato tutti come è complessa e articolata la situazione nella quale ci stiamo muovendo. Ci auguriamo tutti che, dopo che il Parlamento ha lavorato rapidamente, anche gli Stati membri arrivino alla ratifica veloce e assolutamente prima della conferenza di Parigi. Abbiamo ricordato – l'ha ricordato anche il Commissario – che riguarda solo il 14 per cento delle emissioni globali, e sappiamo tutti che fino ad oggi, non siamo riusciti ad arrivare a quell'accordo vincolante perché sono in campo i paesi con situazioni estremamente diverse ed è difficile trovare una strategia unica di azione contro il cambiamento climatico, partendo da esigenze di crescita, di sviluppo, così distanti, da storie istituzionali e sociali, così diverse.
Però è altrettanto vero che il clima è cambiato intorno a questa tematica. Oggi c'è un approccio molto più concreto e pragmatico. Tutti riconosciamo che l'accordo deve essere vincolante e globale. Tutti riconosciamo che l'Europa da sola non farebbe nulla, non riuscirebbe a cambiare quella situazione che invece è necessario modificare. E allora io, che sono stata veramente molto scettica negli anni precedenti, devo dire che mi unisco a chi è convinto oggi che la possibilità per cui Parigi si trasformi in una nuova Copenaghen, cioè nell'ennesimo conclamato insuccesso, questa volta è abbastanza lontana e quindi sono positiva, buon lavoro a tutti.
Giovanni La Via,relatore.– Signor Presidente, signor commissario, onorevoli colleghi grazie per l'interessante dibattito che abbiamo avuto quest'oggi in Aula. È chiaro dal dibattito che domani non dovrebbero esserci problemi in quest'Aula per il voto, sia per la ratifica e l'emendamento, sia per la ratifica e la partecipazione anche dell'Islanda a questo emendamento di Doha. Così come avevamo richiesto con forza nell'ambito dell'appello di Lima, il percorso di adozione dell'emendamento e di ratifica da parte di tutti i membri della COP progressivamente procede e domani facciamo un altro piccolo passo nella direzione giusta.
Però dall'altro lato, il dibattito è stato un dibattito interessante perché ha riguardato tutto il tema delle politiche del cambiamento climatico. Ci ha fatto vedere come a queste politiche progressivamente credono tutti e sempre di più. Solo un piccolo intervento forse stonato di chi non riconosce l'esistenza del cambiamento climatico, ma in linea di massima tutti stiamo marciando nella stessa direzione e lo facciamo con convinzione. È necessario però che per Parigi e in vista di Parigi, la diplomazia ambientale faccia il suo corso e che ci siano sempre più impegni vincolanti da parte di tutti i paesi della COP, perché si possa così procedere verso un accordo vincolante, ma sicuramente un accordo globale.
Sottolineo infine con piacere quanto detto in conclusione al Commissario Cañete, che ha parlato della possibilità di presentarsi a Parigi, anche con una nuova proposta del sistema ETS di emissione della CO2. Questo è un passo importante, perché significherebbe dare evidenza all'esterno che l'Europa non solo si limita a quelle che sono le scelte che vengono fatte a livello di conferenza delle parti, ma va avanti e si dota di sistemi nuovi in direzione positiva e quindi accolgo con piacere che il Commissario ci farà presentare alla Conferenza di Parigi, con la proposta del sistema ETS nuova che valuteremo in questo Parlamento.
President. – The debate is closed.
The vote will take place on Wednesday, 10 June 2015 at 12.00.
Written statements (Rule 162)
Viorica Dăncilă (S&D), în scris.– Consider că Uniunea Europeană trebuie să continue să aibă o abordare majoră în temeiul Protocolului de la Kyoto și, în acest sens, susțin adoptarea Amendamentului de la Doha care prevede angajamente de reducere a emisiilor GES în perioada 2013-2020, la 80 % din emisiile din anul de referință, obligatorii din punct de vedere juridic.
Având în vedere că România este prima țară europeană care a semnat Protocolul de la Kyoto, prin care și-a asumat angajamentul său de a sprijini lupta împotriva schimbărilor climatice prin reducerea emisiilor de gaze cu efect de seră, cred, la fel ca și raportoarea, că adoptarea oficială a acestui Amendament se numără printre obiectivele prioritare ale Uniunii Europene, contribuind în mod fundamental la eforturile globale de abordare a schimbărilor climatice.
João Ferreira (GUE/NGL), por escrito.– O Protocolo de Quioto da Convenção-Quadro das Nações Unidas sobre as Alterações Climáticas foi assinado em 1997, estabelecendo um objetivo vinculativo de redução das emissões de gases com efeito de estufa a nível internacional. Sabemos, porém, que Quioto não foi ratificado por todos os principais poluidores a nível mundial. Em particular, não foi ratificado pelos EUA – o maior poluidor mundial (em termos absolutos e em termos per capita) durante décadas. Em 2012, perante o fim do período de vigência de Quioto – e na ausência de um acordo global e eficaz capaz de o substituir –, decidiu-se prolongar o Protocolo de Quioto, prolongando com ele todas as suas fragilidades, incluindo os perversos mecanismos de flexibilidade. A UE propôs uma redução das suas emissões em 20% (face a 1990) para o segundo período de compromisso de Quioto. Pese embora a frequente propaganda sobre o papel de “liderança” da UE no combate às alterações climáticas, este valor ficou abaixo do recomendado pelo Painel das Nações Unidas para as Alterações Climáticas – uma redução não inferior a 25% até 2020. Mas, acima de tudo, o maior problema é que continua a prevalecer na UE uma abordagem mercantil à problemática das alterações climáticas, ineficaz e perversa, de que o mercado do carbono é exemplo paradigmático.
András Gyürk (PPE), írásban.– Közeledve a párizsi klímacsúcshoz, fontos, hogy értékeljük az eddigi erőfeszítéseket, szándékokat. A leadott hozzájárulási szándéknyilatkozatok a világ energiához kapcsolható szén-dioxid-kibocsátásának 34 százalékát fedik le. Sajnos, ez a 34 százalék még mindig nem elég magas szám. Amennyiben nem sikerül még több országot meggyőzni az egyezmény támogatásáról, akkor nem mondható eredményesnek a konferencia. A kibocsátások nagyságrendjét tekintve Kína és India kötelezettségvállalása kulcsfontosságú. Egyfelől érthető, hogy a gazdasági növekedés biztosítása kiemelt prioritás ezen országok számára, azonban nem szabad a hosszú távú célokat szem elől téveszteni: az előrejelzések szerint a klímaváltozás hatása Kínában és Indiában fokozottan érezhető lesz (áradások, terméshozam csökkenés), ami jelentősen kihat majd a gazdasági teljesítményre is. Európa vezető szerepe a klímaváltozás elleni harcban csak akkor lehet sikeres, ha a partnerek bevonása is megtörténik.
Paloma López Bermejo (GUE/NGL), por escrito.– Nos felicitamos que la decisión de hoy sobre los compromisos de emisiones de CO2 sirva para reforzar la posición negociadora de la Unión Europea en su objetivo de reducción de las emisiones hasta el 20% en 2020. Pero no debemos olvidar que Europa como emisor tiene un impacto distinto en el cómputo global del que tiene a través de sus pautas de consumo o de la organización global de la producción. El crecimiento de las emisiones mundiales de más del 50% desde 1990 no nos es ajeno, por más que en Europa la crisis económica (que no los mercados de permisos) hayan estabilizado la generación de CO2. La relocalización de la producción europea, las inversiones de nuestras multinacionales y la exportación de nuestro modo de consumo han contribuido crecimiento de las emisiones mundiales. Resolver las contradicciones del cambio climático significa apostar por un modelo de desarrollo distinto, autocentrado y sostenible, capaz de ser exportado a todas las regiones del globo. Significa una armonización al alza de las normas ambientales a nivel mundial, proporcionado los medios técnicos y financieros para esta transición. No se trata de un acuerdo fácil, pero sobretodo, no podrá llevarse a cabo sin abandonar el marco neoliberal imperante.
Sirpa Pietikäinen (PPE), kirjallinen.– Arvoisa puhemies, hyvät kollegat, Kahden asteen raja on pitkään tiedossa ollut ilmastotieteilijöiden näkemys siitä, miten suuren lämpötilan nousun planeettamme kestää ilman vakavia ja peruuttamattomia elinympäristön muutoksia. On tärkeää, että myös maailman suurimpien talouksien johtajat ottavat tämän tavoitteen tosissaan. Muun muassa EU, Yhdysvallat ja Kiina ovat jo ilmoittaneet päästövähennystavoitteistaan Pariisin kokousta varten, mutta vähennyssitoumusten ulkopuolella on silti vielä kaksi kolmannes maailman hiilidioksidipäästöistä. EU:n edelläkävijyydestä ilmastonmuutoksen vastaisissa toimissa uhkaa tulla illuusio. Maanantaina jäsenmaiden energiaministerit eivät lopulta puuttuneet millään tavalla fossiilisten polttoaineiden tuotannolle ja käytölle annettaviin valtiontukiin. Jo pelkästään suoria tukia tälle teollisuudelle annetaan 100 miljardin euron verran vuodessa. Vaikka fossiilisten polttoaineiden käyttö energiantuotannossa voitaisiin lopettaa vuoteen 2050 mennessä, suurista EU-maista Saksa, Iso-Britannia, Ranska ja Italia ovat viime vuosina lisänneet hiilen käyttöä. Vahvan poliittisen viestin puuttuessa EU:ssa on jätetty käyttämättä se potentiaali, jota uusiutuvan energian sektori voisi parhaimmillaan tuoda. Esimerkiksi kymmenen suurimman aurinkopaneelivalmistajan joukossa ei ole yhtään eurooppalaista yritystä, vaan osaamisen painopiste on siirtynyt Kiinaan. Panostaminen uusiutuviin energiamuotoihin näkyy Kiinassa myös siinä, että maa on ilmoittanut pääsevänsä asettamiinsa ilmastotavoitteisiin etuajassa.