Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione di Brando Benifei, a nome della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, sul tema "I rifugiati: inclusione sociale e integrazione nel mercato del lavoro"2015/2321(INI) (A8-0204/2016)
Brando Benifei, relatore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono sinceramente onorato di avere l'opportunità, oggi, di presentare la mia relazione, sull'inclusione sociale e l'integrazione dei rifugiati nel mercato del lavoro, in Aula. Si tratta di un tema evidentemente molto serio, che rappresenta una delle sfide più complesse cui siamo chiamati a dare una risposta.
Non vi nascondo che ho affrontato la stesura del documento con una certa apprensione, pienamente consapevole della complessità e dell'importanza del tema. Per questa ragione vorrei dunque cominciare la mia presentazione, estendendo un sincero ringraziamento ai colleghi relatori ombra, per il loro straordinario contributo nell'elaborazione del testo, in particolar modo per l'ottima collaborazione durante tutte le fasi del lavoro parlamentare. Solamente il gruppo ENF si è dimostrato contrario al nostro lavoro, il gruppo di Marine Le Pen e Matteo Salvini, il quale tanto per cambiare, non è presente neppure in Aula, ora, quando si parla di una questione come quella dei rifugiati di cui straparla spesso in televisione.
Come Parlamento europeo, siamo chiamati a presentare un'analisi della situazione, le politiche e le pratiche di integrazione dei rifugiati nel mercato del lavoro e nella società. Nell'elaborazione del documento ho fondato la mia riflessione su alcuni assunti di partenza. Ad esempio, il fatto che tutti i migranti umanitari siano persone costrette a lasciare il proprio paese e rappresentano pertanto un gruppo estremamente vulnerabile. Ho evidenziato l'attuale stato di salute dell'economia europea, che ancora tenta di uscire da un grave e protratto periodo di crisi, con livelli record di disoccupazione, in particolare giovanile. Ho sottolineato come troppo spesso la discussione pubblica e politica sulle misure di sostegno da fornire ai rifugiati e richiedenti asilo sia avvelenata da falsi miti, da pregiudizi e da discriminazione, da varie forme di populismo e, nel peggiore dei casi, anche da razzismo.
Mi sia permesso di elencare alcuni punti chiave della relazione. Concedere ai rifugiati l'accesso al mercato del lavoro è necessario per restituire loro dignità umana e autostima, oltre ad essere una misura efficace sotto il profilo dei costi pubblici, in quanto permette loro di essere autosufficienti e ottenere l'indipendenza economica. Intervenire con politiche di inclusione sociale e lavorativa in modo tempestivo è essenziale per permettere la buona riuscita di tali politiche. Inoltre, le condizioni del mercato del lavoro, dei paesi ospitanti sono un fattore determinante per il successo e la sostenibilità dell'integrazione dei rifugiati. Commissione e Stati membri devono dunque continuare a dare priorità a politiche e investimenti finalizzati alla creazione di posti di lavoro e a generare crescita economica.
Le misure di integrazione e inclusione a favore dei rifugiati e dei richiedenti asilo non possono e non devono sottrarre risorse finanziarie già destinate ai programmi per altri gruppi svantaggiati, ma richiedono invece investimenti sociali aggiuntivi: sarebbe un grave errore politico e creerebbe una competizione tra i più deboli, che comporterebbe solo ulteriore ingiustizia sociale. Perciò è necessario riportare il Fondo sociale europeo a una quota pari al 25% del bilancio della politica di coesione; bisogna modificare la direttiva sulle condizioni di accoglienza, permettendo ai richiedenti protezione internazionale l'accesso al mercato del lavoro entro sei mesi dalla data di presentazione della domanda di asilo; bisogna incrementare gli investimenti pubblici disponibili e fornire ulteriori risorse finanziarie da destinare direttamente alle amministrazioni pubbliche locali, regionali e alle organizzazioni della società civile e del volontariato. Sono questi, infatti, ad essere in prima linea nell'accoglienza di rifugiati nella nostra società e pertanto meritano supporto adeguato oltre a un maggior riconoscimento, nell'elaborazione delle politiche.
Dunque, spero che l'Aula riesca a sostenere la relazione votata in commissione occupazione, che credo possa essere un documento utile nell'identificare l'integrazione sociale e occupazionale dei rifugiati come una sfida, ma anche un'opportunità da cogliere per la nostra società, la nostra economia e la nostra Unione europea.
Sarò lieto di risponde ai vostri quesiti e alle vostre osservazioni.
Julie Ward, rapporteur for the opinion of the Committee on Culture and Education. – Mr President, I would like to thank my colleague, Brando Benifei, for his work as rapporteur, and Silvia Costa for coordinating the opinion of the Committee on Culture and Education.
Education is the key to both economic and social inclusion of refugees and asylum seekers, in particular young people, and that is why the Committee on Culture has put forward the notion of education corridors, and why it calls for further supporting the cooperation between EU universities and universities in places of conflict to ensure that children and young people who have to flee their country can pursue their education, which is a human right. It is not only important for welcoming countries, who will benefit from the economic contribution of educated newcomers, but it is also a moral and human duty for European societies to guarantee that these young people have the opportunity of a brighter future.
I also want to highlight the role of informal learning, including lifelong learning, sport, volunteering, culture and the arts, which – by providing spaces for intercultural dialogue and exchange – not only facilitate the social inclusion of refugees into their new communities, but also address stereotypes, prejudices and discrimination by the majority.
Too often, the dominant narrative says that somebody else is always to blame for the world’s problems. This results in a culture of fear. But when people come together and talk honestly and share in each other’s culture they learn that we are all human beings with common aspirations and concerns.
Marianne Thyssen,Member of the Commission. – Mr President, I would like to thank the rapporteur, Mr Benifei, and of course also the associate rapporteur of the CULT Committee, Mrs Costa, for the report, which provides valuable recommendations for us and Member States. Many of these recommendations have already been taken into account, which proves that we share the same concerns and that we are on the right track.
Two weeks ago we organised a thematic event on measures to support the integration of asylum seekers and refugees in Brussels. The rapporteur was also present there. I think we all share the view that, not only do we have a moral duty as a society to welcome these people who are fleeing wars or other situations of extreme pressure in their countries, but also, from an economic point of view, the cost of non-integration would be much higher than the investments in integration.
It is clear that the ongoing refugee crisis has put the European Union and its Member States to a test. Beyond meeting the immediate needs of refugees, it is essential to promote their integration in the host society and in the labour market. We know that the integration challenge comes at a point when Europe is recovering from a prolonged crisis with the impact still being felt on large parts of our societies. Mainstreaming the integration of refugees should be an integral part of our efforts for better coordinated and more inclusive social education, labour market and health policies in the European Union. It is about offering meaningful opportunities for all to participate in society and in the economy so it is not about taking from Peter to pay Paul. While integration is of course a Member State’s competence, the European Union has an important role to play in providing support to them. We promote the exchange of good practices to ensure early integration and facilitate the better use of available European funding.
I am pleased to note that many of the points stressed in your report were also reflected in the Action Plan on Integration of Third-Country Nationals, adopted on 7 June, as you know. I refer in particular to the notion of a multidimensional and two-way approach to integration. I also welcome the focus on early and effective access to the labour market, vocational and language training, education, and basic services such as, for instance, healthcare and housing. Early integration into vocational training can provide third—country nationals with the basis for successful integration into the labour market and progression towards a high level of qualification.
Refugees come with a diversity of skills and they can contribute to our economies. I welcome that your report highlights the need for better assessment of formal and informal skills and recognition of third—country qualifications. This step is important to releasing and employing the potential of third-country nationals.
As I presented to you on 7 June, the Commission has put forward the New Skills Agenda for Europe and this Skills Agenda has specific provisions to address this challenge. In particular, in the context of the Skills Agenda, we have proposed the following specific elements: improving transparency of third-country qualifications through the division of the European Qualifications Framework; supporting frontline services and identifying and documenting the skills and qualifications of refugees through the launch of the skills profile tool for third—country nationals; promoting the upskilling of low skilled third—country nationals to the proposal for a Council recommendation establishing a skills guarantee; and assuring that better information about qualification recognition practices in different countries is collected through the new Europass framework.
Furthermore, let me mention the Blue Card Directive, which aims to attract highly skilled third—country nationals to the European Union to work. In the revision of the directive the Commission has also proposed to open it to highly skilled beneficiaries of international protection. I know that the Parliament had been advocating in favour of such a measure.
As I mentioned earlier, the Commission has a key role to play in facilitating the use of available EU funding. I welcome that your report acknowledges the Commission’s efforts to simplify and increase synergies among the available funding instruments. Furthermore, I take note of the fact that your report advocates for introducing a minimum share of 25% of the cohesion policy budget for the European Social Fund in the revision of the MFF in order to ensure adequate resources for labour market integration. However, this cannot be taken on board at this stage as it will necessitate a revision of the cohesion policy legislative package. As regards the ESF and field resources, we consider that relevant programmes are broad enough to accommodate the needs of refugees, but we stand ready to swiftly process reprogramming requests should these be made by the Member States.
I welcome that your report also stresses the importance of better analysis and enhanced knowledge in the realm of integration. For this reason, over the past months the Commission has reached out to its networks of experts and stakeholders, Eurostat and partner organisations. We exchanged views on the collecting of data, on the outcomes of third—country nationals and how to map the implementation of the relevant policies across Member States. We also organised peer-learning events and activities involving different stakeholders such as the ESF managing authorities, the public employment schemes, network and civil society, to see various perspectives. In its action plan the Commission announced that it will reinforce exchange of practices notably to a revamped European integration network. The European website on integration is already a Europe—wide platform for networking on integration, supporting exchanges about policies and practices, but to facilitate mutual learning in tackling the challenges of the refugee crisis we have also developed an online database of promising practices, especially for the integration of asylum seekers and refugees.
To conclude, investing in integration policies today will contribute to a more prosperous, cohesive and inclusive society in Europe in the long run, and I am pleased to see this view is reflected in your report, as well as in the recent Commission initiative.
Thomas Mann, im Namen der PPE-Fraktion. – Herr Präsident! Es war ein hartes Stück Arbeit, um aus 377 Änderungsanträgen 36 Kompromisse zu schaffen. Für die EVP-Fraktion danke ich Brando Benifei für das konstruktive Miteinander. Gelohnt hat sich das Hearing, das wir hatten – bestens besetzt – und gelohnt haben sich die monatelangen, intensiven Verhandlungsrunden.
Wir wollen, dass die Flüchtlinge und Asylsuchenden von heute nicht zu den Langzeitarbeitslosen von morgen werden. Uns geht es um frühzeitige Intervention, damit gesellschaftliche Isolation verhindert werden kann. Voraussetzung dafür ist, dass die in der Heimat erworbenen Fähigkeiten und Kenntnisse überprüft und verbessert werden. In vielen EU-Mitgliedstaaten haben wir bereits vorbildliche Leistungen durch die kleinen und mittelständischen Unternehmen, die Praktika mit anbieten.
Eine Schlüsselrolle spielt dabei das Erlernen der Sprache im Aufnahmeland, um sich im Alltag und in der Arbeitswelt zurechtzufinden. Auch so werden Ausgrenzung, Gettoisierung und Parallelgesellschaften vermieden. Wie die Kurse ausgestaltet sind – ob verpflichtend wie in Deutschland – oder freiwillig, ist den Mitgliedstaaten selbst überlassen.
Wir haben uns darauf geeinigt, eine Einrichtung von Sonderarbeitsmärkten für Flüchtlinge abzulehnen. Die nationalen Mindestlöhne aber müssen auch für sie gelten und dürfen nicht unterbunden werden. Statt einen neuen Fonds aufzulegen, haben wir doch bereits den AMIF, den Fond von 3 Mrd. Euro für Asyl, Migration und Integration.
Umstritten ist die Nutzung des Europäischen Sozialfonds. Ich weiß, die derzeitigen Haushaltsregeln machen eine Erhöhung von 22 auf 25 Prozent nicht möglich. Ich bin dennoch dafür, dass wir ein Zeichen setzen, wenn nicht sofort, dann so bald wie möglich. Wie lange soll es denn dauern, bis Flüchtlinge Zugang zum Arbeitsmarkt haben? In einigen Mitgliedstaaten ist die Wartezeit drei Monate, in anderen sechs, in anderen neun. Also ist ein hochsensibles Thema auf der Tagesordnung und wir können nicht eine Einheitslösung haben. Deswegen ist die Beachtung des Subsidiaritätsprinzips besonders wichtig.
Im Übrigen bin ich dafür, dass wir diesen Bericht, der so wichtig ist, mit einer breiten Mehrheit akzeptieren. Ich hoffe, die EVP und andere werden dieser Idee mit folgen.
Jutta Steinruck, im Namen der S&D-Fraktion. – Herr Präsident! Wer vor Krieg, Verfolgung und Folter flieht, muss so schnell wie möglich in der neuen Heimat auch in den Arbeitsmarkt integriert werden, um sich eine eigene Existenz, eine neue Existenz aufbauen zu können. Die Mitgliedstaaten müssen da ihre Hausaufgaben machen, denn, wenn sie diese Integration in den Arbeitsmarkt nicht machen dann hat das gesellschaftliche Folgelasten.
Es spart Kosten, wenn wir Menschen, die zu uns kommen, schnell in den Arbeitsmarkt integrieren, indem sie ihre wirtschaftliche Unabhängigkeit bekommen. Auch für die S&D-Fraktion ist es sehr wichtig, dass es keine Sonderarbeitsmärkte mit Billigjobs für Flüchtlinge geben darf, die dann im eigenen Land mit Arbeitslosen konkurrieren. Das schafft sozialen Unfrieden, das nutzen dann Rechte und Rechtspopulisten für sich aus. Es ist sicher ganz wichtig, dass wir diese Gleichheit auch bewahren.
Wichtig für uns ist auch, dass Kommunen, Gebietskörperschaften und die, die vor Ort an der Integration der Menschen arbeiten, tatsächlich auch finanziell unterstützt werden. Ich danke Brando Benifei für einen hervorragenden Bericht mit vielen Hausaufgaben, die unsere Mitgliedstaaten sich dann auch zu Herzen nehmen müssen.
Helga Stevens, namens de ECR-Fractie. – De huidige asielcrisis vraagt om een visie voor de integratie van vluchtelingen. Helaas is het verslag voor een benadering die onvoldoende evenwichtig is.
Laat mij allereerst benadrukken dat integratie een verhaal moet zijn van rechten en plichten. Overheden moeten immers veel investeren in de integratie van vluchtelingen, dus is het niet meer dan normaal dat zij daar tegenover ook engagement verwachten. Enkel wanneer beide partijen hun verantwoordelijkheid nemen kan integratie slagen.
Ten tweede en aansluitend verdedig ik het principe dat sociale rechten moeten worden opgebouwd. We moeten hierover durven nadenken, willen we de houdbaarheid van onze sociale zekerheid waarborgen. Door goedgelovigheid zouden we de sociale bescherming in Europa naar beneden kunnen halen.
Ten derde geloof ik niet dat asiel een oplossing kan zijn voor de vergrijzing in Europa. Asiel kan de structurele interne economische tekortkomingen niet oplossen en legale migratie kan ook de asielcrisis niet oplossen. Ik sta dus niet achter een herziening van de blauwekaartrichtlijn die asiel en migratie vermengt. Asiel en migratie zijn twee totaal verschillende zaken die afzonderlijk moeten worden behandeld.
Tot slot wil ik nog opmerken dat een flexibele arbeidsmarkt kan bijdragen aan de snelle integratie van vluchtelingen.
Renate Weber, on behalf of the ALDE Group. – Mr President, I would like to start by thanking the rapporteur for his work, his dedication to this topic of utmost importance and his constructive approach during the negotiations. The text that we are discussing today is the result of hard work and compromise by the vast majority of this House and this attitude speaks for itself. There is no place for petty political arrangements or a populist agenda when it comes to refugees and their integration into our society. Not prioritising today would meet not only indifference but also irresponsibility for our society in the future.
We should not spare any efforts to ensure a proper social, cultural, linguistic and economic integration of refugees, and we have many reasons to do so. The first should be an understanding of the phenomenon, keeping in mind that we Europeans are what we are today as a result of different waves of mass migration. The second one should be humanity. No one under any circumstances wants to live in war. No one wants to leave their homes, families and countries and undertake an exhausting and dangerous journey if they can choose otherwise. It is an act of pure despair and we Europeans should stand by our values of humanity and tolerance.
The third one is the fact that the integration of refugees is beneficial not only to them, but to our society as well. In the long run, we could compensate demographic the challenges facing our continent, and through recognition of existing skills, language, educational and vocational training, we would be able to match supply and demand on our labour market. Therefore, I hope that the report will be voted tomorrow by a large majority of this House, thus sending the right message.
Tania González Peñas, en nombre del Grupo GUE/NGL. – Señor Presidente, en primer lugar quería agradecer el trabajo del ponente Brando Benifei y de los ponentes alternativos de este informe, que esperemos sea un paso adelante en la inclusión social y en la integración laboral de personas refugiadas en Europa.
Para nuestro grupo, garantizar el acceso a la vivienda, la educación y la formación, la protección social, la salud y la reunificación familiar son pilares irrenunciables que no se pueden cuestionar, porque si lo hacemos estaríamos cuestionando el propio Derecho internacional, la Convención de Ginebra y la Carta de los Derechos Fundamentales de la Unión Europea y, por lo tanto, nuestros propios principios y valores.
Incrementar la inversión pública con un aumento del Fondo Social Europeo es una buena noticia, como también lo es garantizar que las personas refugiadas puedan acceder al mercado laboral como máximo en un plazo de seis meses desde la solicitud y que tengan un salario mínimo equiparable al resto de europeos y europeas, evitando el dumping social y la explotación de las personas más vulnerables.
Debemos evitar, no obstante, que se generen dinámicas perniciosas por las que se promueva premiar a unos refugiados frente a otros por motivos de origen o formación: no puede haber refugiados de primera y de segunda; y, para ello, tiene que haber medidas que eviten la discriminación —también la discriminación de género en el mercado laboral—.
El «Acuerdo de la vergüenza» entre la Unión Europea y Turquía ha sido un nefasto paso en falso. Debemos volver atrás, centrarnos en diseñar políticas de integración y de inclusión social y ampliar siempre el Estado del bienestar, ya que sin él no hay integración posible.
Jean Lambert, on behalf of the Verts/ALE Group. – Mr President, I too would like to thank the rapporteur for the very good work he has done on this report, involving all of us.
The common European asylum system is absolutely clear on issues around access to the labour market and the rights that go with it. It was a key point when we were renegotiating the Qualifications Directive two or three years ago, and of course the possibilities in that regard in the Receptions Directive. We have a wealth of experience in Member States dating from the Equal Programme and, indeed, beyond that. And for those who talked about integration being a two-way process: that is true. One of the conclusions from the Equal Programme was that integration starts on the day of arrival for asylum seekers, and the day before arrival for receiving countries.
It is important, as others have said, for local and regional government and other institutions to have additional resources – additional, not replacing existing training for host communities, but in order to take account of the special needs of those arriving. That investment in people is crucial, and it certainly repays in many ways. Language acquisition and access to education are crucial and we know this can be a real challenge for teenagers and adults who may have had disrupted, or no, access to education.
However, we should not undo the good work in terms of training opportunities by issuing perpetual short-term residence permits, which are a problem both for the individual and for employers. We need to take that into account when looking at the asylum system.
Laura Agea, a nome del gruppo EFDD. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel ringraziare il collega Brando Benifei per il lavoro che ha svolto e la collaborazione che ha cercato, riconosco che affrontare questo tema non era affatto semplice, perché l'Europa è quella che a La Valletta si riunisce con gli Stati africani e propone un approccio olistico ma è anche un'Europa che crea muri, filo spinato e impedisce questa accoglienza nella condivisione delle responsabilità e mi rallegro che, quelli che per il Movimento 5 stelle erano dei punti fermi, siano stati accolti in questa relazione.
Abbiamo chiesto un'analisi delle cause dell'immigrazione, per comprendere da dove si parte e perché si parte e poter, in qualche maniera, affrontare il problema alla radice, così come una solidarietà nella responsabilità, perché è solo nella condivisione della responsabilità che si può affrontare il problema dell'immigrazione, non di certo negando questa collaborazione tra gli Stati. Abbiamo chiesto vie legali di accesso, come un meccanismo equo di ripartizione e di distribuzione dei migranti. Abbiamo chiesto politiche che abbiano una visione, che affrontino oggi l'emergenza, ma che si interroghino su cosa si può fare in futuro, di più e meglio.
E forse avrei voluto che il collega Benifei – visto che l'Italia è il suo paese come il mio ed è in prima linea nell'affrontare l'emergenza in un contesto ancora più difficile, perché lei collega Benifei sa benissimo quanto l'Italia soffra per i problemi della disoccupazione e delle tensioni e difficoltà sociali – dicesse di più e meglio che i paesi più direttamente coinvolti nell'accoglienza primaria avrebbero dovuto essere protetti e sostenuti maggiormente.
In questo abbiamo una visione forse più coraggiosa e avremmo voluto che questa visione fosse stata un po' anche la sua. Ma sosterremo questa relazione.
Elnökváltás: GÁLL-PELCZ ILDIKÓ asszony Alelnök
Franz Obermayr, im Namen der ENF-Fraktion. – Frau Präsidentin! Ich bedauere, ich kann niemandem zu diesem Bericht gratulieren, weil dieser Bericht leider Gottes die Realität in Europa ignoriert. Obwohl in der Eurozone bereits jeder fünfte Jugendliche arbeitslos ist – in Griechenland jeder zweite – sollen Flüchtlinge nun Anspruch auf Arbeitserlaubnis bekommen. Dabei handelt es sich um unqualifizierte oder weitgehend unqualifizierte Personen, die zum großen Teil aus wirtschaftlichen Erwägungen nach Europa strömen.
Ich habe noch deutlich die Jubelworte von Daimler Chef Zetsche im Ohr, der von einem neuen deutschen Wirtschaftswunder träumte: Denn Flüchtlinge seien genau die Menschen, die man bei Mercedes brauche und suche. Die ernüchternde Realität: Gerade 54 Flüchtlinge fanden bei den DAX-Konzernen Arbeit, 50 bei der Deutschen Post. Das ist bei einer Flüchtlingszahl von einer Million in Deutschland geradezu lächerlich, ein Hohn.
Was bleibt über? Es bleiben Billiglohnjobs über, es werden soziale Spannungen auftreten, und es wird weiterhin frustrierte Bürger geben, die sich mehr als bisher von der EU abwenden werden.
Zoltán Balczó (NI). – Mondata szerint a legnagyobb kihívás az Unió számára ma a menekültválság kezelése. Nem, a legnagyobb kihívás a népvándorlás megállítása! Mert a kezelés eredményességére nagyon kevés remény van. Évtizedeken át azt hallottuk, hogy az eltérő kultúrájú közösségek egy társadalomban harmonikusan megélnek egymás mellett. A multikulturális társadalom megbukott. Ugyanakkor most egy másik ábrándot kergetünk, a teljes integrálódás reményét, hogy a bevándorlók teljesen integrálódnak az európai társadalomba, kultúrába. És mit biztosítunk ehhez? Lakhatást, oktatást, képzést, szociális védelem, egészségügyi ellátás. Hol kapja meg mindezt egy uniós állampolgár egy elmaradottabb, szegényebb régióban? Sehol. És mennyibe kerül ez? Azt hallottuk, hogy aki a kvótát nem akarja kötelezően elfogadni, annak egy migráns után 250 ezer eurót kell fizetni. Tudjuk, hogy ez nem légből kapott, hanem öt évre ennyibe kerül egy migráns. Ez egy meghívás a migránsok számára!
Ádám Kósa (PPE). – Tisztelt Kollégák! A jelentés, amit Benifei kollégám készített – akivel egyébként fogyatékosságügyben kiválóan együtt tudtunk működni – nagyon fontos célokat akar elérni. Mégis nagyon vegyesek a benyomásaim. A legnagyobb gondot én abban látom, hogy a választópolgárainknak ez a jelentés, ami a migrációval kapcsolatos kérdésekkel foglalkozik, nem ad elegendő választ. Az Európai Unióban jelenleg 21 millió munkanélküli van. A fiatalok munkanélkülisége egyes tagállamokban tragikus mértéket öltött. Az Európai Unió állampolgárainak hogy magyarázzuk azt meg, hogy ők most kevésbé fontosak számunkra, mikor az Európai Szociális Alap 3%-kal történő emelését javasolják? Amiben viszont egyetértünk, az az, hogy nagyon fontos, hogy az Európai Unió területére érkező bevándorlók előtt világosak legyenek a jogok, illetve a kötelezettségek.
Világosan meg kell különböztetni a gazdasági migránsokat és a menekülteket. Az utóbbiak ugye valóban jogosultak ezekre a szolgáltatásokra. El kell kerülni azt a hibát is, hogy mi mondjuk meg az Európai Unió minden tagállamának, hogy hogyan cselekedjenek. Mert a jelentésben nagyon sok olyan rész van, ami kizárólag tagállami hatáskörbe tartozik, avagy még nincs konszenzus az adott kérdésben a tagállamok között.
Marita Ulvskog (S&D). – Fru talman! Det är ingen lätt uppgift att verka för en konstruktiv integrationspolitik i ett samhällsklimat där främlingsfientlighet och rädsla breder ut sig. Därför vill jag alldeles särskilt tacka Brando Benifei för det här betänkandet som har blivit väldigt, väldigt bra och som jag verkligen hoppas att hela parlamentet ska stödja fullt ut.
I vårt utskott, utskottet för sysselsättning och sociala frågor, så har vi betonat att arbete är det bästa sättet att etablera sig och komma in i ett nytt land. Var och hur man bor under tiden som asylsökande spelar dock väldigt stor roll för den här etableringen. Här måste det till snabbare processer och ordning och reda för att asylsökande inte ska fastna i utanförskap eller utnyttjas på en svart arbetsmarknad.
Med detta betänkande betonar ju också Benifei att vi ska använda Europeiska socialfonden för att stödja integrationsprocessen och se till att vi inte hamnar i de här besvärliga lägena, där utanförskapet blir det enda alternativet. Det handlar helt enkelt om att använda fonden för att investera i en europeisk framtid och det hoppas jag också att vi kan vara helt överens om.
Czesław Hoc (ECR). – Pani Przewodnicząca! Wielokrotnie już mówiłem, że integracja bez asymilacji to czysta utopia i pobożne życzenia, tym bardziej w aspekcie tzw. wielowymiarowej integracji uchodźców na europejskim rynku pracy. W mojej opinii Europa najpierw powinna zadać uchodźcom zasadnicze pytanie: czy chcecie, czy jesteście gotowi i czy zobowiązujecie się przestrzegać porządku prawnego i ogólnych zasad kraju, do którego przybywacie, a więc przestrzegać prawa pracy, kultury, tradycji i obyczajów? Bo jeśli uchodźcy nie będą przestrzegać porządku prawnego i ustalonych zwyczajów, to nie zapewnimy sprawiedliwego i równego rynku pracy. Zatem warunkiem sine qua non jakiejkolwiek integracji na rynku pracy jest asymilacja uchodźców i konkretna wola, ale dwóch stron.
Beatrix von Storch (EFDD). – Frau Präsidentin! Wir reden über das Thema Flüchtlinge und deren sogenannte soziale Inklusion und Integration auf dem Arbeitsmarkt. Wir haben heute in der FAZ eine Umfrage zu lesen. Die FAZ hat die 30 wertvollsten deutschen Unternehmen, die DAX-Unternehmen, befragt. Alle zusammen haben einen Umsatz von 1,1 Billionen Euro und 3,5 Millionen Beschäftigte. Diese Unternehmen haben bis Juni zusammen 54 Migranten fest angestellt: die Deutsche Post 50, SAP 2, Merck 2. Das heißt: 27 DAX-Unternehmen haben keinen einzigen Migranten angestellt, auch nicht Daimler! Es war doch Herr Zetsche, der im letzten Herbst von den Flüchtlingen als der Grundlage für das nächste deutsche Wirtschaftswunder gesprochen und gesagt hat: Genau solche Menschen suchen wir bei Mercedes. Und dann stellt er nicht einen Einzigen von ihnen an, nicht einmal zur Show. Was für ein Offenbarungseid!
Die Wahrheit ist: Wir erwarten kein Wirtschaftswunder, sondern eine Extrembelastung für den Wohlfahrtsstaat, und wir haben keine Facharbeiter ins Land gelassen, sondern bestenfalls motivierte Menschen, die in unserem hochdifferenzierten Arbeitsmarkt nicht qualifiziert und nicht qualifizierbar sind, die aber mit ihren Fähigkeiten in ihren Heimatländern fehlen.
Wir müssen uns der Realität stellen, und die Realität heißt: Flüchtlinge bleiben nur auf Zeit. Sie müssen also nicht integriert werden, auch nicht in den Arbeitsmarkt. Wir helfen so vielen, wie wir können, aber wir können nicht allen helfen. Und Migranten haben über ein Einwanderungsrecht und nicht über das Asylrecht zu kommen.
Wir müssen unsere Außengrenzen schützen. Das heißt: Wir brauchen die Festung Europa. Und dann können wir jeweils im nationalen Recht Einwanderungsregeln schaffen und zielgenau denen Asyl gewähren, die unsere Hilfe brauchen, und jedes Land entscheidet, wie viel Hilfe es gewähren mag.
Mara Bizzotto (ENF). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, in Europa ci sono 22 milioni di cittadini disoccupati e 122 milioni di poveri. Questa è la realtà che fa cadere la maschera del finto buonismo della sinistra. Non esiste nessun bisogno di nuova forza lavoro in Italia e in Europa. Non ci servono nuovi immigrati. E poi basta giocare con le parole e con i numeri: i veri profughi, i veri rifugiati, sono soltanto il 30% degli immigrati clandestini che arrivano in Italia e il termine rifugiato significa che la persona tornerà al suo paese di origine una volta finita la guerra. Per questo le discussioni su integrazione a lungo termine sono inutili.
Voi, invitate gli immigrati a raggiungere oggi questa Europa della povertà, della crisi, siete dei folli. Lo sappiamo tutti che la politica delle porte aperte per tutti porterà alla morte dei popoli europei. Vergognatevi, perché siete complici di questo schifoso business di esseri umani. Voi non state salvando vite umane dalla povertà ma state importando milioni di nuovi schiavi. La verità è che il business degli immigrati fa il gioco delle multinazionali: tanta nuova manodopera a basso costo che farà ridurre ancora di più i salari dei nostri cittadini.
(L'oratore accetta di rispondere a una domanda "cartellino blu" (articolo 162, paragrafo 8, del regolamento)).
Juan Fernando López Aguilar (S&D), pregunta de tarjeta azul. – Señora Bizzotto, ¿es usted consciente de que millones de italianos emigraron a América Latina buscando su futuro y su esperanza a lo largo de todo el siglo XX, de que millones de italianos emigraron a América del Norte buscando su futuro y esperanza?
Pero, ¿es usted consciente, sobre todo, de que Italia es un país fundador de la Unión Europea, de que ha firmado el Convenio Europeo de Derechos Humanos, la Convención de Ginebra sobre el Estatuto de los Refugiados, y de que nada tiene que ver la búsqueda de oportunidades de un inmigrante económico — que lo fueron millones italianos, en su momento — con el derecho a la protección cuando uno está perseguido en su país de origen?
¿Es usted consciente?
Mara Bizzotto (ENF), Risposta a una domanda "cartellino blu". – Lo so benissimo, perché arrivo da una terra, il Veneto, da dove sono andate via tantissime persone. I miei zii sono emigrati all'estero. So anche però che in Italia ci sono molti disoccupati: c'è gente che fa fatica arrivare a fine mese, ci sono gli anziani che non hanno più i soldi per comprarsi le medicine per curarsi. E allora io, qui all'interno del Parlamento europeo, voglio difendere loro prima degli altri, perché non possiamo salvare il mondo. Io voglio salvare e aiutare i miei cittadini.
Σωτήριος Ζαριανόπουλος (NI). – Κυρία Πρόεδρε, η δήθεν ανησυχία της Ένωσης για εργασιακή ένταξη των προσφύγων δεν συγκαλύπτει ούτε την ευθύνη της για το δράμα τους, ούτε τους στόχους της, αποκαλύπτει τη βαρβαρότητά της. Πρόκληση προσφυγικών ροών με επεμβάσεις της, καταστολή, επαναπροώθηση προσφύγων παραβιάζοντας την προσφυγική ιδιότητα. Κλειστά σύνορα, πυροδότηση ξενοφοβίας, ρατσισμού, φασισμού, εγκλωβισμός χιλιάδων στις χώρες πρώτης υποδοχής, που προωθεί και η έκθεση «Αξιοποιώντας την κατάρτιση». Κατανομή όσων και όπου χρειάζονται, καλύπτοντας δημογραφικά κενά, ελλείψεις εργατικού δυναμικού, ξεζούμισμά τους σαν φθηνή εργατική δύναμη, πιέζοντας παραπέρα το γενικό επίπεδο μισθών, γενικεύοντας πατώντας επάνω τους την ελαστική απασχόληση. Η έκθεση κυριολεκτικά προκαλεί, εγκωμιάζοντας την συνεισφορά φόρων από τους πρόσφυγες στα ταμεία των θυτών τους.
Το βασικό είναι: προώθηση των προσφύγων στις χώρες προορισμού τους με αναγνώριση προσφυγικής ιδιότητας, εργασιακή ένταξη με πλήρη δικαιώματα όσων επιλέγουν να μείνουν όπου είναι σήμερα, άμεση στήριξη της εκπαίδευσης και απασχόληση των προσφυγόπουλων με ευθύνη του κράτους και όχι των ΜΚΟ που ξεκοκκαλίζουν τεράστια κονδύλια.
(Ο αγορητής συμφωνεί να απαντήσει σε ερώτηση "γαλάζια κάρτα" (άρθρο 162, παράγραφος 8 του Κανονισμού)).
Franz Obermayr (ENF), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Frau Präsidentin, Herr Vorredner! Sie haben also in das Mainstream eingestoßen und gesagt, Flüchtlinge wären in Europa unterdrückt, Flüchtlinge werden schlecht behandelt. Ich weiß nicht, von welchen Ländern Sie sprechen – ich kenne nämlich nicht alle –, aber wissen Sie zufälligerweise, dass in meinem Heimatland Österreich ein Flüchtling je nach Region zwischen 500 und 800 EUR, aber auch – wenn er viele Kinder hat – bis zu 1000 EUR Unterstützung bekommen kann? Ich weiß nicht, von welchem Europa Sie sprechen. Ich glaube aber, dass das, was Sie sagen, falsch ist, und da will ich keine Antwort hören, dass also in meinem Heimatland zum Beispiel Flüchtlinge nicht unterdrückt werden.
Σωτήριος Ζαριανόπουλος (NI), απάντηση "γαλάζια κάρτα". – Καταρχήν, αμφισβητώ τα στοιχεία που δώσατε για τους μισθούς των προσφύγων στην Αυστρία. Δεύτερον, θυμίζω ότι η Αυστρία και άλλες χώρες όρθωσαν φράχτες στα σύνορα τους για να μην περάσει κανένας.
Άλλωστε, το γεγονός ότι οι πρόσφυγες θα χρησιμοποιηθούν σαν φθηνή εργατική δύναμη δεν το λέμε μονάχα εμείς· είναι η πρόσκληση του Schäuble, της Merkel, του Moscovici και πολλών άλλων, των ίδιων των πολυεθνικών, για να τους χρησιμοποιήσουν σαν φθηνή εργατική δύναμη. Το ομολογεί η ίδια η συζητούμενη έκθεση.
Sofia Ribeiro (PPE). – Senhora Presidente, esta é uma crise humanitária gerada pela guerra, que exige de nós respostas rápidas e eficazes.
A Europa, fundada no ideal da paz, que viveu dentro de portas dramas em tudo semelhantes, tem o dever de acolher condignamente os seres humanos que tentam fugir à morte, pedindo-nos ajuda.
Os refugiados não são migrantes económicos e temos de elevar a nossa voz para desmentir as acusações extremistas e xenófobas que acusam aqueles que lutam pela vida de oportunismo económico.
Mas os refugiados, uma vez no espaço comunitário, devem respeitar as nossas regras e a nossa cultura e tornar-se contribuintes ativos para a sociedade do Estado-Membro que os acolhe. Esta é uma integração que deve basear-se na combinação de direitos e deveres, garantindo a igualdade de tratamento perante os cidadãos europeus.
O acesso ao mercado de trabalho ainda constitui um desafio para os europeus. Temos de garantir aos recém-chegados uma inclusão social bem sucedida, e a sua integração no mercado de trabalho europeu é fundamental, devendo ser complementar e não colidir com a situação interna.
Precisamos de mecanismos eficazes e transparentes de validação das suas competências, da sua qualificação académica e da sua experiência profissional. Neste momento, é fundamental que não nos percamos em burocracia, sem descurar, obviamente, a nossa segurança. O momento exige ponderação e exige o envolvimento de todos os europeus, mas também o esforço pessoal de cada um dos acolhidos.
A Comissão tem desenvolvido boas iniciativas para a resolução deste drama, esbarrando em interesses egoístas e nacionalistas de muitos Estados-Membros. Se este fosse um problema económico, há muito estaria resolvido. Temos todos em conjunto de resolver esta situação.
Agnes Jongerius (S&D). – Dank aan de commissarissen en vooral dank aan mijn collega Brando Benifei, die een mooi verslag geschreven heeft over een belangrijk onderwerp, want alleen al in 2015 vroegen ruim 1,2 miljoen mensen asiel aan in Europa. Sommigen werden afgewezen. Vele anderen mochten blijven, maar wie weet voor hoe lang.
En al die tijd staan mensen aan de zijlijn van de samenleving en daar is niemand bij gebaat. De vluchtelingen niet, die vaak geen toegang hebben tot de arbeidsmarkt en dus ook niet tot de maatschappij, en de lidstaten niet, die op deze manier een slechte integratie in de hand werken. We moeten dus inderdaad werk maken van integratie via taalles, scholing en training, zodat vluchtelingen mee kunnen doen in het gewone leven en ook bij terugkomst in eigen land hun nieuwe vaardigheden kunnen gebruiken.
Ulrike Trebesius (ECR). – Frau Präsidentin! Angela Merkel sagte noch im November 2015, dass der deutsche Arbeitsmarkt Fachkräfte suche und Deutschland ein reiches Land sei, das viele Menschen aufnehmen könne. Es ist heute schon zur Sprache gekommen, dass von allen DAX-Unternehmen insgesamt nur 54 Flüchtlinge in Arbeit gebracht wurden. Wenn nun aber jeder Flüchtling oder Migrant, der nicht in Arbeit ist, den deutschen Staat 25 000 EUR im Jahr kostet, dann sind das bei zirka 1,3 Millionen Menschen im Jahr über 30 Mrd. EUR Kosten. Zum Vergleich: Der Posten für Bildung und Forschung im Bundeshaushalt beträgt zirka 16 Mrd. EUR.
Sicherlich wird es einige Arbeitgeber geben, die einige Flüchtlinge einstellen, aber bisher sieht Merkels Zukunftsvision für den Arbeitsmarkt nach einem völligen Fiasko aus. Wenn es aber der deutsche Arbeitsmarkt nicht schafft, wie soll es dann der griechische, der italienische, der portugiesische oder der französische Arbeitsmarkt schaffen? Unsere – nach Frau Merkel – reiche Gesellschaft hat verrottende Straßen, marode Schulen und einsturzgefährdete Brücken. Für diese Dinge waren in den letzten zehn Jahren leider keine finanziellen Mittel da.
Λάμπρος Φουντούλης (NI). – Κυρία Πρόεδρε, άλλη μία έκθεση ιδεών και ιδεοληψιών έρχεται για συζήτηση στο Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο. Χωρίς ακόμα να έχετε ξεκαθαρίσει πόσοι είναι οι πρόσφυγες και πόσοι οι λαθρομετανάστες και έχοντας αφήσει χιλιάδες εγκλωβισμένους στην Ελλάδα και την Ιταλία, με το κλείσιμο των συνόρων, δίνετε κίνητρα για να πλημμυρίσει η Ευρώπη με ακόμα περισσότερους μετανάστες. Είναι κάποιος τόσο αφελής ούτως ώστε να πιστέψει ότι μπορούν οι άνθρωποι αυτοί να ενταχθούν στην ευρωπαϊκή κοινωνία; Θέλετε να τους ενσωματώσετε στην αγορά εργασίας, όταν η ανεργία στην Ευρώπη και ειδικά στις χώρες του Νότου καλπάζει; Ρωτήσατε τους ευρωπαίους πολίτες εάν τους θέλουν; Ωραίο το παραμύθι σας, αλλά έχει πολλούς δράκους.
Αυτοί που αιματοκύλησαν το Βέλγιο, τη Γαλλία κι έχουν σπείρει το φόβο στα αεροδρόμια, το μετρό, ακόμα και τις αθλητικές διοργανώσεις και δουλειά είχαν και την ευρωπαϊκή παιδεία τους παρείχατε. Όμως δεν καταφέρατε να τους ενσωματώσετε, γιατί υπάρχει ένας παράγοντας που αρνείστε να παραδεχθείτε: το θρησκευτικό μίσος που τρέφουν εναντίον μας, λόγω θρησκείας και λόγω κουλτούρας, και που τους προτρέπει να εξοντώσουν όσους θεωρούν άπιστους.
Σταματήστε τους πολέμους και τις παρεμβάσεις σε τρίτες χώρες και επιδιώξετε να ζήσουν ειρηνικά στις χώρες τους. Ενισχύστε τον θεσμό της παραδοσιακής οικογένειας στην Ευρώπη, για να αυξηθεί το εργατικό δυναμικό και, τέλος, ας αποφασίζουν οι ευρωπαίοι πολίτες και όχι οι κεφαλαιοκράτες και οι διορισμένοι τεχνοκράτες.
(Ο ομιλητής δέχεται να απαντήσει σε ερώτηση με γαλάζια κάρτα (άρθρο 162 παράγραφος 8 του Κανονισμού))
Julie Ward (S&D), blue-card question. – Do you realise that some of these ‘others’ that you refer to actually include Members of this House? A fellow MEP of mine from the northwest of England who has had an esteemed position as the Lord Mayor of Manchester, a policeman, is a Muslim, and sits in this House. And the offence that you make when you ‘other’ people is absolutely despicable, so how can you exonerate yourself from being so Islamophobic?
Λάμπρος Φουντούλης (NI), απάντηση "γαλάζια κάρτα". – Όταν λέτε «άλλους» δεν ξέρω ποιους εννοείτε, μπορεί να εννοείτε τους μουσουλμάνους. Εγώ δεν μιλάω για όλους τους μουσουλμάνους, μιλάω γι’ αυτούς τους φανατικούς που έρχονται να αιματοκυλήσουν την Ευρώπη. Είναι ξεκάθαρο ότι δεν μπορείτε να ελέγξετε από αυτές τις ροές των παράνομων μεταναστών που έρχονται, ποιοι έρχονται να κάνουν κακό στην Ευρώπη και ποιοι έρχονται για να ξεφύγουν από τη φωτιά του πολέμου ή θέλουν να μεταφέρουν τη φωτιά του πολέμου στην Ευρώπη.
Michaela Šojdrová (PPE). – Paní předsedající, všichni se shodujeme na tom, že integrace uprchlíků je zásadním úkolem v době, kdy zde je milionová vlna uprchlíků v Evropě a kdy neseme plody neúspěšné integrace v podobě vzniku ghett, sociálního vyloučení a radikalizace. Jsem přesvědčena o tom, že to je především úkolem a zájmem členských států, které mají ale rozdílné podmínky, ale mají stejné zájmy o bezpečnost a o prosperitu a důstojný život všech občanů.
Z úrovně Evropského parlamentu samozřejmě můžeme využít společných zkušeností a především podpůrných programů. Musíme podpořit členské státy v tomto jejich úsilí, poskytnout žadatelům o azyl přístup ke vzdělání a podle možností i přístup na trh práce.
Z pozice Evropského parlamentu bych ale nechtěla členským státům nařizovat rychlejší přístup na trh práce pro žadatele o azyl, než stávající směrnice umožňuje. Tedy zkrácení z devíti na šest měsíců. To totiž členské státy dnes udělat mohou, ale neměli bychom jim to nařizovat.
Mám také problém podpořit zvýšení limitu z 23 % na 25 % u Evropského sociálního fondu pro začleňování uprchlíků. Paní komisařka se vyslovila pozitivně a já bych to nechala na Evropské komisi. Samozřejmě, že je možné – a dokonce očekávám –, že při revizi víceletého finančního rámce se Evropská komise rozhodne podpořit začleňování znevýhodněných, a zejména migrantů. Ale je to právě na Evropské komisi, proč jenom 25 % a proč ne 30 %. Ať rozhodne Evropská komise podle potřeb a podle rozdílných podmínek členských států.
Javi López (S&D). – Señora Presidenta, hemos hablado en muchas ocasiones sobre cómo hemos fracasado al intentar garantizar vías de acceso seguras y legales a aquellas personas que tenían derecho a asilo en Europa. Pero, sin duda, el mayor reto que tenemos —el mayor reto— es la integración del más de millón de personas que ya ha llegado, y de las que vendrán en el futuro. Y, sin duda, para integrar a los refugiados, el acceso al mercado laboral, de forma rápida y eficaz, es la punta de lanza de la integración.
Un acceso al mercado laboral sin discriminación, que a la vez vaya acompañado de educación, del reconocimiento de sus cualificaciones, de acceso al idioma, y de su conocimiento, de ayuda en la protección social o de acceso a la vivienda. Y todo ello sabiendo que, para garantizar ese acceso al mercado laboral, debemos combatir la explotación laboral y... las personas que realizan trabajos no declarados, y tenemos que dedicar recursos del conjunto de Europa, como el Fondo Social Europeo, siempre teniendo en cuenta que no vayan en detrimento de nuestras necesidades. Por eso este informe de Brando Benifei va en la buena dirección.
Ruža Tomašić (ECR). – Gospođo predsjednice, Europska unija ima moralnu, a kao jaki globalni akter i političku obvezu pomoći ljudima koji su pobjegli pred pogibelji u našem susjedstvu.
No, jedno je pomoći u skladu s mogućnostima, a nešto sasvim drugo je tražiti od građana da dugoročno financiraju povlašteni status stotinama tisuća novopridošlih ljudi. Dok se dio država članica još uvijek suočava s ekonomskim izazovima i teškom mukom pokušavaju stabilizirati javne financije, poreznim se obveznicima nameće obveza da nezanemarivom broju ljudi financiraju sva socijalna prava, zdravstvene usluge, obrazovanje, pa čak i mjere za zapošljavanje.
Izbjeglice su ljudi koji su potražili utočište od rata i vratit će se svome domu kad sukob u njihovoj zemlji konačno završi. Ostali su migranti koji su iskoristili kaos na Bliskom istoku kako bi poboljšali svoju ekonomsku situaciju. Prirodno je da ti ljudi žele bolji život u Europi, ne treba ih zbog toga osuđivati, ali za njih moraju vrijediti drukčija pravila.
Udo Voigt (NI). – Frau Präsidentin! Wovon sprechen wir? Von der sozialen Inklusion von Flüchtlingen, wir sprechen hier von der Gleichbehandlung der Ungleichen. Wenn ich diesen Bericht lese, wundert mich gar nicht mehr, warum der Brexit gekommen ist und warum immer mehr Menschen in Europa verzweifeln. Denn wenn wir den Chef des Deutschen Bundesamtes für Migration und Flüchtlinge, Herrn Frank-Jürgen Weise, hören – er geht davon aus, dass rund 10 % der Flüchtlinge für den Arbeitsmarkt qualifiziert sind. Insgesamt, so sagte er, stellen die Flüchtlinge eine Belastung für den Arbeitsmarkt dar.
Warum ist das so? Platon, der griechische Philosoph, sprach von einem Zoon politikon, der Mensch ist ein politisches Gemeinwesen. Ein Gemeinwesen begründet sich durch gemeinsame Herkunft, durch gemeinsame Sprache, gemeinsame Kultur, gemeinsame geschichtliche Erfahrungen und gemeinsame Staatsbürgerschaft, und Sie können das nicht etwa dadurch begründen, indem Sie Sprachkurse machen. Es kann nicht sein. Es kann nicht zusammenwachsen, was nicht zusammengehört.
(Der Redner ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)
Thomas Mann (PPE), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Wir haben vorhin auch aus dem rechtsradikalen Lager immer wieder das Gleiche erfahren, dass viel zu wenige Flüchtlinge in den Arbeitsmärkten drin sind. Haben Sie denn nicht der Debatte mit zugehört? Wir haben darauf hingewiesen, dass wir überprüfen müssen, welche Fähigkeiten die Menschen mitbringen, inwieweit sie in der Lage sind in Unternehmen integriert zu werden, und das wollen wir überprüfen. Dafür gibt es viele Praktika. Wenn Sie mal sehen, wie viele Praktika hier erfolgreich gelaufen sind, merken Sie auch, wie viele in die Arbeitsprozesse mit hineingehen. Das braucht Zeit, das kann nicht im Schweinsgalopp gemacht werden. Tragen Sie nicht auch Mitverantwortung dafür, dass wir diesen Zeitfaktor mit bedenken?
Udo Voigt (NI), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Ich bedanke mich natürlich für diese hochinteressante Frage. Einen Zeitfaktor. Hat Europa einen Zeitfaktor? Welchen Zeitfaktor haben wir in Europa für deutsche Arbeitslose, welchen für europäische Arbeitslose, für Arbeitslose in Griechenland? Wir sollten uns zunächst einmal um die eigenen Arbeitslosen kümmern, bevor wir uns um die Fremden kümmern, die – wie ich schon sagte – aufgrund des fehlenden Gemeinschaftssinns eben nicht Gleiche, sondern Ungleiche sind und deswegen einfach nicht integrierbar sind.
Claude Rolin (PPE). – Madame la Présidente, ce que j'entends ici me fait changer un peu ce que je comptais dire. Je viens d'un pays, d'une région, où il y a un charbonnage qui a vécu la plus grande catastrophe, le Bois du Cazier: 262 morts, majoritairement des Italiens, mais il y avait des travailleurs d'un peu tous les pays, dont des gens du Maghreb. Ils parlaient des langues différentes, ils avaient des religions différentes, mais ils faisaient partie de la même communauté, d'une communauté d'êtres humains.
Je pense que, dans ce type de débat, nous devons nous en souvenir et je trouve que le rapport qui nous est présenté aujourd'hui est un rapport important, de qualité, qui met des questions essentielles au centre du débat. Nous ne pouvons accepter que ce débat soit pollué par des idées du rejet de l'autre, des idées – il faut les appeler par leur nom – qui sont des idées racistes.
Je me réjouis donc de voir un rapport qui met en avant la nécessaire intégration des réfugiés. Plus vite et mieux ils seront intégrés sur le marché du travail, et plus vite ils contribueront à notre société, plus vite ils lui donneront une plus-value, plus vite ils seront intégrés et mieux accueillis. Il ne peut pas y avoir deux sortes de travailleurs, deux sortes de salariés, ils doivent être égaux.
J'appelle donc les uns et les autres à soutenir les éléments très intéressants qu'il y a dans ce rapport et qui montrent que l'Union européenne peut être un espace d'humanité.
Arne Gericke (ECR). – Frau Präsidentin! Wir diskutieren heute über die soziale Inklusion von Flüchtlingen und ihre Integration in den Arbeitsmarkt. Ich danke meiner Fraktionskollegin Helga Stevens für ihre erfolgreiche Arbeit an diesem Bericht. Wie so oft bei Asyldebatten habe ich heute Nachmittag hier in diesem Saal schon wieder so viel an Unwahrheiten, Halbwahrheiten und Übertreibungen von beiden Seiten gehört. Dazu haben wir von den deutschen DAX-Konzernen und der FAZ gehört. Ich teile diese Kritik.
Erwähnt aber doch bitte auch die, die seit Monaten etwas tun, erwähnt Mittelstand und Handwerk, die Familienbetriebe vor Ort. Sie helfen Flüchtlingen, sie schaffen Praktika, Ausbildungsplätze und Jobs; auch das sollte man betonen. Ich kenne allein in meiner Heimatregion einige Betriebe, die heilfroh sind, auf ehemalige Flüchtlinge zu bauen. Sagen wir, wer sie produziert: der Mittelstand. Sie brauchen dabei mehr Unterstützung. Ich fordere eine Umschichtung von ESF-Geldern hin zu den Ländern, die den Flüchtlingsstrom und die Integration hauptsächlich schultern, Geld, das vor allem dem Mittelstand zugutekommt.
(Der Redner ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)
Ivan Jakovčić (ALDE), pitanje koje je podizanjem plave kartice postavio. – Gospodine Gericke, pažljivo sam slušao što ste, za razliku od vaših drugih kolegica iz kluba i koje dolaze iz iste zemlje, govorili.
Na poseban ste način govorili o potrebi podrške srednjim i malim poduzećima u vašoj regiji. Htio bih unijeti jednu drugu dimenziju o kojoj se malo govorilo, a vi ste to na neki način spomenuli.
Mislim da je itekako važno poduprijeti regionalne, gradske, lokalne vlasti koje mogu pomoći integraciji izbjeglica i na tržištu rada, ali i u obrazovnim i drugim sustavima. Slažete li se sa mnom?
Arne Gericke (ECR), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Ja, damit bin ich einverstanden. Das habe ich ja auch so betont, dass wir insbesondere den Mittelstand – das sind die Unternehmen vor Ort, die viel leisten – unterstützen müssen, aber auch nur dort, wo wirklich Flüchtlinge sind. Wenn dort die Unterstützung nicht ankommt, dann kann diese Unterstützung von Flüchtlingen nicht gelingen.
Romana Tomc (PPE). – Begunska kriza je tudi kriza današnje politike, ne glede na to, da je od takrat, ko se je začel prvi begunski val, preteklo že zelo veliko časa, si še danes nismo odgovorili na nekaj osnovnih vprašanj.
In sicer, koliko beguncem lahko Evropa pomaga, in za koliko migrantov ima Evropa delovnih mest? Enostavnih odgovorov seveda ni, vendar to, da bežimo pred njimi, pač ne bo prineslo boljših rešitev.
Seveda, mi smo socialna Evropa in mi želimo in hočemo pomagat vsem tistim, ki bežijo pred vojno, pa vendarle moramo biti realni in se na drugi strani tudi zavedati, da za vključevanje beguncev na trg dela ni enotnega recepta.
Zaradi tega, ker seveda trgi dela v posameznih državah niso enaki, nekje potrebujejo novo delovno silo, drugje imajo s tem težave, ker imajo sami preveč brezposelnih.
Če seveda ne bomo sposobni ločiti različnih situacij posameznih držav, jaz mislim, da ne bomo mogli niti doseči tega cilja, da bi tistim, ki so zares potrebni pomoči, dejansko tudi pomagali.
Elżbieta Katarzyna Łukacijewska (PPE). – Należy podkreślić, że mówimy o uchodźcach, czyli ludziach, którzy uciekają przed wojną, którzy chcą ratować życie swoje i swoich bliskich. Co się więc stało dzisiaj w Europie, że coraz więcej osób jest przeciwko nie tylko imigrantom, ale przeciwko uchodźcom? Dlaczego rosną nastroje ksenofobiczne? Po pierwsze każdy, kto przybywa do Europy, musi zaakceptować i szanować naszą europejską kulturę, tradycje i europejskie wartości. Bez tego nie ma szansy na akceptację. Po drugie nie zapominajmy, że Unia Europejska boryka się z dużym bezrobociem, imigracją swoich obywateli. Europejczycy nie rozumieją, dlaczego ich prawa i pomoc socjalna mają być – czy nawet niekiedy już są – mniejsze niż pomoc skierowana do uchodźców.
Trudno dzisiaj o dobrą politykę, która walczy z wykluczeniem społecznym uchodźców. Jednakże bez nauki języka, bez edukacji uchodźców, zwłaszcza kobiet i dzieci, bez szczerej odpowiedzi na pytanie: dlaczego coraz więcej Europejczyków jest przeciwko imigrantom i uchodźcom, bez zrozumienia i akceptacji mieszkańców Europy każda, nawet najlepsza polityka, jest skazana na klęskę.
Marcus Pretzell (ENF). – Frau Präsidentin, meine Damen und Herren! Während die Europäische Union eigentlich mit sich selbst zu kämpfen hätte und darüber nachdenken sollte, wie sie selbst wieder auf die Spur kommt, hat sie sich eine weitere Aufgabe, eine Sisyphos-Aufgabe, aufgehalst: die soziale Inklusion und Integration in den Arbeitsmarkt von sogenannten Flüchtlingen. Weit über eine Million davon sind im vergangenen Jahr nach Deutschland gekommen. Nun, sie sind begeistert begrüßt worden, unter anderem vom Vorstandsvorsitzenden von Daimler, Herrn Zetsche, der wörtlich sagte: „Die meisten Flüchtlinge sind jung, gut ausgebildet und hoch motiviert – genau solche Leute suchen wir.“ Das ist aber das Einzige, was er dazu beizutragen hatte, denn bis heute hat er niemanden angestellt. Insgesamt haben die 30 deutschen DAX-Konzerne inzwischen sage und schreibe 54 Flüchtlinge angestellt!
Vergleichen wir das doch einfach mit den Zahlen von Neujahr auf dem Kölner Bahnhofsvorplatz. Dort sind inzwischen 183 Täter aus Kreisen derselben Personengruppe, nämlich der sogenannten Flüchtlinge, bekannt. So sieht die tatsächliche soziale Inklusion und Integration in Deutschland derzeit aus. Und wenn Herr Müller von der Volkswagen AG, der eigentlich zurzeit auch völlig andere Probleme haben sollte, jetzt sein Unverständnis für die AfD äußert, dann zeigt das nur, wie wenig diese beiden Herren an der Realität interessiert sind.
„Catch the eye” eljárás.
Maria Grapini (S&D). – Doamnă președintă, doamnă comisar, incluziunea socială și integrarea pe piața muncii era o problemă în Uniunea Europeană și trebuie să recunoaștem cu toții că această criză a refugiaților ne-a prins pe picior greșit. Cu atât mai important este acest raport și voi susține raportul și îl felicit pe tânărul eurodeputat pentru că a putut să gestioneze o problemă atât de importantă, cu toate grupurile politice, și să rezulte lucruri extrem de importante.
Ce mă îngrijorează pe mine este că doamna comisar nu dorește, ne-a spus-o clar, să preia niște lucruri extrem de importante. Noi nu putem să integrăm refugiații și oamenii sunt oameni, nu au nici o vină dacă nu vom avea bugete pentru crearea de locuri de muncă, pentru sprijinul IMM-urilor, pentru cercetare, pentru că acești oameni au nevoie de loc de muncă. Mă revoltă poziția unor eurodeputați, colegi de aici, extremiști, care tratează oamenii cu măsuri diferite. Eu fac parte dintr-un partid umanist și nu pot să concep să lăsăm oamenii în suferință.
De aceea, propun ca statele membre și Comisia să stabilească reguli precise de integrare a refugiaților în piața muncii și ca aceștia să aibă reguli de respectare a legislației europene și naționale.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, έχει αποδειχθεί μέχρι σήμερα ότι η επιχείρηση ένταξης προσφύγων και μεταναστών οδήγησε σε ακόμη μεγαλύτερη ανεργία, μείωση μισθών και διάλυση του κοινωνικού κράτους. Όταν πέρυσι, η επιτροπή σοφών της Γερμανίας πρότεινε να διαμορφωθούν μισθοί πείνας, δήθεν για να ενταχθούν καλύτερα οι πρόσφυγες και οι μετανάστες που εισέρχονταν μαζικά στη Γερμανία, είχε ως στόχο την κινεζοποίηση των μισθών στην Ευρωπαϊκή Ένωση. Όσο οι χώρες του ευρωπαϊκού Νότου μαστίζονται από τη φτώχεια και την ανεργία, δεν μπορεί να γίνει ένταξη προσφύγων και μεταναστών στην αγορά εργασίας.
Γι’ αυτό, έχω ζητήσει στις ρήτρες κατανομής προσφύγων μεταξύ κρατών μελών να υπολογίζεται, εκτός από το ΑΕΠ και τον πληθυσμό, τόσο ο ρυθμός ανάπτυξης της οικονομίας, όσο και το ύψος της ανεργίας. Επίσης, πραγματική ενσωμάτωση σημαίνει αποδοχή και σεβασμός του συνταγματικού πλαισίου και των νόμων του κράτους υποδοχής και εγκατάλειψη διάφορων απαρχαιωμένων κοινωνικών πρακτικών και αντιλήψεων.
Δυστυχώς, τα θέματα αυτά δεν τα θίγει η έκθεση, παραμένοντας σε ιδεοληψίες και επιπολαιότητα. Αυτό έχει ήδη προκαλέσει ένα brexit. Nα δούμε τι θα γίνει για να αλλάξει ρότα η Ευρωπαϊκή Ένωση.
Jasenko Selimovic (ALDE). – Fru talman! Med tanke på det stora antalet flyktingar som har sökt sig till EU kommer integrationen av dem att bli en av de viktigaste frågorna de närmaste 10 till 15 åren.
Lyckas vi integrera dessa människor kommer EU att kunna behålla sin öppenhet mot världen och förbli en kontinent med relativt lite rasism och främlingsfientlighet. Misslyckas vi kommer vi inte bara att få problem med öppenhet, handel och tillväxt utan vi går också en mycket mörk framtid till mötes.
För att lyckas måste mycket mer till än bara utbildning. Jag är medveten om att det som krävs kan vara kontroversiellt. Vissa länder måste tvingas att erbjuda rimliga villkor, basala rättigheter, ordna språkkurser; andra att öppna upp sina stängda arbetsmarknader, men låt mig säga så här: Vi har inget val.
Det är bara dagens solidaritet med dem som står utanför som kan förhindra och förebygga morgondagens problem. Så låt oss för en gångs skull göra saker i tid och låt oss använda EU:s mjuka makt för att påverka länder i önskvärd riktning.
Igor Šoltes (Verts/ALE). – Smo torej pred enim najkompleksnejših izzivov v zadnjem času, soočamo se z največjo selitvijo po drugi svetovni vojni in, seveda, je integracija teh ljudi, beguncev v družbo odvisna tudi od vključenosti na trg dela.
Zato je treba podpreti in odpreti nove vire financiranja, ki bodo spodbudili večjo in aktivnejšo politiko zaposlovanja in integracijo teh skupin tako imenovanih humanitarnih beguncev.
Ne moremo pa mimo, seveda, tudi postavljanja tako imenovanih izobraževalnih mostov, ker seveda izobrazba je ena tudi od ključnih elementov za boljšo vključenost.
Seveda so prakse v državah različne, in mislim, da moramo podpreti in se zgledovati po tistih praksah, ki so pozitivne, dobre. Res pa je, da je tudi stanje brezposelnosti po evropskih državah različno, kar je treba vzeti v obzir.
Predvsem pa bi bilo najslabše, če bi tudi begunci postali kategorija trajno nezaposlenih.
Krisztina Morvai (NI). – Kedves Kollegák! Úgy tűnik, hogy az Európai Unió a néhány nappal ezelőtti Brexitnek a tanulságait egyszerűen nem hajlandó levonni. Az európai polgárok túlnyomó többsége úgy gondolja, hogy a népvándorlást márpedig le kell állítani. A tragikus élethelyzeteket – szegénység, háborúk és a többi – gyökerében kell orvosolni, a gyökérokokkal kell foglalkozni, és ott a helyszínen, illetőleg a helyszín közelében. Nem lehet ezeket a dolgokat Európába exportálni. Lehet ezeket az embereket populistának nevezni, lehet szélsőségesnek nevezni. De az emberek előbb-utóbb, kedves kollegák, fel fognak lázadni. Igaz, Biztos asszony? Várom ezzel kapcsolatos véleményét. Önök megvárhatják azt, hogy az egyik ország a másik után fog kilépni az Unióból. Kártyavárként fog összeomlani az Önök Európai Uniója, hacsak nem kapnak észbe és nem hallgatják meg végre az embereket.
(A„catch the eye” eljárás vége.)
Marianne Thyssen,lid van de Commissie. – Uw rapporteur, de heer Benifei, heeft een bijzonder omvangrijk en diepgravend verslag gemaakt en ik wil hem daar nogmaals oprecht voor danken. Verschillenden onder u hebben het gezegd: er zijn meer mensen op de vlucht dan ooit tevoren. Dat zijn mensen die bij ons bescherming zoeken, die een baken van hoop zien in de Europese Unie en die hopen en rekenen op onze solidariteit.
Wij hebben de legale en ethische plicht om aan mensen die recht hebben op internationale bescherming die bescherming ook te geven, en ik ben er persoonlijk van overtuigd dat het dan ook het beste is voor iedereen dat de mensen die bescherming krijgen ook zo snel en zo goed als het kan geïntegreerd worden, zowel in onze samenleving als op onze arbeidsmarkt.
We weten allemaal dat dat geen eenvoudige opdracht is, voor niemand. De inspanningen moeten van twee kanten komen. We leven in een maatschappij van rechten en plichten. Zo zit onze samenleving nu eenmaal in elkaar. Maar dat gezegd zijnde weten we ook dat vluchtelingen een groep zijn van heel kwetsbare mensen. Als we kijken naar hun situatie, hebben zij natuurlijk trauma's waarover door sommige mensen al gesproken is, maar we weten ook dat ze diploma's hebben die elders verworven zijn, kwalificaties die elders verworven zijn. Het is dikwijls heel moeilijk om hun vaardigheden, als ze al gedocumenteerd zijn, te vergelijken met datgene wat nodig is op onze arbeidsmarkt. Ze zijn dikwijls ook laaggeschoold. We moeten hun de kans geven op vorming en op basisvaardigheden. Dit proberen wij onder meer te doen met een aantal elementen van onze skills agenda.
We moeten die mensen de kans geven om talen te leren, hetgeen we ook opgepakt hebben in ons actieprogramma voor integratie van migranten. Daar zitten al een aantal budgetten in die gespendeerd zullen worden om die mensen de kans te geven om de taal van het gastland te leren. We moeten denk ik ook niet ontkennen dat er heel dikwijls in onze samenleving, ook op onze arbeidsmarkt, nog pure discriminatie plaatsvindt. Ook daar moeten we ons tegen verzetten, ook daar moeten we iets aan doen.
Wat doen wij vanuit Europa? Wij kijken dit semester onder meer naar de situatie van migranten op de arbeidsmarkt. Een aantal lidstaten hebben specifieke aanbevelingen gekregen omdat ze beter zouden kunnen presteren op het vlak van integratie van mensen met een migrantenachtergrond, soms zelfs de tweede of derde generatie. En dat is ook het geval voor andere landen dan diegene die specifieke aanbevelingen gekregen hebben.
Verder gebruiken we alles wat we te onzer beschikking hebben, want sommigen onder u hebben terecht gezegd dat het in de eerste plaats een opdracht is van de lidstaten. Maar wij vanuit Europa kunnen de lidstaten bij deze moeilijke opdracht helpen. We doen dat met alles wat we tot onze beschikking hebben. We doen dat met ons actieprogramma voor de integratie van mensen vanuit derde landen. We doen dat met onze skills agenda waarin een aantal specifieke elementen zitten om kansen op integratie van vluchtelingen te verhogen. We doen dat ook met onze benadering van de blue card.
We gebruiken ook onze fondsen: het Europees Sociaal Fonds en het FEAT zijn fondsen die tevens kunnen worden ingezet voor de integratie van vluchtelingen en die worden daar ook voor gebruikt. We doen uitwisseling van best practices en we zorgen dat er capaciteitsuitbreiding kan komen in de lidstaten. Want ook op dat vlak kunnen onze landen van elkaar leren.
We gebruiken ook, nogmaals, de instrumenten die we ter beschikking hebben onder het semester. Ik verwees al naar de country specific recommendations. Maar ik wil er toch ook op wijzen dat de extra uitgaven die gepaard gaan met deze vluchtelingencrisis in de evaluatie van de budgettaire situatie van de lidstaten ook effectief als buitengewoon worden erkend en dat die uitgaven niet meegerekend worden om na te gaan of lidstaten onder een excessive deficit procedure vallen.
Beste parlementsleden, integratie van nieuwkomers is geen gemakkelijke opdracht, niet voor de mensen die de horror in hun eigen land zijn ontvlucht en die een nieuwe gemeenschap moeten zien op te bouwen in een nieuwe lidstaat. Ook is het niet altijd gemakkelijk voor de mensen in de lidstaat van onthaal. Maar één zaak is zeker. We hebben er allemaal belang bij om de mensen die naar ons komen zo goed mogelijk op te vangen en hen zo goed mogelijk te integreren in onze samenleving en op onze arbeidsmarkt. En als ons dat lukt, dan kunnen we daar allemaal beter van worden: economisch, maar ook de cohesie van onze samenleving kan daar alleen maar wel bij varen.
Ik wil de woorden herhalen van een van de parlementsleden die daarnet zei: “Het kan toch niet de bedoeling zijn om er allemaal langdurig werklozen van te maken.” Ik denk dat dat iets is wat we niet willen. Dus moeten we voor het omgekeerde gaan en ik ben dan ook heel dankbaar voor al die aanbevelingen en voor de zaken die we delen om die mensen de kans te geven zo snel mogelijk geïntegreerd te raken.
Elnök asszony. – Képviselőtársaimat tájékoztatom arról, hogy azok a képviselők, akik a vitában nem tudtak felszólalni, mert nem volt erre lehetőség – mindannyian tudjuk, hogy ülésenként egy alkalommal legfeljebb 200 szó terjedelemben írásos nyilatkozatot lehet benyújtani, amit majd a vita szó szerinti jegyzőkönyvéhez fognak csatolni és felszólalásnak minősül.
Brando Benifei, relatore. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, voglio ringraziare tutti i colleghi per questa discussione approfondita e anche la Commissaria Thyssen per la partecipazione e per le parole importanti che sono state dette. Da una parte, è chiaro che si tratta di una questione è molto complessa; c'è la necessità di tenere un approccio equilibrato, l'abbiamo detto, abbiamo bisogno di fare scelte nella direzione dell'integrazione, che sia un'integrazione non a scapito degli abitanti dei paesi riceventi, contro il social dumping, per un'integrazione davvero reale nel mondo del lavoro e nella società dei rifugiati.
Grazie per il lavoro comune e grazie alla Commissione, come dicevo, per le parole chiare, anche rispetto, è vero, ai progressi netti che vediamo nelle proposte del Piano d'azione per i cittadini dei paesi terzi, nella news skills agenda, indicazioni, proposte che vanno nella direzione di ciò chiede la relazione. Quindi continuiamo a lavorare in questa direzione, con un lavoro costruttivo, come costruttiva è stata questa discussione in Parlamento, per trovare soluzioni equilibrate per tutti: per i rifugiati e per i cittadini che hanno preoccupazioni e paure legittime ma che vanno rassicurati nella volontà dell'Unione di costruire soluzioni di integrazione utili per tutti, per far sì che, come ho detto nel mio intervento, i rifugiati, il cui accoglimento è un nostro dovere umanitario, trovino la loro dignità e ritrovino un senso per una vita spesso traumatizzata proprio in un'integrazione nella nostra società.
Allo stesso tempo sono contento che persone che rappresentano, per me, anche per le cose che dicono, proprio le idee del razzismo e della xenofobia, come i colleghi Von Storch e Voigt, sono stati assolutamente in dissenso con questa relazione, ma le loro parole molto razziste, a mio parere, li qualificano da soli. E anche i colleghi, come la collega Bizzotto, che ha dimostrato a mio parere, così come spesso i colleghi della Lega Nord, di non leggere le relazioni in quanto le preoccupazioni sul social dumping...
(La Presidente toglie la parola all'oratore).
Elnök asszony. – A vitát lezárom.
A szavazásra 2016. július 5-én, kedden kerül sor.
Írásbeli nyilatkozatok (162. cikk)
Miapetra Kumpula-Natri (S&D), kirjallinen. – Tutkintojen tunnustaminen, välittömästi alkava koulutus, työhön pääsyn nopeuttaminen, reilut työehdot, pk-yritysten tukeminen. Näillä keinoin saamme turvapaikanhakijat työmarkkinoille ja kotoutumaan. Työ on paras sopeutumisen ja kotoutumisen keino, ja se hyödyttää yhtä lailla yksilöä ja yhteiskuntaa.
Turvapaikanhakijoiden pitää saada tehdä töitä samaan aikaan kun turvapaikkahakemusta käsitellään. Työhön pääsyä helpottaaksemme meidän olisi tutkittava ja tunnustettava paremmin pakolaisten ja turvapaikanhakijoiden tutkinnot ja ammatillinen osaaminen. Pienet ja keskisuuret yritykset ovat ratkaisevassa roolissa pakolaisten ja turvapaikanhakijoiden työllistymisessä. Viranomaisten on tarjottava pk-yrityksille kattavaa ja räätälöityä tukea sekä neuvontaa. Samaan aikaan turvapaikanhakijoita on kaikin tavoin autettava yritysten perustamisessa. Kansallisen minimipalkan ja työehtojen on koskettava pakolaisia samalla tavalla kuin muitakin. Meidän ei ole syytä luoda omia työmarkkinoita pakolaisille.
PPE:n jäsenet esittivät mietintöön tarkistuksia, joiden mukaan minimipalkka ei koskisi pakolaisia tai että pakolaisia voisi palkata yhden päivän mittaisilla sopimuksilla ja huonommilla työehdoilla. Se ei ole kestävä tie, vaan luo kahden kerroksen työmarkkinat, joilla häviävät sekä pakolaiset että muut työntekijät.
Dominique Martin (ENF), par écrit. – L’Union européenne ne s’intéresse qu’à l’intégration des "réfugiés" sur le marché du travail, sans rechercher de solution alternative, alors même que l’immigration est un drame dont les premières victimes sont les immigrés eux-mêmes: un nombre sans précédent de morts, le mal logement ou encore leur exploitation. La notion même de "réfugiés" reste plus qu’ambiguë. Il n’existe toujours pas de définition concrète car si l’UE différencie trois catégories de "bénéficiaires juridiques", elle n’en donne pas de réelle définition. Par ailleurs, l’UE reconnait voir dans cet accueil des réfugiés un palliatif aux problèmes démographiques de l’Europe: "la population en âge de travailler de l’UE devrait reculer de 7,5 millions d’ici 2020 ".
Quelle honte de penser ainsi quand on voit les chiffres du chômage! Quelle honte de ne pas préférer une politique nataliste à l’immigration massive! L’UE énonce que les réfugiés "peuvent entreprendre et générer une activité économique qui a des retombées positives sur les communautés d’accueil" sans avoir ni certitude, ni chiffre concret. Par ailleurs, on parle d’intégration mais pas d’assimilation. Intégration sous-entend "revendication" et "communautarisme" là où assimilation sous-entend adaptation et reconnaissance.