17. Sociale og miljømæssige standarder, menneskerettigheder og virksomhedernes sociale ansvar - En fremadskuende og innovativ strategi for handel og investering (forhandling)
Przewodniczący. – Kolejnym punktem porządku dnia jest wspólna debata nad:
– sprawozdaniem sporządzonym przez Eleonorę Forenzę w imieniu Komisji Handlu Międzynarodowego w sprawie wdrożenia zaleceń Parlamentu z 2010 r. dotyczących norm społecznych i środowiskowych, praw człowieka i odpowiedzialności biznesu (2015/2038(INI)) (A8-0217/2016) oraz
– sprawozdaniem sporządzonym przez Tizianę Beghin w imieniu Komisji Handlu Międzynarodowego w sprawie nowej perspektywicznej i innowacyjnej przyszłej strategii w dziedzinie handlu i inwestycji (2015/2105(INI)) (A8-0220/2016).
Eleonora Forenza, relatrice. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissaria, la relazione che mi accingo ad illustrare riguarda, a mio avviso, aspetti fondamentali della politica commerciale dell'Unione europea, ossia il rapporto tra commercio internazionale e diritti umani, diritti sociali, standard ambientali e responsabilità sociale d'impresa. Mi sembra che dalla relazione emerga una sollecitazione chiara alla Commissione: l'effettivo e vincolante rispetto dei diritti umani, la difesa e l'innalzamento degli standard sociali e ambientali non possono essere subordinati alla competizione commerciale e alla difesa degli investimenti, né affidati all'ideologia della deregolamentazione come volano di crescita. Troppo spesso abbiamo riscontrato – e questo è anche il senso della relazione – una forte discrepanza fra l'affermazione verbale dei diritti e la loro effettiva difesa e applicazione.
Proviamo allora a dare indicazioni concrete su come rilanciare, attraverso la politica commerciale, l'impegno preso dall'Unione di promuovere e tutelare i diritti umani, sociali e ambientali, insieme alla democrazia e allo Stato di diritto. Non possiamo continuare come se nulla fosse. La Brexit, così come la crescente sfiducia dei popoli europei nei confronti di questa Unione europea, dovrebbero aver dato un chiaro segnale sulla necessità di una discontinuità. Discontinuità senza cui lo stesso progetto europeo rischia di naufragare. Una discontinuità necessaria, a mio avviso, anche nella politica commerciale, nel momento in cui i negoziati, che potrebbero avere conseguenze enormi sulla vita delle donne e degli uomini d'Europa, negoziati come il TTIP e il CETA, destano legittime preoccupazioni, sempre più diffusa nell'opinione pubblica, anche sui temi oggetto di questa relazione: i diritti umani, gli standard sociali e ambientali. Più in generale, potremmo dire, il rapporto tra sviluppo commerciale e democrazia.
Anche per questa ragione, mi permetto di aprire una parentesi, signora Commissaria. Riteniamo profondamente sbagliata, ad esempio, la scelta di non coinvolgere i parlamenti nazionali nella ratifica del CETA: abbiamo bisogno di più democrazia e più partecipazione e non di meno democrazia e meno partecipazione. Sappiamo che l'Unione gioca un ruolo cruciale nel commercio mondiale: in quanto più grande esportatore di beni e servizi del mondo e principale fonte di investimenti esteri diretti, l'Unione assume una posizione di primissimo piano nel mercato globale, sia attraverso la sua partecipazione all'OMC che attraverso i suoi accordi commerciali e di investimento, che hanno contribuito a costruire un pezzo importante di quel processo estremamente complesso e contraddittorio che chiamiamo globalizzazione. Globalizzazione che al tempo della crisi sta producendo effetti disuguali sia tra i vari paesi che al loro interno e il ruolo che può svolgere l'Unione europea da questo punto di vista è centrale.
Più volte questo Parlamento si è espresso sulla necessità che la politica commerciale non abbia solo il profitto di poche imprese come obiettivo ma che sia un elemento di una strategia di relazioni internazionali, volto a promuovere il rispetto dei diritti umani e sociali e la salvaguardia dell'ambiente. Per farlo, ed è questo appunto l'obiettivo di questa relazione, per la prima volta nella commissione per il commercio internazionale, una relazione è scaturita da una riflessione sull'impatto e il follow-up di tre relazioni precedentemente approvate nel 2010, fornendo al tempo stesso una valutazione e indicazioni alla Commissione nella implementazione della nostra politica commerciale. Si è trattato di un lungo lavoro di confronto e di mediazione, di un confronto rigoroso con gli altri relatori ombra, che desidero qui ringraziare, così come ringrazio i relatori per papere delle commissioni AFET, DEVE, FEMM ed EMPL.
La relazione fornisce anche indicazioni su alcuni nodi fondamentali che voglio qui illustrare brevemente. Innanzitutto sulla necessità di una coerenza legislativa. Le politiche commerciali dell'Unione devono essere sviluppate in coerenza con le politiche in materia di protezione sociale, sviluppo, diritti umani e ambientali. Affermiamo la centralità di una lettura di genere delle valutazioni d'impatto e nelle scelte di politica commerciale ed è nella prospettiva del gender mainstreaming, a cui lavoriamo anche in seno alla commissione per il commercio internazionale, che auspichiamo una politica che sia finalmente gender sensitive e non più gender blind.
Tiziana Beghin, relatrice. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, che cosa è il commercio internazionale? Troppo spesso, seguendo i dibattiti in questo Parlamento, ho avuto l'impressione che fosse un obiettivo in se stesso, un traguardo. Ma colleghi, no! Il commercio non è l'obiettivo, è solo uno strumento per raggiungere altre finalità. Il commercio non è il traguardo, ma la corsa, la corsa verso maggiore prosperità, uguaglianza e progresso sociale per tutti. Ecco perché il documento che vogliamo guidi la politica commerciale dell'Unione europea comincia con quest'idea e continua stilando le condizioni perché la prima potenza commerciale del mondo adempia al suo ruolo con responsabilità, coraggio e accortezza per i suoi cittadini e per tutti i cittadini del mondo.
Il commercio non è il fine ma è il mezzo. Come relatrice sono molto fiera di questo primo messaggio ma è il contenuto della risoluzione che mi rende veramente orgogliosa. Ovviamente, si tratta di un testo di compromesso, ma resta il fatto che, a larga maggioranza in commissione, abbiamo approvato una serie di richieste e priorità per rendere la politica commerciale più trasparente, responsabile ed efficace. Abbiamo riconosciuto le opportunità del commercio e richiesto una politica commerciale che lavori per le piccole e medie imprese, che crei opportunità ai mercati stranieri per i nostri agricoltori, per i nostri prestatori di servizi e, non ultimo, per la nostra industria, con degli accordi che portino benefici tangibili per i cittadini, magari esplorando nuovi mercati. Penso soprattutto all'Australia e alla Nuova Zelanda, ma anche al Mercosur e all'Africa.
Sappiamo che il commercio non è solo opportunità e non sempre è una vittoria su tutti i fronti. Per questo abbiamo richiesto che la Commissione e gli Stati attuino delle politiche di sostegno in favore dei cosiddetti perdenti della globalizzazione e personalmente penso che questa sia un'altra occasione di riflessione per politiche sociali che scolleghino il reddito dal lavoro, come reddito minimo o di cittadinanza. Ma prevenire è meglio che curare. Per questo la risoluzione parla chiaramente dell'importanza di studi di impatto accurati, sia ex ante che ex post, e di riforma degli strumenti di difesa commerciale, opponendosi in modo chiaro alla concessione dello status di economia di mercato alla Cina, ma parlando anche di difesa delle indicazioni geografiche e della lotta alla contraffazione, a tutela delle eccellenze europee nel mondo.
Sono molto orgogliosa anche di tutti i paragrafi che insistono sulla nostra responsabilità per un commercio equo, rispettoso dei diritti e orientato al rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Ormai tutti i prodotti che usiamo ogni giorno, dalle auto ai cellulari, sono il risultato di una catena produttiva che attraversa il mondo intero, con una piccola parte di valore che viene aggiunta in ogni paese. Il Parlamento europeo, con questo documento, chiede a gran voce che queste catene di approvvigionamento globali siano pulite, sostenibili e rispettose; che vi sia un rispetto del dovere di diligenza, per sapere se il bene che si acquista è macchiato di sangue o meno, se è stato prodotto con lavoro forzato minorile o violando i diritti umani. E non ci siamo fermati qui, perché abbiamo sollecitato che la sostenibilità del commercio valga anche per l'ambiente e gli animali, esigendo un maggior controllo per quanto riguarda il rispetto delle regole per il commercio di specie protette e di animali d'allevamento.
Per assicurarci che questi impegni siano mantenuti dai nostri partner, chiediamo a gran voce che i nuovi trattati di libero scambio contengano capitoli sullo sviluppo sostenibile vincolanti e con chiari meccanismi di sanzione per chi non rispetta i propri impegni in termini di rispetto dei diritti e dell'ambiente e con delle investigazioni, che vogliamo possono essere avviate anche su richiesta del Parlamento europeo. Ovviamente, le grandi opportunità del commercio vanno costruite su delle fondamenta solide, che sono la protezione dei consumatori europei e degli standard ambientali, sanitari e sociali. Questo passa come auspicato dalla risoluzione anche attraverso ulteriori riflessioni su quei trattati e quei sistemi, come gli ISDS e ICS, che potrebbero far prevalere gli interessi di pochi potenti su quelli di molti cittadini.
I cittadini devono poter valutare liberamente e in ogni momento se sono correttamente tutelati. Per questo chiediamo alla Commissione di aumentare gli sforzi per una politica commerciale sempre più trasparente, comprensibile e visionabile dai cittadini, senza più documenti e riunioni segrete. Inoltre, indirizziamo anche al Consiglio un chiaro appello per rendere sistematica la consultazione del Parlamento nella preparazione dei mandati negoziali e vincolante il suo parere, chiedendo inoltre la pubblicazione di tutti i mandati approvati.
Per finire, i nuovi media hanno moltiplicato le possibilità di partecipazione e controllo dei cittadini sulla vita politica delle istituzioni. Per questo, io che provengo da un movimento che fa della democrazia diretta la sua bandiera, vorrei terminare il mio intervento con l'augurio che la Commissione possa avviare sempre più scambi e dialoghi con i cittadini sulla politica commerciale e avvalersi di Internet e dei nuovi media per rendere conto in modo sempre più accurato delle sue scelte commerciali, accertandosi così in modo diretto del parere di coloro che sono i primi stake-holders, cioè i cittadini.
Chissà che un giorno anche i negoziati per i trattati internazionali, invece che avvenire a porte chiuse, non siano trasmessi in streaming e che la politica commerciale non diventi il primo ambito di applicazione della democrazia quasi diretta. Data l'ora, forse, questo può sembrare un sogno ma è senz'altro un bel sogno. Ringrazio infine tutti i colleghi per il fattivo lavoro e la cooperazione dimostrata.
Cecilia Malmström,Member of the Commission. – Mr President, let me start by thanking the Committee on International Trade and especially the two rapporteurs, Ms Forenza and Ms Beghin, for their work on these two very important reports.
Sustainable development in trade policy is an area where Parliament and the Commission clearly share an interest and a strong engagement. The Commission’s new trade policy, the Trade for All strategy, has sustainable development at its core. It sets out an ambitious and comprehensive agenda for the EU, underlining the fact that trade is not only about economic growth but also about defending the values that we share in Europe: social justice, respect for human rights, and high labour and environmental standards.
This strategy builds upon progress already achieved since the adoption by the European Parliament in 2010 of the three resolutions in this area: first, the introduction of binding and comprehensive trade and sustainable development chapters in all our free trade agreements; second, the strengthening of the human rights dimension, including gender, in our sustainable impact assessment; and, third, reforming the EU Generalised System of Preferences, including the flagship GSP+, sustainable development and good governance.
We also have developed partnerships with key players to promote change in countries where the situation was acute, for example through the Bangladesh Compact. Furthermore, we are supporting responsible business practices, including enhanced transparency for large companies on non-financial information, as well as the uptake in implementation of internationally recognised guidelines and principles of corporate social responsibility. The EU has been a frontrunner over recent years in pursuing the integration of sustainable development into its policy, and this engagement has also been recognised by many international organisations and our trading partners.
But being a frontrunner is, of course, not enough. There is much more work to be done. In this regard we have set some priorities, notably the effective implementation of trade and sustainable development chapters, better linking trade policy instruments to development cooperation, including with a view to supporting the 2030 agenda, and the promotion of responsible supply chains and of private sector engagement to integrate sustainable development objectives as part of core business strategies.
The report on a new forward-looking and innovative future strategy for trade and investment underlines the importance of pushing both jobs and growth, as well as the value agenda that focused on human rights, good governance and sustainable development. We have taken very careful note of the request for our future trade policy to have a stronger focus not only on these issues but also on manufacturing priorities and services. Trade in manufacturing is, of course, a priority, as it has been in recent decades and will be in the future as well. It is a central pillar of our market access strategy in trade agreements and trade defence.
The Commission welcomes the attention given to the importance of coherence between trade and other EU policies, and this new Commission is working hard, along these lines, to integrate the various policy areas – respect for human and labour rights, protection of the environment, and the development of partner countries, including sustainable development chapters – in all our trade agreements. We very much welcome Parliament’s emphasis on the primacy of the World Trade Organisation (WTO) system and the multilateral approach to negotiation. I share the ambition in that regard. We agree that the multilateral route for trade liberalisation is of course the most efficient and the most equitable, when it is possible.
Moreover, we endorse Parliament’s demand for a balanced outcome, including on agriculture, in free trade agreements. We will continue, in this context, to balance the needs of manufacturing, services and agricultural producers in setting our priorities for negotiation.
We also take note of the view expressed on market economy status for China. As you know, the Commission is currently conducting an in-depth impact assessment analysing the various options with regard to the treatment of China in anti-dumping investigations, and we will hold further political discussions on this in the coming weeks.
Lastly, Parliament’s call for greater reciprocity in opening up public procurement is well noted. It is clearly an area where there is imbalance, and we take this very much into account when we formulate mandates and negotiate free trade agreements, in order to have a more level playing field in the area of public procurement.
So I want to thank you very much for these reports. They contain some very valuable comments. Much of what you propose is actually already being done by the Commission but we can, of course, do more and we look forward to working with you in order to have not only as efficient a trade policy as possible but also a sustainable and responsible one.
Lola Sánchez Caldentey, ponente de opinión de la Comisión de Desarrollo. – Señor Presidente, señora Malmström, es intolerable la impunidad con la que muchas empresas campan a sus anchas por el mundo.
Como ponente de la opinión de la Comisión DEVE considero fundamental que se respete, de una vez, el principio de coherencia de políticas, sobre todo en materia de comercio internacional. También que se asegure el cumplimiento de la declaración de las Naciones Unidas sobre el derecho al desarrollo como derecho inalienable de todos y que se respete la soberanía de los Estados para establecer políticas que respondan a los intereses de sus gentes. Pero, sobre todo, urge un tratado vinculante para que las empresas respeten las normas sociales y medioambientales y, sobre todo, los derechos humanos.
La Unión Europea debería apoyar los trabajos de las Naciones Unidas en este sentido, en lugar de bloquearlos. Además, nuestras cláusulas sobre esta materia en acuerdos comerciales no valen para nada —veáse México— y estamos cansados de ver la insoportable impunidad empresarial ante sus violaciones.
Terrible mundo estamos construyendo, cuando se considera extremista y radical el exigir algo tan básico como que las multinacionales respeten los derechos humanos.
Mañana, ¿de qué lado se van a poner, Señorías?
João Pimenta Lopes, relator de parecer da Comissão dos Direitos da Mulher e da Igualdade de Oportunidades. – Senhor Presidente, valorizamos o esforço da relatora na elaboração deste relatório, nomeadamente no que se refere à absoluta necessidade de respeito e valorização dos direitos e das condições laborais, bem como do papel da Organização Internacional do Trabalho. Mas, para lá das recomendações que posso emanar deste plenário, não perdemos de vista que a responsabilidade social é torturada pelos grandes grupos económicos e financeiros europeus: quando promovem a deslocalização de empresas e o dumping laboral e social, quando atacam a contratação coletiva e as organizações representativas dos trabalhadores, quando promovem a exploração de recursos e dos trabalhadores em países terceiros cavando as discriminações sociais e de género. Não será a política comercial da União Europeia a inverter esta realidade. O presente demonstra que é tempo de rejeitar o Tratado de Lisboa também no que diz respeito às relações comerciais e que deve caber a cada país a definição das suas políticas e acordos comerciais compatíveis com os seus interesses e necessidades.
Tokia Saïfi, rapporteure pour avis AFET. – Monsieur le Président, Madame la Commissaire, mes chers collègues, je souhaite remercier la rapporteure, Mme Forenza, pour notre bonne coopération sur ce rapport. Depuis 2010, des progrès ont été réalisés par la Commission et le commerce continue à essayer de contribuer, au niveau bilatéral et multilatéral, au respect des droits de l'homme, ainsi qu'à celui des normes sociales et environnementales.
Les clauses sur les droits de l'homme dans les accords commerciaux, la présence de chapitres sur le développement durable contraignants et l'action que poursuit la Commission sur la scène internationale doivent perdurer et être renforcées. En ce sens, nous devons appeler l'OMC, dans le cadre de sa réforme, à prendre davantage en compte les normes sociales et environnementales.
Les actions de l'Union européenne doivent aller plus loin. À titre d'exemple, nous devons prêter une attention particulière au système SPG+ et l'améliorer pour que les conventions soient réellement respectées.
D'autre part, certaines initiatives doivent être poursuivies. Je fais référence ici au pacte sur la durabilité, lancé à la suite du drame du Rana Plaza. La Commission doit poursuivre sa politique en matière de responsabilité sociale des entreprises et élargir ce type d'action à d'autres partenaires commerciaux.
Je souhaite également soulever une demande qui avait déjà été formulée en 2010 et à laquelle aucune suite n'a été donnée. La Commission doit présenter au plus vite une initiative législative qui permettra de mettre fin au travail des enfants et au travail forcé.
Je tiens à souligner l'importance de la mise en œuvre effective des accords et des engagements qui ont été pris et ce, en toute transparence. Il est important que le Parlement soit davantage inclus dans le processus de suivi.
En ce qui concerne la stratégie commerciale de l'Union, je remercie Mme Beghin pour son travail. Il est fondamental que l'esprit de réciprocité et d’avantages mutuels soit au cœur des relations commerciales de l'Union européenne avec ses partenaires. Une attention particulière doit être accordée aux produits sensibles, et notamment aux produits agricoles, avec la mise en place de traitements spécifiques et appropriés.
Enfin, en tant que rapporteure sur l'avis rendu par la commission des affaires étrangères, je tiens à rappeler que la politique commerciale doit permettre de protéger et de promouvoir les valeurs défendues par l'Union européenne. Nous encourageons également la Commission à poursuivre ses efforts de communication vis-à-vis du citoyen et à renforcer l'accès aux documents de négociation.
Jan Zahradil, rapporteur for the opinion of the Committee on Development. – Mr President, with all due respect to our colleagues in the different political groups and with different opinions, I cannot give the green light to the attitude which I feel is contrary to our EU trade strategies, by politicising the trade agenda too much. I believe that human rights and trade are not contradictory, but complementary. I believe that trade is a key development instrument that brings growth and wealth, and therefore in the long term contributes to the development of human, labour and social rights. I stand for the strategy of engagement, instead of the policy of conditionality. I believe that we should treat our counterparts as trading partners on an equal footing, and that this kind of treatment will bring a solid basis for ongoing dialogue and cooperation. One free trade agreement in particular, that has only recently been concluded, the free trade agreement between the EU and Vietnam, could serve as a very good example of that approach.
I think that developing countries need social, labour and environmental standards that correspond in the first place with their level of economic and social development, and any effort to bring binding requirements, to impose binding requirements, which unfortunately is an attitude becoming more and more popular in this Chamber, means that it will be harmful to them. It will be counterproductive and also de facto this means a certain exporting of protectionism from our side, and this is something that I cannot support.
Joachim Schuster, Verfasser der Stellungnahme des mitberatenden Ausschusses für Beschäftigung und soziale Angelegenheiten. – Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Mit ihrer neuen Handelsstrategie erhebt die Kommission auch den Anspruch, einen wertebasierten Handel zu fördern. Diesem Anspruch wird sie allerdings bis heute nicht vollständig gerecht, auch wenn es inzwischen üblich wird, dass Handelsabkommen Nachhaltigkeitskapitel mit Arbeitnehmerrechten enthalten. Allerdings sind viele der Nachhaltigkeitskapitel unzureichend formuliert: Häufig fehlen effektive Streitbeilegungsmechanismen. Und auch wenn die Abkommen gut formuliert sind, weicht die Realität dann später häufig von den Vertragstexten ab.
Deswegen fordert der Beschäftigungsausschuss unter anderem, dass sich in allen Handelsabkommen die Parteien künftig verpflichten müssen, die acht Kernarbeitsnormen der IAO zu ratifizieren und umzusetzen, dass umfassende Folgeabschätzungen vorgenommen werden und negativen Auswirkungen auf Arbeitsplätze und Arbeitnehmerrechte aktiv entgegengesteuert wird, dass Arbeitskräftemobilität beim Dienstleistungshandel nicht zum Abbau sozialer Rechte und von Arbeitsschutzrechten führen darf und dass ein verpflichtendes Monitoring unter umfassender Einbeziehung der Zivilgesellschaften, insbesondere der Gewerkschaften, vereinbart werden muss.
Inmaculada Rodríguez-Piñero Fernández, ponente de opinión de la Comisión de Industria, Investigación y Energía. – Señor Presidente, los nacionalismos y populismos amenazan los pilares de la sociedad y la democracia de la Unión Europea. Es necesaria una respuesta contundente para conseguir más y mejor Europa. Por ello, es fundamental dar un giro a la política comercial, para que la ciudadanía perciba que los acuerdos comerciales sirven para mejorar su calidad de vida y para promover en el mundo los valores europeos.
Las disposiciones sobre derechos humanos y las normas sociales, laborales, medioambientales deben ser jurídicamente vinculantes y los servicios públicos quedar excluidos de las negociaciones. Pero de nada sirven unos objetivos loables si no es posible su cumplimiento y su evaluación. Valoro positivamente la comunicación de la Comisión, pero creo que hay algunas ausencias notables, como recoge el informe de la señora Beghin: no utilizar la política comercial para promover la igualdad de género en el mundo, no incorporar medidas específicas para que las pymes aprovechen plenamente los beneficios de los acuerdos comerciales y una mayor coordinación entre la política comercial y la industrial.
Creo que se han hecho avances pero, es verdad, queda mucho camino por recorrer para conseguir un comercio justo y equitativo. Y quiero terminar agradeciendo a las dos ponentes su excelente trabajo y el esfuerzo que han hecho en busca de consensos.
Dita Charanzová, rapporteur for the opinion of the Committee on the Internal Market and Consumer Protection. – Mr President, so what do we expect from the new trade strategy? Well, first of all, it must not be business as usual. On the one hand, we are seeing more and more EU citizens interested in trade issues. However, on the other hand, there are increasing numbers of those concerned and fearful of the potential impact of the trade issues. We have to be able to come up with new ways to communicate these issues more effectively and to address citizens’ concerns. This would mean saying a clear ‘no’ to all forms of protectionism while aiming for trade that is both fair and responsible. I am convinced that a proper implementation of the strategy should start with an inventory of all current trade negotiations. For this to occur you would need to reallocate sufficient human resources within the Commission services. The EU does not show itself to be very serious about this, when we see negotiations taking more than 12 or 15 years. We need to have clear priorities and deliver.
Personally, I see three key areas for our future trade policy. They should consist of: first, promoting a digital dimension of international trade; secondly, facilitating exchange in the services sector; and lastly, providing our companies, especially SMEs, with real new business opportunities.
The success of our trade policy will ultimately be measured by how well EU companies can access foreign markets and how effectively we can respond to their daily problems.
Esther Herranz García, ponente de opinión de la Comisión de Agricultura. – Señor Presidente, me gustaría, en primer lugar, dar las gracias a los ponentes en la sombra y a la ponente de este informe por haber tenido en cuenta la opinión de la Comisión de Agricultura, dado que el sector agrícola es, precisamente, uno de los capítulos más sensibles de las negociaciones comerciales con países terceros.
Los acuerdos de libre comercio pueden traer muchos beneficios, pero también pueden poner en serio riesgo el futuro de determinados sectores agrícolas vulnerables, para los que es preciso prever las cláusulas de exclusión o las medidas paliativas necesarias. Esa acumulación de concesiones puede ser especialmente nociva en ámbitos como el de las frutas y hortalizas o en sectores como las aves o la carne de vacuno.
La agricultura ha sido ya, en muchas ocasiones, la moneda de cambio de negociaciones comerciales con países terceros, circunstancia que no debería repetirse en el futuro.
Por otra parte, una de las principales metas de la Unión en las negociaciones con países terceros debería ser la introducción de una relación de equivalencia o, a ser posible, la total reciprocidad de los estándares sanitarios, así como la supresión de las barreras no arancelarias, que constituyen el verdadero obstáculo al comercio con muchos países por encima de las barreras arancelarias.
Por último, solo deseo insistir en la importancia que tiene para la imagen de marca de la Unión Europea la protección de las denominaciones de origen y de las indicaciones geográficas en países terceros, por lo que esto debería ser una condición irrenunciable en las negociaciones agrícolas de los acuerdos comerciales.
Jarosław Wałęsa, on behalf of the PPE Group. – Mr President, I have three issues. First of all I have a general problem with the notion that free trade is naturally beneficial to the EU and that it automatically brings prosperity and jobs. I do not oppose free trade as such but I do not like how easily we have come to accept that free trade is good as some self-evident truth.
The second point I would like to make is that there is a general lack of knowledge about EU trade policy on the part of our constituencies. This prevents our trade policy from being effective. Outside of Brussels, people and companies find out about our trade policy initiatives too late to be able to influence the outcome. We must find a way to inform them of our trade initiatives in time so they can fully participate and shape these policies.
And finally, we need to have a mechanism to verify the input of the Brussels trade associations so that they truly represent EU industry and they speak on behalf of EU industry. We have to be certain that these associations really represent the interests of our domestic industries.
David Martin, on behalf of the S&D Group. – Mr President, the S&D Group welcomed the Commission’s communication, Trade for All, and in particular its shift towards a value-based trade. But frankly, words on paper are easy and now we need to see the Commission deliver on its promises, and we are not convinced that the current trade negotiations are truly reflecting these new values. We agree that under certain conditions trade can bring sustainable growth and jobs – for instance, we have just had the fifth anniversary of the EU-Korea Free Trade Agreement, where EU exports to Korea have increased by 55% helping to turn a trade deficit into a trade surplus. This is a significant achievement and our companies and workers have benefited from that.
However, as a previous speaker has just said, we cannot ignore that trade does not benefit all. It is therefore essential we make sure the benefits of trade reach the widest range of people. This is why open trade has to be accompanied by adequate flanking policies, including access to a reformed Globalisation Adjustment Fund. The losers from trade liberalisation cannot and should not be left alone.
My group has always pushed for FTAs to be used as levers to promote EU values, and as such we welcome the reference to sustainable development, human rights, fair and ethical trade and the fight against corruption and tax evasion. And in this respect we reiterate in the report that the trade and sustainable development chapters in our FTAs should be enforceable in order to make sure our trading partners effectively implement those rules.
And we agree with the Commissioner that the proliferation of FTAs should not lead to the death of the multilateral trading system. For us, the WTO is still the priority as it guarantees the poorest countries can take full advantage of trade liberalisation and make full use of its participation in international trade by consistent trade rules across the global community.
Emma McClarkin, on behalf of the ECR Group. – Mr President, I would like to thank the rapporteur as well for her support for this trade strategy and the free trade agreements that it champions within. This trade report represents a strong mandate for opening up and developing global trading relations. It provides a solid steer for pursuing trade that delivers for consumers across Europe. While I would have hoped for a more positive tone with fewer reservations and red lines laid down, on the whole it is a step in the right direction and I am pleased to see a recognition of the role that competition plays in benefiting consumers, the importance of chasing offensive interests such as public procurement access and investment, and, importantly, a greater appreciation of the region of Latin America and helping our SMEs reap the benefits of this region.
Areas of concern still remain within this trade strategy: protectionist measures in the form of a retaliatory public procurement instrument and continual insistence on GI protection for non-agricultural products. I believe that both these measures display a protectionist agenda and that this will provoke a defensive response. This will be to the detriment of opening up new markets and our EU offensive interests in negotiations. The EU needs a positive, ambitious and liberal trade agenda to ensure that trade deals are not only continually opened and negotiated, but are also delivered and ratified. Only in this way can the EU show that it is serious about jobs and growth.
Marietje Schaake, on behalf of the ALDE Group. – Mr President, trade is an increasingly important element of the various EU foreign policy instruments. It is a way to leverage the single market on the global stage, to strengthen the rules-based and values-based system and to make sure that trade rules help stronger standards, considering people and planners. In a world which is rapidly changing, with the economic rise of countries like China or the Gulf states that do not share our standards and levels of openness, this is not a luxury, but a necessity. I am glad to see that the Commission has ensured values are at the heart of the EU’s trade strategy. Clearly, this is what EU citizens expect.
The interest in, and the debate about, trade have increased significantly over the past years. It is not without reason that Member State governments, as well as parliamentarians, decided to leverage the weight of our entire European economy on the global stage to have the best negotiating position. I certainly hope that these governments, as well as national parliaments, will continue to play an active role because it is too easy to pretend it is ‘Brussels’ dreaming up trade policy or ‘Brussels’ not publishing documents, while we constantly have to push for Member States to make mandate texts available, for example.
In addition, there is a huge demand by people to have their voices heard. It is key that the capacity to engage people actively is created. We must do what we can but trade ministers at the national level, as well as parliaments, are perhaps the best positioned to address sector-specific and regional elements of trade. If there are negative impacts to be mitigated, policies must be made nationally. I believe that only when we play each of our roles and when we work together, do we ensure transparency and engagement with a clear view of what is at stake, not only in the EU but globally.
Helmut Scholz, im Namen der GUE/NGL-Fraktion. – Herr Präsident, Frau Kommissarin! Spätestens mit den EU-weiten Debatten um TTIP, CETA, TiSA und die Wirtschaftspartnerschaftsabkommen ist die internationale Handelspolitik im öffentlichen Bewusstsein angekommen. Deshalb ist diese gemeinsame Debatte nur zu begrüßen. Die Kommission hat ein anspruchsvolles Arbeitsprogramm und dazu jetzt auch die langjährige Strategie für die nächsten Jahre vorgelegt. Deshalb ist es umso dringlicher, dass auch das Europäische Parlament seine Position dazu bestimmt. Dank also auch an die Berichterstatterin, Kollegin Beghin, für ihre Bemühungen.
Mit dem Bericht meiner Fraktionskollegin Forenza wird ein Initiativbericht zur Überprüfung vorgelegt, inwieweit wichtige, zentrale Forderungen des Parlaments zu Sozial- und Umweltstandards, zu Menschenrechten und zur sozialen Verantwortung von Unternehmen durch die Kommission bei ihrer handelspolitischen Praxis in der Vergangenheit und gegenwärtig berücksichtigt wurden und werden. In dieser inhaltlichen Verknüpfung gehören beide Berichte für mich inhaltlich eng zusammen.
Die GUE/NGL-Vision der künftigen internationalen Handelsbeziehungen baut auf unseren Vorstellungen von Solidarität, von wirtschaftlicher Gerechtigkeit und fairen Handelsbeziehungen auf. Wir haben unseren Vorschlag für eine alternative Entschließung noch einmal dargelegt, weil die INTA-Entschließung nur teilweise abdeckt, was heute gebraucht würde.
Wir begrüßen durchaus die zunehmende Bedeutung, die Aspekten des fairen Handels auch vonseiten der Europäischen Kommission gegeben wird. Dennoch bleibt es das grundlegende Konzept der Handelsstrategie, Interessen und Gewinne für die großen transnational agierenden Unternehmen in Produktion mit gewaltigen technologischen Umbrüchen sowohl im Dienstleistungsbereich als auch auf den Finanzmärkten der EU zulasten der anderen Weltregionen und auch de facto von kleinen und mittleren Unternehmen der EU selbst zu fördern.
Deshalb sollten sich alle Kolleginnen und Kollegen und auch die Kommission und der Rat ein ernsthaftes Aufgreifen des alternativen Handelsmandats, das andere Weichenstellungen zeichnet, das von vielen NGO erarbeitet wurde, zu Herzen nehmen. Machen wir uns gemeinsam an die Arbeit!
(Der Redner ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)
Tibor Szanyi (S&D), Kékkártyás kérdés. – Tisztelt Képviselő Úr! Egyet fogok érteni Önnel abban, hogy kiemelt figyelmet kell fordítani a kereskedelmi stratégiák esetében a társadalmi szempontoknak. Olyannyira, hogy maga a jelentés adózással kapcsolatos része is azt mondja, hogy az adóelkerülés vagy az adóparadicsomok adta lehetőségek kihasználása nem egyeztethető össze a társadalmi szempontból felelős magatartással – eddig egyetértünk. Azt kérdezném Öntől, hogy Ön látja-e annak lehetőségét, hogy az adóparadicsomokat nemcsak, hogy el kéne felejteni, hanem egyenesen be kéne tiltani az Európai Unión belül – számos tagországunk ugyanis mai napig is adóparadicsom egymással szemben.
Helmut Scholz (GUE/NGL), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Völlig zu Recht. Ich kann Ihnen nur beipflichten, dass man die Steueroasen austrocknen sollte und deshalb ist es ein ganzheitlicher Politikansatz, den wir brauchen. Wir dürfen in der Wirtschaftspolitik oder in den Bemühungen um eine gemeinsame Wirtschaftspolitik nicht von den Rahmenbedingungen für den internationalen Handel wegschauen. Das gehört irgendwie zusammen, jawohl! Aber wir müssen auch schauen, wer und welche Unternehmen Steuerparadiese nutzen, und deshalb ist die Frage einer gemeinsamen Verordnung von steuerpolitischen Voraussetzungen eine Voraussetzung, um soziale Standards zu machen. Und seien wir doch ehrlich!
Ska Keller, on behalf of the Verts/ALE Group. – Mr President, thank you and thanks also to the rapporteurs for their very fruitful cooperation. We Greens think that trade can be an important instrument to help development cooperation, to promote human rights and for better environmental protection. But I say ‘can’ because I think that there is a potential but this potential is far from being fulfilled. Quite the opposite actually, because trade currently and at the moment often increases inequality and leads to poverty, and that urgently needs to change. I think actually your trade strategy, Commissioner, is a step in the right direction.
But now we need to move onwards from the nice words about human rights and values towards the implementation, and that needs to include also binding rules. But instead, what we see the Commission doing is proposing trade sanctions against partner countries that are not readmitting migrants. So instead of having trade sanctions on human rights violations we are actually sanctioning countries who are not closing their border enough and I really hope that colleagues will join me in saying that this is just outright wrong.
Also it is absolutely urgent to readjust our trade policy so that it contributes to social justice and equality and security in Europe. Trade must contribute to human rights and to development, it must be coherent with those policies both in Europe as well as abroad on both sides of the deal.
Christofer Fjellner (PPE). – Herr talman! Låt mig ge en annan och aningen mindre verklighetsfrånvänd bild av handeln än den vi nyss hörde från de gröna. 1990 då motsvarade världshandeln 19 procent av världens BNP. Det var ett totalt värde på 3 500 miljarder dollar. Idag så motsvarar den 30 procent av världens BNP och värdet totalt sett har mer än femfaldigats. Då levde 38 procent av världens befolkning i absolut fattigdom. Idag är det 10 procent av världens befolkning som lever i absolut fattigdom. Den har alltså halverats två gånger men det är inte bara så att det finns ett absolut och kausalv samband där. Handeln i en välstående (ohörbart ord) utrotar fattigdom. Problemet vi har det är att den utvecklingen håller på att mattas av. Handelsökningarna idag och sen 2008 är under hälften jämfört med genomsnittet sen 1990. Och det här beror tyvärr väldigt mycket på protektionism. Sen 2008 då nästan 3800 protektionistiska åtgärder införts i världen och samtidigt har endast en tredjedel så många handelslättnader genomförts. Sen 1995 till 2008 då lyckades man halvera den genomsnittliga tullen från 19 till 10 procent men sen dess ligger den stilla på nästan samma nivå och det är därför kommissionens handelsstrategi är så viktig för att vända den här utvecklingen men då gäller att ta tillvara på alla viktiga frågor som ni skriver om. Att faktiskt ta kampen mot handelshinder. Krångliga ursprungsregler till exempel. Lätta upp tjänstehandeln, skapa friare dataflöden för vi måste fri (ohörbart ord) handeln och framför allt får vi inte falla till föga för alla dem som i den här salen ropar på mer handelshinder. För det kommer att kosta människoliv i fattiga länder.
Jude Kirton-Darling (S&D). – Mr President, the UK referendum showed that many people are increasingly uneasy with globalisation, feeling that its benefits are unevenly shared. The EU often gets the blame for this, but I think it is part of the solution. Our report sets out tools to ensure that we can trade more fairly, reducing human and environmental exploitation here and abroad, creating virtuous trade relations, progress at home and enabling our trading partners to reach equal or better levels of human development as ours. This report offers concrete proposals to make sustainable development operational, and I will highlight just five of them.
The first is making trade union and civil society engagement more formal, giving greater responsibility to non-state actors, such as the ability to lodge labour rights complaints directly with the Commission. The second, shifting from voluntary corporate social responsibility to effective and enforceable supply chain due diligence requirements, allowing us to build on the recent political agreement on EU legislation on conflict minerals. The third, properly recognising independent expertise by taking impact assessments seriously and undertaking them in a timely manner able to influence negotiations. Fourth, using incentives but equally having adequate deterrents, notably through clear criteria to grant and withdraw GSP+ privileges, which requires, in our view, a new delegated act specifically on this point. And fifthly, involving fully the ILO in all trade talks and negotiations as we did with some success in the aftermath of the terrible Rana Plaza disaster in Bangladesh.
Sustainable development must be enforceable. It must be visible and it cannot just be aspirational. The public will remain distrustful of trade policy until fairness is ingrained and delivered, and that should now be your priority.
Anne-Marie Mineur (GUE/NGL). – Dank aan mevrouw Beghin voor haar verslag. Ik stel de aandacht voor arbeidsrechten, volksgezondheid en milieu op prijs, maar ik vind het jammer dat het verslag blijft hangen in het blinde geloof in vrijhandel.
Hoe kun je nu toch denken dat de wereld er mooier en beter en socialer van wordt wanneer we alleen maar economische doelen nastreven? Het is een stuk beter voor het milieu wanneer onze producten niet honderden of zelfs duizenden kilometers worden versleept. Het is beter voor onze gemeenschappen wanneer lokale ondernemers lokaal een boterham kunnen verdienen. Natuurlijk, we leven in een global village en ik wil niemand z’n katoen, z'n koffie en z'n computer ontzeggen. Maar er is een verschil tussen handel drijven omdat iedereen daar beter van wordt en handel verheffen tot een doel op zich, en dat inzicht mis ik in dit verslag.
Dan tot slot, het investment court system mag niet strijdig zijn met de Europese rechtsorde. Dat staat ook in dit INI-verslag en dat is mooi, maar het is niet genoeg. Ik hoop dan ook op uw steun bij een verzoek aan het Europees Hof van Justitie om een opinie over die strijdigheid.
Heidi Hautala (Verts/ALE). – Mr President, I think we are at a very important time concerning really integrating our values into our interests in trade policy. We have the excellent communication from Commissioner Malmström on trade for all, and we have the Agenda 2030, the so—called Sustainable Development Goals.
There are clearly two big challenges. Companies deserve for the EU to actively support all kinds of initiatives on the sustainability and accountability of supply chains, because no company today can afford to be caught employing forced labour in their sub—contracting or child labour, or the like. Secondly, I believe that the EU has a big role in creating the enabling the environment for sustainable development in our trading partner countries. We can draw conclusions in our trade agreements on how to fight against corruption, how to make governments more accountable and how to help the freedom of civil society.
Laima Liucija Andrikienė (PPE). – Mr President, the Commission recognises the link between trade, human rights and social and environmental standards. Trade and foreign investments are indeed important tools in achieving economic growth, sustainable development and protection of human rights, which we expect from the Commission and the Council with regard to the implementation of the new trade strategy.
At the multilateral level, the Commission should take a leading role in the reform of WTO governance. In particular, the WTO should reform its trade policy review mechanisms in order to include social, environmental and human rights dimensions. It is important that the Commission and the Council both promote regular in-depth monitoring of the implementation of the human rights clauses in trade and association agreements. Our Parliament should also be more actively involved and consulted in this respect.
Clearly our trade policy should be a way to encourage EU partner countries to adopt higher social and environmental standards. On the other hand, EU companies abroad should comply with all their obligations, particularly with international standards in the areas of human rights, labour and the environment.
Președinte: IOAN MIRCEA PAȘCU Vicepreședinte
Emmanuel Maurel (S&D). – Monsieur le Président, ce n'est un secret pour personne et d'ailleurs, les discours qui viennent d'avoir lieu en témoignent, la politique commerciale de l'Union suscite bien des craintes et du scepticisme. Et il ne s’agit pas, contrairement à ce que j'ai entendu sur les bancs de la droite, d’un problème de communication. Il s’agit de la réalité vécue par les gens. Ils constatent que, dans le cadre de la mondialisation libérale, le libre-échange généralisé profite souvent aux mêmes. On dit : « Il y a des gagnants et il y a des perdants », mais la vérité, c'est que ce sont souvent les mêmes gagnants, c'est-à-dire les grandes entreprises, et que les perdants, on les connaît: l'industrie, l'agriculture paysanne et les services publics, qui font l'objet d'un démantèlement systématique.
Les deux rapports vont dans le bon sens, évidemment; ils esquissent ce qu'on pourrait appeler le « juste échange », le fair trade, mais il faut être précis sur un certain nombre de choses.
Premièrement, la multiplication des négociations bilatérales n'est pas forcément un gage de succès et de progrès. Il faut parfois se hâter lentement.
Deuxièmement, et c'est tout aussi important, il faut avoir le courage de se protéger. Oui, il faut protéger l'industrie européenne. Oui, il faut protéger l'agriculture sensible.
Enfin, il faut asseoir notre politique sur des valeurs – cela a été très bien dit par mes collègues, mais il y a encore beaucoup de progrès à accomplir.
Karoline Graswander-Hainz (S&D). – Herr Präsident! Handel für alle! Das bedeutet für mich als Sozialdemokratin, dass der Gewinn und Wohlstand auf alle in unserer Gesellschaft gerecht verteilt wird, dass der Lebensstandard aller verbessert wird und dass nicht nur wenige davon profitieren. Eine verantwortungsvolle Handelspolitik und Investitionspolitik bezieht Arbeitnehmerinnen und Arbeitnehmer und Konsumentinnen und Konsumenten, also alle Bürgerinnen und Bürger, mit ein und eröffnet auch Klein- und Mittelbetrieben mehr Chancen im Welthandel. Verantwortungsvolle Politik stützt und fördert und schützt die Werte der EU wie zum Beispiel Demokratie, Rechtsstaatlichkeit und die Achtung der Menschenrechte. Dabei ist es unerlässlich, dass die Grundsätze der Verantwortung und der Nachhaltigkeit in allen Handelsabkommen verpflichtend verankert werden.
Anspruchsvolle Arbeitnehmerinnen und Arbeitnehmer, Sozial- und Umweltstandards mit Sanktionsmechanismen müssen inkludiert sein. Damit diese Verpflichtungen tatsächlich eingehalten werden, braucht es die Möglichkeiten der Kontrolle durch die Zivilgesellschaft und die Interessensvertreterinnen und -vertreter. Ich erwarte mir von der Kommission und dem Rat, dass sie nun endlich unsere Forderungen ernst nehmen und sie umsetzen.
Pedro Silva Pereira (S&D). – Senhor Presidente, a estratégia comercial da Comissão anuncia-se como sendo para todos e baseada em valores, o que justifica naturalmente o apoio deste Parlamento. Mas o alinhamento da agenda comercial com o desenvolvimento sustentável não se faz apenas de palavras, tem de se fazer de cláusulas contratuais e de medidas concretas. A União Europeia tem o dever de usar o seu peso comercial a favor de um desenvolvimento sustentável digno desse nome e isso acontece particularmente na sua estratégica parceria com os países ACP que definem agora o seu quadro pós-2020.
Peço, por isso, à Comissão que dê ouvidos a este Parlamento e assegure a monitorização e avaliação dos acordos comerciais existentes ou que acabam de ser negociados e que assegure a participação da sociedade civil e o envolvimento deste Parlamento nessa avaliação. Porque só assim podemos ter a certeza de que, para lá das palavras, a agenda comercial da União serve o desenvolvimento sustentável e merece a confiança dos cidadãos.
Procedura „catch the eye”
Seán Kelly (PPE). – A Uachtaráin, táimse i mo bhall de Choiste INTA agus táim ar an gcoiste sin d’aon ghnó. Blianta ó shin ní raibh mórán éilimh ar an gcoiste sin ach anois tá fonn ar a lán Feisirí a bheith ar an gcoiste toisc an tábhacht a thuigimid a bhaineann leis an straitéis a bhaineann le trádáil.
Tá sé simplí; más féidir le tíortha níos mó trádála a bheith acu le tíortha eile beidh níos mó easpórtála, beidh níos mó jabanna agus beidh níos mó airgid ann. Dá bhrí sin táim i bhfabhar na gcomhaontuithe saorthrádála atá againn. Chríochnaíomar ceann le Vítneam roimh Nollaig – bhíos ann – agus bhí ríméid orthu faoi agus cabhróidh sé leo agus linn.
Luadh an comhaontú a bhí againn leis an gCóiré. Ach dar ndóigh tá sé tábhachtach go leanfaimid ar aghaidh agus go dtabharfaimid cead don Choimisiún leanúint ar aghaidh taobh istigh den straitéis atá againn go háirithe mar a bhaineann le cearta sibhialta, sóisialta agus comhshaoil.
Go leana sibh ar aghaidh leis na comhaontuithe agus na hidirbheartaíochtaí go léir.
Julie Ward (S&D). – Mr President, Madam Commissioner, I believe you already have a document that will help you here. It is a 20-page document called the Alternative Trade Mandate and it says trade should be about exchange with ecologically and culturally distinct regions, equitably sharing their product skills and creativity. This document was produced in 2014 and was welcomed by this Parliament before I was elected. It was put together through consultation with more than 50 civil society organisations, including trade unions, and I believe you need to return to that document. Many of us endorsed it during our election campaigns and many more have come to use its messages and continue to work with the organisations that supported it, so I urge you to return to the document and try and uphold those principles.
Ruža Tomašić (ECR). – Poštovani predsjedniče, Europska se unija ponosi visokom razinom ljudskih i građanskih prava te s pravom priželjkuje da svi njezini politički, vojni i trgovinski partneri dijele iste te vrijednosti i standarde. Pitanje je, naravno, načina na koji to postići. Mislim da koristeći trgovinsku politiku u te svrhe najviše štete nanosimo sami sebi.
Kina, Rusija, zaljevske države: nitko od njih ne pruža zaštitu ljudskih i građanskih prava na razini na kojoj to čini Europska unija. No mi unatoč tome s njima trgujemo, ali ne želimo potpisati sporazume o slobodnoj trgovini dok se stanje ljudskih prava u tim zemljama ne popravi. To je licemjeran stav koji najviše šteti našim građanima i poduzetnicima jer im proizvode iz uvoza čini skupljima, a u isto vrijeme otežava naš izvoz i ekonomsku ekspanziju.
Ako već trgujemo s cijelim svijetom, pa i s onim državama u kojima je stanje ljudskih prava na niskoj razini, onda gledajmo na koji način olakšati tu trgovinsku razmjenu, a za ljudska se prava borimo na druge načine.
Miguel Viegas (GUE/NGL). – Este debate reflete as contradições profundas de um sistema neoliberal assente no livre comércio e na base de uma lógica puramente mercantil, que subjuga tudo e todos em nome do lucro. Como a realidade demonstra, não será através de normas vagas e não vinculativas que iremos melhorar a sorte daqueles que são explorados dentro e fora da União Europeia.
Que dizer da cláusula de salvaguarda dos direitos humanos no Acordo de Associação entre Israel e a União Europeia? Será que alguma vez este acordo foi posto em causa, apesar das sucessivas violações dos direitos humanos de que são vítimas diariamente as populações palestinianas no seu próprio território? Enquanto prevalecer o livre comércio e os interesses privados das grandes empresas não serão seguramente as palavras bem-intencionadas desta Assembleia a impor a responsabilidade social das empresas.
Por isso, o que defendemos é um novo modelo de cooperação mutuamente vantajoso para ambas as partes e no respeito pela soberania dos Estados nacionais.
Csaba Sógor (PPE). – Mr President, trade is at the core of the European Union. Controlling a third of world trade, the EU is the largest trading bloc in the world and the largest promoter of human rights through trade, but this is not something we should be complacent about. The new engine of global growth is now in Asia, which is also the most dynamic region in world trade. In the future, 90% of global growth in the world will take place outside the EU. This is why, if we want to support jobs in the Union and also defend our position as the main promoters of universal values through trade in the world, we have no time to lose. It is absolutely necessary that we revitalise our existing agreements, ratify as swiftly as possible the ones that have already been concluded, and create a more informed political debate on the ones under negotiation.
Νότης Μαριάς (ECR). –Κύριε Πρόεδρε, μέχρι στιγμής η στρατηγική της Ένωσης σχετικά με τις εμπορικές και επενδυτικές πολιτικές υποτίθεται ότι βασίζεται στην αποτελεσματικότητα, τη διαφάνεια και τις αξίες, προκειμένου, δήθεν, να παρέχει οφέλη σε όλους τους πολίτες των κρατών μελών της. Συγκεκριμένα, με το σχέδιο Juncker, το Ευρωπαϊκό Ταμείο Στρατηγικών Επενδύσεων προβλέπεται μέσα στα επόμενα τρία χρόνια να δημιουργήσει ένα σύνολο 315 δις ευρώ πρόσθετων επενδύσεων στην οικονομία.
Για την Ελλάδα που έχει φτωχοποιηθεί από τα μνημόνια, έχουν ήδη υποβληθεί 42 επενδυτικά έργα. Ωστόσο, από τα έργα αυτά έχουν υλοποιηθεί μόνο δύο, με τον όμιλο ProCredit και την εταιρεία Creta Farm. Παράλληλα, η Ευρωπαϊκή Ένωση, αντί να προωθήσει ένα δίκαιο εμπόριο σε όλους, προσπαθεί μέσω εταιρικών συμφωνιών όπως η ΤΤΙΡ να εξαλείψει τους δασμολογικούς φραγμούς διαλύοντας την ευρωπαϊκή γεωργία και ευνοώντας τις πολυεθνικές επιχειρήσεις, σε βάρος των μικρών εταιρειών και των παραγωγών.
Είναι επομένως αναγκαίο η Ευρωπαϊκή Ένωση να χρηματοδοτήσει υλοποίηση επενδυτικών έργων στον ευρωπαϊκό Νότο και στην Ελλάδα και να βάλει τέλος σε πολιτικές όπως η ΤΤΙΡ.
Stanislav Polčák (PPE). – Pane předsedající, paní komisařko, jako červená niť se touto diskusí táhne otázka, zdali je spravedlivější obchod možný. Já se domnívám spolu se svými kolegy, že ano, nicméně je třeba si uvědomit, že je důležité, aby i Parlament plnil svou roli při schvalování obchodních doložek.
Pro nás by mělo být rovněž jisté memento, že pokud určitý trh opustí evropský podnik, například i z důvodu toho, že nejsou dodržována lidská práva nebo určité standardy, tak většinou je zabrán jiným podnikatelem, který už vůbec žádné ohledy nemá. I na to bychom měli pamatovat.
Rovněž bych chtěl upozornit na to, že lidská práva lze vnímat v několika úhlech pohledu. První je, že jsou základní, ta jsou skutečně univerzálně neporušitelná. Potom jsou ty další generace lidských práv. Já nechci zpochybňovat jejich rozsah a výčet, nicméně některé jiné geografické oblasti mohou vnímat rozsah určitých sociálních práv poměrně problematicky. I z toho důvodu bych volal k jisté opatrnosti, ale zároveň se domnívám, že spravedlivější obchod je skutečně možný.
(Încheierea procedurii „catch the eye”)
Cecilia Malmström,Member of the Commission. – Mr President, I would like to thank the House for this interesting debate. It has been very good and there are a lot of valuable suggestions in the reports by the two rapporteurs.
When the Commission presented its Trade for All strategy it had three main objectives. First, of course, that the trade agreements we conclude should have effect: that they should actually bring benefits to our consumers, our citizens and our entrepreneurs. Trade can be a formidable resource in fighting poverty and ensuring that people prosper. Of course, we need to get it right, and this is something that our trade agreements are focusing on. We need to deal with the right issues as well: modern issues, such as services, e—commerce and intellectual property rights (IPR), while defending the very important manufacturing industry that we have in the European Union.
We need to make sure that consumers really get the benefits of our trade agreements and that we reach out in a better way to SMEs. We have, for instance, proposed a specific SME website in order to facilitate SMEs’ knowing about the trade agreements we conclude.
A second goal was to emphasise the values of the European Union. We cannot solve all the human rights problems on earth through trade agreements, we have to be realistic, but we can contribute – and we can do more by being more comprehensive, by using our various policies, on trade, development, foreign policy, investment etcetera, in a clever way. We can do more and we can enforce those values.
We have chapters, in our agreements, on human rights, labour rights and sustainable development: they are enforceable and they are mandatory. We have a dedicated dispute settlement mechanism. And we want to go one step further. For instance, in the newly started negotiations with Mexico, we even have the aim, in the mandate, of fighting corruption. The recent work that we have done jointly – Parliament, the Council and the Commission – to reach conclusions, at least politically, on the conflict minerals agreement and on anti-torture policy is, I think, a good indication that trade can be responsible.
The third goal was increased transparency. Citizens want to be engaged, they want to be included, they want to know what trade is about. This is something that has become increasingly acute in recent times and it is mainly to be welcomed but it means that we must change the way that we implement our policy. We have committed to making our trade policy as transparent as possible. With the Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), we are taking it as far as possible, and we want to do the same with all other trade agreements. Here, we can do more to engage with citizens. This is the task of the Commission, it is the task of Member States and it is also your task: to engage, to explain, to listen, to bring back concerns and questions, and also to give reassurance when it is needed.
We can do more, for instance, on gender equality. It is present in our trade strategy, we take it into account in our impact assessments. In the GSP+ we have included a requirement for observance of the Convention on Non-Discrimination, for instance, but here too we can do more, and I would be happy to look in more detail at your suggestions.
Child labour is also an area at which we have been looking. We published a staff working document a few years ago on trade and the worst forms of child labour, and it shows that the worst forms are actually found in non-tradable sectors, so it is difficult to address this. However, we do follow it very closely with our trading partners – we have, for example, the GSP+ monitoring system – and we will continue to do so.
Trade is, as I said, debated, and this is good. We need to do more from the Commission side and from Parliament’s side. Member States need to do more to make sure, too, that the trade agreements we conclude are beneficial for our citizens and also complementary vis-à-vis social policy and different protection measures. We are looking now, in the Commission, at how the Globalisation Fund can be used in a more intelligent way to protect people who are not benefiting from globalisation or trade, and we are, of course, reaching out to a number of countries – both developing countries and developed countries – to negotiate trade agreements, and we will continue to do so, while committing to efficiency and transparency and to a value-based trade policy.
Thank you very much for this debate. Thank you, honourable Members, for your input. Let us try to work together to make sure that trade is indeed responsible, sustainable and efficient.
Eleonora Forenza, relatrice. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io voglio solo rimarcare, in conclusione, ringraziando nuovamente i relatori ombra e gli intervenuti per la collaborazione, che molte delle raccomandazioni che questo Parlamento ha formulato nel 2010 sono state disattese dalla Commissione. Oggi noi qui forniamo delle indicazioni precise per ribadire un concetto: che i diritti umani, sociali e ambientali non sono una variabile dipendente negli scambi commerciali. Chiediamo una riforma dell'OMC che vada nella direzione di una garanzia del rispetto dei diritti umani, che l'OIL sia osservatore permanente dell'OMC; chiediamo, ad esempio, una riformulazione della clausola sui diritti umani e sui capitoli di sviluppo sostenibile, affinché siano realmente vincolanti e si introduca una possibilità di deroga agli accordi commerciali nel momento in cui si disattende la reale fruizione dei diritti umani.
Chiediamo la ratifica preventiva e la trasposizione nella legislazione nazionale delle otto più quattro convenzioni fondamentali dell'OIL: sappiamo quanto sia delicato questo nodo nel momento in cui si negozia il TTIP con gli Stati Uniti che non le hanno sottoscritte tutte. Chiediamo criteri chiari per l'individuazione dei beni ambientali. Chiediamo di intervenire su temi come gli attuali regimi di proprietà intellettuale. Chiediamo con forza il passaggio da una RSI volontaria ad un quadro normativo cogente per le multinazionali.
Come si vede, si tratta di indicazioni molto concrete che sono volte a ribadire un concetto: mi dispiace dover contraddire la Commissaria ma non credo che con il TTIP e CETA noi siamo andati e stiamo andando nella direzione giusta. Maggiore trasparenza e maggiore democrazia significa consentire a tutte e tutti l'accesso alle informazioni; significa garantire realmente che i diritti umani non siano subalterni alla tutela dei profitti.
Tiziana Beghin, relatrice. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare tutti i colleghi che hanno contribuito a questa relazione, che non è stato un lavoro facile, perché, chiaramente, è stato un compromesso tra idee e opinioni molto diverse, anche riguardo al commercio. Questa sera abbiamo sentito persone che si scagliano contro il libero commercio e contro la concorrenza e altre persone che l'hanno enfatizzata. Io credo che quello che siamo riusciti a fare è stato comunque dare un messaggio univoco – e di questo ringrazio veramente il sostegno che abbiamo avuto in commissione INTA, che spero di confermare domani – secondo cui il commercio deve essere inteso come un driver di sviluppo e di benessere in modo equo: non soltanto per i cittadini europei ma anche per i cittadini nel resto del mondo.
È vero, non è sicuramente una rivoluzione copernicana quella che abbiamo operato con questa relazione ma sicuramente un passo avanti verso una direzione migliore. Constatare una realtà, constatare quello che non va, non è un esercizio di grande abilità. Siamo tutti in grado di farlo. La differenza invece è incominciare a gettare le basi per qualcosa di diverso. Abbiamo a che fare con un'economia già fortemente radicata e con abitudini commerciali già fortemente radicate. Nostro dovere e nostro compito è quello di apportare delle migliorie. Credo che con queste relazioni – sia la nostra, per quel che riguarda la strategia commerciale, sia la relazione Forenza – abbiamo posto le basi corrette per portare il commercio verso la direzione auspicata, che è quella di creare maggiore benessere e non semplicemente aumentare in percentuale il commercio, non sapendo poi chi farne beneficiare.
Quindi ringrazio comunque tutti e attendo per domani una votazione che sia in linea.
Președinte. – Dezbaterea a fost închisă.
Fabio Massimo Castaldo (EFDD), per iscritto. – La globalizzazione, se non governata, rischia di avere significativi effetti negativi sugli standard di tutela sociale e sugli livelli occupazionali. È quindi importante non essere spettatori e l'Unione deve invece organizzarsi strategicamente per essere proattiva. Centrale è quindi la strategia per il commercio e gli investimenti adottata dalla Commissione nel 2015, che deve però essere implementata nell'ambito più vasto di una politica estera coerente. Le relazioni commerciali, infatti, possono e devono essere anche strumento per promuovere alti standard di salvaguardia e promozione dei diritti umani, come di tutela sociale e di uno sviluppo sostenibile. È fondamentale, insomma, essere attori e non spettatori del fenomeno.
Λευτέρης Χριστοφόρου (PPE), γραπτώς. – Στηρίζουμε την έκθεση, και καλούμε την Επιτροπή να προωθήσει ενεργά περαιτέρω μεταρρυθμίσεις του ΠΟΕ προκειμένου να καταρτισθούν πολυμερείς κανόνες για τη βιώσιμη και υπεύθυνη διαχείριση των παγκόσμιων αλυσίδων εφοδιασμού, στους οποίους θα πρέπει να περιλαμβάνονται ιδίως: α) απαιτήσεις αποτελεσματικής και επιβλητέας δέουσας επιμέλειας της αλυσίδας εφοδιασμού και διαφάνειας, βάσει των κατευθυντήριων αρχών του ΟΗΕ για τις επιχειρήσεις και τα ανθρώπινα δικαιώματα, β) πρότυπα υγείας και ασφάλειας, αναγνωρίζοντας ιδιαιτέρως το δικαίωμα των εργαζομένων σε επιτροπές ασφαλείας, γ) ένα κατώφλι κοινωνικής προστασίας, δ) σεβασμός των βασικών εργασιακών προτύπων της ΔΟΕ.
Επαναλαμβάνουμε το αίτημα μας να διασφαλιστεί ότι κάθε μέτρο που εγκρίνει κάποιο συμβαλλόμενο μέρος στο πλαίσιο της συμφωνίας των Παρισίων ή σχετικά με οποιαδήποτε αρχή ή δέσμευση περιλαμβάνεται στα άρθρα 3 και 4 της UNFCCC, θα διασφαλίζεται, επίσης, με την παροχή νομικώς καλύτερης προστασίας του δικαιώματος ρύθμισης στο πλαίσιο των εμπορικών συμφωνιών.
Τέλος, ζητούμε από την Επιτροπή να επιταχύνει την πρόοδο για την ανάπτυξη συστημάτων διαφοροποίησης προϊόντων, ανάλογα με τη διαδικασία και τη μέθοδο παραγωγής τους, καθώς και κριτηρίων βιωσιμότητας στο πλαίσιο των εμπορικών συμφωνιών.
Elena Gentile (S&D), per iscritto. – Come relatrice ombra per il gruppo S&D sul parere della commissione per l'occupazione alla commissione INTA, sin dall'inizio mi sono espressa in favore dell'incentivazione dell'applicazione degli standard sociali e ambientali, dei diritti umani e della responsabilità sociale d'impresa negli accordi commerciali internazionali, sia essi bilaterali che multilaterali, assicurando non solo la ratifica ma anche l'effettiva implementazione degli stessi, in linea con le raccomandazioni dell'ILO. Per incentivare l'applicazione di questi standard è necessario prevedere la possibilità di incentivi per le imprese che promuovono la responsabilità sociale d'impresa (RSI) e prendono in considerazione misure proattive per prevenire violazioni di diritti umani o ambientali, per identificare e prevenire tutte le violazioni dei diritti umani e ambientali, anche nei confronti delle loro succursali e della catena di fornitura. L'introduzione in maniera orizzontale di questi standard può promuovere il lavoro di qualità e il lavoro decente. Un coinvolgimento delle parti sociali nel meccanismo di monitoraggio che la Commissione deve mettere in atto è fondamentale. La RSI può svolgere un importante ruolo e assicurare una crescita socialmente ed economicamente sostenibile, e prevenire la corruzione a livello europeo e internazionale. Auspico, infine, l'inserimento della prospettiva di genere nella politica commerciale e un maggior coordinamento fra le politiche dell'UE.
Alessia Maria Mosca (S&D), per iscritto. – Considerando il nostro appoggio alla strategia "Commercio per tutti", presentata dalla Commissione europea per l'approntamento di una politica commerciale più coerente con i valori fondativi dell'Unione europea e conforme ai principi del gruppo dei socialisti e democratici; accogliamo con favore la relazione Beghin. Crediamo, infatti, che la proposta risponda alla nostra richiesta di accordi commerciali più attenti alla tutela dell'ambiente e dei diritti dei lavoratori, agli obiettivi di reindustrializzazione e alla necessità, al fine di correggerne gli effetti collaterali e garantire condizioni di equa competizione nell'arena commerciale, di regolare il fenomeno della globalizzazione. Abbiamo, infatti, colto l'occasione per ribadire la nostra contrarietà al riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina. Una scelta che, a causa del mancato rispetto delle condizioni richieste, costituirebbe una seria minaccia per i lavoratori e un danno alla competitività e alla sostenibilità del sistema manifatturiero europeo. Rivendichiamo, poi, a gran voce l'importanza della tutela delle indicazioni geografiche in tutte le trattative commerciali intrattenute dall'Unione europea. Le indicazioni geografiche, infatti, tutelando l'eccellenza storica del settore agroalimentare da un parassitismo dannoso anche a livello reputazionale, promuovono un settore chiave per l'economia delle zone rurali e rafforzano il marchio del made in.