Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione di Ignazio Corrao, a nome della commissione per gli affari esteri, sulla responsabilità delle imprese per gravi violazioni dei diritti umani nei paesi terzi (2015/2315(INI)) (A8-0243/2016).
Ignazio Corrao, relatore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario, con questa relazione il Parlamento europeo è chiamato a prendere posizione su una questione urgente e a dare avvio a un percorso normativo che porti a risposte concrete ed efficaci in materia. Il tema della responsabilità delle imprese per gravi violazioni dei diritti umani nei paesi terzi, ancora regolate da norme poco efficaci, tocca molto dei molti dei diritti fondamentali dell'uomo, come la protezione della salute e dell'ambiente o i diritti dei lavoratori, dei minori e delle donne.
Tra gli obiettivi principali che ci siamo posti con questa relazione, spicca quello di far sì che si agisca in modo urgente, coerente, continuativo ed efficace a tutti i livelli, affrontando concretamente i problemi giuridici derivanti dalla dimensione multinazionale delle imprese e del loro operato. Da tale dimensione dipende, tra l'altro, la frequente incertezza circa l'attribuzione delle responsabilità per le violazioni dei diritti umani e proprio da ciò discende troppo spesso l'impunità per gli autori di tali violazioni.
La relazione che sto presentando in Aula quest'oggi e che mi ha visto impegnato durante l'ultimo anno chiede a gran voce l'introduzione di norme vincolanti che ribadiscano il dovere per le imprese di rispettare i diritti umani ovunque e comunque. Chiede l'introduzione di norme che ribadiscano l'obbligo per gli Stati di proteggere, nell'ambito della propria giurisdizione, le persone fisiche che abbiano subito o che possano subire violazioni dei diritti umani, anche quando compiute al di fuori del proprio territorio. Chiediamo, dunque, agli Stati membri di stabilire norme chiare, volte a garantire che le imprese domiciliate nel loro territorio, che comunque operino nell'ambito della loro giurisdizione, rispettino i diritti umani in tutte le loro attività e in ogni paese e contesto in cui operano.
Ribadiamo con forza che, laddove siano lamentate gravi violazioni dei diritti umani, gli Stati membri debbano garantire alle vittime l'accesso a un ricorso effettivo, così come chiesto più volte da tutte le ONG e da tutti gli esponenti della società civile e accademica che abbiamo coinvolto durante la fase preparatoria della relazione. Chiediamo inoltre la creazione di norme penali minime che definiscano fattispecie e sanzioni anche per quei casi di violazione dei diritti umani ad opera di imprese che presentino una dimensione transnazionale.
Voglio, da ultimo, porre l'accento su una delle tante misure a costo zero, ma estremamente efficaci proposte nella relazione a mia firma. Mi riferisco alla creazione di un marchio europeo "abuse free" che potrebbe rappresentare un grande cambiamento nella cultura d'impresa. Un marchio concesso alle imprese che volontariamente lo chiedano e che decidano quindi di sottoporsi a controlli efficaci e stringenti compiuti da organi indipendenti. In tal modo i consumatori saranno in grado di scegliere consapevolmente.
Tutte queste tematiche sono state al centro di un lungo, costruttivo ed appassionato dibattito tra le parti politiche. Sono fiero del fatto che una relazione su un tema potenzialmente così divisivo sia stato approvato in commissione affari esteri, quasi all'unanimità. A tal proposito ringrazio ancora i relatori ombra per il loro prezioso contributo e per la volontà mostrata in questi mesi di voler partecipare alla redazione di una buona relazione parlamentare su una tematica così importante.
Infine, ci tengo a ringraziare tutti gli attivisti del Movimento 5 stelle a tutti i cittadini che hanno voluto partecipare alla redazione di questa relazione. Grazie al sistema operativo Rousseau, un sistema che permette agli iscritti di partecipare alla vita politica in rete, tanti cittadini hanno avuto la possibilità di conoscere questo progetto di relazione e di esprimere la loro opinione. Tutte le loro osservazioni pervenute sono state attentamente vagliate e alcune di esse si sono trasformate in emendamenti a mia firma e sono state inserite nel testo votato in commissione. È la democrazia diretta, il cittadino che si trasforma in istituzione e partecipa alla costruzione di una legge o di una relazione d'iniziativa.
Questa relazione sarà votata domani da quest'Aula nell'auspicio che sia solo l'inizio di un vero cammino verso un'efficace e concreta lotta contro le violazioni dei diritti umani commesse dalle imprese in paesi terzi.
Interventi su richiesta
Andrzej Grzyb (PPE). – Panie Przewodniczący! Sprawozdanie pana posła Corrao jest ważnym głosem w międzynarodowej debacie o społecznej odpowiedzialności przedsiębiorstw. Nie po raz pierwszy zresztą, również i na tej sali, ta debata przynosi efekty, bowiem pięć lat temu przyjęte zostały przez ONZ jednomyślnie wytyczne w sprawie biznesu i praw człowieka. W tej chwili trwa trudny proces wdrażania tych wytycznych i zgodzimy się, że Unia wraz z działającymi przedsiębiorstwami jest tutaj swoistym liderem. W ślad za tą rezolucją rozpoczęła pracę otwarta międzyrządowa grupa robocza do spraw prawnie wiążącego międzynarodowego instrumentu w tym zakresie i myślę, że co do zasady należy pozytywnie ocenić rozwiązania o zasięgu międzynarodowym, a nie tylko wyłącznie europejskim, bo wtedy tylko możemy mówić o ich skutecznym funkcjonowaniu. Należy też zwrócić uwagę, że nie należy przykładać jednej miary do wszystkich kategorii przedsiębiorstw, że to stwierdzenie „one size fits all” tutaj nie pasuje, że największe korporacje międzynarodowe mają tu więcej obowiązków niż przedsiębiorstwa małe i średnie.
Caterina Chinnici (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, purtroppo, direi periodicamente, vengono scoperti casi di violazione dei diritti umani in paesi terzi da parte di imprese multinazionali e fra queste anche gruppi europei; circostanza questa particolarmente grave, perché essendo l'Unione europea fondata, fra gli altri, sul rispetto dei diritti umani, le imprese europee dovrebbero dare l'esempio a livello mondiale in materia di responsabilità aziendale. Condivido il documento. Mi rammarico solamente che il testo non abbia ancor più approfondito il tema dello sfruttamento del lavoro minorile, ancora largamente diffuso in alcune regioni del mondo. Da uno studio di Amnesty International emerge, ad esempio, che 16 multinazionali che vendono prodotti elettronici risultano clienti di aziende che producono batterie utilizzando il cobalto proveniente dalle miniere della Repubblica democratica del Congo, nella quale lavorano circa 40.000 bambini. È necessario, quindi, che tutte le imprese, europee e non, esercitino la cosiddetta "due diligence" e che tutti i paesi dettino regole chiare per il rispetto dei diritti umani nelle attività d'impresa.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κύριε Πρόεδρε, οι παραβιάσεις ανθρωπίνων δικαιωμάτων από εταιρείες προκαλούν παγκόσμια ανησυχία. Όλο και περισσότερες επιχειρήσεις μεταφέρουν τα εργοστάσιά τους σε τρίτες χώρες, εκμεταλλευόμενες τα φτηνά εργατικά αλλά και ανύπαρκτα εργασιακά δικαιώματα. Ο σεβασμός των ανθρωπίνων δικαιωμάτων συνιστά ηθικό καθήκον και νομική υποχρέωση των εταιρειών και της διοίκησής τους, ανεξαρτήτως του χώρου δραστηριοποίησής τους. Δεν είναι λίγα τα φαινόμενα όπου διεθνείς εταιρείες υπερηφανεύονται για δήθεν εταιρική κοινωνική ευθύνη, ενώ ταυτόχρονα αποκομίζουν κέρδη από χαμηλό λειτουργικό κόστος, λόγω της εκμετάλλευσης της παιδικής εργασίας.
Η προστασία των ανθρωπίνων δικαιωμάτων πρέπει να αποτελεί προτεραιότητα για όλα τα κράτη μέλη και την Ένωση. Διαπιστώνουμε όμως ότι, παρά την ανακοίνωση της επιτροπής για την εταιρική κοινωνική ευθύνη από το 2011, αρκετά κράτη μέλη δεν έχουν ακόμη καθορίσει εθνικά πλαίσια πολιτικών για την προώθηση της εταιρικής ευθύνης ούτε έχουν δημοσιεύσει τα σχέδιά τους για τις επιχειρήσεις και τα ανθρώπινα δικαιώματα. Αν θέλει η Ευρωπαϊκή Ένωση περισσότερη εταιρική ευθύνη, θα πρέπει να πάψει να συντηρεί την εταιρική ανευθυνότητα και να κρύβεται πίσω από το δάχτυλό της. Θα πρέπει να καταπολεμήσει το κοινωνικό ντάμπινγκ και τη φοροαποφυγή και να περιορίσει τη δραστηριότητα των επιχειρήσεων που δεν σέβονται τους κανόνες για την προστασία της εργασίας.
Heidi Hautala (Verts/ALE). – Mr President, responsible business conduct can no longer be ignored, that is for sure, and I believe that the discussion on sustainable supply chains is here to stay, and the EU also must act accordingly.
Last month we discussed the case of Andy Hall, a British human rights defender and defender of migrants’ rights in Thailand, and we saw that companies are ready to take responsibility, and they should be grateful for researchers and civil society organisations who inform them about wrongdoings and breaches of human rights in their supply chains. We have very good examples: the UK law on modern slavery is excellent, the French initiative on due diligence on supply chains as well. I would like to ask Commissioner Cañete if the EU is coming out with the promised action plan on responsible business conduct that we have been awaiting for months and months.
João Pimenta Lopes (GUE/NGL). – Senhor Presidente, abordando uma questão pertinente e justa, o relatório parte de uma premissa errada, a de que é possível humanizar o capitalismo. É na natureza do sistema capitalista, na sua vertente predatória e de exploração, que está a raiz do problema.
As grandes empresas e multinacionais exploram, direta ou indiretamente, em nome do lucro e de forma ávida, os recursos naturais dos povos de países terceiros, sem quaisquer pruridos de cometer os mais hediondos crimes ambientais contra as populações ou de explorar desumanamente trabalhadores.
Passam despercebidas ou são inexistentes referências à necessidade de elevação dos direitos dos trabalhadores, da regulação do trabalho, de uma melhor distribuição da riqueza ou do papel soberano dos Estados em protegerem os trabalhadores, povos e recursos da exploração do grande capital monopolista. Referência ausente também, a da necessidade de políticas comerciais que não se constituam como novos instrumentos neocoloniais, antes respeitem a soberania dos Estados e assentem no efetivo benefício mútuo entre partes iguais.
Nicola Caputo (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel 2016 i diritti dei lavoratori nel mondo risultano indeboliti, non solo per il peggioramento delle condizioni di lavoro, ma anche per la restrizione alla libertà di espressione e di riunione. Un tema, quello dello sfruttamento del lavoro, che coinvolge le responsabilità dei governi e delle imprese, queste ultime spesso colpevoli di gravissime violazioni dei diritti dei lavoratori. In Medio Oriente e in Africa milioni di lavoratori vivono in condizioni di schiavitù. In molti paesi extraeuropei lavoratrici e lavoratori non beneficiano del diritto di sciopero, subiscono limitazioni nella libertà di espressione e di riunione e spesso sono vittime di violenza fisica e di minaccia. L'Unione europea deve operare affinché il commercio e i diritti umani possano entrambi rafforzarsi. La comunità imprenditoriale, in particolare nei paesi terzi, è tenuta a rispettare i diritti umani in tutte le declinazioni. L'Unione deve essere capace di stabilire una politica commerciale e di investimento con i paesi terzi basata non solo sulle esigenze di mercato, ma anche sui valori etici.
(Fine degli interventi su richiesta)
Miguel Arias Cañete,Member of the Commission. – Mr President, first of all allow me to congratulate Mr Corrao for this comprehensive, balanced, deep analysis of the issue of corporate social responsibility in third countries.
As the Council Conclusions of June 2016 show, business and human rights is a priority for the European Union. This year the Council also adopted Conclusions on Responsible Global Value Chains. As set out in the European Union Action Plan on Human Rights and Democracy 2015 – 2019, the European Union’s Member States are committed to make an advance on business and human rights.
Corporate respect for human rights is indispensable. As you do in your report, we consistently call on all business enterprises, both transnational and domestic, to integrate human rights due diligence into their operations, to better identify, prevent, and mitigate human rights risks.
The European Union supports the United Nations Guiding Principles. The proper implementation is good for the European Union and good for business. The European Union Member States have taken the lead internationally on developing and adopting national action plans to implement the Guiding Principles. As you rightly point out, Mr Corrao, access to effective remedies for victims of business-related human rights abuses is an issue on which further progress is still required.
In this context, I am pleased that the European Union Fundamental Rights Agency is currently working on an expert opinion on how to lower barriers for access to remedy at the European Union level.
I also welcome the recent adoption of the Council of Europe’s Committee of Ministers’ Recommendations on Human Rights and Business with a particular focus on access to remedy. The European institutions and Member States need to implement these recommendations. Furthermore, the European Union welcomes the initiative on enhancing accountability and access to remedy of the UN Office of the High Commissioner for Human Rights. This may provide best practices that can be implemented at the European Union and Member State level, including on improved cooperation between states in cross-border cases.
As regards our external policy, in line with the Action Plan on Human Rights and Democracy, the EEAS and the Member States will continue to raise business and human rights in their contacts with third countries. This also includes human rights dialogues, as well as dedicated seminars and financial support aimed at the development of the national action plans on business and human rights. Also important is the need to build capacity, both within European Union delegations and Member States’ embassies, to work effectively on business and human rights issues, including providing support to human rights defenders working on corporate accountability.
As regards the legally-binding instrument on business and human rights, the European Union has followed carefully the preparation of the Intergovernmental Working Group in Geneva. Since the start, we made our participation in the working group dependent on two principled conditions: first, ensuring that the scope of the discussion is not limited to transnational corporations, and second, making sure that the implementation of UNGPs is not undermined. This position was supported by a range of countries across different regions and by a number of civil society organisations.
In the run-up to the next meeting of the Intergovernmental Working Group on 24 October, the European Union has been actively engaged with the Chair-rapporteur and with all regional political groups with a view to addressing these issues and finding a solution that would entitle the European Union to provide a more active contribution to the works of the group.
I am pleased to inform the honourable Members that the European Union requests have been met by the Chair-rapporteur. The European Union therefore took the decision to participate in the Intergovernmental Working Group. The debate is now now open, and your contributions on how to improve the international legal framework for the protection of human rights in the context of corporate activities are all the more precious.
There was a direct question from Ms Hautala. What I can tell you is that the preparation of a paper on the Commission policy document on corporate social responsibility is currently ongoing.
Finally, let me thank you again for this important contribution to the debate on business and human rights and for an excellent report that represents a reference for our work.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà domani, martedì 25 ottobre, alle 12.00.
Dichiarazioni scritte (articolo 162)
Francisco Assis (S&D), por escrito. – Este relatório, no qual trabalhei como relator—sombra em nome do S&D, é um relatório de teor claramente progressista, que procura responder aos desafios colocados no campo dos direitos humanos pela transnacionalização da atividade empresarial, incluindo de empresas europeias, em relação às quais temos, obviamente, uma responsabilidade acrescida.
Apela à inclusão sistemática de cláusulas sobre direitos humanos nos tratados comerciais celebrados entre a UE e países terceiros.
Apela à implementação a nível mundial dos Princípios Orientadores da ONU sobre Negócios e Direitos Humanos.
Apela a um maior empenhamento da UE no tratado internacional vinculativo que está a ser negociado na ONU.
Sublinha que as multinacionais devem ser legalmente responsabilizadas sempre que das suas operações em países terceiros resultem abusos de direitos humanos, e que têm o dever de compensar as vítimas desses abusos.
Incorpora recomendações de grande relevância, como a criação de um certificado da UE para produtos cuja produção não tenha envolvido abusos de direitos humanos.
Por sugestão minha, ficou vertido no relatório que tal certificado discrimine positivamente as empresas, habilitando-as a benefícios.
Em suma, este excelente relatório apresenta reflexões e propostas muito válidas para enfrentar alguns efeitos negativos da globalização, merecendo, quanto a mim, o apoio desta câmara.