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Procedura : 2016/2240(INI)
Przebieg prac nad dokumentem podczas sesji
Dokument w ramach procedury : A8-0220/2017

Teksty złożone :

A8-0220/2017

Debaty :

PV 04/07/2017 - 19
CRE 04/07/2017 - 19

Głosowanie :

PV 05/07/2017 - 8.11
Wyjaśnienia do głosowania

Teksty przyjęte :

P8_TA(2017)0303

Pełne sprawozdanie z obrad
Wtorek, 4 lipca 2017 r. - Strasburg Wersja poprawiona

19. W stronę strategii UE w dziedzinie międzynarodowych stosunków kulturalnych (debata)
zapis wideo wystąpień
Protokół
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  Die Präsidentin. – Als nächster Punkt der Tagesordnung folgt die Aussprache über den Bericht von Elmar Brok im Namen des Ausschusses für auswärtige Angelegenheiten und Silvia Costa im Namen des Ausschusses für Kultur und Bildung über die künftige Strategie der EU für internationale kulturelle Beziehungen (2016/2240(INI)) (A8-0220/2017).

 
  
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  Elmar Brok, Berichterstatter. – Frau Präsidentin, Hohe Vertreterin, liebe Vizepräsidentin, meine Kolleginnen und Kollegen! Wir hatten am Samstag hier den Trauerakt für Helmut Kohl. Ich glaube, da ist deutlich geworden, in welcher Weise die Tiefe und Vielfalt der europäischen Kultur zum Ausdruck kommt – als tragendes Element.

Die Kultur in ihrer Vielfalt und Gemeinsamkeit ist ein entscheidender Träger der Attraktivität Europas. Ortega y Gasset hat einmal gesagt: Vier Fünftel der Kultur der europäischen Länder sind dieselbe, ein Fünftel unterscheidet uns. Heute sehen wir das nicht als Widerstreit, sondern als gemeinsamen Reichtum.

Über diesen Weg und die Erfahrungen, die wir hatten, hat dieses Europa zusammengefunden. Dies könnte ein Beispiel sein – auch für andere Teile der Welt. Dieses Europa, in dem wir Grenzen überwinden, Kultur nicht als Gegensatz, sondern als gemeinsamen Reichtum begreifen, kann auch eine Botschaft an andere Teile der Welt sein, um auf diese Art und Weise als soft power Beitrag zu leisten, Frieden zu stiften und gleichzeitig Werbung für uns zu sein – im ganz nüchternen Sinne.

Ich meine, dass wir mit einer kulturellen Diplomatie, liebe Frau Mogherini, im Rahmen Ihrer global strategy dies auch als eines der Instrumente benutzen können. Ich meine, dass wir aus diesem Grunde heraus, wie in den Fragen der Politik der Menschenrechte im Rahmen der Vereinten Nationen, der Charta der Vereinten Nationen zu den Menschenrechten, hier manches tun können. Wir können dieses Grenz Überwindende in Gesprächen einbinden. Wir sollten die Kommission auffordern, verstärkt auch diese Elemente in Verträge miteinzubeziehen, um auf diese Art und Weise solche Bindungen herzustellen. Aber ich glaube, wir sollten auch das Interesse unserer Mitgliedstaaten dafür benutzen. Mir ist völlig bewusst, dass Kultur Zuständigkeit der Nationalstaaten ist und dass wir nach dem Vertrag dazu nur eine unterstützende Wirkung haben.

So kann man das auch aufbauen. Wir wollen nicht die Arbeit der Nationalstaaten in der Sicherung ihrer kulturellen Identität überwinden, sondern wir sollten das, was wir in dem europäischen Verfassungsvertragsentwurf gesagt haben, auch nach draußen deutlich machen: Einheit in Vielfalt. Das ist dann zuträglich für die Mitgliedstaaten, hier entsprechend mitzumachen, dies auch als ein gemeinsames Instrument zu nutzen und gleichzeitig hier Wirkung in der Welt zustande zu bringen.

Ich meine, dass es wichtig ist, dass dies natürlich unter Respektierung der Subsidiarität zu geschehen hat. Aber ich kann mir vorstellen, dass wir beispielsweise auch, Hohe Vertreterin, im Rahmen der Delegationen, die wir im Ausland haben, Ausstellungen machen können, dass gerade kleinere Staaten dort ihre Kultur präsentieren könnten, was sie aus eigener Kraft in solchen Ländern nicht machen können. Es ist ein kleiner Beginn: Ausstellungen. Estland als Ratspräsidentschaft macht Ausstellungen in den Räumen der Delegation der Europäischen Union im Ausland. Die großen Länder machen das alle voller Stolz allein. Aber hier den kleinen Ländern einen solchen Ansatz zu geben, scheint mir eine wunderschöne Gelegenheit zu sein, das Gemeinsame und das Unterschiedliche zu repräsentieren.

Ich meine, dass wir aus diesem Grunde heraus, auch in Zusammenarbeit mit internationalen Organisationen – auch unter den Verpflichtungen, die mit der Unesco-Konvention und cultural diversity bestehen, hier ein interessantes Instrument haben, mit dem wir im Interesse Europas und der Mitgliedstaatenverstärkt auch Politik machen können.

 
  
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  Die Präsidentin. – Liebe Kolleginnen und Kollegen! Nachdem die Zeit schon so fortgeschritten ist und wir, wenn ich überall bei einer Minute Schluss mache, mit den Rednerinnen und Rednern jetzt schon bei 0.10 Uhr sind, werde ich kein Catch-the-eye-Verfahren machen und keine blauen Karten nehmen. Ich ersuche Sie alle, Ihre Redezeit auch wirklich einzuhalten. Länger als zehn Sekunden zusätzlich bekommen Sie auf keinen Fall. Danke für Ihr Verständnis.

 
  
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  Silvia Costa, relatrice. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, signora Vicepresidente Mogherini, ringrazio il correlatore Brok e i relatori ombra delle commissioni CULT e AFET, ma anche i tanti interlocutori del mondo della cultura e dell'arte che hanno collaborato con noi alla nostra relazione.

Cara Vicepresidente Mogherini, Lei sa molto bene quanto in Parlamento ci siamo battuti fin dal 2011 per sviluppare una strategia culturale europea in ambito internazionale con una nostra relazione, alla quale ha fatto seguito un'importante azione preparatoria fino all'indirizzo specifico entrato nelle conclusioni della Presidenza italiana del 2014. Ricordo con emozione l'importante risoluzione di due anni fa, che vedo raccolta nella vostra proposta, dopo la distruzione del patrimonio culturale di Ninive e di Palmira da parte del Daesh, con la barbara uccisione di Khaled al-Asaad, per un comune impegno europeo nella persecuzione di quello che consideriamo un crimine contro l'umanità.

Apprezziamo il sostegno della Commissione all'opera di documentazione e ricostruzione, e l'impegno a presentare una direttiva sul traffico e l'importazione dei beni culturali illeciti, oggetto di una recente e importante convenzione del Consiglio d'Europa. Lei sa anche che ci siamo battuti con proposte specifiche perché la cultura e l'educazione diventassero una priorità della Commissione, anche sotto altri due profili: come strumento di libertà, di promozione umana, di dialogo interculturale e interreligioso, e anche per prevenire la radicalizzazione, ma anche come quarto pilastro dello sviluppo sostenibile, motore di creatività e di innovazione, nuova economia, occupazione di qualità, turismo.

Nella comunicazione, che abbiamo molto apprezzato, ritroviamo questi tre ambiti come aree prioritarie di una nuova strategia europea che, pur riconoscendo i principi di sussidiarietà e proporzionalità, intende rafforzare la cooperazione tra Unione europea e Stati membri nell'ambito di relazioni culturali internazionali.

Questo farà bene all'Europa, ma farà bene anche al mondo. L'Europa ha infatti in comune una grande ricchezza di radici culturali, linguistiche, storiche e religiose, su cui ha costruito valori comuni e una cultura dei diritti umani, che sono strumento di comprensione delle altre culture. Per questo è importante per noi che l'Europa riconosca, anche nella sua azione esterna, il valore in sé della cultura e dei diritti culturali nell'ambito dei diritti umani, insieme alla libertà artistica ed espressiva, dando coerenza alla politica e alle azioni dell'UE in ambito internazionale, e facendone davvero un attore globale, autorevole, nell'opera di riconciliazione e di pace.

Fondamentali saranno quindi il dialogo strutturato con gli attori culturali e con gli stakeholder, i partenariati pluriennali con organizzazioni internazionali come l'UNESCO e il Consiglio d'Europa, in particolare per il patrimonio culturale e per gli itinerari culturali transeuropei, ma anche la sperimentazione della piattaforma culturale europea.

Vogliamo che questa strategia sia effettiva, inserendo cultura ed educazione in tutti gli accordi e i partenariati tra Europa e paesi terzi, a partire dal rinnovo di Cotonou con i paesi ACP. Ma servono una buona governance multilivello, come abbiamo indicato, un forte coordinamento tra le quattro DG interessate, una linea di bilancio dedicata e risorse umane adeguate nel SEAE, con priorità tematiche e geografiche definite in piani annuali e triennali.

Ogni delegazione europea dovrà dotarsi gradualmente di un focal point dedicato, che dialoghi con la società civile, gli istituti culturali dell'Unione europea e le autorità locali, con un approccio people-to-people. Sarà importante sviluppare la dimensione internazionale di programmi europei come Erasmus, come Horizon, e serve soprattutto un coordinamento maggiore per prevenire e ricostruire il patrimonio culturale a rischio o distrutto, anche dando vita a quell'intervento attivato dall'UNESCO, che però purtroppo vede soltanto la partecipazione italiana con i blue helmet della cultura.

Proponiamo di dar vita a un nuovo programma di mobilità internazionale di residenze d'artista, rivolto a giovani artisti e professionisti della cultura, un portale culturale europeo e la digitalizzazione come utilizzo maggiore per i nuovi linguaggi, rivolto ai giovani, anche attivando i media europei. Vogliamo che anche l'attuale situazione dei rifugiati e dei processi migratori abbia una dimensione fortemente culturale, imprescindibile per un futuro di pace.

 
  
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  Federica Mogherini, vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. – Signora Presidente, onorevoli deputati, vorrei innanzitutto ringraziare Silvia Costa ed Elmar Brok per il loro ottimo lavoro. Spesso dico che l'Unione europea è una superpotenza. Non c'è dubbio alcuno che nel settore della cultura siamo una superpotenza: è il cuore stesso del nostro soft power, e finalmente abbiamo deciso di usare questa forza che abbiamo e che è unica al mondo.

La relazione contiene elementi estremamente importanti per il nostro lavoro, un lavoro che abbiamo portato avanti in quest'ultimo anno in modo molto determinato e con una grande unità di intenti: il Parlamento, il Consiglio – io sono stata onorata di essere il primo Alto rappresentante a partecipare a un Consiglio sulla cultura – la Commissione, il SEAE e le nostre delegazioni sono già al lavoro con moltissime iniziative a sostegno, tra l'altro, della possibilità per i singoli Stati membri di usare la diplomazia culturale per le loro stesse agende. Veramente quello che vedo è uno sforzo di coordinamento e di sinergia interistituzionale in questo settore che mi fa ben sperare.

Culture is first of all a crucial resource for our diplomacy, opening new channels and facilitating mutual understanding, and it can help bring peace and reconciliation inside divided communities around the world. Beyond that, international cultural relations are also a resource for our economies in Europe and beyond. As Elmar was saying, this is something we have learned from our European history. European cultural excellence comes from Europe’s openness and diversity. As we have learned as Europeans, cultural exchanges make us stronger, and never weaker.

It is in this spirit that the joint communication was conceived, with the focus on three pillars. The first is intercultural dialogue: the promotion of culture and intercultural dialogue for peaceful relations among countries and communities. A very good example of this is the recent agreement with Tunisia, which will become the first country from the southern shore of the Mediterranean to join the Creative Europe programme.

More than ever, there is a need to create a space – I would say a common ground and a common language – to engage in cultural exchanges inside and outside our borders. Sometimes we struggle to find the right language to talk to each other or to find ways to ensure that everyone’s voice is heard. Think of young people. At times people who have difficulty in making their voice heard or finding a channel of active participation in societies in their communities, find that voice through culture, be it music or even street art, because our understanding of culture goes beyond classical music. This is also the strength of European culture. Culture can be a very powerful channel for engagement, participation and active democracy.

Second, culture is a resource for growth and sustainable development, as acknowledged in the 2030 agenda for sustainable development. This is true both inside the European Union, where culture and creative industries account for over 7 million jobs, and in other regions and countries of the word. We are working with developing countries to support cultural industries, establish creative hubs, and develop professional training and competence in new technologies.

I will give you one example. We have recently started to support a project called Ethical Fashion in the framework of the trust fund for Africa. We provide craftswomen and tailors from West Africa with vocational training and with the opportunity to work with fashion companies from all over the world. Some of these people are migrants who were given the opportunity to go back to their communities and, with new skills and a new job, restart a different life. Thousands of jobs have already been created through just this project alone.

A third strand of our work – and I conclude – aims at reinforcing cooperation on cultural heritage. Let me say in this regard that the first ever G7 ministers meeting on culture in Florence was a very big step forward for the international community, under the Italian presidency of the G7 this year, to promote support for cultural heritage.

I would like in particular to express my support for the work done by some Member States, notably Italy and Germany, to protect cultural heritage from human and natural disaster. This month I will table a paper in Council with ideas to take this work forward at European Union level.

In 2018, the European Union and Member States will celebrate the European Year of Cultural Heritage. Europe has built an unrivalled expertise in the protection and restoration of cultural heritage. It is our duty and our responsibility, but also in our interest to share this with the world. When we contribute to the restoration of cultural sites in Kosovo or the rebuilding of the Sarajevo city hall, we are also contributing to stability, reconciliation, security and peace in the Balkans. This is in the heart of Europe.

Our work in Timbuktu to restore the mausoleum and the library is also a way to re-launch the local economy and tourism and to prevent terrorism. We will soon sign a EUR 1 million programme with UNESCO to support the recovery and reconstruction of Syria’s cultural heritage. This is also a very important element of our fight against the financing of terrorist activities and organisations.

For all these different strands of work to succeed, we need to continue our work together with all European actors and all our partners in the cultural environment sharing the same sense of direction. Parliament has been one of the strongest advocates of a European Union policy for international cultural relations.

The preparatory action launched by the European Parliament in 2014 laid the groundwork for the drafting of our own joint communication, so it is now time for us to work on our first strategy for international cultural relations. This is perfectly in line – as Elmar was saying – with our global strategy for foreign and security policy that contains a strong reference to culture. I will push for a specific focus on cultural diplomacy in the next phase of the global strategies implementation. So I count on continuing our joint work, together with the European Parliament, to finally fulfil our huge potential as a cultural superpower.

 
  
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  Bogdan Andrzej Zdrojewski, w imieniu grupy PPE. – Kultura jest objęta polityką wspólnotową. Z jednej strony to dobrze, a z drugiej strony – źle. Niedobrze, dlatego że kultura rzeczywiście posiada pewien potencjał, który pozwala Europie być silniejszą, z drugiej strony dobrze, że nie jest objęta polityką wspólnotową, bo dzięki temu nie jest objęta nadmierną biurokracją, może się rozwijać w sposób bardziej swobodny, różnorodny, indywidualny.

To, na co chcę zwrócić uwagę, to przede wszystkim na czas. Trzeba pamiętać, że europejska agenda kulturowa miała swój start formalny w 2007 roku. Po dziesięciu latach jesteśmy dokładnie w tej samej sytuacji, mając dzisiejsze sprawozdanie, ale wcale nie posiadając wypracowanych narzędzi. Jeżeli następny etap będzie po kolejnych dziesięciu latach, to można powiedzieć, że ten potencjał będziemy marnować albo przynajmniej nie wykorzystywać.

Druga uwaga – wyraźnie trzeba rozróżniać promowanie kultury ze względu na jej wartość samą w sobie, ze względu na wartość artystów, instytucji, muzeów, ludzi, a czym innym jest wykorzystywanie kultury jako narzędzia do poprawy wizerunku, do lepszego komunikowania. Nie możemy też pozwolić na pewnego rodzaju schizofrenię: na tej sali mówimy, że kultura to jest duży potencjał, a w tym samym czasie ograniczono program „Horyzont 2020ˮ, kłopoty ma program Erasmus+ czy Kreatywna Europa, obcina się tam środki finansowe, które przesuwa się na Europejski Korpus Solidarności. Musimy pod tym względem być konsekwentni, bardzo profesjonalni i pamiętać, że jeżeli chcemy korzystać z kultury, nie możemy tego czynić pochopnie.

 
  
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  Julie Ward, on behalf of the S&D Group. – Madam President, culture is a political issue. It is also a political tool, and I am glad the Commission has officially recognised that meaningful cultural relations – supported by the EU, based on diversity, equality and with reciprocal partnerships and locally-based initiatives – can help address stereotypes, extremism and populism, foster intercultural dialogue, peace-making, capacity-building and community development, and promote more harmonious and cohesive societies, both in the EU and in third countries.

Cultural institutions and artists from all disciplines have a key role to play, and such a strategy must be founded on people-to-people contacts and civil society involvement. In an increasingly complex and dangerous world characterised by an unprecedented migrant crisis and the rise of violent extremism – which includes the destruction of cultural heritage and the annihilation of minorities’ cultures as well as an increasing polarisation of international relations – deeper understanding and a willingness to work together is what we need.

 
  
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  Zdzisław Krasnodębski, w imieniu grupy ECR. – Pani Przewodnicząca! Chciałbym powiedzieć parę słów tylko o jednej, ale wydaje mi się bardzo charakterystycznej sprawie, mianowicie o tej internetowej platformie dyplomacji kulturalnej, którą z takim zadowoleniem przyjmują autorzy sprawozdania. Zakładanym celem tej platformy jest prowadzenie działalności wzmacniającej kulturowe zaangażowanie Unii Europejskiej z państwami trzecimi i ich obywatelami. Otóż – tak jak powiedział poseł Brok – celem europejskiej dyplomacji kulturowej powinno być pokazanie złożoności i różnorodności dziedzictwa kulturowego Europy w całej jego różnorodności, również różnorodności narodowej. Więc pytanie: dlaczego w przypadku platformy w przetargu zostało wybrane konsorcjum, które de facto składa się z instytucji kulturalnych tylko jednej części Europy? Czy w założeniach projektu nie można było uwzględnić konieczności zróżnicowania geograficznego, właśnie ukazania różnorodności kulturowej Europy?

Niestety przypomina to historię z Domem Historii Europejskiej, który także jest przecież elementem dyplomacji kulturalnej Unii Europejskiej, gdzie historia została przedstawiona przez pryzmat doświadczeń tylko niektórych krajów Europy Północnej. Wydaje mi się, że powinniśmy to, o czym mówi mówił poseł Brok traktować poważnie – prawda? Historia Europy i historia kultury i dziedzictwo są bardziej skomplikowane i ta różnorodność powinna znaleźć odzwierciedlenie również w realizacji projektów unijnych i także w dyplomacji kulturalnej Unii Europejskiej. Naprawdę, Europa to nie są tylko Niemcy, to nie tylko Francja, nie tylko Wielka Brytania – a tak jest w związku z tym – nie tylko kraje Europy Północnej.

 
  
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  María Teresa Giménez Barbat, en nombre del Grupo ALDE. – Señora presidenta, queridos compañeros, desde 2011 nuestro Parlamento reconoce la necesidad de incorporar la cultura en las relaciones exteriores de la Unión.

Quisiera dar las gracias a la señor Silvia Costa y al señor Elmar Brok por su trabajo, y a la alta representante Federica Mogherini por la Comunicación conjunta sobre una estrategia de la Unión Europea para las relaciones culturales internacionales.

Destacamos en el texto la importancia de la cultura como herramienta para la diplomacia y pedimos que se reconozca como el cuarto pilar del desarrollo sostenible y como un derecho humano.

Entre las medidas concretas, recomendamos: un plan de acción anual con una línea presupuestaria separada para apoyar las relaciones culturales internacionales; un mecanismo de prevención, evaluación y reconstrucción del patrimonio en peligro, incluyendo un instrumento de emergencia para salvaguardar el patrimonio en los países en conflicto; la inclusión de la cultura en todos los acuerdos existentes y futuros de la Unión Europea con los terceros países.

El objetivo político de este informe es fomentar la cooperación cultural entre la Unión y sus países socios y promover un orden mundial basado en la paz, el Estado de Derecho y el respeto por los derechos fundamentales.

En el largo plazo, una cooperación cultural dentro y fuera de Europa que sea respetuosa con valores básicos de civilización y principios comunes representa la única vía hacia este orden tan deseado.

Necesitamos impulsar una cooperación cultural internacional, entendida de la forma más amplia posible, desde políticas que velen por la conservación del patrimonio cultural a una diplomacia científica capaz de contagiar más racionalidad y amor al conocimiento en un mundo dividido.

El desarrollo de culturas prósperas y cooperativas también representa una «vacuna» para prevenir movimientos, por ejemplo, migratorios desestabilizadores para los países receptores y que tampoco son la solución para los países de origen, como tristemente estamos viendo estos días.

 
  
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  Σοφία Σακοράφα, εξ ονόματος της ομάδας GUE/NGL. – Κυρία Πρόεδρε, η έκθεση για τη νέα ευρωπαϊκή στρατηγική για τις διεθνείς πολιτικές σχέσεις θέτει αρκετά φιλόδοξους στόχους. Κ. Επίτροπε, ο πολιτισμός μπορεί να μετατραπεί σε μοχλό ανάπτυξης της απασχόλησης και της κοινωνικής συνοχής, να συντελέσει στην αλληλοκατανόηση και την ειρηνική συνύπαρξη των λαών, αποτελώντας αναπόσπαστο πυλώνα των διμερών και πολυμερών συμφωνιών της Ευρωπαϊκής Ένωσης. Αυτό όμως απαιτεί επαρκή και αυξανόμενη χρηματοδότηση και, κυρίως, προγράμματα για τη νεολαία.

Κύριοι συνάδελφοι, εκφράζοντας τις επιφυλάξεις μου στην ερμηνεία των μεθόδων και των μέσων για τη διατήρηση της πολιτιστικής κληρονομιάς και την καταπολέμηση του παράνομου εμπορίου, επισημαίνω ότι δεν αρκεί μόνο αυτό. Επιβεβλημένη πρακτική απόδειξη ότι σεβόμαστε την πολιτιστική κληρονομιά κάθε λαού είναι η άμεση επιστροφή από τα κράτη μέλη πολιτιστικών κειμηλίων και μνημείων παγκόσμιας πολιτιστικής κληρονομιάς στις χώρες καταγωγής τους.

Η παγκόσμια ευαισθητοποίηση υπέρ της επιστροφής των Γλυπτών του Παρθενώνα αποδεικνύει την αναγκαιότητα οι φιλόδοξες διακηρύξεις για προστασία και προώθηση της πολιτιστικής κληρονομιάς να αποδεικνύονται από συγκεκριμένες πράξεις.

 
  
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  Jordi Solé, en nombre del Grupo Verts/ALE. – Señora presidenta, incluir la dimensión cultural en las relaciones de la Unión con otros países es un aspecto esencial para fortalecer unas relaciones internacionales amistosas, pacíficas, basadas en el respeto mutuo, el diálogo y en fortalecer o promover el desarrollo humano en todas sus dimensiones. También es a la vez una oportunidad para la Unión Europea, una oportunidad para ser reconocida como un actor global importante de referencia en este terreno, en el terreno del soft power, pero también para proyectar a la vez su cultura común y su diversidad como un factor, un valor y una riqueza que se ha de preservar; una diversidad que, por cierto, va mucho más allá de la diversidad de los Estados miembros, de las culturas mayoritarias o de las lenguas oficiales de esta casa.

Nosotros estamos particularmente satisfechos de que se haya incluido en el informe nuestra propuesta de un visado cultural para artistas y otros profesionales relacionados con el mundo de la cultura.

 
  
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  Eduard Kukan (PPE). – Madam President, first of all, I would like to thank both our rapporteurs for this important report. We should make cultural relations with third countries an asset of our foreign policy. With the European Union’s increasing presence on the international stage, our actions should rely on the use of our instruments and the regional programmes. I fully support the idea to include cultural diplomacy in the toolbox of our diplomatic relations. We should develop a strategy for cultural diplomacy at European Union level.

European culture is rich. Our action in third countries needs to be more visible, and our communication channels more open. We should enrich our contacts with stakeholders active in this field. I can already see many possible benefits of a developing closer cultural relations with candidate countries and countries in our neighbourhood. We are part of a common cultural framework, and in many cases we share a common history. It could help us to use this soft power in areas such as conflict prevention or as a catalyst for stability and reconciliation.

We also need the systematic support of independent media. In the modern world I see them as essential in promoting cultural diversity as well as credible information. We have to be more attentive to truthful information about European values, and we should recognise damaging propaganda and false news.

 
  
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  Момчил Неков (S&D). – Г-жо Председател, докладчикът Силвия Коста правилно посочва, че културата има ключово значение във външните дипломатически отношения на Европейския съюз, защото има заслугата да стимулира диалога и взаимното разбирателство. Наред с това смятам, че трябва да е неизменна част от диалога с трети държави и да бъде интегрирана систематично в проектите и програмите за развитие.

Подкрепям апела за създаването на механизъм в подкрепа на опазване на световното културно наследство. Усилията на международно ниво трябва да се засилят, както и борбата с незаконната търговия с културни артефакти, предотвратяването на конфликти и стимулирането на творческите индустрии.

Не на последно място, бих искал да обърна внимание и на необходимостта от премахване на преградите пред мобилността на артистите и културните дейци, както и насърчаване на преференциите, като например осигуряване на специални визи.

 
  
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  Patrick O’Flynn (EFDD). – Madam President, it is 23.00, and my heart goes out to Mr Juncker in whatever fine-dining establishment he happens to find himself at this precise moment.

Instead of seeking to impose European cultural values on other countries, Europe’s nations should concentrate on protecting those values at home. it is good that gender equality, human rights, democracy, freedom of expression and the rule of law are listed as key values under pillar one of the EU strategy. But the sad fact is that these values are under increasing pressure within European countries.

A major cause of this, especially in respect of gender equality, is the importing of hundreds of thousands of young men from countries that do not respect those values. Not for the first time the EU’s ambition drastically exceeds its ability to deliver. Let us look to protect the key and precious features of our own culture instead of automatically believing that more diversity must always be welcome, no matter how much strain that diversity is already placing on our countries.

The best contribution Europe can make to the world in cultural terms is to carry on being a great example of tolerant, free and peaceful societies, where ideas are respected and where superior values prevail. Far more than a strategy for international cultural relations, we need a strategy for European cultural protection.

 
  
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  Dubravka Šuica (PPE). – Gospođo predsjednice, želim se na početku zahvaliti gospođi Costi i gospodinu Broku na kreiranju ovog dokumenta, ali i gospođi Mogherini koja je prihvatila i koja želi primijeniti kulturu kao dio vanjske politike Unije i nadam se da će kultura postati jedan diplomatski instrument preko kojega ćemo moći razgovarati s onima koji dijele isti kulturni prostor. Ovdje također podržavam da ćemo u sve ugovore koji se odnose na treće zemlje uključiti i kulturu kao instrument, odnosno kao alat u odnosima s trećim zemljama. Dakle, kulturni prostor koji dijelimo sa sličnim ili jednakim vrednotama trebamo zaista znati na neki način više promovirati.

Drago mi je da se govori o zaštiti kulturne baštine, da će se spriječiti, nadam se, nezakonita trgovina kulturnim dobrima, a ovaj instrument uzimam kao poziv Europi i cijelom svijetu da se zaštiti kulturna baština i želim izraziti svoje veselje što će 2018. godina biti godina kulturne baštine.

 
  
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  Francisco José Millán Mon (PPE). – Señora presidenta, quiero felicitar, en primer lugar, al señor Brok y a la señora Costa por su informe.

La Unión Europea y los Estados miembros son una gran potencia cultural. La cultura europea es y debe ser un instrumento muy útil en las relaciones internacionales, y yo creo que conviene que la Unión Europea y sus Estados miembros coordinen sus esfuerzos en esta materia. Además, entiendo la cultura como vehículo de entendimiento, no como instrumento de confrontación; creo en el diálogo intercultural como puente entre países y comunidades de distintos orígenes en un mundo tan complejo, donde muchos quieren dividir y polarizar.

Quisiera destacar también la importancia del programa de Itinerarios Culturales del Consejo de Europa. Este programa es muy importante para reforzar la identidad europea, favorecer el turismo, la preservación de los bienes culturales de los países europeos y, además, muchas de estas Rutas Culturales discurren también por países que pertenecen a nuestra vecindad sur y oriental.

Por ello, la Unión Europea debe aumentar su apoyo a este programa que gestiona el Instituto Europeo de Itinerarios Culturales, pues permitirá fortalecer las relaciones con los países vecinos y candidatos, como recoge el apartado 80 del informe de mañana.

 
  
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  Michaela Šojdrová (PPE). – Paní předsedající, já bych chtěla poděkovat Silvii Costové a také Elmaru Brokovi za společně předloženou zprávu. Stanovení dlouhodobé strategie pro mezinárodní kulturní vztahy je velmi složité ve společnosti, ve světě, který se takto rychle vyvíjí. Tady může velmi dobře být využito příkladů a aktivit, jako je Evropský rok kulturního dědictví v roce 2018. V předložené zprávě zejména oceňuji to, že mají být využity výsledky a také absolventi programu,jako je Erasmus +, Kreativní Evropa nebo Horizont 2020.

Kultura je jedním z prostředků také v boji za dodržování lidských práv a potírání radikalismu. Vítám proto iniciativu k větší podpoře odborných pracovníků v oblasti kultury v zemích a regionech, kde jsou lidská práva ohrožena. Známe i z naší vlastní zkušenosti, že kultura dokáže překonávat hranice a stavět mosty i tam, kde jiné nástroje nejsou.

 
  
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  Alojz Peterle (PPE). – Vsi imamo človeško naravo, vendar jo izražamo z različnimi kulturami. V težavah smo, kadar različnost zasenči našo temeljno in izhodiščno enakost. Zato je pomembno, da Evropska zveza, kot sila miru, promovira v mir usmerjen dialog med kulturami, tako na lokalni, regionalni, nacionalni kot globalni ravni. Predpogoj za napredek v tem dialogu pa je medsebojno spoštovanje kulturnih identitet.

Prepričan sem, da lahko več medkulturnega dialoga bistveno prispeva k več razumevanja, več sodelovanja in več miru na svetu. Poročilo Brok/Costa pozdravlja v tem smislu.

 
  
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  Željana Zovko (PPE). – Poštovana povjerenice, poštovana predsjednice, želim zahvaliti kolegama Elmaru Broku i Silviji Kosti na izuzetno kvalitetnom izvješću.

Podržavanje kulture kao pokretača održivog društvenog i gospodarskog razvoja te promicanje kulture i međukulturnog dijaloga u svrhu miroljubivih odnosa među zajednicama i suradnja u području kulturne baštine preduvjeti su izgradnje održivog i tolerantnog društva. Stoga posebno pozdravljam dijelove koji pozivaju na blisku suradnju UNESCO-a i Europske unije u zaštiti i promociji materijalne i nematerijalne baštine te dio u kojem se traži da se kulturna prava promiču kao jednakovrijedna temeljna ljudska prava i da se kultura zbog njezine suštinske vrijednosti smatra četvrtim samostalnim stupom održivog razvoja, zajedno sa socijalnom, gospodarskom i ekološkom dimenzijom.

Ono što vidim kao ključan element kulture u kontekstu međunarodnih odnosa, kao snažan alat za kulturnu diplomaciju vanjske politike europske unije jest promicanje temeljnih europskih vrijednosti koje uključuju poštovanje prava na kulturnu različitost i jedinstvo u toj istoj različitosti.

 
  
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  Federica Mogherini, Vice-President of the Commission/High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy. – Madam President, we will stick to two seconds because we see eye-to-eye on this. It is only to say we need to continue this wonderful interinstitutional cooperation. We count on continuing to work with all committees and the entire Parliament now to move forward in this fight.

 
  
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  Elmar Brok, Berichterstatter. – Frau Präsidentin! Ich sehe, dass diese Debatte, Sie, Frau Mogherini, aber auch die Teilnehmer an dieser Debatte deutlich gemacht haben, dass hier ein hohes Maß an Übereinstimmung und Willen besteht, dass wir ein Stückchen auf Konsens Wert legen können und dass es ein wichtiger Einstiegspunkt ist, in diesen Bereichen entsprechend voranzugehen. Ich glaube, dass in diesen allgemeinen Ansätzen, über die wir gesprochen haben, wie auch in den sehr praktischen Dingen, die hier angesprochen sind – mit der Bewahrung des kulturellen Erbes, wenn wir die Situation durch ISIS in Irak und in Syrien sehen, in welcher Weise kulturelles Erbe zerstört wird –, wieder stärkeres Bewusstsein betrieben haben, dass diese Leute ein Verbrechen an unserem gemeinsamen Reichtum begehen. Dann ist das, glaube ich, auch eine wichtige Botschaft, dass wir uns für die Identität aller einsetzen, nicht nur, wenn es um unsere eigene Kultur geht, und dass dies eben den verbindenden Charakter haben kann. Es würde mich freuen, wenn wir dies stärker ausbauen könnten, wenn wir Schritt für Schritt vorangehen müssen. Wir werden das nicht alles auf einmal verwirklichen, das ist mir völlig bewusst.

Dies sind neue Felder, die notwendig noch wirksam vorangetrieben werden können, wenn wir Schritt für Schritt vorangehen, um auf diese Art und Weise die kulturelle Szene mit einzubinden, die Menschen, die aus der Kultur heraus leben, einzubinden, und dieses Europa so in der Welt einbringen und unseren Beitrag für die Welt leisten.

 
  
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  Silvia Costa, relatrice. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio tutti gli intervenuti per il contributo che hanno dato. Come diceva l'on. Brok, veramente questa coralità di condivisione dimostra che l'Europa ha bisogno di cultura e che ne siamo tutti forse più consapevoli rispetto all'inizio della legislatura. Questo mi fa molto piacere, vuol dire che abbiamo lavorato bene insieme: Parlamento, Commissione e Consiglio.

Vorrei solo dire che ha ragione Federica Mogherini – naturalmente ringrazio anche il commissario Navracsics, anche se non è presente, perché è stata una produzione comune, e tutto il suo staff – ha ragione: un effetto l'ha già ottenuto, l'ho potuto verificare anch'io personalmente, nel senso che non solo in Parlamento per la prima volta sono due commissioni insieme che hanno affrontato un tema come questo, e sono commissioni importanti, ma anche che nella Commissione si è attivata effettivamente una task force integrata tra diverse DG, il che è già un risultato molto promettente, superando l'approccio un po' "a silos", che è quello che qualche volta ci distingue.

Credo che un altro frutto sia quello che Lei ha citato: noi abbiamo fatto una grande richiesta alla Commissione, in particolare alla DG Cultura, e sicuramente il clima che si è creato ha favorito il fatto che la Tunisia è finalmente il primo paese della sponda Sud del Mediterraneo che può effettivamente partecipare al programma Europa creativa.

Anche io auspico che sia l'Unione europea, come Lei ha detto, e aspettiamo con impazienza questa iniziativa del Consiglio, che possa effettivamente fare propria, in quanto Unione europea, l'iniziativa per quanto riguarda l'adesione alla task force per la tutela del patrimonio culturale a rischio, ma anche per aderire alle convenzioni europee e del Consiglio d'Europa sulla protezione del patrimonio culturale.

Un ultimo auspicio: sarebbe molto bello che a Milano, dove a dicembre si farà per la prima volta – non a Bruxelles, a Milano, e questo mi fa molto piacere – il Forum europeo sulla cultura, in cui si annuncerà l'anno europeo del patrimonio culturale e si illustrerà la diplomazia culturale europea, che si possa pensare a un lancio, un evento di lancio in tutte le delegazioni europee, in tutti gli istituti culturali nel mondo di questa grande iniziativa: l'anno europeo in una dimensione internazionale.

 
  
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  Die Präsidentin. – Die Aussprache ist geschlossen.

Die Abstimmung findet morgen, Mittwoch, 5. Juli 2017, statt.

Schriftliche Erklärungen (Artikel 162 GO)

 
  
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  Isabella Adinolfi (EFDD), per iscritto. – La relazione in discussione, affronta un tema molto importante e complesso. Quando si parla di relazioni internazionali e culturali credo, che si debba evitare di mantenere un atteggiamento etnocentrico ed autoreferenziale. Ciò infatti non soltanto non sarebbe in linea né con i valori fondanti dell'Unione europea né con l'idea stessa di aiuto e di sviluppo dei paesi più poveri, ma produrrebbe effetti controproducenti a tal fine. L'Unione europea dovrebbe farsi promotrice della propria cultura, in termini di reciprocità, evitando così di imporre la propria egemonia culturale, che troppo spesso viene usata come grimaldello per imporre precise scelte economiche e giuridiche. Scelte che troppo spesso hanno nascosto, e continuano a nascondere, nefandezze economiche e umane. La cultura ed il patrimonio culturale rappresentano beni comuni che appartengono a tutti e che in quanto tali devono essere salvaguardati e gestiti. Solo con l'esempio, e non già con l'esportazione asettica, l'Unione europea può far conoscere ad altri paesi, l'importanza dei propri valori e della propria cultura, nel rispetto dei valori e delle culture altrui.

 
  
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  Dominique Bilde (ENF), par écrit. – Ce rapport aurait pu s’intituler «dépouiller les États membres du dernier pouvoir régalien qu’ils conservaient encore». En effet, je m’étonne de la capacité de l’Union européenne à se définir un rôle diplomatique. Dans «nations unies», il y a le mot nation, et, malgré tous ses efforts prométhéens, l’Union n’est pas et ne sera jamais une nation. C’est d’autant plus dommage que le rapport mentionne des enjeux fondamentaux, comme la lutte contre la destruction et le trafic de biens culturels. Mais l’Union préfère gloser sur l’importance de renforcer le dialogue interculturel. Qu’en est-il des droits collectifs? Les droits des peuples et des nations à préserver et à valoriser leur patrimoine, leur histoire, leur langue et leurs traditions culturelles, ainsi qu'à lutter contre toute forme d'impérialisme culturel. C’est à la reconnaissance de ces droits que nous devrions œuvrer, à l’heure où les cultures nationales des États membres sont menacées de disparition par l’homogénéisation mondialiste, sommés de manger tous la même chose, d’écouter la même musique, de fondre nos valeurs dans un prétendu socle commun abstrait et hors sol. Le Parlement prétend vouloir défendre la culture? Qu’il commence par préserver ce qui en constitue le fondement, à savoir l’identité des peuples européens.

 
  
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  Andrea Bocskor (PPE), írásban. – Szeretném megköszönni Elmar Brok és Silvia Costa kollégáimnak az elvégzett munkát a nemzetközi kulturális kapcsolatokra vonatkozó jövőbeli uniós stratégia kidolgozása kapcsán. A történelem folyamán már sokszor bebizonyosodott, hogy mennyire fontos egy ország nemzetközi imázsának alakításában a kulturális diplomácia eszközeinek felhasználása, a nemzetközi kapcsolatok ún. „soft”, vagyis kulturális eszközökkel való elősegítése. Nagyra értékelem, hogy felismerték a kultúrdiplomácia fontosságát a külkapcsolatokban és a kultúra kimagasló jelentőségét a jelenkori globalizált, felgyorsult, elszemélytelenedett és a keresztény értékeket háttérbe szorító világban. Az Európai Uniónak kifelé egységesen kell képviselnie az európai értékeket, melynek középpontjában az emberi méltóság, szabadság, egyenlőség áll. Ezért is fontos egy kiegyensúlyozott megközelítés a kulturális kapcsolatok megerősítésére, mely tiszteletben tartja a kulturális különbségeket. A kultúra eszközeit az Európai Uniónak is célszerű használni a külpolitikai stratégiája alakítása során, s különösen hatásos lehet ez a harmadik országokkal való viszony fejlesztése során. A jelentés külön kitér az EU Szomszédságpolitikájához tartozó országokkal való kulturális kapcsolatok szorosabbra fűzésére. Az ún. kulturális vízum program célja a művészek tapasztalatcseréjének elősegítése céljából és az EU tagországok és a harmadik országok kulturális intézményei közötti együttműködés erősítésére. Örömömre szolgál, hogy a jelentés olyan programok létrehozására ösztönöz, amellyel az EU megkönnyíti a harmadik országok részvételét határokon átnyúló kulturális és tudományos projektekben, mely szintén ezt a célt szolgálja.

 
  
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  Antanas Guoga (PPE), in writing. – I support the approach of the joint communication presented in the report which identifies three work streams: supporting culture as an engine for sustainable social and economic development, promoting culture and intercultural dialogue for peaceful inter-community relations, and reinforcing cooperation on cultural heritage. Only by targeting all three mentioned areas can we reach positive results. Also, the role of independent media in promoting cultural diversity and intercultural competences is significant and we need to assure their effective functioning when sharing credible information, especially in the EU neighbourhood states. We have already created a good background for strengthening cultural diversity – the Erasmus + programme serves here as the best example. However, we have to involve other EU programmes such as Horizon 2020 and COSME in order to cover the strategy for international cultural relations and boost it.

 
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