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Verbatim report of proceedings
Thursday, 26 October 2017 - Strasbourg Revised edition

16.1. Coordinated efforts at EU level to increase vaccination coverage
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  Die Präsidentin. – Als nächster Punkt der Tagesordnung folgt die Aussprache über die Große Anfrage gemäß Artikel 130b der Geschäftsordnung von Piernicola Pedicini, Laura Agea, Rosa D'Amato, Tiziana Beghin, Marco Valli, Marco Zullo, Fabio Massimo Castaldo, Ignazio Corrao, Laura Ferrara, Eleonora Evi, Isabella Adinolfi, Joëlle Bergeron im Namen der EFDD-Fraktionan die Kommission betreffend koordinierte Bemühungen auf EU-Ebene zur Erhöhung der Durchimpfungsrate (O-000074/2017 – 2017/2867(RSP)) (B8-0603/2017).

 
  
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  Piernicola Pedicini, autore. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, noi abbiamo voluto avviare un dibattito sul tema dell'obbligatorietà dei vaccini perché recentemente, in Italia, è stata introdotta una misura per la somministrazione obbligatoria di sei nuovi vaccini, che si aggiungono ai quattro vaccini già obbligatori, per un totale attualmente di dieci vaccinazioni obbligatorie.

I dati disponibili sul portale Global Vaccine Action Plan dimostrano che questo è avvenuto pur non trovandosi di fronte a una reale emergenza epidemica che avrebbe potuto giustificare una misura così coercitiva. Il ministero della Salute italiano ha giustificato questo provvedimento basandosi sui dati di incidenza del morbillo dei primi mesi dell'anno in Italia; questi dati erano realmente preoccupanti, tenuto conto anche del fatto che il morbillo in Italia rimane tuttora endemico.

Tuttavia molti genitori sono preoccupati per questa decisione drastica del ministero della Salute italiano perché non hanno capito come mai, se c'era un'emergenza per il morbillo, non si è adottata una misura specifica per contrastare il solo morbillo. Non hanno capito per quale motivo l'obbligatorietà è stata estesa a dieci vaccinazioni obbligatorie e, purtroppo, ad aggravare le paure dei genitori è stata la circostanza che un tema così delicato, che riguarda la salute dei nostri bambini, è stato portato al centro del dibattito politico e trattato come da due opposte tifoserie, con evidenti strumentalizzazioni che noi troviamo molto pericolose.

Per questo abbiamo voluto parlarne qui al Parlamento europeo, fuori dal contesto nazionale e fuori dal momento di maggiore attenzione mediatica, in modo da poterne discutere serenamente proprio nell'interesse di quei genitori preoccupati. La maggioranza dei cittadini, e noi con loro, riconoscono l'importanza che hanno avuto i vaccini per ridurre, e in alcuni casi eliminare (si pensi al vaiolo), l'incidenza di gravi malattie infettive. Tuttavia quegli stessi cittadini, e noi con loro, vogliono prima di ogni altra cosa che i farmaci, specialmente se somministrati a persone sane e per di più bambini, siano efficaci e sicuri. I cittadini vogliono sapere quali rischi reali corrono i loro figli quando accettano di vaccinarli e il ruolo delle istituzioni dovrebbe essere quello di fornire queste informazioni in modo chiaro e trasparente.

Per questo noi crediamo che la politica dovrebbe occuparsi di rendere indipendenti e liberi dalle pressioni dell'industria farmaceutica (che mira al profitto) tutti gli organismi di controllo, come l'Agenzia europea per i farmaci e come le agenzie nazionali di controllo dei farmaci, che devono poter esprimere il loro parere esclusivamente su base scientifica. Sappiamo che questo non è sempre vero e ciò non aiuta quel rapporto di fiducia verso le istituzioni che è la base per il raggiungimento degli obiettivi dei piani di vaccinazione nazionale.

Perché, per quei vaccini di cui sono state testate l'efficacia e la sicurezza, si pone poi il problema di quale strategia adottare per raggiungere maggiori coperture vaccinali e, se ci guardiamo intorno, notiamo che la maggior parte degli Stati membri, tra l'altro quelli con maggiore sviluppo sia economico sia sociale, hanno adottato un approccio basato sul convincimento e sull'accompagnamento delle famiglie alla vaccinazione, e non un approccio basato sull'obbligatorietà.

Per questo chiediamo alla Commissione: dalle informazioni in vostro possesso si può affermare che un approccio coercitivo, basato sull'obbligatorietà vaccinale, sia più efficace di un approccio basato sulla raccomandazione attiva e sull'accompagnamento consapevole delle famiglie alla vaccinazione?

Seconda domanda: il fatto che l'obbligo di effettuare un totale di dieci vaccini a bambini da zero a tre anni non abbia precedenti può essere considerato una ragione valida per invocare il principio di precauzione?

E per finire: nell'ambito della priorità del rafforzamento industriale, contenuta nella lettera di intenti del Presidente Juncker, Juncker stesso ha indicato un piano d'azione congiunto sulle politiche nazionali di vaccinazione. Ci chiediamo in che modo le politiche di vaccinazione siano un mezzo per rafforzare il mercato interno e l'industria, perché invece noi crediamo che la salute dovrebbe essere completamente al di fuori delle logiche di mercato.

 
  
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  Vytenis Povilas Andriukaitis, Member of the Commission. – Madam President, vaccination is one of the most effective public health measures. Vaccination saves lives. Vaccination protects our societies, reduces illness and helps achieve long life expectancy rates. Vaccination not only leads to better public health outcomes, but it is also beneficial from a socio—economic point of view.

Before vaccines existed, many children would die young or be crippled for life. Our generation has no memory of this. Thanks to vaccination, such diseases have almost – I stress almost – been eradicated. As President Juncker mentioned in the State of the Union speech, today in the EU children are still dying from diseases such as measles that can easily be prevented with vaccines. This is unacceptable.

So I want to thank Members for raising this major interpellation on a subject of great importance to all of us. Vaccination programmes have become increasingly fragile in the face of the low uptake of vaccines, vaccine hesitancy and vaccine shortages. Many people in Europe live and work in different Member States throughout their lives and have trouble in comparing vaccination calendars and vaccinating their children on time. Each country in Europe has its own vaccination schedule. They are the result of long traditions and therefore vary widely across the Union. Some countries opt for mandatory vaccination and it is their legal right to do so.

Honourable Members, I would like to address each of your questions. The first question is whether the obligation to carry out the 10 vaccinations for young children should be considered a reason to invoke the precautionary principle. First, 12 Member States currently have at least one mandatory vaccination in their national vaccination programmes and some have many more. Italy is one of seven Member States that prescribe between 10 and 14 mandatory vaccinations in their vaccination programmes. As such, the new Italian law does not constitute a so—called precedent in Europe.

The precautionary principle can be invoked when there is a suspected danger to human health and scientific knowledge does not permit an evaluation of the situation and of the risk. In the case of vaccination, we have scientific evidence—based knowledge on the benefits of vaccination. In this context, when considering vaccination programmes, it would not be appropriate only to take into account the small risk of potential adverse reactions to vaccines while ignoring the solid evidence—based benefits of vaccination. It would be misleading, in fact, at a time when people in Europe are dying from measles – a disease that should have been eliminated long ago because the European Union had obligations to eradicate measles by 2014, but we are not there. We need to strengthen our approach to vaccination. We need to encourage everyone to be vaccinated and protect the most vulnerable in society, leaving no one behind.

Moving to your second question: can the Commission gather evidence on the effectiveness gap between mandatory and non—mandatory vaccination policies with regard to immunisation rates? The Commission can play a key role in facilitating the collection, analysis and dissemination of evidence—based research on the best ways to increase vaccine coverage. To this end, we will work closely with the European Centre for Disease Prevention and Control and the Member States. Some studies show that, in the case of healthcare professionals, mandatory vaccination has indeed increased vaccination uptake. Our studies point to mandatory vaccinations not being decisive in determining childhood immunisation rates. As such, more data is needed to understand if, and how, changes in vaccination policies have influenced immunisation trends. Further research would help us to better appreciate the relationship between voluntary and mandatory vaccination programmes and vaccine coverage.

I do not want to enter into a discussion on the benefits of voluntary versus mandatory programmes. They are all working towards the same goal of improving health. To do so, we need to analyse the implementation of the national programmes. Do we have appropriate surveillance in place? Is data available and used to inform future vaccination policies? How are targets met and what are the attitudes of health workers? That is very important. These are some of the issues we need to look at.

Finally, your third question: how can the EU coordinate action to improve the effectiveness of vaccination policies and increase immunisation rates? As you will know from President Juncker’s letter of intent to the Parliament, the Commission intends to present an initiative to support Member States in strengthening cooperation on vaccination. Our aim is to help counter vaccine hesitancy and increase vaccination coverage, address shortages and prepare for emergencies, ensuring cooperation between Member States, involving stakeholders and ensuring a comprehensive research agenda on vaccination. We will work closely with a broad range of stakeholders from the health workforce, industry, academia, NGOs and patients’ organisations.

In addition, next year I intend to launch a new joint action with Member States. This action builds on the results of the discussions with stakeholders that I held earlier this year. I hope it will pave the way towards a shared vision to improve vaccination coverage in the EU. This action, which will be co—financed by the health programme, will focus on the convergence of national policies on vaccination schedules and the evaluation of the effectiveness of vaccination policies. The aim is to increase intersectoral cooperation, promote cross—border interoperability and increase the consistency of communication on vaccination.

Together we are working, first, to increase trust and confidence in vaccines, which is very important, through vaccination programmes and health systems, and to enhance the effectiveness and sustainability of vaccination programmes and improve electronic vaccine registries. These efforts must be underpinned by effective communication and enhanced public engagement. We need to foster an understanding of the importance of vaccination as a key tool for preventing diseases.

This issue is one that affects us all, irrespective of borders or nationality. It is one we must address collectively and strategically. I count on Members to support these efforts and help increase vaccination coverage in Europe.

 
  
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  Seán Kelly, on behalf of the PPE Group. – Madam President, the coordinated efforts to increase vaccination cover in Europe are of course welcome. However, I cannot accept some of the approaches which I have heard advocated. To suggest that legal requirements are not necessary for ensuring the highest possible immunisation rates is to disregard how crucial these immunisations are. We cannot take chances when it comes to the health and safety of our citizens and in particular, our children. We must take heed of the often life-saving health benefits of vaccinations for our children, as the Commissioner has just pointed out.

Accurate and widespread information is essential to ensure citizens know how important vaccines are for their children. Safety is, of course, always a primary concern; now decisions directly affect minors. Unfortunately, it seems that public attention is often focused on vaccine safety and not on vaccine effectiveness. Modern medicine has allowed an extremely high safety record in vaccinations. Misplaced fears regarding the safety of vaccines have in the past caused a decrease in vaccination coverage. This of course caused outbreaks of diseases such as measles. For example, vaccination is not mandatory in Great Britain, and around 24 000 children a year in England are not immunised against measles, mumps and rubella. Part of the hesitation of parents to allow their children to receive the combined vaccination for these three infectious diseases was caused by a discredited study which claimed to show a link between vaccination and autism. This study has since been disproved.

Vaccines are not only important to prevent disease in individuals; they are hugely important for communities at large and are proven to be effective in reducing child mortality. There is an obligation on governments to ensure that every citizen is given the opportunity to live a healthy life and therefore, vaccination should be mandatory across Europe.

Dá bhrí sin tá súil agam gur féidir linn cabhrú lenár saoránaigh, go háirithe ár leanaí, saol sláintiúil a bheith acu trí instealladh a fháil i gcoinne na ngalar seo.

 
  
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  Andrea Cozzolino, a nome del gruppo S&D. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, siamo o non siamo tutti d'accordo che i vaccini rappresentano uno strumento efficace di prevenzione delle epidemie e rappresentano il mezzo per debellare malattie pericolose? Siamo o non siamo d'accordo che veicolare messaggi artefatti, palesemente fasulli e privi di validità scientifica sia un modo per creare confusione e allarmismi che abbassano i tassi di immunizzazione? Siamo o non siamo tutti d'accordo che è nostro dovere politico e morale impegnarci per garantire anzitutto che i più deboli, i bambini, non vengano penalizzati da comportamenti irrazionali?

È un bene, è davvero un bene, che l'interpellanza, piuttosto che insistere sulla presunta dannosità dei vaccini, si concentri in maniera positiva sui meccanismi migliori per diffondere il solo strumento di immunizzazione a nostra disposizione contro malattie e rischi di epidemie.

L'introduzione dell'obbligo, nel caso italiano, è la testimonianza che si è giocato troppo con le incertezze e con le paure umane, fomentando allarmismi e diffondendo teorie pseudo-scientifiche. L'interpellanza di oggi è un chiaro segno di un cambio di passo, molto positivo, che ci consente di riportare finalmente la discussione in una sede più ampia, uscendo dai confini nazionali e coinvolgendo l'Europa intera.

Questa è la strada da seguire: aprirci a discussioni a tutti i livelli scientifici. Solo in questo modo possiamo evitare in futuro nuove accuse, come quelle mosse di recente dal New York Times, che ha tracciato un pericoloso parallelo, in Italia, per chi ha fatto attivamente campagna sulla piattaforma antivaccini, ripetendo i falsi legami tra vaccinazione e autismo. Oppure dal Presidente Juncker che, nel suo discorso sullo stato dell'Unione, ha ricordato che non è pensabile che nell'UE muoiano ancora bambini di malattie evitabili: in Romania e in Italia, dovrebbero avere accesso alle vaccinazioni senza se e senza ma. Appoggiamo le misure nazionali di vaccinazione.

Andiamo ai fatti, osserviamo i dati. In Italia nel 2017, per esempio, nel caso del morbillo appena la copertura è scesa al di sotto della soglia critica del 95 % il numero dei casi si è moltiplicato (4 689, sono i dati del 15 ottobre), con 4 decessi. La possibilità di veder crescere in maniera esponenziale i fattori di rischio per le fasce più deboli o di provocare l'estensione dell'area dell'epidemia anche al resto dell'Europa è un rischio reale.

Qual era la soluzione di fronte a questa sfida? Il principio era proprio quello di adottare il principio di precauzione, pure invocato. Ha spinto le autorità sulla strada migliore, per fare aumentare in maniera rapida i tassi di immunizzazione. D'altronde, nel mondo, le cose non sono proprio così diverse. Esiste per esempio negli Stati Uniti, in Canada e in Giappone il divieto di accesso alle scuole a chi non è vaccinato. L'Australia toglie gli assegni familiari a chi non vaccina i propri figli. La Germania, che non aveva obblighi vaccinali, dopo 400 casi di morbillo e la morte di una donna di 37 anni ha deciso di multare con 2 500 euro i genitori che portano al nido figli non immunizzati.

Non possiamo contare solo sulla razionalità dell'essere umano che, soprattutto in momenti di crisi e di debolezza, il più delle volte frutto di un dolore, di un destino ritenuto ingiusto, si aggrappa a tutte le speranze, o peggio rimane preda di illusioni. Per questo dico: torniamo tutti a essere un po' più umani, riscopriamo il rispetto per anni di studi e di esperienze, mettiamo tutti insieme al bando congetture e teorie prive di alcun fondamento.

Guardiamo in faccia i dati in Italia. Ogni anno si spendono 29 miliardi in farmaci, di cui 318 milioni in vaccini. A titolo esemplificativo, spendiamo 1 miliardo per gli antibiotici, 300 milioni per gli antigastrici. Davvero pensiamo che la speculazione delle case farmaceutiche si voglia o si possa concentrare sulla parte più piccola dell'intera spesa?

Piuttosto andrebbe indagato su quanto annualmente famiglie e persone spendono – riflettiamo su questo – nel sottobosco di esami e consulti alternativi e su quanta speculazione ci possa essere dietro tutto questo, soprattutto il dolore di tante famiglie e di tanti genitori.

Signor Commissario, andiamo avanti. Credo che si debba andare avanti spediti su una strada europea, magari con la centrale unica degli acquisti dei vaccini, come annunciato, ma anche armonizzando i sistemi di una banca dati centralizzata per dare più trasparenza alle nostre informazioni, come parte integrante di quel piano che Lei ha descritto per dare più fiducia ai cittadini, per fornire risposte ai bisogni e per restituire loro speranza.

 
  
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  Urszula Krupa, w imieniu grupy ECR. – Jak większość lekarzy doceniam profilaktyczne znaczenie i rolę szczepień, jednak tak jak część badaczy mam wątpliwości co do bezpieczeństwa szczepienia noworodków. Autorzy interpelacji pytają także o zastosowanie zasady ostrożności w kontekście dodatkowych (już dziesięciu) obowiązkowych szczepień we Włoszech, tym bardziej, że według badań obowiązkowość szczepień nie wpływa na wyszczepialność, co jest ważne także, zanim poznamy rzeczywistą odpowiedź na intensywną stymulację niedojrzałego układu immunologicznego i kształtującego się układu nerwowego.

W Polsce niemowlę, łącznie z przeprowadzanym w pierwszej dobie szczepieniem przeciw gruźlicy i WZW B, otrzymuje 26 dawek obcogatunkowego antygenu. Warto wiedzieć, czy dziecko jest w ogóle w stanie prawidłowo zareagować na tak wiele zróżnicowanych bodźców oraz czy szczepienie nie stanowi zagrożenia dla rozwoju mózgu, chociażby ze względu na niewykształconą barierę krew-mózg, jaka powstaje dopiero w szóstym tygodniu życia dziecka. Czy warto przesunąć pierwsze szczepienia przynajmniej powyżej 2 miesięcy życia? We wczesnych miesiącach życia dziecko jest przecież chronione przez przeciwciała matczyne, dlatego szczepienia przeciw niektórym mikroorganizmom wykonywane tuż po urodzeniu nie prowadzą do trwałej odporności. Niemowlęta nie mają wykształconego układu odpornościowego i jego dojrzałość osiągają dopiero około trzeciego roku życia. Odporność humoralna jest związana z immunoglobulinami przechodzącymi przez łożysko, głównie w ostatnich 2 miesiącach ciąży, a dziecko osiąga bardzo powoli, dopiero po 12 miesiącach, 50% poziomu odporności ludzi dorosłych.

Wskazane byłoby, moim zdaniem, badanie autentycznej odpowiedzi ze strony organizmu noworodków, niemowląt, a także dzieci, które przecież choć są szczepione, to oddawane do żłobka i przedszkola bardzo często chorują na różne infekcje.

 
  
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  Ivan Jakovčić, u ime kluba ALDE. – Gospođo predsjednice, mada je ova rasprava došla na dnevni red prvenstveno potaknuta raspravama koje se dešavaju u Italiji i svime onime što se u Italiji dešava pa i dosta, nažalost, smrtnih slučajeva, za koje smo čuli i koji su se nažalost dogodili, mislim da je pozitivno da je ova rasprava došla u naš Parlament. Uvijek će biti onih koji su pro i contra za jednu ili za drugu stranu, ali mislim da trebamo ovu raspravu iskoristiti za nešto drugo. Ne samo za sukobljavanje, nego za jedan konstruktivan doprinos razmjeni iskustava na nivou Europske unije, razmjeni iskustava među državama.

U mnogočemu su mnogi standardi slični, ali ne u svemu. Pa recimo i u ovom konkretnom slučaju gdje imamo vrlo različite, čak bih rekao tradicije cijepljenja novorođenčadi ili djece. Tako i Hrvatska ima neke svoje tradicije, neke svoje situacije.

Mislim da je uloga Komisije, i tu želim potaknuti Komisiju i povjerenika da zaista izrade jednu vrlo, vrlo fundiranu studiju i predlože, na neki način, ono što bi mogla biti neka smjernica u budućnosti jer i kvaliteta života i kvaliteta življenja novorođenčadi i svih mladih ljudi povećava se iz dana u dan. I ta iskustva koja postoje u Eurpskoj uniji mislim da je vrlo pametno i potrebno razmijeniti.

 
  
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  Joëlle Mélin, au nom du groupe ENF. – Madame la Présidente, s’il est un domaine où l’Europe, selon nous, pourrait avoir son efficacité, ce serait bien évidemment celui de la santé publique, puisque les frontières n’ont rien à voir avec l’expansion des microbes ou des virus et que, là, effectivement, une position commune pourrait permettre de faciliter les choses sur le plan de la santé publique pour chaque État.

Rappelons déjà une chose: chaque État membre est libre de sa politique de santé publique et, voir, aujourd’hui, apparaître un grand débat en Italie, mais aussi en France − puisque ces jours-ci nous voyons apparaître dans la loi française une obligation de procéder à onze vaccins obligatoires à partir du 1er janvier − signifie que, précisément, des changements brutaux s’opèrent dans la façon d’aborder la vaccination.

De nombreuses questions scientifiques voient le jour, mais aussi des questions de la part des parents qui s’interrogent, alors que la France, au moins, connaît une pénurie de médicaments depuis dix ans. Là encore, pour des raisons de marché et de brevets de certains laboratoires monopolistiques, ces pénuries ont fait que la couverture vaccinale n’a pas été aussi bonne.

On peut se poser la question de savoir pourquoi, alors que quinze pays ne pratiquent pas la vaccination obligatoire et que douze autres n’imposent qu’un ou plusieurs vaccins, on n'a pas eu plus d’épidémies que cela. Pourquoi serait-il d’un coup obligatoire d’avoir autant de vaccins?

Je pense que mon collègue Piernicola Pedicini doit penser exactement la même chose. Pourquoi tout cela? Pourquoi aussi brutalement et quels sont les intérêts éventuels des laboratoires? D’autant plus qu’en France, nous avons quand même vécu deux fausses épidémies – je dis bien «fausses épidémies» –, qui ont donné lieu à une réticence allant au-delà même de l’incrimination de certains vaccins dans le cadre de pathologies dégénératives graves.

Alors, je crois que notre institution et la Commission doivent se pencher et permettre des études a priori et non a posteriori, ne rien imposer par avance qui n’ait pas un caractère scientifique, un caractère indépendant, sauf si nous devions penser – pardonnez-moi d’inquiéter tout le monde – que quelqu’un dans un pays quelque part dispose d’une information relative à du terrorisme bactériologique.

Dans l’état actuel des choses, un moratoire des études vaccinales, afin de pouvoir déterminer dans quelle mesure et à quel taux la vaccination doit être pratiquée, au fond, dans nos différents pays européens serait, à mon avis, beaucoup plus sage que d’imposer en disant: «Les vaccinations, c’est bon quoi qu’il arrive.» Je pense que plus de recul serait nécessaire.

 
  
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  Anna Záborská (PPE). – Vážená pani predsedníčka. Prekvapuje ma, že na pôde Európskeho parlamentu sa zaoberáme rozhodnutím talianskej vlády zvýšiť počet povinných očkovaní. O to viac, že aj iniciátori tejto rozpravy priznávajú, že o očkovacom kalendári pre občanov môžu rozhodovať len členské štáty.

Navyše zásada predbežnej opatrnosti, na ktorú sa odvolávajú, sa týka politík Únie. V otázkach spadajúcich do ich výlučnej kompetencie je na členských štátoch, či a akú zásadu budú uplatňovať.

Žijeme v dobe, kedy veľká skupina ľudí spochybňuje buď samotné očkovanie ako účinnú metódu boja proti závažným ochoreniam alebo efektívnosť zákonnej povinnosti očkovania. Autori otázky pre Komisiu, o ktorej tu diskutujeme, patria k tej druhej skupine.

Možno si neuvedomujú, že tým otvárajú priestor pre šarlatánov, ktorí dokážu v dobe internetu presvedčiť za krátky čas veľké množstvo rodičov bez medicínskeho vzdelania o svojich nevedeckých teóriách. To, že sú úspešní, potvrdzuje klesajúci počet zaočkovaných detí, a nielen novorodencov.

Navyše materiál, na ktorý sa autori odvolávajú, nie je vedeckou štúdiou, ale iba komunikačným materiálom, ktorý kombinuje štatistiky o vakcinácii s informáciou o platnej legislatíve. Nie je to štúdia, ako tvrdia, a nespĺňa kritériá seriózneho vedeckého výskumu.

Pán komisár, kolegyne a kolegovia, hovorme radšej o cezhraničnom rozmere rizík súvisiacich s nedostatočnou vakcináciou a o potrebe celoeurópskych garancií nešírenia ochorení v súvislosti s voľným pohybom a migráciou.

(Rečníčka súhlasila s tým, že odpovie na otázku položenú zdvihnutím modrej karty (článok 162 ods. 8 rokovacieho poriadku).)

 
  
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  Piernicola Pedicini (EFDD), domanda "cartellino blu". – Vorrei chiedere alla collega se è al corrente del fatto che la vaccinazione risiede in un campo che riguarda la salute e non la sanità.

La salute si occupa delle persone, di mantenere lo stato di salute delle persone che sono già sane. Non stiamo parlando di persone malate, quindi questa è una competenza che non è degli Stati membri ma è una competenza anche del Parlamento europeo e delle istituzioni europee.

 
  
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  Anna Záborská (PPE), odpoveď na otázku položenú zdvihnutím modrej karty. – Ďakujem veľmi pekne za otázku. Mohli by sme o tom polemizovať, ale očkovanie sa priamo dotýka predchádzaniu ochorení, a tým pádom aj prevencie, ktorá je súčasťou zdravotnej starostlivosti členských štátov. Čiže, súhlasím s tým, že sa môžu tieto témy prelínať, ale myslím si, že v kontexte, o ktorom hovoríme, je to kompetencia členského štátu. Ďakujem.

 
  
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  Ангел Джамбазки (ECR). – г-жо Председател, уважаеми г-н Комисар, уважаеми колеги, за мен няма никакво съмнение, че ваксините предпазват населението, особено в днешно време, в което няма граници вътре в Европейския съюз. Но все пак държавите членки трябва да запазят суверенитет над своите ваксинационни календари и над здравето на своите граждани.

Поводът за този разговор е Италия, където наскоро се въведе задължителна ваксинация на новородени деца, в случая 6 ваксини в допълнение към четирите, които бяха задължителни, стават общо 10 задължителни ваксини. Легитимната цел за постигане на най-високи равнища на ваксинация е обяснима, но може да бъде постигната по два начина, или чрез по-строги политики, или през това, което се нарича комбинация от политики на задължения на препоръка.

Проучване през 2016 година показва, че държавите, в които е задължително ваксинирането, не са постигнали много по-добър обхват от сравними страни, в които не е в сила законово задължение. Затова има два въпроса: може ли Комисията да събере доказателства относно разликата в ефективността между задължителни и незадължителни ваксинационни политики по отношение на равнищата и как може Съюзът да координира действия за подобряване ефективността от политиката за ваксинация и повишаване равнищата на имунизация?

 
  
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  Jozo Radoš (ALDE). – Gospođo predsjednice, još i prije ovog zastupničkog pitanja postojala je tema rasprava o tome da li postoji prekomjerno odnosno štetno cijepljenje. U biti se radi o širem pitanju, da li generalno postoji pretjerana tj. prekomjerna upotreba lijekova u interesu farmaceutske industrije, i to je jednako tako vrlo, vrlo prisutno u javnosti.

Uvjeren sam da je cijepljenje korisno i podržavam navode gospodina povjerenika, ali svejedno smatram da je, zbog pitanja koja postoje u javnosti, dobro da su kolege postavili ovo pitanje, pogotovo pitanje da Komisija ponudi dokaze i informacije o tome da li postoji razlika između cijepljenja i obaveznog i neobaveznog cijepljenja i da li postoji mogućnost da se bespotrebno cijepimo odnosno, posredno, da li tu postoji neki interes farmaceutske industrije, koji nije u interesu zdravlja građana.

Jednako tako podržavam poziv Komisiji da radi na tome da standardizira, uvede jednaka pravila ili slična pravila ili koordinira napore za cijepljenje u Europskoj uniji. I drago mi je na kraju da je gospodin povjerenik svoje izlaganje završio stavom da Europska komisija ulaže napore da bi povećala procijepljenost u Europskoj uniji.

 
  
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  Vytenis Povilas Andriukaitis, Member of the Commission. – Madam President, thank you very much indeed. Honourable Members, I am very happy to have listened to you, but if I may I will just say a few words in my mother tongue, Lithuanian, because as a medical doctor I would like to focus the attention of my colleagues, Members of the European Parliament, who have just mentioned some very important issues.

Ponia Krupa iškėlė klausimus dėl naujagimių vakcinavimo ir vakcinų skaičiaus. Aš neabejoju, kad Italija turi didžiules mokslines pajėgas, pediatrų, imunologų, klinicistų, laboratorijos pajėgas, puikią mokslinę bazę, ir suprantama, kad jų žingsniai spręsti šias problemas yra pagrįsti. Ir labai teisingai Jūs keliate klausimus, kuriuos reikėtų diskutuoti tarp specialistų. Man kaip kardiochirurgui yra puikiai suprantama privalomos vakcinacijos nauda. Aš privalėjau save vakcinuoti nuo hepatitų, kitų virusinių susirgimų. Kodėl? Nes intervencijos metu aš galiu pažeisti savo rankas ir tuo pačiu užkrėsti ligonį, yra daug profesijų, kuriose yra privalomas vakcinavimas. Tai ar čia yra kokie nors kiti kriterijai apie studijas autizmo dar ko nors, kai mes žinome moksliškai pagrįstus argumentus, kuriais patys ir vadovaujamės. Aš save vakcinuoju nuo gripo kiekvienais metais viešai ir kviečiu Jus visus tą daryti. Ar gi čia yra diskusijos dėl farmacijos industrijos, ar tai yra diskusijas dėl mūsų pačių, profesionalų ypatingai, gebėjimo parodyti, kaip yra svarbu užkirsti kelią toms infekcinėms ligoms, kurios yra valdomos.

Ponia Mélin iškėlė klausimus dėl ryšio tarp ypatingai pavojingų infekcijų, bakterijų, bakterinio ginklo naudojimo terorizme. Ir čia ypač svarbu pabrėžti, kad prevencijos prasme nauji tyrimai, naujos paieškos yra neišpasakytai reikalingos. Ir tai yra pasaulinis susitarimas turėti pasaulines reguliavimo taisykles, kurios leistų mums sukaupti išteklius preventyviai reaguoti, jeigu naujos infekcijos būtų kurtos arba būtų panaudotas bakterinis ginklas. Juk čia yra sveikatos saugumo klausimas taip pat.

Aš labai dėkoju, kad iškėlėte klausimą dėl studijų. Taip, reikalingos tos studijos ir mes tą darysime. Ir ponas Jakovčić paminėjo Kroatijos atvejį. Taip, iš tiesų Jūs žinote, kad yra dvylika šalių, kuriose vakcinacija yra privaloma, yra profesijų, kuriose vakcinacija būtina, nes kitaip, kaip minėjau, tos profesijos gali sukelti daug bėdų platinant infekcinius susirgimus. Aš truputį pajuokausiu. Mes visi žinome, kad, kai mes vairuojame automobilį, tai automobilio techninė apžiūra kas porą metų yra privaloma, o tuo tarpu, kai mes turime savo sudėtingą biologinę sistemą, tai mes galime neprivalomai rūpintis. Keista, pamėginkim diskutuoti. Atšaukim automobilių privalomą techninę priežiūrą. Kai mes kalbame apie dalykus be galo rimtus, mes staiga imame naudoti keistą argumentą, multinacionalinės kompanijos, bet tie argumentai iš pasenusių arsenalo, reikėtų turbūt giliau įsigilinti į skaičius, problemas, juk teisingai pasakė ponas Cozzolino, kad mes negalime žaisti žaidimų, kai kalbame apie žmonių gyvybes, bet juo labiau, kai kalbame apie vaikų gyvybes. Aš negaliu patikėti, kad mes nesugebame suvaldyti, apsaugoti vaikučių ir suvaldyti tymų protrūkio. Dovanokit, bet tai yra visiškai nepriimtina, kad mes galime užsimerkti ir sakyti, žinot kažkas tai atsitiko, nu mirtis, nu ką padarysi, mėginkim toliau, kaip sakyti, nesiimkim priemonių.

I would like to stress once more that right now in Europe children are still dying from vaccine—preventable diseases that should long ago have been eradicated in Europe. We are all responsible. We all need to do more to stop this.

I want to thank you for this inspiring discussion. I believe the time has come to engage with Member States with a view to increasing the acceptance and uptake of vaccines across the EU. In this context, I sense that there is common ground to counter vaccine hesitancy – I see that we are all like—minded – to strengthen evidence, transparency and sustainability of national vaccination programmes and to increase the effectiveness of EU vaccine research and development. Today’s discussions show that there is broad agreement about the added value of EU—level cooperation on vaccines. Together we must maximise our limited resources and work towards more convergent national vaccination policies. We need convergence in this situation.

To this end, as I said earlier, the Commission is shaping a new initiative to support Member States by leveraging intersectoral cooperation, promoting cross—border interoperability and increasing consistency of communication. I am confident that this worldview will, in the long run, lead to better vaccination coverage across Europe and stop the tragic deaths of unvaccinated people in this context, especially children.

I wish to thank you again, honourable Members, for your support. You play an important role in these discussions and I welcome your engagement. Let me assure you that the Commission and myself personally are fully committed to improving vaccination in Europe.

 
  
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  Die Präsidentin. – Danke schön, Herr Kommissar! Wir haben einen Kommissar erlebt, der mit vollem Herzen bei dem ist, was er sagt; das ist auch mal schön, das zu spüren. Danke schön!

Die Aussprache ist geschlossen.

 
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