Presidente. – Cari colleghi, quest'anno ricorre il centesimo anniversario della nascita di Nelson Mandela. Con la sua innata capacità di leader e con il suo costante esempio personale, il Presidente sudafricano ha incarnato come pochi altri al mondo i principi di libertà, uguaglianza, giustizia e riconciliazione. Questi valori rappresentano, nel loro insieme, l'essenza stessa dell'Unione europea e di questo Parlamento, che nell'88 gli ha attribuito il premio Sacharov per la libertà di pensiero.
Un giusto riconoscimento per la sua lunga battaglia per porre fine all'apartheid e per il suo impegno in favore dell'uguaglianza dei diritti. La Repubblica sudafricana organizzerà una serie di iniziative in tutto il mondo per trasmettere ai più giovani il ricordo di questa grande personalità del XX secolo. Il Parlamento europeo parteciperà e contribuirà a questo programma di celebrazioni. Colgo l'occasione per informarvi che la prossima settimana ospiteremo un concerto, in onore di Nelson Mandela, presso lo spazio "Yehudi Menuhin" del Parlamento europeo a Bruxelles. Questo concerto sarà organizzato insieme alla missione sudafricana.
In occasione della plenaria di settembre qui a Strasburgo, riceverò la signora Graça Machel, moglie dell'ex Presidente Mandela. La signora Machel è impegnata da molti anni sul fronte dei diritti delle donne e dei bambini attraverso il Graça Machel Trust, che ha l'obiettivo, tra le altre cose, di valorizzare e trasmettere l'eredità civile e morale che ci ha lasciato Nelson Mandela.
Voglio altresì esprimere, a nome del Parlamento, la profonda preoccupazione per le notizie dei ripetuti attacchi compiuti negli ultimi mesi contro la comunità rom in Ucraina, tra cui il brutale assassinio a colpi di pugnali di un giovane di 24 anni, avvenuto in un attacco in cui sono rimaste ferite altre quattro persone, tra cui una donna e un ragazzo di dieci anni. Esprimiamo le nostre sincere condoglianze alla famiglia e agli amici della vittima e auguriamo una pronta guarigione a tutti coloro che sono rimasti feriti.
Le relazioni tra Unione europea e Ucraina si basano su valori comuni e l'Unione attribuisce grande importanza ai diritti delle minoranze. Per questo continueremo a chiedere informazioni alla rappresentanza dell'Ucraina su quanto sta accadendo e sull'evoluzione della situazione.
4. Approval of the minutes of the previous sitting
Presidente. – Il processo verbale testi approvati nella seduta del 14 giugno sono stati distribuiti.
Vi sono osservazioni?
Dichiaro approvato il processo verbale della seduta del 14 giugno.
***
Ska Keller (Verts/ALE). – Mr President, I actually have a point of order. Thank you, first, for your words on the Roma in Ukraine.
Regarding the Council meeting that took place last week – and I’m sure we have different views on the outcome, and we are going to discuss that tomorrow – there is one point on which I think we should all stand united. Mr President, you, and all of us, have said how important it is that the Council takes a step forward on the reform of the Dublin Regulation, on which we have found a majority within this House.
The Council conclusions say that they want to find a consensus on Dublin among themselves, which, first of all, means that it won’t happen and, secondly, means that they plan totally to ignore Parliament and to ignore co—legislation. This is something that we cannot let happen. We cannot let ourselves be ignored. I really hope, Mr President, that you can send a very strong and swift message to the Heads of State and Government that we will not be ignored as co-legislators.
(Applause)
Presidente. – Onorevole Keller, per sua informazione, durante la riunione del Consiglio, mi sono soffermato a lungo, nel corso del mio intervento, sulla necessità di approvare la riforma di Dublino e l'insieme del pacchetto sulla riforma del diritto di asilo.
Ritengo che sia stata inserita nel documento conclusivo la necessità di approvare questa riforma proprio perché ho insistito molto sull'argomento e molti capi di Stato e di governo sono intervenuti, dopo il mio discorso, per sottolineare l'importanza del lavoro svolto dal Parlamento, che deve essere considerato già una base di partenza per aprire il dibattito.
Non credo quindi che si possa approvare una riforma all'unanimità – dal momento che il trattato prevede che si possa approvare obbligatoriamente all'unanimità, perché il trattato prevede che si possa approvare a maggioranza qualificata, cosa che io ho detto e ripetuto. Credo però, obiettivamente, che l'inserimento nelle conclusioni, a differenza di quanto era nella bozza iniziale, dove non si faceva alcun cenno alla riforma del diritto di asilo e di Dublino, sia avvenuto grazie all'azione del Parlamento europeo.
Comunque, ribadirò questa posizione prima della discussione che si svolgerà in quest'Aula, ricordando al Presidente Tusk quella che è la posizione del Parlamento, e lo ribadirò anche negli incontri di questi giorni: ci tengo a sottolineare che avevo già inviato la lettera prima del Consiglio.
Come confermato dai presenti, non c'era stato mai un dibattito così intenso, dopo la mia relazione, da dieci anni a questa parte, cioè da quando il Presidente del Parlamento presenzia alle riunioni del Consiglio. Quindi credo che il messaggio del Parlamento europeo sia arrivato forte e chiaro su questo tema, così come su tutti gli altri temi – penso al tema delle risorse proprie – concordati durante le riunioni con la Conferenza dei presidenti e con il gruppo di contatto sul prossimo bilancio comunitario.
Comunque grazie per il sostegno: andrò avanti nel sostenere e ribadire la posizione del Parlamento europeo, ripeto, anche prima che inizi il dibattito con il Consiglio, prima dell'intervento del Presidente Tusk.
Bruno Gollnisch (NI). – Monsieur le Président, mon rappel au règlement se fonde sur l’article 24, l’article 25, paragraphes 3 et 13, et l’article 28 relatifs aux compétences des questeurs du bureau du Parlement et de la procédure à suivre.
Depuis 18 mois, les trois quarts de mes indemnités sont ponctionnées à hauteur de 300 000 euros. Cette somme absolument considérable est supposée représenter les salaires et charges sociales de l’un de mes assistants, dont j’affirme qu’il a travaillé tout à fait en accord avec son statut.
La décision a été prise par le secrétaire général, sans même que j’aie été entendu alors que les mesures d’application du Statut, article 68, paragraphe 2, disposent: «toute décision en matière de recouvrement est prise (...) le député concerné ayant été entendu préalablement». La charte européenne des droits fondamentaux, article 41, paragraphes 1 et 2, dit que «toute personne a le droit de voir ses affaires traitées équitablement», ce qui comporte, entre autres, le droit de toute personne «d’être entendue avant qu’une mesure individuelle qui l’affecterait défavorablement ne soit prise à son encontre». L’article 6 de la convention européenne de sauvegarde des droits de l’homme et des libertés fondamentales va dans le même sens. La charte pour une bonne administration, que nous avons votée, le précise explicitement.
Je m’adresse à mes collègues et à vous-même. Indépendamment des différences politiques qui nous opposent, est-il décent de laisser une telle situation perdurer au sein d’une administration dont je vois, depuis 30 ans maintenant, l’arbitraire se développer progressivement au détriment des droits des parlementaires, sans que les questeurs et le Bureau y pallient de quelque façon que ce soit? Est-il convenable qu’un député se trouve dans ma situation, qui est aussi celle de plusieurs personnes sur ces bancs, sans que le Secrétaire général, en véritable concussionnaire, ni les instances de ce Parlement, ne daignent l’entendre?
Le Président. – Monsieur Gollnisch, j’ai bien compris ce que vous dites. Nous allons vérifier ce qui s’est passé.
Monsieur, je vous ai répondu. Je vais vérifier ce qui s’est passé.
Daniele Viotti (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io volevo informare lei e quest'Aula che ieri, per la quarta volta, per il quarto anno consecutivo, a Istanbul è stato vietata la manifestazione del GayPride della città: per il quarto anno consecutivo. Due anni fa, con la collega Terry Reintke, siamo stati là e abbiamo subito le cariche della polizia, che ci ha anche fermati. Ma ieri si è passato il segno, perché contro i manifestanti sono state sparate delle pallottole di gomma per sgomberare i manifestanti.
Io penso che sia intollerabile avere dei rapporti con un paese in cui Erdogan sta raggiungendo questo grado di aggressività nei confronti dell'opposizione civiche: chiedo a quest'Aula di esprimere solidarietà ai manifestanti che ieri sono stati così maltrattati e chiedo una severa condanna di questo atteggiamento di Erdogan, che non sopporta più alcuna contestazione e fa arrestare oppositori, magistrati, sindacalisti e qualunque altro tipo di opposizione nel suo Paese.
Non si può più tollerare!
Presidente. – Grazie onorevole Viotti, la posizione del Parlamento nei confronti della difesa dei diritti dei cittadini turchi è sempre stata molto chiara e l'applauso mi pare che non faccia altro che ribadire la nostra posizione.
Presidente. – Il progetto definitivo di ordine del giorno, fissato dalla Conferenza dei presidenti, ai sensi dell'articolo 149 del regolamento, nella riunione di mercoledì 27 giugno 2018 è stato distribuito. A seguito delle consultazioni con i gruppi politici, desidero sottoporre all'Aula le seguenti proposte di modifica:
(Per il lunedì non sono proposte modifiche)
A seguito delle consultazioni con i gruppi politici, desidero sottoporre all’Aula le seguenti modifice al progetto di ordine del giorno definitivo:
Giovedì
Il titolo del dibattito sulla "Moldova" sarà modificato in "La crisi politica in Moldova a seguito dell’annullamento dell'elezione del sindaco di Chisinau".
(La modifica è approvata)
Mercoledì
Ho ricevuto dal gruppo EFDD una proposta di risoluzione che si oppone a una decisione delegata della Commissione che concede alla Banca europea per gli investimenti una garanzia dell'Unione in caso di perdite relative ad operazioni di finanziamento a sostegno di progetti di investimento al di fuori dell'Unione, per quanto riguarda l'Iran.
Conformemente all'articolo 105, paragrafo 3, del regolamento del Parlamento, la presente risoluzione sarà posta in votazione durante le votazioni di mercoledì.
Passiamo ora alle richieste da parte di gruppi politici.
Martedì
Il gruppo S&D ha chiesto di modificare il titolo della dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sull'epidemia di ebola nella Repubblica democratica del Congo nel modo seguente: "La situazione nella Repubblica democratica del Congo, in particolare l'epidemia di ebola".
Maria Arena, au nom du groupe S&D. – Monsieur le Président, effectivement l’épidémie d’Ebola en République démocratique du Congo est officiellement considérée comme arrêtée depuis quelques jours. L’Organisation mondiale de la santé a estimé il y a quatre jours que l’épidémie ne sévissait plus en République démocratique du Congo. Même s’il faut attendre 43 jours pour déclarer l’éradication de l’épidémie, je pense qu’il serait important, au sein de cette assemblée, avec la présence de la Haute représentante, de parler bien entendu de la situation de cette épidémie, mais d’élargir le débat à la situation générale en République démocratique du Congo. Cela nous permettrait de ne pas perdre de temps dans un débat et de pouvoir parler d’un pays qui nous est très cher, ici.
C’est une proposition qui peut rejoindre ce que M. Goerens avait proposé. Parlons de l’épidémie d’Ebola, mais étant donné que nous en sommes à la fin de cette épidémie, parlons peut-être de la situation plus générale en République démocratique du Congo.
Charles Goerens, au nom du groupe ALDE. – Monsieur le Président, avec tout le respect que je dois à Mme Arena, je ne peux pas la suivre dans les conclusions qu’elle vient de vous présenter.
En effet, le Parlement européen m’avait confié un rapport sur la crise Ebola au début de cette législature. En 2014, j’avais présenté mes conclusions en attirant notamment l’attention sur les lacunes qu’il y avait en matière de détection, sur la prise en considération tardive de ce phénomène, ainsi que sur la réaction tardive de la part de l’Organisation mondiale de la santé. Nous avions, entre autres, exigé de mener des recherches sur un vaccin à des fins de production. La recommandation a été suivie des faits. C’est la raison pour laquelle cette épidémie n’a pas eu l’envergure qu’elle avait eue au Liberia, en Guinée et en Sierra Léone, mais la discussion reste cependant pertinente et je vais vous dire pourquoi. Si on élargit le débat, on risque de perdre de vue un aspect important. Je crois qu’il faut évaluer ce qui a été fait et je crois que nous pouvons mettre à notre actif d’avoir eu une influence sur la Commission et sur les institutions mondiales en matière de santé. Si l’épidémie n’a plus eu lieu, tant mieux, mais ce n’est pas un motif pour la bannir de notre discussion. Ce n’est pas parce que quelque chose n’entre plus dans le journal de 20 heures que nous devons le bannir de notre discours. C’est la raison pour laquelle je voudrais maintenir le point à l’ordre du jour tel qu’il avait été proposé.
(Il Parlamento respinge la richiesta)
Presidente. – Ho ricevuto dal gruppo ENF la richiesta di iscrivere come terzo punto all'ordine del giorno martedì pomeriggio una dichiarazione sulla situazione in Turchia da parte del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Gilles Lebreton, au nom du groupe ENF. – Monsieur le Président, les élections turques du 24 juin ont été un triomphe pour Erdoğan, qui a été réélu président avec 53 % des suffrages.
Erdoğan va donc pleinement bénéficier de la révision constitutionnelle qui transforme le système parlementaire turc en régime présidentiel. De toute évidence, il va en profiter pour continuer les violations des droits de l’homme qui affectent des catégories entières de la population turque, notamment les journalistes et les universitaires. Il va aussi en profiter pour accroître les tensions avec les États-Unis et le monde occidental et pour accentuer son prosélytisme islamiste.
Face à cette situation, on ne peut pas se contenter, comme l’a fait la Commission, d’espérer que la Turquie restera un partenaire engagé. Le Parlement européen doit s’interroger sur l’attitude que l’Union doit adopter face à la Turquie et notamment sur la question de son éventuelle adhésion. Il en va de notre crédibilité. C’est pourquoi le groupe ENF demande l’ajout, mardi après-midi, d’une déclaration sur la situation en Turquie de la haute représentante de l’Union pour les affaires étrangères et la politique de sécurité.
(Le Parlement rejette la demande de modification)
Presidente. – Ho inoltre ricevuto dal gruppo Vert/ALE la richiesta di iscrivere come terzo punto all'ordine del giorno di martedì pomeriggio una dichiarazione della vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sui sistemi di armi autonome.
Philippe Lamberts, au nom du groupe Verts/ALE. – Monsieur le Président, en 1985, le premier film de la série Terminator montrait des robots s’attaquer à des êtres humains. Entretemps, la réalité a rattrapé la fiction, et ce qu’on nous montre dans ces films devient de plus en plus technologiquement faisable. La question des armes autonomes ou, plus brutalement, des robots tueurs, se pose plus que jamais. Les Nations unies ont décidé de se saisir du sujet et une conférence importante se réunira fin août à ce propos.
Ce Parlement a déjà, à plusieurs reprises, pris le sujet à bras-le-corps et s’est exprimé à une large majorité pour une interdiction de ce type d’armes. Je pense qu’il est indiqué que, pour la dernière séance plénière avant la conférence des Nations unies, nous ayons l’occasion de débattre et d’adopter une résolution qui confirme la position de ce Parlement, de manière à ce que les représentants de l’Union européenne qui siégeront à cette conférence puissent se faire l’écho de cette position.
(Il Parlamento respinge la richiesta)
Presidente. – Passiamo ora alle proposte di modifica per la giornata di mercoledì.
Mercoledì
Ho ricevuto dai gruppi GUE/NGL, ECR e PPE la richiesta di votare sulle tre relazioni del "pacchetto mobilità" nell'ordine seguente: Kyllönen, van de Camp e Ertug. Il gruppo ALDE è favorevole a questa proposta.
Merja Kyllönen, on behalf of the GUE/NGL Group. – Mr President, I will speak in Finnish to show my support for the interpreters.
Arvoisa puhemies, pyydän käsittelyjärjestyksessä palauttamaan alkuperäisen äänestysjärjestyksen liikkuvuuspakettiin. Kokonaisuus keskustellaan järjestyksessä Kyllönen, van de Camp ja Ertug. Järjestys on pysynyt aina siitä saakka, kun asiaa on käsitelty eri valiokunnissa ja täällä täysistunnossa, eikä puheenjohtajakokouksessa tehdylle muutokselle ole ollut konkreettisia perusteita. Pyydänkin, että selkärankaisesti pysymme siinä äänestysjärjestyksessä, mikä liikkuvuuspaketissa on ollut alusta saakka.
(Il Parlamento accoglie la richiesta del gruppo GUE/NGL)
(L'ordine dei lavori è così fissato)
***
Presidente. – Ho già la prima risposta alla sollecitazione dell'on. Gollnisch. L'amministrazione sta recuperando la somma, come com'è stato deciso dall'Ufficio di presidenza che ha confermato la proposta dei Questori. Tale decisione è stata confermata dalla decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea del 19 giugno 2018. All'epoca, ossia all'inizio della vicenda, l'on. Gollnisch fu invitato a presentare le sue osservazioni per iscritto. Quindi tutto ciò che è accaduto si è svolto in maniera regolare.
Edouard Martin (S&D). – Monsieur le Président, je souhaite dénoncer ici les bizarreries de l’administration, que dis-je, les bizarreries et les pratiques illégales. Je parle là de la réquisition dont font l’objet les interprètes de cette institution! Vous n’êtes pas sans savoir qu’elle est contraire à toutes les règles internationales du travail. Je ne comprends pas pourquoi dans cette institution, on peut se permettre de s’asseoir sur le droit! Donc je vous demande, Monsieur le Président, de reprendre cette affaire en main et de redonner le droit aux interprètes d’être en grève s’ils le souhaitent!
(Applaudissements)
Presidente. – On. Martin, il dialogo con gli interpreti continua ad ogni livello. Domani pomeriggio incontrerò il presidente del comitato intersindacale, il presidente della delegazione degli interpreti e la presiedente del comitato del personale. Mercoledì prossimo si terrà una riunione straordinaria dell'Ufficio di presidenza per ascoltare le posizioni degli interpreti.
Continua in parallelo il dialogo intenso tra il Segretario generale e il comitato del personale, avviato nell'ottobre dello scorso anno in coordinamento con il Vicepresidente, on. Paşcu, responsabile per il multilinguismo. La Direzione generale del Personale ha invece avviato una consultazione sulle regole relative alle condizioni di lavoro, che si concluderà il 18 luglio prossimo.
Mi auguro quindi che si arrivi a una soluzione della questione prima dell'estate.
15. European Defence Industrial Development Programme (debate)
Presidente. – L'ordine del giorno reca in discussione la relazione di Françoise Grossetête, a nome della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa, volto a sostenere la competitività e la capacità di innovazione dell'industria europea della difesa (COM(2017)0294 - C8-0180/2017 - 2017/0125(COD)) (A8-0037/2018)
Françoise Grossetête, rapporteure. – Monsieur le Président, Madame la Commissaire, mes chers collègues, c’est un pas décisif pour l’Europe de la défense que nous allons franchir en adoptant demain ce règlement. C’est bien le premier programme communautaire en matière d’industrie de la défense dont il s’agit. On revient de loin sur ce sujet. Ce qui est aujourd’hui possible était inimaginable il y a encore quelques années.
Je voudrais donc remercier la Commission européenne et vous, Madame Bieńkowska, en particulier, pour votre aide tout au long de ce chemin législatif. Votre implication pour une défense européenne efficace a été déterminante. La présidence bulgare a également joué tout son rôle pour faire aboutir les négociations dans les délais impartis.
Merci enfin à mes deux collègues rapporteurs des commissions AFET, SEDE et BUDG, Ioan Paşcu et Esteban González Pons ainsi qu’aux rapporteurs fictifs de la commission ITRE avec qui la coopération a été très productive.
Nous sommes arrivés à un texte solide permettant de mettre en œuvre ce programme dès janvier 2019. Le Parlement a été entendu, alors que c’est un domaine dans lequel les États membres ne sont pas habitués à avoir un colégislateur. Depuis le début, j’ai défendu une approche vraiment européenne pour ce programme, seule manière de faire avancer rapidement sa mise en œuvre et d’en tirer tous les bénéfices à l’échelle européenne. Ce nouveau programme répond à trois enjeux pour l’Union européenne: efficacité budgétaire, compétitivité et autonomie stratégique.
Efficacité budgétaire, tout d’abord, car il n’est plus possible de continuer à développer autant de technologies et de produits de défense différents en Europe sans coopérer et sans s’organiser. Il faut inciter les États membres à investir ensemble dans des technologies d’avenir et éviter les doublons, sur la base de leurs priorités capacitaires. Au moins trois entreprises issues de trois États membres seront nécessaires pour soumettre une action. C’est du pragmatisme. Il faut s’appuyer sur les projets existants tout en incitant à de nouvelles coopérations. Il est surtout urgent d’avoir un cahier des charges identique entre États membres pour éviter tout retard ou coût supplémentaire.
Compétitivité ensuite, car l’Union européenne doit rester à la pointe pour garder des industries innovantes sur son territoire et les milliers d’emplois qui en dépendent. Notre industrie de la défense a besoin de plus d’Europe pour fournir une technologie moins coûteuse, plus fiable, plus indépendante et mettre ainsi en valeur sa richesse technologique. L’excellence doit être à la base de la sélection des entreprises dans ce programme, que ce soit des grands groupes, des entreprises de taille intermédiaire ou des PME. Nous avons d’ailleurs réservé une attention particulière aux PME qui ont une capacité d’innovation et d’adaptation très utile dans ce secteur. Au moins 10 % du budget devront leur être réservés.
Autonomie stratégique enfin. Elle est déterminante pour garantir la liberté d’action de l’Union européenne dans le monde et essentielle pour faire face à l’instabilité actuelle du contexte international. Avec ce programme, une nouvelle dynamique est engagée pour inciter les États membres à acquérir les technologies et les produits financés par de l’argent communautaire. Quelle est notre autonomie si nous persistons à acheter des produits hyperconnectés à des pays tiers? Chacun doit prendre ses responsabilités pour insuffler un vent d’indépendance à l’Union européenne en la matière.
Nous avons également pu réserver aux entreprises installées sur le territoire de l’Union européenne les financements avec des exceptions très encadrées pour celles qui ne seraient pas contrôlées par des Européens. Il est en effet crucial d’éviter la fuite de notre savoir-faire technologique. Le rôle de notre Parlement a été décisif sur ce point.
Pour réussir ce programme, les États membres et les industriels doivent apporter leurs meilleurs projets au niveau européen. C’est indispensable pour que ce programme crée un véritable effet de levier pour l’investissement dans la défense en Europe. Le nouveau Fonds européen de la défense pour l’après-2020 offre d’ores et déjà une perspective à cette nouvelle politique industrielle de défense. C’est un cap ambitieux qui est fixé.
Mes chers collègues, nos concitoyens demandent à ce que l’Union européenne les protège face aux nouvelles menaces. Ce programme est un moyen concret d’y répondre avec responsabilité. C’est pourquoi je vous demande d’apporter votre soutien à cet accord interinstitutionnel lors du vote de demain.
VORSITZ: EVELYNE GEBHARDT Vizepräsidentin
Ioan Mircea Paşcu, rapporteur for the opinion of the Committee on Foreign Affairs. – Madam President, I would like to thank Ms Grossetête for her thanks. The European Defence Industrial Development Programme (EDIDP) is a pilot project which strategically supports the competitiveness, innovation and efficiency of our defence industry, consolidating our strategic autonomy, and tactically bridges the research-to-development gap in security and defence capabilities, thus providing EU added value in defence through more cooperation and better spending. It also provides a solid foundation for closer coordination with other regional and international frameworks, especially NATO, on capability development priorities.
The EDIDP comes at a crucial time in international politics when both the political and military superstructures and their underlying basis in free trade are under attack. As expected, the EU is a ‘status quo’ power, in favour of maintaining the rules-based Old World order which, through peace and free trade, has provided for our security and prosperity. And the EDIDP, complementing all the other measures taken or envisaged in the field of security and defence, is a major tool helping the EU to do that.
Esteban González Pons, ponente de opinión de la Comisión de Presupuestos. – Señora presidenta, quiero felicitar, en primer lugar, a la ponente, señora Grossetête, por un trabajo extraordinario y a la comisaria, señora Bieńkowska, porque ha hecho también un gran trabajo y ha ayudado mucho a este Parlamento a que este proyecto vea la luz.
Desde el punto de vista de la Comisión de Presupuestos, creo que es un gran éxito, porque el 40 % de los fondos vendrá de dinero fresco, vendrá de los márgenes del presupuesto, con lo que no habrá que recortar ―como ocurría en el primer proyecto― ni el programa Galileo ni el programa Copérnico ni el Mecanismo «Conectar Europa». Si Europa es mayor de edad tiene que saber defenderse a sí misma.
El pasado fin de semana, Donald Trump, nuestro principal aliado, decía que Europa es tan mala como China, pero más pequeña: haríamos muy mal dejando que nuestra seguridad dependiera exactamente de Donald Trump.
Precisamente por eso —y sabiendo que la OTAN está ahí, y con todo el respeto, y sin perjuicio de la OTAN—, empecemos a imaginar que quizás, algún día, tengamos que defendernos solos. Pongamos un primer ladrillo para que esta Europa tenga la capacidad de defender el modelo europeo de vida.
Elżbieta Bieńkowska,Member of the Commission. – Madam President, I am very happy to see the outcome of our negotiations on the European Defence Industrial Development Programme. I think that while facing new and evolving threats the European Union must first, of course, ensure its strategic autonomy, must become a security provider, but at the same time we must make sure that the European defence industry remains innovative and remains competitive.
Today the EU defence market is, as we all know, fragmented. There are a lot of inefficiencies, there is a lot of duplication in the way that public money is spent. The European Defence Industrial Development Programme is one part of the European Defence Fund launched by the Commission in June last year.
We’ve prepared and we’ve been working on two windows of the Programme: the research and capability windows. The research window is already well on track with the pilot projects and the preparatory action. Together with our EDIDP they mark really a new era in European defence, the EDIDP with EUR 500 million for the last two years of this budgetary perspective.
So I would like to thank Parliament very much for its support for those two instruments because, as we all know, all three institutions made concessions to reach agreement. I also want very wholeheartedly to thank the two rapporteurs and shadow rapporteurs; they were working very hard in order to reach their agreement at a really record pace. This was a huge effort for all of us and we all know it was not a very easy process.
For everyone, of course, there were some points that didn’t make it through the negotiations and that is why we have foreseen a number of declarations that will have to be appended in the record of tomorrow’s session. I mean especially the Commission’s declaration on the list of priorities for the adoption of the work programme, on the selection of experts for the evaluation of proposals, and on the intention of the Commission to manage directly the programme.
Overall I certainly believe that the compromise is a very good and balanced text. It is balanced, inclusive again, and it will truly help the EU defence industry to cooperate more and more efficiently. I am pleased that the final outcome upheld most of the proposals from the Commission and, of course, even improved on some of them.
On a few specific points: the budget. The final agreement providing for 60% of the budget to come from redeployment of existing programmes and 40% from the margins is, I think, a good and, once again, balanced one. As these redeployments have not yet been earmarked for specific purposes, we are confident that this will not affect the good implementation of their respective programmes.
Additionally, the programme provides strict conditions for the participation of companies based in the EU but not under EU effective control, and for cooperation with companies from outside the EU. It also provides conditions to ensure that intellectual property rights and EU added value will remain within the European Union. We will also introduce conditions for subcontractors’ participation.
The European Defence Fund, as was said before, is not a protectionist tool; we just want to make sure through this programme that the security interests of the EU and the security interests of its Member States are preserved. A firm obligation not to fund actions related to products prohibited by international law was added and a specific reference has been made to defence products designed to carry out level strikes without human control.
On governance: the regulation provides a very well defined and framed list of categories of capabilities that the work programme should include. We will define the work programme, of course, with the limits of our competitors and, as I said before, the Commission intends to implement the programme directly.
Finally, as I stressed when presenting our proposal to you in October last year, the programme is not only – definitely not – for the big companies and for the big Member States. I am very happy to see that the inclusive character of the original proposal was not only maintained but even strengthened in the final proposal. The programme promotes the participation of small and medium-sized enterprises from different Member States in the defence supply chain and provides some bonuses for cross-border SMEs and cross-border mid-caps. It is open to participation by beneficiaries from all Member States.
Now, the most important thing is to be ready by January 2019. I hope that the work programme can be adopted right after this summer break, so that we can launch the call for proposals immediately afterwards. With the EDIDP we tested our capacity to discuss and to agree at European level between different institutions on defence matters, but the real test of course is now. We need concrete and ambitious projects and this is work that is ongoing right now.
The EDIDP also paves the way to the fully-fledged European Defence Fund that we just proposed for the next budget, with EUR 13 billion in financing. This new programme is, of course, again building on the results of the agreement reached on the EDIDP. So I count on Parliament and I count on the Council to be able to agree on the future European Defence Fund in the same spirit of compromise in finding solutions and at the same pace as happened with the EDIDP. Thank you very much for your work.
Anneleen Van Bossuyt, rapporteur voor advies voor IMCO. – Voorzitter, ik was rapporteur voor advies in IMCO en daar heb ik de nadruk willen leggen op het belang voor de interne markt van een defensie-industrie. We zien nog al te vaak dat elke lidstaat aan eigen projecten gaat werken, terwijl het zo veel efficiënter zou kunnen om samen met andere bedrijven ook uit andere lidstaten tot nieuwe producten te komen. We zien de successen in de onderzoeksprogramma's, zoals bijvoorbeeld Horizon 2020, het toekomstige Horizon Europe, waar samenwerking centraal staat, en dat moet ook kunnen in defensie. Ik zal er wel over waken dat het budget niet weggehaald wordt bij het civiel onderzoek. Ook na 2020 moet dit in de nieuwe programma's de regel blijven. Ik ben tevreden om te zien dat de deur opengezet wordt voor samenwerking met bedrijven uit landen van buiten de Europese Unie, want we moeten onze buitenlandse partners ook bij deze programma’s betrekken wanneer het gaat om het strategische belang.
Theodor Dumitru Stolojan, în numele grupului PPE. – Doamnă președintă, îi mulțumesc doamnei Grossetête pentru acest raport excelent și tuturor celor care au lucrat la el. Desigur, este regretabil că, după două războaie mondiale, în Europa trebuie să creștem cheltuielile pentru industria de apărare, dar nu avem încotro, deoarece securitatea fiecărui stat membru și a Uniunii Europene trebuie pusă pe primul plan. Și, dacă nu avem încotro, atunci trebuie să încercăm să facem totul pentru a crește eficiența cheltuielilor pe care le facem pentru industria de apărare.
Apreciez accentul pus în raport în mod deosebit pe cooperarea dintre statele membre, deoarece economia de scală este o lege la fel de importantă în industria de apărare ca în orice altă industrie și, din păcate, cum doamna comisar spunea, în această industrie avem o fragmentare incredibilă, avem o multitudine de tipuri de arme folosite de către statele membre și acest lucru va trebui eficientizat.
De asemenea, apreciez foarte mult că raportul pune accent pe stimulentele acordate întreprinderilor mici și mijlocii pentru a participa la acest program.
Edouard Martin, au nom du groupe S&D. – Madame la Présidente, je m’associe aux remerciements adressés à Mme Grossetête, qui s’est efforcée de trouver un compromis aussi large que possible.
Le constat a été évoqué: il n’y a pas assez de coopération dans le secteur industriel de la défense européenne. Parallèlement, on constate malheureusement que de nombreux États membres s’équipent auprès de fournisseurs non européens, comme l’illustre l’exemple des avions de chasse belges qui sont américains.
L’objectif est donc de favoriser les initiatives conjointes, dans un premier temps, au stade de la recherche et du développement, de manière à gagner en compétitivité et à mieux faire correspondre les futurs projets d’équipement aux besoins européens, dans l’espoir que les États membres soient in fine encouragés à s’équiper «made in Europe». Même si je ne suis pas un militariste forcené, ce que tout le monde le sait, je partage cette approche. En effet, rejeter ce programme, c’est maintenir le statu quo, et le statu quo n’aura pas pour effet de contraindre le complexe militaro-industriel, mais au contraire lui laissera simplement la latitude dont il dispose actuellement, de même qu’il laissera le champ libre à certains États membres pour continuer à acheter non européen.
Je souhaite rappeler quelques éléments factuels mentionnés par Mme Grossetête: concernant les critères d’éligibilité – trois entreprises de trois États membres minimum, l’inclusion spécifique des entreprises de taille intermédiaire pour couvrir l’ensemble de la géographie européenne, des dérogations pour les entités extra-européennes ayant des sites sur le territoire de l’Union, via un compartimentage –, le point d’équilibre a été trouvé. D’ailleurs, il est repris quasiment tel quel dans la proposition du Fonds européen de défense. Cependant, il eut été appréciable d’avoir un temps d’évaluation de ce mécanisme pour pouvoir attester de son étanchéité. À noter, dans la proposition de fonds européen de défense, le nouvel article 7 relatif à l’éthique vient certes combler un manque, mais il nécessitera un fort renforcement.
En conclusion, nous aurons à voter la déclaration commune sur le financement de ce programme, je regrette que la position du Parlement, qui demandait de l’argent frais pour cette priorité nouvelle, n’ait pas été entendue. Toutefois, je mets en garde le Conseil et la Commission dans la perspective du futur fonds européen. Pour la prochaine période de programmation, les programmes ponctionnés auront besoin de ressources considérables, donc il ne sera plus possible de procéder en faisant de la cavalerie budgétaire.
Si l’Europe veut être présente sur tous les fronts, elle devra se doter d’un cadre financier pluriannuel beaucoup plus ambitieux. Je voterai donc évidemment pour le rapport de Mme Grossetête.
Zdzisław Krasnodębski, w imieniu grupy ECR. – Pani Przewodnicząca! Też się przyłączam do gratulacji dla pani poseł sprawozdawczyni. Pani bardzo dzielnie i wytrwale broniła stanowiska Parlamentu Europejskiego w tych negocjacjach i rzeczywiście udało nam się w czasie rozmów trójstronnych obronić naszą pozycję, wiele jej kluczowych aspektów, co sprawia, że fundusz ten będzie korzystny dla wszystkich państw członkowskich dzięki tworzeniu też nowych form i perspektyw współpracy w sektorze obronnym.
Dla grupy ECR istotne było to, aby ten nowy fundusz został wykorzystany do zwiększenia konkurencyjności naszych przedsiębiorstw w całej Unii. I jednocześnie dążył do tego, żeby powstawały nowe formy kooperacji, a nie tylko, by powielać dotychczasowe działania. Warunek wstępny polegający na współpracy co najmniej trzech różnych przedsiębiorstw z trzech państw członkowskich pomoże zrealizować ten cel i to uważam za duże osiągnięcie – koledzy też już o tym wspominali.
Po drugie, ważne jest to, że w ten sposób pomożemy również małym i średnim przedsiębiorstwom, a także spółkom średniej kapitalizacji w tworzeniu produktu końcowego niezbędnego dla naszego wzrostu gospodarczego. I dlatego pochwalamy te wszystkie bonusy dla MŚP i spółek o średniej kapitalizacji. O tym także jest mowa w tym projekcie.
Ponadto – jak zauważył mój przedmówca – udało się osiągnąć równowagę między koniecznością otwarcia programu na pozaeuropejskie przedsiębiorstwa z państw trzecich a realistycznymi wymogami tego programu.
Dominique Riquet, au nom du groupe ALDE. – Madame la Présidente, Madame la Commissaire, mes chers collègues, je remercie tout d’abord Françoise Grossetête pour l’excellence de son travail et la coopération que nous avons eue avec elle.
C’est une bonne nouvelle que nous votions ce programme européen de développement industriel dans le domaine de la défense. Ensemble, Parlement et États membres envoient un message fort sur l’importance de ce programme en trouvant un accord solide et rapide. La nécessité de mutualiser nos besoins de défense à l’échelle de l’Union donne lieu à une émergence d’initiatives bilatérales et multilatérales, telles que les annonces de collaboration industrielle franco-allemande, la collaboration structurelle permanente à 25 ou tout dernièrement l’initiative européenne d’intervention à 9. Mais, tout en soutenant ces initiatives, il nous paraît plus efficace d’aller, à l’image de ce programme, vers un cadre commun à une échelle communautaire.
Tout a été dit sur le contenu de ce programme et l’accord que nous avions, à la fois sur son financement, son modèle de déploiement et sur le fait aussi – j’y insiste – que la gestion soit centralisée. Il faut se rendre compte qu’il n’y a pas de puissance sans complexe militaro-industriel. Je sais que c’est un gros mot, mais c’est un mot qui, en réalité, doit être évoqué. Quand on regarde nos voisins transatlantiques chinois et russes, on voit que toute leur industrie et leur technologie spatiale, aéronautique et numérique existe, prospère et nous concurrence grâce au transfert du militaire vers le civil. Ce complexe est la base d’une puissance militaire mais, grâce à ses retombées civiles, il est aussi le pilier du développement économique. Il est grand temps que l’Europe en dispose et ce programme est l’un des plus intéressants pour créer un véritable complexe militaro-industriel.
Je sais que la base de notre délibération est industrielle et nous espérons que cette petite graine industrielle va nous donner un arbre solide vers une défense européenne.
Il y a maintenant 68 ans, le vote de l’Assemblée nationale française condamnait la Communauté européenne de défense. Les choses ont bien changé depuis. La nécessité est grandissante, et le danger pressant. Il est donc temps qu’à partir de ce dispositif et de celui qui suit nous puissions développer pour nos concitoyens en Europe une véritable politique communautaire de défense. Ce premier pas est encourageant et nous le soutiendrons.
Νεοκλής Συλικιώτης, εξ ονόματος της ομάδας GUE/NGL. – Κυρία Πρόεδρε, αγαπητοί συνάδελφοι, η συμφωνία του Κοινοβουλίου με την Επιτροπή και το Συμβούλιο για την αμυντική βιομηχανία επί της ουσίας επικυρώνει την περαιτέρω στρατιωτικοποίηση της Ένωσης, μέσω της αύξησης των επενδύσεων στη στρατιωτική έρευνα και στον στρατιωτικό εξοπλισμό. Η GUE/NGL απορρίπτει κατηγορηματικά την εν λόγω συμφωνία, καθώς είναι απαράδεκτο και καταστροφικό για τους λαούς να χρησιμοποιούνται κονδύλια από τον προϋπολογισμό της Ένωσης και από αναπτυξιακά προγράμματα για να χρηματοδοτείται η αμυντική βιομηχανία. Τo διαθέσιμο κονδύλιo πρέπει να δοθεί για τις πραγματικές ανάγκες των ανθρώπων, οι οποίοι λόγω της οικονομικής κρίσης πλήττονται από την ανεργία και τη φτώχεια. Γι’ αυτό, ζητάμε επιτακτικά να πάψει η χρηματοδότηση της πολεμικής βιομηχανίας και των πολέμων, να δοθούν χρήματα για την ειρήνη και την αλληλεγγύη, την επαναβιομηχανοποίηση του Νότου, τη δημιουργία νέων ποιοτικών θέσεων εργασίας και την προώθηση της έρευνας για εξυπηρέτηση των πραγματικών αναγκών της κοινωνίας.
Molly Scott Cato, on behalf of the Verts/ALE Group. – Madam President, few political adages have been more destructive than ‘if you wish to have peace, prepare for war’, which has been used as a moral justification by the belligerent since the Romans imposed their version of peace at the point of a sword. Tomorrow we will vote on a proposal to divert half a billion euros, that could be invested in useful and peaceful projects, towards the development of new weaponry, and particularly drones. Despite Parliament’s resolution that this should be fresh money, 60% of it will come from existing civilian programmes, so we will be investing in weaponry instead of improving communications and satellite technology.
This agenda is being driven by our continent’s powerful arms companies, which have more than doubled their lobbying budget in the last five years, and it seems to have worked. The EU Defence Fund is set to put nearly EUR 40 billion in these companies’ pockets over the next 10 years. That is over 30 times larger than the EU’s budget for human rights. Sadly, I fear some colleagues on the left of this House will have believed the lobbyists’ argument that funding arms protects jobs, but to defend these jobs that thrive on death and destruction, while ignoring the life-giving jobs that this same money could support in just and sustainable sectors, is a tragic failure of imagination.
As Greens, we are committed to a European Union that was founded on peace and continues to support peaceful and secure livelihoods through its aid budget. But we should take note of the fact that the absurd inconsistency is there between spending public money to repair the damage caused by the very weapons that we are subsidising through budgets like the European Defence Industrial Development Programme. I strongly urge my colleagues to vote against this report. If you truly wish for peace, then prepare for peace by transferring the massive defence support budget to the EU’s peacekeeping and human rights activities.
Jonathan Bullock, on behalf of the EFDD Group. – Madam President, so, the proposal is to establish a European Defence Industrial Development Programme to fund research into defence technologies, to acquire defence capabilities and promote joint purchase and maintenance of defence equipment, with a EUR 500 million budget for the programme. This is just part of the EU’s belief that ‘more Europe’ is needed, and yet another step along the way to the creation of an EU army and defence capability.
We in UKIP pointed out, during our referendum, that there is a desire to set up this EU defence force. Indeed, the cat is now out of the bag: our colleague over there said: ‘It is so that Europe can defend itself in the future.’ Well, I suppose the EU is going that way, with one flag and one anthem, and it is now going to have one army as well. It is something we will oppose.
Britain does very well with its UK defence spending and with our equipment, and, of course, all our projects tend to involve spending in the UK. Well, this proposal is all about funding things between three different Member States, so the UK would end up contributing but not gaining under the proposal. UKIP is against any further EU harmonisation dictated by the Commission in Brussels, and I believe that this proposal should be firmly rejected.
Christelle Lechevalier, au nom du groupe ENF. – Madame la Présidente, l’objectif de favoriser le développement et l’excellence de l’industrie européenne de la défense est positif, tout comme celui de favoriser l’achat par les États membres de matériel issu des pays de l’Union européenne plutôt que de pays tiers.
Malheureusement, votre objectif n’est pas d’organiser l’interopérabilité des armées de nations européennes souveraines mais d’avancer vers une défense européenne, qualifiée par M. Juncker d’inévitable.
Le programme que vous nous proposez, en cherchant à réduire le nombre de systèmes d’armes en Europe, entend organiser l’interdépendance de nos armées et de nos industries de défense au détriment de leur autonomie. Vos projets vont à l’encontre de la souveraineté et de l’indépendance nationales qui, dans le domaine de la défense, ne sont pas négociables. Par ailleurs, ce programme est présenté comme un test, sur deux ans, de ce que pourrait être la future politique industrielle de défense de l’Union européenne. Il est avéré qu’il ne jouera pas ce rôle puisque vous comptez mettre en place le Fonds européen de défense, sans avoir encore pu tirer les conséquences de ce premier programme. Nous regrettons également que le programme DIDP permette le financement par des fonds européens, d’industries de défense extra-européennes installées sur notre sol et non exclusivement d’entreprises européennes.
Malgré vos ambitions, vous ne parvenez même pas à défendre nos intérêts. La soumission de ce programme au joug de l’OTAN le prouve également.
Γεώργιος Επιτήδειος (NI). – Κυρία Πρόεδρε, η πρόταση για τη θέσπιση ευρωπαϊκού προγράμματος βιομηχανικής αναπτύξεως για τον τομέα της άμυνας δεν είναι μόνο μια ενέργεια που δεν είναι αναγκαία, αποτελεί ταυτόχρονα ύβρη και πρόκληση για τους λαούς όλων των ευρωπαϊκών κρατών, που βλέπουν να μειώνονται οι δαπάνες για την κοινωνική ασφάλιση και τις κοινωνικές παροχές, για την παιδεία, την υγεία και την αντιμετώπιση της ανεργίας. Κυρίως, όμως, αποτελεί πρόκληση κατά του ελληνικού λαού, τον οποίο και η Ευρωπαϊκή Ένωση, κατά παράβαση κάθε έννοιας λογικής, αλληλεγγύης και δικαίου, έχει εξαθλιώσει με τα μέτρα του μνημονίου και θα διατηρήσει τη λιτότητά του μέχρι το 2060. Τώρα του ζητάει να συνεισφέρει στη συγκέντρωση 500 εκατομμυρίων ευρώ για να περπατήσει το πρόγραμμα της βιομηχανικής αναπτύξεως.
Κατ’ επανάληψη από αυτό το βήμα, έχω επισημάνει ότι από όλες τις χώρες της Ευρωπαϊκής Ενώσεως μόνο η Ελλάδα και η Κύπρος δέχονται απειλή που εκφράζεται επισήμως από την Τουρκία. Καμία άλλη χώρα, και η Ρωσία και η Κίνα, δεν έχει απειλήσει με πόλεμο κάποια χώρα της Ευρωπαϊκής Ενώσεως. Από την άλλη πλευρά, εάν συνέβαινε αυτό, υπάρχει και το ΝΑΤΟ που είναι αμυντικός οργανισμός. Γιατί, λοιπόν, να γίνει αμυντική συμμαχία και η Ευρωπαϊκή Ένωση; Εναντίον τίνος θα χρησιμοποιήσει αυτή τη δύναμη που θα αποκτήσει; Ως πρώην στρατιωτικός και ως Έλληνας...
(Η Πρόεδρος διακόπτει τον ομιλητή)
Λευτέρης Χριστοφόρου (PPE). – Κυρία Πρόεδρε, όσοι οραματιζόμαστε μια πραγματικά ισχυρή και ενωμένη Ευρώπη, δεν έχουμε παρά μόνο να υπερασπιστούμε μια Ευρώπη με ισχυρή αμυντική ικανότητα και δυνατότητα. Δεν μπορεί να υπάρξει ισχυρή Ευρώπη χωρίς να έχουμε ισχυρή Ευρώπη που θα μπορεί να προασπίζεται, όπως πολύ εύστοχα ο αγαπητός συνάδελφος, ο Esteban, να υπερασπίζεται το δικό της μοντέλο άμυνας, αλλά και να διασφαλίζει την κυριαρχία και τα σύνορα των χωρών μελών της. Γι’ αυτόν τον λόγο, στηρίζουμε με όλες μας τις δυνάμεις την ενίσχυση της αμυντικής ικανότητας της Ευρωπαϊκής Ένωσης, για να είναι πραγματικά αυτοδύναμη η Ευρωπαϊκή Ένωση απέναντι στις οποιεσδήποτε απειλές. Στηρίζουμε την ανάπτυξη της βιομηχανικής τεχνογνωσίας, στηρίζουμε την ανάπτυξη των ικανοτήτων και των δυνατοτήτων της Ευρωπαϊκής Ένωσης. Θεωρώ ότι ο στόχος προς όλη αυτή την προσπάθεια πρέπει να είναι ένας: η χρηματοδότηση και οι επενδύσεις στον τομέα της άμυνας· να μπορεί η Ευρωπαϊκή Ένωση να διασφαλίζει την κυριαρχία και τα εξωτερικά σύνορα των χωρών μελών της από οποιονδήποτε εξωτερικό κίνδυνο.
Δεν μας ικανοποιεί το γεγονός ότι χώρες μέλη της Ευρωπαϊκής Ένωσης, όπως η Ελλάδα και η Κύπρος, υφίστανται καθημερινά απειλές από την Τουρκία, υφίστανται καθημερινά παραβιάσεις των κυριαρχικών τους δικαιωμάτων, χωρίς να υπάρχει ενιαία αντίδραση και δυνατότητα εκ μέρους της Ευρωπαϊκής Ένωσης, παρά το ότι παραμένει ο μόνος σταθερός και ισχυρός μας σύμμαχος. Εμείς θεωρούμε ακόμα ότι αυτή η αμυντική δυνατότητα της Ευρωπαϊκής Ένωσης και η προστασία της βιομηχανικής τεχνογνωσίας πρέπει να είναι κάτω από κανόνες και αρχές. Δεν μπορούν οι χώρες μέλη της Ευρωπαϊκής Ένωσης να εξοπλίζουν, να ενισχύουν στρατιωτικά χώρες που έχουνε επιθετική και επεκτατική πολιτική, όπως είναι η Τουρκία. Γι’ αυτό, πρέπει να τεθεί κανόνας ότι σε αυτές τις χώρες δεν μπορεί να παρέχεται ευρωπαϊκός αμυντικός εξοπλισμός και βιομηχανική τεχνογνωσία.
Carlos Zorrinho (S&D). – Senhora Presidente, queria começar por saudar a senhora relatora e a sua equipa pelo excelente trabalho que desenvolveram e, por isso mesmo, estamos em condições de avançar com as negociações para que a aplicação deste programa seja tão rápida quanto possível.
Temos, hoje, novos desafios geoestratégicos que exigem que a União Europeia reforce as suas capacidades próprias de segurança, reforçando, ao mesmo tempo, a capacidade de participarmos, de igual para igual, nas parcerias alargadas para manter a paz e para prevenir conflitos à escala global.
O desenvolvimento de uma indústria europeia de defesa mais forte é também uma condição necessária para garantir a segurança dos cidadãos europeus e gerar externalidades positivas através da partilha da inovação com as indústrias tradicionais e com a economia em geral.
A autonomia estratégica para nos defendermos é o melhor caminho para garantir a paz, e sabemos que a garantia da paz é uma das maiores aquisições do projeto europeu nos seus sessenta anos de existência.
As condições de elegibilidade estabelecidas expressam também uma matriz europeia, porque excluiu o financiamento de produtos e ações que possam estar relacionados com armas de destruição maciça, com minas pessoais ou com outro tipo de armamento proibido pelas convenções internacionais.
É também assegurado o controlo europeu dos consórcios beneficiários e dos projetos desenvolvidos, bem como a localização no território da União Europeia do processo de desenvolvimento e produção.
É, por tudo isto, fundamental que o Fundo Europeu de Defesa, proposto há cerca de um ano, entre em execução em 1 de janeiro de 2019, garantindo perspetivas sólidas à indústria europeia a partir de 2020.
O fundo europeu de 500 milhões é uma base de partida que deve ter em conta o seu efetivo uso pela indústria europeia, o fomento da inovação tecnológica para fins de defesa, num sentido lato, e a inclusão das pequenas e médias empresas nos consórcios apoiados.
Aliás, o desenvolvimento económico e social sustentável e disseminado no território também é parte de um conceito moderno de defesa. Com as condicionantes adequadas à especificidade do setor, quanto mais pequenas e médias empresas e centros de conhecimento europeus forem envolvidos, maior será o enraizamento e o sucesso do programa.
Começar bem, com foco, sem reafetações financeiras que retirem investimento noutras áreas, é um passo importante para a informação da Europa, num tempo em que a diplomacia e a competitividade económica não podem ser desligadas da força de dissuasão dos riscos de conflito bélico.
Anna Elżbieta Fotyga (ECR). – Madam President, the European Defence Industrial Development Programme compromise is reasonable and worth supporting. I will make two remarks though.
Firstly, Ms Bieńkowska stressed security and Ms Grossetête defence, and this area is still predominantly intergovernmental. Therefore, the role of Parliament’s Subcommittee on Security and Defence (SEDE) in drawing up this kind of report should be enhanced in future.
Secondly, if we are talking about security and defence and threats to both, we need to mention the role of NATO and to avoid speaking so much about strategic autonomy. The role of the USA and the future of the UK are still extremely important in providing our security. There has been no withdrawal by the USA, even under the Trump administration. On the contrary, there has been an increase in funding for European security.
Olaf Stuger (ENF). – Voorzitter, laten we nou eens even kijken naar de samenwerkingsprojecten van de EU. Dat is de Griekse crisis: nul samenwerking. Eurocrisis: nul samenwerking. Toetreding Turkije: één groot fiasco, heel erg duur. En als laatste: de migratiecrisis. Nou, dat hebben we allemaal gezien de afgelopen dagen: tot op het bot verdeeld. Wat gaan we dan doen? Een Europees leger bouwen. Nee, dat gaat wel werken.
De Commissie is een groepje doe-het-zelvers die het niet lukt om een zeepkist in elkaar te zetten en dan maar besluit een Formule 1-auto te bouwen. Kijk, dat gaat natuurlijk nooit werken en dat is heel gevaarlijk. Er is op dit fenomeen maar één diagnose van toepassing en die is uit de verslavingszorg: de EU is fiascoverslaafd. De EU is een crisisjunk.
Die Präsidentin. – Ich denke, dass Respekt in diesem Hause durchaus etwas Wichtiges ist, das man auch immer wieder in Erinnerung bringen sollte.
Eugen Freund (S&D). – Frau Präsidentin! Es gibt auch eine andere Sichtweise: Es kann nämlich nicht sein, dass der finanzstarken Rüstungsindustrie mit EU-Geldern immer weiter unter die Arme gegriffen wird. Für das EDIDP soll es Umschichtungen bei bereits bestehenden Programmen geben. Allein 116 Millionen sollen aus der Fazilität „Connecting-Europe“ genommen werden. Ich frage mich, ob tatsächlich statt nachhaltigen Infrastrukturprojekten nun Hightech-Waffen gefördert werden sollen. Glauben Sie wirklich, dass ein fragwürdiges Programm nach dem anderen Europa zum Global Player machen würde? Wo bleibt die gemeinsame Außenpolitik? Das würde Europa stärken!
Das Europäische Programm zur industriellen Entwicklung im Verteidigungsbereich löst weiterhin nicht die Probleme bestehender Doppelstrukturen in der Rüstungsbeschaffung. Auch sollte es das Ziel sein, dass durch effizientes pooling and sharing zwischen den EU-Mitgliedstaaten die gesamten Beschaffungskosten im Rüstungsbereich sinken. So gesehen ist es schwer zu erklären, wieso durch das Programm Mehrausgaben für die europäischen Mitgliedstaaten im Verteidigungsbereich hinzukommen. Für Waffenexporte sollte es darüber hinaus meiner Ansicht nach keine EU-Mittel geben.
Spontane Wortmeldungen
Dariusz Rosati (PPE). – Pani Przewodnicząca! Chciałem wyrazić moje pełne poparcie dla programu Rozwoju Przemysłu Obronnego w Europie i gratuluję Komisji Europejskiej – pani komisarz Bieńkowskiej osobiście, że wystąpiła z taką inicjatywą. Dziękuję również pani Françoise Grossetête za przygotowanie świetnego sprawozdania.
Widzę trzy główne korzyści tego programu. Po pierwsze w zakresie bezpieczeństwa. Unia Europejska jest mocarstwem ekonomicznym, ale z punktu widzenia obronnego, militarnego i politycznego pozostawała karłem. Widzę, że ten program może być pierwszym krokiem do tego, żeby stworzyć rzeczywiście prawdziwą wspólną politykę obronną. Jest to ważne bardzo w obecnym nieprzewidywalnym świecie. Po drugie – korzyści ekonomiczne, o czym już była mowa. Przemysł obronny jest źródłem innowacji i z całą pewnością będzie impulsem dla rozwoju innych obszarów produkcji. Wreszcie po trzecie – jest to dziedzina, która do tej pory nie była objęta integracją europejską. Będzie to czynnik wspomagający dalsze powiązania pomiędzy poszczególnymi krajami.
Jestem przekonany, że jeśli wszystkie kraje będą włączone w ten program – a o to apeluję – to będzie to z całą pewnością ważny kierunek rozwoju integracji europejskiej.
Arne Lietz (S&D). – Frau Präsidentin! Die deutschen Sozialdemokraten unterstützen Fortschritte in der Gemeinsamen Sicherheits- und Verteidigungspolitik der EU und wollen im Rahmen eines Pooling-and-Sharing-Ansatzes europäische Verteidigungskapazitäten effizienter und effektiver gestalten. Allerdings sprechen wir uns gegen eine europäische Subventionierung der Verteidigungsindustrie in den Mitgliedstaaten aus, ohne diese Effizienzgewinne tatsächlich auch zu erzielen. Rüstungsgüter sind keine normalen Handelsgüter und sollten außerdem als außen- und sicherheitspolitisches Instrument betrachtet werden. Entsprechend ist bereits die Aufsetzung des Programms allein eben über den Industrieausschuss absolut problematisch.
Wenn europäische Mittel für Rüstung ausgegeben werden, dann muss es bei den daraus entwickelten Produkten auch eine parlamentarische Kontrolle des Europäischen Parlaments geben. Wir fordern, dass gemäß dem Positionspapier zur Gemeinsamen Sicherheits- und Verteidigungspolitik der EU aus der S&D-Fraktion, das wir im letzten Jahr verabschiedet haben, kein Geld aus bestehenden Haushaltslinien in Rüstungsindustrie investiert werden darf. Genau das aber soll nach diesem vorliegenden Text beschlossen werden. Die vorliegenden Ergebnisse des Trilogs zwischen Kommission, Mitgliedstaaten und Parlament spiegeln in keiner Weise die Position des Europäischen Parlaments wider. Ich empfehle daher, gegen diesen Text zu stimmen.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, το ευρωπαϊκό πρόγραμμα βιομηχανικής ανάπτυξης στον τομέα της άμυνας ενισχύει τη στρατιωτικοποίηση της Ευρωπαϊκής Ένωσης, δίνει κεφάλαια στο στρατιωτικό βιομηχανικό ευρωπαϊκό σύμπλεγμα και όλα αυτά σε μια φάση όπου έχουν επιβληθεί μειώσεις σε μισθούς και συντάξεις, διάλυση του κοινωνικού κράτους σε όλη την Ευρώπη και ειδικότερα στην Ελλάδα και καλείται μάλιστα και ο ελληνικός λαός, που φτωχοποιήθηκε και φτωχοποιείται συνεχώς από την τρόικα, να συνεισφέρει σε αυτή την κατεύθυνση. Την τρόικα η οποία διέλυσε επίσης την ελληνική αμυντική βιομηχανία και από κει και πέρα υπάρχει ένα σοβαρό πρόβλημα: αυτοί που ενισχύουν και εξοπλίζουν την Τουρκία ποιοι είναι; Έχουμε δει την ευρωπαϊκή αμυντική βιομηχανία να εξοπλίζει την Τουρκία, μια χώρα επιθετική απέναντι στην Ελλάδα και στην Κύπρο, μια χώρα η οποία απειλεί μία άλλη ευρωπαϊκή δύναμη. Είναι δυνατόν να το επιτρέψουμε αυτό; Θα δώσουμε δηλαδή στήριξη στην ευρωπαϊκή βιομηχανία που πουλάει όπλα στην Τουρκία; Μήπως ήρθε η ώρα να απαγορευθεί η πώληση στρατιωτικού εξοπλισμού στην Τουρκία;
João Ferreira (GUE/NGL). – Senhora Presidente, primeiramente, quero aqui manifestar toda a minha solidariedade com a justa luta dos intérpretes.
Este programa europeu de desenvolvimento industrial no domínio da defesa é bem demonstrativo da natureza dos perigos que a União Europeia comporta para o futuro dos povos do continente, particularmente tendo em conta o aprofundamento da sua dimensão militarista.
Este é um salto que não pode deixar de inquietar todos os amantes da paz. Trata-se de garantir recursos orçamentais, desviados de programas com fins civis e pacíficos, para financiar a investigação e o desenvolvimento de armamento e, em fases subsequentes, também a produção e a compra desse armamento. São milhões de euros que irão ser despejados no complexo militar-industrial das grandes potências europeias. Os mesmos que nunca garantiram os recursos suficientes para concretizar a tão propalada coesão económica e social, para combater os efeitos da crise, a pobreza, as injustiças sociais, para apoiar o desenvolvimento, não hesitam, agora, em canalizar recursos para impulsionar a indústria da guerra.
No fundo, são coerentes na sua ação. Os que ameaçam o progresso social e que nos impõem o retrocesso social são os mesmos que ameaçam a paz. Manifestamos aqui a nossa firme oposição a este caminho.
Μαρία Σπυράκη (PPE). – Κυρία Πρόεδρε, Επίτροπε Bieńkowska, η εξαιρετική έκθεση της κυρίας Grossetête συμβάλλει σε μια νέα προοπτική στον τομέα της άμυνας μετά το 2020 και ανοίγει και ένα αναπτυξιακό παράθυρο ευκαιρίας. Είναι λοιπόν απαραίτητο καταρχήν να στηριχθεί οικονομικά με γενναίο προϋπολογισμό και σε αυτό το επίπεδο οι προτάσεις για τον νέο προϋπολογισμό 2027 έχουν θετικά σημάδια. Είναι απαραίτητο να στηριχθεί τεχνολογικά, να ενθαρρυνθεί η καινοτομία, αλλά και να ενοποιηθούν οι προδιαγραφές στα κράτη μέλη. Είναι απαραίτητο να δοθεί έμφαση στην ένταξη στην αλυσίδα παραγωγής της ευρωπαϊκής αμυντικής βιομηχανίας των μικρομεσαίων επιχειρήσεων στα κράτη μέλη.
Στην Ελλάδα έχουμε τα ελληνικά αμυντικά συστήματα, την Ελληνική Αεροπορική Βιομηχανία, την Ελληνική Βιομηχανία Οχημάτων και, χωρίς να παραβλέπουμε την απαραίτητη εξυγίανσή τους, μπορούν να συμβάλουν με την τεχνογνωσία. Με την ένταξη των μικρομεσαίων επιχειρήσεων της ευρωπαϊκής βιομηχανίας διατηρούμε και δημιουργούμε θέσεις εργασίας σε έναν τομέα που η Ευρώπη πλέον οφείλει να είναι παγκόσμια ανταγωνιστική.
Maria Grapini (S&D). – Doamnă președintă, doamnă comisar, am să încep prin a spune că vreau și încerc să privesc acest raport foarte obiectiv. Nimeni nu cred că dorește război, însă Uniunea Europeană trebuie să își întărească autonomia în domeniul apărării, pentru a garanta Uniunii libertatea de acțiune pe glob. Trebuie să fim foarte realiști. Industria apărării din Uniunea Europeană trebuie să fie competitivă la nivel mondial și acest lucru, de fapt, se încearcă prin acest regulament.
Industria de apărare trebuie să se bazeze pe cooperare, pe inovare, pe cercetare și sunt, sigur, mulțumită că, în acest regulament, cu propunerile venite din partea colegilor, în completare la propunerea Comisiei, avem aici integrate IMM-urile, avem integrată colaborarea transfrontalieră. Până la urmă, se creează niște locuri de muncă și pe mine mă interesează să producem în Europa, să reindustrializăm Uniunea Europeană – sigur, și civil – dar să avem și această industrie a apărării, în loc să depindem de importuri, așa cum depindem în foarte multe alte domenii.
Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Pani Przewodnicząca! Przeszliśmy długą drogę, niemalże rewolucję w tak krótkim czasie. Przypominam sobie początek kadencji tego Parlamentu i lekceważenie problematyki zarówno bezpieczeństwa, jak i obronności. Dziś właśnie ta tematyka została podjęta w sprawozdaniu koleżanki Grossetête i muszę powiedzieć, że mnie to cieszy. Bardziej martwi mnie oczywiście źródło tej naszej nagłej aktywności, tak dużego zainteresowania i pełnej zgody. Były to, przypomnę, przede wszystkim zamachy terrorystyczne. Ale to bardzo dobrze, że wreszcie problematyka bezpieczeństwa i obronności znajduje się w głównym nurcie zainteresowań Parlamentu Europejskiego.
Chcę zwrócić uwagę tylko na jeden niepokojący element, który jest przedmiotem mojego szczególnego zainteresowania. Na ten program złożyły się m.in. dwa programy: Galileo i Copernicus. Dziś oba te programy potrzebują wzmocnienia finansowego. Oznacza to, że składka stworzona na potrzeby tego nowego – powtarzam sensownego – programu została niestety okupiona powstaniem problemów w programach Galileo i Copernicus. Dlatego apeluję o ich wzmocnienie.
(Ende der spontanen Wortmeldungen)
Elżbieta Bieńkowska,Member of the Commission. – Madam President, I want to thank all of the honourable Members for their remarks and for their comments. I am quite sure that with tomorrow’s vote this House will send a very clear and strong signal and a clear message for EU defence and for the security of EU citizens.
Let me just underline two points. The first was one of the most deliberated points during the negotiations. There is a very restrictive participation of third countries in the programme. This was discussed at great length and I think again that on this point too, we have a very balanced and good agreement taking into account the specificity of the defence sector.
The second point: there is no contradiction between what we are doing for European Union defence, and NATO. We are working in very good cooperation, and let me repeat and echo what I have said many times before: a stronger EU in defence is ultimately a stronger NATO. Thank you very much for your hard work and with the adoption of the programme, we are really at the turning point to delivering a credible defence union. Your work was wonderful; you are very devoted and engaged with the programme. Thank you very much for this.
Declarations from the Commission
(in writing)
Declaration from the Commission with support of the European Parliament concerning the implementation of the Programme
In order to implement the European Defence Industrial Development Programme efficiently and ensure full consistency with other Union initiatives, the Commission intends to implement the programme under direct management in accordance with Article 62(1)(a) of the Financial Regulation.
Declaration from the Commission concerning the preparation and adoption of the EDIDP work Programme
In accordance with article 188 of Regulation N°1268/2012, the Commission is responsible for the preparation of the work programme. In this context, the Commission notes that the list of priorities identified in the Regulation establishing the European Defence Industrial Development Programme should not be exhaustive and therefore, does not believe that the present case should constitute a precedent as to the margins of implementing powers granted to the Commission.
Declaration from the Commission on the selection of experts for the evaluation of proposals under the Programme in the context of the award procedure
The Commission will ensure that the experts selected in the database of independent experts referred to in Article XX have the necessary skills, experience and knowledge to duly perform their tasks. The Commission may use any relevant source including any information Member States may possess in this regard to this effect while respecting fully to the Financial Regulation.
The Commission will ensure that Member States’ feedback with regard to the credentials of the experts in the database of independent experts will be taken into account to the greatest possible extent.
Françoise Grossetête, rapporteure. – Madame la Présidente, je voudrais remercier mes collègues qui sont intervenus.
Je voudrais dire qu’avec ce programme, bien évidemment, il n’est pas question de financer la guerre. Ce que nous souhaitons, c’est assurer la protection de nos concitoyens dans un monde qui est particulièrement instable et où les menaces sont nombreuses. Comment pourrait-on expliquer à nos concitoyens que nous ne voulons rien faire pour essayer de coordonner les efforts des États membres dans le domaine de l’industrie de l’armement?
Oui, nous avons besoin d’une autonomie stratégique de l’Union européenne, et j’en veux pour preuve les propos du président des États-Unis, Donald Trump, qui a demandé à l’Union européenne d’assurer sa propre sécurité et sa propre défense. Alors oui, ce programme est fait pour garantir la paix, non pas pour faire la guerre, mais pour garantir la paix et la sécurité de nos concitoyens. Alors cessons de caricaturer ce programme, c’est un programme industriel pour l’innovation et la compétitivité. Il ne s’agit pas d’une armée européenne, il s’agit de doter l’Union européenne des technologies les plus pointues, notamment pour assurer la cybersécurité. Allez-vous dire à nos concitoyens que vous ne voulez pas assurer leur sécurité ? Je m’inscris en faux. Ce programme est une avancée importante dans le cadre de l’Europe de la défense.
Die Präsidentin. – Die Aussprache ist geschlossen.
Die Abstimmung findet morgen, Dienstag, 3. Juli 2018, statt.
Schriftliche Erklärungen (Artikel 162)
Ilhan Kyuchyuk (ALDE), in writing. – We are living in turbulent times in which both the security and the stability of the EU and its Member States are under constant threat from various state and non—state actors. To guarantee the safety of its own citizens, the EU and its Member States must increase their cooperation in order to make the EU more protected and more independent in the area of defence. The best way to achieve greater cooperation in the field of defence, unarguably is the new European Defence Industrial Development Programme (EDIDP). The EDIDP, with a EUR 500 million budget for 2019—2020, is the best choice to make budget spending more efficient and stimulate innovation in defence. This is so because the European Defence Industrial Development Programme aims to fund the development phase (between research and production) of new and upgraded defence products and technologies in the EU, from studies through design, testing and up to the certification and development phases. This collaborative research projects in a long term perspective will stimulate the development of the EU defence market and competition between SMEs in the field. Last but not least, the launching of EDIDP is another step on the way to building a European Defence Union, which I fully support.
Pavel Poc (S&D), písemně. – Program rozvoje evropského obranného průmyslu vítám – ono bylo už také načase konečně začít ve věci evropské obrany také něco dělat. Občané napříč jednotlivými zeměmi volají po efektivnější obraně EU a vnímají velice citlivě asertivní politiku Ruska, ale také snižující se předvídatelnost chování USA. Jsem přesvědčen, že zítra schválíme program, který nás aktivně posune směrem k evropské strategické autonomii, ale který také povzbudí evropský obranný průmysl. Vítám, že v programu budou aktivně podporovány malé a střední podniky, ale také střední firmy, tzv. Mid-caps. EDIDP je vzorem pro budoucí Evropský obranný fond. Na tomto místě bych chtěl vyjádřit naději, že i Evropský obranný fond bude koncipován tak, aby podporoval především evropské firmy a přispíval tak k posílení evropské strategické autonomie.
Janusz Zemke (S&D), na piśmie. – Należę do osób, które uważają, że Europa musi brać większą odpowiedzialność za własne bezpieczeństwo. Istotny jest oczywiście udział 25 z 28 unijnych państw w NATO, ale coraz ważniejsze będą własne zdolności wojskowo-przemysłowe. Bo zdolności naukowo-badawcze i przemysłowe decydują ostatecznie o jakości technicznego potencjału wojska. Niepokojący jest w związku z tym fakt, że pracujące na potrzeby obronności placówki badawcze i przemysł borykają się w Europie z wieloma problemami, do których głównie należy mała efektywność rozproszonych badań i wdrożeń oraz szczupłość środków finansowych na obronę. Warto przypomnieć, że Europa jako całość wydaje na obronę tylko 1,34% PKB.
Dobrym pomysłem jest zatem powołanie Europejskiego Funduszu Obronnego oraz wyodrębnienie po raz pierwszy w projekcie budżetu unijnego specjalnych środków na poprawę bezpieczeństwa i obrony, które w kolejnej perspektywie budżetowej powinny wynosić 32 miliardy euro. Jeżeli plany te zostaną zrealizowane, to po roku 2021 powinniśmy zauważyć postęp w poziomie techniki wojskowej w Europie.
Die Präsidentin. – Als nächster Punkt der Tagesordnung folgt die Aussprache über den Bericht von Maria Gabriela Zoană im Namen des Ausschusses für Landwirtschaft und ländliche Entwicklung über den Vorschlag für eine Verordnung des Europäischen Parlaments und des Rates über integrierte Statistiken zu landwirtschaftlichen Betrieben und zur Aufhebung der Verordnungen (EG) Nr. 1166/2008 und (EU) Nr. 1337/2011 (COM(2016)0786 - C8-0514/2016 - 2016/0389(COD)) (A8-0300/2017).
Maria Gabriela Zoană, Rapporteur. – Doamnă comisar, doamnă președintă, doresc să mulțumesc tuturor echipelor care au lucrat la acest dosar, începând cu Eurostat, celor două președinții – cea estoniană și cea bulgară, colegilor raportori din umbră care m-au acompaniat pe parcursul dosarului și, nu în ultimul rând, predecesoarei mele, actualul prim-ministru al României, doamna Viorica Dăncilă, care a început acest dosar.
Propunerea inițială a Comisiei pentru un nou regulament ce are ca obiect statisticile integrate privind fermele europene avea la bază ideea de a simplifica colectarea datelor, de a reduce costurile și sarcinile administrative, dar și de a păstra un cadru flexibil ce va putea dura și se va putea adapta în timp. Împărtășim total aceste obiective, care au format subiectul lucrărilor și negocierilor noastre pentru a găsi echilibrul între costuri și flexibilitate. Procesul de colectare a datelor statistice, în special cele privind structura exploatațiilor agricole, influențează vizibil deciziile în viitoarele reforme agricole, decizii care, în cele din urmă, se răsfrâng asupra fermierului.
Primul pilon al acestui regulament este reprezentat de recensământul agricol ce va avea loc în 2020, iar eforturile s-au concentrat pe reducerea sarcinilor administrative și a presiunii asupra fermierilor și, unde este posibil, completarea datelor din alte baze de date existente. Grija noastră cea mai mare a fost însă de a avea o imagine cât mai corectă de ansamblu asupra spațiului agricol european, de la fermele mici, la cele mai mari structuri.
Cel de al doilea pilon este reprezentat de module statistice la intervale regulate privind diferite tematici, precum forța de muncă agricolă, echipamentele agricole, irigațiile. Aici am avut grijă să păstrăm un cadru flexibil, care să permită statisticilor europene să evolueze în timp, dar și ca un număr rezonabil de variabile să poată fi luat în considerație.
Cel de al treilea pilon este reprezentat de opțiunea de a efectua o cercetare agricolă ad-hoc. Probabil acesta a fost punctul cel mai dificil din cadrul negocierilor. În primul rând, a fost nevoie să se găsească echilibrul interinstituțional între acte delegate și acte de execuție. În al doilea rând, a fost nevoie să se fixeze o limită asupra numărului maxim de variabile.
Știu că o parte dintre dumneavoastră și-ar dori să aibă informații statistice pe diferite subiecte. Unele nu s-au putut include tehnic în acest dosar, deoarece țineau de statistici privind producția. Altele reprezentau cazuri aparte, naționale sau locale, care sunt deja acoperite de statistici naționale.
Regretăm că în acest recensământ nu au putut fi incluse unele animale și, în special, caii. În Parlamentul European a fost depus un amendament pentru a introduce caii în datele de recensământ. Din păcate, acesta nu a obținut majoritatea necesară în comisia de specialitate. În plus, unele țări nu mai consideră caii animale agricole și riscam să avem o imagine greșită a numărului de cai în diferite țări. Pentru alte animale, cum ar fi prepelițele sau bivolii, efectivele sunt prea mici și prea localizate, iar analiza statistică nu ar fi fost concludentă. Amintesc că, pentru cai și bivoli, numărul lor poate fi dedus din registrele naționale zootehnice.
Consider, în primul rând, că am ajuns la un acord bun, care respectă mandatul Parlamentului, garantează flexibilitatea necesară pentru Eurostat dar, în același timp, nu expune institutele naționale de statistică la costuri administrative și financiare neprevăzute.
Consiliul a acceptat să retragă amendamentele care se referă la derogări de la Regulamentul privind protecția datelor cu caracter personal (Regulamentul GDPR) ce aveau ca obiectiv crearea unor derogări specifice pentru statistici de la acest regulament. Mulțumesc Consiliului pentru înțelegerea de care am avut parte. Ar fi fost probabil imposibil pentru Parlament să ajungem la un acord, dacă aceste amendamente nu ar fi fost retrase de către Consiliu.
Marianne Thyssen,Member of the Commission. – Madam President, I wish to thank the rapporteur, Ms Zoană, and the shadow rapporteurs for their very constructive approach to the proposal, and their support during the process. Following fruitful cooperation between the three EU institutions, I believe we have reached our common objective.
The Commission welcomes the agreement reached on this important regulation on integrated farm statistics. We are discussing today the re-ordering of the collection of data for structural farm statistics, since the common agricultural policy is one of our oldest policies and the first European service on the structure of agricultural holdings dates back to 1966. This is one of our oldest data-collection arrangements. With each new iteration we improve its relevance for the changing economy and for our policy priorities.
This proposal will ensure the availability of the data that only farmers can provide for planning and monitoring the common agricultural policy, as well as for climate change, environmental and other important European Union policies. Information from the farmer that we do not need – such as geolocation or whether the farm is, for instance, in a mountainous area – will not be asked for. Comparable and flexible, modernised European agricultural statistics of high quality are also important for a fair single market and sustainable growth and, in general, for a better understanding of our rapidly changing world.
I want to thank you for having recognised the need for this flexibility and made sure it remained in the final compromise text. This will ensure that data collection keeps pace with the evolution of the CAP, taking into account, too, the recent Commission proposals. Because, as you all know, data collection is an investment that pays for itself many times over. Knowledge is the base for good policymaking. That is why I particularly welcome the addition of information on young farmers. This will help us understand the intergenerational dynamics, and the interests and the needs of the new generation that we need so much in this sector.
Not having these data, or having them only in an inflexible form, would in the end be much more expensive. That is why I believe that this final agreement on integrated farms statistics is a success for each institution, and that, first and foremost, it will be of great benefit to Europe’s farmers and rural communities today and tomorrow, and to our Member States.
IN THE CHAIR: PAVEL TELIČKA Vice-President
Ramón Luis Valcárcel Siso, en nombre del Grupo PPE. – Señor presidente, bien es verdad que a priori podríamos pensar que las estadísticas sobre las explotaciones agrícolas constituyen un mero dosier de carácter técnico, pero lo cierto es que su trascendencia es vital para poder hacer un uso eficaz de los recursos financieros de los que disponemos. Una buena obtención de los datos es esencial para poder analizar el impacto real de la política agraria común y abordar con mayor precisión los problemas de nuestros agricultores y ganaderos.
El acuerdo adoptado en el marco de este dosier respeta el mandato del Parlamento y logra un buen equilibrio entre las cargas administrativas que soportan los gestores nacionales y Eurostat, para la que se consigna una mayor flexibilidad. Así pues, subrayo la importancia de adoptar cuanto antes esta Decisión. El acuerdo debería haberse cerrado ni más ni menos que bajo la Presidencia letona, pero hemos tenido que esperar hasta la Presidencia búlgara para poderlo finalizar.
No obstante, este retraso no impedirá que tres países que quieren adelantar un año el censo agrícola previsto para 2020 —Portugal, Grecia y España— puedan hacerlo con el fin de que coincida con sus censos de población, lo que les permitirá reducir sus gastos.
Nicola Caputo, a nome del gruppo S&D. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo per l'accordo raggiunto in sede di trilogo sulla modernizzazione e il miglioramento del quadro europeo per la rilevazione di statistiche integrate sulle aziende agricole.
Questioni quali la struttura di genere e della manodopera, i giovani agricoltori e lo spopolamento delle campagne, la concentrazione dei terreni e la maggiore pressione esercitata dall'urbanizzazione e sicuramente dall'inverdimento, la destinazione dei suoli, il cambiamento della destinazione degli stessi e la silvicoltura sono solo alcuni esempi di settori in cui la produzione di statistiche affidabili risulta essenziale per poter adottare decisioni informate in sede di definizione delle politiche.
Con queste nuove norme disporremo finalmente di migliori statistiche per l'attuazione e il monitoraggio della politica agricola comune senza oneri aggiuntivi di rilevazione dati. Tali norme affrontano in particolare le carenze individuate nella valutazione del sistema europeo di statistiche agricole, razionalizzando e aggiornando la rilevazione delle statistiche a livello di aziende agricole, nell'ambito di un quadro unico, e consentendo una maggiore flessibilità per la rapida introduzione di nuove rilevazioni dati.
James Nicholson, on behalf of the ECR Group. – Mr President, data collection has played an important role in the development of the common agricultural policy since its inception and is an essential tool in keeping to evidence-based policymaking. It allows policymakers not just to assess how current policies are being implemented but also to monitor trends and better prepare us for future reforms.
As we embark on another CAP reform, it is only right that we continue to ensure that we are using the best available methods of data protection. However, we must also be mindful of the importance of the simplification of the CAP – and these aims do not necessarily contradict each other. Crucially, new technology, such as satellite data and important IT systems, have the potential to ensure, on the one hand, that the data collected is useful and accurate, while at the same time reducing the administrative burden on producers. In my opinion, there also needs to be greater cooperation and joined-up thinking between the agriculture departments of the Member States and regions, and then farmers can ensure as smooth a process as possible.
Ivan Jakovčić, u ime kluba ALDE. – Gospodine predsjedavajući, gospodine potpredsjedniče, htio bih svakako odmah na početku izraziti svoju podršku ovom izvještaju kojeg dugo čekamo, ali imamo ga i vjerujem da će integrirana statistika poljoprivrednih gospodarstava sada zaista biti puno efikasnija, kao što kaže kolegica Zoana, i fleksibilnija i racionalnija.
Ono što bih htio svakako naglasiti, jedna od ključnih tema ove statistike je pitanje klimatskih promjena. Sve ono što utječe na poljoprivredu, danas znamo, sigurno, između ostaloga, jesu i klimatske promjene. Upravo u tom kontekstu, mislim da je vrlo važno da imamo preciznije, egzaktnije podatke o onome s čime se danas sučeljavaju poljoprivredni proizvođači.
Međutim, želim naglasiti jedno svoje osobno iskustvo: zatražio sam podatke, statistiku, klasičnu poljoprivrednu statistiku za ono što se proizvodi organski i ono što se proizvodi pod zaštićenim geografskim podrijetlom kao poljoprivredni proizvod. Naravno da sam dobio informaciju koliko imamo hektara pod organskom poljoprivredom u Europskoj uniji i naravno da sam dobio podatak koliko imamo hektara pod zaštićenim proizvodima, odnosno zaštićenim geografskim podrijetlom, ali nisam dobio podatak koliko se tih zaštićenih proizvoda proizvodi organski. I obrnuto, naravno.
Dakle, fali nam statistike. Vrlo je važno, jer ja vjerujem da je konkurentnost europskog gospodarstva upravo u tom dijelu poljoprivrednih gospodarstava.
Matt Carthy, on behalf of the GUE/NGL Group. – Mr President, the collection of statistics is important if we are to plan for a better common agricultural policy, and therefore this proposal is to be welcomed. I am especially pleased that our own priorities have been included in the final outcome, and will form part of the new service, specifically in relation to farm ownership models, information on farm transfers and the age profile of our farming community.
Of course, statistics are only as useful as the purpose they are put to. We have known for years, for example, that we have a serious problem in attracting young people into farming. We have known for years that there is a massive disparity in the CAP payment levels that go to the richest farm interests in comparison to most farmers, and we have also known for years that peripheral farmers face greater obstacles than most. Yet this information has not been sufficiently acted upon and the problems have got worse. So, as we will now have an improved information-gathering system in place, it must be matched with improved reactions to the issues which those statistics expose.
Philippe Loiseau, au nom du groupe ENF. – Monsieur le Président, je ne suis pas un rétrograde de l’agriculture, je ne suis pas opposé à la modernisation des techniques, je ne suis pas contre l’utilisation des technologies pour faire évoluer notre métier et je ne suis pas non plus opposé à la collecte des données pour améliorer l’efficacité d’une politique, en l’occurrence la politique agricole commune (PAC), mais ce qui figure dans ce texte me paraît franchement extrêmement inquiétant. Déjà parce que l’Union, championne de l’échec en matière de politique agricole, nous fait croire que c’est par manque de statistiques que la PAC ne fonctionne pas. Quel toupet! Alors, sous prétexte d’améliorer une politique déficiente, la Commission institue ici, en toute décontraction, une gigantesque collecte de données personnelles et professionnelles. Tout y passe. Le sexe, le genre, l’âge, la structure commerciale des exploitations, les bonnes pratiques écologiques et les bonnes méthodes de culture, etc. Ce que vous appelez rationalisation, j’appelle cela politique de surveillance.
Par conséquent, il est hors de question pour moi bien sûr de voter pour un texte destiné en réalité à espionner les agriculteurs.
Tom Vandenkendelaere (PPE). – Voorzitter, meten is weten. Dat geldt zeker in de landbouw. Als we het gemeenschappelijk landbouwbeleid willen sturen, dan hebben we accurate gegevens nodig. Hoe anders kunnen we exact weten hoe het gesteld is met onze landelijke gebieden en wat de impact is van onder meer de klimaatsverandering maar ook van het veranderde sociale klimaat op het platteland?
Door het jarenlang meticuleus verzamelen van gegevens kunnen we beter trends gaan aanduiden maar ook trends voorspellen. Een van de duidelijke trends is uiteraard de snelle daling van het aantal landbouwers, dat baart me echt zorgen. In het nieuwe GLB moeten we maatregelen nemen om hier een ondersteunende oplossing voor te vinden. Collega's, hoewel de verzameling van data in de landbouwsector al gebeurt sinds 1966, hoef ik u niet te zeggen dat deze gegevens in 2018 nog meer nodig zijn dan ooit. Het moderniseren van de gegevensverzameling waarin deze wetgeving voorziet, is dan ook broodnodig wat mij betreft.
Om af te sluiten wil ik nog één ding benadrukken. Bij het meten van verschillende plattelandsindicatoren heeft men recent gemerkt dat de internetverbindingen van plattelandsgemeenten niet altijd optimaal zijn. Toch is de aanwezigheid van hoogwaardig en vlot internet absoluut nodig, niet alleen om de mensen een sociaal digitaal leven toe te staan, maar ook om bijvoorbeeld aan precisielandbouw te kunnen doen. Ik hoop hier in de nabije toekomst echt verbeteringen te zien.
Eric Andrieu (S&D). – Monsieur le Président, je voudrais tout d’abord adresser mes remerciements et mes félicitations à Maria Gabriella Zoanǎ pour la qualité de son travail qui n’était pas simple, puisqu’elle a pris la suite de Mme Dǎncilǎ, sur ce rapport essentiel pour l’avenir de l’agriculture.
Nous savons aujourd’hui que les statistiques font partie intégrante de nos travaux de réflexion sur la poursuite des politiques agricoles communes, mais je voudrais attirer l’attention de nous tous ici présents et dire que les statistiques ne nous dispensent pas d’adopter une vision prospective pour définir la politique agricole commune. Je pense qu’on ne peut pas s’appuyer exclusivement sur les statistiques pour bâtir la projection, il faut aussi mettre en perspective des visions politiques qui intègrent les éléments de l’activité agricole commune. Je voudrais dire aussi qu’il faut mesurer la complexité des statistiques, ne pas surcharger le poids de l’administration dans la collecte de données et s’appuyer sur les outils modernes. Et enfin, je souhaite dire mon regret concernant la filière équine qui n’a pas été reconnue dans ces statistiques et je ne peux que le regretter.
Paolo De Castro (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, l'eterogeneità che contraddistingue l'Unione e le profonde revisioni della politica agricola comune negli ultimi dieci anni hanno evidenziato la necessità di uniformare a livello europeo il nostro sistema di statistiche agricole, rendendolo più flessibile e ovviando alle carenze e alla rigidità dell'attuale normativa.
Per questo, in un'ottica di ammodernamento e semplificazione, il regolamento che ci apprestiamo a votare garantirà una significativa riduzione degli oneri burocratici, sia per le amministrazioni che, in particolare, per i nostri agricoltori, ma mantenendo, come fortunatamente auspicato dalla nostra relatrice, un livello comune, standard elevati e protezione dei dati personali.
Dobbiamo, caro Commissario, continuare su questa strada, soprattutto in vista delle discussioni sulla riforma della politica agricola comune che ci attendono e non possiamo permettere che gli agricoltori europei siano costretti a convivere con politiche agricole diverse tra paesi, o addirittura tra regioni, rischiando di perdere completamente quella visione comune verso il nostro settore agricolo.
Tibor Szanyi (S&D). – Elnök Úr! Én is szeretnék tisztelettel gratulálni Zoană asszonynak ehhez az igen kiváló munkához, és néhány megjegyzést is hadd fűzzek ehhez az egyébként tényleg nagyszerű eredményhez. Ahhoz, hogy az agrárüzemek szerkezetére vonatkozó uniós statisztika összehasonlítható és koherens legyen, szükséges az okos megoldásokat segítő infrastruktúra kiépítése, illetve a digitális készségek elsajátításának ösztönzése. Ezen folyamatot azonban nem lehet a vidéki közösségektől teljesen külön kezelni – a digitális fejlesztések már így is főként a városi térségeket célozzák.
Ezért amellett, hogy a vidéket érintő összes pénzalapot összehangoljuk – például az „okosfalvak” koncepció mentén – nagy szükség van a statisztikai figyelem és módszertan kistelepülésekre való kiterjesztésére is.
Örömmel tölt el, hogy az általam kezdeményezett „okosfalvak” kísérleti projekt a megvalósítás vége felé jár, hogy a második – úgynevezett előkészítő akciónk – hamarosan indul, és mindezekkel párhuzamosan a közös agrárpolitika jövőjével kapcsolatos javaslatban már megjelenik az úgynevezett „okosfalvak” eredmény indikátor. Köszönöm szépen!
Catch-the-eye procedure
Franc Bogovič (PPE). – Čestitke poročevalki za poročilo, ki ga zelo podpiram. Statistiko v kmetijstvu zelo rabimo, evropsko kmetijstvo je zelo različno in če želimo odgovoriti na izzive, kot so, kako odgovoriti na veliko koncentracijo zemljišč, kako odgovoriti na problem vedno manjšega števila mladih prevzemnikov, je najprej treba imeti dobre podatke.
Iz teh podatkov, ki jih imamo tudi sedaj do neke mere že, vidimo, kako je evropsko kmetijstvo različno. In kako bomo tudi v novi kmetijski politiki rabili osnovo, da bomo lahko te strateške programe kmetijstva v posameznih državah prilagodili tudi posestni strukturi, starostni strukturi lastnikov.
Po drugi strani je pred kmetijstvom tudi vedno večja zahteva po transparentnosti rabe denarja, po sledljivosti produktov, in zato je še kako pomembno, da imamo kvalitetne podatke, dobro obdelane, in kakor je tudi kolega Szanyi dejal, tudi digitalizacijo na podeželju v projektu pametnih vasi.
Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Panie Przewodniczący! Na poprzednim posiedzeniu Parlamentu Europejskiego przyjęto moje sprawozdanie o barierach w dostępie do kultury. Chciałem podkreślić, że nie byłoby możliwe nie tyle przyjęcie tego sprawozdania, ile w ogóle jego napisanie, gdyby nie badania Eurostatu i Eurobarometru. Właśnie dzięki danym statystycznym można było wreszcie zbudować wspólny mianownik dla pewnej wiedzy – nie tylko o określonych postawach, o określonych zachowaniach, o określonym także uczestnictwie w kulturze, ale także o nas po prostu – o Europejczykach.
Chcę wyraźnie podkreślić, że wiedza to bardzo ważne narzędzie, natomiast mam przy tej okazji tylko jedno pytanie – czy wprowadzenie RODO, tych wszystkich elementów, zasad, ochrony danych, nie utrudnia w gromadzeniu danych, tych, które w tym sprawozdaniu uznano za szczególnie istotne?
Maria Grapini (S&D). – Domnule președinte, doamnă comisar, de la bun început spun că susțin acest raport și plec de la ideea că statisticile sunt necesare, pentru a putea lua o decizie corectă. Vorbim de PAC, vorbim de politica agricolă comună și este evident că trebuie să avem statistici, pentru a lua o decizie bună. Îi felicit pe raportorii care au lucrat și cred că forma îmbunătățită, de la propunerea Comisiei, cu propunerile colegilor din Parlamentul European, arată că am făcut un pas înainte.
Vom cunoaște situația fermelor, situația fermelor noi care apar, însă, sigur, și eu pun accent pe ideea ca metodologia, culegerea de date, statistica de care avem nevoie să nu adauge costuri foarte mari, mai ales pentru fermierii noi, pentru tinerii fermieri și pentru fermierii care încep activitatea.
Este important însă să nu tratăm chestiunea, așa cum un coleg spunea, drept spionaj. Dacă pornim de la ideea că avem o piață internă, dacă avem o politică agricolă comună, nu putem vorbi de spionaj, ci putem vorbi de cunoaștere.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κύριε Πρόεδρε, είναι σημαντικό φυσικά να έχουμε στατιστικά δεδομένα που αφορούν τον τομέα των γεωργικών εκμεταλλεύσεων, να γνωρίζουμε τι γίνεται με τις ιδιοκτησίες, να ξέρουμε αν γίνεται αναδασμός, να γνωρίζουμε πόσοι γεωργοί πραγματικά ασχολούνται. Θεωρώ επίσης ότι απαιτούνται πολύ συγκεκριμένες πληροφορίες για τα προϊόντα ονομασίας προέλευσης, για τα προϊόντα τα οποία έχουν γεωγραφική προέλευση, κι αυτό πολύ δε περισσότερο καθώς έχουμε επί μία δεκαπενταετία τη λειτουργία διεθνών συμβάσεων που απελευθέρωσαν ουσιαστικά τις εισαγωγές αγροτικών προϊόντων από τρίτες χώρες και θέλουμε να γνωρίζουμε σε ποια κατάσταση βρίσκεται αυτή τη στιγμή η προστασία των προϊόντων ονομασίας προέλευσης και αν πραγματικά μπορούν να συνεχίσουν οι αγρότες, οι κτηνοτρόφοι να ασχολούνται με αυτά τα προϊόντα ή διαλύονται αυτή τη στιγμή οι εκμεταλλεύσεις. Ποια είναι η κατάσταση; Νομίζω ότι τα στατιστικά στοιχεία μπορούν να δώσουν συγκεκριμένες απαντήσεις.
Γεώργιος Επιτήδειος (NI). – Κύριε Πρόεδρε, η μισή σχεδόν έκταση της Ευρωπαϊκής Ενώσεως χρησιμοποιείται για γεωργικές δραστηριότητες και για τον λόγο αυτό είναι ιδιαίτερα σημαντικό να έχουμε και συλλογή στατιστικών στοιχείων και, κυρίως, έρευνα σε ό,τι αφορά τις γεωργικές εκμεταλλεύσεις. Τα στοιχεία αυτά τα οποία θα συγκεντρωθούν θα δώσουν τη δυνατότητα, αφενός μεν, να διαπιστώσουμε τις ανάγκες και τα προβλήματα που αντιμετωπίζουν οι γεωργοί και, αφετέρου, να δοθεί η ευκαιρία να γίνουν οι κατάλληλες μεταρρυθμίσεις στην κοινή γεωργική πολιτική, ούτως ώστε να αντιμετωπιστούν αυτά τα προβλήματα.
Για να έχουμε όμως ουσιαστική επιτυχία, θα πρέπει να ληφθούν υπόψη δύο παράγοντες. Ο πρώτος είναι η συχνότητα με την οποία γίνονται αυτές οι καταγραφές. Το χρονικό διάστημα της δεκαετίας του μεσολαβεί μεταξύ δύο καταγραφών δεν εγγυάται ότι θα έχουμε και ιδιαίτερη επιτυχία στην προσπάθεια αυτή. Ένα δεύτερο στοιχείο, το οποίο πρέπει να ληφθεί υπόψη, είναι οι ιδιαιτερότητες που αντιμετωπίζει κάθε περιοχή της Ευρωπαϊκής Ενώσεως. Είναι διαφορετικές οι ανάγκες που έχει ο ευρωπαϊκός Νότος, και κυρίως η Ελλάδα, και διαφορετικές οι ανάγκες που έχει ο Βορράς.
(End of catch-the-eye procedure)
Marianne Thyssen,Member of the Commission. – Mr President, I would like to thank the rapporteur and the Members of this Parliament for their reactions. This proposal will allow us to satisfy new and emerging data needs better, more flexibly and faster. It will bring more comparability and more coherence in statistics on the structure of EU agriculture, and it will ensure that the costs and the burden of data collection for producers and providers will be reduced. That is why the Commission is pleased with the compromise you reached.
Congratulations again to Madam rapporteur and all those who worked very hard on this, and for tomorrow I hope that Parliament will be able to support it in the vote.
Maria Gabriela Zoană, Rapporteur. – Domnule președinte, doamnă comisar, în primul rând, vreau să le mulțumesc tuturor colegilor care au luat cuvântul. Așa cum ați putut observa, chiar și un dosar eminamente tehnic poate da ocazia unor dezbateri interesante.
Cum am spus în introducere, consider că statisticile sunt o sursă de informare esențială și alimentează zilnic dezbaterile publice, de aceea trebuie să fie cât mai corecte. Cu toții ne dorim să avem informații legate de diferite aspecte din sectorul agricol, dar costurile, în unele cazuri, pot fi exagerate pentru o informație care, cu tehnici moderne, poate fi destul de precis aproximată.
Aș dori să revin asupra faptului că acest regulament vizează factorii de producție în agricultura europeană și nu producția în sine. Există un regulament european separat, care organizează statisticile privind producția și, din câte am înțeles din discuțiile pe care le-am purtat la Comisia Europeană, și acest regulament urmează a fi revizuit.
Sunt convinsă că acordul la care am ajuns este unul bun și va permite statisticilor agricole să evolueze pentru cel puțin următorii zece ani, dacă nu chiar mai mult, de aceea echilibrul între previzibilitate și flexibilitate este esențial. Așa că vă invit, mâine, să susțineți acest acord prin votul dumneavoastră.
Încă o dată, doresc să le mulțumesc tuturor celor care au lucrat la acest dosar și celor care au luat cuvântul astăzi.
President. – The debate is closed.
The vote will take place on Tuesday, 3 July 2018.
17. Violation of rights of indigenous peoples in the world (debate)
President. – The next item is the report by Francisco Assis, on behalf of the Committee on Foreign Affairs, on violation of the rights of indigenous peoples in the world, including land grabbing (2017/2206(INI)) (A8—0194/2018).
Francisco Assis, relator. – Senhor Presidente, este é o primeiro relatório do Parlamento Europeu a versar uma realidade que diz respeito a cerca de 370 milhões de pessoas, número estimado da população mundial de povos indígenas.
Especialmente desprotegidos e vulneráveis no contexto da globalização e das alterações climáticas, os povos indígenas continuam a ser vítimas de homicídios, agressões, despejos forçados das suas terras ancestrais, detenções arbitrárias, perseguição e intimidação, racismo e exclusão. Como se não bastasse, apresentam níveis alarmantes de pobreza, doença e analfabetismo, uma insuficiente participação e representação políticas e uma perda acelerada do seu património cultural e linguístico.
Mas o alcance deste relatório vai além da questão dos direitos dos povos indígenas ao abranger o fenómeno do “land grabbing”, que afeta não só estes povos, como também inúmeras comunidades campesinas distribuídas por várias regiões do mundo.
É sabido como a procura crescente de recursos naturais por parte da indústria extrativa e do setor agroindustrial coloca uma pressão enorme sobre territórios tradicionalmente habitados e cultivados por tais comunidades, com os conflitos em torno do usufruto da terra a originarem, por vezes, graves violações dos seus direitos humanos.
Um dos aspetos mais negros deste panorama é o número de homicídios de defensores dos direitos dos povos indígenas e do direito à terra que se tem verificado nos últimos anos. Só em 2017, terão sido assassinados 312 ativistas, dois terços dos quais na defesa deste tipo de direitos.
A União Europeia tem, por isso, de dar mais relevo à situação destas comunidades na sua política externa, em especial no seu diálogo com países terceiros sobre direitos humanos e nos acordos de comércio, cooperação e desenvolvimento.
Este relatório propõe, aliás, um conjunto de iniciativas no sentido de melhorar a situação dessas comunidades e de proteger os seus direitos, a começar pela adoção e implementação dos tratados internacionais relevantes por parte de todos os Estados—Membros da União Europeia.
Neste capítulo, nunca é de mais sublinhar a Convenção n.º 169 da OIT, por ser o único tratado juridicamente vinculativo. Mas também se propõe uma abordagem mais robusta no campo das obrigações extraterritoriais da União Europeia e das atividades domésticas com impacto extraterritorial. Isso passa, logo à partida, por garantir que as violações dos direitos destes povos que, direta ou indiretamente, decorram da ação extraterritorial de empresas e investidores abrangidos pela jurisdição da União Europeia sejam devidamente investigadas e sancionadas.
É nesse sentido que se propõe, neste relatório, a criação de um mecanismo europeu que permita a estas comunidades apresentarem queixas dessas violações, independentemente do país onde se registarem, a fim de que tenham um acesso efetivo à justiça.
Por outro lado, recomenda-se que os projetos de desenvolvimento apoiados pela União Europeia com impacto nos modos de vida destes povos respeitem escrupulosamente o seu direito a serem antecipadamente informados e consultados, a fim de se obter o seu consentimento prévio. Em paralelo, a União Europeia deve levar a cabo estudos de impacto, antes da celebração de acordos de comércio e de cooperação.
Por fim, não podemos subestimar a importância destas comunidades para a conservação e a utilização sustentável da biodiversidade e para travar o fenómeno da deflorestação. É por isso, também, que a União Europeia tem de as incluir nas suas estratégias de desenvolvimento sustentável e de luta contra as alterações climáticas. Esta é, aliás, uma dimensão que se procura enfatizar no presente relatório.
Os povos indígenas são muitas vezes, como todos nós sabemos, povos completamente invisíveis. Povos sem voz, vistos como anacronismos, como povos que estão a mais, que já não têm lugar no nosso mundo. A União Europeia deve fazer um esforço para lhes dar mais visibilidade, e esperamos ter dado, com este relatório, um pequeno contributo para que assim suceda.
Quero, antes de terminar, salientar a forma como decorreu o diálogo com todos os grupos parlamentares em torno deste assunto. Este relatório ficou muito enriquecido com vários contributos que foram dados por representantes de vários grupos parlamentares desta assembleia parlamentar. Estou convencido de que estão criadas, assim, as condições para que saia daqui um relatório mais forte e um relatório sobretudo sustentado num amplo apoio dos deputados deste Parlamento Europeu.
Marianne Thyssen,Member of the Commission. – Mr President, honourable Members, I thank you all and especially the rapporteur, Mr Assis, for his report. We share your concerns. The human rights situation of indigenous people is extremely precarious in many countries and we see a rapid rise in the incidence of land grabbing, with increasing violence against indigenous rights and environmental defenders.
Therefore, in 2017, we stepped up our support for indigenous peoples, and for human rights defenders working on land, environment, biodiversity and climate, through the European Union human rights defenders mechanism. We also share the concern over the multiple discrimination suffered by persons with disabilities and by women. The joint staff working document on indigenous peoples by the European External Action Service and the Commission, of October 2016, reflects the action we are taking to address these concerns.
The May 2017 Council conclusions on indigenous peoples touch on and match the policy positions expressed in the Assis report. These conclusions also confirm the European Union’s support for the UN Declaration on the Rights of Indigenous Peoples, as well as the outcome of the 2014 World Conference on Indigenous Peoples.
In relation to land grabbing, let me assure you that the European Union attaches vital importance to land governance and secure access to, and tenure of, land. The EU is supporting land governance in about 40 countries, with a total budget of EUR 240 million. In this regard, let me give the example of our programme in Colombia that was also important to the peace process there. Thanks to European Union support, 280 000 hectares were awarded through collective title, benefiting some 8 000 indigenous and Afro-Colombian families living in the neighbourhood of protected areas of national parks.
We also recently concluded an agreement with Honduras which promotes the rights of indigenous and Afro-Honduran peoples on issues such as land tenure and titling, and we are hoping to conclude soon an agreement with Guyana that seeks to raise guarantees for improved protection of Amerindian peoples and the land rights of forest-dependent local communities.
The Assis report calls for the updating of the EU land policy guidelines from 2004, which the Commission is already considering. Implementing the principles of sustainable and responsible governance of land is key to stopping land grabbing, but we believe, too, that full implementation of the UN guiding principles on business and human rights is relevant in this context. We will also further reflect on the call for the Commission to launch an EU action plan on responsible business conduct.
Mr President, honourable Members, allow me now briefly to touch on other recommendations in the report.
The report addresses the issue of the training of delegation staff on the rights of indigenous peoples. In fact, the rights of indigenous peoples is a subject that features regularly in the human rights training programmes we provide annually to our staff but we also know more is needed, so we will certainly make efforts to enhance such training opportunities.
The report also attaches importance to ensuring dialogues and consultations with indigenous peoples, at both national and regional level, as the May 2017 Council conclusions note too. Against that background, we are constantly working to enhance and explore ways of consulting and engaging with indigenous peoples more effectively. Such engagement could include discussions on the idea expressed in the report of establishing a complaints mechanism for indigenous peoples who have been affected adversely by EU action and cooperation.
We firmly believe that the main challenge ahead of us lies in the implementation of the wealth of existing international and EU-level policy and legal frameworks, and it is in this light that we concur with the report on the urgency of ensuring consistency in all EU policies and actions pertaining to or affecting indigenous peoples.
We would also very much welcome the European Parliament’s appointment of a standing rapporteur on indigenous peoples’ rights. Should this be realised, we will stand ready to cooperate with and support the mandate holder.
Mr President, honourable Members, thank you once again for a very rich report and for your attention. I look forward to our discussion.
Florent Marcellesi, ponente de opinión de la Comisión de Derechos de la Mujer e Igualdad de Género. – Señor presidente, hace poco, aquí, en el Parlamento Europeo, hemos nominado a una finalista para el Premio Sájarov que se llama Lolita Chávez. Por primera vez una mujer, defensora de los derechos humanos y ambientales y, sobre todo, indígena. Fue un paso en la dirección correcta, y este informe también es un paso adelante.
Es hora de reconocer las múltiples violaciones de derechos que están sufriendo los pobres indígenas: acaparamiento de tierras —por supuesto—, graves impactos del cambio climático y también los abusos de las grandes corporaciones —incluidas las europeas—.
Y, en particular, las mujeres suelen ser las que están en primera línea: suelen ser acosadas, extorsionadas y una de cada tres —repito: una de cada tres— ha sido violada alguna vez en su vida. Y estas violencias —a menudo impunes, por desgracia— se producen con demasiada frecuencia a manos de funcionarios públicos o, también, donde las industrias extractivas o la agroindustria actúan en las tierras indígenas.
Desde la Unión Europea no lo podemos permitir. No, no lo podemos permitir. Nuestras empresas, nuestros productos, nuestras inversiones no pueden tener ni la más mínima relación con las violaciones de los derechos humanos y ambientales de los pueblos indígenas.
Ni Lolita Chávez ni ninguna personas ha nacido para ser acosada, extorsionada o asesinada.
Joachim Zeller ,im Namen der PPE-Fraktion. – Herr Präsident! 2007 haben die Vereinten Nationen nach mehr als 20 Jahren Verhandlungen eine Erklärung zu den Rechten indigener Völker verabschiedet. Zum ersten Mal wurde dadurch das Recht von Ureinwohnern auf Selbstbestimmung und Verfügungsgewalt über ihr Land und die dort lagernden Bodenschätze anerkannt. Bezeichnenderweise stimmten die Regierungen von vier Staaten dagegen, die bis in die jüngere Vergangenheit nicht einmal bereit waren, den ursprünglichen Bewohnern ihrer Staaten das Bürgerrecht zuzuerkennen: die Vereinigten Staaten, Kanada, Australien und Neuseeland.
Wie alle Erklärungen der Vereinten Nationen wird auch diese UNO-Deklaration zu den Rechten indigener Völker nur wirksam, wenn sie in rechtsverbindliche internationale Verträge oder in nationale Gesetzgebung übernommen wird. Doch daran fehlt es. Also werden die Rechte indigener Völker weiterhin in den meisten Fällen missachtet, wenn es um die Ausbeutung von Ressourcen geht, die auf ihrem Siedlungsgebiet liegen. Ihre Rechte auf Selbstbestimmung und Bewahrung ihrer Kultur werden nicht beachtet. So ist selbst die bisher einzige Norm für den rechtlichen Schutz von Ureinwohnervölkern, das IAO-Übereinkommen 169, nur von wenigen Staaten ratifiziert worden.
Die EU und ihre Mitgliedstaaten loben sich oft selbst für den Einsatz für die Menschenrechte, zeigen mit dem Finger auf andere. Bei der Anerkennung der Rechte von Ureinwohnervölkern auf Selbstbestimmung und besonders beim Schutz vor Raub ihres Landes haben die EU-Staaten bisher weitestgehend versagt. Darauf weist der vorliegende Bericht hin und fordert die EU und die Mitgliedstaaten auf, das Lebens- und Besitzrecht indigener Völker endlich rechtsverbindlich anzuerkennen.
Caterina Chinnici, a nome del gruppo S&D. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissaria, Berta Cáceres è stata assassinata nel 2016 per avere guidato la propria comunità nella lotta contro la realizzazione di un complesso idroelettrico nell'Honduras nordoccidentale. Il progetto, approvato senza il consenso della comunità stessa, avrebbe dovuto sorgere sul fiume Gualcarque, fiume sacro del popolo Lenca, che costituisce una fondamentale risorsa idrica per circa 600 famiglie che vivono nella foresta pluviale.
A due anni da tale efferato assassinio i casi di violenza, omicidi e sfratti indiscriminati di intere comunità indigene continuano, in assoluta violazione degli strumenti internazionali a tutela di tali popolazioni. E nella difesa dei diritti ambientali, come nella difesa dei diritti umani, le più esposte sono le donne che per questo, troppo spesso, sono vittime di violenza sessuale, molestie, estorsioni e campagne denigratorie.
A fronte di tali gravi violazioni dei diritti umani, l'Unione europea deve innanzitutto incoraggiare tutti gli Stati membri e i paesi terzi a ratificare la Convenzione sui popoli indigeni e tribali, che sancisce il diritto delle popolazioni indigene a essere consultate quando vengono varati progetti di sviluppo che hanno un impatto sui loro territori.
È altresì fondamentale che l'Unione europea, nella sua politica estera, tenga conto della situazione dei diritti dei popoli indigeni nella negoziazione di accordi commerciali e di cooperazione, così come è fondamentale che l'Unione investa in campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica, fuori e dentro l'Unione europea, sul problema dei diritti alla terra e sul ruolo che le popolazioni indigene svolgono nella tutela della biodiversità e dell'ambiente.
Io ringrazio infine anche il relatore, l'onorevole Assis, per il suo lavoro in questa relazione così importante per l'Unione europea e per l'ambiente in generale.
Renate Weber, on behalf of the ALDE Group. – Mr President, the report we are discussing today is the result of hard work, compromise and openness towards the need not only to acknowledge, but also to take action in ensuring the protection of the rights of indigenous people. I am pleased to see that we have reached an agreement on so many fundamental actualities related to indigenous peoples: the impact of their lifestyle on environmental sustainability, the preservation of cultural diversity, traditions and languages, the conservation of ecosystems and the fight against deforestation, among many others.
But, aside from that, today’s report takes a stance and calls for commitments at EU level, through various existing and potentially new mechanisms, to spare no effort in ensuring that indigenous communities are heard, appreciated and supported in their struggles and endeavours. We speak about mechanisms to support human rights defenders working with indigenous people, coherence between the EU’s trade, development and investment policies and their impact on the rights of indigenous people, the inclusion of these communities when elaborating strategies for tackling climate change, and the development of an EU action plan on responsible business conduct to address the implementation of the UN Guiding Principles on Business and Human Rights.
I would like specifically to thank the rapporteur for his openness and I hope that we will all vote in favour of this report.
Marisa Matias, em nome do Grupo GUE/NGL. – Senhor Presidente, tive a oportunidade de, com o relator, visitar comunidades indígenas no Brasil e verificar, no terreno, as dificuldades e os ataques que são feitos aos seus direitos mais fundamentais.
Muitos dos produtos alimentares que consumimos na União Europeia têm sangue indígena. Aquilo que é a ocupação dos terrenos é feito de forma ilegal, seja pelos donos da agroindústria, seja por aqueles que exploram os recursos naturais de forma absolutamente ilegal, e isso traduz-se na perda de vidas.
Países ditos democráticos, como os da União Europeia, não podem validar estes comportamentos criminosos nem as violações de mulheres indígenas, nem o assassinato mulheres indígenas, como é o caso de Berta Cáceres.
Por isso, dou importância ao conteúdo deste relatório, quando diz que não vale tudo. Temos de proteger os direitos dos povos indígenas, as suas terras e as suas comunidades, mas temos, também, de garantir que não negociamos acordos comerciais que, no final, são assinados com a tinta que, na verdade, é o sangue das vidas perdidas.
Jean-Luc Schaffhauser, au nom du groupe ENF. – Monsieur le Président, le projet de rapport est plein de bonne volonté. Les souffrances de nombreux peuples autochtones qui perdent leur identité, leur histoire, leur territoire en étant soumis à des intérêts économiques extérieurs ou intérieurs est une véritable atteinte aux droits de l’homme et même un crime. Mais l’imposition de normes contraignantes unilatérales s’appliquant aux seules entreprises européennes fera sans doute le jeu de nos concurrents internationaux, à savoir la Chine et les États-Unis. Par ailleurs, l’ingérence extérieure entre pouvoir national et communautés locales pourrait s’appliquer sans perspicacité. Comment juger, par exemple, à partir de Bruxelles, des relations entre la métropole Paris et les Français d’Outre-mer? Par contre, le rapport est très timide sur le libre-échange débridé, la loi du marché autorisant souvent la destruction des communautés autochtones.
C’est cette loi économique de société de marché qui autorise la loi du plus fort. On n’en parle pas suffisamment.
Cristian Dan Preda (PPE). – Monsieur le Président, je suis très satisfait que nous débattions aujourd’hui du respect des droits de l’homme des peuples autochtones dans le monde, car il est vrai, comme cela a été dit dans nos débats avant celui-ci, que la situation de ces droits est aujourd’hui pire qu’il y a une dizaine d’années et donc, dans ce sens, qu’il y a urgence. Celle-ci est d’autant plus grande que, comme le mentionne aussi le rapport, de nos jours, il est estimé que les peuples autochtones représentent quelque 5 % du total de la population mondiale.
Je suis donc, tout comme mon groupe politique, en faveur d’une action ferme afin de préserver les droits de ces peuples autochtones et de nous assurer de la perpétuation de leurs traditions et modes de vie.
Ce qui me semble néanmoins essentiel et qui a été – je le pense –, laissé un peu au second plan dans le rapport, est l’importance d’une action concertée au niveau international. Aujourd’hui, les différents peuples autochtones vivent dans plus de 70 pays. Il me semble donc que de simples mesures individuelles de l’Union européenne ne règleraient pas les nombreuses atteintes aux droits des peuples autochtones. C’est pourquoi je considère que nos efforts devraient avant tout se focaliser sur la construction d’une véritable coalition internationale en faveur de la promotion des droits et des traditions culturelles des peuples autochtones, car je ne suis pas sûr qu’imposer unilatéralement des sanctions à ce stade pourrait améliorer vraisemblablement quelque chose dans la vie de ces peuples autochtones. Faisons donc cette coalition ...
(Le Président retire la parole à l’orateur)
Merja Kyllönen (GUE/NGL). – Mr President, only last week I had a chance to co—organise in Brussels a photographic exhibition about climate change refugees. The faces, and especially the eyes, went really deep into my emotions, and being a North European MEP, I cannot forget the sight of a dead reindeer; dead due to the effects of climate change and the constantly shrinking herding areas, putting the right of the Sami people to practise their traditional profession into even more jeopardy than it is already.
For me as an MEP, the effects of climate change on the rights of indigenous people are really very close to my heart, because the warming climate is the direct, or indirect, cause of many of the violations against their rights. We need to understand and be aware of that.
Bogdan Brunon Wenta (PPE). – Panie Przewodniczący! Około 370 milionów przedstawicieli ludności rdzennej zamieszkuje 90 krajów. Społeczności te, niezwykle zróżnicowane i posługujące się wieloma różnymi językami, obecne są we wszystkich regionach geograficznych i reprezentują około 5 tysięcy różnych kultur. Niestety grupy te stanowią także aż 15% populacji ludzkiej żyjącej w ubóstwie, częściej cierpią wskutek głodu i niedożywienia oraz mają bardzo ograniczony dostęp do podstawowych dóbr, usług i zasobów gospodarczych.
Przyjęty w zeszłym roku europejski konsensus w sprawie rozwoju zawiera ważny zapis dotyczący promowania praw najsłabszych grup społecznych, w tym ludności rdzennej. Dlatego też działania na rzecz praw tych grup należy lepiej zintegrować z polityką rozwojową Unii Europejskiej, zwłaszcza w kontekście realizacji celów zrównoważonego rozwoju. Wszyscy aktorzy polityki rozwojowej, w tym Unia Europejska i państwa członkowskie, muszą dążyć do przyjęcia wszelkich niezbędnych środków w celu pełnego uznania ochrony i promowania rdzennych praw mieszkańców, w tym ich dostępu do ziemi, terytoriów zamieszkania i zasobów. Zadaniem Unii jest także dopilnowanie, aby wszelkie strategie polityczne dotyczące rozwoju, inwestycji i handlu respektowały prawa człowieka i prawa rdzennych mieszkańców.
Fernando Ruas (PPE). – Senhor Presidente, brevemente, para felicitar o relator e para sublinhar a importância desta discussão, aqui, na casa da democracia europeia. A defesa dos direitos dos povos indígenas cabe, em primeiro lugar, e como é óbvio, aos Estados onde as suas comunidades se inserem.
Sem paternalismos, a comunidade internacional deve também enquadrar, em termos legislativos, a vivência destas comunidades e os territórios que habitam. O direito internacional tem de ser aplicado, principalmente, quando os direitos destes povos são colocados em causa. Neste particular, gostaria de destacar a importância da ratificação da Convenção n.º 169 da OIT sobre os Povos Indígenas e Tribais, esperando igualmente a sua ratificação por parte dos 24 Estados-Membros da nossa União que ainda não o fizeram.
Estas ratificações parecem-me fundamentais, principalmente porque demonstram que existe uma concordância à escala global sobre um largo conjunto de princípios e de normas sobre estes direitos.
Para concluir, e enquanto Presidente da Delegação para as Relações com o Brasil, gostaria de me congratular com o anúncio do Papa Francisco de convocar uma Assembleia Especial do Sínodo dos Bispos para outubro do próximo ano relativa à “Amazónia: Novos caminhos para a Igreja e para uma ecologia integral”, que pretende, entre outros objetivos, promover uma exigência ética fundamental e um compromisso básico dos direitos humanos.
Ignazio Corrao (EFDD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio anch'io ringraziare il relatore, on. Assis, per l'ottimo lavoro svolto.
La storia dei popoli indigeni è una storia secolare macchiata di sangue e costellata da ingiustizie, abusi, genocidi ed espropri forzosi della loro terre ancestrali. Le popolazioni indigene hanno un rapporto unico con la terra e l'ambiente in cui vivono: per queste persone la terra è vita e lo stretto rapporto che li lega ad essa e alle sue risorse trascende completamente il concetto di proprietà delle società occidentali.
Le devastanti conseguenze che provoca la perdita della terra per le popolazioni indigene sono un crimine contro l'umanità che si perpetua sotto gli occhi delle istituzioni nazionali: spesso gli autori di tali nefandezze sono imprese multinazionali e non è raro che a essere coinvolte siano anche delle multinazionali europee.
Quest'Assemblea nell'ottobre del 2016 aveva provato a vastissima maggioranza una risoluzione a mia firma, in tema di violazione dei diritti umani compiuti da multinazionali. Tra l'altro, proponevamo una serie di misure molto concrete anche in questo settore ma, dopo quasi due anni e innumerevoli appelli, la Commissione europea, – e mi rivolgo alla Commissaria qui presente – continua a restare totalmente immobile mentre le multinazionali continuano ad arricchirsi a spese dell'ambiente e dei diritti fondamentali di queste popolazioni ancestrali.
Catch-the-eye procedure
Csaba Sógor (PPE). – Mr President, according to the UN, indigenous people around the world today are facing greater violation of their rights than was the case 10 years ago. Across the world, the collective and individual rights of indigenous peoples are being violated through discrimination, violence, forced expropriations, land grabbing and evictions.
It is therefore welcome that the report calls on the EU and the Member States to adopt all necessary measures for the full recognition and protection of the rights of indigenous peoples and for their prior and informed consultation on all issues affecting them. However, one of the most useful things the EU could do to help the situation of indigenous people is to lead by example: Europe’s autochthonous minorities also suffer from discrimination and denial of rights, and some of them from social exclusion. As a reminder, in the case of my minority, 28 years after the fall of Communism and 11 years after EU accession, properties grabbed by the former regime still have not been restituted to their owners, and some that have been restituted are now being renationalised by the state.
Julie Ward (S&D). – Mr President, I am pleased that Parliament has taken up the issue of indigenous people’s rights, informed by excellent NGOs such as the Unrepresented Nations and People Organization (UNPO). Having visited Brazilian indigenous communities in the Amazon, I think it is of crucial importance for this Parliament to take into account the rights of indigenous communities in all of its policies. Trade, in particular, offers an opportunity for the EU to build a strong legal framework to stop European companies from violating human rights, in particular the rights of indigenous people.
Intercultural dialogue and people-to-people contact are also very important tools to promote mutual understanding and democracy. My Socialist and Democrat colleague, Francisco Assis, has done a brilliant job with this report, giving a good overview of issues faced by indigenous peoples around the world and I am glad to see that land rights are at the heart of the report, as well as a strong focus on gender issues, such as sexual and reproductive health. I am also happy to announce that I will be hosting in the European Parliament a delegation of Kayapo people from Brazil in September.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κύριε Πρόεδρε, η αρπαγή των γαιών των αυτόχθονων πληθυσμών είναι στην ημερήσια διάταξη, σε Ασία, Αφρική και Λατινική Αμερική. Γίνεται μια συστηματική εκδίωξη όλων των αυτόχθονων πληθυσμών, κυρίως από πολυεθνικές, οι οποίες εμφανίζονται ως δήθεν επενδυτές. Έχουμε κινεζικές, αμερικανικές, αλλά και ευρωπαϊκές πολυεθνικές. Αρπάζουν κυριολεκτικά τη γη των ντόπιων πληθυσμών και όλα αυτά γίνονται υπό τα όμματα της Ευρωπαϊκής Ένωσης. Αν πραγματικά θέλουμε να μπει μια σειρά και να σταματήσει αυτή η κατάσταση, πρέπει να διαμορφώσουμε κυρώσεις, να διαμορφωθεί μια black list των εταιρειών οι οποίες αρπάζουν τη γη των αυτόχθονων πληθυσμών και επίσης μια black list και απαγόρευση εισαγωγής των προϊόντων που βγαίνουν από αυτές τις εταιρείες οι οποίες έχουν αρπάξει τη γη των αυτόχθονων πληθυσμών. Δεν υπάρχει άλλος τρόπος, παρά μόνο αυτός, για να μπει επιτέλους τέλος στην αρπαγή των γαιών των αυτόχθονων πληθυσμών.
Xabier Benito Ziluaga (GUE/NGL). – Señor presidente, la lideresa indígena Lolita Chávez fue nominada al premio Sájarov y aún hoy se sigue enfrentando al miedo. Hace dos años ya, la defensora Berta Cáceres fue asesinada. Se dice con cariño que Berta no murió, que se multiplicó. Sin embargo, solo en 2017 ha habido 312 Berta Cáceres. 312 defensoras y lideresas indígenas asesinadas. Y la desprotección y vulneración de derechos es aún mayor en el caso de ser mujer.
Este informe sobre la violación de derechos de los pueblos indígenas es sumamente necesario, pero no es suficiente. No se puede hacer con la mano izquierda una declaración así y con la mano derecha seguir con los tratados de comercio e inversión que posibilitan a las transnacionales europeas vulnerar los derechos y aprovechar la inestabilidad que ellas mismas generan para acaparar tierras, impulsar la minería, deforestar y matar, en última instancia.
No se puede seguir permitiendo la arquitectura de la impunidad. Es de imperiosa necesidad no perder el tiempo y la Comisión Europea debería implicarse totalmente en el instrumento internacional jurídicamente vinculante de las Naciones Unidas.
Γεώργιος Επιτήδειος (NI). – Κύριε Πρόεδρε, η αρπαγή των γαιών των αυτόχθονων πληθυσμών αποτελεί κυρίως την κορυφή του παγόβουνου ενός γενικότερου φαινομένου το οποίο έχει παγκόσμιες ρίζες, της παραβιάσεως δηλαδή των ανθρωπίνων δικαιωμάτων των λαών αυτών. Οι λαοί αυτοί αποτελούνται συνήθως από άτομα τα οποία δεν έχουν τη δυνατότητα να υπερασπιστούν τον εαυτό τους, πολύ δε περισσότερο να υπερασπιστούν τα συμφέροντά τους. Για τον λόγο αυτό, γίνονται αντικείμενα εκμετάλλευσης από πολυεθνικές εταιρείες, οι οποίες διαθέτουν συνήθως και μισθοφορικούς στρατούς και εκμεταλλεύονται τους ανθρώπους αυτούς, όχι μόνο υφαρπάζοντας τη γη τους, όχι μόνο εκμεταλλευόμενοι τους φυσικούς πόρους αυτών των λαών, αλλά πολλές φορές χρησιμοποιώντας τους και ως σκλάβους, βασανίζοντάς τους και αναγκάζοντάς τους να φύγουν από τις πατρίδες τους.
Είναι μια απαράδεκτη κατάσταση, ένα έγκλημα κατά της ανθρωπότητας, το οποίο η Ευρωπαϊκή Ένωση πρέπει να το αντιμετωπίσει με συγκεκριμένες ενέργειες. Το επιβάλλουν αυτό, όχι μόνο οι αρχές της Ευρωπαϊκής Ενώσεως, αλλά ο πολιτισμός και ο ανθρωπισμός μας.
(End of catch-the-eye procedure)
Marianne Thyssen,Member of the Commission. – Mr President, I would like to say to the Members of this Parliament and the rapporteur Mr Assis that this has been a very useful exchange and I thank all the Members for their interventions. Let me reiterate the high importance that the European Union attaches to the rights and well-being of indigenous peoples – their children, their women and their men – and to stopping the practice of land grabbing.
The Commission cooperates with the International Labour Organization on the promotion of Convention 169 and of indigenous peoples’ rights in external relations, and we will also further reflect, as I said in my introduction, on the call for the commitment to launch an action plan on responsible business conduct.
Support for indigenous peoples’ rights is integral to the European Union’s human rights policies and today’s discussion on this important, highly complex and pertinent report gives full evidence that this has to stay that way.
PRÉSIDENCE: Sylvie GUILLAUME Vice-présidente
Francisco Assis, relator. – Senhora Presidente, Senhora Comissária, Caros Colegas, quero começar por manifestar a minha profunda satisfação pelo larguíssimo consenso que se vislumbrou nesta câmara em torno deste assunto.
Como a Senhora Comissária acabou de referir, e muitíssimo bem, este assunto é um assunto de uma extrema complexidade. Não há soluções simples para este tipo de problemas. Por isso mesmo, é importante que a União Europeia assuma inteiramente as suas responsabilidades.
Ao assumirmos um compromisso com os povos indígenas, estamos sobretudo a reassumir um compromisso com o melhor de nós próprios. Temos um conjunto de valores inspiradores da nossa ação, que são valores razoavelmente consensuais. Apesar de vivermos, hoje, tempos difíceis na vida política europeia, é bom, em outros momentos, percebermos que esses valores continuam a ser valores relativamente unificadores dos europeus e dos seus representantes políticos.
O respeito pelos direitos humanos e o respeito pelo princípio fundamental da dignidade da pessoa humana são valores essenciais que devem sempre presidir à nossa intervenção política, seja em que circunstâncias for. Depois serão as nossas políticas declinadas de forma distinta, consoante as opções doutrinárias e programáticas de cada um, no respeito do próprio por democracias parlamentares, como aquelas em que vivemos.
Mas há um conjunto de valores fundamentais que têm de ser acautelados. Hoje, ao falarmos dos povos indígenas, também estamos a falar destes valores. Todos reconhecemos que os povos indígenas, que correspondem, de facto, a uma percentagem significativa da humanidade, são povos particularmente afetados por situações de violência, de opressão e de injustiça. Muitas vezes, são absolutamente incompreendidos. Talvez a maior injustiça seja a de olhar para eles e ver neles uma espécie de anacronismo que tem de ser posto em causa, que tem de ser exterminado. É muitas vezes na base disso, na base de que os povos indígenas são povos anacrónicos, que fechamos os olhos, com demasiada frequência, a muitas das violências que sobre eles são cometidas.
Ora, o contributo que este Parlamento Europeu pode e deve dar – e estou certo de que vai dar, amanhã, com uma votação muito significativa – é assumir esta responsabilidade da parte dos europeus.
Só para terminar, permita-me só mais 30 segundos, para dizer o seguinte. Tenho consciência de que este relatório aponta para que se exija mais aos europeus do que aos outros povos do mundo, e o único reparo que ouvi ao longo deste debate foi que, com isso, estaríamos de alguma maneira a estabelecer uma diferenciação que se voltaria contra nós. Mas a Europa, para exigir a responsabilidade dos outros, tem de começar por dar o exemplo. É dando, precisamente, esse exemplo aos outros povos e às outras nações e às outras regiões do mundo que estaremos em melhores condições para participar ativamente num debate internacional que se revele útil no sentido da promoção dos direitos dos povos indígenas.
La Présidente. – Le débat est clos.
Le vote aura lieu le mardi 3 juillet 2018.
18. Towards an EU external strategy against early and forced marriages (debate)
La Présidente. – L’ordre du jour appelle le débat sur le rapport de Charles Goerens, au nom de la commission des affaires étrangères, sur une stratégie extérieure de l’Union de lutte contre les mariages précoces et forcés – prochaines étapes (2017/2275(INI)) (A8-0187/2018).
Charles Goerens, rapporteur. – Madame la Présidente, j’ai l’honneur de présenter à cette assemblée un rapport intitulé «Vers une stratégie extérieure de l’Union de lutte contre les mariages précoces et forcés – prochaines étapes».
La problématique qui fait l’objet de notre débat aujourd’hui concerne un très grand nombre de personnes. Plus de 700 millions de personnes à travers le monde sont concernées par cette problématique. Il s’agit de filles et de garçons mais, avant tout, de jeunes filles qui sont victimes d’une pratique qui est absolument inhumaine et condamnable. Le Parlement européen n’a jusqu’à présent ménagé aucun effort pour condamner ces pratiques.
Au Soudan, par exemple, l’âge nuptial est de 10 ans. À partir de 10 ans, les jeunes filles qui sont forcées de se marier ne peuvent pas s’y opposer et cela donne lieu à des situations intenables. Le quotidien belge Le Soir a encore relaté récemment l’histoire extrêmement triste d’une fille qui a été victime d’un mariage forcé.
Quel est le rôle du Parlement européen dans toute cette problématique? Nous avons itérativement thématisé, disais-je, cette problématique. Ce n’est pas le nombre de constats qui manque. Tout a été dit, mais peut-être pas encore par tout le monde. Ce qu’il faut faire, c’est définir une stratégie, une approche pour faire bouger les lignes en la matière. Or, pour développer une stratégie, il faut fixer un cap. Par conséquent, premièrement, il faut avoir une vision claire sur les objectifs et, deuxièmement, définir le chemin pour y arriver. Il faut donc s’entendre sur des moyens appropriés à mettre en place pour lutter contre ce fléau.
Les objectifs sont les suivants: nous voulons que l’âge nuptial soit porté à 18 ans, et pas seulement dans un pays ou dans deux ou encore dans l’Union européenne, mais partout dans le monde. C’est une norme universelle. Elle a été consacrée par nombre de textes internationaux, elle a été consacrée par nombre de conventions qui sont déjà ratifiées ou en voie de l’être. Il faut faire de l’âge minimum pour accéder au mariage une obligation juridique et cette obligation juridique devient une obligation de résultat. Il faut engager une politique axée sur les résultats. Il ne suffit pas d’avoir inscrit dans la loi une interdiction de se marier en-deçà de l’âge de 18 ans, il faut faire en sorte que cette obligation devienne réalité.
Parlons maintenant des moyens. Dans les pays qui connaissent une pauvreté extrême, l’éducation est souvent le parent pauvre des politiques publiques. C’est dans le cadre d’un dialogue politique que la Commission et le Service européen pour l’action extérieure devraient aborder ces thématiques. La Commission et, bien entendu, les États membres qui véhiculent l’essentiel des moyens mis à la disposition de la politique d’aide au développement. Il faut soutenir les acteurs institutionnels tels que l’Unicef et le Fnuap (fonds des Nations unies pour les populations) qui ont une expérience et une expertise considérables en la matière. Puis, je demanderai aussi à la Commission de faire de la lutte contre les mariages précoces et forcés un élément de conditionnalité.
Parlons aussi de la crédibilité. Nous devons nous assurer que tous les États membres de l’Union européenne fixent aussi cette norme du mariage à 18 ans. Nous demandons à la Commission – c’est aussi une demande de notre commission et du rapport que j’ai l’honneur de vous présenter – de consacrer l’une des prochaines années à cette problématique, en déclarant une année européenne de lutte contre les mariage forcés et précoces. Enfin, il importe de combler les lacunes créées par le Global gag rule. Je sais que la Commission est sur la bonne voie, elle peut compter sur tout notre appui.
Pour conclure, il faut une Union européenne forte et déterminée, des États partenaires forts, ne pas lésiner sur les moyens, fixer un cap et, au plus tard, il faudrait avoir des résultats extrêmement réconfortants et tangibles en 2030, année où les objectifs de développement durable devraient être concrétisés.
Marianne Thyssen,Member of the Commission. – Madam President, I would first like to thank the rapporteur, Charles Goerens, for his excellent report. Protecting girls is, first and foremost, about upholding European values and respect for human rights. It is also about enforcing European law and respecting the Charter of Fundamental Rights and international human rights law. Combating child marriage requires a comprehensive strategy, and the European Union has already stepped up its external work and the recommendations included in the report are of vital importance to us and will help us in achieving even more.
Ending child marriage has been identified as a priority for the European Union action plan on human rights and democracy. We have translated this priority through the EU Gender Action Plan (GAP II) with a strong emphasis on the empowerment of girls. The revised European Union guidelines for the promotion and protection of the rights of the child highlight the fact that raising awareness and promoting gender equality is a priority for European engagement with partner countries.
The human rights and democracy country strategies for the 2016—2020 period include children’s rights as one of the main priorities, some of them focused on combating child marriage. The report also mentions children on the move as particularly vulnerable. The communication on the protection of children in migration, adopted in April 2017, proposes actions to protect these children, including girls who are at risk of forced marriage.
I want to reassure you that early and forced marriage is being regularly raised in political and human rights dialogues with the EU’s partner countries and we will continue to do so, as requested in the report. The report also calls for the Union to work together with the relevant UN agencies – and the rapporteur also requested this here – on this subject.
This cooperation is already ongoing and will continue. It has to continue. For instance, the European Union has contributed EUR 6 million to the UNFPA—UNICEF Global Programme to Accelerate Action to End Child Marriage. The programme targets communities from a group of 12 countries and focuses on education, access to health care, strengthening enforcement mechanisms, girls’ empowerment and changing social norms. In September 2017, the European Union and the United Nations launched a historic initiative, branded the ‘Spotlight Initiative’, to end violence against women and girls with an investment of EUR 500 million.
Ending early and forced marriage is as much about adopting protective legislation as about enhancing access to education. The report refers many times to the lack of education, not only as a root cause, but also as a consequence of early marriage.
We share this view. The communication on education and emergencies and protracted crises, adopted in May 2018, reiterates the protective role of education, recognising that children who are not in school are exposed to forced marriage and early pregnancy, among many other risks. The Union will markedly focus its education in emergency actions to bring children back into school, those forcibly displaced or those belonging to vulnerable and disadvantaged groups and to quality education.
We are also doing our homework inside the Union. We are combating early and forced marriage through promoting sustainable social change, through our rights, equality and citizenship programme. The Union has co—financed the setting up of a European network on guardianship for unaccompanied children. This network will allow developing guardianship capacity as well as the prevention of, and responses to, early and forced marriage. In October last year, we had a Girls Summit in Brussels, which brought together many young girls from around the world. The aim was to put the spotlight on what needs to be done to ensure their rights are respected, protected and of course enforced.
I would like to conclude by sharing some key messages from this summit that I find very valid in the context of today’s debate. Firstly, child marriage is not only a violation of girls’ rights, but also a form of violence and discrimination against women and girls and, as such, is absolutely unacceptable. Secondly, to end this practice it is of the utmost importance that girls and women have a voice at all levels of society.
We therefore very much share the views expressed in the report that the active participation of girls in society is an active way of preventing child marriage. Thirdly, as the report says, it is urgent to inform and educate men and boys. Men and boys must take full responsibility to challenge discriminatory social norms and gender stereotypes and foster positive norms of gender equality, non—violence and respect. Finally, education is the main channel through which sustainable progress in ending child marriage will be achieved. Congratulations again to the rapporteur.
Daniela Aiuto, relatrice per parere della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, la commissione FEMM, che oggi rappresento in qualità di relatrice per parere, si è già varie volte battuta per fermare lo scempio dei matrimoni forzati, in particolare dei matrimoni infantili che affliggono tutti i paesi del mondo, compresi gli Stati membri dell'Unione.
Quando ho appreso della decisione della commissione AFET di voler proporre una risoluzione alla Commissione per evidenziare il problema sono stata lieta di sapere che le nostre richieste, in quanto commissione FEMM, siano state finalmente ascoltate. Non siamo più soli nel combattere questa violazione dei diritti umani, come si evince anche dalla risoluzione che è stata presentata in quest'Aula.
Da quanto evidenziato in una recente relazione dell'UNICEF, infatti, se le cifre di tale problema continueranno a crescere ai ritmi attuali, potremmo avere in tutto il mondo 1,2 miliardi di matrimoni infantili entro il 2050. Nella stessa relazione si evince come i matrimoni infantili condizionano in maniera negativa e permanente sia la salute fisica che la salute mentale delle vittime che, lo ricordiamo ancora una volta, sono solo delle bambine.
Il matrimonio forzato precoce infantile costituisce una grave violazione dei diritti umani e ciò viene sancito da diverse convenzioni internazionali e dalla stessa Unione europea, come riporta la relazione, in quanto essa stessa è il principale attore in materia di sviluppo globale e diritti umani e deve svolgere un ruolo di primo piano nel fermare concretamente tali reati, soprattutto tramite il quadro della sua politica estera e delle sue politiche di cooperazione allo sviluppo con paesi terzi.
Bogdan Brunon Wenta, on behalf of the PPE Group. – Madam President, forced marriages leave an impact on girls and boys, and go against the fundamental rights and the dignity of children. We must be clear in our words: early and forced marriages are a form of violence. We must remember that these kinds of marriage lead to serious consequences, including limiting opportunities to study for those concerned, as education is often ceased abruptly, and, in some cases, to high mortality rates among mothers.
We need to ensure that forced marriages are not conducted on European territory among migrants or person of non-European citizenship. If we want to strengthen the fight against these forms of marriage, we need to invest in education and empowerment, especially for women and girls, and provide support to victims. Boys and men in third countries need to be given more information and education in order to develop support for measures that respect human rights, including those of children and women.
We need the EU, as an institution which has a global role on human rights, to also take a central role in the fight against early and forced marriages. The EU and its Member States must cooperate with the competent authorities, including those in third countries, and provide training and technical assistance so as to achieve legislation against this practice and ensure it is enforced.
Liliana Rodrigues, em nome do Grupo S&D. – Senhora Presidente, Senhora Comissária, todos nós conhecemos a história de Noyud Ali, uma menina do Iémen divorciada aos dez anos de idade. Aproveitou uma saída de casa, meteu-se num táxi e pediu que a levasse a um tribunal. Perante o juiz disse: quero o divórcio.
Noyud casou contra a sua vontade. Foi levada pelo marido e, na mesma noite, violada por esse homem, diz a menina, que cheirava a cebola. Pediu ajuda à sogra. Essa ajuda nunca veio. Tinha início a sua vida de casada a trabalhar na cozinha durante o dia e a ser espancada e violada à noite.
Esta é uma história semelhante às de 15 milhões de meninas que são obrigadas a casar todos os anos. São 28 por minuto. Em 193 países, 144 não proíbem o casamento infantil. É preciso proibir e criminalizar, é preciso educar. É preciso saber se os programas de prevenção são eficazes. Por fim, é preciso refletirmos se o financiamento europeu para a ação externa deve depender ou não de medidas concretas e mensuráveis de combate ao casamento infantil. A nossa mensagem só pode ser uma: o casamento infantil é inaceitável.
Nosheena Mobarik, on behalf of the ECR Group. – Madam President, despite considerable progress in advancing gender equality around the world, including through landmark agreements such as the Beijing Declaration and Platform for Action, women around the world are still vulnerable to all kinds of abuse, and in too many places their human rights are completely disregarded.
It is cultural norms and practices which allow this. Child early and forced marriage is a cultural, not a religious, practice, and while strict legal enforcement and education may eventually bring about a changed mindset, it will be a slow, gradual progression before we are rid of these practices. And despite there being many international and legal instruments already available to governments to fight these malpractices, we have a long way to go to eliminate child early and forced marriage. Our efforts must continue and be accelerated. I therefore fully support the recommendations made by MEP Goerens in his report.
Much consideration was given to demands for a minimum age of marriage. I accept that in some Member States you can marry at 16 with parental consent. However, I believe it is right we consider a higher age so that vulnerable young people, particularly girls, are sufficiently mature and are able to stand up for their rights and resist social pressure.
The ECR is committed to gender equality and the empowerment of women and girls through different means, focusing on achieving protection for women and girls from physical and sexual violence, as well as giving them opportunities in education, employment and in society in general.
Ángela Vallina, en nombre del Grupo GUE/NGL. – Señora presidenta, en el espacio de pocos meses volvemos a tratar en este Parlamento el asunto de los matrimonios forzados, práctica que hay que recordar que también se da en la Unión Europea y en los Estados Unidos.
Como ya hemos mencionado más de una vez, la protección de los menores está en nuestros tratados, y nuestra política exterior debe seguir a rajatabla dichas normas.
Una vez más, hacemos un llamamiento a la coherencia, a la aplicación efectiva de las normas y los acuerdos internacionales, como el Convenio de Estambul y la Agenda 2030 de las Naciones Unidas, y a que nuestras políticas de desarrollo en terceros países y las políticas comerciales converjan hacia el respeto de los derechos humanos, en especial de las mujeres, las niñas y los niños.
Por ello, vamos a votar a favor de este informe. Estamos a favor de la erradicación del matrimonio precoz también aquí, en la Unión Europea, y en cualquier parte del mundo, porque son prácticas que suponen formas de esclavitud que aún persisten en este mundo.
De esta manera, estaremos además cumpliendo con el artículo 37 del Convenio de Estambul.
Tolerancia cero, señora comisaria, a cualquier tipo de imposición de una cultura patriarcal.
Klaus Buchner, im Namen der Verts/ALE-Fraktion. – Frau Präsidentin! Kinder- und Zwangsehen sind mit der massenhaften Migration der letzten Jahre in Europa zu einem Problem geworden. Vor allem die jungen Frauen sind oft erst 12 oder 13 Jahre alt. Von einer freiwilligen, bewussten Entscheidung für eine Ehe kann in diesem Alter überhaupt keine Rede sein. Wie sollen wir damit umgehen? Sollen wir solche Ehen als Recht aus einem anderen Kulturkreis anerkennen? Nein, niemals! Denn von einer freiwillig eingegangenen Ehe kann keine Rede sein. Ich habe das selbst bei einer Afrikanerin erlebt, die mit 14 Jahren an einen etwa 60-jährigen Mann verheiratet wurde und sehr bald eine Tochter bekam. Sie wollte aus dieser Ehe fliehen und wurde sowohl von ihrem Mann als auch von der Familie mit dem Tod bedroht, weil sie Schande über die Familie gebracht hat.
Deshalb bin ich froh, dass wir in der neuen Entschließung, an der ich mitgearbeitet habe, fordern: In Europa sollen Ehen nur anerkannt werden, wenn beide Partner über 18 Jahre alt sind. Leider ist das kein Gesetz. Die EU kann nur eine Empfehlung an die Mitgliedstaaten richten. Trotzdem ist es damit wahrscheinlicher geworden, dass beide Ehepartner freiwillig und bewusst die Beziehung eingehen und dass ihre Kinder eine angemessene Erziehung von erwachsenen Eltern erhalten.
Die Entschließung enthält auch eine Empfehlung an die Mitgliedstaaten, den Frauen eine Aufenthaltsgenehmigung zu geben, die unabhängig von der ihrer Ehemänner ist. Eigentlich eine Selbstverständlichkeit, aber trotzdem oft nicht erfüllt.
Jörg Meuthen, im Namen der EFDD-Fraktion. – Frau Präsidentin! Mittelalterliche Zwangs- und Kinderehen waren hier längst überwunden. Frau Merkels unkontrollierte Masseneinwanderung hat sie zigtausendfach nach Europa gebracht. Diese Form der Gewalt gegenüber Minderjährigen wollen wir nicht. Sie bringt unermessliches Leid. Doch in Parallelgesellschaften ist das an der Tagesordnung. Ursache dieser Praxis ist – nennen wir das Übel beim Namen – die Scharia. Nicht Armut und Patriarchat sind die Ursachen von Zwangs- und Kinderehen, sondern in erster Linie der Islam. Der Bericht verpasst die Chance, dies klar zu benennen.
Es ist richtig, Zwangs- und Kinderehen außenpolitisch entgegenzuwirken. Aber wir müssen diese Verbrechen auch bei uns sanktionieren. Die Verheiratung einer Neunjährigen ist Kindesmissbrauch, nichts sonst. Wer das tut, muss strafrechtlich verfolgt werden. Anders als im Bericht behauptet, sind dafür nicht nur Männer verantwortlich, auch Frauen, Mütter wirken aktiv an der Zwangsverheiratung ihrer Kinder mit. All das muss aufhören. Wir müssen dem klare rechtliche Grenzen setzen.
Franz Obermayr, im Namen der ENF-Fraktion. – Frau Präsidentin! Wenn der Berichterstatter Früh- und Zwangsehen als Menschenrechtsverletzungen und Ausbeutung beschreibt, kann man ihm ja nur zustimmen. Leider ist die Forderung nach Ratifizierung diverser Übereinkommen wie auch des Übereinkommens von Istanbul nicht die Lösung bei dieser Problematik. Das Beispiel Türkei zeigt deutlich: Zwangsehen sind dort offiziell zwar verboten, aber die islamisch-religiöse Ehe ab zwölf nicht. Zwölfjährige Mädchen stehen da oft vor der Wahl, sich für eine Zwangsverheiratung zu entscheiden oder von der Familie verstoßen zu werden. Laut Unicef geht in der Türkei beinahe jede dritte Frau mit weniger als achtzehn Jahren in die Ehe.
Die in Istanbul geborene Soziologin Necla Kelek schätzt, dass es 2017 in Berlin rund 500 Zwangsehen gab, und ist auch der Meinung, dass die Tradition der Zwangsverheiratung auch bei uns Alltag wird. Wir dürfen daher in der Union die Augen nicht verschließen. Denn während wir diese Problematik sehr wohl diskutieren und thematisieren, eskaliert mitten unter uns eine islamische Parallelwelt, in der Scharia-basiertes Unrecht gegen Minderjährige real auch gelebt wird.
Edouard Martin (S&D). – Madame la Présidente, le mariage des enfants est évidemment une violation des droits de l’homme. La question est de savoir comment l’Europe peut aider à y remédier. Il faudrait peut-être que nous nous interrogions sur nos propres politiques extérieures. Je constate avec beaucoup d’amertume que dans nos différents accords, il n’y a jamais, ou très rarement, de chapitres mettant en avant l’égalité entre les femmes et les hommes, les droits des enfants, etc. Je peux pourtant vous assurer qu’ici même, lors de notre dernière session dans le cadre de l’accord de partenariat avec le Chili, nous avons enfin pour la première fois, inscrit un chapitre sur l’égalité entre les hommes et les femmes.
C’est grâce à la généralisation de ce type de conditionnalité que l’Europe pourra aider à y mettre un terme. Le problème ne sera pas éradiqué du jour au lendemain, mais c’est ainsi qu’il faut agir. C’est la voie à suivre.
Marek Jurek (ECR). – Pani Przewodnicząca! Panie i Panowie Posłowie! Rozmawiamy o kwestii małżeństw zewnętrznych w ramach zewnętrznej polityki Unii Europejskiej, a tymczasem nawet na tej sali słyszymy, że jest to problem, który istnieje u nas w Europie – ale nie w krajach, które nie przyjmują genderowej konwencji stambulskiej, ale w krajach które ją przyjęły.
Dlatego, proszę Państwa, ważne są nie postulaty, ale zdecydowane działania. Międzynarodowa Konwencja Praw Rodziny, której projekt proponujemy w Polsce, zakłada nieważność jakiegokolwiek przymusowego małżeństwa, gdziekolwiek byłoby zawarte.
Jeszcze jedna uwaga na temat tego szczególnego tekstu – w tym tekście ani razu nie pada słowo Islam, natomiast trzykrotnie atakowane są Stany Zjednoczone. Za co? Za politykę obrony najsłabszych w ramach odmowy finansowania międzynarodowych organizacji aborcyjnych. Przemyślmy fundamenty moralne, na których stoi nasza polityka, bo ich brak jest głównym źródłem problemów z którymi mamy do czynienia.
Jordi Solé (Verts/ALE). – Madam President, knowing that child early and forced marriages, despite being a clear violation of human rights, are still ingrained in some cultures and traditions, the European Union’s external strategy against them should have as central points education and cooperation with communities. Involving and educating community leaders, especially women, is fundamental in changing attitudes and behaviour concerning child marriages.
Education plays an essential role in order to foster social change and empower women and girls so that they can escape from discrimination and from decisions which they do not take and so they can fulfil their potential. Increasing the number of women in decision-making positions can help promote prevention and eradication policies for combating all kinds of violence against women, including forced and child marriages. However, we should not forget that the role of men is key in addressing gender stereotypes. Therefore, fighting against child and forced marriages involves fighting against patriarchal societies.
Caterina Chinnici (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, i matrimoni infantili precoci e forzati costituiscono una delle più gravi violazioni dei diritti umani e causano spesso danni di lungo corso sulla salute fisica e mentale delle vittime di tale pratica. Il fenomeno, sanzionato dalla convenzione di Istanbul, non colpisce unicamente i paesi terzi ma risulta in aumento anche in Europa: secondo i dati UNICEF sono oggi infatti 750 milioni le donne, nel mondo, che si sono sposate prima dei diciotto anni.
L'Unione europea non può rimanere indifferente rispetto a tale pratica, che ancora oggi priva troppe bambine dei diritti essenziali dell'infanzia e di una serena crescita psicofisica. Per porre fine al fenomeno, sia dentro che fuori l'Unione, è necessario intanto che negli Stati membri venga uniformemente fissata l'età minima per contrarre matrimonio a diciotto anni e che vengano adottate misure amministrative, legali e finanziarie per garantirne l'effettiva applicazione.
Ma per eradicare le cause più profonde di tale fenomeno nei paesi terzi occorre anche investire in azioni di sensibilizzazione, istruzione e parità di genere.
Ruža Tomašić (ECR). – Poštovana predsjedavajuća, rani prisilni brakovi predstavljaju grubo kršenje ljudskih prava djece i maloljetnika. Svaka strategija protiv ovakvih oblika spolnog i obiteljskog nasilja koja teži biti vjerodostojna mora podrazumijevati nultu toleranciju na takve prakse na tlu Europe.
Podržavam izvjestiteljev poziv državama članicama koje toleriraju brakove maloljetnika da utvrde jedinstvenu dob od 18 godina kao minimalnu dob za sklapanje braka. Svaku prisilu treba osuditi i onemogućiti, ali čak i kad se radi o dobrovoljnom stupanju maloljetnika u brak smatram da je riječ o lošoj pojavi.
Za preuzimanje odgovornosti i obveza koje brak sa sobom nosi potrebna je doza fizičke i psihičke zrelosti koju maloljetnici u velikim slučajevima nemaju.
Cécile Kashetu Kyenge (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, il dramma delle spose bambine è ancora una piaga che trascende i paesi, le culture e le religioni. Un dramma che ha sempre un denominatore comune, che trova radici nella povertà, nella disuguaglianza di genere, nella mancanza di istruzione, di opportunità sociali ed economiche. Il matrimonio infantile forzato e precoce non offre mai protezione ai minori costretti a contrarlo: al contrario, costituisce una grave violazione dei diritti umani, in particolare dei diritti delle donne.
Siamo noi, l'Unione europea, in quanto principale attore in materia di sviluppo globale dei diritti umani, a dover svolgere un ruolo di primo piano per eliminare questa forma inaudita di violenza contro le donne.
Lavoriamo quindi per creare uno spazio per un dialogo rispettoso con i leader delle comunità dei paesi terzi, per promuovere azioni trasversali e governative giuridiche, sociali e diplomatiche finalizzate alla prevenzione dei matrimoni forzati. Diamo prova della nostra leadership in materia di promozione dei diritti delle donne e dei diritti umani.
Interventions à la demande
Sirpa Pietikäinen (PPE). – Madam President, first of all I would like to thank the rapporteurs and congratulate them on the excellent report. Secondly, I would like to thank Commissioner Thyssen and the Commission for a very clear answer and for their activities in this field.
This problem of forced – and unforced – marriages of underage girls and boys shows clearly that we need full competence of the Commission in the field of constitutional rights, because if we do not have effective tools, both to address violence against women and girls in our own Member States and to act on a strong basis in our third-country cooperation, we cannot be as effective as we should be.
Secondly, I hope that, in our development cooperation and bilateral cooperation, we can increase substantially our aid for education on sexual and reproductive rights for girls, because this is an area in which, globally, aid has been cut the most.
Maria Gabriela Zoană (S&D). – Madam President, every seven seconds there is a girl under 15 years old getting married in the world, often to a man much older than herself. Early and forced marriages seriously violate human rights and, often, girls’ rights to education, increase the likelihood of domestic violence and have serious consequences on the sexual and reproductive health of women and girls.
Early and forced marriages exist in both third countries and within the EU. Some Member States have laws allowing children younger than 18 to marry under certain circumstances. In the current refugee crisis, it happens along the migration routes and in refugee camps. We should make legislative efforts to end early and forced marriages, at both EU and Member State level. Therefore all Member States should accelerate the ratification of the Istanbul Convention and see that it is fully implemented without delay.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, οι αναγκαστικοί γάμοι πολλαπλασιάζονται στις Ηνωμένες Πολιτείες και κυρίως στην Ευρωπαϊκή Ένωση, κι αυτό συμβαίνει διότι πλέον, με τη μαζική μετανάστευση πληθυσμών εδώ στην Ευρωπαϊκή Ένωση, υπάρχουν πληθυσμοί που με συγκεκριμένες πολιτισμικές καταβολές, αλλά βεβαίως και με θρησκευτικές ρίζες και αναφορές στο ίδιο το Ισλάμ, επιβάλλουν πλέον τους αναγκαστικούς γάμους – μια κατάσταση που παραβιάζει τα ανθρώπινα δικαιώματα, μια κατάσταση που παραβιάζει τα δικαιώματα των παιδιών και πρέπει να απαγορευτεί αυτή η διαδικασία πάραυτα. Φυσικά, παραβιάζεται και η Σύμβαση της Κωνσταντινούπολης, η Σύμβαση του ΟΗΕ για την προστασία των δικαιωμάτων των παιδιών.
Οφείλουμε, λοιπόν, να έχουμε μια νομοθεσία στην Ευρωπαϊκή Ένωση για να απαγορεύονται οι καταναγκαστικοί πλέον γάμοι – αναγκαστικοί λέγονται, αλλά καταναγκαστικοί είναι στην πράξη, διότι επιβάλλονται – και φυσικά να επενδυθούν χρήματα στις χώρες που ακολουθούν αυτό το φαινόμενο, προκειμένου να υπάρξει μία στήριξη σε επίπεδο πολιτισμικό και, κυρίως, να περάσουμε τις απόψεις που πρέπει να ισχύσουν.
Kateřina Konečná (GUE/NGL). – Paní předsedající, k dnešnímu dni bylo více než 750 milionů žen provdáno před dovršením věku osmnácti let a 250 milionů z nich bylo provdáno před patnáctým rokem svého věku. To jsou opravdu děsivá čísla, která dokládají závažné porušování lidských práv. Problémem však je, že zákonný zákaz dětských sňatků, sňatků v raném věku a nucených sňatků by sám o sobě nezaručil konec těchto sňatků. Je zapotřebí co nejširší mezinárodní spolupráce, abychom byli svědky konce této hanebné praxe.
EU by nyní měla tlačit na to, aby jak v členských státech Evropské unie, tak i ve třetích zemích se jasně uzákonilo osmnáct let jako jednotná minimální věková hranice pro vstup do manželství. Jsem přesvědčena, že je povinností Evropské unie jasně odsoudit tyto sňatky a postupovat v tomto ohledu nekompromisně jak v EU, tak i na mezinárodním poli. I my v Evropské unii máme dostatek nástrojů, abychom třetí země ovlivňovali, pojďme tak konat i v této věci.
Ignazio Corrao (EFDD). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, quando sentiamo parlare di matrimoni forzati, siamo portati a credere che si tratti di qualcosa di remoto nel tempo e nello spazio. Tristemente, si tratta invece di un problema più che mai attuale. Ciò che è più triste è che si tratta di una gravissima violazione dei diritti umani che a volte si compie proprio sotto i nostri occhi, qui in Europa.
Alcuni giornali, ad esempio, ne hanno denunciato la presenza anche in una delle città in cui sono cresciuto, a Palermo, dove adolescenti comprese tra i 13 e i 17 anni, originarie principalmente di Bangladesh, Pakistan, India e Sri Lanka, sono letteralmente scomparse da scuola, da un giorno all'altro, per essere rispedite dalle loro famiglie nei loro paesi d'origine, e là sposare l'uomo che era stato salto per loro e che loro non avevano mai visto.
Ciò dimostra che la lotta ai matrimoni forzati deve essere combattuta su tutti i fronti, all'interno e all'esterno al territorio europeo, e dalle istituzioni a tutti i livelli, a partire da chi negozia i trattati commerciali con questi paesi e ha il dovere di condizionare qualsiasi beneficio al raggiungimento di standard minimi in questo importantissimo settore.
Γεώργιος Επιτήδειος (NI). – Κυρία Πρόεδρε, η υποχρέωση που επιβάλλουν ορισμένα κράτη της Αφρικής και της Ασίας, κυρίως ισλαμικά, στα κορίτσια, να παντρεύονται σε νεαρή ηλικία, παιδική θα έλεγα ηλικία, αποτελεί πραγματικό στίγμα για τη σύγχρονη πολιτισμένη κοινωνία και την ανθρωπότητα. Δεν είναι μόνο παραβίαση ανθρωπίνων δικαιωμάτων, δεν είναι μόνο άσκηση βίας, είναι κάτι ακόμη χειρότερο, είναι ωμή και βάρβαρη παραβίαση της ανθρώπινης φύσεως. Κορίτσια των οποίων ο οργανισμός και το σώμα δεν έχουν ακόμη διαμορφωθεί, υποχρεώνονται να συμπεριφέρονται ως ενήλικες.
Όσα νομικά μέτρα και να λάβουμε, όσες συστάσεις και αν κάνουμε, ουδέποτε θα μπορέσουμε να επουλώσουμε τις σωματικές και κυρίως τις ψυχολογικές προκλήσεις και πλήγματα τα οποία έχουν δημιουργηθεί στην καρδιά αυτών των παιδιών. Η Ευρωπαϊκή Ένωση οφείλει να ενεργήσει αποτελεσματικά, οφείλει να αναθεωρήσει τις σχέσεις με κράτη τα οποία εφαρμόζουν αυτή την αναχρονιστική μέθοδο και κυρίως να μην επιτρέψει να δημιουργηθεί αυτή η κατάσταση στην ίδια της την περιοχή.
Michaela Šojdrová (PPE). – Paní předsedající, já myslím, že všichni považujeme nucené sňatky za pošlapávání lidských práv a lidské důstojnosti. Dovídáme se o nárůstu nucených sňatků zejména v zemích, kde je nyní válka a humanitární krize. Například víme, že v Sýrii před válkou existovalo zhruba 13 % těchto sňatků a v poslední době stouplo toto procento až na 40 %.
Co je důvodem? Nucené sňatky jsou způsobeny jednak dlouhou tradicí, částečně náboženskou, ale i životními podmínkami. Sňatek svých dětí, zejména dcer, rodiče považují za řešení těžkých sociálních podmínek nebo způsob ochrany před ještě horšími formami násilí. Pro mnohé dívky to znamená ukončení vzdělání, domácí násilí, psychické problémy a také ještě další komplikace, třeba při porodu.
Zvyky i okolnosti mohou být však silnější než zákon a tak i tam, kde byly zákonem zakázány tyto sňatky, se jejich počet snížil jen minimálně. To znamená větší výchova a lepší životní podmínky jsou řešením.
Julie Ward (S&D). – Madam President, child, early and forced marriages are a form of gender-based violence and a violation of the rights of the child. Apart from direct psychological and physical consequences, early and forced marriages have a dramatic negative effect on a child’s right to education.
As a feminist and a children’s rights campaigner, I fully support the report’s call for all Member States to ratify the Istanbul Convention, which is the most comprehensive legal instrument that we have to combat all forms of gender-based violence. Eleven Member States, including the UK, still have not ratified this Convention. Shame on them!
Regarding neighbouring countries, let’s recall that, in autumn 2016, President Erdogan’s ruling AKP party in Turkey tried to introduce a law that would have allowed convicted rapists to marry their child victims, thereby legalising paedophilia. And shame on Theresa May for entertaining such an appalling regime during a recent state visit to the UK!
Thank goodness for the values and decency of the EU, which stands against all forms of violence against women and girls.
Seán Kelly (PPE). – Madam President, I was delighted with this debate this evening because all sides of the House emphasised the absolute horror of forced marriages. Only yesterday I was reading about an 11-year-old girl who was forced to marry a 51-year-old man. And when you think of the fact that, even for ourselves, if we have to spend half an hour or an hour with people we do not get on well with, it can be trying, can you imagine what it is like for a young girl forced, as MEPs mentioned, to become an adult almost overnight and, at the same time, only a child?
It’s horrible and it’s a cultural, religious – call it what you like – phenomenon that has been going on for too long. We really have to ensure, first of all, that we end any such practices that may be happening in Europe, and do everything we can to end them internationally, because this is an absolute scandal in the modern era. Every child is entitled to a life and every girl should be able to grow up and marry in her own time.
(Fin des interventions à la demande)
Marianne Thyssen,Member of the Commission. – Madam President, from this debate I conclude that we all share a common interest in using European diplomatic power, and all European instruments to their full potential, to protect girls from early and forced marriage.
We now have a unique opportunity with Agenda 2030 for Sustainable Development and its specific target 5.3 on child marriage. To succeed and meet the 2030 Agenda target, we need a stronger partnership, we need more and better laws, more action plans, budget and accountability mechanisms and more data collection. We also need to see more comprehensive approaches, addressing all the various patterns behind child marriage. We need, too, more communication of positive stories on what works and also on what does not work. We see great potential in a European year dedicated to the fight against child, early and forced marriages, and we will ask our services to evaluate this idea. What is absolutely necessary and clear is that we need more funding. An urgent scaling-up is required as current investments are not enough.
Lastly, we need more long-term commitment. We are talking here about the devastating consequences of child marriage on the lifetime of girls and on society.
Let me thank the honourable Members for this useful exchange and specifically the rapporteur for his good report.
Charles Goerens, rapporteur. – Madame la Présidente, tout d’abord, je suis extrêmement satisfait de la qualité de cette discussion, comme vient de le souligner d’ailleurs à juste titre Madame la commissaire, que je remercie pour ses propos et commentaires absolument pertinents et très appropriés. Elle témoigne ainsi de la volonté de la Commission de prendre à bras le corps ce problème et nous avons pris soin de donner une impulsion politique à ce problème.
Ensuite, les États membres de l’Union européenne doivent être exemplaires. Ils doivent inscrire l’autorisation de se marier à 18 ans dans leur législation. Il s’agit d’une obligation de résultat, aucune circonstance atténuante ne permet de faire l’impasse sur cette obligation.
De plus, l’ancrage d’une pratique criminelle qui se reproduit d’année en année, de génération en génération, ne justifie en rien son maintien. Là aussi, il n’y a aucune circonstance atténuante pour excuser ou justifier un tant soit peu la pérennisation d’une pratique qui est absolument crapuleuse et criminelle. Ce n’est pas l’ancrage d’une telle pratique dans la religion ni dans la tradition culturelle qui le justifierait, parce qu’à la rigueur on devrait finir par accepter le cannibalisme au motif que cette pratique aussi a été ancrée dans certaines traditions.
Donc, soyons absolument clairs afin qu’il n’y ait pas le moindre malentendu à ce propos, nous en tant qu’Union européenne, en tant qu’États membres de l’Union européenne, nous devons être absolument déterminés pour montrer le bon exemple et en faire un élément de conditionnalité dans nos relations extérieures. Que l’on ne vienne pas nous dire que cette interdiction relèverait d’une juridiction ou d’un ensemble de comportements des pays occidentaux. La convention universelle des droits de l’homme est universelle. Toute la législation sur la protection des droits de l’enfant est universelle. Donc, je crois que nous devons agir à l’échelle globale. Étant donné que la Commission fait sienne la volonté d’influer sur le reste du monde, je crois que nous ne pouvons pas faire l’impasse sur ce point.
Enfin, j’aurais souhaité voir la Commission se prononcer sur notre requête de consacrer l’une des prochaines années à cette problématique. Je sais que nous sommes en concurrence avec d’autres, néanmoins, étant donné l’envergure qu’a pris ce problème et l’envergure supplémentaire qu’il risque d’avoir à l’avenir, étant donné la forte croissance démographique dans certains pays, je crois que déclarer une année européenne de lutte contre les mariages forcés et les mariages des mineurs serait tout à fait à la hauteur de nos ambitions.
La Présidente. – Le débat est clos.
Le vote aura lieu mercredi, le 4 juillet 2018.
Déclarations écrites (article 162)
María Teresa Giménez Barbat (ALDE), por escrito. – Europa no se construirá sobre la base de valores débiles que, bajo una apariencia de respeto por la diversidad cultural y religiosa, acomodan tradiciones nocivas que dañan la dignidad humana y son un serio obstáculo al desarrollo. A través de su estrategia exterior contra los matrimonios precoces y forzados, la Unión reafirma su compromiso con valores universales, pese a reconocer que la mera prohibición legal de los matrimonios forzados no garantiza por sí sola el fin de estas prácticas, debido a la complejidad de factores sociales, políticos, ecológicos y económicos implicados. Quiero subrayar que, aunque estas prácticas afectan desproporcionadamente a las niñas en todo el mundo, los niños también son víctimas, como reconoce el informe: hasta la fecha, 750 millones de niñas y 156 millones de niños se han casado antes de cumplir 18 años, mientras que 250 millones de niñas y 25 millones de niños lo hicieron antes de los 15. La celebración de matrimonios infantiles contraviene las declaraciones sobre los derechos del niño, el Convenio de Estambul para combatir la violencia contra las mujeres, y tradiciones europeas que salvaguardan el libre consentimiento de los cónyuges. La Unión debe afirmar el respeto por este valor dentro y fuera de sus fronteras.
Ivan Jakovčić (ALDE), napisan. – Dječji su brakovi globalni problem koji nadilazi zemlje, kulture i religije. Brojke su činjenice: danas je na svijetu više od 750 milijuna žena koje su udane prije navršene 18. godine. Rani i prisilni brakovi imaju krajnje negativne posljedice na fizičko i mentalno zdravlje te osobni razvoj dotičnih osoba kao i na djecu rođenu u takvim brakovima te društvo u cjelini.
U potpunosti podržavam ovo Izvješće ususret vanjskoj strategiji EU-a protiv ranih i prisilnih brakova – sljedeći koraci, s obzirom da je iskorjenjivanje tih praksi, koje predstavljaju ozbiljno kršenje ljudskih prava, prava na ravnopravnost, neovisnost i tjelesni integritet, zacrtano kao jedan od prioriteta vanjskog djelovanja EU-a u području promicanja prava žena i ljudskih prava.
Ovo Izvješće, koje podržavam, napominje da neke države članice EU-a dopuštaju sklapanje braka sa 16 godina uz suglasnost roditelja, stoga se poziva zakonodavce, kako u državama EU-a tako i u trećim zemljama, da utvrde jedinstvenu dob od 18 godina kao minimalnu dob za sklapanje braka i da uvedu potrebne administrativne, pravosudne i financijske mjere kako bi izvršili taj zahtjev, na primjer promicanjem registracije brakova i rođenja te jamčeći da djevojčice imaju pristup institucionalnim mehanizmima potpore, među ostalim psihosocijalnom savjetovanju, zaštitnim mehanizmima te prilikama za ekonomsko osnaživanje.
Lívia Járóka (PPE), írásban. – A gyermek- és kényszerházasságok sajnálatos módon máig jelen vannak a világ különböző tájain. Kijelenthető, hogy a gyermekházasság globális, országokon, kultúrákon és vallásokon átívelő probléma. Eddig több mint 750 millió lányt adtak férjhez 18 éves kora előtt, ezen belül 250 millió lányt 15 éves kora előtt, ami jelentősen növekszik instabilitás, migrációs válság, fegyveres konfliktusok, valamint természeti és humanitárius katasztrófák idején. Bár a legtöbb országban meghatározzák a házasságkötés alsó korhatárát, amely általában 18 év, azonban számos ország továbbra is kivételeket biztosít a házasságkötés alsó korhatárára.
A gyermekmenyasszonyok gyakran erőszak áldozatai, számos egészségügyi problémától szenvednek, megfosztják őket az oktatástól és a jövőbeli fizetett munkaviszonytól, függő viszonyba helyezik őket, ezért nagyobb valószínűséggel lesznek szegények és maradnak azok, így a szegénység tovább öröklődik. A kutatások szerint a gyermekházasság a fejlődő országoknak 2030-ra több billió dollár veszteséget fog okozni. A probléma felszámolásához holisztikus és átfogó megközelítést kell alkalmazni, orvosolni kell a kiváltó okokat, és ki kell terjeszteni a nemek közötti esélyegyenlőséget a hagyományos ágazatoknak számító oktatáson és egészségügyön túl valamennyi más szakpolitikai területre. A gyermek-, a korai és a kényszerházasság a gyermekek jogainak egyértelmű megsértése, és a lányok és fiúk elleni erőszak egyik formája, amely ellen globálisan kell fellépni.
Pirkko Ruohonen-Lerner (ECR), kirjallinen. – Muutama vuosikymmen sitten pakkoavioliitoiksi kutsuttiin avioliittoja, jotka pariskunnat katsoivat parhaaksi solmia siksi, että nainen oli tullut raskaaksi. Nykyisin pakkoavioliitoilla tarkoitetaan avioliittoja, joihin pakotetaan tai painostetaan hyvin nuoria tyttöjä, joskus jopa pikkulapsia. Lapsi- ja pakkoavioliitot rikkovat vakavalla tavalla perimmäisiä ihmisoikeuksia. Lasten terveys vaarantuu lisäksi järkyttävällä tavalla raskauden ja synnytyksen vuoksi. Lapsiavioliitot kielletään useissa kansainvälisissä sopimuksissa, kuten Istanbulin yleissopimuksessa, mutta konkreettisia toimia tarvitaan yhä kipeästi.
Suomessa lapsiavioliitoista nousi kohu, kun katukuvaan ilmestyi vuosi sitten PLAN Internationalin varainkeruukampanja, jonka julisteessa esiintyi 12-vuotias viimeisillään raskaana oleva tyttö. Kuva puhui enemmän kuin tuhat sanaa ja aiheutti kiivaita keskusteluja, mitä pidän pelkästään hyvänä asiana. Ongelmat eivät poistu sillä, että vaikenemme niistä. Erityisesti maahanmuuton seurauksena lapsiraskaudet ovat lisääntyneet myös EU-maiden sisällä. Lapsiavioliittojen määrät ovat kauhistuttavia. Arviolta neljä miljoonaa tyttöä avioituu vuosittain ennen 15 vuoden ikää. Jos tilanne jatkuu samanlaisena, on arvioitu, että vuoteen 2050 mennessä maailmassa tulee olemaan 1,2 miljardia lapsiavioliiton uhria.
Tälle kehitykselle on tehtävä loppu. Lapsi- ja pakkoavioliittojen perimmäisiin syihin, kuten haitallisiin käytäntöihin ja tapoihin, sukupuolten äärimmäiseen epätasa-arvoon, köyhyyteen ja koulutuksen puutteeseen, on puututtava. Mitkään uskontoon tai tapakulttuuriin perustuvat syyt eivät saa mennä lasten oikeuksien edelle. Lasten on saatava elää lasten elämää ilman ulkoista pakkoa tai painostusta avioliiton solmimiseen.
La Présidente. – L’ordre du jour appelle le débat sur le rapport de Arne Lietz et Jo Leinen, au nom de la commission des affaires étrangères et de la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire, sur la diplomatie climatique (2017/2272(INI) (A8-0221/2018).
Arne Lietz, Berichterstatter. – Frau Präsidentin, sehr geehrte Vertreter der Kommission! Ich freue mich sehr, dass wir heute den Initiativbericht zur Klimadiplomatie des Ausschusses für auswärtige Angelegenheiten und des Ausschusses für Umweltfragen hier im Plenum diskutieren. Wir haben einen sehr umfassenden Text erarbeitet, und vor allem möchte ich für die ausgezeichnete überfraktionelle Zusammenarbeit danken, auch allen Schattenberichterstatterinnen und Schattenberichterstattern, die in den vergangenen Wochen zu dem Erfolg dieses Papiers beigetragen haben.
Es wurde Zeit, dass das Europäische Parlament Klimadiplomatie auch auf seine auswärtige Agenda setzt. Wenn die EU sich jedoch glaubhaft international für die Umsetzung der Klimaziele aus dem Übereinkommen von Paris einsetzen will, muss sie zuallererst auch ihre eigenen Hausaufgaben machen. Europäische Klimapolitik muss ambitioniert sein, und sie muss sich auch sichtbar an den eigenen Zusagen und Versprechen orientieren und einen maßgeblichen Teil dazu beitragen, weniger zahlungskräftige Staaten hier bei der Umsetzung internationaler Klimanormen zu unterstützen. Um die EU in die Lage zu versetzen, eine führende Rolle in der internationalen Umsetzung der Klimaziele des Übereinkommens von Paris einzunehmen, müssen wir zunächst den Europäischen Auswärtigen Dienst im Bereich Klimadiplomatie personell und finanziell stärken. Dazu gehört auch, die EU-Delegationen in Drittländern zu befähigen, das Thema stärker in ihr Portfolio zu integrieren.
Diese Neubesetzung muss außerdem im kommenden mehrjährigen Finanzrahmen der EU reflektiert sein. Vor diesem Hintergrund appelliere ich an die Europäische Kommission, den im Bericht formulierten Forderungen nachzukommen und die EU-Klimadiplomatie auch fiskalisch nachhaltig zu stärken, sie auch in den kommenden Gesetzesinitiativen aktiv weiter und verstärkt einzubeziehen.
Das Europäische Parlament muss Klimadiplomatie ebenfalls auf seiner außenpolitischen Agenda fest etablieren. Mit Blick auf den ressortübergreifenden Charakter des Themas muss der klimadiplomatische Ansatz des Parlaments auch andere Politikfelder mit einbinden. Insbesondere Konfliktprävention, Migrationspolitik, Handelspolitik und die Gemeinsame Sicherheits- und Verteidigungspolitik gehören mit dazu. Das wäre ein direkter Ansatz und die Anwendung der entwicklungspolitischen Ziele 2030, der Ziele für nachhaltige Entwicklung, die hier gut miteinander verbunden werden können und müssen.
Mit Blick darauf, dass Klimawandel und seine Folgen nicht nur die Politik beschäftigen, freue ich mich besonders, dass die Enzyklika „Laudato si'“ von Papst Franziskus, die ebenfalls starken Bezug zum Thema nimmt, als Referenzpunkt in den Bericht aufgenommen wurde.
Als weiteres praktisches Beispiel möchte ich die Handelspolitik heranziehen, dass auch in künftigen Abkommen und in anderen Politikbereichen aber auch in der Handelspolitik und in den Freihandelsabkommen dieses Thema eine Verwendung findet. Wir haben das beim CETA erlebt und jetzt bei dem aktuell verhandelten Freihandelsabkommen mit Japan. Über seine parlamentarischen Netzwerke, seine Delegationen in Partnerländern sowie im Rahmen von Delegationsreisen muss das Europäische Parlament seine klimapolitische Agenda weiter voranbringen und in seinen diplomatischen Bemühungen die Klimaziele als Teil der Ziele für nachhaltige Entwicklung als integralen Bestandteil bi- und unilateraler Gespräche setzen.
Die Europäische Kommission und der Europäische Auswärtige Dienst sollten in enger Zusammenarbeit mit dem Europäischen Parlament und den Mitgliedstaaten eine Strategie für EU-Klimadiplomatie erarbeiten. Deren Umsetzung und Überarbeitung muss regelmäßig überprüft werden. Dabei wird dem Parlament die Aufgabe zukommen, in seinen entsprechenden Berichten Erfolge und Lücken der klimadiplomatischen Bemühungen der EU zu identifizieren und Vorschläge für künftige Richtungen zu machen.
Für erfolgreiche Klimapolitik wird neben internationalen Gipfeltreffen wie der G7 und G20 zusehends auch die regionale Ebene wichtig. Städte und Regionen, lokale Akteure bis hin zu Rathäusern sind in der Umsetzung klimapolitischer Forderungen und der nachhaltigen Agenda oft die ausschlaggebenden Handlungsträger. Sie sollen deshalb in klimadiplomatischen Richtlinien der EU eingebunden und mit bedacht werden, auch wenn die EU weltweit unterwegs ist. Gleiches gilt für Zivilgesellschaft und Wissenschaft. Insbesondere für öffentlichkeitswirksame Kampagnen und internationale Überzeugungsarbeit sind diese Netzwerke maßgeblich.
Ich möchte nun abschließend noch mal meinem Ko-Berichterstatter Jo Leinen für die tolle Zusammenarbeit danken, aber auch den Ausschusssekretariaten, auch für die Anhörung, die wir dazu vorgenommen haben, und freue mich jetzt auf eine produktive Debatte.
Jo Leinen, Berichterstatter. – Frau Präsidentin, Herr Kommissar Arias Cañete, liebe Kolleginnen und Kollegen! Der Klimaschutz ist eine globale Herausforderung, und er kann auch nur durch globale Zusammenarbeit bewältigt werden. Die EU ist im Klimaschutz natürlich ein Vorreiter und hat bisher auch viele Leistungen vollbracht. Aber Europa allein kann das Klima nicht schützen. Wir brauchen Partner in der Welt, und wie wir wissen, brauchen wir alle Ebenen. Wir brauchen die Regierungen, wir brauchen aber auch die Zivilgesellschaft, die lokale Ebene, die regionale Ebene, die Unternehmen, die Wissenschaft. Genau das ist das Thema unseres Berichts: Wie wir ein Instrument entwickeln können – gemeinsam mit allen Institutionen, die die EU hat, nicht nur der Kommission, nicht nur dem Rat, sondern auch dem Parlament und unseren Agenturen –, wie wir kohärent, strategisch und auch glaubwürdig für die Umsetzung des Übereinkommens von Paris werben können.
Kollege Lietz hat schon erwähnt: Wir wollen, dass die EU-Politik, was den Klimaschutz angeht, kohärent wird, das heißt: ein mainstreaming in alle anderen Politikbereiche hinein, vor allen Dingen natürlich in die Handelspolitik, die Entwicklungspolitik und die Sicherheitspolitik. Und da wäre meine erste Frage an Kommissar Arias Cañete: Kann man sich vorstellen, dass die Handelsverträge, die wir machen, konditioniert werden, dass die Länder, mit denen wir Verträge machen, das Übereinkommen von Paris auch ratifiziert haben und umsetzen? Wir sehen ja, dass Länder, die das nicht machen, sich dann Vorteile verschaffen, die unfair sind. Wir hatten kürzlich diese große Konferenz über den Zusammenhang von Klimawandel und Sicherheitspolitik. In der Tat: Wassermangel, Dürren, Stürme, massive Regenfälle können die Existenz von Millionen Menschen gefährden und damit auch die Sicherheit gefährden, was wir ja schon in einigen Ländern beobachten. Die Außen- und Sicherheitspolitik der EU sollte sich darauf einstellen, dass wir Frühwarnsysteme haben und dass wir auch unsere Strategien darauf abstellen.
Für strategische Partnerschaften gibt es ein Beispiel, Herr Kommissar: Wir haben mit China viele Jahre Kooperation für ein Emissionshandelssystem – das ist sicherlich eine Erfolgsgeschichte –, und ich würde auch meinen, dass wir mit anderen Ländern thematische Kooperationen machen, vor allen Dingen beim Ausstieg aus fossilen Energien, beim Aufbau von erneuerbaren Energien und anderen Politiken, die wir für den Klimaschutz brauchen. Da auch eine Frage an Herrn Arias Cañete: Wie weit hat die Kommission vorgearbeitet, dass wir mit Städten, mit Regionen, mit anderen Ländern thematische Kooperationen machen?
Wir brauchen natürlich eine glaubwürdige Klimapolitik bei uns. Katowice wird der nächste Testfall. Wir sind der Meinung, dass die EU ihr Klimaziel für 2030 anheben soll. Auch eine Frage an Kommissar Arias Cañete: Ist es möglich, dass wir noch vor Katowice das bereits beschlossene Ziel von 40 % CO2-Reduzierung auch noch erhöhen können – im Lichte der Gesetzgebung, die wir bereits beschlossen haben? Sicherlich wäre es erfreulich, dass wir auch die Langfriststrategie bis 2050 nach Katowice uns selbst und den Partnern in der Welt vorlegen. Auch ich war bei der Arbeit über diesen Bericht erfreut. Danke, Arne Lietz, der der Haupttreiber war. Es ist seine Idee gewesen, die Zusammenarbeit von AFET und ENVI hier im Parlament zeigt, dass das geht. Danke auch allen Abteilungen im Parlament für die Zuarbeit, ich freue mich auf eine breite Unterstützung morgen im Plenum, und dann geht die Arbeit erst richtig los.
Miguel Arias Cañete,Member of the Commission. – Madam President, honourable Members, let me begin by congratulating the co-rapporteurs, Mr Lietz and Mr Leinen, for their excellent work and their cooperation on this important issue, particularly as we look in the months ahead towards COP24 in Katowice. The Commission fully shares Parliament’s view that addressing climate change is a collective responsibility at global level and requires a continuing shared commitment to multilateralism.
Today, more than ever, Europe stands by the principles of a rules-based order, with the Paris Agreement as a cornerstone of an indispensable multilateral system. For Europe, dealing with climate change is not only a matter of political responsibility and multilateral engagement but also a matter of security, prevention of conflict, and stability around the world. Those principles were reaffirmed during the second edition of the Ministerial on Climate Action, co-hosted by the European Union, together with China and Canada, in Brussels on 20 and 21 June. Ministers confirmed that the Paris Agreement is irreversible and it is not to be renegotiated, stressing the importance of multilateralism. They reiterated their commitment to concluding the negotiations on the Paris Agreement work programme.
In addition, on 22 June, High Representative and Commission Vice-President Mogherini hosted an important event on climate, peace and security, at which, as a European Union leader, she was both congratulated and further called upon by international leaders. The European External Action Service and the Commission are committed to deploying maximum political and diplomatic efforts to integrate action on climate, security and development, enhancing the European Union’s already strong, proactive voice on the global stage.
As acknowledged in your report, 2018 is a crucial year for international climate action. The European Union is taking an active role in the Talanoa Dialogue. The recent ‘EU for Talanoa’ conference gathered some 550 participants, with widespread agreement that concluding on the Paris work programme at COP24 will be an important stepping stone towards delivering the Paris Agreement commitments.
Talanoa is also the theme of the European Union climate diplomacy weeks in 2018 and presents an opportunity for the Union to showcase its model for low-emissions transition in a way that empowers more ambitious engagement from state and non-state players in order to help our partner countries implement the Paris Agreement. In this context, the European Union recently launched a strategic partnership for the implementation of the Paris Agreement. This is but one of the several initiatives on climate change that the Union is carrying out in various regions of the world through its sustainable development and cooperation instruments. A number of those initiatives, such as the global climate-change alliances, help address trans-boundary climate-related issues through dialogue and negotiation, thus supporting the climate diplomacy objectives.
The report also rightly acknowledges that climate diplomacy plays a vital role in global security. Climate security has become one of the most important parts of our climate diplomacy, and the need to strengthen our efforts, to avoid climate change becoming a serious threat multiplier, is widely understood in our partner countries.
The Commission welcomes the recognition in the report that effective climate diplomacy requires leadership at home as well as action at international level. The European Union is continuing to lead by example, by forging ahead with implementation of our nationally determined contributions (NDCs). We all reached a political agreement on the key pillars of the 23rd Climate and Energy Framework and this will allow the European Union to reach beyond our, at least 40%, emission-reduction contribution under the Paris Agreement.
The European Union is committed to continuing its efforts. As a next step, the Commission will put forward a vision for the European Union long-term greenhouse emissions reduction strategy by November 2018. It will provide a clear vision of how to have a truly decarbonised European economy and will give a clear direction of travel, to ensure we have the right investments in place.
The European Union and its Member States also continue to contribute their fair share to climate finance, remaining the largest donor of public climate finance by population: EUR 20.2 billion to climate action in developing countries in 2016. During this year’s climate diplomacy weeks, the European Union’s delegations around the world will, together with Member States’ embassies, be communicating their success stories. They will be showcasing the European Union’s strong track record in domestic implementation through effective climate policies.
The European Union will, through strength and cooperation, build strong partnerships and provide continuous support to the poorest and most vulnerable.
President, honourable Members, let me conclude by thanking Parliament once again for this comprehensive report and for your strong support for European climate action. I look forward to continuing to work with you in the months ahead as we approach COP24.
Francesc Gambús, en nombre del Grupo PPE. – Señora presidenta, señor comisario, el debate que hoy tenemos es más importante de lo que pueda parecer y, por ello, quiero empezar agradeciendo su trabajo a los ponentes y también al resto de comisiones implicadas.
La lucha contra el cambio climático que ha liderado la Unión Europea desde antes del gran acuerdo de la COP21 es imposible de conseguir si no somos capaces de involucrar a todos —y bien lo sabe usted, señor comisario, que hablaba ahora mismo de multilateralismo—.
De poco servirá que en Europa nos dotemos de una estrategia para luchar contra el vertido de plástico si no somos capaces de explicar su necesidad y forzar la corresponsabilidad del resto de actores globales.
Debemos ser claves en la lucha contra el cambio climático ―como digo― y ser capaces asimismo de entender que esta no será una lucha que ganemos nosotros solos, sino con la comunidad internacional a todos los niveles, porque es un problema que nos afecta a todos.
No habrá país del mundo que no se verá afectado por el cambio climático ni nadie que lo resuelva en solitario, ni los más desarrollados ni los menos, pero también debemos ser conscientes de que los daños del cambio climático afectarán más a las personas de los países que no tienen medios a su alcance para paliar los efectos del cambio climático.
Hace ya meses —y voy terminando—, aquí mismo en Estrasburgo, recibimos a la presidenta de las islas Marshall, que nos recordó que somos un referente para el mundo en esta lucha. Pero sobre todo nos dijo que, en países como el suyo, con una altura media de dos metros sobre el nivel del mar, no hay donde esconderse. Para miles de personas, hacer frente al cambio climático supone la diferencia entre vivir, huir o morir.
Soledad Cabezón Ruiz, en nombre del Grupo S&D. – Señora presidenta, gracias, señor Leinen, por este informe, que viene a pedir que la Unión Europea ejerza de líder a nivel mundial para alcanzar el Acuerdo de París. Yo quiero hacer énfasis en dos ideas.
Fundamentalmente en que todas las políticas con dimensión exterior de la Unión Europea deberían incluir los asuntos climáticos en su agenda y tener respaldo económico y humano.
Lo ha mencionado el señor Arias Cañete, pero quiero también hacer especial hincapié en la necesidad de tener en cuenta que hay zonas especialmente vulnerables, como es el sur del continente europeo. Y quiero, por ello, reivindicar el ejemplo del proyecto PRIMA, financiado con Horizonte 2020, que viene a fomentar la investigación y la innovación en la cuenca mediterránea, en el sur de Europa, con el norte de África. Iniciativas como esta tienen que tener también su ejemplo en Horizonte Europa, que verá así reforzado su compromiso con el cambio climático.
Por lo tanto, celebro este informe de propia iniciativa y espero que en todas las políticas de la Unión Europea y especialmente en el apoyo y la introducción de los avances tecnológicos para combatir el cambio climático, se vea reflejada la diplomacia climática.
Jadwiga Wiśniewska, w imieniu grupy ECR. – Pani Przewodnicząca! Kiedy słyszę głosy mówiące o tym, że Unia Europejska powinna być liderem wdrażania porozumienia paryskiego, jestem zdumiona, bowiem w komisji ENVI i tutaj w Parlamencie Europejskim bardzo często podnoszą Państwo w swoich wypowiedziach, że porozumienie paryskie jest za mało ambitne, że Parlament powinien być jeszcze bardziej ambitny. Przypomnę, że do porozumienia paryskiego doszło dlatego, że do ostatecznego jego kształtu nie wpisano dekarbonizacji, wpisano natomiast znaczenie lasu w pochłanianiu globalnych emisji CO2. I porozumienie paryskie niewątpliwie było sukcesem.
Dobrze byłoby, aby Parlament Europejski skupił się na wypełnianiu treścią właśnie zapisu porozumienia paryskiego, a nie stawiał się w sytuacji samotnego długodystansowca, który tak de facto biegnie na ścianie. Zupełnie niezrozumiałe jest, dlaczego Państwo proponują wprowadzenie pojęcia „uchodźcy klimatycznego”. Wprowadzenie takich regulacji spowoduje, że jeszcze bardziej nasili się kryzys migracyjny. Apeluję zatem o rozwagę.
Anneli Jäätteenmäki, ALDE-ryhmän puolesta. – Arvoisa puhemies, eurooppalaiseen ulko- ja turvallisuuspolitiikkaan on saatava huomattavasti nykyistä vahvempi ilmastoulottuvuus. Me kaikki olemme tyytyväisiä Pariisin ilmastosopimukseen ja siihen, että Euroopan unioni oli siinä vahva tekijä. Mutta ei yksi Pariisin ilmastosopimus riitä vaan ilmastoulottuvuus on saatava mukaan kaikkiin EU:n kahden- ja monenvälisiin keskusteluihin ja sopimuksiin kolmansien maiden välillä ja kaikkiin kahdenvälisiin keskusteluihin myös. Suhteissa kolmansiin maihin ja tulevissa kauppasopimuksissa on vaadittava sitoutumista Pariisin sopimuksen tavoitteisiin. Tämän mietinnön ydin on siis se, että emme katso tätä Pariisin ilmastosopimusta riittäväksi, vaan on tehtävä käytännön sopimuksia sen toteuttamiseksi.
Me emme voi sulkea silmiä ilmaston ja muuttoliikkeen väliseltä yhteistyöltä. Sitä varten on pyrittävä luomaan yhdessä YK:n kanssa ja YK:n puitteissa yleisesti hyväksyttävä määritelmä ilmastopakolaisuudesta. Itse asiassa on aika kummallista, että vielä tänäkään päivänä ei ole yhteistä maailmanlaajuista määritelmää sille, mitä me tarkoitamme ilmastopakolaisuudella. EU:n pitää toimia aktiivisesti, että tällaiset neuvottelut YK:n puitteissa aloitetaan ja tämä asia määritellään.
Lynn Boylan, on behalf of the GUE/NGL Group. – Madam President, climate change does not need simply to be on the international agenda. It needs to be the agenda. With the US Trump withdrawal from the Paris Agreement, the EU and Member States must lead by example. They must be the source of strong ambition and fully implement climate policy in their own countries to achieve both the Paris and EU targets. I’m glad that this report acknowledges that a strong external leadership role requires full implementation of ambitious climate policy within the EU, given that countries like Ireland are miserably off track on reaching EU climate targets.
Climate change is not some abstract, apocalyptic policy area. It is a present-day reality, affecting the lives of hundreds of thousands of people worldwide. We do need an international legal definition of climate refugee and maybe those who are so vocal against refugees would better serve their agenda by being the most ambitious on climate change. The time for excuses is over. We need a human-rights based climate policy and we need legislators to lead.
Piernicola Pedicini, a nome del gruppo EFDD. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, quando si comincia a leggere il testo di questa risoluzione appaiono subito una serie di nomi altisonanti: l'agenda per le Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, il protocollo di Kyoto, l'accordo di Parigi per il clima: tutti nomi altisonanti per un unico grande fallimento.
Noi crediamo che questi nomi debbano essere cambiati; forse bisognerebbe soltanto ammettere che c'è un grande problema, cioè che i cambiamenti climatici dipendono dallo sfruttamento e dal consumo delle risorse fossili, dei combustibili fossili: petrolio, gas e carbone. E non soltanto dai cambiamenti climatici ma anche dall'instabilità politica dei paesi africani, dalla loro povertà e quindi dai flussi migratori e dunque anche le migliaia di morti premature.
Perciò, se davvero vogliamo combattere i cambiamenti climatici, smettiamola di fare i virtuosi in Europa e poi i colonialisti in Africa. Se davvero vogliamo combattere il riscaldamento globale, impediamo a paesi come la Francia di sfruttare le risorse africane perché poi siamo noi tutti a pagarne il prezzo.
Dobromir Sośnierz (NI). – Pani Przewodnicząca! Rezolucja jest przejawem pychy – przekonania, że pozjadało się wszystkie rozumy w sprawie, w której spierają się naukowcy, bo to, czego tutaj czerwono-zieloni ideolodzy uparcie odmawiają, to przyjęcie do wiadomości, że sprawa jest sporna. Wielu naukowców podważa rozmiar i przyczyny tych zmian klimatycznych, a tym bardziej możliwości zapobiegania im.
Co gorsza, Parlament zabiera się za manewrowanie przy klimacie przy pomocy środków, które zawiodły go już we wszystkich innych dziedzinach, czyli poprzez dotacje, regulacje, arbitralne wybieranie jakichś rozwiązań, które uważa za najlepsze, wygłaszanie proroctw na trzydzieści lat do przodu, co to będzie w 2050 roku, pouczanie, zadrukowywanie ryz papieru swoimi dokumentami. To jest dokładnie odwrotna droga do tej, którą należy iść. Należy sprawiedliwie obciążyć ludzi kosztami używania środowiska i patrzeć, jaka technologia pozwoli im uniknąć opłat za to.
Spektakularnym przykładem na to, jak nie walczyć z klimatem jest pomysł uchodźcy klimatycznego, który spowoduje że ludzie będą chętnie kandydować do tej roli i być może nawet niszczyć swoje środowisko, żeby tylko się załapać.
Sirpa Pietikäinen (PPE). – Arvoisa puhemies, vaikka Euroopan unioni on ollut globaalisti ilmastopolitiikan johdossa, se on myös itse vakavasti aliarvioinut tarvittavat toimenpiteet. Uskon, että nykyisestä ilmastopaketistamme puuttuu noin puolet niistä tehokkaista toimenpiteistä, mitä tarvitsisimme ilmaston lämpenemisen pysäyttämiseen alle 1,5 asteeseen. Siksi ilmastopolitiikka on tuotava kaikkeen EU-diplomatiaan ja ulkopolitiikkaan. EU:n ja Aasian yhteistyö on erittäin lupaava osa-alue, kuten Kiinan yhteistyöstä tiedämme. G7/G20-agendassa ilmastopolitiikan tulee olla EU:n ykkösasia. Se täytyy olla kaikissa kehitysyhteistyösopimuksissa ja ennen kaikkea kauppasopimuksissa ja tarkoittaa myös, että olemassa olevien sopimusten, kuten CETA-sopimuksen osalta, tähän olisi syytä palata. Tämä liittyy myös esimerkiksi ruokaan ja tulevaan Mercosur-sopimukseen.
Se koskee myös sitä, minkälaisia tuotteita EU-alueelle tuodaan ja miten ilmastokompensaatio tai laatuvaatimukset tänne tehdään, ja sitä, miten EU toimii WTO:n sisällä niin, että oikeasti myös ilmasto- ja resurssitehokkuuskriteeristöt saadaan kansainvälisen kaupan sopimuksiin ja tulkintoihin. Silloin myös ympäristöllä dumppaaminen on epäreilua kilpailua, jonka perusteella toiset jäsenvaltiot voivat haastaa kumppaninsa esimerkiksi WTO:n kautta epäsopivista tuista. Tämän me kaiken tarvitsemme ja aika paljon muutakin lisää.
Francisco Assis (S&D). – Senhora Presidente, Senhor Comissário, há hoje um vastíssimo consenso quanto à ideia de que a questão das alterações climáticas constitui um dos principais problemas que se colocam à Humanidade e que só poderá ser resolvido através de uma resposta global. Ora, isso leva, desde logo, a que os vários intervenientes políticos, os vários Estados ou as várias entidades supranacionais tenham a obrigação de desenvolver uma intensa atividade diplomática para assegurar uma articulação nas respostas a dar a este problema.
A União Europeia tem vindo a destacar-se, a nível mundial, pela forma como tem acompanhado este tema e tem procurado encontrar soluções, tendo em vista a sua resolução.
É evidente que é um tema complexo, não é suscetível de uma resolução imediata, mas sobretudo é um tema que só pode ser devidamente tratado se houver uma articulação de políticas a nível internacional, o que significa que a nossa ação diplomática tem que ter em consideração sempre esta questão climática. No relacionamento com outros países, no relacionamento com outras regiões do mundo, temos a obrigação de colocar esta questão no centro das nossas preocupações em matéria diplomática e, por isso, quero felicitar os autores deste relatório pela oportunidade e pela qualidade do mesmo.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, η προστασία του περιβάλλοντος είναι προφανές ότι πρέπει να κατευθύνει την πολιτική της Ευρωπαϊκής Ένωσης στο εξωτερικό πεδίο και φυσικά η προστασία του περιβάλλοντος πρέπει να είναι απαραίτητος όρος προκειμένου να συνάπτονται διεθνείς συμβάσεις. Όμως, κύριε Επίτροπε, πρέπει να κοιτάξουμε τα του οίκου μας, να δούμε πώς εμείς οι ίδιοι προστατεύουμε το περιβάλλον και πρέπει να επιβάλουμε την περιβαλλοντική νομοθεσία. Είχα κάνει μια σχετική ερώτηση για την περίπτωση της Καρυστίας, μια περιοχή στην Εύβοια, στην Ελλάδα.
Εκεί λοιπόν, σχεδιάζονται σαράντα δύο αιολικά πάρκα με 700 μεγαβάτ δυναμικό και, σύμφωνα με απάντηση που πήρα τον Νοέμβριο του 2017 από τον κύριο Vella, παραβιάζεται η νομοθεσία της Ευρωπαϊκής Ένωσης, για τον σχεδιασμό και την εγκατάσταση των αιολικών πάρκων και είπε η Επιτροπή ότι θα παραπέμψει την Ελλάδα στο Ευρωπαϊκό Δικαστήριο. Αναμένουμε από τότε να συμβούν ενέργειες, διότι οι πολυεθνικές συνεχίζουν παρανόμως να κατασκευάζουν τα αιολικά πάρκα και η Επιτροπή ακόμη να παραπέμψει την Ελλάδα στο Δικαστήριο. Αναμένουμε πότε θα γίνει αυτό.
Julia Reid (EFDD). – Madam President, the report states that we are facing an increased urgency for climate action and that there is a need for robust global implementation of the Paris Agreement. Yet there has been no discernible increase in global temperatures since the late 90s, despite an increase in atmospheric carbon dioxide.
To date, the EU’s implementation of the Paris Agreement, in conjunction with its climate policies, has seen large—scale carbon leakage from the EU to third countries, whose energy dependent industries, such as those producing ammonia, leave, taking thousands of jobs with them. An unforeseen circumstance of driving ammonia production to countries outside the EU, such as China and India, which now account for 60% of production, has perversely led to a shortage of carbon dioxide in the EU, causing problems for bakeries, abattoirs, breweries, manufacturers of soft drinks and food packaging companies. In my opinion, the EU should adopt a wait—and—see attitude, rather than continue along the path of decarbonisation.
Seán Kelly (PPE). – Madam President, first of all, compliments to Arne Lietz and Jo Leinen, my good friend, on their good work in the climate diplomacy proposals. Having represented the Committee on Industry, Research and Energy (ITRE) on the Paris Agreement, COP 21, and subsequently in Marrakech, COP 22, I think it was refreshing and uplifting for all of us that we did get a global agreement, hopefully to eliminate climate change and global warming.
Now we have to implement it and indeed I think we can be very pleased with the work we have done in the whole clean energy package. I was the rapporteur for Parliament on the renewable energy file. We have agreed on a 32% target and a 32.5% target for energy efficiency, and I think Europe can certainly say that it is putting its own house in order and giving leadership to the rest of the world, on which it is to be complimented.
We have, of course, a duty to help the third countries in particular. I was pleased that Commissioner Arias Cañete, who has been so active in this area throughout his Commissionership, pointed out the role we are playing in terms of giving finance, but we also have to share perspectives and knowledge not just with third countries, but also the industrialised world, because this is a global problem.
Finally, I just want to say that Ms Boylan referred to Ireland and I would agree that, up until now, we haven’t been very good, but our Taoiseach, Leo Varadkar, was here in January. He said that we were laggards in the past, but we are not going to be in the future.
(The speaker agreed to take a blue—card question under Rule 162(8))
Lynn Boylan (GUE/NGL), blue-card question. – I would like to ask my fellow Irish MEP, Mr Kelly, if he shares the same vision of climate diplomacy as his party in the Irish Government, because it is a type of climate policy that actually goes into international negotiations and argues for loopholes to dilute the laws. It’s the type of climate diplomacy that Climate Action Network referred to as playing a negative role in the EU 2030 legislation. So is that the type of climate diplomacy that you and Leo Varadkar advocate?
Seán Kelly (PPE), blue-card answer. – That’s a very negative view of Ireland. As I said, we admit – and we weren’t in government, only for the last couple of years – that Ireland hasn’t played its part in reaching its 2020 targets, but that is going to change. Indeed, we are right now drawing up proposals to ensure that we will lead the way, especially in reaching our 2030 targets, and also play our role internationally, cooperating with the Commission in putting these climate diplomacy proposals into operation internationally. Ireland will not be found wanting, and I am very pleased to tell Ms Boylan that.
Mireille D’Ornano (EFDD). – Madame la Présidente, ne comptez pas sur moi pour soutenir un énième renforcement des prérogatives de la Commission sur ce sujet. Car si notre planète va aussi mal, c’est à cause de l’intensification des flux, mais aussides traités de libre-échange défendus par l’Union européenne ou encore du productivisme agricole, qui est gravé dans le marbre des traités européens.
De même, ce texte appelle l’Union et ses États membres à être des partenaires actifs à l’international, mais aspire à ce que l’Union européenne s’exprimed’une seule voix.
Mais à quoi servent les États? À faire de la figuration?
Alors, non, je ne souhaite pas donner à la Commission de rôle actif pour la COP 24, ni la voir relever le niveau d’ambition de l’accord de Paris. Non, je n’engage pas l’Union à jouer un rôle international quant aux marchés du carbone. Et enfin,non, je ne souhaite pas de dépenses supplémentaires au sein du Service européen pour l’action extérieure et de la Commission.
Μαρία Σπυράκη (PPE). – Κυρία Πρόεδρε, Επίτροπε Cañete, η Ευρωπαϊκή Ένωση είναι ο σημαντικότερος διεθνής παίκτης στην αντιμετώπιση της κλιματικής αλλαγής και, για τον λόγο αυτό, η κλιματική διπλωματία είναι το εργαλείο που οφείλει να λειτουργεί δυναμικά και συγχρόνως να λειτουργεί οριζόντια σε όλες τις πολιτικές μας δράσεις. Η κλιματική διπλωματία της Ένωσης οφείλει να αποκτήσει επαγγελματικό χαρακτήρα, να ενισχυθεί οικονομικά, να εξελιχθεί πιο συνεκτικά και συντονισμένα, ώστε η διάσταση για την αντιμετώπιση της κλιματικής αλλαγής να είναι παντού: στην ασφάλεια, στη μετανάστευση, στις εμπορικές συμφωνίες, στις ξένες επενδύσεις, παντού. Ένα πεδίο στο οποίο θα δοκιμαστεί η κλιματική αλλαγή είναι και το πεδίο της μετανάστευσης και εκεί η κλιματική διπλωματία της Ένωσης πρέπει να είναι παρούσα, όχι μόνο για να εξασφαλίσει τους πολίτες της Ένωσης, αλλά και για να εξασφαλίσει τους πολίτες που θα είναι έτοιμοι να μεταναστεύσουν, λόγω των προβλημάτων που θα αντιμετωπίσουν από την κλιματική αλλαγή.
Τέλος, είπε ο Επίτροπος, δεν πάμε πίσω από το Παρίσι. Η κλιματική διπλωματία είναι απαραίτητη για να επιβραβεύει ή και να επισημαίνει αβλεψίες και εντός της Ένωσης και πρέπει να αρχίσουμε από εμάς.
Interventions à la demande
Nicola Caputo (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, la responsabilità storica del cambiamento climatico e dei danni da esso derivanti è da attribuire esclusivamente ai maggiori produttori di emissioni: l'Asia, l'America del nord e l'Europa sono le regioni del mondo più industrializzate e sono queste le aree che di fatto indirizzano anche lo sviluppo dei paesi più poveri.
Va ancora una volta stigmatizzata la decisione di Trump di sottrarre agli impegni internazionali il paese che genera più emissioni al mondo e sappiamo che i cambiamenti climatici, oltre che sull'ambiente, incidono anche sull'ingiustizia sociale, sulla migrazione, sulle carestie, le malattie e la povertà.
La leadership dell'Unione ha portato alla sottoscrizione dell'accordo di Parigi ma la transizione globale verso società a economia zero emissioni nette di carbonio e resilienti ai cambiamenti climatici richiede ingenti investimenti, che anche l'Europa non sempre sembra intenzionata a concedere.
E invece dobbiamo investire con decisione e senza tentennamenti nell'economia sostenibile, rafforzando la nostra leadership ambientale e costringendo le altre economie a fare altrettanto per non essere tagliate fuori.
(Fin des interventions à la demande)
Miguel Arias Cañete,Member of the Commission. – Madam President, I want to thank everyone for preparing this report and for the opportunity to engage in this important debate. Climate diplomacy encompasses many aspects which we have touched on in this discussion – implementation and ambition under the Paris Agreement, migration, climate security, climate finance and, last but not least, our domestic commitments and actions here in the European Union.
There was a direct question from Mr Leinen related to the Paris Agreement and trade agreements, and I understand that discussions are ongoing in the Council and at DG level on the complex question of potentially including the Paris Agreement as an essential element in the political process of the European Union’s international agreements. The European Union has already committed to the promotion of the Paris Agreement in its bilateral relations, and in trade relations in particular we have included an obligation to implement effectively the Paris Agreement in our more recentagreements.
But elevating the importance of the Paris Agreement further, putting it on a par with human rights, would also send a strong signal that the European Union’s international agreements, including trade agreements, are tools to help save globalisation, not only in economic terms, but also through protecting and promoting European Union values. However, it is a step that should not be taken lightly. It needs to be done in a manner that is operational in practice, and the Paris Agreement is designed to be facilitative, non-intrusive, non-punitive and respectful of national sovereignty.
We need to keep this in mind, but the Commission is ready to act as a facilitator in the discussions and to provide any information that could usefully inform this analysis. I will conclude by saying that I count on the commitment of this Parliament and its support, and I look forward to further discussions as we prepare for COP 24.
IN THE CHAIR: LÍVIA JÁRÓKA Vice-President
Arne Lietz, Berichterstatter. – Frau Präsidentin, liebe Kolleginnen und Kollegen! Vielen Dank für die ausführliche Aussprache, danke auch dem Kommissar für seine Antwort. Es sind mehrere Dinge angesprochen worden, auf einige möchte ich eingehen. Insbesondere wurden auch Dürren und Stürme angesprochen. Es gab jetzt eine Konferenz der Kommission zum Thema Klimadiplomatie, Klima und Sicherheit, und hier möchte ich mal ein Beispiel nennen, wo wir selber als Parlament Kontakt hatten, beispielsweise in Staaten und zu Vertretern des Irans, die ihrerseits Schwierigkeiten haben bei internationalen Verhandlungen. Aber in der Frage des Klimas, in der Frage der Umweltschäden, in der Frage der Dürren gibt es große Anfragen und auch durchaus in Richtung Europäische Union. Das heißt, Klimadiplomatie ist auch ein Einstiegsthema für diplomatische Gespräche, auch mit Staaten, die hier Schwierigkeiten haben.
In Fragen des Multilateralismus möchte ich ebenfalls ein Beispiel erwähnen. Wir haben hier – Sie haben es gesagt, Herr Kommissar – USA und Kanada als Gesprächspartner. Und hier zeigt Europa Führungsinitiative, nämlich in der Situation, dass wir nicht nur Diplomatie gegenüber dem Weißen Haus betreiben, sondern zu Kampagnen „We are still in“ oder Kampagnen der Gouverneure, die sich für die Umsetzung des Klimaübereinkommens von Paris einsetzen, eine Best Practice, wie man so schön sagt, der Europäischen Union und zwar nicht nur der europäischen Delegation, die alle Ebenen mit behandelt, sondern auch des Europäischen Parlaments. Wir haben dort ein Büro des Europäischen Parlaments, und hier läuft diese Zusammenarbeit gerade zum Thema Klimaschutz ganz herausragend.
In der Frage des Mainstreamings um Kattowitz möchte ich durchaus nochmal einen Punkt nennen. Die Europäische Union muss 2019 in New York die Strategie zu den Zielen für nachhaltige Entwicklung vorstellen. Hier bietet es sich wirklich an, dass wir zeigen, dass das Klimathema von herausragender Bedeutung ist.
Ich möchte schließen mit dem Punkt, der genannt wurde, nämlich wie wir auch Technologien – ebenfalls im Bereich der Ziele für nachhaltige Entwicklung ein wichtiger Punkt, ein Ziel –, Energieversorgung und Dekarbonisierung gerade auch in europäischer Nachbarschaft erreichen. Hier ist Nordafrika genannt worden. Hier geht es darum, erneuerbare Energien einzusetzen, von Großprojekten bis hin zu Privathaushalten.
Herzlichen Dank, und ich freue mich jetzt auch auf die gemeinsame Umsetzung in den nächsten Monaten und Jahren, dass wir als Europäisches Parlament uns hier dieses Themas verstärkt als außenpolitisches Thema annehmen.
Jo Leinen, Berichterstatter. – Frau Präsidentin! Ich stelle fest, dass wir einen großen Konsens hier im Plenum haben, dass der Klimaschutz eine ganz wichtige Aufgabe ist, und zwar eine globale Aufgabe – das haben hier viele Rednerinnen und Redner noch mal bestätigt. Umso trauriger ist es, dass wir auch hier im Europäischen Parlament Klimagegner und Klimaskeptiker haben, die immer noch leugnen, dass es den Klimaschutz gibt. Es ist auch bezeichnend, dass die Kolleginnen, Frau Reid und Frau D'Ornano, hier vom Blatt eine Minute irgendein Statement ablesen und dann sofort hier aus dem Plenarsaal verschwinden. Das ist so unseriös, wie es nur sein kann, das spricht schon für sich selbst, dass hier gar nicht ernsthaft über ein wichtiges Problem nachgedacht wird.
Ich glaube, dass wir in der Tat dem Thema Klimaflüchtlinge mehr Aufmerksamkeit widmen müssen. Ich weiß, dass wir noch in der Diskussion sind, ob es einen juristischen Status für Menschen, die ihre Heimat verlassen müssen, geben soll. Aber wir werden erleben, dass Hunderttausende, Millionen Menschen tatsächlich wandern und weggehen, weil sie kein Wasser mehr haben, weil sie nichts mehr zu essen haben – das ist ein großes Thema, dem können wir uns nicht entziehen. In diesem Zusammenhang brauchen wir eine viel größere Aufmerksamkeit für unseren Nachbarkontinent Afrika, und ich kann auch nur noch mal wiederholen, dass unsere Handelspolitik, unsere Entwicklungspolitik auf die nachhaltige Entwicklung in Afrika abgestimmt sein muss und dass wir da einiges gutmachen müssen.
Herr Arias Cañete, ich denke, dass es eine gute Nachricht ist, dass wir unsere Handelsabkommen mit Elementen des Übereinkommens von Paris füllen, denn es wäre irgendwie auch nicht mehr sachgerecht, dass wir Freihandel betreiben und die nachhaltigen Elemente aus dem Klimaschutzübereinkommen beiseitelassen. Das schafft ja auch unfairen Wettbewerb, das ist die Vergangenheit, das ist nicht mehr die Zukunft. Ich freue mich auf eine gute Abstimmung morgen und auf die Arbeit danach.
Elnök asszony. – Köszönjük szépen, Képviselő Urak, és nagyon köszönjük a Bizottságnak is a hozzászólását!
A vitát lezárom.
A szavazásra holnap, kedden kerül sor.
Kedves Kollégák! Engedjék meg, hogy tisztelettel és szeretettel köszöntsem mindannyiukat, és Biztos Urat is a mai estén.
Írásbeli nyilatkozatok (162. cikk)
Urmas Paet (ALDE), kirjalikult. – Kliimamuutustel on inimelu erinevatele aspektidele ning geopoliitilisele olukorrale üha suurem ja tõsisem mõju. Arvestades ELi juhtivat rolli kliimamuutustega võitlemisel ning Pariisi kokkuleppest tulenevaid eesmärke, on oluline, et ELil oleks selge arusaam, kuidas kliimadiplomaatiat rahvusvahelises keskkonnas paremini kujundada. Selleks on vaja töötada välja tegevuskava, parandada ELi struktuure ELi institutsioonides ning kaasata rohkem liikmesriike ja ka teisi sidusrühmi, nagu teadusringkonnad, erasektor jne. Samuti on oluline tegeleda kliimamuutuste ja rände vahelise põhjusliku seosega.
Carolina Punset (ALDE), por escrito. – Aunque lo nieguen algunos miembros de este y otros foros, las evidencias del cambio climático son abrumadoras, con anomalías cada vez más frecuentes y dañinas. El 40 % de la población mundial vive en zonas costeras, con el riesgo de perder sus viviendas y su modo de vida. Rebasar 1,5 °C la temperatura global conllevaría cambios sin precedentes. En casos extremos, algunos Estados serán engullidos por el mar o los ciclones como las Islas Marshall. La lucha contra el cambio climático es una tarea global. La actividad humana nos afecta por igual y esta lucha debe ser igualitaria y solidaria. Por ello, la diplomacia climática debe servir para anteponer el cumplimiento del acuerdo sobre el clima a cualquier otro acuerdo comercial de la UE con terceros países, sobre todo para no dar ventaja en relaciones comerciales a aquellos no firmantes o incumplidores. En este sentido, no es necesario irse hasta el Pacífico para aplicar la diplomacia climática, pues numerosos Estados miembros incumplirán los objetivos de reducción de emisiones y renovables en 2020, y nuestros vecinos más pobres del Báltico, incluso dentro de la Unión de la Energía, planean quemar lignito sin ningún tipo de internalización del CO2 emitido. Apliquémosla aquí también.
Claudiu Ciprian Tănăsescu (S&D), în scris. – Cunoscut este faptul că efectele schimbărilor climatice afectează din ce în ce mai grav diferitele aspecte ale vieții umane, precum și oportunitățile în materie de dezvoltare, ordinea geopolitică și stabilitatea la nivel mondial. Prezentul raport din proprie inițiativă, salutar, subliniază importanța diplomației climatice pentru UE, respectiv o formă de politică externă care să implice guvernele țărilor terțe și actorii neguvernamentali la nivel global, în vederea promovării luptei împotriva schimbărilor climatice și a emisiilor de carbon.
Ținând cont de rolul de lider internațional al UE în domeniul schimbărilor climatice și de angajamentele asumate în ceea ce privește aplicarea strategiilor de dezvoltare durabilă și de respectare a Acordului de la Paris, raportul solicită o abordare coerentă și coordonată a diplomației climatice a UE, îmbunătățiri ale structurii sale, resurse financiare și umane suplimentare, precum și integrarea dimensiunii diplomației climatice în relațiile externe ale UE.
De asemenea, dată fiind importanța impactului schimbărilor climatice asupra vieții umane, a păcii și a stabilității, suntem de acord cu faptul că acțiunea în domeniul climei este o chestiune de îmbunătățire a securității și a condițiilor de viață la nivel mondial și că UE ar trebui să fie mai proactivă în procesul de construire a alianțelor pentru a pune în aplicare Acordul de la Paris.
Jarosław Wałęsa (PPE), na piśmie. – Skutki zmian klimatycznych mają coraz poważniejszy wpływ na wiele aspektów środowiska naturalnego, a co za tym idzie także życia ludzkiego. Unia Europejska jest jedną z głównych stron w działaniach na rzecz klimatu i odgrywa wiodącą rolę w międzynarodowych negocjacjach dotyczących zmian klimatycznych. Wykorzystuje ona „dyplomację klimatyczną” do tworzenia strategicznych sojuszy w celu wspólnej walki przeciwko zmianom klimatycznym. Jest to kluczowy element działań prewencyjnych i zrównoważonego rozwoju w kwestiach związanych z zagrożeniami dotyczącymi klimatu. „Dyplomacja klimatyczna” jest formą ukierunkowanej polityki zagranicznej mającej za zadanie angażowanie rządów państw trzecich i podmiotów pozarządowych na całym świecie w celu promowania walki ze zmianami klimatu. Jej głównymi celami strategicznymi są obniżenie emisji gazów cieplarnianych oraz walka ze słabo rozwiniętą polityką ochrony środowiska. Szczególnie istotne jest wspieranie krajów rozwijających się w poszukiwaniu zrównoważonej i przyjaznej dla środowiska ścieżki rozwoju.
W lutowych konkluzjach Rady do Spraw Zagranicznych UE bezpieczeństwo klimatyczne uznano za bardzo istotny temat i podkreślono, że zmiany klimatu wywierają znaczący wpływ na stabilność i bezpieczeństwo międzynarodowe. Rada wzywa do skutecznego reagowania na zagrożenia związane z bezpieczeństwem klimatycznym w różnych obszarach polityki oraz podkreśla znaczenie podejmowania działań niezwłocznie po otrzymaniu poszczególnych analiz dotyczących zagrożeń klimatycznych.
20. 73rd Session of the UN General Assembly (debate)
Elnök asszony. – A következő napirendi pont az Eugen Freund által a Külügyi Bizottság nevében benyújtott, az ENSZ közgyűlésének 73. ülésszakáról szóló ajánlásról folytatott vita (2018/2040(INI)) (A8-0230/2018).
Eugen Freund, Rapporteur. – Madam President, as every year, this report gives us an opportunity to present the views of the European Parliament both on our relations with the United Nations and on the most pressing issues that the UN is facing. The global strategy on the US foreign and security policy affirms that the EU will strive for a strong United Nations as a bedrock of the multilateral rules-based order. The UN brings unique value-added measures to our citizens.
Nevertheless, let me start with a bleak observation. If Winston Churchill were alive, what would he have said about the UN? It might have sounded like this: ‘The United Nations is a weak organisation, but I don’t know a better one.’ In my opinion, which is reflected in the report, this weakness has a structural origin and it has a name: it is called the Security Council. It is, by the way, also the most powerful body within the United Nations.
Let me illustrate this with an example. In April of this year, the Security Council held a debate about what turned out to be a chemical attack in Syria. The question we all had on our mind was: how will the United Nations react to this atrocity? But unfortunately, just as in so many other cases we have observed, the veto of one superpower blocked the resolution condemning the attack, and so each side voted against the other’s proposals.
When the United States and Russia are at odds, nothing moves and people keep suffering or even dying. This is one of the calamitous consequences of the power of veto. Our report therefore urges all those responsible to redouble their efforts to change both the veto right and the composition of the Security Council. It was enshrined in the Charter of the United Nations, which was adopted a few months after the end of World War II. The world of today is significantly different from that of the past 70-odd years, but the UN Security Council has practically remained the same.
We actively support the UN Secretary General in his reform agenda to streamline the peace and security structure, which needs to become more efficient, focused and operational. We also support the Secretary General’s efforts in making a substantial change in order to align the UN development system with the priorities of Agenda 2030 and the Sustainable Development Goals.
We must not forget that the EU and its Member States were instrumental in shaping the global UN 2030 agenda, and the EU remains committed to being a front runner in mobilising all means of implementation and ensuring strong follow-up. We continue to support the Women, Peace and Security Agenda. The fact is that when women participate in peace processes, we have seen over and over again that peace agreements last significantly longer.
Let me now turn to disturbing trends: sexual violence, including rape, is still being used as a weapon and constitutes a war crime. We therefore call for strengthened protection of women and girls in conflict areas. With regard to weapons of mass destruction and the issue of non-proliferation, we support all UN actions, as we do when we promote the full implementation of the Arms Trade Treaty (ATT) and encourage all UN Member States to sign and ratify it.
As for human rights, we are very concerned to observe an ever-tighter space for civil society around the world, and we would emphasise that human rights are indivisible, interdependent and inter-related. When we speak of human rights, this is directly related to our support for the UN Global Compacts on Migration and on Refugees. We would strongly remind the international community to provide enough financial support for the UN High Commission on Refugees in order to be able fully to protect refugees around the world.
I may pick up on a few outstanding issues in my final statement at the end of the debate and I hope that, despite some differences, you will support this important report.
Miguel Arias Cañete,Member of the Commission. – Madam President, today’s discussion shows the strong synergies and common ground between the European Parliament report and the European Union priorities for the United Nations and the 73rd United Nations General Assembly, adopted at the Foreign Affairs Council on 25 June.
In the coming year the European Union will focus on peace and conflict prevention, a common positive agenda with the promotion and protection of human rights at the heart of multilateralism, and on expanding global engagement on issues such as climate action, the environment, migration, counterterrorism and the non-proliferation of weapons of mass destruction. These are set priorities and I see in the draft European Parliament recommendation the same narrative and key priorities. In the year ahead of us we need to capitalise on this common agenda in our changing global landscape.
The European Union will strive for a strong United Nations as the bedrock of the multilateral rules-based order. This will be a decisive year for UN reform, and the European Union is a strong supporter of the United Nations Secretary-General’s ambitious reform agenda. The European Union has a strategic interest in seeing reforms unfold this year and we will vigorously support their implementation. I also want to say that I am pleased to see UN reform as a point in Parliament’s report for the first time.
Enhanced cooperation with the African Union (AU) is key. The ground-breaking joint trilateral AU-EU-United Nations work on Libyan migration, aims to pave the way for enhanced cooperation on the wider peace and security agenda. The support being provided to the G5 Sahel Joint Force is a key example of the importance of investing in global security partnerships, and we are happy to see Parliament’s report welcoming trilateral cooperation as a strong means of strengthening multilateralism. We see the 70th anniversary of the Universal Declaration of Human Rights as an opportunity to advance this work at a time of negative threats. We both say that human rights are at the heart of multilateralism.
Looking ahead, European Union unity is essential in order to fortify multilateralism and the current strong presence of European Union Member States at the UN Security Council contributes to positive forward momentum. A lot can be achieved through this European Union presence.
Let me be more specific on our three interlinked priorities. On peace and conflict prevention the European Union will pursue an integrated approach, deploying all its tools and policies in support of prevention. Meaningful participation by women and youth in all aspects of peace and conflict prevention is critical to success, including in peace processes. Mediation is also a crucial tool to foster peace. In the coming year the European Union will further enhance cooperation with the UN on mediation and will step up efforts to carry out joint mediation actions, including with the AU and other partners.
The European Union supports efforts to improve the performance of peace-keeping in order to protect populations better. In this respect, the European Union supports the UN action for peacekeeping initiatives. This will focus on prevention and calls for an integrated approach. Peace and security are indivisible from sustainable development and human rights.
On our common positive agenda this year, marking the 70th anniversary of the Universal Declaration of Human Rights, the European Union strongly supports the pledge by the UN Secretary-General to move forwards on the human rights agenda, particularly at a time when there have been serious negative trends around the world in human rights. The 2030 Agenda is our joint blueprint for action in the years ahead, across all the pillars of the United Nations. The European Union sees the Sustainable Development Goals as an extraordinary opportunity to eradicate poverty and achieve sustainable development in its three dimensions – economic, societal and environmental.
The EU-UN Spotlight Initiative to eliminate violence against women and girls, launched in 2017, illustrates an innovative, joined-up approach. This initiative also reaffirms the European Union’s resolute and unwavering commitment to gender equality and women’s and girls’ empowerment – a common EU- UN imperative.
Finally, on the issue of expanding our global engagement, the coming year will be crucial to accelerating climate action and operationalising the landmark Paris Agreement. Together with China and Canada, the European Union organised the 2018 Ministerial on Climate Action, renewing global momentum towards the effective implementation of the Paris Agreement.
With regard to migration, the European Union and its Member States are proactively engaged in the United Nations processes shaping the .. migration response firmly on the UN Agenda. The European Union will continue to intensify its efforts to strengthen the respect for international humanitarian law, as well as refugee law and international human rights law. ... full, prompt, impartial and effective investigation in cases of violations.
May I close by signalling once again my appreciation of Parliament’s role and my gratitude to the rapporteur, Mr Freund, and for his support in keeping these important issues high on the international agenda.
Cristian Dan Preda, au nom du groupe PPE. – Madame la Présidente, comme d’habitude, nous allons apporter notre contribution à la définition d’une position de l’Union européenne pour la prochaine session de l’Assemblée générale des Nations unies.
Traditionnellement, cet exercice est assez consensuel, parce nous sommes ici tous attachés à la défense du multilatéralisme et à l’édification d’un ordre juridique mondial qui reflète les valeurs que nous défendons en Europe.
La coopération avec les Nations unies est aussi d’une importance primordiale pour répondre aux défis auxquels nous sommes confrontés, qu’il s’agisse de la multiplication des conflits, du terrorisme, de la migration, des changements climatiques ou de la mise en œuvre de l’Agenda 2030.
Je suis d’ailleurs satisfait qu’on ait introduit dans le texte, grâce à mes amendements, un chapitre sur le développement, mentionnant notamment la cohérence des politiques en faveur du développement.
Je regrette cependant que, cette année, un certain nombre de questions qui nous divisent se retrouvent dans le texte que nous allons voter, en particulier les paragraphes 1(x) sur le Sahara occidental et 1(abm) sur la reconnaissance d’un statut de protection pour les réfugiés climatiques.
Sur les deux points, le PPE trouve les formulations inacceptables et ne pourra pas soutenir le texte si elles sont maintenues. Ce serait vraiment dommage d’en arriver là, puisque les messages véhiculés dans les autres points de la recommandation en seraient forcément affaiblis.
Pier Antonio Panzeri, a nome del gruppo S&D. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, la 73a sessione dell'Assemblea generale dell'ONU si apre all'insegna di un quadro mondiale mutato e caratterizzato da grandissima incertezza. I conflitti in diversi paesi e il fenomeno migratorio stanno provocando un'enorme destabilizzazione in quasi tutto il pianeta, mettendo a dura prova gli assetti democratici consolidati, la pace e i diritti umani.
Per questo il compito delle nazioni dovrebbe essere quello di rafforzare il ruolo dell'ONU, e non la sua messa in crisi attraverso il ritorno a miopi sovranismi nazionali o veti assurdi. Del resto abbiamo già visto quanti guasti sono stati prodotti quando le istituzioni economiche internazionali si sono fatte guidare principalmente da egoismi e interessi commerciali e finanziari.
Da qui la nostra critica all'annunciato ritiro statunitense dal Consiglio dei diritti umani, una decisione sbagliata perché sarà impossibile affrontare le sfide globali sottraendosi a una necessaria e indispensabile azione comune e condivisa, che solo l'ONU può garantire.
Ilhan Kyuchyuk, on behalf of the ALDE Group. – Madam President, I would like to congratulate the rapporteur, Mr Freud, and all shadow rapporteurs for their significant efforts in the preparation of this recommendation. It is indeed more important for the European Union to point out a list of common priorities for the upcoming United Nations General Assembly, because the multilateral order is being challenged in a way that we haven’t seen in decades.
As many Member States are divided on numerous global issues, I am convinced this recommendation will be a good opportunity to show the world community that the EU could speak in one single voice. We need to increase the influence of the EU and its Member States inside the United Nations system and to stand firm behind our values. I am very pleased that the recommendation clearly highlighted the EU as one of the most dedicated defenders and promoters of human rights, fundamental freedoms, cultural values, diversity, democracy and the rule of law.
However, the European Union should continue to support multilateral attempts to find lasting political and peaceful solutions to ongoing conflicts in the Middle East and North Africa, as well as to continue to call for full respect for internationally recognised borders and the territorial integrity of Eastern European and South Caucasus countries, and to support and reinvigorate diplomatic efforts for a peaceful settlement of ongoing and protracted conflicts.
Finally, it is important to point out our continued support for environmental sustainability, notably in the fight against climate change, by promoting international measures.
Helmut Scholz, im Namen der GUE/NGL-Fraktion. – Frau Präsidentin, Herr Kommissar! Mit der Entschließung, über die wir diese Woche abstimmen, erhalten die Hohe Vertreterin und ihre Diplomaten eine starke Empfehlung für ein klares, politisches Agieren. Sie ist präzise in Bezug auf die Lösungen, die wir dringend brauchen, um den gemeinsamen Herausforderungen zu begegnen, um in Frieden und gegenseitigem Ausgleich miteinander zu leben. Danke, Kollege Freund, für Ihre Arbeit daran.
Wir haben ein umfangreiches Kapitel zu den vielfältigen Fragen von Frieden und Abrüstung und hierin vor allem ein explizites Bekenntnis zum Vertrag über das Verbot von Kernwaffen. Ich erwarte von Ihnen ein entschiedenes Agieren zur Unterstützung dieses Übereinkommens durch die Europäische Union. Folgen Sie nicht den Argumentationsversuchen des deutschen Außenministers, der sich gegen den Willen von 122 Staaten stellt. Heute sind alle Schritte zur Abschaffung von Kernwaffen und zu ihrer Nicht-Weiterverbreitung zu gehen.
Das Europäische Parlament gibt Ihnen eine starke Rückendeckung in Bezug auf ein rechtsverbindliches internationales Instrument, welches die Einhaltung von Menschenrechtsnormen durch Wirtschaftsunternehmen regelt. Stark und klar sind ebenso die Positionen zum Pariser Klimaschutzübereinkommen sowie zur Umsetzung der UN-Nachhaltigkeitsziele der Agenda 2030 und dazu, Kollege Dan Preda, gehören sicherlich auch die Verpflichtungen für die Menschen, die insbesondere vom Klimawandel betroffen sind.
(Der Redner ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung, zu beantworten.)
Jo Leinen (S&D), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Kollege Scholz, Sie haben zu Recht gesagt, dass die UNO heute gelähmt ist. Der Sicherheitsrat blockiert sich, die Generalversammlung ist nicht besonders dynamisch, wir haben leider einen traurigen Zustand. Würden Sie zustimmen, dass wir ein neues Element in der UNO brauchen, dass die Parlamente dort stärker vertreten sind, vielleicht eines Tages sogar mit einer parlamentarischen Versammlung? Wir sind eine offene Bühne, wir diskutieren wirklich dynamisch, und wir könnten Leben in die UNO bringen. Es wäre zu schade, wenn diese Organisation stagnieren würde.
Helmut Scholz (GUE/NGL), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Herr Kollege Leinen, ich stimme Ihnen zu. Und zwar brauchen wir eine stärkere Demokratisierung auch der Vereinten Nationen, eine Rückbindung dessen, was dort Minister, Diplomaten, Botschafter der verschiedenen Staaten machen. Insofern wäre sicherlich eine parlamentarische Erweiterung dieser UNO, dieser einzigartigen Weltversammlung, dringend notwendig. Und das könnte auch dahingehend beleben, dass die Parlamentarier mehr Verantwortung für die Arbeit dieser UNO aufbringen, hier im Europäischen Parlament wie auch auf der Ebene der nationalen Parlamente.
Barbara Lochbihler, im Namen der Verts/ALE-Fraktion. – Frau Präsidentin! Dieser Bericht enthält eine klare Botschaft, ein deutliches Bekenntnis zum Multilateralismus als zentralem Garant von Frieden und Menschenrechten auf der Welt. Dieses Bekenntnis ist angesichts der globalen Herausforderungen aktueller denn je. Zu diesen Herausforderungen zählen bewaffnete Konflikte in Europas Nachbarschaft ohne Lösungsperspektive, eine mangelnde Strafverfolgung von Verantwortlichen von Kriegsverbrechen und Menschenrechtsverletzungen, globale Migrationsbewegungen, von denen nur ein Bruchteil Europa erreicht, und das internationale Versagen, die Erderwärmung effektiv zu begrenzen. Dieser Bericht enthält konkrete Reformvorschläge, damit die Vereinten Nationen effektiver handeln können.
Ebenfalls fordern wir, die Rolle des Internationalen Strafgerichtshofs zu stärken, damit die Verantwortlichen für schwerste internationale Verbrechen zur Rechenschaft gezogen werden. In diesem Zusammenhang haben wir in der letzten Dringlichkeitsentschließung des Europäischen Parlaments zu Myanmar vorgeschlagen, dass die Generalversammlung eine unabhängige und internationale Untersuchung zu den Menschenrechtsverletzungen an den Rohingya einsetzt.
Der vorliegende Bericht bezieht eine klare Position gegen die gefährliche Außenpolitik der USA. Es wird ein Festhalten am Atomabkommen mit dem Iran gefordert. Ebenso wird die Entscheidung der USA bedauert, sich aus dem UN-Menschenrechtsrat zurückzuziehen, und schließlich wird angemahnt, dass auch die USA durch internationale Vereinbarungen zum Klimaschutz verpflichtet werden müssen.
Aufgrund der Bedeutung dieses Berichts für den Multilateralismus finde ich es sehr bedauerlich, dass sich die konservativen Fraktionen diesem Bericht bei der Abstimmung im Ausschuss für auswärtige Angelegenheiten verweigert und sich enthalten bzw. dagegen gestimmt haben. Ich hoffe, Sie korrigieren das im Plenum.
Francisco José Millán Mon (PPE). – Señora presidenta, yo agradezco sus esfuerzos al ponente, señor Freund, por su informe. Espero poder votar a favor del mismo si se solucionan las dificultades que el texto plantea actualmente a mi Grupo.
La Unión Europea necesita colaborar con las Naciones Unidas y quiere ser un actor global, porque las Naciones Unidas ocupan un lugar clave en la gobernanza mundial. Muchos de los retos actuales son globales; las soluciones regionales son insuficientes. Pienso en el cambio climático, en el terrorismo, en la ordenación de los flujos migratorios... Este último es un grave desafío al que la Unión Europea no acaba de encontrar soluciones adecuadas.
Es imprescindible, en primer lugar, cooperar con los países del sur del Mediterráneo y con los países africanos y, también, contribuir activamente al cambio económico y social en África, cuya población no deja de aumentar. De lo contrario, el problema, a medio plazo, será insoluble. Por lo demás, espero que la cita de diciembre en Marrakech sea un estímulo para concluir con éxito el pacto mundial que se está negociando en el marco de las Naciones Unidas.
La paz y la seguridad son también un objetivo esencial de las Naciones Unidas. Tenemos muy cerca los conflictos de Libia y de Siria y también los graves problemas del Sahel. Como hemos vivido tristemente estos días, Europa no puede escapar a su geografía. De nuevo, es imprescindible la cooperación con las Naciones Unidas y con los organismos regionales, en especial la Unión Africana.
Termino. Este año se cumple ―como se ha dicho― el 70.° aniversario de la Declaración de los Derechos Humanos, que ha otorgado a las Naciones Unidas una importante dimensión ética. Todavía son necesarios muchos esfuerzos para que consigamos universalmente el respeto de las libertades fundamentales, una de las señas de identidad de la Unión Europea.
Andrejs Mamikins (S&D). – Madam President, I greatly appreciate the proposals that are central in Mr Freund’s report and I want to congratulate him on this really good job. I am happy to see that one of the priorities of the 73rd United Nations General Assembly (UNGA) will be strengthening multilateralism. This is also the main goal of the European Union.
However, it is important that we have realistic expectations of this meeting. I believe that the EU needs to promote a rule-based order and binding commitments of the UNGA. Only in such a way can we hope for improvements. Just take the example of the deeply disappointing results of the European Council last week. If we do not adopt binding measures, it means that our desire to reform the system is not sincere.
I hope that in September the EU will be convincing in pushing forward the reform of the UN Security Council because the EU needs a permanent seat there as one of the most foreign policy actors.
Elmar Brok (PPE). – Frau Präsidentin, Herr Kommissar, Kolleginnen und Kollegen! Lassen Sie mich zwei Bemerkungen machen. Erstens: Ich glaube, das ist die Gelegenheit, angesichts der internationalen Lage und des amerikanischen Verhaltens einen Punkt zu machen, für die multilaterale rule-based Organisation, diese so entscheidende Grundlage für Sicherheit, für ökonomische Entwicklung. Dies darf nicht in Unordnung zerstört werden.
Lassen Sie mich eine zweite Bemerkung machen: Der Europäische Rat hat sich intensiv mit der Migrationsfrage beschäftigt. Wenn wir angesichts der 65 Millionen Flüchtlinge auf dieser Erde die Dinge in den Griff bekommen wollen und Wanderungsbewegungen stoppen wollen, geht es – auch mit europäischer Unterstützung – nur, wenn die Vereinten Nationen den Schutz dieser Flüchtlinge auch in den Lagern übernehmen und etwa in Libyen dies nicht so machen, dass die Gangs dort die Lager führen, die Menschen vergewaltigen und versklaven, sondern, dass diese Lager auf dem Niveau der Vereinten Nationen entsprechend gesichert werden, damit die Menschen zurückgeführt werden können.
Ich glaube, dass aus diesem Grund die Europäische Union gute Veranlassung hat, hier mit den Vereinten Nationen eine enge Zusammenarbeit zu pflegen und diese Beschlüsse der letzten Woche umzusetzen.
Željana Zovko (PPE). – Gospođo predsjedavajuća, poštovani povjereniče Cañete, u okviru ove rezolucije i u aktualnom političkom kontekstu Europske unije koji je suočen s neriješenim migracijskim problemom, naglasila bih potrebu učinkovite koordinacije po pitanju pregovora o dva globalna sporazuma za izbjeglice i migracije, kako bi se pripremio djelotvorniji međunarodni odgovor na ovaj problem.
Sve države koje su suočene s izbjegličkim valom moraju imati osiguranu odgovarajuću potporu, te im se treba pomoći u pronalaženju rješenja koja će biti temeljena na poštivanju ljudskih prava. Suočavanjem s problemom transnacionalnog organiziranog kriminala koji koristi pojavu migracijskih valova kao novog izvora bogaćenja, štitit će se globalni mir i sigurnost kao i stabilnost granica Europske unije.
Naglašavam na kraju da je Europska unija koja pruža 75 milijardi eura za razvojnu pomoć, pozicionirana kao vodeći svjetski donator. Međutim, ono što je potrebno su veći izdaci za razvojnu pomoć od strane ostalih država članica Ujedinjenih naroda, kao i njihov odgovorniji pristup u implementaciji i poštivanju temeljnih ljudskih prava. Sve ovo je potrebno kako bismo imali nove i reformirane Ujedinjene narode, čiji je temelj i najveći podupiratelj Europska unija.
„Catch the eye” eljárás.
Sirpa Pietikäinen (PPE). – Arvoisa puhemies, itse toivon, että Euroopan unioni voisi nostaa YK:n vahvistamisen ulko- ja turvallisuuspolitiikkansa ykkösasiaksi. Me tulemme tarvitsemaan kipeämmin ja enemmän multilateraalista yhteistyöpohjaa, joka on legitiimi, sillä tavoin kuin vain Yhdistyneet kansakunnat voi olla.
Tällä järjestelmällä ei ehkä koskaan, mutta varsinkaan viime aikoina, ole ollut liikaa puolestapuhujia. Luulen, että meidän tehtävämme vähintään yhtä vahvasti kuin ilmastopolitiikan osalta olisi nostaa YK:n vahvistaminen keskiöön. Se tarkoittaa myöskin käytännön toimenpiteitä, esimerkiksi vuosituhattavoitteiden omassa arviossa, oman toiminnan mittariston luomisen arvioinnin osalta ja myöskin sen nostamista osana esimerkiksi ilmastopolitiikkaa kolmansien maiden kanssa oleviin yhteistyösuhteisiin. Toivottavasti, kun ilmastosta juuri puhuimme, EU voisi myöskin ilmastopakolaisuuskeskustelun ja sen sisällön nostaa osaksi YK-politiikkaansa jatkossa.
Κώστας Μαυρίδης (S&D). – Κυρία Πρόεδρε, πάρα πολύ ενδιαφέρουσα έκθεση και νομίζω ότι η προαγωγή της ειρήνης, της ασφάλειας και της πρόληψης των συγκρούσεων ήταν και παραμένει διαχρονική προτεραιότητα της Ευρωπαϊκής Ένωσης στον ΟΗΕ. Σε αυτά προστέθηκε η έγνοια μας για την διεθνή μάστιγα, τη σύγχρονη μάστιγα της τρομοκρατίας. Προερχόμενος, όμως, κύριε Επίτροπε, από ένα μικρό κράτος μέλος της Ευρωπαϊκής Ένωσης, το οποίο παραμένει θύμα εισβολής και κατοχής από την Τουρκία, έχω προσωπική αντίληψη της βίας που πηγάζει από τη δύναμη των όπλων. Είμαι ο ίδιος πρόσφυγας από το κατεχόμενο μέρος της Κύπρου.
Παρόλα αυτά, όμως, στην Ανατολική Μεσόγειο, με τη βοήθεια της Ευρωπαϊκής Ένωσης, προσπαθούμε να χτίσουμε μια λεκάνη συνεργασίας των κρατών της περιοχής. Η Σύμβαση του ΟΗΕ για το διεθνές δίκαιο της θάλασσας είναι αυτό που διέπει τη συνεργασία μας. Και κλείνω με μια τελευταία κουβέντα: τονίζω και εγώ τον ρόλο του Διεθνούς Ποινικού Δικαστηρίου, ώστε η ατιμωρησία των εγκληματιών να σταματήσει και να λειτουργήσει επίσης προληπτικά.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, η 73η σύνοδος της Γενικής Συνέλευσης του ΟΗΕ είναι πάρα πολύ σημαντική. Ακούσαμε από όλες τις πλευρές ότι πρέπει να ασχοληθούμε με τα θέματα της τρομοκρατίας, της προστασίας του περιβάλλοντος, της μετανάστευσης, της ασφάλειας, αλλά βλέπω ότι ξεχνούμε εδώ, στην Ευρωπαϊκή Ένωση, ότι υπάρχει μία χώρα, η Κύπρος, στην οποία η Τουρκία έχει εισβάλει από το 1974 και κατέχει παρανόμως το 37% του εδάφους της Κυπριακής Δημοκρατίας και έχει στρατεύματα εκεί. Εγώ πιστεύω ότι αυτό το θέμα πρέπει να είναι αντικείμενο σε κάθε σύνοδο της Γενικής Συνέλευσης του ΟΗΕ, διότι έτσι μπορεί να περάσει το μήνυμα για να φύγουν κάποτε τα στρατεύματα κατοχής από την Κύπρο, για να αναγκαστεί η Τουρκία να συμπεριφέρεται σύμφωνα με το διεθνές δίκαιο, να πάψει να απειλεί την Ελλάδα, να πάψει να απειλεί την Κύπρο. Πρέπει να είναι θέμα κορυφαίας προτεραιότητας στην 73η σύνοδο της Γενικής Συνέλευσης του ΟΗΕ.
(A „catch the eye” eljárás vége.)
Miguel Arias Cañete,Member of the Commission. – Madam President, first of all I would like thank all the honourable Members who have participated in this very interesting debate for their contributions.
In these turbulent times the European Union and the United Nations are indispensable partners. The European Union-United Nation partnership is both stronger and more important than ever, because today is the time to both defend our multilateral achievements, as well as to to build bridges with others to promote the multilateral rules-based order. Together, the European Union and the United Nations will continue to engage as a positive force for change. A new overarching European Union-UN strategic partnership to step up cooperation and catalyse new action is needed for the future.
On the issue of migration, which has been raised by some honourable Members, over the past years the European Union has built a comprehensive approach to addressing migration and forced displacement. The European Union will continue its strong engagement in both processes, shaping the content and placing migration and refugee response firmly on the United Nations agenda. The European Union will proactively engage to achieve robust, balanced and inclusive global compacts, and we are keen to work hand in hand with all partners towards a successful outcome.
I would like to close by reiterating my gratitude to the rapporteur Mr Freund for his excellent report.
Eugen Freund, Rapporteur. – Madam President, I would like to start by thanking Mr Arias Cañete, on behalf of the Commission, for his unwavering support for this report. In am really grateful for it.
This stands in stark contrast to the speech that Mr Preda gave here. I am deeply disappointed that Mr Preda left the room immediately after his speech and I also deeply regret that, due to some – as a matter of fact, two – divisive issues, Mr Preda indicated that he would not support the report. That will mean that he – and how many others we don’t know – will not support the UN in its efforts to provide peace. They will not support the fight against sexual violence against women and girls, they will not support standing up for human rights, they will not support the global compact on migration and refugees, and they will not support the necessary reform initiatives of the UN Secretary—General, to name just a few of the important issues.
I would also like to mention at the end that we have to insist that, due to the ever-growing number of tasks for the UN system, we demand adequate financing by its member states. We deplore that there is a growing gap between the organisation’s needs and the funding provided for it. Last, but certainly not least, we reaffirm our unwavering commitment to the Paris Climate Accord and stress the need for its implementation globally. We must not forget that the effect of climate change will – or already does – lead to severe changes in the lifestyle of the population around the world.
Colleagues – whoever is left here – let me express my sincere hope that this report, even when we do not agree on everything, still will find the broadest majority possible. Let me add that I think that it will be an embarrassment if one of the largest parties here in the House will not support this report.
At the very end, I would also like to thank the shadow rapporteurs, and particularly the Secretariat of the Committee on Foreign Affairs, without which this report would not have seen the light of day.
Elnök: – A vitát lezárom.
A szavazásra csütörtökön kerül sor.
21. Role of cities in the institutional framework of the Union (short presentation)
Elnök asszony. – A következő napirendi pont a Kazimierz Michał Ujazdowski által az Alkotmányügyi Bizottság nevében benyújtott, a városok uniós intézményi keretben játszott szerepéről szóló jelentésről folytatott vita (2017/2037(INI)) (A8-0203/2018).
Kazimierz Michał Ujazdowski, sprawozdawca. – Pani Przewodnicząca! Mam zaszczyt zaprezentować w imieniu własnym i komisji AFCO sprawozdanie o pozycji miast w funkcjonowaniu Unii Europejskiej. Chcę serdecznie podziękować wszystkim, którzy pracowali nad tym sprawozdaniem. Przede wszystkim kontrsprawozdawcom za inwencję, pomysły, propozycje, które w większości znalazły się w zaleceniu przedstawionemu na posiedzeniu plenarnym Parlamentu Europejskiego. Bardzo serdecznie chcę podziękować panu posłowi Olbrychtowi, reprezentującemu komisję REGI, która wniosła autonomiczny wkład w to sprawozdanie.
Sprawozdanie jest odpowiedzią na nowe zjawisko, a dobra polityka powinna reagować na nowe zjawiska. Tym nowym zjawiskiem jest kumulowanie się w miastach całego szeregu bardzo istotnych problemów dotykających obszarów polityki unijnej. Są to kwestie naszego bezpieczeństwa, jakości usług publicznych, ochrony środowiska, a w wielu miastach także imigracji i wykluczenia społecznego. Stąd przekonanie, iż pozycja miast i ich rola w funkcjonowaniu Unii Europejskiej powinna być większa niż dotąd. Sprawozdanie wyrasta z przeświadczenia, że miasta, w których coraz bardziej koncentrują się problemy europejskie, odgrywają zbyt małą rolę w projektowaniu, wdrażaniu, debatowaniu na temat kształtu polityk unijnych.
Sprawozdanie przedstawia innowacje w ramach regulacji traktatowych: silniejszą pozycję miast w Komitecie Regionów, zwiększenie roli stowarzyszeń miejskich – Eurocities oraz Rady Gmin i Regionów Europy – w procesie konsultowania i uzgadniania decyzji, wreszcie wzmocnienie platform, które powstały z inicjatywy Komisji Europejskiej. Sprawozdanie rekomenduje także Radzie Europejskiej ściślejszy kontakt z organami władzy lokalnej.
To, co charakterystyczne dla sprawozdania, to dynamiczne, pełnowartościowe rozumienie miasta. Miasto nie jest tylko jednostką polityczną, strukturą administracyjną pod kontrolą polityczną. Miasto europejskie jest czymś więcej. Jest węzłem społecznym, jest miejscem, w którym działają media, organizacje pozarządowe. Właściwie żaden kontynent na świecie nie ma sieci miast o tym walorze. Stąd propozycja sprawozdania, by z inicjatywy Parlamentu Europejskiego i Komitetu Regionów powstały otwarte fora debaty europejskiej budowane wokół rad miejskich chcących podjąć się tego dzieła, które byłyby miejscem omawiania i projektowania unijnych strategii politycznych.
I wreszcie dwa zastrzeżenia. To nie jest pomysł wzmocnienia miast skierowany przeciwko komukolwiek innemu. To jest pomysł na wielopoziomowe zarządzanie i synergię między aktywnością państw, miast, struktur lokalnych, regionalnych a samej Unii Europejskiej. Nie jest to też pomysł na egoizm dużych miast. Sprawozdanie dotyczy miast i obszarów miejskich, także tych, które istnieją poza metropoliami. To one również w większym niż dotychczas stopniu mogą dźwigać ciężar i odpowiedzialność za rozwój Europy.
To tyle tytułem wyjaśnienia zasadniczych idei i treści tego sprawozdania. Jestem przekonany, że podobnie jak w komisji AFCO zyska ono aprobatę większości sił politycznych w Parlamencie Europejskim.
„Catch the eye” eljárás.
Sirpa Pietikäinen (PPE). – Arvoisa puhemies, 70 prosenttia eurooppalaisista asuu kaupungeissa. Valtaosa meidän tuloistamme muodostuu kaupungeissa. Selvästi valtaosa innovaatioista syntyy kaupungeissa siksi, että kaupunkien moninaisuus ja ihmisten erilaisuus ovat otollista pohjaa koulutuksen kanssa innovaatioiden syntymiselle. Kaupungeissa myöskin piilee ratkaisu maankäytön suunnitteluun, viherympäristöjen lisäämiseen ja ilmastonmuutoksen ratkaisuun hyvin pitkälle, niin kuin erilaisista hankkeista eri puolilla Eurooppaa on voitu huomata.
Siksi toivonkin, että seuraava komissio voisi ottaa työohjelmaansa selkeästi kaupunkipolitiikan vahvistamisen ja siinä yhteydessä myöskin maankäytön suunnittelun lisäämisen, vaikka siellä ei ihan suoraa kompetenssia olekaan. Mietinnössä erityisesti arvostan sitä, että uusien elimien sijasta ajatellaan kaupunkipolitiikan yksikköä ja sen toiminnallistamista alueiden komitean kautta.
Rory Palmer (S&D). – Madam President, before coming to this Parliament I was the Deputy Mayor of Leicester for six years. This is the tenth largest city in the UK, so I need no convincing of the important role – and indeed the huge potential – of cities in relation to the advancement of public policy and innovation of social progress. However, any new measures to strengthen the voice and the role of cities at European level must apply equally to all cities, regardless of size or perceived status. Furthermore, while cities have a hugely important role to play, we shouldn’t overlook the role, the potential and the contribution that towns and small urban areas, and indeed our rural communities, can make to those agendas as well.
There is a huge and growing risk and vulnerability in our politics that we become too focused on cities at the cost of the contribution that towns and rural areas can make. We need to be aware of that in considering the ideas before us in this report.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, βασική αρχή λειτουργίας της Ευρωπαϊκής Ένωσης είναι η αρχή της επικουρικότητας, γεγονός που σημαίνει ότι όλες οι αποφάσεις πρέπει να λαμβάνονται εγγύτερα στους ίδιους τους πολίτες. Αυτό σημαίνει ότι διαμορφώνεται ένα σύστημα πολυεπίπεδης διακυβέρνησης στην Ευρωπαϊκή Ένωση, άρα οι πόλεις πλέον μπορούν και πρέπει να διαδραματίσουν έναν σοβαρό ρόλο σε θέματα προστασίας του περιβάλλοντος, στο επίπεδο της κοινωνικής πολιτικής, στο επίπεδο της αντιμετώπισης της φτώχειας, της εφαρμογής προγραμμάτων. Κατά την έννοια αυτή, λοιπόν, είναι σοβαρός ο ρόλος των πόλεων και θα ήθελα να συγχαρώ τον συνάδελφο εισηγητή για τα όσα αναφέρει στην έκθεσή του. Το ίδιο, βεβαίως, ισχύει και για τον ρόλο των περιφερειών. Πρέπει όμως να προσέξουμε το εξής: ότι ο βασικός πυλώνας της λειτουργίας της Ευρωπαϊκής Ένωσης είναι τα κράτη μέλη και, επομένως, η λειτουργία των περιφερειών και των πόλεων πρέπει να είναι συμπληρωματική και να στηρίζει τον πυλώνα, δηλαδή τα κράτη μέλη και όχι να τα διαλύει.
Michaela Šojdrová (PPE). – Paní předsedající, města měla v evropské historii vždy velmi svébytné místo, protože byla držiteli mimořádných práv a vedla k rozvoji obchodu i vzdělávání. V řeckém polis vznikla naše demokracie. Také nyní jsou města především těžištěm populačního rozvoje. Víme, že tam dnes žije 70 % obyvatelstva Evropské unie a tento trend dále roste.
Já sama patřím spíše mezi zastánce toho, aby se urbanizace nerozšiřovala tak rychle a venkov aby se nevylidňoval. Ale realita je prostě neúprosná. Zvětšování měst a jejich aglomerací klade na ně nové nároky a také na jejich infrastrukturu, územní plánování, a je proto dobře, když i na úrovni Evropské unie se zabýváme tím, jakou úlohu hrají města v institucionálním rámci. Podporuji větší zapojení zástupců měst v rámci konzultací do opatření a legislativy jak formou Výboru regionů, tak také v rámci neformálních příležitostí.
(A „catch the eye” eljárás vége.)
Miguel Arias Cañete,Member of the Commission. – Madam President, the importance of cities and their recognition as key players in effectively implementing European Union policies is a challenge at EU level.
As you know, all cities are a place where many of Europe’s challenges, such as dealing with high unemployment, promoting social integration, fighting against climate change, and reducing air pollution or congestion, are specifically acute and must be dealt with. Cities are at the same time places of great opportunities to boost growth, create jobs and enhance productivity for the benefit of all European Union citizens.
Local authorities are often the closest contact point for citizens as 70% of our population live in urban areas, as Ms Šojdrová has just stressed, and even more will live there in the future. Therefore, working with them for cities can only bring the European Union closer to its citizens. Therefore, the Commission welcomes Parliament’s resolution as cities’ challenges and opportunities are part of most of the European Union’s actions.
Without forgetting the role of the Committee of the Regions, the Commission recognises the need to strengthen the role of cities in shaping future European Union policies. The European Union’s regional and urban policy aims to improve territorial cohesion and support urban development in the European Union. The Commission often expresses the need for more systematic and structured dialogues with representatives of local and regional governments at an earlier stage in policymaking, but also to develop some multilateral governance mechanisms for better policymaking and implementation. In this respect, the Urban Agenda for the European Union is an important milestone towards reinforcement of the urban dimension in all the European Union’s relevant policies.
Two years after the Pact of Amsterdam setting up the Urban Agenda for the European Union, much has already been achieved. A more coherent and coordinated approach on urban issues within the Commission is taking place. The implementation of the Urban Agenda for the European Union is ongoing, with 12 thematic partnerships successfully established, mobilising more than 84 cities, while key new partnerships on security in public spaces and on culture and cultural heritage are to come and three action plans have already been finalised.
A one-stop shop for cities pulls together all European Union information for cities and URBIS has been set up under the European Investment Advisory Hub to support the preparation of urban investment projects. In addition, globally the Urban Agenda for the European Union is meant to become the European Union contribution to the United Nations’ New Urban Agenda, the Habitat III Conference, and the Sustainable Development Goals.
The recent Commission proposal for the next multiannual financial framework and post—2020 funds regulation confronts this by dedicating one of the policy objectives for investments specifically to be close to citizens. And cities will benefit from a specific earmarking of 6% of the European Regional Development Fund and will be empowered to select projects and manage the funds themselves.
Within the Common Provisions on the European Regional Development Fund Regulation, the Commission also proposes to create a unique European Urban Initiative. This initiative will provide a coherent offer of services for cities in terms of capacity-building, innovation and knowledge. It will also enable cities to play a further role in the European Union policymaking process by supporting the Urban Agenda for the European Union.
Elnök asszony. – A vitát lezárom.
A szavazásra holnap, kedden kerül sor.
22. Three-dimensional printing: intellectual property rights and civil liability (short presentation)
Elnök asszony. – A következő napirendi pont a Joëlle Bergeron által a Jogi Bizottság nevében benyújtott, „A háromdimenziós nyomtatás: szellemi tulajdonjogok és polgári jogi felelősség” című jelentésről folytatott vita (2017/2007(INI)) (A8-0223/2018).
Joëlle Bergeron, rapporteure. – Madame la Présidente, mes chers collègues, j’ai repris dans mon rapport sur l’impression 3D, la plus grande partie des préoccupations qui ont été soulevées par mes collègues lors de nos différentes réunions dans la commission des affaires juridiques.
L’impression 3D soulève des questions spécifiques, d’ordre juridique, éthique, sanitaire ou encore des questions de sécurité. Les questions sont diverses et complexes, mais j’ai choisi d’orienter mon rapport autour de deux grands axes: celui du droit de la propriété intellectuelle et des questions liées à la responsabilité civile, notamment en cas de production d’objets défectueux.
Concernant la responsabilité civile en cas de produits défectueux voire dangereux, la multiplicité des acteurs intervenant dans la chaîne de production pourrait en effet nous conduire à envisager de nouvelles dispositions afin de couvrir et d’indemniser au mieux les consommateurs en cas de préjudice.
Les questions de sécurité sont aussi primordiales, et en particulier s’agissant de la production de pièces détachées qui vont toucher les secteurs de l’automobile, de l’électroménager, des pièces aéronautiques, voire des armes à feu.
Nous avons aussi abordé dans ce rapport les questions touchant au domaine médical ou à la production de prothèses ou de reproduction d’organes. Cela pose de réelles questions éthiques, comme celle de l’égalité d’accès à la santé et cela constitue des enjeux sanitaires.
Je dirai également un mot concernant les avantages en termes économiques et environnementaux que pourrait apporter l’impression 3D à l’avenir. Je pense notamment aux coûts de production et de stockage qui vont, de fait, baisser.
Le second texte sur lequel s’appuie ce rapport concerne le droit de la propriété intellectuelle qui peut être mis à mal par l’impression 3D si ce processus n’est pas correctement encadré. L’impression 3D risque en effet de faciliter les actes de contrefaçon, pas seulement du fait de particuliers susceptibles de bénéficier de l’exception pour copie privée, mais aussi du fait de réseaux organisés réalisant des profits par la vente de produits contrefaits. À cet effet, il me semble indispensable pour prévenir la contrefaçon qu’une offre légale d’impression 3D se développe afin que le particulier qui souhaite réaliser l’impression d’une œuvre puisse y parvenir sans enfreindre la loi et en assurant une juste rémunération de l’auteur.
Enfin et brièvement, il y a un sujet qui m’a particulièrement intéressée, et ceci en raison de mon ancienne profession de commissaire-priseur, c’est celui de la révolution qui se profile en matière d’arts graphiques. Demain, tout un chacun disposera de logiciels de reproduction ou d’imprimantes 3D qui lui permettront de reproduire les plus grands chefs-d’œuvre de la peinture et de la sculpture et cela de façon parfaite. La réalisation de la perfection dans le domaine de la reproduction est juste une question de temps. Alors, à moins de poster un gendarme derrière chaque œuvre, la question qui se pose est évidemment celle de la production des œuvres d’art, celle du droit d’auteur et celle du Copyright. Je pose alors ces questions: Demain, que voudra dire une œuvre originale si la copie est parfaitement identique à l’original? Pourquoi l’original vaudra-t-il plus que la copie? Comment se prémunir contre les faux?
Vous le voyez, mes chers collègues, il est essentiel de pouvoir répondre à ces questions en permettant plus de traçabilité dans les œuvres produites en trois dimensions. Toutefois, il ne s’agit pas de freiner l’innovation par le droit, en légiférant toujours plus et en accumulant des textes de loi, mais bien ici d’anticiper et de voir dans quelle mesure les règles existantes devront s’adapter ou être complétées.
Pour conclure, nous avons travaillé à ce rapport dans un véritable esprit de collaboration avec mes collègues des différents groupes politiques au sein de la commission juridique. Je tiens d’ailleurs à signaler qu’il a été voté à l’unanimité. J’en étais très heureuse. Ce rapport respecte la volonté que nous avons d’encadrer, sans pour autant corseter juridiquement, cette technologie en pleine évolution, qui sera à moyen ou à long terme bénéfique pour notre société et pour l’économie.
„Catch the eye” eljárás.
Michaela Šojdrová (PPE). – Paní předsedající, 3D tisk představuje velký potenciál při dosahování celé řady společensky prospěšných cílů. Především umožňuje koncentrovat výrobu, čímž dochází ke zkrácení výrobního postupu a snížení nákladů za dopravu a skladování. To vše je pochopitelně ekologické.
Po řadu desetiletí byla tato metoda vyhrazena jen některým sektorům průmyslu. V posledních letech se však stává čím dále dostupnější dalším sektorům i spotřebitelům. V případě poškození určité věci například umožňuje spotřebiteli, aby si místo pořízení nového výrobku vyhotovil náhradní součástku. To je samozřejmě užitečné i v rámci ochrany životního prostředí, ale má to svá rizika a paní zpravodajka některá z nich uvedla.
Jako členka Výboru pro kulturu a vzdělávání považuji za problematické právě riziko porušení práv tvůrců. Jelikož vývoj a poptávka na trhu nasvědčují tomu, že 3D tisk se stane ještě dostupnějším a riziko zneužití tedy bude dále se zvyšovat, vítám podnět, aby Komise zvážila možnost přijetí specifické regulace některých aspektů této technologie.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, το θέμα που συζητούμε για την τρισδιάστατη εκτύπωση είναι ιδιαίτερα σημαντικό. Θα ήθελα να επιμείνω στα δικαιώματα της διανοητικής ιδιοκτησίας, διότι τα δικαιώματα του δημιουργού πρέπει να προστατεύονται. Εάν δεν υπάρχει προστασία των δικαιωμάτων του δημιουργού, δεν θα υπάρχει δημιουργία και αυτή πρέπει να είναι η βάση. Χωρίς αυτή την προστασία, νομίζω ότι θα έχουμε πάρα πολλά προβλήματα στο μέλλον. Το δεύτερο θέμα που τέθηκε από την εισήγηση, πολύ σωστά, είναι η αστική ευθύνη, διότι πρέπει να υπάρξει αστική ευθύνη. Πρέπει να υπάρχουν τρόποι αποζημίωσης των ίδιων των καταναλωτών για να μπορέσει να λειτουργήσει η ίδια η εσωτερική αγορά. Κι αυτό σημαίνει αυστηρή νομοθεσία, σημαίνει πολλαπλά δικαιώματα του ίδιου του καταναλωτή. Επομένως, σε σχέση με τα θέματα που θέτει η έκθεση, τα οποία είναι πάρα πολλά, θα ήθελα να επιμείνω για άλλη μια φορά στα δικαιώματα της διανοητικής ιδιοκτησίας.
Marie-Christine Boutonnet (ENF). – Madame la Présidente, ce rapport démontre clairement les enjeux et les potentialités de l’impression en trois dimensions, notamment pour nos industries, et les possibilités de relocalisation d’activités. Les problématiques liées à la propriété intellectuelle et à la responsabilité civile sont également précisément identifiées.
Nous devrons rester particulièrement attentifs au développement de cette technologie en ce qui concerne la sécurité (fabrication d’armes et d’explosifs). Nous devrons également être vigilants en ce qui concerne l’utilisation de l’impression 3D dans le domaine médical, notamment d’un point de vue éthique et d’égalité dans l’accès aux soins.
Enfin, et je reprends la recommandation de la rapporteure et collègue, Joëlle Bergeron, nous devons accompagner cette innovation par le droit, sans pour autant que le droit ne devienne un frein ou une contrainte excessive à cette technologie prometteuse.
(A „catch the eye” eljárás vége.)
Miguel Arias Cañete,Member of the Commission. – Madam President, I would like to thank Ms Bergeron for her work on the challenges raised by the advent of three-dimensional printing in the field of intellectual property rights and civil liability. Parliament’s report comes at an important time as this enabling technology has the potential to boost innovation in our industry and to have an impact on our everyday life.
The Commission is looking closely into this technology. We originally adopted a third Data Package and a communication on artificial intelligence in which we set out a comprehensive approach to artificial intelligence. Liability and intellectual property are part of this discussion.
Honourable Members, as pointed out in Ms Bergeron’s report, the opportunities that 3D printing offers have increased in various areas of our economy, for both business and consumers. By allowing the timely manufacturing of customised objects, not intended for mass production, 3D printing has the potential to make production more flexible and to boost industrial development, in particular for small and medium-sized enterprises. To tap this potential we need a coherent legal framework that provides legal certainty for both consumers and businesses in the European Union.
What do we currently have? The final result of the 3D printing process is a product, and in the European Union we have strict rules to ensure that products placed on the market are safe. We ensure safety whilst encouraging innovation through technology-neutral product rules – a major advantage in world trade. However, not all products are always safe and some can cause damage. That is why we have the Product Liability Directive in place. It ensures that producers and company suppliers are jointly and severally liable if products are defective.
The directive covers all products from raw materials to highly complex and automated machinery, including the output of 3D printing. We originally evaluated the directive and did not come across any specific problems related to 3D printing, even though some questions remain regarding emerging digital technologies. Products today can be altered and changed after they are placed on the market. The production process may involve more and different actors than was the case in 1985 when the directive was adopted. In addition, there is no straightforward distinction between traditional products and new products. We should bear this in mind when looking at damage caused by products. We need simple liability rules that allow consumers to claim compensation for damage caused by defective products.
To define how best to address this question, the Commission set up an expert group to discuss liability in relation to new technologies. We will issue guidance on the Product Liability Directive in mid-2019. At the same time, we will issue a report on the broader implications for, and potential gaps in, the liability and safety frameworks in respect of artificial intelligence, the internet of things, and robotics.
We see intellectual property as a key element of our industrial policy strategy. Efficient, well-designed, and balanced intellectual property systems are key in promoting investment, innovation and growth.
In the European Union we have top-quality common rules on IT protection, including unitary titles for trademarks and designs, which also allow citizens to defend these rights in practice. We have just lately successfully completed trademark reform at Union level. On 29 November 2017, we adopted the IP Package for a balanced IP system responding to today’s societal challenges.
We have provided guidance on implementing the directive on the performance of intellectual property rights. We have also announced our actions to step up the fight against counterfeiting and piracy, and we are now in the process of reviewing some of the copyright rules in order to make our digital single market a reality.
We expect that our copyright package will contribute to increasing the competitiveness of the European Union’s cultural and creative industries in the digital environment. It will also deliver more in terms of access to content by users and opportunities for creators, and will enhance the potential for all online operators.
The question we need to ask ourselves is whether the robust framework I have just described is fit for purpose. The issue is actually a cross-cutting one with impacts not only on copyright protection but also on design rules, trademark and patent laws, as well as trade secrets. It is really the whole intellectual property spectrum which needs to be addressed.
As for industrial applications which would not stifle innovation, aerospace is one such sector which sees a promising future in the application of 3D printing technology that will benefit our society. We need to anticipate new business models and assess the impacts of any changes in the IP framework.
In conclusion, emerging digital technologies provide us with opportunities to see whether what we are doing is still fit for purpose. The European Union needs a liability and intellectual property rights framework that encourages innovation but also protects and fosters the uptake of emerging digital technologies. Rules on liability and intellectual property rights play an important role in creating this environment. Importantly, the European Parliament has identified similar issues related to technological progress. I look forward to working with you on finding the best way forward.
Elnök asszony. – A vitát lezárom.
Szavazásra holnap, kedden kerül sor.
És most átadom a helyet képviselő kollégámnak, alelnök kollégámnak, és elnézést kérek, hogy ilyen hanggal vezettem az ülést, egy remek zenei fesztiválon voltam, Sopron városban – ahol születtem – a hétvégén, és azért ilyen a hangom. Köszönöm mindenesetre a türelmüket, és nagyon jó munkát kívánok továbbra is. Jó éjszakát!
Írásbeli nyilatkozatok (162. cikk)
Lidia Joanna Geringer de Oedenberg (S&D), na piśmie. – Dynamiczny rozwój trójwymiarowego druku sprawił, że za pomocą drukarek 3D można wytwarzać coraz bardziej zaawansowane technologicznie przedmioty. Istnieją spore oczekiwania co do sektora medycznego, gdzie tego typu technologia będzie mogła być wykorzystywana do wytwarzania protez, implantów stomatologicznych, a nawet organów. Podobnie dzieje się w sektorze lotniczym, w którym tworzenie lżejszych elementów pozwoli na ograniczenie kosztów poprzez mniejsze zużycie paliwa. Rosnąca dostępność drukarek 3D daje także możliwość wykonywania wydruków w domowym zaciszu, co niesie za sobą wyzwania na gruncie prawa własności intelektualnej. Odwzorowanie trójwymiarowego przedmiotu w świecie cyfrowym może być uznane za adaptację lub inny rodzaj opracowania, ponieważ grafik komputerowy przenosi trójwymiarowy przedmiot na inną technikę artystyczną - na plik CAD. W tym kontekście, bez wątpienia grafik powinien dysponować zgodą twórcy pierwowzoru, który odwzorowuje. Jego praca związana ze stworzeniem pliku CAD będzie również objęta prawami autorskimi. Autorem będzie także operator, który używając drukarki 3D, tworzy zupełnie nowy utwór. Dotyczy to w szczególności drukarek 3D w formie długopisu, które działają jak pędzel, pozwalając każdemu na tworzenie własnych małych dzieł sztuki. Podsumowując, w celu uniknięcia naruszeń własności intelektualnej Unia Europejska powinna wprowadzić nowe normy prawne lub dostosować istniejące przepisy do nowej technologii 3D.
ΠΡΟΕΔΡΙΑ: ΔΗΜΗΤΡΙΟΣ ΠΑΠΑΔΗΜΟΥΛΗΣ Αντιπρόεδρος
23. One-minute speeches on matters of political importance
Πρόεδρος. – Το επόμενο σημείο στην ημερήσια διάταξη είναι οι παρεμβάσεις διάρκειας ενός λεπτού (άρθρο 163 του Κανονισμού).
Ivan Štefanec (PPE). – Malí farmári sú chrbtovou kosťou európskeho poľnohospodárstva, pretože predstavujú dve tretiny všetkých fariem v Európskej únii. Často ide o rodinné farmy, ktoré hrajú nezastupiteľnú úlohu v živote svojho regiónu. Zabezpečujú lokálnu zamestnanosť, udržiavajú tradície a prinášajú občanom potraviny vypestované bez nadmerného chemického ošetrovania. Žiaľ, často sú vystavovaní neprimeranému tlaku konkurujúcich veľkých agropodnikov a na Slovensku je v tejto oblasti kritická situácia, pretože niektorí malí farmári sú vyháňaní zo svojej pôdy a je im znemožňované na nej pracovať. Je neuveriteľné, že sa to deje s požehnaním slovenských vládnych orgánov, ako o tom svedčili v máji na pôde Európskeho parlamentu aj samotní malí farmári, ktorí sa nevedia domôcť spravodlivosti. O týchto prípadoch písal aj zavraždený novinár Ján Kuciak. Je našou povinnosťou malým farmárom pomôcť: nielen vytvorením tlaku na vyšetrenie škandálov a potrestanie vinníkov, ale najmä vytvorením takých podmienok, aby poberanie európskej pomoci bolo férové, dôkladne kontrolované a aby sa farmári namiesto zbytočného papierovania mohli venovať svojej poctivej práci.
Inmaculada Rodríguez-Piñero Fernández (S&D). – Señor presidente, este es el mapa de la red prioritaria de transportes transeuropea propuesto por la Comisión (la oradora muestra un mapa). Totalmente desequilibrado entre el corredor atlántico y el corredor mediterráneo. Más de mil trescientos kilómetros se han incorporado al corredor atlántico en España. Cero, al corredor mediterráneo.
Ni la Comisión ni el anterior Gobierno de España, del Partido Popular, han priorizado las redes ferroviarias del Mediterráneo, aislando el puerto de Valencia, que es el principal puerto de España, concentra más del 40 % del tráfico y es el primer puerto en contenedores del Mediterráneo.
Por ello, reclamo a la Comisión, primero, que explique las razones y criterios técnicos utilizados para no incorporar el eje Madrid—Valencia en el corredor Atlántico-Mediterráneo que une Lisboa con Madrid y Valencia, ni el eje Zaragoza—Sagunto en el corredor Cantábrico-Mediterráneo, que permitiría la salida por el Cantábrico de todos los productos que diariamente entran al puerto de Valencia del resto de Europa.
Y, segundo, le pido a la Comisión que acepte las enmiendas que voy a presentar en este Parlamento para corregir dicha situación.
Mirosław Piotrowski (ECR). – Panie Przewodniczący! Na ostatnim szczycie Rady Europejskiej dotyczącym migracji oficjalnie ogłoszono zawarcie kompromisu, jednak już kilka dni po nim okazuje się, że ustalenia szczytu co do przyjmowania uchodźców są mocno wątpliwe. Podobno zgodzono się, aby ośrodki dla uchodźców umieszczać poza granicami Unii Europejskiej, ale kolejne kraje odrzucają ten pomysł. Po szczycie pani kanclerz Merkel podała, że czternaście krajów Unii Europejskiej zgodziło się na relokację uchodźców na ich terytoria – trzy z wymienionych przez nią krajów już zdążyły temu zaprzeczyć. Jutro ma przemawiać szef Rady Europejskiej Donald Tusk, ale mógł on być nieobecny w trakcie rozmów dwustronnych kanclerz Niemiec Angeli Merkel z szefami rządów tych krajów. Jako posłowie do Parlamentu Europejskiego mamy prawo do wyjaśnienia, jaki naprawdę był efekt szczytu – czy doszło faktycznie do porozumienia, czy też oszukuje się europejską opinię publiczną, by ratować koalicję rządową w Niemczech.
Izaskun Bilbao Barandica (ALDE). – Señor presidente, nuestra Unión está formada por una amalgama de entidades nacionales y de lenguas que retrata nuestra riqueza cultural y sociopolítica. Desde esa realidad, construir una identidad, una ciudadanía europea, solo es posible reconociendo al otro, asumiendo que no es desigual: solo es diferente.
Por eso, nuestra diversidad es un valor y, por eso, imponer un tope del 3 % para poder participar en el reparto de escaños que resulten de las elecciones europeas quiebra estos principios.
Muchas fuerzas políticas europeístas —como mi partido, el Partido Nacionalista Vasco—, que representan a minorías nacionales europeas, que gobiernan en territorios bien significativos de la Unión, no alcanzan ese porcentaje de voto a nivel estatal. Intentar excluir estas realidades —institucionales y políticas— niega la diversidad, debilita la democracia, aleja a Europa de la gente y no ayudará a solucionar problemas territoriales —que son un asunto europeo, como lo es Cataluña— porque los Estados, incapaces de integrar su propia diversidad, descosen el proyecto europeo. La reforma electoral que pretende imponer esta exclusión, desune y niega esta diversidad.
Jordi Solé (Verts/ALE). – Señor presidente, hoy Oriol Junqueras, exdiputado en este Parlamento, y Joaquim Forn, consejero de Interior del Gobierno de Cataluña, han cumplido ocho meses en la cárcel, doscientos cuarenta y dos días privados injustamente de libertad. Ellos son dos de los nueve presos políticos catalanes que desde hace meses han sido secuestrados y están lejos de su casa y de sus familias. Hoy también hemos conocido que es inminente el traslado de estos presos a prisiones de Cataluña. El traslado es un derecho. Lo que sería justo es que nuestros presos políticos estuvieran libres, estuvieran con sus familias, en sus casas. Y también lo que sería justo es que algún día los que han abusado de la figura de la prisión preventiva y los que han retorcido el Derecho tuvieran que dar explicaciones por lo que están haciendo. Los presos no serán moneda de cambio, porque queda por resolver su libertad y queda por resolver el derecho efectivo de la autodeterminación de nuestro país.
Νεοκλής Συλικιώτης (GUE/NGL). – Κύριε Πρόεδρε, πρώτα από όλα θέλω να εκφράσω ακόμα μια φορά την υποστήριξη της ομάδας μας στη δίκαιη απεργία των διερμηνέων. Αγαπητοί συνάδελφοι, η περιοχή της Μέσης Ανατολής και της Ανατολικής Μεσογείου είναι ένα ενεργό ηφαίστειο. Έχουμε συνεχώς έντονες πολεμικές συγκρούσεις. Είναι ανάγκη, δηλαδή, να επικρατήσει ειρήνη και να επιλυθούν προβλήματα που ταλανίζουν την περιοχή για δεκαετίες. Ένα τέτοιο πρόβλημα είναι και το Κυπριακό που η λύση του είναι σήμερα πιο επίκαιρη από ποτέ και θα προσφέρει ένα θετικό πρόσημο στην Ένωση. Συμπληρώνουμε έναν χρόνο από το ναυάγιο στο Crans-Montana. Η στασιμότητα στις διαπραγματεύσεις συνοδεύτηκε από την παράνομη δραστηριότητα της Τουρκίας εντός της κυπριακής ΑΟΖ.
Κανείς δεν μπορεί να προβλέψει τις εξελίξεις, εάν δεν ξαναρχίσουν άμεσα οι διαπραγματεύσεις με στόχο να καταλήξουν το συντομότερο σε συμφωνία στη βάση του συμφωνημένου πλαισίου λύσης. Οι επικείμενες επαφές της ειδικής αντιπροσώπου του Γενικού Γραμματέα του ΟΗΕ είναι μια άριστη ευκαιρία για να ξαναρχίσει ένας ουσιαστικός διάλογος για το Κυπριακό και απευθείας συνομιλίες. Και ο Γενικός Γραμματέας περιγράφει στις πρόσφατες εκθέσεις του ότι πρέπει να ξεκινήσουν από εκεί που έμειναν. Η Ευρωπαϊκή Ένωση στο σύνολό της πρέπει να ενεργοποιηθεί, να στηρίξει τις προσπάθειες του ΟΗΕ, να επιβάλει πιέσεις και κυρώσεις στην Τουρκία, ώστε να αναλάβει επιτέλους τις ευθύνες της.
Tiziana Beghin (EFDD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi giorni a Vercelli si sta verificando l'ennesimo caso di globalizzazione predatoria, permesso dalle regole del mercato interno e supportato da un'Europa che sa girare soltanto la testa dall'altra parte.
La multinazionale svedese Perstorp aveva acquisito l'italiana Polioli un anno fa, promettendo di mantenere produzione e posti di lavoro: ma ora ha annunciato la chiusura irrevocabile di Polioli il 31 luglio prossimo.
È chiaro che l'interesse di Perstorp non è mai stato mantenere la produzione in Italia ma acquisire know-how e soprattutto il portafoglio clienti di Polioli, per poi chiudere e abbandonare i settantadue dipendenti al loro destino, insultandoli con la beffa di una ridicola buona uscita di soli mille euro.
Forse non ci sarà nulla di illegale in questa faccenda ma dovrebbe esserci, perché il comportamento degli svedesi è moralmente deprecabile. L'Europa deve legiferare al più presto sulla responsabilità sociale delle imprese ed impedire un simile atteggiamento predatorio.
Dobromir Sośnierz (NI). – Panie Przewodniczący! Głosujemy w tym tygodniu nad przedłużeniem życia potworka, który nie powinien się narodzić, i im szybciej umrze, tym lepiej. Nie powinniśmy dopuścić, żeby gdzieś uciekł i złożył jaja. Mówię o dyrektywie na temat praw autorskich na jednolitym rynku cyfrowym.
Zostaliśmy wszyscy zasypani lawiną listów od wyborców, którzy nie życzą sobie grzebania przez ustawodawców w internecie. I chyba nie ulega Państwa wątpliwości, że wyborcy sobie tego nie życzą. Nie można być jednocześnie demokratą i jawnie sprzeciwiać się suwerenowi i go oszukiwać: wyłudzić jego poparcie, nie mówiąc o takich planach, a teraz w jego imieniu przyjmować ustawy, których on zdecydowanie nie chce. Działacie wbrew wyborcom w interesie wąskiego lobby, które już jest zamożne i w imię swojej pazerności wymyśliło koncepcję własności intelektualnej. Własność intelektualna nie jest żadną własnością, tak samo jak sprawiedliwość społeczna nie jest sprawiedliwością, a świnka morska nie jest świnką.
Tomáš Zdechovský (PPE). – Pane předsedající, já bych chtěl vyjádřit své obavy ohledně nové formy organizovaného zločinu, který ohrožuje bezpečnost a komplikuje nám řešení migrační krize. Jedná se o obchod s odcizenými osobními doklady, které pomáhají nelegálním migrantům dostat se do Evropské unie. Tito lidé díky získaným pravým pasům se velice snadno vyhnou hraničním kontrolám, migračním předpisům a vízovým požadavkům.
Podle údajů Europolu v loňském roce tímto způsobem překročilo evropské hranice více než 200 000 osob. Bezpečnostní experti varují, že tyto praktiky jsou příčinou nekontrolovaného vniku zločinců a teroristů do Evropské unie. Pašeráci migrantů se stále více a více organizují. Vytvářejí sofistikovaná řešení a profesionální sítě a fungují také nadnárodně, čímž je bezpečnostní hrozba stále silnější pro Evropskou unii. Proto apeluji na Evropskou komisi, aby se tímto tématem začala zabývat a aby efektivně přinesla nějaké řešení.
Andrejs Mamikins (S&D). – Mr President, in the EU we continue to witness organised discrimination against many ethnic minorities. It is my duty to speak to you again about the shameful practice of discrimination against ethnic minorities in Latvia.
All the rules we make in this House affect these people directly, although they are never consulted. Even in European elections they cannot vote and cannot hope for any political representation. The so—called ‘aliens’ amount to 12% of the population of Latvia, my country, and these 12% are excluded from any consultation. Until now, this anti—democratic practice has never been seriously discussed at governmental level in Latvia so my only hope is that it can finally be addressed at European level.
We need to find a way to enable these people to vote in European elections. There is no democracy which is not inclusive. If it is not inclusive, it is not a democracy.
Marek Jurek (ECR). – Panie Przewodniczący! Panie i Panowie Posłowie! Referendum w Irlandii otworzyło drogę do uchylenia prawa do obrony życia najsłabszych w prawodawstwie tego kraju, ale niestety w tym rozstrzygnięciu Unia Europejska nie była neutralna. Pani komisarz Vestager udzieliła oficjalnego poparcia stronie aborcjonistycznej i, co więcej, mimo apeli do Komisji Europejskiej o wyraźne zdystansowanie się wobec tego aktu ze strony komisarz Vestager, która zaprzeczała oficjalnym deklaracjom wielokrotnie podawanym, że aborcja nie jest przedmiotem polityki Unii Europejskiej, działania pani komisarz nie spotkały się z żadną dezaprobatą.
Panie i Panowie Posłowie! Nie zrealizujemy w Unii Europejskiej rzeczywistej solidarności, jeżeli oficjalnie głoszona zasada, że Unia Europejska szanuje prawodawstwo państw chroniących życie, nie będzie oficjalnie potwierdzona i w rzeczywistości realizowana.
Jasenko Selimovic (ALDE). – Mr President, the EU’s General Affairs Council decided last week that Albania and Northern Macedonia cannot start association negotiations but it will, maybe, open them in June next year. Both countries have fulfilled their conditions. Northern Macedonia and Greece have found – after 27 years – a solution to the name issues, and Albania has made significant progress in almost all areas. Still, when these countries need our support our answer is: maybe, in the future the countries are too corrupt, well we will see.
What happened when we need them? Then, suddenly, there are no problems! The same countries that were blocking the association negotiations are now suddenly talking about Albania helping them build these refugee camps that nobody wants to build. Suddenly we don’t have any problem with giving them millions of euros for building these refugee camps and everything is perfect. This is nothing more than hypocrisy. We are letting these countries down when they need us, and we use their weak position when we need them. It is shameful. Western Balkan countries have to open their negotiations right now, otherwise we will be nothing more than hypocrites.
Josep-Maria Terricabras (Verts/ALE). – Señor presidente, ayer, 1 de julio, hubo elecciones en México. Andrés Manuel López Obrador fue elegido presidente con una gran mayoría.
Como eurodiputado con especial dedicación a México me alegro muchísimo de esta elección, pero el nuevo presidente tiene ante sí una tarea inmensa: luchar contra la pobreza, abolir la corrupción y acabar con el narcotráfico que, con la connivencia de todos los niveles del Estado y una impunidad casi absoluta, ha causado, particularmente desde 2006, más de 37 000 desaparecidos, torturados, secuestrados y 240 000 muertos.
La reciente Ley de Seguridad Interior no ha hecho más que empeorar las cosas, porque ha significado la militarización total de la lucha del Estado.
La ley debe ser derogada; urge la creación de una fiscalía específica, así como la creación de una comisión de la verdad. Y espero que la renovación del Acuerdo Global entre la Unión Europea y México recoja estos avances en una cláusula democrática de defensa de los derechos humanos que sea realmente efectiva.
Felicidades a los mexicanos, acierto y suerte. Mi solidaridad más absoluta.
Lynn Boylan (GUE/NGL). – Mr President, I’d like to start by offering my solidarity to the interpreters, without whom we couldn’t do our jobs. But, tonight, water is a highly political topic and, after all, water is life. In 2014, 1.9 million people from across the EU signed the ‘Right2Water’ European citizens’ initiative. It called for water to be recognised as a human right.
This initiative resulted in a deeply disappointing but hardly surprising response from the Commission. In a box-ticking exercise, they have tried to slip a small reference to access to water into the recast of the Drinking Water Directive, but immediately the right-wing forces are doing their best to delete even this small reference. Ireland’s own Environment Minister was not found wanting either: at last week’s European Environment Council meeting, in a bizarre intervention, he said he supports the right to water in principle but doesn’t wanted it included in EU directives.
Does he not understand that this is the central demand of the Right2Water citizens’ initiative? People specifically want an EU reference because it is the very same EU Commission pushing the privatisation agenda. The Irish Right2Water movement is watching you, Minister Naughten and they won’t forget this betrayal.
Lívia Járóka (PPE). – Köszönöm szépen, Elnök úr! Meg szeretném köszönni, hogy már a múltkori plenárison is felszólalhattam az Ukrajnában a romákat ért támadások kapcsán, és nagyon köszönöm a Bizottságnak, hogy múlt héten Juncker úr reagált is rá, és holnaptól elkezdődhet talán egy egyezkedés a Parlament és a Bizottság között arról, hogy az ügyet alaposan ki lehessen vizsgálni, a felbujtókat és az elkövetőket pedig bíróság elé lehessen állítani. Annál is inkább, mivel múlt héten ezeknek a támadásoknak már halálos áldozata is lett. Elfogadhatatlan, hogy a cigányellenesség életeket követeljen!
Úgy vélem, hogy úgy lehet ennek véget vetni – mind az EU-ban, mind az EU-n kívül – hogy a romák gazdasági integrációját megteremtjük. Ennek előfeltétele, – az anticiganizmus megszüntetésének előfeltétele – márpedig ez a gazdasági integráció. Ez nagyon sok adóbevételt jelentene Európának, és sokkal kevesebb kiadást eredményezne.
Szeretném Bulgáriának megköszönni, hogy ebben a félévben lehetővé tették, hogy az európai romastratégia tovább fejlődjön, és meg szeretném kérni az osztrák elnökséget, hogy igenis vegyék a napirendjükre és fogadják el a 2020 utáni romastratégiát, az oktatásra, a korai nevelésre és a gyárakra fektetve a hangsúlyt. Nagyon köszönöm!
Wajid Khan (S&D). – Mr President, Islamophobic travel bans, withdrawing from the UN Human Rights Council and now industrial-scale family separations and detentions. The US Trump administration is graduating from post-truth to post-human rights. In the so-called ‘land of the free’ almost 2 000 children have been forcibly removed from their parents in just six weeks. Up to 1 500 children are detained in a warehouse. Authorities plan to hold hundreds more in tents on exposed land where temperatures reach 40 degrees celsius.
These are children, and this is happening in a country that presents itself as a bastion of freedom. We must not shy away from our duty to champion human rights and to condemn abuses wherever they occur. In this Chamber we are used to calling out human rights abuses in war-torn countries and in dictatorships. Now we condemn the human rights situation in the United States of America. I hope that we will unite in telling the United States administration that these abuses must end and a plan must be put in place to keep migrant families together.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κύριε Πρόεδρε, σας μεταφέρω την κραυγή αγωνίας και διαμαρτυρίας των κατοίκων των νησιών του Αιγαίου, οι οποίοι δεν αντέχουν άλλους πρόσφυγες και παράνομους μετανάστες. Η Λέσβος, η Χίος, η Σάμος, η Λέρος, η Κως, αυτή τη στιγμή, έχουν κατακλυστεί από χιλιάδες πρόσφυγες και παράνομους μετανάστες που ανέρχονται σε 17.293. Ταυτόχρονα, τουλάχιστον 40.000 βρίσκονται στην υπόλοιπη Ελλάδα και, αντί να έχουμε τη λειτουργία της διαδικασίας μετεγκατάστασης, η Γερμανία έχει πάρει μόνο το 1/3 όσων όφειλε να αναλάβει με τη διαδικασία μετεγκατάστασης και, σαν να μην έφτανε αυτό, δεν αλλάζει το Δουβλίνο ΙΙΙ και ταυτόχρονα η κυρία Μέρκελ, με υπογραφή Τσίπρα, αποφασίζει να στείλει, με βάση διμερή συμφωνία, αρκετούς πρόσφυγες πίσω στην Ελλάδα. Είναι μια διαδικασία απαράδεκτη, δεν πρόκειται να γίνει δεκτή. Στηρίζουμε τη διαμαρτυρία των κατοίκων της Σάμου, στο χωριό Μυτιληνιοί, οι οποίοι διαμαρτύρονται γι’ αυτή την κατάσταση.
Yana Toom (ALDE). – Mr President, on 13 June, the majority of this Chamber supported the report on cybersecurity. The report stated that European institutions should not use software which is confirmed to be malicious, such as software from Kaspersky Lab. The statement was ill-founded. There is no proof that software from Kaspersky Lab is malicious. The Commission earlier stated that there was no information about threats associated with Kaspersky anti-virus programmes. Kaspersky participated together with Europol in the investigation of complex cybercrimes, where hundreds of millions of euros were at stake.
In addition, together with Europol, the Dutch police and others they founded the No More Ransom project, which helped thousands of victims of ransomware to get their encrypted data back without having to pay criminals. After the adoption of the report, Kaspersky Lab felt forced to stop the cooperation with Europol and the No More Ransom initiative. The report was supposed to strengthen cyber—defence in the EU, but unfortunately, it has done the exact opposite. I would say this was a careless and irresponsible decision.
Stanislav Polčák (PPE). – Pane předsedající, já bych se chtěl ve své minutě zastavit u kohezní politiky. Ona má být bohužel v následujícím období poměrně zásadně oslabena, a to o minimálně 10 % jejích zdrojů. Kohezní politika je skutečně klíčová pro budoucnost Evropy, ona odstraňuje znevýhodnění, staví na soudržnosti, pomáhá rozvoji slabších regionů. Bez kohezní politiky by řada regionů byla zásadně oslabena. Ty nůžky mezi nimi by se rozvíjely daleko více, než je tomu v současné době.
Kohezní politika je pro mě výrazem evropanství a solidarity. Považuji oslabování vlivu a charakteru kohezní politiky jako mimořádně nebezpečné pro naši budoucnost. Chtěl bych diskutovat o tom, jakou kohezní politiku si přejeme, jakou si přejí naši občané, ale nemyslím si, že je možné oslabovat kohezní politiku, aniž bychom se dotkli i naší budoucnosti.
Răzvan Popa (S&D). – Domnule președinte, dreptul la liberă exprimare și dreptul la opțiune și asociere politică sunt unele dintre principalele valori ale lumii democratice, deci și ale Uniunii Europene.
În ultimii ani, a existat o revenire a unui discurs și a unui comportament de tip extremist și intolerant. Acesta se manifestă în diverse forme, inclusiv prin campanii agresive față de cei cu alte opțiuni sau chiar prin acțiuni violente. Din păcate, începem să vedem tot mai numeroase astfel de manifestări de intoleranță. Diverse grupări, uneori încurajate de la nivel politic, pun la îndoială, prin acțiunile și mesajele lor, însăși fundamentele democrației, care sunt votul liber consimțit și dreptul fiecăruia de a avea propria opțiune.
Recent, chiar eu am fost victima unui act de agresiune venit din partea susținătorilor unui partid politic din România. Consider că noi, în Parlamentul European, trebuie să sancționăm derapajele extremiste, oriunde s-ar manifesta ele și, de aceea, fac un apel la toleranță, respectarea opiniilor politice, dezbatere și deschidere. Acestea sunt elementele definitorii ale dialogului democratic. Este obligația noastră, ca oameni politici atașați valorilor democratice, să transmitem faptul că principalul instrument prin care se exercită democrația este votul liber exprimat și că nimic nu scuză actele de intoleranță și violență.
Ангел Джамбазки (ECR). – Уважаеми г-н Председател, уважаеми колеги, отново днес говорим за щетите, които нанесе нелегалната миграция от безотговорната и неразумна политика на канцлера Меркел.
Повтарям отново моята позиция, която чувате от вече 4 години, твърда граница, спиране на нелегалното придвижване, борба с трафикантите. Затова ни трябват обаче обучени полицейски служители и затова ни трябва утвърждаването на единни минимални стандарти за полицейските служители в Европейския съюз.
Независимо в коя държава от Европейския съюз се намира европейският гражданин, трябва да има гарантирано еднакво ниво на сигурност и лична защита, както и еднакво качество на услугите и съдействието, оказвано от полицейските служители, когато това се налага. Всеки европейски гражданин трябва да се чувства еднакво защитен и да има еднакво добра връзка с полицейските си служби.
Именно по тази причина Европейският парламент и Съюзът трябва незабавно да пристъпят към утвърждаването на единни минимални стандарти по отношение на оборудването, екипировката и обучението на полицейските служители. Европейският парламент трябва да направи това, опирайки се на изводите и анализите, до които стигна Европейският полицейски съюз, организация обединяваща 15 синдиката, който последните 3 години изследва и документира несъответствията между различните полицейски сили в Европа по отношение на техните униформи, оборудване и обучение. Тези изводи и анализи бяха представени от българските участници в синдиката, синдикалната федерация на служителите в МВР и смятам, че те определено заслужават Вашето внимание. Надявам се Австрийското председателство да обърне внимание на тези въпроси.
Andrea Bocskor (PPE). – Köszönöm szépen! Tisztelt Elnök Úr! Ukrajna 2014-től az európai integrációt választotta, ezért az EU számos eszközzel támogatja: vízummentességel, társulási és szabadkereskedelmi egyezménnyel, pénzügyileg. A társulási egyezmény értelmében Ukrajna köteles garantálni a területén élők számára az alapvető emberi és kisebbségi jogokat, szavatolni a biztonságot.
Nem szabad szemet hunyni afölött, hogy az utóbbi időben felerősödtek a szélsőséges megnyilvánulások a nemzeti és etnikai kisebbségekkel szemben. A hatalom jogszűkítései mellett ultranacionalista szervezetek alakultak, melyek tevékenysége veszélyes a kisebbségekre nézve. Élő példa erre a kárpátaljai magyar érdekvédelmi szervezet székházának a felrobbantása, vagy az elmúlt héten történt romagyilkosság. Szélsőséges szervezetek tagjai az utóbbi két hónapban 6 pogromot hajtottak végre romák ellen. A legutóbbi támadás során egy 24 éves fiatalember életét vesztette, többen megsebesültek, többek között egy gyermek is.
Köszönöm Tajani elnök úrnak, hogy az ülés elején megemlékezett erről az esetről. Ukrajnában látszólag reformok zajlanak, de az országban élő kisebbségek egyre nehezebb helyzetben vannak. Az alkotmány biztosította jogaik folyamatosan szűkülnek, napi szinten diszkriminációval néznek szembe. Ezért arra kérem az Európai Unió vezetőit, kövessék figyelemmel az eseményeket, és szólítsák fel az ukrán hatóságokat az állampolgárok békés együttélésének biztosítására. Köszönöm!
Claudiu Ciprian Tănăsescu (S&D). – Domnule președinte, stimați colegi, bazele societăților noastre democratice sunt reprezentate de votul universal și de respectarea legilor, îndeosebi a Constituției și a deciziilor Curții Constituționale.
Vă atrag atenția că, la mine în țară, în România, cu ajutorul unor forțe politice europene, se încearcă ignorarea atât a rezultatului votului, cât și a Constituției. Astăzi se fac 25 de zile din momentul în care Curtea Constituțională a decis că președintele României, Klaus Iohannis, trebuie să emită un decret prin care să o demită pe șefa DNA, Laura Codruța Kövesi, iar acesta refuză.
Este inadmisibil ca președintele unui stat membru al Uniunii Europene să nu respecte decizia celei mai înalte curți judecătorești din stat. Poate ar fi normal ca membrii PPE, grup politic din care face parte și Klaus Iohannis, să explice că, într-o democrație autentică, politicianismul și politica merg doar până la Constituție și la deciziile Curții Constituționale. Altfel, democrația se transformă în anarhie.
Julie Ward (S&D). – Mr President, on 23 June nearly half a million people from all walks of life filled the streets of London to demand a people’s vote on the final Brexit deal. I joined with Women for Europe, a campaigning group who recognise that our rights will not be best protected by being outside the EU and that the cost of Brexit will impact on women much more than men, as we women always pay the price of increased household costs and we bear the burden of caring for our families in times of crisis. And, believe me, Brexit will usher in a new era of austerity for the many, not the few.
I marched with young people who feel that their future has been stolen from them. They are furious, and we should heed them as they will not treat Brexiteers kindly at the next elections. I also marched with disabled people and military veterans, including a 96-year-old war veteran who fought against the fascism of the 1930s and 40s. The EU is a precious peace project – not simply a market – and we destroy it at our peril. All the more reason to stop Brexit.
Πρόεδρος. – Η εξέταση επί του σημείου αυτού έληξε.