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Resoconto integrale delle discussioni
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Martedì 11 dicembre 2018 - Strasburgo Edizione rivista
1. Apertura della seduta
 2. Preparazione del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2018 (discussione)
 3. Risultati della riunione dell'Eurogruppo e preparazione del Vertice euro (discussione)
 4. Ripresa della seduta
 5. Turno di votazioni
  5.1. L'istruzione nell'era digitale: sfide, opportunità e insegnamenti da trarre per la definizione delle politiche dell'Unione europea (A8-0400/2018 - Yana Toom) (votazione)
  5.2. Coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale (A8-0386/2018 - Guillaume Balas) (votazione)
  5.3. Istituzione dell'Autorità europea del lavoro (A8-0391/2018 - Jeroen Lenaers) (votazione)
  5.4. Fondo Asilo, migrazione e integrazione: reimpegno della quota residua degli importi (A8-0370/2018 - Miriam Dalli) (votazione)
  5.5. Istituzione di un programma per l'ambiente e l'azione per il clima (LIFE) (A8-0397/2018 - Gerben-Jan Gerbrandy) (votazione)
  5.6. Protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro (A8-0142/2018 - Claude Rolin) (votazione)
  5.7. Trasparenza e sostenibilità dell'analisi del rischio dell'Unione nella filiera alimentare (A8-0417/2018 - Renate Sommer) (votazione)
  5.8. Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) (A8-0273/2017 - Anne Sander) (votazione)
  5.9. Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) (A8-0274/2017 - Czesław Hoc) (votazione)
  5.10. Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) (A8-0275/2017 - Enrique Calvet Chambon) (votazione)
  5.11. Integrazione della legislazione dell'UE in materia di omologazione in relazione al recesso del Regno Unito dall'Unione (A8-0359/2018 - Marlene Mizzi) (votazione)
  5.12. Obiezione a norma dell'articolo 106 del regolamento: livelli massimi di residui di acetamiprid in determinati prodotti (B8-0556/2018) (votazione)
  5.13. Visti umanitari (A8-0423/2018 - Juan Fernando López Aguilar) (votazione)
  5.14. Codice dei visti (A8-0434/2018 - Juan Fernando López Aguilar) (votazione)
  5.15. Sistema comune d'imposta sul valore aggiunto con riguardo all'applicazione temporanea di un meccanismo generalizzato di inversione contabile alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi al di sopra di una determinata soglia (A8-0418/2018 - Gabriel Mato) (votazione)
  5.16. Piena applicazione delle disposizioni dell'acquis di Schengen in Bulgaria e Romania (A8-0365/2018 - Sergei Stanishev) (votazione)
  5.17. Mobilità militare (A8-0372/2018 - Tunne Kelam) (votazione)
  5.18. Nuova agenda europea per la cultura (A8-0388/2018 - Giorgos Grammatikakis) (votazione)
 6. Dichiarazioni di voto
  6.1. L'istruzione nell'era digitale: sfide, opportunità e insegnamenti da trarre per la definizione delle politiche dell'Unione europea (A8-0400/2018 - Yana Toom)
  6.2. Istituzione di un programma per l'ambiente e l'azione per il clima (LIFE) (A8-0397/2018 - Gerben-Jan Gerbrandy)
  6.3. Protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro (A8-0142/2018 - Claude Rolin)
  6.4. Trasparenza e sostenibilità dell'analisi del rischio dell'Unione nella filiera alimentare (A8-0417/2018 - Renate Sommer)
  6.5. Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) (A8-0273/2017 - Anne Sander)
  6.6. Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) (A8-0275/2017 - Enrique Calvet Chambon)
  6.7. Piena applicazione delle disposizioni dell'acquis di Schengen in Bulgaria e Romania (A8-0365/2018 - Sergei Stanishev)
  6.8. Mobilità militare (A8-0372/2018 - Tunne Kelam)
  6.9. Nuova agenda europea per la cultura (A8-0388/2018 - Giorgos Grammatikakis)
 7. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
 8. Ripresa della seduta
 9. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
 10. Modifica dell'ordine del giorno: vedasi processo verbale
 11. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale
 12. Firma di atti adottati in conformità della procedura legislativa ordinaria (articolo 78 del regolamento): vedasi processo verbale
 13. Conclusioni e raccomandazioni della commissione speciale sul terrorismo (discussione)
 14. Accordo di partenariato economico UE-Giappone - Accordo di partenariato economico UE-Giappone (risoluzione) - Accordo di partenariato strategico UE-Giappone - Accordo di partenariato strategico UE-Giappone (risoluzione) - Adeguatezza della protezione dei dati personali offerta dal Giappone (discussione)
 15. Sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sul caso di Selahattin Demirtas (discussione)
 16. Relazione annuale sull'attuazione della politica estera e di sicurezza comune - Relazione annuale sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (discussione)
 17. Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2017 e sulla politica dell'Unione europea in materia (discussione)
 18. Accordo di associazione UE-Ucraina (discussione)
 19. Composizione dei gruppi politici : vedasi processo verbale
 20. Nuovo bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2019 (discussione)
 21. Istituzione del meccanismo per collegare l'Europa (discussione)
 22. Istituzione del Fondo europeo per la difesa (discussione)
 23. Istituzione di Orizzonte Europa - definizione delle norme di partecipazione e diffusione - Programma di attuazione di Orizzonte Europa (discussione)
 24. Ordine del giorno della prossima seduta: vedasi processo verbale
 25. Chiusura della seduta


  

PRESIDENZA DELL'ON. ANTONIO TAJANI
Presidente

 
1. Apertura della seduta
Video degli interventi
 

(La seduta è aperta alle 9.04)

 

2. Preparazione del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2018 (discussione)
Video degli interventi
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca la discussione sulle dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla preparazione del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2018 (2018/2871(RSP)).

 
  
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  Juliane Bogner-Strauss, President-in-Office of the Council. – Mr President, this week the European Council will have a heavy agenda. Leaders will hold a further substantial discussion on the Multiannual Financial Framework (MFF). At the request of President Tusk, Chancellor Kurz will present to leaders his assessment of work done so far.

Much has been achieved in the last few months. As requested by the June European Council, the Council set out in July to examine the proposals in a comprehensive manner and without delay. That is what the Austrian Presidency has done. As a result, today in the General Affairs Council, ministers are discussing a draft negotiating box that presents a comprehensive picture of all the components of the future MFF. This means that the parameters for the negotiation are now established.

Of course, the draft negotiating box contains no figures and a range of options. Delegations still have diverging views on many issues. This is not a surprise at this stage in the negotiations. We all know how difficult the final agreement will be. Any agreement will be a complex balancing act between very different views around the table. We will listen carefully to what heads of state or government will say this Thursday when they discuss the MFF, including its timeline.

This political guidance will help the Council determine the next steps. It will also help our Romanian colleagues to build the space for compromises during the next semester. Throughout this process we will continue to cooperate closely with Parliament, keeping in mind the special nature of this procedure. We are meeting your rapporteurs regularly and I am confident that President Tajani will convey your views to leaders when he is heard by the European Council.

The European Council will also return to the implementation of its comprehensive approach to migration, combining effective control of the EU’s external borders, increased external action and an internal dimension. The Austrian Presidency has worked intensively on all three dimensions of migration policy, including in bilateral meetings during the summer and, later, in a tour des capitales, Chancellor Kurz will inform leaders of the progress achieved.

Following the Council conclusions in June and October, this meeting will be an opportunity for leaders to review the progress on the different tracks and provide additional guidance where needed.

The future of our single market will also be on the table. In the current global context, we need to invest in this key asset of our Union, make sure the single market delivers on its potential, make it fit for today’s world and equip it to meet the challenges of tomorrow: from digital transformation to the transition to a greener economy, as well as the application of better regulation and the principles of subsidiarity and proportionality. The fight against climate change is one of those major challenges. While COP24 is in full swing, leaders will return to this matter this week.

We are extremely pleased that last week the Council adopted the Declaration on the Fight against Anti-Semitism. The European Council will recall the importance of the fight against racism and xenophobia, including anti-Semitism.

Turning now to security and defence. The progress we have made in the last couple of years is substantive. In addition to the many initiatives to enhance our strategic autonomy and our capacity to act as a security provider, deepening at the same time our cooperation with NATO, the European Council will also refer to the civilian aspects of our common security and defence policy. The recent agreement on a Civilian Compact will help strengthen the EU’s capacity to deploy civilian crisis management missions, to reinforce the police, the rule of law and the civil administration in fragile and conflict settings. The European Council will also address this information.

Here I don’t need to recall the importance of preserving our democratic processes and protecting our citizens from massive exposure to fake news, or deliberately misleading information. Urgent action is needed to tackle this evolving threat in all its dimensions – ahead of the European elections, of course, but also in the light of many elections in Member States next year. At the same time, we also need to recognise that this is a long-term effort. The European Council will consider the main challenges.

Finally, as usual, the European Council will also discuss the latest developments in external relations and it will prepare the upcoming summit with the League of Arab States.

 
  
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  Jean-Claude Juncker, Präsident der Europäischen Kommission. – Sehr verehrter Herr Präsident, Frau Ratspräsidentin, meine sehr verehrte Damen und Herren! Der Gipfel Ende dieser Woche wird kein gewöhnlicher Gipfel werden können und darf es auch nicht sein.

Es muss einen Beschlussgipfel geben. Die Beschlüsse, die zu treffen sind, kann man vielerorts verorten. Beispielsweise: Vertiefung der Wirtschafts- und Währungsunion. Hier liegen alle Vorschläge auf dem Tisch. Die Kommission hat ihre Arbeit gemacht. Es ist jetzt an den anderen Institutionen, vornehmlich und vor allem am Rat, Beschlüsse zu treffen.

Es wird darauf ankommen, dass wir den Europäischen Stabilitätsmechanismus stärken. Wir müssen dafür Sorge tragen, dass er zur Letztsicherung für den einheitlichen Abwicklungsfonds wird. Wir müssen weiter an einer europäischen Einlagensystemstärkung arbeiten. Die Risiken haben abgenommen. Die faulen Bankkredite haben sich nach unten korrigiert. Ich kann keinen wirklichen Grund erkennen, wieso und weshalb man sich mit diesem Thema nicht aktiv im Europäischen Rat und im Rat der Wirtschafts- und Finanzminister befasst.

Es muss gemacht werden. Die Bankenunion muss zur Vollendung gebracht werden. Ähnliches gilt für die Kapitalmarktunion. Hier liegen 13 Vorschläge auf dem Tisch. Genug geredet: Es muss jetzt umgesetzt werden. Es geht hier um die Glaubwürdigkeit der gesamten Eurozone über den Tag hinaus.

Wir müssen das stärken, das uns stark gemacht hat, das heißt, an der Vollendung des Binnenmarkts konsequent und kontinuierlich weiterarbeiten. 67 Vorschläge der Kommission liegen auf dem Tisch; 44 sind abgearbeitet und 23 müssen noch zur Beschlussreife gebracht werden. Das sollte man tun.

Alle reden vom Binnenmarkt – dann müssen wir auch etwas für die Stärkung des Binnenmarkts tun.

Et puis il y a le problème, je dirais presque éternel, de la migration. Il faudra que nous sortions des débats idéologiques sans fin et sans but. Là encore, il s’agit de décider, il s’agit de nous mettre d’accord sur la réforme de notre régime d’asile. Sept propositions ont été présentées par la Commission. Cinq propositions peuvent être adoptées ce soir ou demain matin, mais elles doivent être adoptées, cela ne sert à rien de garder en otage les cinq directives sur la qualification, sur Eurodac et autres, de les garder en otage dans l’attente d’un accord total et intégral sur les sept propositions. Adoptons celles qui sont prêtes, et le Parlement, de ce point de vue, a fait son travail.

Et puis, comme la présidente vient de le dire, nous devrons discuter du cadre financier pluriannuel. Là, je dois dire que la présidence autrichienne a fait un excellent travail: elle a réussi à rassembler tous les éléments qui concernent les boîtes de négociation. Je voudrais que le Conseil européen, non seulement en prenne acte, mais poursuive sur cette base les travaux, dont je voudrais toujours qu’ils puissent arriver à bon port avant les élections européennes.

Je sais que l’enthousiasme des décideurs à cet égard va faiblissant, mais nous devons à ceux qui font partie des programmes Erasmus, des programmes de recherche et bien d’autres de parvenir à des résultats avant les élections européennes pour que nous puissions être jugés non pas sur ce que nous avons dit il y a des années, mais sur ce que nous ferons dans les semaines à venir.

Et puis il y a un invité surprise au Conseil européen: le Brexit. Je suis étonné, parce que nous nous étions mis d’accord le 25 novembre avec le gouvernement britannique. Toujours est-il qu’il semble y avoir des problèmes de fin de parcours.

I will see Ms May this evening, and I have to say here in Parliament – as I said before in this Parliament – the deal we have achieved is the best deal possible. It’s the only deal possible, and so we cannot ...

(Applause)

There is no room whatsoever for renegotiation, but of course there is enough room – if used intelligently – to give further clarification and further interpretations without opening the Withdrawal Agreement. This will not happen. Everyone has to know that the Withdrawal Agreement will not be reopened.

(Applause)

The big problem, of course, is the backstop for Ireland. We have a common determination to do everything not to be in a situation one day to use that backstop, but we have to prepare it – it’s necessary. It’s necessary for the entire coherence of what we have agreed with Britain, and it’s necessary for Ireland. Ireland will never be left alone.

(Applause)

 
  
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  Presidente. – Signor Presidente della Commissione europea, il Parlamento europeo è assolutamente schierato sulle stesse posizioni per quanto riguarda la vicenda della Brexit. L'unità dell'Unione europea, delle sue istituzioni e dei 27 Stati membri è importante per tutti noi, e al Consiglio europeo ribadirò questa posizione. Va bene parlare, va bene ricevere e incontrare la sig.ra May, ma non possiamo cambiare una posizione che ormai è stata assunta.

 
  
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  Manfred Weber, on behalf of the PPE Group. – Mr President, I first want to speak about the new guest in the room – about Brexit. I wonder sometimes myself what people outside of this bubble of our Brussels discussion think about what we are doing there on the Brexit negotiations. They see that the Brexit majority was already two years ago – more than two years ago. We have been negotiating now for one and a half years on the Brexit treaty. We negotiated more among the different British camps than between the EU and Great Britain, and then we have a final agreement on the table accepted by the British Government and accepted by the 27 EU governments. And now we see again a reopening, an attempt to of renegotiate the whole thing. I think we have already lost too much time discussing Brexit, and we need more discussion about the future of the European Union and not so much about Brexit. That’s why the EPP Group fully supports the position of our Commission President that there is no chance to reopen the treaty which is on the table. We don’t play this game, especially in the Irish interest, because the backstop is due to our common goal that we want to avoid a hard border in Northern Ireland. And again, for the EPP, I want to clarify in this regard that we are all Irish.

(Applause)

The second point is a political declaration. We can clarify again that hopefully the backstop will not be needed in the future, but the best would be to avoid such a backstop – to clarify now what we want to achieve in the trade negotiations. If we could include, for example, already today, that we want to achieve a Norway+ model or something like that, if we can have clarity on these points, it would help us a lot to speed up the negotiations during the transitional period and to avoid the risk of a backstop. That’s why, when our British colleagues are asking for additional clarification, we can also consider to do so as the European Parliament.

I want to fix two considerations first: everybody in the European Union must know that when you leave the club, you’re losing the advantages, and that is what the Brits are experiencing today. And secondly, the EU27 is strong and united. London is facing economic problems, and sometimes also – from time to time – a politically chaotic situation, and the message behind that is important for our election campaign next year: it is risky to leave the European Union. Let’s reform the European Union where we see a need for reforms, rather than to leave or to destroy the European Union.

We have two other points which I want to mention. One is about the economic reforms, especially on the eurozone: we would welcome to have further progress on the capacity for a strong investment budget for the European Union to be more capable to react in future crisis times. There, we see a lack of initiatives, but what we really appreciate and welcome is that the European Monetary Fund will get more independence from the international infrastructure in this regard. In the future, we have to guarantee that the next crisis – which could happen in the future – could be managed without depending on international infrastructure in this regard.

For the second point, I want to underline migration again. When I listen to what the Home Affairs Minister said last week about strengthening Frontex – the 10 000 additional Frontex officers – it’s a disaster to see this: that the Council is proposing this, that at the Council level all our leaders are asking us to speed up to immediately implement these Frontex forces to guarantee strong border control, and then the Home Affairs Ministers don’t care about what the Council members are telling us. So I think that it is on us to clarify. If we don’t do so, it means no solidarity with the South, it means no strict border controls, and it means no better management of migration flows – and that is exactly the opposite of what the people in Europe are asking us to do.

 
  
  

IN THE CHAIR: MAIREAD McGUINNESS
Vice-President

 
  
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  Udo Bullmann, on behalf of the S&D Group. – Madam President, I too am fascinated by this week’s agenda. Brexit is back again – and why not? We already know what we think about it. But the good news comes from the European Court of Justice. They have made it completely clear that, yes, the UK can revoke Article 50 if it so wishes, unilaterally. They don’t need anybody else. Good news!

(Applause)

So, this is a question to the parliamentarians in the United Kingdom. As it stands, and this too is surprising, there is no vote this week. Wasn’t it about giving back control to the parliamentarians? Wasn’t it about giving back control to the people in the UK? Now we are in a situation where neither the people nor the parliamentarians are allowed to have a say. How ridiculous is this whole exercise!

And we should put a stop to this, by saying that, in democracies, the people have to have a say. This is what my Group thinks, and this is my personal belief. Let the people have a say!

Wir haben glücklicherweise jetzt – dank António Guterres, dank den Vereinten Nationen – 164 Staaten, die den Migrationspakt unterstützen. Was sind für Lügen erzählt worden über diesen Migrationspakt: Er würde den Raum eng machen, man könne national nicht mehr über seine Migrationspolitik befinden – alles Lügen, alles unwahr! In Wirklichkeit ging es um etwas ganz anderes. Herr Bannon, der vormalige Zuschläger von Herrn Trump, war unterwegs, Frau Le Pen war unterwegs. Was war die Attacke? Die Attacke war: Es darf keine multilateralen Lösungen mehr geben in dieser Welt. Nein, wir müssen nationalistisch sein, wir müssen uns nationalistisch aufstellen. Das ist falsch!

Und deswegen ist es gut, wenn wir die Vereinten Nationen verteidigen, weil wir wissen: Migration ist ein Thema, Wanderung ist ein Thema, das aus dieser modernen Welt nicht mehr wegzudenken ist. Wenn wir die Vereinten Nationen nicht verteidigen, die multilateral arbeiten wollen, dann können wir nicht die Europäische Union verteidigen, denn wir sind aus dem gleichen Holz. Auch wir wissen, dass man Grenzen überwinden muss, um moderne Antworten für die Menschen in einer modernen Welt zu geben. Deswegen war es richtig, dass wir uns dafür eingesetzt haben.

Leider waren wir nicht alle auf dieser Seite. Und da muss ich wirklich sagen: Herr Kurz, die österreichische Ratspräsidentschaft – in einer Zeit, wo er zentrale Verantwortung für Europa trägt, Europa alleine zu lassen und einzustimmen in den Chor derer, die an anderer Stelle hetzen, die diffamieren, die falsch Zeugnis ablegen: Wir waren nicht gut vertreten in Marrakesch. Es war eine Schande – nicht für die Europäische Union, aber eine Schande für diese Regierung, eine Schande für diese Ratspräsidentschaft. Das darf uns, liebe Kolleginnen und Kollegen, nie wieder passieren.

Ich bin der Auffassung, Herr Kommissionspräsident, dass Sie eine sehr mutige Handschrift geliefert haben, als es um die großen Fragen der Asylpolitik ging. Ja, es war richtig zu sagen: Wir können nicht nur durch Grenzziehungen, wir können nicht nur durch Abwehrmaßnahmen, und wir können auch nicht nur dadurch, dass wir Menschen zurückschicken, die richtigen Antworten geben. Wir müssen uns in dieser Welt, wie sie ist, damit beschäftigen, dass es weiter Migration und Flucht – leider auch Flucht – geben wird. Deswegen brauchen wir gemeinsame Antworten, und hier hat das Europäische Parlament in der Tat seine Hausaufgaben gemacht. Aber die Reform von Dublin ist weiterhin erforderlich und darf nicht aufgegeben werden, weil alles andere sonst Stückwerk ist. Liebe Kolleginnen und Kollegen, wir dürfen das nicht akzeptieren, wir müssen mutig bleiben, die Kommission muss mutig bleiben und darf an dieser Stelle nicht klein beigeben.

Das, was passiert ist an Hetze, zeigt uns aber auch, dass wir alle Mitgliedstaaten, dass wir die Kommission bitten, nein auffordern müssen, jetzt alle Maßnahmen zu ergreifen, damit diese nächsten Europawahlen sicher sind. Die Menschen müssen entscheiden – nicht die Geschäftsmodelle der großen Tech-Unternehmen –, wie die nächste parlamentarische Versammlung in Europa, wie das nächste Europäische Parlament zusammengesetzt sein wird. Das ist unsere gemeinsame Aufgabe. Und ich würde sagen: Das drängt, das müssen wir jetzt sofort machen, hoffentlich mit der entsprechenden Unterstützung auch aus den Mitgliedstaaten und der Unterstützung der Kommission. Lassen Sie uns anpacken! Das ist im Moment das Wichtigste. Die Menschen müssen das Sagen haben über ihr Schicksal in der Europäischen Union. Dafür kämpfen wir.

 
  
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  President. – Thank you. For the information of the House, I won’t be taking blue cards during the first round of speakers, of the group leaders.

 
  
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  Anneleen Van Bossuyt, namens de ECR-Fractie. – Voorzitter, overmorgen start een belangrijke Europese Raad met thema's die van cruciaal belang zijn voor de toekomst van de Europese Unie. Het meerjarig financieel kader moet een reality check zijn en inzetten op die prioriteiten waarvan de burger wakker ligt. Elke euro belastinggeld moet efficiënt besteed worden. Daarom vraag ik u om de Europese begroting onder controle te houden. Geef het voorbeeld! Een lidstaat minder betekent een lagere begroting.

Ook de staat van de interne markt zal worden besproken. Als voorzitter van de bevoegde parlementaire commissie kan ik dat natuurlijk alleen maar toejuichen. Dit jaar vierden we het 25-jarig bestaan van de interne markt, maar er is nog veel werk aan de winkel. We zien meer en meer al dan niet verdoken vormen van protectionisme opduiken. Jullie gaan het ook hebben over migratie. We hebben nood aan meer Europese samenwerking met akkoorden waarin duidelijke afspraken staan om tot een gecontroleerde migratie te komen. Geen vage teksten dus, zoals het VN-pact van Marrakesh, waarmee we de controle over ons migratiebeleid uit handen geven. Deze legislatuur loopt op haar laatste benen. Ik roep jullie dan ook op om jullie verantwoordelijkheid te nemen.

 
  
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  Guy Verhofstadt, on behalf of the ALDE Group. – Madam President, I have to tell the Council Presidency that I have here the conclusions of the European Council – already in printed form – and I can’t find anything about reform of the eurozone. Nothing at all. What you are going to decide on that is a mystery!

Is it missing? Or what’s in your papers? Because, let’s be honest, there will be an annex, I hope, to be confirmed in a separate summit, because it’s absolutely necessary. We need it, and that’s a point that I want to make in this debate today, because I also want to try to analyse with you, colleagues, what is happening in France with the ‘gilets jaunes’.

It is my firm opinion that this is one of the consequences of a decade of low growth in the European Union – low growth that has created, in the middle class, a request for an increase of income, and also a request for an increase in social benefits.

I had a mentor in European politics and in Belgium politics, and that was Willy De Clercq. You all know him – certainly you do, Jean Claude. He was a former Commissioner and he was also a Member of this European Parliament, and he always said that ‘on an economic graveyard you cannot build a social paradise’.

Cela ne voulait pas dire que l’économie européenne était un cimetière, ce n’est pas cela qu’il voulait dire, mais bien que pour créer une politique sociale, il faut d’abord créer de la croissance économique. C’est impossible d’avoir une politique sociale sans croissance économique, et tel est le problème pour le moment en Europe depuis une décennie, disons-le, pas seulement en France, mais aussi en Belgique, en Italie et même, Monsieur Weber, en Allemagne. Car les chiffres sont en fait accablants.

Comparons depuis 2010 la croissance économique dans la zone euro avec la croissance économique aux États-Unis: elle est de 1,3 % en Europe dans la zone euro et de 2,3 % aux États-Unis. Cela fait une différence de 1 % pendant neuf ans, cela représente 1 200 milliards d’euros, cela représente en fait 500 milliards de recettes en moins pour les États membres de la zone euro. Cela veut dire, pour la France, Madame Grossetête, exactement 11 milliards d’euros, c’est exactement les promesses que M. Macron a faites hier, mais sans aggravation de la dette publique, sans aggravation du déficit budgétaire.

C’est cette croissance qui manque pour le moment, pendant cette décennie, et c’est pour cela que je trouve qu’il faut davantage accélérer cette réforme de la zone euro et achever le marché unique.

If we don’t do it, well, it will be extremists like Steve Bannon who will continue to use this protest by the ‘yellow vests’ – if I can call them that – to spread his hatred. I was shocked – as I think you were, Ms Grossetête – when I saw on Belgian television Mr Bannon, in the presence of Ms Le Pen, enjoying Paris burning.

That was the start of his revolution. He enjoyed the violence in the streets. And that is what the Alt Right agenda is all about. It’s all about the destruction of the European Union, not about people’s interests – the interests of the working middle class in France, and certainly not of the poor people who have to live off benefits.

That brings me to the third element on your plate, Ms Bogner-Strauss, and that is, again, Brexit. Once Brexit, always Brexit. It too is something that is increasingly being hijacked by the Alt Right movement in Europe.

What is there to say about Brexit after the past 24 hours? That we have spiralled again into a new mess. The vote has been delayed. Ms May is coming back to Brussels again, and I think that, in this Parliament, we have two messages for her. The first is that, whatever the request may be, we will never let down our Irish friends. It’s out of the question to renegotiate the backstop on Ireland.

Secondly, if she is looking, in the political declaration, for a closer relationship with the European Union, in order – as Manfred Weber has said – to avoid the use of this backstop, there will be no obstacle. There will be no problem in doing that.

 
  
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  Marisa Matias, em nome do Grupo GUE/NGL. – Senhora Presidente, confesso que começa a ser penoso assistirmos a estas declarações do Conselho que são, no mínimo, vazias em relação aos desafios brutais que enfrentamos. Não encontramos outra coisa a não ser respostas medíocres.

Fala-se do Quadro Financeiro Plurianual, mais uma vez vem a panaceia da segurança, do reforço do suposto exército comum, e nem uma palavra sobre a coesão, sobre aquilo que está a ser a destruição do próprio projeto europeu.

Fala-se de relações externas, da cimeira com os Estados da Liga Árabe, zero sobre a Arábia Saudita, assobia-se para o ar, amigos como sempre, porque o negócio das armas é muito mais importante do que tudo o resto, mesmo quando falamos dos 70 anos da Declaração dos Direitos Humanos.

Fala-se de migrações, recua-se às conclusões de junho, mesmo que o Conselho reconheça que há uma redução de 95% das chegadas, continua a escrever-se campos de detenção.

Portanto, na verdade, não percebo, não percebo sinceramente o que é que os governos estão a fazer, senão a contribuir ativamente para a desintegração europeia, a não ter nenhuma resposta concreta para os problemas concretos das pessoas e a dar uma imagem medíocre, medíocre, daquilo que deve ser o caminho a seguir perante desafios tão importantes.

 
  
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  Ska Keller, on behalf of the Verts/ALE Group. – Madam President, the European Council meetings have indeed become a festival of postponement. Instead of taking any decisions, things always get to be postponed; they’re going to be re-discussed later on, and then they are going to be put on the agenda, or not at all. Like migration, for example. The European Council has already been discussing this for hours without end, but just talking won’t get you anywhere. You also have to take decisions. In the European Parliament I think we also like to talk a bit, but then we vote and then we find compromises and we take decisions.

That’s why the European Parliament has already agreed on a Dublin proposal, both in 2013, first, and now again in 2017. So we have proved that it’s possible to make compromises across parties, across countries – so why can’t you, the Member States? And now to decide that the distribution system is supposed to go into the freezer altogether is not going to help, because how would anyone imagine a European asylum system to come about without one of its central pieces, the Dublin reform? And also, how can the heads of state and government again and again refuse to even consider the European Parliament’s position, thereby totally disregarding this institution?

I would say we can no longer wait, and I would call on those Member States who are serious about solidarity to go ahead, to join themselves together and to come out of their corner and start some action together. It’s time to make a move, and let’s not wait for the last one to come out of their corner.

The other continuously postponed item is, of course, the eurozone reform. For years the European Council has been talking about it, postponing it, and talking about it again, and now all that the eurozone finance ministers could agree on is a eurozone budget that is far too small. It won’t allow for sufficient investment, it won’t do anything to overcome poverty and unemployment. But if we do want to have a stable currency and a stable eurozone, then we have to go further. Most heads of state and government clearly are not courageous. They don’t even seem to be interested in their common future and the future of our Union, the future of the countries that they govern. They are stuck in very nationalist debates. But it’s time for more courage in European politics. The future doesn’t just build itself; it doesn’t just fall from the skies: it needs to be built.

And talking about the MMF that you have mentioned, I think the MFF debate would be a perfect opportunity to send a very clear signal to the climate conference happening in Katowice at this very moment, because nice words on climate only lead to action if you put some money behind that, and I believe that the Katowice summit could really use some clear signals.

Courage will certainly also be needed in the Brexit talks, even though probably even more on the other side of the Channel. But I hope that the European Council will make two things very clear. Firstly, that we all stand together for the European Union principles and interests – and that includes the Irish interests. But secondly, they should make very clear that the British people would always be welcome back if they decide to do so; if they decide to revert to their original situation.

 
  
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  Rolandas Paksas, EFDD frakcijos vardu. – Paryžiaus gatvės rašo mirties nuosprendį šiandieninei Europos Sąjungos politikai. Rašo visiems tiems, kurie, tarnaudami kapitalui ir niekindami visuomenę, griauna Europos Sąjungą. Politikų melas ir veidmainystės perpildė visuomenės kantrybės taurę, kuri šiandien išsilieja ir pykčiu ir protestais. Brexit yra tokios Europos Sąjungos politikos pabaigos pradžia. Jungtinių Tautų pasiūlytas paktas dėl laisvo migrantų judėjimo pasaulyje yra tos pabaigos pradžios pabaiga ir daugelis Europos valstybių vadovų jį rašosi lengva ranka. Rašosi kaip auka savo mirties nuosprendį. Tebūnie tai ant jų sąžinės.  Visa tai Europos Sąjungos politikos kaitos pradžia – keistis arba žlugti.

 
  
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  Gerolf Annemans, namens de ENF-Fractie. – Voorzitter, dames en heren van de meerderheid hier, dames en heren van de Europese elite, van het establishment mag ik wel zeggen, ik zou u willen oproepen om het fenomeen, het verschijnsel van de gilets jaunes, de gele hesjes, de gele vestjes niet te onderschatten en dat ook niet los te zien van twee verschijnselen die u zelf hebt gecreëerd en in de hand gewerkt. Dat is enerzijds de eurozone en anderzijds de immigratie.

De eurozone. U hebt een eenheidseconomie nodig. U hebt ook een eenheid van sociale bescherming nodig, een eenheidspolitiek van sociale bescherming. Dat zal nooit lukken want een Griek wordt nooit een Duitser en zelfs een Fransman zal nooit een Duitser worden. Dat hele eenheidsdenken van uw eurozone is een bron van veel onvrede.

Anderzijds de migratie. Mensen moeten alles betalen, moeten alle regeltjes respecteren die u hun oplegt, terwijl u hen onderdompelt in een vorm van immigratie die zij nooit gewild hebben en die ze aanvoelen als een groot onrecht en waarbij u hen ook negeert. België heeft deze week te zien gegeven hoe het regime en de elite bereid zijn om zo ver te gaan dat er een soort lichte staatsgreep moet worden gepleegd om het multilaterale mondiale immigratiethema – immigratie is een mensenrecht – op te dringen aan de bevolking tegen de wens van de bevolking. We gaan volgend jaar een keuze krijgen tussen enerzijds multilateralisme, supranationale imperia en elitair globalisme en anderzijds de herkenbaarheid en de mensenmaat in een natiestaat Wij bieden die keuze. Jullie zullen je moeten aanpassen. Begin er maar aan.

 
  
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  Zoltán Balczó (NI). – Elnök Asszony! Az uniós csúcson téma lesz – ha informálisan is – a brexit, különös tekintettel az elhalasztott brit parlamenti szavazásra. Természetesen nagy jelentősége van annak, hogy az Egyesült Királyság megállapodással vagy anélkül hagyja-e el az Uniót, ha egyáltalán elhagyja. Ugyanakkor nem foglalkozunk azzal a kérdéssel, amit Syed Kamall, az ECR frakció vezetője vetett fel még 2017-ben. Szerinte egy tagállam távozása elmélyült gondolkodásra kell hogy késztessen az Unió állapotát illetően. Végbement a hatáskörök túlzott központosítása, ezért a polgárok nem érzik sajátjuknak az Unió intézményeit.

Népszavazások, választások bizonyították, hogy az Unió népei elvetik egy szövetségi állam modelljét. Az EU-t meg kell reformálni, hogy az konföderális intézményekben együttműködő nemzetek közösségévé váljon. Nos, a brexit kimenetelétől függetlenül, de részben annak tanulságaként, erre a reformra szükség van, amennyiben el akarjuk kerülni az EU szétesését.

 
  
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  Othmar Karas (PPE). – Frau Präsidentin, Herr Kommissionspräsident, Frau Ratspräsidentin, meine Damen und Herren! Wir spüren es wohl alle hier: Wir schwanken zwischen Enttäuschung und Hoffnung, und wir haben nur eine Bitte an die Mitgliedstaaten: Wendet euch nicht ab! Macht diesen Rat zu einem Wunder, zu einem Wunder der Entscheidungen über die vorliegenden Beschlüsse, über die vorliegenden Vorschläge! Macht ihn nicht zu einem Rat der Verzögerung und zu keinem Rat der Blockade!

Und das liegt nicht an der österreichischen Ratspräsidentschaft, sondern es liegt an dem Mangel an politischem Willen, den wir derzeit zwischen den Mitgliedstaaten spüren, es liegt am Blockieren durch die Einstimmigkeit. Es fehlt der Mut zur Entscheidung, und es fehlt die Verantwortung gegenüber der Zukunft. Daher gibt es nur eine Bitte: Zeigt, dass der Europäische Rat ein Gremium Europas ist und nicht ein Gremium der Vertretungen nationaler Einzelinteressen und nationaler Machtspiele und Marketinginstrumente! Das ist jetzt entscheidend.

Wir hatten die Hoffnung, dass dieser Rat einen Durchbruch bringt bei der Wirtschafts- und Währungsunion, bei der Abstimmung über das Migrationspaket, bei der Überführung der hervorragenden Arbeit auf dem technischen Sektor für den mehrjährigen Finanzrahmen in eine politische Vorgabe, beim Kampf gegen Desinformation und natürlich auch bei der Arbeit für Wachstum und Beschäftigung durch eine Stärkung der Binnenmarktstrategie. Es ist alles möglich, wenn man nur will. Die Vorschläge liegen auf dem Tisch. Was zu tun ist, weiß jeder.

 
  
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  Bernd Lucke (ECR). – Frau Präsidentin, meine Damen und Herren! Die Erklärungen, die wir heute Morgen gehört haben, zeigen, dass die EU stillsteht. Es war ein Dokument des Stillstands, was wir gehört haben. Es geht nicht voran mit der mehrjährigen Finanzplanung. Es geht nicht voran mit der Neuregelung der Asyl- und Flüchtlingspolitik, obwohl das seit drei Jahren überfällig ist, obwohl wir wissen, dass Dublin III nicht funktioniert und wir dringend eine neue, funktionsfähige Gesetzgebung bräuchten.

Es geht nicht voran mit der Stabilisierung der Wirtschafts- und Währungsunion. Herr Juncker, wenn Sie wissen wollen, warum die Staats- und Regierungschefs EDIS nicht haben möchten, dann sollten Sie nicht einfach sagen: EDIS sei einfach gut. Denn das stimmt nicht. Durch EDIS nehmen die Risiken eben zu. Es geht nicht nur darum, dass bestehende Risiken abgebaut werden, sondern die Verpflichtung zum Nachschuss in andere Einlagenversicherungssysteme führt zu neuen Risiken. Deshalb ist das ganze Paket ungeeignet.

Es geht noch nicht mal voran mit dem Brexit. Auch da ist die Europäische Union in einer Sackgasse. Deshalb hat Herr Weber Recht. Natürlich, wir müssen die EU reformieren, wir müssen die EU verändern. Wir müssen die Schwächen, die sich gezeigt haben, die geradezu auf den Händen zu sehen sind, beseitigen. Aber es fehlt der Wille. Es fehlt der Wille dazu, irgendetwas zu tun. Tatsächlich ergießen sich sowohl der Rat als auch der Europäische Rat und auch das Parlament immer in Selbstgefälligkeiten. Das aber bringt uns nicht voran. Wir brauchen echte Reformen in der EU.

 
  
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  Miguel Urbán Crespo (GUE/NGL). – Señora presidenta, ayer celebramos el 70.º aniversario de la Declaración Universal de los Derechos Humanos. Siete décadas de promesas incumplidas y violación de los derechos humanos en el mundo. Siete décadas después estamos ante una Unión Europea en donde la extrema derecha aumenta y los discursos xenófobos avanzan, mientras se vulneran los derechos sociales más básicos.

Esto es resultado de las políticas austericidas que sufrimos, que han normalizado los recortes mientras nos han contagiado el miedo y el odio al diferente. Hoy vivimos en un mundo que es más rico, pero sobre todo es más desigual. Es hora de aprender de nuestra historia. Los derechos no existen si no se ejercen. Es la hora de volver la mirada setenta años atrás y comprometernos a la defensa de los derechos humanos de todas y de todos.

Señores del Consejo, como dijo Nelson Mandela, «denegar a las personas sus derechos humanos es cuestionar su propia humanidad». No cuestionen la humanidad de nadie.

 
  
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  Jordi Solé (Verts/ALE). – Madam President, the European Council will finally have a first substantial discussion on the upcoming Multiannual Financial Framework (MFF). On the one hand, this comes late: the Council does not foresee an agreement before autumn 2019, and even this deadline could be unrealistic given the renewal of Parliament and the Commission next year. On the other hand, this delay will probably allow us to have a proper debate during the European election campaign on the kind of political priorities on which the EU should focus in the coming years and give the final say to the next Parliament. For reasons of legitimacy, this seems to me to be a reasonable option.

We all need a good final deal, but the negotiating box circulated by the Austrian Presidency contains some worryingly ill elements, particularly as regards the mix between elements falling in the consent procedure and those falling under co—decision. Let us be clear: Parliament won’t accept that the Council and the European Council decide unilaterally on elements that have to be co—decided.

 
  
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  Fabio Massimo Castaldo (EFDD). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui, all'alba di un Consiglio europeo dall'agenda molto fitta, in un'Europa molto ferma. Come mai?

In primis, mi riferisco alla governance macroeconomica, ancora inspiegabilmente bloccata sul paradigma dell'austerità. È bello sentir parlare di crescita da parte di chi, forse, era su un altro pianeta in questi ultimi anni; è un paradigma dichiarato sbagliato persino dal Fondo monetario internazionale.

Per non parlare della questione delle migrazioni, nella quale è penosamente evidente che la maggior parte dei nostri partner preferisce continuare con l'ipocrisia degli indici puntati o delle pacche sulle spalle nei confronti del Mediterraneo.

Il primo punto all'ordine del giorno è il nuovo quadro finanziario pluriennale. Per far vedere che qualcosa si muove, che l'Europa è utile al benessere dei propri cittadini, va dimostrato più coraggio negli investimenti a favore della formazione, delle politiche giovanili, più Erasmus+, più politiche di coesione, affinché si realizzino davvero crescita e uguaglianza di opportunità nei nostri paesi.

Questo, e non altro, chiedono i cittadini europei. Questo chiedono e chiederanno le piazze d'Europa, che vi stanno ricordando l'aforisma di Jefferson, da molti dimenticato: "Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, sono i governi a dover aver paura dei propri popoli".

 
  
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  Marcus Pretzell (ENF). – Frau Präsidentin, meine sehr geehrten Damen und Herren Kollegen! Seit zehn Jahren sprechen wir in Europa – im Europäischen Parlament, im Europäischen Rat, in der Kommission – über die Frage der Wirtschafts- und Währungspolitik. Wie gerade aus der Fraktion der Liberalen eben zu Recht angemerkt wurde, ist die Wirtschafts- und Währungspolitik das Fundament, auf dem Politik in Europa fußt. Dass aber ausgerechnet die sogenannten Liberalen hier auch bemängeln, dass aufgrund dieses fehlenden Fundaments nicht ausreichend soziale Wohltaten ausgeschüttet werden können, das zeigt die babylonisch-politische Verwirrung, in der wir uns befinden.

Wenn wir seit zehn Jahren versuchen, die Wirtschafts- und Währungspolitik zu ordnen, wenn wir seit drei Jahren versuchen, endlich die Migration in Europa zu ordnen, wenn wir seit zwei Jahren versuchen, mit den Briten einen vernünftigen Ausstieg unter Freunden zu finden und das offenkundig hier nicht erreichen können, dann zeigt sich ganz klar, dass Europa an ganz, ganz vielen Stellen überfordert ist, einfach, weil die Interessenlagen sich in den letzten Jahren auseinanderdividieren.

Diejenigen von Ihnen, die sich dann allerdings darüber beschweren, dass es nationale Interessen gibt, auch nationale Bestrebungen, national zu handeln, die sollten sich bitte fragen, ob es nach zehn Jahren Europolitik nicht irgendwann an der Zeit ist, nationale Lösungen zu finden. Das gilt für das Thema der Migration ebenfalls.

 
  
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  Kazimierz Michał Ujazdowski (NI). – Pani Przewodnicząca! Koleżanki i Koledzy! W czasie kryzysu warto okazywać zimną krew. Za dużo jest tutaj irytacji. Niektórzy ponaglają Radę. Niektórzy irytują się z powodu protestów w Paryżu. Powinni raczej zająć się arogancją władzy, która wznieciła te protesty. Jest irytacja tym, że brexit stanie na agencie Rady Europejskiej. Potrzeba nam raczej realizmu i odpowiedzialności. Nie musimy wybierać między polityką otwartych drzwi a nacjonalizmem, który odwraca się od uchodźców. Możemy wybrać drogę racjonalną i za tym Parlament powinien opowiedzieć się w polityce imigracyjnej. Ja byłem wielkim przeciwnikiem opuszczenia przez Brytyjczyków Unii Europejskiej, ale teraz trzeba zrobić wszystko, żeby uniknąć twardego brexitu. I zadaniem Komisji i Rady jest wykazanie elastyczności po to, żeby nie stało się najgorsze: rozejście się bez kontraktu. To dyktuje odpowiedzialność i realizm.

 
  
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  Janusz Lewandowski (PPE). – Pani Przewodnicząca! Z bogatej agendy Rady wybieram budżet wieloletni (WRF) na okres po 2020 r., po raz pierwszy w agendzie liderów jako punkt wiodący. Z kalendarza Rady wynika jasno, że nie będzie porozumienia przed wyborami europejskimi: ani wspólnego stanowiska rządów, ani porozumienia z Parlamentem Europejskim.

Zwracam uwagę, na podstawie własnych doświadczeń, że jeżeli porozumienie międzyrządowe nastąpi w październiku, listopadzie 2019 r., to negocjacje z Parlamentem będą biegły równolegle do negocjacji dotyczących budżetu rocznego, a to nie ułatwi porozumienia. Słysząc deklaracje, że w dziewięć miesięcy można osiągnąć porozumienie, które zajęło w poprzednim rozdaniu dwa i pół roku, mówiłem sobie, że jest to wyraz politycznej woli, ale doświadczenie przeczyło temu, że jest to deklaracja realistyczna. Była nierealistyczna również z uwagi na zawarte w propozycji Komisji Europejskiej bardzo zróżnicowane koperty w ramach polityki spójności.

Jeżeli są kraje, które tracą prawie jedną czwartą korzyści płynących z polityki spójności, gdy inne zyskują, to oczywiście nie jest to dobra nowina wyborcza. To nie jest sposób budowania proeuropejskich nastrojów i chociażby z tego powodu oczekiwanie, że wspólne stanowisko zostanie wypracowane przed wyborami europejskimi i będzie to dobra nowina dla wszystkich, było nierealistyczne. Parlament zajmie wyraźnie własne stanowisko, dla większości krajów lepsze niż propozycja Komisji Europejskiej.

 
  
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  Josef Weidenholzer (S&D). – Frau Präsidentin! Die Tagung des Europäischen Rates beschäftigt sich auch diesmal wieder mit Migrationsfragen. Das wäre im Prinzip ein positives Zeichen, wenn man davon ausgehen könnte, dass die Beschäftigung mit dem Thema auch zu Lösungen führt. Die Menschen erwarten das von Europa. Es ist zu befürchten, dass die letzte Ratstagung dieses Jahres genauso enden wird wie alle anderen seit 2015: von innenpolitischen Motiven geprägte Problembeschreibungen und spektakuläre Ankündigungen wie die nicht zustande gekommenen Anlandeplattformen vom vergangenen Sommer.

Die großen Themen bleiben unerledigt, wie die unverzichtbare Reform von Dublin, die Schaffung legaler Einreisemöglichkeiten oder die blue card, Frontex etc.

Vom Parlament gibt es dazu ganz klare Vorschläge, sie werden aber ignoriert. An rationalen Lösungen besteht offensichtlich nur wenig Interesse, wie auch an den drängenden kurzfristig lösbaren Problemen, wie der katastrophalen und unmenschlichen Situationen in den Hotspots auf den griechischen Inseln oder der völlig verdrängten Balkanroute – Stichwort: Velika Kladuša. Bleibt nur mehr die Hoffnung auf ein Weihnachtswunder.

 
  
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  Marek Jurek (ECR). – Pani Przewodnicząca! Panie Posłanki i Panowie Posłowie! Oczywiście przed najbliższym posiedzeniem Rady Europejskiej nie cieszy mnie ta zapowiedź pogłębiania unifikacji walutowej, cokolwiek by to miało znaczyć. Nie cieszy mnie również nieobecność przewodniczącego Rady Europejskiej, bo szkoda, powinien posłuchać, co mamy do powiedzenia. Natomiast cieszy mnie to, o czym nie usłyszeliśmy od prezydencji austriackiej. Bo to jest bardzo znamienne. Nie było w ogóle mowy o podejmowaniu na posiedzeniu Rady Europejskiej....

(Uwaga przewodniczącej dot. tłumaczenia ustnego)

Pani Przewodnicząca! Panie i Panowie Posłowie! Jak mówiłem, przed najbliższym posiedzeniem Rady Europejskiej nie cieszy mnie to, że słyszymy zapowiedzi pogłębienia unifikacji walutowej. To zapowiedź mnożenia konfliktów, które już dzisiaj widzimy w krajach południa Europy. Nie cieszy mnie również nieobecność przewodniczącego Tuska, dlatego że dobrze, żeby wysłuchał Parlamentu. Natomiast dobrze, że prezydencja austriacka nie mówiła o tym, że Rada Europejska będzie podejmować kwestie antagonizujące państwa Europy. Mamy brexit, mamy sytuację rewolucyjną we Francji. Najwyższa pora, żeby przewodniczący Rady Europejskiej stwierdził, że Rada, po pierwsze, nie ma żadnej większości, która chce stawiać zarzuty Polsce i kontynuować ten destrukcyjny dla Europy konflikt, a tym bardziej, żeby stwierdził całkowitą zasadność zarzutów rządu węgierskiego wobec nieformalnego rzekomego wniosku, który przeciwko Węgrom miał postawić Parlament Europejski. Zastosowano antydemokratyczną inwencję, której nie zna parlamentaryzm w żadnym kraju świata – takiej koncepcji większości kwalifikowanej.

 
  
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  Matt Carthy (GUE/NGL). – Madam President, once again the European Council will meet to respond to the British Government’s shambolic Brexit process, and once again the Council must remain resolute that the Irish backstop cannot be renegotiated. Brexit, any Brexit, will be bad for Ireland north and south. The backstop is a mechanism to reduce the damage. Nothing more.

But the clear lesson learned from this process is one that many of us already knew, that British leaders do not give a single damn about any part of Ireland, including the part over which they hold jurisdiction. Evidence of this can be seen from the comment by a Tory MP that Britain should threaten Ireland with food shortages – perhaps an attempt to starve us once again!

So the Commons vote can be postponed, but the backstop cannot be altered. We need the continued support of this House to ensure that that is the case, and we will need the support of this House to move towards the inevitable outworking of the lesson that has been learned from the Brexit process. As more and more people across Ireland recognise that Irish unity is the ultimate response to British political failures, we will be seeking the support of the EU in the time ahead to deliver that solution.

 
  
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  Harald Vilimsky (ENF). – Frau Präsidentin, meine sehr geehrten Damen und Herren! Zum Einen verwahre ich mich mit Nachdruck dagegen, dass von Seiten der politischen Linken, insbesondere der Sozialdemokraten, einmal mehr mit Dreck auf die österreichische Ratspräsidentschaft geworfen wird. Das Gegenteil ist der Fall: Die österreichische Ratspräsidentschaft war hervorragend abgewickelt; das wird auch von namhaften Vertretern der Europäischen Union so bestätigt. Und das Letzte, was wir brauchen, ist Ihre Zustimmung. Wir haben die Zustimmung der österreichischen Bevölkerung – eine steigende Zustimmung –, und das ist gut so.

Woran es zurzeit in der Europäischen Union scheitert, ist quasi ein Herz-, Lungen- und Nierenversagen. Wir haben die Situation in Frankreich, wo in Wahrheit mit den „Gelben Westen“ gerade eine zweite Französische Revolution Platz greift und ein Aufbegehren gegen den vermeintlichen Heilsbringer von Ihrer Seite, Emmanuel Macron, herrscht. Sie haben die Situation in Deutschland, wo jetzt eine Nachfolgerin von Angela Merkel installiert wurde, in Wahrheit ein System Merkel 2.0 implementiert wird und sich auch in Deutschland nichts ändert. Und Sie haben die Situation in Großbritannien, wo immer noch eine Schockstarre nach dem Brexit-Referendum der Fall ist und wo nicht einmal eine Mehrheit im Unterhaus eine Mehrheit in der Bevölkerung abbilden kann und ein ordnungsgemäßer Austritt aus der Europäischen Union erfolgen kann.

Wenn Sie die Sache genau analysieren, ist immer Migration die Ursache dafür, warum es zu einem Scheitern dieser Regierungen kommt. Vor diesem Hintergrund ist es hervorragend, dass Österreich dem UN-Migrationspakt nicht beitreten wird und damit auch eine Weichenstellung für die europäische Politik in der Zukunft vornimmt. Das, was die österreichische Ratspräsidentschaft als Motto hatte – „Ein Europa, das schützt“ –, ist endlich das, was Sie in Ihr Stammbuch schreiben sollten.

(Der Redner ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)

 
  
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  Maria Grapini (S&D), Întrebare adresată conform procedurii „cartonașului albastru”. – Stimate coleg, am observat că ați adus numai cuvinte de laudă Consiliului. Puteți să ne spuneți care sunt rezultatele Consiliului și ale Președinției Austriei ca să merite aceste laude? Pentru că ieri n-a fost prezent la o dezbatere, Consiliul, de regulă, alege când să vină și cum să vină la ședințele noastre, ale Parlamentului, ignoră rezoluțiile și scrisorile din partea Comisiei.

Care sunt rezultatele pentru care dumneavoastră lăudați Consiliul și Președinția Austriei?

 
  
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  Harald Vilimsky (ENF), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Wie Sie vielleicht wissen, hat Österreich als Motto für diese Ratspräsidentschaft „Ein Europa, das schützt“ gewählt. Und was gelungen ist, ist, dass die wesentlichen Bereiche – was die Frage Migration, was die Frage Asyl und wie man mit diesem Thema umgeht, betrifft – hier nicht nur in die Hirne und Herzen der Diskussion vorgedrungen sind, sondern tatsächlich auch hier die Weichenstellungen vorgenommen wurden. Und was schon entscheidend ist für all diejenigen, die das kritisieren, ist der Umstand, dass auch von Kommissionspräsident Juncker und von anderen namhaften Repräsentanten der Europäischen Union diese Ratspräsidentschaft durchaus positiv gesehen wurde, und das sollte man zur Kenntnis nehmen.

 
  
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  Ελευθέριος Συναδινός (NI). – Κυρία Πρόεδρε, παρότι η κατάσταση της Ένωσης είναι ήδη επιβαρυμένη από την είσοδο λαθρομεταναστών στο έδαφός της, συνεχίζουμε να εφαρμόζουμε τη λανθασμένη και αποτυχημένη πολιτική των ανοιχτών συνόρων. Μόνο στην Ελλάδα έχουν φτάσει τα τελευταία χρόνια πάνω από ένα εκατομμύριο λαθρομετανάστες με τις ροές να συνεχίζουν και θα συνεχίσουν να υφίστανται όσο χαϊδεύουμε την Τουρκία. Μπορεί ο επίτροπος Αβραμόπουλος να χαρακτηρίζει επιτυχία τις παρεμβάσεις του για την αντιμετώπιση αυτού του φαινομένου, απέφυγε όμως να επισκεφθεί τους ανθρώπους που βίωσαν και βιώνουν την ισλαμική τρομοκρατία. Μιλάτε για ανθρώπους αλλά απαρνηθήκατε τον ανθρωπισμό. Η ρητορική σας φαντάζει ανεύθυνη, ασυνείδητη και απειλεί την εθνική ασφάλεια. Ως πολίτες της Ένωσης ζητούμε μια Ευρώπη σταθερότητας και ασφάλειας εντός μιας χαώδους και ταραγμένης υφηλίου. Καλώ λοιπόν το Συμβούλιο να απορρίψει το Παγκόσμιο Σύμφωνο για τη Μετανάστευση, όπου αυθαίρετα και αδιακρίτως παραχωρούνται δικαιώματα σε λαθρομετανάστες εις βάρος των δικών μας πολιτών και αυτών που πραγματικά έχουν ανάγκη.

 
  
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  György Schöpflin (PPE). – Madam President, whatever the outcome of the Brexit process – and it really is in the lap of the gods – there are a number of other issues that will affect the future relationship between the European Union and the United Kingdom. Deal or no deal, postponement of Brexit or no postponement, the European Union has a vital interest in the United Kingdom being a stable and predictable third country. History, geography and much else besides, all point in that direction, but what does being a third country actually mean? It’s really hard to say. It can be anything from Switzerland to, say, Tuvalu. It would be helpful to think this problem through. The other problem is the United Kingdom itself, the durability of which is vital for Europe, but where what we can see is the emergence of significant political differences between the constituent parts of the country – Scotland and Northern Ireland above all. And, of equal significance, the gap between London and what might be called the non-London periphery, whether cultural, political or economic, is wider than ever. The cohesion of the United Kingdom is a necessary condition of stability, and that may be an internal affair but it impacts on the European Union and on much of the rest of the world for that matter. The European Union should not lose sight of this.

 
  
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  Mercedes Bresso (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito sul Consiglio europeo si tiene in un momento in cui l'Europa è attraversata da forti tensioni politiche, sociali ed economiche, da alcuni viene addirittura messo in discussione il nostro modello democratico, sfruttando le enormi difficoltà causate dalla crisi.

Quindi la risposta europea non può essere debole e per questo il Parlamento europeo, come sapete, ha preso una posizione chiara sul quadro finanziario pluriennale, rifiutando compromessi non all'altezza dei bisogni e delle necessità dei nostri cittadini.

Servono risorse adeguate per i lavoratori e le PMI, per gli studenti, per la ricerca, servono risorse per le funzioni tradizionali e risorse per quelle legate all'avvenire. Servono anche risorse per un bilancio della zona euro.

È stato ricordato che non basta avere un backstop per le banche: qui, Presidente Juncker, serve un backstop for people, serve una garanzia comune dei depositi, servono risorse per uno strumento di stabilizzazione che affronti insieme la questione delle garanzie in caso di crisi per gli investimenti e per la disoccupazione.

Ricordiamoci che anche i cittadini vogliono avere garanzie. Le reti di sicurezza non devono servire solo alla Gran Bretagna o alle banche, devono servire anche ai cittadini.

 
  
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  Σωτήριος Ζαριανόπουλος (NI). – Κυρία Πρόεδρε, η διάψευση κάθε διακήρυξης της Ευρωπαϊκής Ένωσης για διαρκή ειρήνη και ευημερία είναι παταγώδης. Κάθε βήμα ενοποίησης φέρνει φυγόκεντρες τάσεις, σε κάθε περίπτωση αντιδραστικοποίηση και κλιμάκωση της αντιλαϊκής επίθεσης. Brexit, προσφυγικό, μεταναστευτικό, που η ίδια δημιουργεί με δικές τις επεμβάσεις, ανταγωνισμοί εντός της αλλά και με Ηνωμένες Πολιτείες, Ρωσία και Κίνα, στρατιωτικοποίηση, ανάκαμψη που επιβραδύνεται προϊδεάζοντας για νέα κρίση, όλα αυτά τη συνταράσσουν. Ο ελπιδοφόρος αναμορφωτής της Μακρόν, για να διασωθεί από τη λαϊκή αγανάκτηση, μοιράζει βάρβαρη καταστολή και κάποιες παραχωρήσεις με τη μεζούρα, όσες επιτρέπει το κεφάλαιο. Ο φίλος του ο κ. Τσίπρας και άλλοι κοροϊδεύουν ότι η Ένωση μπορεί να αλλάξει. Παριστάνουν το προοδευτικό ανάχωμα στη συντήρηση και την ακροδεξιά, που οι ίδιοι εκτρέφουν με την αντιλαϊκή πολιτική τους σαν συγκοινωνούντα δοχεία. Η λαϊκή αγανάκτηση πρέπει να βρει το δικό της δρόμο, έξω από παγίδες εγκλωβισμού στην ίδια πολιτική με άλλο μανδύα, με ρήξη και ανατροπή, με ενίσχυση παντού και στις ευρωεκλογές των μοναδικών εγγυητών αυτού του δρόμου, των κομμουνιστών.

 
  
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  Michaela Šojdrová (PPE). – Paní předsedající, zaregistrovala jsem změnu ve vývoji v oblasti reformy azylového systému. Tuto změnu předložila Komise a pochopila, že je potřeba dublinský balíček rozdělit a přijmout alespoň ta opatření, na kterých je shoda. Je to například reforma nařízení EURODAC, která obsahuje i snížení věku pro snímání otisků prstů dětí na šest let. Toto je krok, který nutně potřebujeme při ochraně nedoprovázených uprchlických dětí. Rozhodně je nutné usilovat o dohodu se severoafrickými zeměmi na vyloďovacích platformách a dále posilovat rozvojové i obchodní partnerství s Afrikou. Upřímně, očekávala jsem v této otázce od rakouského předsednictví větší pokrok.

Pokud jde o vnitřní trh, pan předseda Komise řekl velmi správně: „Posilujme to, v čem jsme silní, to, co nám pomáhá.“ A mně je líto, že skutečných zastánců prohlubování vnitřního trhu, například ve službách, jakoby ubývá. Bohužel ani Komise není zdaleka takovou zárukou úsilí za odstraňování bariér jako dřív. V této souvislosti vítám rozhodnutí Rady ministrů dopravy alespoň částečně vyjmout mezinárodní přepravu z režimu minimálních mezd a vysílání pracovníků. Věřím, že i Evropský parlament napraví své chybné rozhodnutí ze svého přístupu v prvním čtení. Odstraňování bariér na vnitřním trhu totiž tvoří páteř evropské integrace, my máme chránit vnitřní trh, zejména před konkurencí třetích zemí.

 
  
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  Claude Moraes (S&D). – Madam President, the Commission President rightly said that Parliament had done its work on the central focus of this Presidency, and in the conclusions on security and on migration that is absolutely the case. The somewhat unrealistic European border and coastguard proposal – we delivered. Interoperability, ECRIS: everything we were asked to do, we delivered. But when it came to migration – where of course, as the Commission President said, we delivered everything we were asked to do – Dublin, the Asylum Procedures regulation, those files which are all interconnected – I say to the Council and to the Commission, those interconnected tough files – the majority of the files of any committee in this House – they are being split apart, and now the Commission asks us to adopt five of the seven files. I understand the expediency, but it represents a failure when in this House we want multilateralism, and we didn’t like the fact that, during the Presidency, we had a failure of multilateralism and of the global compact when the Presidency left the global compact.

We need courage. We need multilateralism in common solutions. We in the Parliament will deliver our part of the bargain. It’s a pity that we have had some failure in the Council and in these Council conclusions. Let’s try and make it positive before the end of this mandate.

 
  
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  Seán Kelly (PPE). – A Uachtaráin, tá áthas orm cúpla focal a rá ar an ábhar díospóireachta tábhachtach seo.

I refer to Brexit not by choice but by necessity, as I understand that many are now probably Brexit weary. But in light of developments in the House of Commons and in Westminster, I want to refer to the backstop. But actually I don’t need to say anything because, in fairness to Donald Tusk, he in his tweet has said what I want to say: ‘We will not renegotiate the deal, including the backstop, but we are ready to discuss how to facilitate UK ratification’, and that about sums it up. We cannot renegotiate the backstop because it is an insurance policy against a return to violence in the island of Ireland – nobody wants that. And in fairness to Theresa May, she’s doing her best and we would like to help her, because she is at least being constructive – unlike many of our colleagues around her. I will leave it at that.

I also want to refer briefly to the Multiannual Financial Framework. In this regard, I quote our esteemed President Juncker, who said, ‘We need to ensure that those priorities are adequately funded in the next long-term budget so that they become reality’. And one of those priorities for Parliament is to ensure that our farmers can maintain the level of CAP funding they have at the moment. This is vital not just for them, but also for rural areas. And it would also show, I think, that Europe is a Europe for citizens, and especially those who are most disadvantaged. So I hope that can be done as well.

 
  
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  Richard Corbett (S&D). – Madam President, the Brexit chaos continues. Ms May’s inability to secure a majority in the House of Commons for the deal that she signed is not just about the Irish backstop, which the right wing of her party obsesses about; for the bulk of the British Parliament and for public opinion in Britain it is because the deal as a whole is a bad deal, a job-destroying deal and a rights threatening deal that will be bad for Britain and for Europe. And this, not because of the EU’s negotiating stance, but because of the inability of this British Government to make the right choices. It set down red lines which resulted in this being the only available deal within those red lines. It made the bad choices as to what it wanted. It has led us into this mess.

It’s time to change course. There is growing opposition in Britain to the very idea of Brexit. Public opinion has shifted. Every argument that had been made to justify it has fallen by the wayside, and I am convinced that when this deal – even with extra clarifications – comes back to the British Parliament, it will still be rejected and Britain will be confronted with a very hard, but very important, choice: whether to go ahead or not with this disastrous course of action.

 
  
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  Gunnar Hökmark (PPE). – Madam President, first, a Brexit in disorder causes damage to us all and must be avoided. Second, the agreement on the banking package lays the ground for the banking union, but also for clear action in order to increase the potential growth of Europe and the European Union, and all these actions need to be taken. Third, we need – as the Council has said here – to counter Russian disinformation. We need to be firm when we do it, but we also need to see this disinformation in a wider perspective: what happened in Salisbury; money laundering via the Baltic States and other places in Europe, financing subversive activities in all parts of Europe; the war in Ukraine; the breach of international law in the Sea of Azov. If Russia can breach international law in the Sea of Azov, it can do it in the Baltic Sea. This is a time when the European Union must be firm against those who are threatening us and be clear about the fact that Russia is a threat to Europe. It wants to divide us, it wants to undermine us, and it wants to threaten our integrity. Now is the time for Council and Commission to do the action that is required.

 
  
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  Isabelle Thomas (S&D). – Madame la Présidente, Madame la représentante du Conseil, à la veille de ce Conseil où vous allez trancher un certain nombre de questions sur le cadre financier, je voudrais vous apporter quelques éléments de la part du Parlement en tant que rapporteure sur le cadre financier.

La Commission a fait sa proposition législative en mai, le Parlement a voté à une très large majorité un rapport intermédiaire sous forme de contre-propositions, et il ne manque que vous. On s’impatiente, d’abord parce qu’il y a des raisons techniques qui font que, avec une discussion en octobre au moment où la Commission s’installera, on risque de prendre un retard considérable – nous l’avons déjà vécu, et ce fut désastreux, sur le cadre financier actuel. Ensuite parce que nous savons qu’entre le Parlement et le Conseil il y a des désaccords, entre, pour le Parlement, les priorités de maintien des politiques de solidarité et, pour le Conseil, d’autres priorités.

Nous vous demandons donc deux choses: premièrement, de ne pas suivre la recommandation de la Commission de démarrer une proposition en octobre 2019, et deuxièmement, d’être en alerte sur les boîtes de négociation. Dans ces boîtes, il y a des éléments de codécision qui ne peuvent en aucun cas être intégrés à la discussion sur le cadre financier pluriannuel.

 
  
 

Catch-the-eye procedure

 
  
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  Λευτέρης Χριστοφόρου (PPE). – Κυρία Πρόεδρε, αγαπητέ φίλε Πρόεδρε της Ευρωπαϊκής Επιτροπής, εμείς προερχόμεθα από μία μικρή χώρα την Κύπρο αλλά είμαστε βαθύτατα ευρωπαϊστές. Θέλουμε μια ισχυρή Ευρωπαϊκή Ένωση. Ισχυρή Ευρωπαϊκή Ένωση σημαίνει ότι και οι δικές μας οι χώρες γίνονται ισχυρότερες και, αν δεν υπήρχε η Ευρωπαϊκή Ένωση, θα οφείλαμε όλοι εμείς οι Ευρωπαίοι να την ανακαλύψουμε. Κάθε ενδυνάμωση και ενίσχυση της Ευρωπαϊκής Ένωσης είναι κέρδος για όλους μας. Γι’ αυτό πολεμάμε και αγωνιζόμαστε για μια ισχυρή Ευρωπαϊκή Ένωση. Ισχυρή Ευρωπαϊκή Ένωση όμως, κύρια Πρόεδρε και κύριε Πρόεδρε, δεν μπορεί να υπάρξει εάν δεν έχει ισχυρή άμυνα και ασφάλεια. Ισχυρή ασφάλεια. Το αίσθημα ασφάλειας όλων των ευρωπαίων πολιτών πρέπει να ενδυναμωθεί. Μόνο με αυτόν τον τρόπο διαλύονται και διασκεδάζονται όλες οι ευρωσκεπτικιστές προσεγγίσεις που προσπαθούν να υποσκάψουν την Ευρωπαϊκή Ένωση και την ευρωπαϊκή υπόσταση, και μάλιστα –πιστέψτε με– και στη δική μου τη χώρα το αίσθημα ασφάλειας είναι αυτό που κυριαρχεί· να μπορεί η Ευρωπαϊκή Ένωση να προστατεύσει τη χώρα μου από τις καθημερινές απειλές της Τουρκίας· να μπορεί η Ευρωπαϊκή Ένωση να προστατεύσει τον κάθε ευρωπαίο πολίτη.

 
  
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  Juan Fernando López Aguilar (S&D). – Señora presidenta, presidente Juncker, cuando vayamos a elecciones el próximo año 2019, hará nada menos que diez años que entró en vigor el Tratado de Lisboa, que efectuó una promesa a 500 millones de europeos: entre otras cosas, prometió un espacio de libertad, seguridad y justicia que asegurase la libre circulación de personas y la gestión integrada de las fronteras exteriores.

Este Consejo se ocupa de migraciones y todavía está pendiente nada menos que la incorporación a Schengen de Bulgaria y Rumanía. Este Consejo habla de migraciones y todavía está pendiente una política común de migraciones. Habla de fake news y resulta que mucha gente cree, intoxicada por la manipulación informativa, que hay una inmigración descontrolada como consecuencia de la política europea, cuando ni la inmigración está descontrolada, siendo cierto que no hay todavía una política europea común de migraciones y de gestión de asilo y refugio.

Y, por último, este Consejo habla de una política exterior común que está todavía por inventar porque la cumbre de Marrakech ha puesto de manifiesto, lamentablemente, que, también ante los foros multilaterales de toma de decisión, la Unión Europea no tiene una posición común... (la presidenta retira la palabra al orador).

 
  
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  Ruža Tomašić (ECR). – Gospođo predsjedavajuća, proračun Unije za razdoblje 2021. – 2027. morat će odražavati novu realnost u kojoj više nema Ujedinjene Kraljevine kao članice, a cijeli niz drugih država nezadovoljan je načinom na koji Unija funkcionira ili nekom od zajedničkih politika. Unija će morati dati više tamo gdje predstavlja dodanu vrijednost koju svi pozdravljaju, a manje se miješati u pitanja u kojima proizvodi polovična rješenja, nesporazume i konflikte.

Vrijeme je da ponovno otkrijemo supsidijarnost i da taj princip bude ugrađen u ovaj proračun. Dosta je skupih programa kojima Bruxelles grabi ovlasti koje mu po ugovorima ne pripadaju, dosta je nepotrebnih zajedničkih tijela s loše definiranim ovlastima i dosta je skupih nerealnih snova federalista.

Proračun mora biti realan i održiv i treba pratiti potrebe jedne dinamične zajednice. Nastavak dosadašnjih praksi može donijeti samo novu nestabilnost i podijeljenost.

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL). – Senhora Presidente, relativamente ao orçamento da União pós-2020, nenhuma das posições em confronto no Conselho Europeu é aceitável para os interesses dos povos da Europa e, particularmente, para os países como Portugal, mais prejudicados pela natureza assimétrica e divergente da integração.

Nestes países, as verbas da coesão, que agora querem cortar e para isso não falta consenso, nunca compensaram os impactos negativos das políticas comuns do Mercado Único e especialmente do euro, a moeda única.

Que na mesma reunião do Conselho Europeu em que se discutem o aprofundamento do Mercado Único cujos benefícios e prejuízos caem, uns e outros, sempre para os mesmos lados, se discuta um orçamento que corta nas verbas para a coesão é significativo e diz muito do que é a União Europeia.

Se o ascenso da extrema direita nos mostra que o perigo do fascismo existe, e existe de facto, é de elementar lucidez que é a União Europeia quem hoje lhe abre caminho.

 
  
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  Γεώργιος Επιτήδειος (NI). – Κυρία Πρόεδρε, δεν έχω την παραμικρή αμφιβολία ότι και στην μεθαυριανή συνάντηση κορυφής του Ευρωπαϊκού Συμβουλίου δεν θα ληφθούν σημαντικές αποφάσεις. Θα είμαστε πάλι θεατές στο ίδιο έργο, κι αυτό διότι οι επικεφαλής των κρατών ούτε θέλουν αλλά ούτε και έχουν συνηθίσει να συζητούν για να βρεθεί μια κοινή λύση στα προβλήματα που αντιμετωπίζουν οι λαοί τους. Άλλος ένας λόγος είναι ότι οι άνθρωποι αυτοί δεν στηρίζουν τα συμφέροντα των λαών και δεν ακούν τις επιθυμίες και τις ανάγκες των πολιτών τους. Γι’ αυτό ακριβώς το λόγο, όπως είδαμε πριν από μία ημέρα, υπέγραψαν το Σύμφωνο για τη Μετανάστευση στο Μαρακές. Ουσιαστικά νομιμοποίησαν μια παταγωδώς αποτυχημένη πολιτική. Άλλο ένα παράδειγμα είναι η αντίδραση του γαλλικού λαού, τον οποίο θέλουν να εξαθλιώσουν. Εάν δεν αποφασίσουν να στηρίξουν τα συμφέροντα των λαών, η συνάντηση του Συμβουλίου δεν θα είναι τίποτε περισσότερο από μία συνάντηση …

(Η Πρόεδρος διακόπτει τον ομιλητή)

 
  
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  Nicola Caputo (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, in uno dei miei primi interventi sulla Brexit, quasi due anni fa, all'indomani del referendum britannico, dissi che sarebbe spettato all'Europa essere la parte responsabile di questo divorzio.

Da allora è successo di tutto: l'accordo trovato non soddisfa i sostenitori dell'hard Brexit, che forse credevano di fare trattative senza controparte, diversi ministri si sono dimessi per ricominciare a fare campagna elettorale, la Banca d'Inghilterra prefigura scenari catastrofici e ieri la premier Theresa May ha rinviato il voto per evitare la caduta del suo governo.

Non è possibile fare alcuna previsione su come finirà la questione, ma credo che dovremmo prepararci anche allo scenario peggiore, al no deal, cioè "senza accordo", il più catastrofico per il Regno Unito.

Ma io continuo a sperare in una miracolosa presa di coscienza, che porti l'attuale gruppo dirigente a dire "abbiamo sbagliato, per il bene del nostro popolo facciamo un passo indietro". Sarebbe un comportamento da statisti.

 
  
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  Diane Dodds (NI). – Madam President, the decision to delay the meaningful vote at Westminster reflects widespread opposition to the Prime Minister’s deal right across the political spectrum in the United Kingdom. Members of Parliament recognise that the backstop is a threat to Northern Ireland and the integrity of our Union. They recognise that it is an indefinite threat to the independence and sovereignty of the United Kingdom Parliament, and they recognise that without substantive renegotiation it cannot succeed in the House of Commons.

Mr Tusk has said he wants to facilitate UK ratification without reopening the deal. Mr Juncker said this morning he is ready to offer clarifications. Quite frankly, to believe that this will succeed in the House of Commons is indeed magical thinking. So we face many questions. Is the EU serious about delivering a deal for all of its citizens? Is it genuine about avoiding a no-deal outcome? Is it sincere about protecting businesses and families in the Irish Republic relying on the Great Britain market? These questions matter.

(The President cut off the speaker)

 
  
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  Maria Grapini (S&D). – Doamnă președintă, domnule președinte Juncker, mă adresez și Consiliului, care, iată, astăzi vrea să ne spună că va urma un nou Consiliu în 14 decembrie în care se vor lua decizii. Nu cred în acest lucru.

Iată, terminăm un mandat. În acest mandat nu am reușit să rezolvăm principala problemă - Europa Unită, coeziune. Deși Parlamentul și-a făcut treaba, așa cum a spus domnul președinte, Comisia în mare măsură și-a făcut treaba și a fost de acord cu rezoluțiile Parlamentului, totuși, ce se întâmplă cu Consiliul? Cum o să avem în viitor o Europă unită dacă Consiliul împarte Europa în două spații, dacă Consiliul nu acceptă să existe aceleași drepturi, dacă folosește dublă măsură, așa cum a fost în rezoluțiile luate pentru România, așa cum a fost în situația spațiului Schengen, dacă își alege când să vină la lucru în Parlament? Ce rost mai are Parlamentul European?

Un lucrător are o fișă a postului și își respectă atribuțiile, nu alege ce să facă și ce să nu facă. Din păcate, nu mai am încredere în Consiliu.

 
  
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  Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, ο ΟΗΕ, αντί να επικεντρωθεί στην αναδιανομή του παραγόμενου πλούτου, με το Σύμφωνο του Μαρακές για τη Μετανάστευση προχωρά στην αναδιανομή των πληθυσμών. Η μετανάστευση, νόμιμη και παράνομη, αποτελεί πλέον εργαλείο για τη μείωση των μισθών και των ημερομισθίων στις χώρες υποδοχής. Δημιουργείται έτσι ένας εφεδρικός στρατός, ο οποίος εν τέλει θα προκαλέσει τη μείωση των μισθών στις αναπτυγμένες χώρες. Αναπόφευκτα οδηγούμαστε στην κατάργηση του δικαιώματος των κρατών να ορίζουν ποιοι πληθυσμοί θα κατοικούν στην επικράτειά τους. Στην πράξη αυτό αποτελεί έμμεσο τρόπο νομιμοποίησης της παράνομης μετανάστευσης και εργαλείο κινεζοποίησης των μισθών με απώτερο σκοπό την αύξηση της κερδοφορίας των ευρωπαϊκών επιχειρηματικών ομίλων. Η κινεζοποίηση των μισθών, η φτώχεια και η ανεργία αποτελούν τη βασική αιτία για τις κινητοποιήσεις στη Γαλλία από τα κίτρινα γιλέκα, κινητοποιήσεις οι οποίες θα συνεχιστούν, καθώς ο γαλλικός λαός δεν ανέχεται τη λιτότητα. Η Ευρωπαϊκή Ένωση έσπειρε ανέμους και θα θερίσει θύελλες στις επόμενες ευρωεκλογές.

 
  
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  Udo Voigt (NI). – Frau Präsidentin! Nachdem ich gestern in Marrakesch kurzzeitig festgenommen worden bin und des Geländes verwiesen wurde, weil ich von meinem Recht auf freie Meinungsäußerung gegen den Pakt Gebrauch gemacht habe, ist es für mich eine wichtige Sache, heute Herrn Juncker – angesichts des Rats – zu fragen, ob es zutrifft, was uns Kommissar Avramopoulos dort im Dialog am Sonntag in Marrakesch erzählt hat: dass die Kommission sich darüber einig ist, in jedem Fall diesen Migrationspakt zu unterzeichnen, und es interessiere ihn einen Dreck, was die einzelnen Mitgliedstaaten denken.

In einer zweiten Runde sagte er daraufhin: Wir alle wollen diesen Migrationspakt, und wir werden nur bei der Umsetzung weniger darüber reden, was wir an den Forderungen erfüllen. Wir werden sie in europäisches Recht umsetzen und dann anschließend in die Nationalstaaten übertragen.

 
  
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  Κώστας Μαυρίδης (S&D). – Κυρία Πρόεδρε, πριν δέκα χρόνια –και απευθύνομαι στο Συμβούλιο–, το 2008, τέτοια μέρα, λήφθηκε η απόφαση για κοινή θέση των κρατών μελών να διαμορφώσουν οχτώ κριτήρια γύρω από την εξαγωγή οπλισμού από κράτη μέλη της Ευρωπαϊκής Ένωσης. Πρόσφατα εδώ στο Ευρωκοινοβούλιο συντριπτικά εγκρίναμε σχετική έκθεση γύρω από το ίδιο θέμα –όλα στο πλαίσιο της Κοινής Εξωτερικής Πολιτικής και Πολιτικής Ασφάλειας. Αποφασίσαμε ότι τα κράτη μέλη αναγνωρίζουν την ιδιαίτερη ευθύνη των κρατών που εξάγουν στρατιωτικό εξοπλισμό και ότι δεν επιτρέπονται εξαγωγές, όταν υπάρχει κίνδυνος o αποδέκτης να τα χρησιμοποιήσει επιθετικά και ιδιαίτερα εναντίον άλλων κρατών μελών. Πρόσφατα, πριν από μερικές μέρες, αποκαλύφθηκε ότι σαράντα πέντε υπερσύγχρονα γερμανικά άρματα Λέοπαρντ μεταφέρθηκαν στο κατεχόμενο βόρειο μέρος της Δημοκρατίας της Κύπρου. Είναι αυτό κοινή εξωτερική πολιτική και πολιτική ασφάλειας;

 
  
 

(End of catch-the-eye procedure)

 
  
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  Jean-Claude Juncker, Kommissionspräsident. – Frau Präsidentin, Frau Ratspräsidentin, meine sehr verehrten Damen und Herren! Einige kurze Schlussbemerkungen: Ich bin sehr dafür, dass wir uns im Rat mit dem Thema mittelfristiger Finanzrahmen intensiver beschäftigen als dies der Fall ist. Aber ich muss hier den österreichischen Ratsvorsitz loben: Die Kommission hat ihre Vorschläge so früh wie noch nie vorgestellt, und der österreichische Ratsvorsitz hat an den Verhandlungskästen – negotiation boxes – so schnell gearbeitet wie noch keine Ratspräsidentschaft vorher. Wenn es keine negotiation boxes gibt, dann wird es auch keinen mittelfristigen Finanzrahmen geben. Ich wäre froh, wenn der Europäische Rat auf diese negotiation boxes verweisen würde, damit wir das mit in die nächsten Monate und in die nächste Präsidentschaft hinein übernehmen können. Dies ist von essenzieller Wichtigkeit.

Zweitens: Ich bin enttäuscht, dass – ich glaube, es waren die Innen- und Justizminister – sich nicht auf den Kommissionsvorschlag verständigen konnten, der darin besteht, dass wir die Grenz- und Küstenschutzbeamten in Richtung zehntausend Mann Truppenstärke bringen. Dies war ein Vorschlag der Kommission, dies war ein Vorschlag der österreichischen Ratspräsidentschaft. Und ich komme aus dem Staunen nicht heraus, dass man über Jahre – und nicht nur in Sonntagsreden, sondern auch hier und in den nationalen Parlamenten – immer wieder einem stärkeren Grenzschutz das Wort redet, und wenn dann der Vorschlag kommt, kriegt man kalte Füße und verweist auf nationale Souveränität. Entweder, oder! Entweder verstärken wir den Außengrenzschutz, oder wir sollten diese Reden sofort einstellen, anstatt immer wieder etwas zu verlangen, was man morgen Früh haben könnte!

(Beifall)

Pour ce qui est du cadre financier pluriannuel, après avoir écouté les uns et les autres et avoir lu même les parties illisibles de ce qui a été mis sur papier dans différentes capitales, je persiste à croire que le budget pour la prochaine période de sept années que la Commission a soumis à votre méditation va dans la bonne direction.

Nous avions le choix, comment dire, entre rien et tout. Le Conseil européen, les différentes instances du Conseil, ce Parlement se sont mis d’accord sur de nouvelles priorités: recherche, innovation, défense, Erasmus, etc. Nous devions inclure ces nouvelles priorités dans la masse budgétaire qui sera à notre disposition. Donc, il fallait que nous réorganisions la structure du budget en réduisant les fonds attribués à la politique agricole commune et à la politique de cohésion, qui ne sont pas de vieilles politiques, qui sont des politiques d’avenir, mais il faut tenir compte des évolutions économiques et sociales différentes suivant les pays.

Si nous avions intégré dans une même proposition les nouvelles politiques que je viens de mentionner – je pourrais en citer d’autres –, plus les vieilles politiques qui restent modernes, le budget aurait atteint un plafond de 1,4 %. Même le Parlement a cru sage de limiter le plafond à 1,3 %. Si je m’étais présenté devant vous avec mes collègues pour présenter un budget de 1,4 %, nous n’aurions eu aucune chance de voir les chiffres budgétaires atteindre de tels niveaux, dans aucun État membre. Donc, je crois qu’il faudra que nous accélérions nos travaux.

Dann regen einige sich über die noch nicht vorliegende Bilanz des österreichischen Ratsvorsitzes auf. Ich bin ja nicht Sprecher des österreichischen Bundeskanzlers, auch nicht Sprecher der österreichischen Bundesregierung und auch nicht Sprecher des Ministerrats. Aber ich möchte mal darauf aufmerksam machen als jemand, der vier oder fünf Vorsitze im Rat bestritten hat, dass es noch nie einen Ratsvorsitz gab, mit dem das Parlament vollumfänglich zufrieden gewesen wäre.

Ich, der ich Ratsvorsitzender war, war nie vollumfänglich zufrieden mit dem, was ich selbst als Person zum europäischen Fortschritt beigetragen habe. Ich war auch nicht frei von Schwächeanfällen.

Ein Schwächeanfall war, dass Österreich den Migrationspakt nicht unterzeichnet. Aber die österreichische Bundesregierung ist in dem Fall nicht alleine. Also es reicht nicht, hier den Ratsvorsitz zu kritisieren. Dann müssen Sie – indem Sie die Staaten namhaft machen – alle nennen, die sich diesem Pakt verweigern.

Ich hätte es gerne gesehen, wenn die Europäische Union in geschlossener Kampfformation in Marrakesch aufgetreten wäre, statt wie ein kopfloser Hühnerhaufen. Das passt nicht zu der europäischen Identitätsstiftung im außenpolitischen Bereich. Aber das ist nicht die Schuld der Österreicher.

Im Übrigen hat der österreichische Vorsitz vielfältige Initiativen ergriffen, viele Entscheidungen im Verkehrsministerrat und andere herbeigeführt, die zeigen, dass dies – mit Ausnahme dieses kleinen Schwächeanfalls – ein guter Ratsvorsitz ist. Es gab schon Ratsvorsitze in den letzten Jahren, die mussten mehr Kritik einstecken, als der österreichische.

 
  
  

PRESIDENZA DELL'ON. ANTONIO TAJANI
Presidente

 
  
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  Juliane Bogner-Strauss, President-in-Office of the Council. – Mr President, President Juncker, honourable Members, thank you for your comments.

Let me first address the subject of migration. I can assure you our Presidency has invested heavily in this subject in order to find solutions. We felt that only if we tried to unite all Member States behind solutions would they be implemented seriously.

The Presidency suggested a broader concept of mandatory solidarity, which would allow Member States to choose from a set of solidarity measures when one Member State is in need – with allocation being one of the possible measures to choose from. This concept was first discussed during bilateral meetings at ambassador level over the summer. It was further developed and discussed over a ‘tour des capitales’ conducted by the Austrian Presidency to seek Member States’ views on what additional elements they deemed necessary to operationalise the concept.

Another question we looked at was the possibility of making progress towards adoption of some elements of the package. However, the Austrian Presidency has also been working intensively on all three dimensions of migration. In addition to the internal dimension, there is the Common European Asylum System (CEAS) package, and the Austrian Presidency has also considered the external dimension, as well as external border protection, and has examined possible measures that Member States can adopt in those areas.

This new approach was also presented to the Council at the working lunch of Interior Ministers on 6 December 2018 and, prior to that, at the technical meeting on 22 November.

The participation of European citizens when discussing this and other European issues is very important. Thus, let me say a few concluding words about the pan-European exercise of the citizens’ dialogue and citizens’ consultations. This was a unique endeavour to engage with citizens across Europe and it was a truly inspiring experience. I myself had the opportunity to participate in several events in Austria.

Besides those organised by the Member States, the consultations and discussions with citizens on the future of Europe undertaken by this House and by the Commission – which has already done its own citizens’ dialogue for a very long time – as well as the Committee of the Regions and the European Economic and Social Committee all contributed to this process. The outcome will be presented to the leaders by Chancellor Kurz this week in order to further reflections on the strategic agenda.

Thank you very much for your attention.

 
  
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  Presidente. – La discussione è chiusa.

Dichiarazioni scritte (articolo 162)

 
  
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  Clara Eugenia Aguilera García (S&D), por escrito. – Las elecciones europeas del 2019 coincidirán con los diez años de la entrada en vigor del Tratado de Lisboa, que efectuó una promesa a 500 millones de europeos: entre otras cosas, prometió un espacio de libertad, seguridad y justicia que asegurase la libre circulación de personas y la gestión integrada de las fronteras exteriores. Este Consejo Europeo se ocupa de migraciones y todavía está pendiente nada menos que la incorporación a Schengen de Bulgaria y Rumanía. Este Consejo Europeo habla de migraciones y todavía está pendiente una política común de migraciones. Habla de fake news y resulta que mucha gente cree, intoxicada por la manipulación informativa, que hay una inmigración descontrolada como consecuencia de la política europea, cuando ni la inmigración está descontrolada, siendo cierto que no hay todavía una política europea común de migraciones y de gestión de asilo y refugio. Y, por último, este Consejo Europeo habla de una política exterior común que está todavía por inventar porque la Cumbre de Marrakech ha puesto de manifiesto, lamentablemente, que, también ante los foros multilaterales de toma de decisión, la Unión Europea no tiene una posición común.

 
  
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  José Blanco López (S&D), por escrito. – Las elecciones europeas del año próximo coincidirán con los diez años de la entrada en vigor del Tratado de Lisboa, que efectuó, entre otras, una promesa a 500 millones de europeos: la creación de un espacio de libertad, seguridad y justicia que asegurase la libre circulación de personas y la gestión integrada de las fronteras exteriores. Este Consejo Europeo se ocupa de migraciones, pero todavía está pendiente nada menos que la incorporación a Schengen de dos Estados miembros como Bulgaria y Rumanía y la adopción de una política común de migraciones y de gestión de asilo y refugio. Habla de desinformación y fake news y resulta que mucha gente cree, intoxicada por la manipulación informativa, que hay una inmigración descontrolada como consecuencia de la política europea, una falsedad fácilmente constatable a la vista de la caída de los flujos de llegada. Por último, habla de una política exterior común que está todavía por inventar, como nuevamente se ha evidenciado en la Cumbre de Marrakech, donde, lamentablemente, la Unión Europea ha puesto de manifiesto que carece de una posición común también ante los foros multilaterales de toma de decisión en esta materia.

 
  
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  Soledad Cabezón Ruiz (S&D), por escrito. – Las elecciones europeas del 2019 coincidirán con los diez años de la entrada en vigor del Tratado de Lisboa, que efectuó una promesa a 500 millones de europeos: entre otras cosas, prometió un espacio de libertad, seguridad y justicia que asegurase la libre circulación de personas y la gestión integrada de las fronteras exteriores. Este Consejo Europeo se ocupa de migraciones y todavía está pendiente nada menos que la incorporación a Schengen de Bulgaria y Rumanía. Este Consejo Europeo habla de migraciones y todavía está pendiente una política común de migraciones. Habla de fake news y resulta que mucha gente cree, intoxicada por la manipulación informativa, que hay una inmigración descontrolada como consecuencia de la política europea, cuando ni la inmigración está descontrolada, siendo cierto que no hay todavía una política europea común de migraciones y de gestión de asilo y refugio. Y, por último, este Consejo Europeo habla de una política exterior común que está todavía por inventar porque la Cumbre de Marrakech ha puesto de manifiesto, lamentablemente, que, también ante los foros multilaterales de toma de decisión, la Unión Europea no tiene una posición común.

 
  
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  Juan Fernando López Aguilar (S&D), por escrito. – Las elecciones europeas del 2019 coincidirán con los diez años de la entrada en vigor del Tratado de Lisboa, que efectuó una promesa a 500 millones de europeos: entre otras cosas, prometió un espacio de libertad, seguridad y justicia que asegurase la libre circulación de personas y la gestión integrada de las fronteras exteriores. Este Consejo Europeo se ocupa de migraciones y todavía está pendiente nada menos que la incorporación a Schengen de Bulgaria y Rumanía. Este Consejo Europeo habla de migraciones y todavía está pendiente una política común de migraciones. Habla de fake news y resulta que mucha gente cree, intoxicada por la manipulación informativa, que hay una inmigración descontrolada como consecuencia de la política europea, cuando ni la inmigración está descontrolada, siendo cierto que no hay todavía una política europea común de migraciones y de gestión de asilo y refugio. Y, por último, este Consejo Europeo habla de una política exterior común que está todavía por inventar porque la Cumbre de Marrakech ha puesto de manifiesto, lamentablemente, que, también ante los foros multilaterales de toma de decisión, la Unión Europea no tiene una posición común.

 
  
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  Javi López (S&D), por escrito. – Las elecciones europeas del 2019 coincidirán con los diez años de la entrada en vigor del Tratado de Lisboa, que efectuó una promesa a 500 millones de europeos: entre otras cosas, prometió un espacio de libertad, seguridad y justicia que asegurase la libre circulación de personas y la gestión integrada de las fronteras exteriores. Este Consejo Europeo se ocupa de migraciones y todavía está pendiente nada menos que la incorporación a Schengen de Bulgaria y Rumanía. Este Consejo Europeo habla de migraciones y todavía está pendiente una política común de migraciones. Habla de fake news y resulta que mucha gente cree, intoxicada por la manipulación informativa, que hay una inmigración descontrolada como consecuencia de la política europea, cuando ni la inmigración está descontrolada, siendo cierto que no hay todavía una política europea común de migraciones y de gestión de asilo y refugio. Y, por último, este Consejo Europeo habla de una política exterior común que está todavía por inventar porque la Cumbre de Marrakech ha puesto de manifiesto, lamentablemente, que, también ante los foros multilaterales de toma de decisión, la Unión Europea no tiene una posición común.

 
  
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  Miguel Viegas (GUE/NGL), por escrito. – Relativamente ao orçamento da União Europeia pós-2020, nenhuma das posições em confronto no Conselho Europeu é aceitável para os interesses dos povos da Europa e particularmente para os países, como Portugal, mais prejudicados pela natureza assimétrica e divergente da integração.

Nestes países, as verbas da coesão – que agora querem cortar e, para isso, não falta consenso – nunca compensaram os impactos negativos das políticas comuns, do mercado único e especialmente do euro.

Que na mesma reunião do Conselho Europeu em que discutem o aprofundamento do mercado único – cujos benefícios e prejuízos caem, uns e outros, sempre para os mesmos lados – se discuta também um orçamento que corta as verbas da coesão é elucidativo e diz muito da natureza da União Europeia. Se o ascenso da extrema—direita nos mostra que o perigo do fascismo existe – e existe, de facto – é de elementar lucidez reconhecer que é a União Europeia quem lhe vem abrindo o caminho.

 

3. Risultati della riunione dell'Eurogruppo e preparazione del Vertice euro (discussione)
Video degli interventi
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca la discussione sulle dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sui risultati della riunione dell'Eurogruppo e la preparazione del Vertice euro (2018/2972(RSP)).

 
  
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  Juliane Bogner-Strauss, President-in-Office of the Council. – Mr President, at the June Euro Summit, leaders gave a mandate to the Eurogroup to work further on deepening EMU issues. Leaders considered that co-legislators should be able to agree on the banking package before the end of the year, which we managed to do. I would like to thank the European Parliament again for the excellent cooperation.

At its meeting after 3 December, the Eurogroup, in an inclusive format – so with 27 Member States – also made significant and concrete progress. It is not up to the Council to deliberate on the Eurogroup agreements, so I will limit myself to presenting the highlights of this agreement to you.

The Eurogroup concluded on the two concrete deliverables that leaders had requested from by December: the term sheet on the European Stability Mechanism (ESM) common backstop to the Single Resolution Fund (SRF), and the terms of reference on ESM reforms. The common backstop to SRF is an important building block of a completed banking union, as is of course the co-legislators’ agreement on the banking package.

The agreement on ESM reform will contribute to a more resilient EMU. First, it provides for more effective use of the ESM’s precautionary credit lines. Second, an enhanced role for the ESM could make the euro area’s capacity to act less dependent on third parties, while respecting the prerogatives of the Commission. Third, the debt sustainability approach will ensure that taxpayers in creditor and beneficiary countries do not have to shoulder a public debt that is assessed to be unsustainable in the context adjustment programmes.

In its report to leaders, the Eurogroup also suggested a way forward on other dossiers such as liquidity in resolution, a European deposit insurance scheme (EDIS), and the euro area’s fiscal capacity. As far as the euro area budget is concerned, there was a readiness to continue working on instruments for promoting convergence and competitiveness. There was no common view on the need to pursue stabilisation instruments. It’s now up to leaders at the Euro Summit later this week to provide guidance as appropriate.

 
  
  

IN THE CHAIR: MAIREAD McGUINNESS
Vice-President

 
  
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  Valdis Dombrovskis, Vice-President of the Commission. – Madam President, I am glad to be here for this timely debate. The European Parliament has rightfully been a central driving force behind the debate on deepening our economic and monetary union. This is a decisive moment on what has been a challenging path, and the strong support of this House is more important than ever. On behalf of the Commission, I would like to thank you for that.

Last week the Eurogroup agreed on a number of steps. They were perhaps not giant but, nonetheless, important. The discussion was far from easy, but the results show the willingness around the table to find workable solutions on our common challenges.

We made progress on many issues discussed, in particular the terms of reference for the common backstop for the single resolution fund and the reform of the European Stability Mechanism. As regards budgetary instruments for the euro area, further guidance from the Euro summit will be needed. For the upcoming Euro summit, we must build a momentum, as we urgently need to press ahead with ambitious reforms.

On the backstop for the Single Resolution Fund, we need a credible, fast and efficient system of decision-making. The ESM Commission cooperation should stay within the boundaries of primary and secondary law. Also, we have to make sure that the conditions of ESM instruments are not too strict to make them usable. Eventually, the ESM will need to be brought into the Union framework to increase democratic scrutiny, most importantly by closer involvement of the European Parliament. We also see reasonable steps to promote the existing framework of the debt sustainability in the euro area.

Now let me turn to the budgetary instruments for the euro area. I welcome the openness of the Eurogroup to work on budgetary instruments for competitiveness and convergence, subject to further guidance by leaders. Unfortunately, the Eurogroup has shown less consensus on instruments for stabilisation, which are also essential. We therefore hope for further progress, guidance and also more ownership at the Euro summit.

The Commission’s proposals for a reform support programme and the euro area fiscal stabilisation function should provide the basis for this discussion, which should take place in the context of the next Multiannual Financial Framework. We can, of course, develop them further, to reconcile our design with the ideas coming from France and Germany, but also other Member States and the European Parliament.

Parliament can play an important role in designing these budgetary instruments. It is therefore also in your hands to take the proposals further and accelerate work.

Finally, on the European deposit insurance scheme (EDIS). This is indeed the most difficult part on which little progress has been made at the Eurogroup. As progress has been slow both in the Council and Parliament, last year the Commission set out a workable approach to introduce EDIS step by step and closely linked with risk reduction. We believe that there has been enough progress on risk reduction to warrant the start of political discussions on at least its first phase.

Dear colleagues, the Commission counts on your continued support. Your clear political push will be indispensable to generate the ambition needed. We can build on solid ground on risk reduction; the progress report we published two weeks ago shows that non-performing loans on banks’ balance sheets can continue to decline to an average of 3.4% in the second quarter of this year, a decline of 1.2 percentage points in a single year. MREL buffers are being built up, with about 90% of the required MREL already in place.

We welcome the agreement on the banking package and the vote of the Committee on Economic and Monetary Affairs (ECON) on non-performing loans last week. On that basis, the completion of the Banking Union, also on the risk-sharing, is a matter of priority.

The Capital Markets Union can also strengthen the Economic and Monetary Union by diversifying financing sources of the European economy and promoting private risk-sharing. I call on you to close the many CMU files still before the end of this term.

Finally, following the Commission’s communication, the international role for the euro will also be addressed at the December Euro Summit. Stronger economic and monetary union, as well as deep and liquid capital markets, are prerequisites for a euro that better reflects Europe’s political, economic and financial weight.

It’s crucial that leaders reach a meaningful agreement this week and that co-legislators agree on pending proposals before the European Parliament elections in May this year. As always, the European Parliament’s close engagement is key in this process. The months ahead will be decisive for making the euro area economy stronger and more resilient for all Europeans.

 
  
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  Othmar Karas, im Namen der PPE-Fraktion. – Frau Präsidentin, Frau Ratspräsidentin, Herr Vizepräsident der Kommission! Man muss ganz ehrlich sagen: Die erhoffte und von Deutschland und Frankreich vor einem Jahr angekündigte Dynamik zur Vertiefung der Wirtschafts- und Währungsunion hat in dieser Form nicht Platz gegriffen, wie wir das erwartet haben.

Wir sind weniger weit als notwendig, und wir sind weniger weit, als es der Beschlusslage der Kommission und des Parlaments entspricht. Trotzdem kann man darauf hinweisen, dass es am 3. Dezember beim Treffen der Euro-Gruppe Fortschritte gegeben hat, beim Übereinkommen zur Weiterentwicklung des Euro-Rettungsschirms – ich sage aber dazu: Er ist noch immer intergouvernemental, und wir verlangen, dass er auf gemeinschaftsrechtliche Ebene übergeführt wird – beim frühen Einschreiten zur Stärkung der Beteiligung beim Management von Hilfsprogrammen für Mitgliedstaaten, bei der Schaffung einer Letztsicherung, beim Willen zu mehr Ambitionen bei der Annahme der ausstehenden Initiativen für eine europäische Banken- und Kapitalmarktunion und bei der Debatte zu den Haushaltsinstrumenten, die angeschnitten wurde.

Trotzdem ist das alles weniger, als die Kommission vorgeschlagen und das Parlament beschlossen hat. Daher sagen wir deutlich, was wir dringend brauchen: ein klares Bekenntnis zur raschen Überführung aller zwischenstaatlichen Maßnahmen in Gemeinschaftsrecht.

Zweitens: Ein starkes Euro-Budget als Teil des neuen mehrjährigen Finanzrahmens für mehr Unterstützung von Strukturreformen und die Wiederaufnahme der politischen Diskussion zur europäischen Einlagensicherung.

Auch der Rat hat die Bankenunion beschlossen. Auch die Mitgliedstaaten haben das Ziel der Kapitalmarktunion festgelegt. Auch die Mitgliedstaaten haben festgelegt, dass alle zwischenstaatlichen Maßnahmen in Gemeinschaftsrecht übergeführt werden. Soweit sind wir aber noch nicht. Tun Sie das im Rat, wofür Sie sich selbst vor geraumer Zeit eingesetzt haben! Darum ersuchen wir Sie.

 
  
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  Mercedes Bresso, on behalf of the S&D Group. – Madam President, the next Euro Summit will be the last opportunity before the European elections to deliver a good reform package to strengthen the economic and monetary union. We regret the lack of a complete outcome regarding the eurozone budget and, in particular, the fact that a common view was not reached on the possible features of a stabilisation function, including the unemployment insurance scheme. What we need here could be termed a ‘people’s backstop’, and that does not feature in the Eurogroup’s conclusions.

We consider that further progress is needed towards final agreement on a European deposit insurance scheme, and on the eurozone budget, by the end of the European Parliament’s current term, including a European stabilisation function, together with a risk-reduction measure. The stabilisation function and the European deposit insurance scheme would reflect the right balance between risk reduction and risk sharing.

Finally, the Euro Summit of December is a unique opportunity to make the economic and monetary union stronger and much more resilient in the event of an economic crisis, and you know that we risk facing an economic crisis in the years to come. It is high time to deliver concrete results. This is in the interests of all European citizens and, as I said, we need to give our citizens a real backstop, which is for them and not only for banks or for the state.

 
  
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  President. – Thank you. Just to repeat: I don’t take blue cards in the Group speaker list, so the first round of speakers will be without blue cards.

 
  
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  Bernd Lucke, im Namen der ECR-Fraktion. – Frau Präsidentin, meine Damen und Herren! Es sind mal wieder keine Fortschritte gemacht worden. Der Herr Vizepräsident hat es festgestellt, es ist von Herrn Karas gerade festgestellt worden. Es geht nicht voran mit den Reformen, die man sich vornimmt, und das hat auch einen guten Grund. Denn man kann nicht die Reformen vorantreiben, wenn man nicht die Ursache angeht. Dann gibt es natürlich Meinungsverschiedenheiten, und die Mitgliedstaaten sagen zu Recht: So können wir das Problem nicht lösen.

Wir sehen, dass die Eurozone in einer Krise ist. Wir sehen, dass Deutschland und Frankreich mit Vorschlägen für einen Eurozonenhaushalt vorpreschen. Aber was wäre denn damit gewonnen, wenn man jetzt mehr Geld verteilt? Das scheint einfach nur das Macron-Denken zu sein, das wir gestern auch wiederum erlebt haben: Wenn man nur ein bisschen Geld verteilt, dann werden sich die Probleme schon beheben lassen. Nein! Man muss an die Wurzel der Probleme herangehen. Und wenn Herr Macron glaubt, dass er einen Eurozonenhaushalt braucht, um jetzt seinen Mindestlohn in Frankreich erhöhen zu können, dann sollte er sich geschnitten haben, das sollten wir nicht zulassen.

Es geht darum, dass wir die Probleme des Euro tatsächlich adressieren. Und eines der Probleme ist das Problem mit den vielen notleidenden Krediten in den Banken. Was da wieder vorbereitet worden ist vom Europäischen Parlament, ist de facto nichts. Wir gehen dieses Problem überhaupt nicht an. Der backstop funktioniert nicht, wenn wir sagen, alle notleidenden Kredite der Finanzkrise werden ausgenommen von diesem backstop, und in drei Jahren fangen wir überhaupt erst mit dem neuen an. Wir brauchen Taten, nicht Worte!

 
  
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  Caroline Nagtegaal, namens de ALDE-Fractie. – Voorzitter, elk land moet zich aan de afspraken houden. Dank aan de vicevoorzitter en de minister dat u hier bent om daar met ons over te spreken. Ik waardeer het enorm dat de Commissie bereid is om de druk op Italië verder op te voeren en ook de procedure in gang heeft gezet die Italië wat mij betreft weer op het rechte pad brengt. Dat is weleens anders geweest.

Wat Italië echt nodig heeft is realisme. Realisme om te snappen dat een schuld van ruim 130 % van je eigen jaarlijkse inkomen niet houdbaar is en ook nog bijna 3 % meer uitgeven dan er binnenkomt evenmin. Het invoeren van een basisinkomen en het verlagen van de pensioengerechtigde leeftijd maken het alleen nog maar erger. Wat Italië eigenlijk nodig heeft is een realistische hervormingsagenda die het land weer productief maakt. Ook de stijgende rente die we nu zien dwingt hen daartoe. Ik dring er dan ook bij de Commissie op aan dat ze Italië, net als andere landen in de Europese Unie, ertoe beweegt zich aan zijn afspraken te houden en dat ze optreedt als dat niet gebeurt, want onze afspraken gelden voor iedereen.

 
  
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  Δημήτριος Παπαδημούλης, εξ ονόματος της ομάδας GUE/NGL. – Κυρία Πρόεδρε, δυστυχώς το Συμβούλιο και το Εurogroup απέναντι σε όσα ζητάει το Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο, ζητούν οι ευρωπαϊκοί λαοί, έχει προτείνει η Επιτροπή, στηρίζει ακόμη και η Ευρωπαϊκή Κεντρική Τράπεζα διαπνέεται από ένα πνεύμα «too little, too late». Το Ευρωπαϊκό Σύστημα Εγγύησης Καταθέσεων, που έχει προτείνει εδώ και τέσσερα χρόνια η Επιτροπή και το στηρίζει το Ευρωκοινοβούλιο, το Συμβούλιο το παραπέμπει στις καλένδες. Όσο για τα μέτρα για την ανεργία, συζητιούνται, συζητιούνται, συζητιούνται αλλά δεν λαμβάνεται καμιά απόφαση. Το Ευρωπαϊκό Νομισματικό Ταμείο προχωράει πολύ αργά, σαν τον κάβουρα, ενώ θα έπρεπε να έχει ήδη συσταθεί, να διδαχθεί από τα λάθη που έχει κάνει το Διεθνές Νομισματικό Ταμείο στην Ευρώπη και να εξασφαλίσει περισσότερη δημοκρατική λογοδοσία. Για δε τα δάνεια, προχωρά η μείωση των κινδύνων, κύριε Dombrovskis, αλλά δεν προχωρά καθόλου με ευθύνη της Ολλανδίας, της Γερμανίας και των υπερσυντηρητικών κάθε βήμα αμοιβαιοποίησης κινδύνου.

 
  
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  Sven Giegold, im Namen der Verts/ALE-Fraktion. – Frau Präsidentin! Wir spüren es ja regelrecht bei jeder Sitzung, bei jeder großen Frage in Europa, wie uneinig die Mitgliedstaaten in zentralen Fragen sind. Schauen wir nach Italien! Schauen wir auf die Frage des gemeinsamen Haushaltsrahmens! Aber auch was jetzt kommen wird, wenn Herr Macron seine Ankündigungen in die Tat umsetzt. Wir kommen nicht weiter. In dieser Situation muss man sich über jeden Schritt freuen, den wir überhaupt noch schaffen: dass wir es geschafft haben, einen Schritt bei der Bankenabwicklung nach vorne zu gehen und den Rechtsrahmen für strengere Bankenregeln in Europa zu beschließen.

Aber vergleichen wir mit dem, was ein stabiler Euro eigentlich braucht – die Wirtschaftswissenschaft ist sich weitgehend einig. Das Europäische Parlament, die EU-Kommission hat Vorschläge in diese Richtung vorgelegt, und Herr Macron hat ambitionierte Vorschläge gemacht, wie wir mit mehr Demokratie und mehr Stabilität für die gemeinsame Währungsunion weiterkommen.

Was ist jetzt passiert? Der Berg kreißte und gebar letztlich eine Maus. Sagen wir es ganz klar: Das Fehlen einer starken Währungsunion und starker Institutionen in der Eurozone wird bei der nächsten Krise wieder zu unnötig hohem Anstieg von Armut und Arbeitslosigkeit und wirtschaftlicher Instabilität führen.

Wir wissen, dass im Rat der Mitgliedstaaten einige Länder auf die Bremse treten: leider auch Österreich, leider die Niederlande, leider auch die baltischen Staaten. Aber Frankreich war ambitioniert. Man kann Herrn Macron für vieles kritisieren, was er in Frankreich an sozialen Ungleichgewichten nicht adressiert. Aber er war ambitioniert bei der Eurozonenreform. Was ich besonders bitter finde, ist, dass in dieser Situation die deutsche Bundesregierung – die große Koalition – nicht klar an der Seite Frankreichs stand, sondern hin und her laviert, halbherzig ist, beim Eurozonenbudget nicht mutig ist.

Diese Politik der Halbherzigkeit, die wird uns noch teuer zu stehen kommen. Das muss Thema des Europawahlkampfs werden. Wir brauchen eine deutsche Bundesregierung, die sich wieder proeuropäisch aufstellt, so wie es die Mehrheit der Bürgerinnen und Bürger in Deutschland will. Das hat Europa verdient.

 
  
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  Bernard Monot, au nom du groupe EFDD. – Madame la Présidente, Monsieur Dombrovskis, Monsieur Moscovici, sournoisement les eurofédéralistes avancent leurs pions et, sans consultation nationale, mettent les peuples devant le fait accompli. Nous avions déjà la Banque centrale européenne, nous aurons bientôt le Fonds monétaire européen, le FME.

Comme le Fonds monétaire international, le FME, cet instrument totalitaire, aura pour mission de prendre le contrôle des politiques budgétaires des États sous prétexte de leur attribuer quelques subsides en cas de crise financière. Or, le sommet de la zone euro du 14 décembre adoptera une mesure pour aggraver artificiellement la panique des marchés financiers. Il s’agit de la révision des clauses d’action collective dans les émissions de dette publique. Cette révision facilitera les pertes en capital des investisseurs privés, qui, en conséquence, fuiront au moindre risque de dérapage budgétaire de l’État.

Cette supercherie institutionnelle de l’Union européenne utilisera la stratégie de la peur sur les marchés pour justifier la mise sous tutelle d’un État par le FME, dirigé par l’Allemagne évidemment. L’Italie risque d’être la prochaine victime de ce totalitarisme financier. Cette nouvelle trahison des peuples, comme toujours, est portée par M. Macron, qui a fait cadeau de la révision des clauses d’action collective à l’Allemagne.

Quand les euroréformistes patriotes arriveront au pouvoir, nous bloquerons la mise en place du FME et de ces outils de totalitarisme.

 
  
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  Tom Vandenkendelaere (PPE). – Voorzitter, is de eurozone stormbestendig? Kunnen we een volgende crisis de baas? De Europese economie doet het al een tijdje niet slecht en de crisis lijkt ook verteerd te zijn, al lijkt het vet ook een beetje van de soep. De groei van 2017 zullen we dit jaar niet meer bereiken. Een dreigende handelsoorlog, de chaos rond de brexit. Het is herfst, maar de spreekwoordelijke winter staat voor de deur. Weet jullie nog, commissarissen, toen jullie zeiden dat we het dak zouden herstellen in de zomer. Welnu, de tijd dringt.

Na de voorbije crisissen met Ierland, Griekenland en andere is er nu Italië dat zich probeert te verzetten als kwajongen tegen de afgesproken begrotingsregels. Terwijl Europa Italië terugfluit zullen het uiteindelijk de financiële markten zijn die Italië het mes op de keel zullen zetten en zo terug in het gareel dwingen. Alle goed bedoelde politieke retoriek ten spijt zijn het op het einde van de rit telkens weer de financiële markten die de koers bepalen en zijn wij als politici op achtervolgen aangewezen. Dat schaadt onze geloofwaardigheid en het vertrouwen van de burgers en het wordt echt tijd dat we het roer omgooien op dat vlak.

Ten eerste kan een monetaire unie enkel werken met duidelijke begrotingsregels. Laat dat duidelijk zijn. Hoe eenvoudiger ze kunnen zijn, hoe duidelijker ze ook zullen zijn. En ten tweede moeten landen die in moeilijkheden komen, op financiële markten worden bijgesprongen door een geloofwaardig Europees crisismechanisme. Het ESM moet daarom een echt Europees monetair fonds worden volgens mij, een transparant mechanisme met democratische controle vanuit de nationale parlementen en het Europees Parlement. Op die manier, Voorzitter, nemen we zelf het heft in handen en komt de cockpit van het eurozonebeleid opnieuw toe aan degenen die daarvoor verkozen zijn.

 
  
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  Pervenche Berès (S&D). – Madame la Présidente, si ce Parlement européen évoque le prochain sommet de la zone euro, il s’agit bien d’évoquer aussi la question de la démocratie. Or, je regrette que, pour préparer ce sommet, ni le président Tusk, ni le président Centeno n’aient pu participer à nos travaux. Je pense que c’est un mauvais signe. D’autant plus que, lorsque l’on regarde l’évolution des accords qui sont passés sur le rôle futur du mécanisme européen de stabilité, au détriment du pouvoir d’initiative et de contrôle budgétaire de la Commission, il y a, me semble-t-il, des éléments qui doivent être expliqués à ce Parlement.

Ce sommet de la zone euro, qui est la dernière chance, au cours de ce mandat, d’avancer dans la direction nécessaire d’un budget de la zone euro, ne s’annonce pas bien. La proposition de la Commission, qui était une proposition timide mais qui était un embryon de budget de la zone euro, est purement et simplement ignorée par l’Eurogroupe, qui se contente, a minima, d’une proposition franco-allemande revue à la baisse, entre le mois de juin et le mois de novembre, qui progresse dans la seule direction qui intéresse un certain nombre d’États membres, mais certainement pas ceux qui, dans ce Parlement, plaident pour un véritable budget de la zone euro.

De quoi s’agit-il? Entre compétitivité, convergence et stabilité, on privilégie la compétitivité, qui n’est pas un sujet spécifique à la zone euro. La convergence n’est pas une vraie convergence, dès lors qu’elle ne parle pas de la question des surplus ou des déficits mais sert uniquement en réalité de cache-sexe à des réformes structurelles. Quant à la fonction de stabilité, qui est unanimement ou quasi unanimement – et manifestement pas au sein de l’Eurogroupe – reconnue comme la fonction manquante au budget de la zone euro, elle est purement et simplement ignorée.

Or, chacun nous avait dit: il faut d’abord réduire les risques, et puis on partagera les risques. Ce Parlement européen, à l’arraché, nuit et jour, a négocié un paquet bancaire qui est aujourd’hui ficelé. Il a obtenu un accord sur la réduction des prêts non performants, et la réduction des risques est là, mais le partage des risques s’évapore. Cela est dangereux, cela n’est pas soutenable. Nous lançons un dernier cri: Messieurs et Madame les chefs d’État et de gouvernement, ressaisissez-vous, la zone euro, l’euro a besoin d’un budget de stabilité pour protéger les gens dans la prochaine crise.

 
  
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  Ralph Packet (ECR). – Voorzitter, ik wil er toch even op wijzen dat er in het noorden en het zuiden van Europa op deze hervorming een totaal andere visie bestaat. In het noorden zijn ze blij dat er geen gemeenschappelijke eurozonebegroting komt, want dat leidt natuurlijk alleen maar tot transfers. Maar in het zuiden, in Frankrijk, hoor ik de ministers juichen dat de eerste stappen daarnaar toch worden gezet.

Wat is het nu? Ik zie een Europa dat steeds verder afglijdt naar een transferunie, een België XL, waar wij steeds moeten opdraaien voor de schulden van het zuiden en dat werkt niet. Elk land is individueel verantwoordelijk voor een begroting die op orde moet zijn. Elk land moet zijn schuld zelf onder controle houden en zijn economie competitief. Dat is voor mij het enige recept voor een duurzaam Europees project.

(De spreker gaat in op een "blauwe kaart"-vraag (artikel 162, lid 8, van het Reglement))

 
  
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  Maria Grapini (S&D), Întrebare adresată conform procedurii „cartonașului albastru”. – Stimate coleg, am înțeles că ați criticat existența unui buget în zona euro. Cum puteți să explicați existența Uniunii Europene, viitorul Uniunii Europene dacă nu consolidăm bugetul în zona euro, și, evident, dacă nu avem o legătură între bugetele naționale și bugetul Uniunii Europene, dacă vrem să avem un viitor al Uniunii Europene și să avem, sigur, solidaritate, să avem coeziune - cum pot să existe aceste lucruri?

 
  
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  Ralph Packet (ECR), "blauwe kaart"-antwoord. – Er is bij de bevolking duidelijk geen draagvlak voor steeds meer Europese regeltjes, steeds meer Europese begroting, steeds meer Europese belastingen. Op die manier wordt het Europees project steeds verder onderuitgehaald. Ik ben heel blij dat de noordelijke landen, met name Nederland, in deze materie op de rem zijn kunnen gaan staan, waardoor die visie, die richting afgehouden kan worden.

 
  
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  Nils Torvalds (ALDE). – Fru talman! När vi tittar på resultatet från eurogruppens möte finns det ett antal olika frågor vi kunde ta upp. Men eftersom min tid är någorlunda begränsad ska jag också begränsa det ämne jag tänkte tala om.

Det kanske allvarligaste problemet vi har handlar om penningtvätt. Det problemet visar sig på ganska olika sätt. När vi ser det sätt på vilket medlemsländerna i dag implementerar det 4:e penningtvättdirektivet så har vi nästan någonting som man kunde kalla en katastrof för oss. 21 av 28 länder har inte klarat av att i tid implementera det här lagverket och samtidigt ser vi i land efter land efter land, i bank efter bank efter bank att systemet läcker, att vi får alltfler nyheter om att bankerna de facto har medverkat till penningtvätt.

Vi behöver en aktionsplan. Eurogruppen måste så att säga få komma till skott på den här punkten och vi måste klara av att lösa det här problemet. EBA är då kanske det viktigaste instrumentet.

 
  
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  Miguel Viegas (GUE/NGL). – Senhora Presidente, fomos confrontados na semana passada com um alegado sucesso do Eurogrupo, mas, como é evidente, a montanha pariu um rato, não houve nenhum acordo, isto é uma mistificação e compreende-se porquê. À beira das eleições, nenhum governo quer hoje ficar associado a mais um aprofundamento da União Económica e Monetária, este monstro de austeridade que infernizou a vida a milhões de cidadãos europeus.

Mas houve uma exceção: o fundo de resolução bancária. Este avançou, ou seja, perante os problemas da banca, os governos lá se puseram de acordo para criar uma linha de crédito ilimitado para resolver uma futura crise bancária e, por isso, se vê a quem serve esta União Europeia e, por aqui, se explica o profundo descontentamento dos cidadãos europeus, que estão fartos desta União Europeia, tão lesta em resolver os problemas da banca, mas tão lenta em resolver os problemas dos cidadãos.

 
  
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  David Coburn (EFDD). – Madam President, failing to plan means planning to fail. This is self-evident from Theresa May’s humiliation yesterday. From a British perspective, all we see from the EU is an inflexible intransigence. We see this reckless attitude too frequently from the EU, and not just with the UK. We see the EU’s confrontation with Italy (budget), Switzerland (capital markets), Hungary (George Soros), and Poland (judicial reform). And now the EU’s poster boy, Macron – supported, it would seem, by euro gendarmerie force armoured personnel carriers with EU flags emblazoned on them being deployed against French citizens, les gilets jaunes, rising up against your bonkers climate policy. Euro gendarmerie, euro army of oppression.

Given the eurozone’s attitude to others, what confidence can the UK have in any EU assurances about the backstop? The backstop is an entirely manufactured problem. No—one is going to build a border in Northern Ireland. The World Trade Organization (WTO) says it is not necessary, the Taoiseach says Ireland won’t build one, and my old friend Jean-Claude Juncker has said the same. If their word can be trusted, then we do not need a backstop. How dare the EU use the tragedy of Northern Ireland as leverage? The issue can be solved by modern technology and goodwill. WTO rules allow at least 10 years to find solutions while negotiating free trade. Article 50 requires any trade terms in the Withdrawal Agreement to be temporary, so why can we not have an end date to the backstop?

I’ll tell you why: because the EU dishes out punishment beatings with the sole aim of humiliating democracy. Jean-Claude himself said that there can be no democracy against EU Treaties. Pause to consider whether your repeated actions against democracy across the continent make the EU, like Napoleon Bonaparte, a danger to European peace and stability. Ask yourself whether you wish to have the UK, the British people, as your steadfast friends or your implacable enemies.

 
  
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  President. – Mr Coburn, just for the record, that statement would have been appropriate for the last debate, but because I am open and we want to let people be heard, we allowed you to speak.

 
  
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  David Coburn (EFDD). – That was very kind of you, Madam, but I think we choose what we say, do we not?

 
  
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  President. – Can I also say that personally I find the remarks around punishment beatings about the European Union to be entirely inappropriate, but again we are a House that allows for freedom of speech.

 
  
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  David Coburn (EFDD). – We have political differences in different nations, Madam.

 
  
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  President. – Yes, and appropriate language also helps.

 
  
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  David Coburn (EFDD). – We were at war for many years.

 
  
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  President. – Let me move to our next speaker, Mr Rangel, for one—and—a—half minutes.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE). – Senhora Presidente, a minha primeira pergunta é: onde está Wally? Onde está Centeno? Como é que podemos estar a fazer um debate sobre a reforma da zona euro sem que o Presidente do Eurogrupo venha ao Parlamento? Compreende-se que ele não venha. Centeno não está no hemiciclo e não está porque falhou na sua tarefa. São dececionantes os resultados da cimeira do Eurogrupo.

Não há progresso na União Bancária, não há seguro de depósitos, não há progresso na capacidade orçamental. Fica realmente um ponto importante que é o ponto do backstop para o Fundo de Resolução, mas é muito pouco e nada tem a ver com aquilo que esperam os europeus depois de cinco anos de legislatura, um falhanço para o Presidente do Eurogrupo e um falhanço também para a Presidência austríaca.

Depois, devo dizer, em segundo lugar, que talvez Centeno não tenha vindo porque o Presidente do Eurogrupo, que em Lisboa diz que o orçamento que apresentou aqui em Bruxelas é histórico, faz críticas ao orçamento que apresentou como Presidente do Eurogrupo. Como ministro das Finanças, o orçamento é histórico e, como Presidente do Eurogrupo, o orçamento português, considera ele, põe em causa a sustentabilidade do caminho de Portugal.

E é esta dualidade entre o Centeno de Lisboa e o Centeno de Bruxelas que explica porque é que Centeno não dá a cara e não dá a cara perante os parlamentares europeus.

 
  
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  Roberto Gualtieri (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, lo stanno dicendo tutti: questo pacchetto dell'Eurogruppo è insufficiente e ci preoccupa anche per il metodo intergovernativo.

Si insiste per tenere intergovernativo l'ESM, senza integrarlo nel diritto dell'Unione, compaiono degli indicatori numerici per la possibilità di accedere alla linea di credito precauzionale che, di fatto, svuotano la portata di questo strumento, perché qui il punto non è la condizionalità, che è giusta, ma il fatto che spetta solo alla Commissione europea, a nessun altro, accertare il rispetto delle regole del patto di stabilità, che non sono solo numeri. Quindi questo testo ci sembra più rigido persino degli articoli 3 e 4 del fiscal compact e va cambiato.

Anche l'accordo di cooperazione tra ESM e Commissione desta inquietudine, perché non chiarisce bene le rispettive competenze e prefigura potenziali sovrapposizioni che di fatto potrebbero limitare il ruolo della Commissione europea come definito dai trattati.

Infine, il famoso backstop: è un bene che ci sia, ma non c'è ancora l'accordo sulla procedura di voto e quindi non si capisce ancora se è un backstop o un programma, e la sua introduzione è soggetta a ulteriori condizionalità, che non è chiaro se introducano dei requisiti diversi da quelli stabiliti da poco nel pacchetto bancario.

E naturalmente ci preoccupa quello che non c'è nell'accordo: non c'è la garanzia comune sui depositi, non c'è l'indispensabile funzione di stabilizzazione macroeconomica per proteggere investimenti e occupazione nei momenti di crisi. Non è così che si rafforza l'euro e si promuovono crescita e coesione.

Se il Consiglio europeo non saprà fare di meglio, è chiaro che toccherà agli elettori dire quale Europa vogliono e noi socialisti e democratici saremo in prima linea con le nostre proposte e le nostre battaglie.

 
  
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  Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, το κίνημα των κίτρινων γιλέκων και οι κινητοποιήσεις του γαλλικού λαού επιβεβαιώνουν με τον πιο κατηγορηματικό τρόπο αυτό που έχουμε επισημάνει επανειλημμένα ότι η ευρωζώνη είναι μια φούσκα που έχει αποτύχει παταγωδώς, καθώς έχει γεμίσει την Ευρώπη με εκατομμύρια φτωχούς και με στρατιές ανέργων. Οι κοινωνικές ανισότητες και η άνιση διανομή του παραγόμενου πλούτου χτυπούν τις κοινωνίες όχι μόνο του ευρωπαϊκού νότου αλλά και του σκληρού πυρήνα όπως είναι η Γαλλία. Η ευρωζώνη λειτουργεί ως παράρτημα της γερμανικής οικονομίας, που σωρεύει τεράστια εμπορικά πλεονάσματα. Πρέπει λοιπόν να μεταρρυθμιστεί η ευρωζώνη και να εγκαταλείψει τη λιτότητα, η Ευρωπαϊκή Κεντρική Τράπεζα να μετατραπεί σε ύστατο δανειστή και να καταργηθεί το Σύμφωνο Σταθερότητας. Να αποκεντρωθεί η λειτουργία της ευρωζώνης με ανάκτηση της νομισματικής κυριαρχίας των κρατών μελών της, ώστε να δοθεί το δικαίωμα στις κεντρικές τράπεζες των κρατών να ασκούν νομισματική πολιτική κόβοντας χρήμα μέχρι του ποσοστού συμμετοχής τους στο κεφάλαιο της Ευρωπαϊκής Κεντρικής Τράπεζας. Τέλος, να τεθεί το Εurogroup κάτω από τον πολιτικό έλεγχο του Ευρωπαϊκού Κοινοβουλίου.

 
  
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  Martin Schirdewan (GUE/NGL). – Frau Präsidentin! Die Finanz- und Bankenkrise ist uns allen ja noch gut in Erinnerung. Und klar, wir brauchen wirkungsvolle Strukturreformen im europäischen Finanzsystem. Aber angesichts der sehr bescheidenen Ergebnisse des Eurogruppentreffens hätte ich da in Richtung Eurogipfel auch ein paar Vorschläge zu unterbreiten.

Erstens: Ein zentrales Problem der letzten Finanzkrise waren die zu großen Banken, die nicht pleitegehen konnten, weil dadurch ein enormer volkswirtschaftlicher Schaden entstanden wäre. Was ist hier bislang in der EU passiert? Bei weitem nicht genug. Deshalb schlagen wir hier die klare Trennung des Kredit- und Einlagengeschäfts vom Investmentbanking vor.

Wir fordern zweitens höhere Eigenkapitalquoten für systemrelevante Banken. Damit sollen die betroffenen Banken Krisen selbständig abfedern können, ohne auf Steuergelder zurückgreifen zu müssen. Die bisherigen Regelungen erfüllen genau dieses Kriterium nicht und sind hier nicht weitgehend genug.

Und drittens fordern wir die strenge Regulierung komplexer Finanzprodukte, sprich das Löschen der Brandherde, bevor sie wieder auf das gesamte Gebäude übergreifen können.

Ergo, es gibt noch viel zu tun. Lassen Sie es uns tun, bevor es wieder zu spät ist!

 
  
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  Theodor Dumitru Stolojan (PPE). – Doamnă președintă, mulțumesc Consiliului și Comisiei pentru progresul făcut totuși în dezvoltarea Uniunii Economice și Monetare. Consider însă că această Uniune nu va fi niciodată completă atât timp cât avem încă state membre care, după ani și ani de zile de la aderarea la Uniunea Europeană, nu au luat, așa cum aveau obligația, toate măsurile pentru a se pregăti să intre în zona euro.

Mai mult, sunt persoane din aceste state membre, cu funcții importante, care își exprimă îngrijorarea că se creează o Europă cu două viteze prin faptul că statele membre din zona euro doresc să-și creeze instrumentele necesare pentru ca această zonă euro să funcționeze cât mai bine.

Iată de ce consider că viitorul summit euro va trebui să pună pe agendă și situația acestor state membre, să li se ceară, în mod concret, programe clare de acțiune, cu termene precise pentru adoptarea monedei euro.

 
  
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  Κώστας Μαυρίδης (S&D). – Κυρία Πρόεδρε, όταν o εκπρόσωπος της Επιτροπής περιγράφει την πρόοδο ως ελάχιστη, μάλλον είναι μηδενική. Θα επικεντρωθώ όμως σε ένα μόνο θέμα, στο Ευρωπαϊκό Σύστημα Καταθέσεων, για να απαντήσω και σε κάποιους συναδέλφους οι οποίοι βρίσκουν τεχνικούς λόγους να αντιτίθενται σε αυτό το πανευρωπαϊκό πρότζεκτ:

Γιατί έπρεπε το ευρωπαϊκό σύστημα καταθέσεων να είχε ήδη προωθηθεί; Πρώτον, γιατί αυτή ήταν η αρχική συνεννόηση στην αρχιτεκτονική της ευρωζώνης, και, αν εννοούμε όσα συμφωνούμε, τα εφαρμόζουμε. Δεύτερον, γιατί έτσι προάγεται ο δίκαιος ανταγωνισμός ανάμεσα στις ευρωπαϊκές τράπεζες και, τρίτον, γιατί έτσι προσφέρουμε ίδια ευρωπαϊκή προστασία σε όλους τους ευρωπαίους καταθέτες. Επομένως, μείωση κινδύνων ταυτοχρόνως με την κατανομή κινδύνων. Δυστυχώς πολιτικοί είναι οι λόγοι και ξέρουμε ποια είναι τα κράτη μέλη που εμποδίζουν αυτό το ευρωπαϊκό πρότζεκτ.

 
  
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  Joachim Starbatty (ECR). – Frau Präsidentin! Ich habe heute Morgen das Statement von Herrn Guy Verhofstadt gehört. Er hat Recht. Er sagte: Unsere sozialen Probleme beruhen darauf, dass wir kein Wachstum haben – no growth. No growth bedeutet: keine Steuereinnahmen, Kürzung von Sozialausgaben, soziale Unruhen, Jugendarbeitslosigkeit. Alles richtig, ist ja mehrfach auch hier gesagt worden. Aber warum die Eurozone das Gebiet ist, wo die Wachstumsraten in der Welt am geringsten sind, diese Frage ist nicht beantwortet worden.

Es ist auch ganz einfach: Wenn in einem Land ein Wechselkurs herrscht, der für die anderen Exporte und Beschäftigung bedeutet und für die anderen Importe von Gütern, aber Exporte von Beschäftigung, dann haben wir diese Situation. Jetzt kommen Sie mit Ihren Vorschlägen. Dann höre ich einmal: Der Euro ist sicher. Und dann höre ich, er ist nicht sicher, wenn man das nicht gemacht hat. Immer wieder höre ich das. Das werden Sie in zehn Jahren noch sagen. Und dann kommen und sagen: die Bankeneinlage, die EDIS.

Mein Gott, alle Leute wissen, wenn alle verantwortlich sind, ist niemand verantwortlich. Das ist moral hazard, und Sie werden sich in einigen Jahren auch noch darüber beklagen und immer wieder beklagen. Packen Sie doch mal das Problem bei den Hörnern an!

 
  
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  Dariusz Rosati (PPE). – Madam President, I very much share the assessment of the situation in the euro area by the Commission, but I’m much less in agreement about the prospects. I think that when we look around, we see a number of signs that indicate that the period of economic expansion of the global economy is coming to an end. We see the behaviour of stock prices in the US; we see problems with excessive debts in China; we see a number of emerging economies in financial distress.

The question arises: are we prepared to face this new crisis coming? Unfortunately, my answer is negative. I think, first of all, that we face the problem with excessive debts in some of the countries. As we all know, monetary policy is not sufficient: it is at a zero interest rate level and cannot help to fend off the recession. Fiscal policy has to play the primary role, and many countries are not prepared. Secondly, the reforms of the banking union and the capital union have not been completed, and I would urge the Commission to intensify efforts in order to eliminate those weaknesses and be prepared for the harder times to come.

 
  
 

Catch-the-eye procedure

 
  
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  Jean-Luc Schaffhauser (ENF). – Madame la Présidente, mes chers collègues, l’euro nous appauvrit, car un marché unique c’est la concentration de la richesse vers le plus compétitif, et l’Allemagne est la plus compétitive, il faut le dire.

La France, c’est le premier déficit commercial de la zone euro, c’est également le premier déficit budgétaire, c’est la première dépense publique mondiale, c’est également la première pression fiscale mondiale actuellement. Les solutions, on les connaît, avec un budget de transferts, qui aurait pu provenir de la Banque centrale européenne. J’avais fait ces propositions en 2012 déjà, elles n’ont pas été reprises.

Il faut créer plus de richesse dans les pays du Sud pour effectivement pallier le régime de concurrence. Seulement, Monsieur Moscovici, Monsieur le Commissaire, ces propositions n’ont pas été reprises. D’une certaine manière, vous serez le premier fossoyeur de cette Europe de Bruxelles, du marché unique et de la monnaie unique. Vive l’Europe des nations, qui survivra, elle!

 
  
 

(End of catch-the-eye procedure)

 
  
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  Pierre Moscovici, membre de la Commission. – Madame la Présidente, Mesdames et Messieurs les députés, merci pour vos questions et pour ce débat intense, qui témoigne de l’intérêt de votre assemblée pour ces sujets, il est vrai déterminants. Je veux dire que le Parlement européen, tout au long de ce mandat, a été un allié de taille de la Commission dans le chantier décisif d’approfondissement de l’Union économique et monétaire. À un moment très important sur ce qui a été un chemin difficile, votre soutien est plus important que jamais.

Le renforcement de notre union économique et monétaire doit, en effet, rester une priorité absolue. La situation économique et budgétaire de la zone euro est maintenant positive, mais nous savons aussi que des risques importants persistent tant à l’intérieur qu’à l’extérieur de l’Europe, et cela doit nous pousser à agir vite. Nous aurons peut-être besoin de ces outils dont, je le rappelle, le seul but est la protection des Européens. Nous en aurons peut-être besoin beaucoup plus vite que nous le pensons, et ce serait une erreur que de délaisser cette réforme indispensable de la zone euro.

La zone euro est certes un atout pour nos économies, nous le savons, nos concitoyens y sont attachés, mais nous savons aussi qu’elle est incomplète et que, incomplète, elle ne peut pas remplir toutes les fonctions que l’on attend d’elle. Malgré l’urgence, je suis obligé de reconnaître que la formation d’un consensus entre États membres sur ces sujets semble aujourd’hui délicate.

Les longues, et même très longues, discussions de l’Eurogroupe de lundi dernier témoignent de divergences profondes qui existent entre États membres sur la méthode, mais aussi sur les moyens, à mettre en œuvre pour renforcer la zone euro. Certains États membres – et je le déplore – ne sont pas parvenus à dépasser leurs intérêts nationaux pour aller vers l’intérêt général européen. J’ai conscience que les conclusions de cette réunion ne sont pas à la hauteur de vos attentes légitimes et, pour être très franc, elles ne sont pas non plus à la hauteur de mes espoirs.

Si j’avais, et si j’ai, comme vous un niveau d’ambition bien supérieur, je veux tout de même commencer par des éléments positifs qui sont ressortis de la réunion du 3 décembre.

D’abord, nous devons saluer le fait que l’Eurogroupe soit parvenu à un accord en temps voulu pour le sommet du 14 décembre. Il faut être conscient que ce n’était pas donné d’avance. Le président de l’Eurogroupe, Mario Centeno, avait souhaité que les ministres des finances travaillent de manière méthodique, sujet après sujet, pour essayer de construire une feuille de route, et elle est là. Même si elle est modeste, j’espère que cela va inciter les leaders européens à prendre des décisions fortes pour le renforcement de l’union économique et monétaire.

Deuxième bonne nouvelle, l’accord sur le filet de sécurité pour le fonds de résolution unique est déterminant. Comme l’a souligné tout à l’heure Valdis Dombrovskis, c’est une étape nécessaire et importante vers l’achèvement de l’union bancaire et la protection effective des dépôts des épargnants européens, que nous devons absolument garantir, surtout en temps de crise économique, et nous savons que nous devons toujours préparer la prochaine crise.

Enfin, nos arguments en faveur de la réforme du mécanisme européen de stabilité (MES) ont été entendus par les ministres des finances. Nous nous sommes mis d’accord – cela n’a pas été chose aisée – sur un compromis, suite à la position que Valdis Dombrovskis et moi-même avons élaborée avec Klaus Regling. Elle respecte les traités européens tout en préservant les compétences juridiques et institutionnelles de la Commission, et elle permettra au MES de renforcer son rôle.

Voilà pour les trois points positifs et, en toute objectivité, je pense qu’ils doivent être salués par tous, car ce sont des avancées pragmatiques, dont nous avions besoin.

Néanmoins, sur d’autres chantiers, qui sont pourtant essentiels, je l’ai dit, les États membres n’ont pas été capables de s’accorder et les résultats sont très honnêtement en deçà de nos espoirs.

Je pense en premier lieu à l’EDIS, le système d’assurance des dépôts. Certes, nous sommes convenus de poursuivre les travaux techniques et de nommer un groupe de travail de haut niveau, mais – vous voyez tout de suite mon sourire – quand on nomme un groupe de travail de haut niveau, c’est qu’il reste encore pas mal de chemin à faire.

L’effort de réduction des risques mené par de nombreux États membres appelait, me semble-t-il, à progresser de manière beaucoup plus décisive sur ce front et à aller vers le partage des risques. En effet, pour moi, la responsabilité et la solidarité doivent aller de pair. Et maintenant que le niveau des risques a clairement baissé dans la zone euro, il faut faire place à la solidarité. J’appelle les États membres à se mettre d’accord dès vendredi sur une feuille de route concrète. Nous ne devons pas nous arrêter à sa promesse.

Je pense, en second lieu, à la création d’un budget de la zone euro, et vous savez que j’y suis attaché depuis des années, bien avant même mon entrée ici, à la Commission européenne, quand j’étais le ministre des finances de mon pays. C’est un point de la négociation qui s’est révélé particulièrement complexe et, faute d’accord, nous n’avons pas eu d’autre choix que de renvoyer la balle aux chefs d’État et de gouvernement.

Comme disent les conclusions, nous attendons leur guidance et c’est à eux de décider, lors du sommet euro, de la poursuite de nos travaux. Et je compte sur eux pour donner en effet à l’Eurogroupe un mandat clair et ambitieux. Nous en avons besoin car, alors que les inégalités se creusent entre États membres, alors qu’elles se creusent en leur sein, il est absolument primordial de mettre en place des outils actifs de convergence et de solidarité, une fois encore, entre les pays de la zone euro.

Et à ce titre, il me paraît également urgent de progresser sur la création d’une éventuelle fonction de stabilisation. Comme le disent les conclusions de l’Eurogroupe, aucune position commune n’a pu être dégagée – je le reconnais. On appelle à poursuivre les travaux techniques. J’appelle à poursuivre non seulement les travaux techniques, mais aussi la réflexion politique. Il n’est pas question pour la Commission – je vous le dis – d’abandonner sa proposition, qui est toujours sur la table. J’espère que les États membres sauront faire front commun et permettront des avancées concrètes lors du sommet du 14 décembre, sur la base des propositions de l’Eurogroupe.

J’avais parlé à plusieurs reprises d’une fenêtre d’opportunité pour réformer la zone rouge, je suis obligé de constater que cette fenêtre se referme petit à petit et que nous n’avons plus de temps à perdre. Le retour de la croissance économique est une opportunité pour avancer et nous avons maintenant la perspective des élections européennes. Cela devrait inciter les États membres à agir pour garantir la stabilité, pour relancer la convergence au sein de la zone euro. C’est un moyen de plus de démontrer aux Européens l’utilité, la plus-value de l’Union européenne sur des sujets qui sont au cœur de leurs préoccupations. Il ne s’agit de rien de moins, encore une fois, que de l’emploi, de la croissance, de la solidarité, de la convergence entre les économies, de la solidarité entre les régions.

Par ailleurs, je veux faire un dernier constat. Ce n’était pas dans la réunion de l’Eurogroupe, mais je le fais pour moi-même, en quelque sorte. Je constate que nos propositions visant à renforcer le fonctionnement démocratique et la transparence de la zone euro ne progressent pas, à tel point qu’elles n’étaient même pas à l’agenda de la réunion.

Je pense à la transformation du mécanisme de stabilité en une sorte de fonds monétaire européen, que vous soutenez d’ailleurs, mais inclus dans les institutions européennes, donc contrôlé par votre Parlement. Je pense à la création d’un ministre des finances de la zone euro qui serait également membre de la Commission européenne et qui serait lui aussi responsable devant le Parlement européen.

Je sais que, quand il y a contrôle démocratique, la qualité des décisions est de nature toute différente. Ces propositions ne sont pas prises en compte par les États membres, je le regrette vivement. Je pense toujours que les citoyens européens ont leur mot à dire sur des décisions – nos amis grecs le savent – qui affectent leur vie au quotidien, et je crois aussi que les institutions européennes ne peuvent pas agir sans contrôle démocratique. Pour moi, c’est un vrai credo politique, c’est le mien depuis des années, croyez qu’il le demeure.

Madame la présidente, Mesdames et Messieurs les députés, dans ce combat pour l’achèvement de l’union économique et monétaire, votre soutien sera absolument essentiel. Je suis convaincu que l’appui, mais aussi que la pression politique, du Parlement européen pourront encore faire bouger les lignes dans les prochains mois, les prochaines années, et cela doit être aussi un des enjeux des élections européennes.

Je n’y participerai pas, en tout cas pas comme candidat, mais j’incite les différentes formations politiques à se concentrer là-dessus. La Commission européenne compte sur vous pour vous impliquer pleinement dans ce débat. Votre voix compte, je pense que vous avez la capacité de faire prendre conscience aux peuples européens de la nécessité d’achever ces réformes et de pousser les leaders politiques européens à s’en emparer à leur tour avec encore plus de force.

Cette réunion de l’Eurogroupe aura été un début, elle aura été une étape, elle n’est certes pas la fin de ce débat et de ce combat que je vous invite à poursuivre et que je poursuivrai naturellement à ma place et dans mon rôle.

 
  
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  Juliane Bogner-Strauss, President-in-Office of the Council. – Madam President, Commissioner, honourable Members, ladies and gentlemen, I have listened carefully to your remarks. Thank you, and I will of course convey them to President Centeno. The Eurogroup has made significant and concrete progress. As mentioned before, it is not up to the Council to deliberate on the Eurogroup agreement. The Eurogroup has, however, published three documents: first, the draft report to leaders on Economic and Monetary Union (EMU) deepening; second, the term sheet on the European Stability Mechanism (ESM) reform; and third, terms of reference for the common backstop to the single resolution fund. All these documents provide relevant details of this agreement. The euro summit will now provide guidance on the proposed measures.

 
  
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  President. – The debate is closed.

(The sitting was suspended at 11.43 pending the vote)

 
  
  

PRESIDENZA DELL'ON. FABIO MASSIMO CASTALDO
Vicepresidente

 

4. Ripresa della seduta
Video degli interventi
 

(La seduta è ripresa alle 12.01)

 
  
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  Eleonora Forenza (GUE/NGL). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei fare soltanto una breve comunicazione a quest'Aula, che alcune settimane fa ha approvato una risoluzione contro l'emergere della violenza neofascista, anche a seguito dei fatti accaduti a Bari il 21 settembre.

Oggi sono stati indagati 28 esponenti di Casapound, chiusa la sede di Casapound a Bari e posta sotto sequestro. La trovo un'ottima notizia per quest'Aula. Ringrazio le colleghe Ana Miranda, Soraya Post e Cecilia Wikström, che hanno lavorato con me alla stesura di questa risoluzione, e l'Aula per averla approvata.

 
  
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  Elisabetta Gardini (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, volevo dire che purtroppo questa mattina, all'alba, Roma si è svegliata coperta da una nube nera a causa di un incendio che è scoppiato in un impianto di trattamento dei rifiuti.

È una cosa che ci preoccupa moltissimo, perché ha a che fare con la salute dei cittadini, ha a che fare con la salute dell'ambiente. Per precauzione sono invitati tutti i cittadini a restare chiusi nelle case, a non lasciare andare i ragazzi nei cortili e nelle scuole, ma voi capite che, nonostante la cabina di regia che si è subito attivata con la protezione civile e con i vigili del fuoco, noi vorremmo chiedere anche all'Europa, anche al commissario Vella, di verificare, non soltanto rispetto a questa situazione di emergenza ma anche rispetto a tutto il ciclo di smaltimento dei rifiuti, che questo avvenga con regolarità e con la protezione assoluta di salute e ambiente.

 
  
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  Presidente. – Da cittadino romano condivido l'appello e soprattutto auspico che le competenti autorità locali, regionali e nazionali facciano quanto in loro potere per fronteggiare l'emergenza e ringrazio la protezione civile e i vigili del fuoco per il pronto intervento in questa situazione così grave per la mia città.

 
  
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  David Coburn (EFDD). – Mr President, I don’t know if you noticed, as I did at the weekend, that the tanks being used against the gilets jaunes in Paris were bearing the European Union flag. They were from the European Gendarmerie Force. Is that proper? I’d like to know what your thoughts might be. I find it disturbing that the European Gendarmerie be used to repress people throughout Europe.

(Mixed reactions)

 
  
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  Giulia Moi (EFDD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io vorrei chiedere spiegazioni sul fatto che il Presidente Tajani, dopo mesi, ancora non risponde in merito all'ingerenza in un processo di licenziamento di due assistenti.

Qua in Parlamento ci sono problemi sul licenziamento di assistenti fannulloni! Ancora non ho avuto risposte dopo mesi, chiedo con urgenza una risposta.

 

5. Turno di votazioni
Video degli interventi
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca il turno di votazioni.

(Per i risultati delle votazioni e altri dettagli che le riguardano: vedasi processo verbale)

 

5.1. L'istruzione nell'era digitale: sfide, opportunità e insegnamenti da trarre per la definizione delle politiche dell'Unione europea (A8-0400/2018 - Yana Toom) (votazione)

5.2. Coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale (A8-0386/2018 - Guillaume Balas) (votazione)
 

- Prima della votazione:

 
  
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  Sven Schulze (PPE). – Herr Präsident, liebe Kolleginnen, liebe Kollegen! Ich spreche hier nicht nur im Namen der EVP-Fraktion als Schattenberichterstatter, sondern auch im Namen meiner Kolleginnen Harkin und Stevens von der ALDE- und von der ECR-Fraktion. Es gibt gute Gründe, gegen die Erteilung des Mandats zu stimmen. Zum einen inhaltliche Gründe: Wir sollten uns als Europäisches Parlament wirklich überlegen, ob wir für die wichtigsten Menschen in unserem europäischen Haus, ob wir für die Bürgerinnen und Bürger, speziell die Arbeitnehmer, mit diesem Bericht etwas Gutes tun.

Wir haben hochmobile Arbeitnehmer, die nach diesem Bericht nicht wissen, wenn sie heute in einem Land arbeiten und morgen in einem anderen Land, in welchem Sozialsystem sie sich befinden werden. Wir haben für mobile Arbeitnehmer, speziell für Menschen, die über die Grenze pendeln, einen viel zu schnellen Wechsel im Sozialrecht vom Entsendeland in das Land, in das sie entsandt werden. Wir haben eine Situation, dass Arbeitnehmerinnen und Arbeitnehmer, die heute von einem Land in anderes Land umziehen, in diesem Land, wenn sie arbeitslos werden, vom ersten Tag an von diesem Land Arbeitslosenunterstützung bekommen.

Da ist die Frage: Wollen wir das? Wir sollten auch keinen Anreiz schaffen für Sozialmissbrauch. Wir sollten Anreize schaffen, dass Sozialsysteme, die gut sind in Europa, den Menschen zugutekommen, die sie brauchen.

Zweiter Punkt, der ganz wichtig ist: Wir sollten das gesamte Europäische Parlament über diesen Bericht abstimmen lassen. Das gesamte Europäische Parlament sollte hier bei diesem wichtigen Bericht ein Votum abgeben und nicht nur der EMPL-Ausschuss. Es geht heute nicht darum, diesen Bericht abzulehnen. Das wollen wir alle nicht. Es geht heute darum, dass wir als Europäisches Parlament – alle Abgeordneten – eine Meinung haben dürfen, und dass wir dann in der nächsten Straßburg-Woche gemeinsam noch mal über diesen Bericht abstimmen. Dafür werbe ich.

Und ich möchte auch noch eines sagen in Richtung Kommission: Es ist einfach falsch, dass man die wichtigsten files immer zum Schluss bringt, in letzter Sekunde, und dass wir als Europäisches Parlament kaum noch Zeit haben, uns damit vernünftig zu beschäftigen, und dass man uns dann unter Druck setzt und sagt: Jetzt müsst ihr aber schnell fertig werden. Wir sind die gewählten Abgeordneten im Europäischen Parlament. Wir sollten uns auch die nötige Zeit nehmen. Deshalb werbe ich für die Ablehnung des Mandats.

(Beifall)

 
  
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  Guillaume Balas, rapporteur. – Monsieur le Président, je sais bien qu’à l’approche des élections, tout est possible, mais lorsque j’entends M. Sven Schulze, rapporteur du PPE, dénoncer ici le mandat et dire qu’il ne faut pas le voter à cause d'éléments qu’il a lui-même soutenus et proposés quand il était rapporteur, notamment l’agrégation au premier jour, on voit bien qu’on est là simplement face à une manœuvre politicienne, uniquement cela. Cela n’honore pas le rapporteur du PPE de dénoncer aujourd’hui ce qu’il a lui-même proposé.

Les électeurs attendent de nous de la cohérence et ils attendent que lorsque l’on dit quelque chose, on le fasse, et c’est exactement l’inverse que Sven Schulze vient de faire.

Un dernier mot. Aujourd’hui, refuser le mandat, c’est sans doute enterrer le rapport et c’est donc ne pas protéger les travailleurs européens, soyez-en conscient au moment de ce vote.

 

5.3. Istituzione dell'Autorità europea del lavoro (A8-0391/2018 - Jeroen Lenaers) (votazione)
 

- Prima della votazione:

 
  
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  Jeroen Lenaers, Rapporteur. – Mr President, I’ll be very brief. This report was adopted with a very large majority in the Committee on Employment and Social Affairs. We had 66 compromises, of which the most narrowly adopted received 36 votes in favour, with four against. I would really like the plenary here to respect the balanced approach that we found in the committee, and to support us in taking this mandate into the negotiations with the Council.

 

5.4. Fondo Asilo, migrazione e integrazione: reimpegno della quota residua degli importi (A8-0370/2018 - Miriam Dalli) (votazione)

5.5. Istituzione di un programma per l'ambiente e l'azione per il clima (LIFE) (A8-0397/2018 - Gerben-Jan Gerbrandy) (votazione)
 

- Dopo la votazione:

 
  
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  Gerben-Jan Gerbrandy, Rapporteur. – Mr President, just to ask for a referral back to committee to start negotiations.

 
  
 

(Il Parlamento accoglie la richiesta)

 

5.6. Protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro (A8-0142/2018 - Claude Rolin) (votazione)

5.7. Trasparenza e sostenibilità dell'analisi del rischio dell'Unione nella filiera alimentare (A8-0417/2018 - Renate Sommer) (votazione)
 

- Dopo la votazione:

 
  
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  Renate Sommer, Berichterstatterin. – Herr Präsident, werte Kolleginnen und Kollegen! Aus meiner Sicht ist dieses Abstimmungsergebnis untragbar. Es setzt ohne Not existenzgefährdende Regeln für den gesamten Lebensmittelsektor in Europa auf, und das ohne Folgenabschätzung durch die Europäische Kommission. Dieses Ergebnis, das gerade abgestimmt wurde, ist eine Folge des Vorwahlkampfs zur Europawahl. Die Europäische Kommission hat dieses Dossier, diesen Entwurf, viel zu spät herausgegeben, das Parlament unter Zeitdruck gesetzt, Lobbying gemacht im Parlament, versucht, Keile nicht nur zwischen die Fraktionen, sondern auch innerhalb der Fraktionen zu treiben.

Als Berichterstatterin kann ich dieses Ergebnis nicht verantworten, und ich möchte meinen Namen in Zukunft nicht mit diesem Dossier verbunden wissen. Deshalb lege ich die Berichterstattung nieder, ziehe meinen Namen zurück und fordere meine Fraktion auf, gegebenenfalls gegen die Rücküberweisung des Dossiers in den Ausschuss zwecks institutioneller Verhandlungen zu stimmen. Also bitte, Kollegen: Stimmt dagegen, sagt eure Meinung! Das ist eine populistische Entscheidung, die hier gefällt worden ist, und das haben wir nicht nötig.

 
  
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  Kathleen Van Brempt, on behalf of the S&D Group. – Mr President, on behalf of the S&D Group, I would like to request to refer the file back to the committee and start interinstitutional negotiations.

(Applause)

 
  
 

(Il Parlamento accoglie la richiesta)

 

5.8. Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) (A8-0273/2017 - Anne Sander) (votazione)

5.9. Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) (A8-0274/2017 - Czesław Hoc) (votazione)

5.10. Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) (A8-0275/2017 - Enrique Calvet Chambon) (votazione)
 

- Dopo la votazione:

 
  
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  Enrique Calvet Chambon, ponente. – Señor presidente, en primer lugar, quiero agradecer a todos los que han participado —los ponentes alternativos, los equipos, la Presidencia búlgara, la austriaca— el tener un Reglamento nuevo que va a poner a una agencia europea fundamental en marcha para los próximos veinte o treinta años. Hay que darse cuenta de lo que terminamos votando con importancia. Y quiero asimismo hacer un ruego a todos los diputados y a los venideros: ¡por favor, es una agencia europea extraordinaria, úsenla, utilícenla!

 

5.11. Integrazione della legislazione dell'UE in materia di omologazione in relazione al recesso del Regno Unito dall'Unione (A8-0359/2018 - Marlene Mizzi) (votazione)

5.12. Obiezione a norma dell'articolo 106 del regolamento: livelli massimi di residui di acetamiprid in determinati prodotti (B8-0556/2018) (votazione)

5.13. Visti umanitari (A8-0423/2018 - Juan Fernando López Aguilar) (votazione)
 

- Prima della votazione:

 
  
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  Juan Fernando López Aguilar, ponente. – Señor presidente, señorías, treinta mil personas han perdido la vida en el Mediterráneo desde el inicio de la crisis de los refugiados. En lo que va de año 2133 personas. Y cada tragedia tiene rostro humano. En este Parlamento Europeo hemos trabajado muy duro para darle una respuesta más humana y por eso quiero dar las gracias a los ponentes en la sombra, que han trabajado codo con codo para hacer posible un intento de construcción de una respuesta más humana, y a la Conferencia de Presidentes, que nos brinda la oportunidad de votar aquí y ahora.

Se trata de un ejercicio de responsabilidad, con una respuesta más humana para abrir al menos la posibilidad de una vía legal de acceso a Europa a quienes huyen del horror —como quien huye de la boca de un tiburón—, y que lo hagan sin perder la vida en el empeño ni a manos de traficantes sin escrúpulos.

Ayer se cumplieron setenta años de la Declaración Universal de los Derechos Humanos y hace tres que la Unión Europea recibió el Nobel de la Paz. Y no veo mejor manera de honrar este legado que votar favorablemente por mayoría cualificada esta respuesta y esta iniciativa legislativa sobre visados humanitarios.

 

5.14. Codice dei visti (A8-0434/2018 - Juan Fernando López Aguilar) (votazione)
 

- Dopo la votazione:

 
  
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  Juan Fernando López Aguilar, Rapporteur. – Mr President, in view of the vote and in view of Article 59 of the Rules of Procedure, I request a referral back to the committee responsible for interinstitutional negotiations to get started with the trilogue as soon as possible. I ask for a positive vote for the referral.

 
  
 

(Il Parlamento accoglie la richiesta)

 

5.15. Sistema comune d'imposta sul valore aggiunto con riguardo all'applicazione temporanea di un meccanismo generalizzato di inversione contabile alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi al di sopra di una determinata soglia (A8-0418/2018 - Gabriel Mato) (votazione)

5.16. Piena applicazione delle disposizioni dell'acquis di Schengen in Bulgaria e Romania (A8-0365/2018 - Sergei Stanishev) (votazione)

5.17. Mobilità militare (A8-0372/2018 - Tunne Kelam) (votazione)

5.18. Nuova agenda europea per la cultura (A8-0388/2018 - Giorgos Grammatikakis) (votazione)
 

- Prima della votazione:

 
  
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  Γιώργος Γραμματικάκης, Εισηγητής. – Κύριε Πρόεδρε, αγαπητοί συνάδελφοι, η έκθεση αυτή προσπαθεί –και το πετυχαίνει– να κάνει ένα συντονισμένο και συνεκτικό δρόμο των μελών της Ευρωπαϊκής Ένωσης προς τον πολιτισμό. Θα έλεγα ότι είναι εξαιρετικά σημαντική αυτή η απόφαση, γιατί τις κρίσιμες στιγμές που ζει η Ευρώπη ο πολιτισμός είναι ο καλύτερος παράγοντας επικοινωνίας μεταξύ των εθνών και ειρηνικής συνεργασίας. Παρακαλώ λοιπόν όλους τους συναδέλφους να υπερψηφίσουν αυτή την πρόταση, που θα ανοίξει μετά από πάρα πολλά χρόνια νέους δρόμους και νέους τρόπους επικοινωνίας και πολιτισμού.

 
  
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  Presidente. – Con questo si conclude il turno di votazioni.

 

6. Dichiarazioni di voto
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6.1. L'istruzione nell'era digitale: sfide, opportunità e insegnamenti da trarre per la definizione delle politiche dell'Unione europea (A8-0400/2018 - Yana Toom)
Video degli interventi
 

Dichiarazioni di voto orali

 
  
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  Tibor Szanyi (S&D). – Elnök Úr! Ebben a hangzavarban meglehetősen nehéz indokolni a szavazatomat, de mégis megteszem. A jelentést szavazatommal támogattam, ugyanakkor aláhúzom, hogy a fiatal generációk jövője, európai munkaerőpiaci esélye azt követelné, hogy az Európai Unió a tagállamok felé irányuló általános felhívásokon túl, egységes követelmények és jogszabályok alapján, közösen elfogadott és finanszírozott formában támogathassa az oktatás digitalizációját.

Számos olyan példát ismerünk, amelyek az oktatás területén is hatékonyan szolgálhatnák a jelentésben vázolt célokat. Saját parlamenti munkám tapasztalata alapján megemlíteném az európai okos falvak immár az EU-intézmények teljes támogatását élvező tervét, amelynek központi eleme a vidéki lakosság esélyegyenlőségének a digitalizáció eszközeivel való közösségi elősegítése.

 
  
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  Dominique Bilde (ENF). – Monsieur le Président, les nouvelles technologies, tel est le nouveau totem des élites déconnectées. C’est d’ailleurs le cas de le dire, puisqu’à l’heure où on nous vante les tablettes tactiles à l’école, 60 pour cent des ménages ruraux n’ont pas accès à la dernière génération des réseaux haut débit.

C’est aussi un totem coûteux, coûteux pour les pouvoirs publics, coûteux parfois aussi pour les familles, alors que les gilets jaunes dénoncent avec courage la paupérisation massive des classes moyennes et populaires. Pire, cette nouvelle lubie est dénuée de résultats probants, comme l’OCDE l’a confirmé en 2015, sans compter les méfaits occultés d’internet: explosion des troubles de l’attention, accès aux contenus violents ou pornographiques, harcèlement.

Brûlant d’imposer coûte que coûte son espace européen de l’éducation, l’Union européenne s’agite et brasse de l’air, emplie de sa propre importance. Mais à l’évidence, son éducation numérique n’est qu’une onéreuse baudruche qui ne remédiera pas à l’essentiel: la chute sans fin du niveau scolaire et académique des jeunes européens.

 
  
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  Alex Mayer (S&D). – Mr President, as this report rightly says, technology is transforming the world of work, meaning our schools, colleges and universities must adapt to ensure that the next generation have skills that are fit for purpose. That’s why I was so pleased to unveil two state—of—the—art 3D printers at University Centre Peterborough for engineering, computing and art students to use in their studies. I saw the new machines whirr into action, and found out how students will be able to learn, hands on, how to design CAD files and to 3D print them, preparing them for a career in industry.

The number of job adverts asking for 3D printing skills has increased by over 1000% in recent years and the market is expected to be worth as much as GBP 16 billion globally by 2021. I’m delighted that Peterborough students are at the forefront of this digital revolution.

 
  
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  Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Panie Przewodniczący! Sprawozdanie nie wzbudziło emocji na posiedzeniu plenarnym, natomiast inaczej było na posiedzeniu komisji. Właśnie na posiedzeniu Komisji Kultury odbyła się ta najważniejsza debata, podczas której poruszono dwie kwestie, na które chcę zwrócić także dziś uwagę. Chodzi o dwa rodzaje wykluczeń: po pierwsze, wykluczenie nauczycieli z umiejętności posługiwania się nowymi technologiami w erze cyfrowej, a po drugie wykluczenie merytoryczne z pewnego obszaru dotyczącego nauki, uzyskiwania wiedzy, umiejętności odróżniania fake newsów od wiadomości i informacji prawdziwych. Zwracam na to uwagę ze względu na bardzo dobre wystąpienie sprawozdawczyni, pani Toom. Chcę to podkreślić i do tego wrócić, aby powiedzieć, że jeżeli nie zredukujemy tych dwóch wykluczeń, będziemy mieli problemy.

 
  
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  Момчил Неков (S&D). – г-н Председател, новите технологии се развиват много по-бързо отколкото се случват иновациите и реформите в образованието, което създава редица дисбаланси. Дълго време битува разбирането, че осъвременяването на материалната база в учебните заведения ще спомогне за бързото модернизиране на образователните процеси. Модерната мултимедия и новите таблети в класната стая не могат да бъдат възприемани като самоцел, трябва да се вземе под внимание и човешкият фактор.

В този смисъл смятам, че дигитализирането на образованието трябва да се случи в три основни насоки. На първо място да осигурим подходяща подготовка на нашите учители за да влязат в крак с новите технологии. На второ място трябва да се погрижим подрастващите да се научат да си служат с новите технологии по креативен начин извън използването на смартфоните за социални мрежи и сърфиране в интернет, и не на последно място смятам, че преди да пристъпим към масово дигитализиране на образованието, трябва да сме информирани затова дали, и ако да, в каква степен модерните устройства могат да бъдат вредни за развитието на децата.

 
  
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  Maria Gabriela Zoană (S&D). – Domnule președinte, am vota Raportul referitor la educația în era digitală pentru că digitalizarea reprezintă, printre alte avantaje, și o șansă la educație pentru toți cetățenii europeni și mă refer, în special, la cei care nu au acces facil la sistemul educațional, așa cum sunt cetățenii europeni din regiunile rurale, din regiunile izolate, a căror șansă la educație nu o poate reprezenta numai clasica școală din localitatea de domiciliu, ci școlile situate la mare distanță. Pentru aceștia, digitalizarea ar face o mare diferență și le-ar oferi o șansă la viață, o șansă nouă, domnule președinte.

Nu vreau să-i uităm nici pe cei care nu sunt deplasabili sau pe cei care se deplasează cu dificultate în urma unor afecțiuni medicale. Și aceștia au dreptul la educație. Și aceștia au dreptul la o șansă pe care digitalizarea în sistemul de învățământ le-o poate oferi. Și pentru aceștia digitalizarea ar face o diferență enormă față de situația din prezent.

Digitalizarea face parte din educația viitorului. O educație performantă astăzi nu mai poate să existe fără digitalizare.

 
  
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  Νότης Μαριάς (ECR). – Κύριε Πρόεδρε, η εκπαίδευση παίζει σημαντικό ρόλο στην εποχή της οικονομίας της γνώσης, διότι τα πάντα πλέον έχουν μπει στην υπηρεσία της ψηφιακής εποχής. Αποδεικνύεται βεβαίως ότι μια οικονομία μπορεί να είναι ανταγωνιστική, όχι επειδή θα μειωθούν οι μισθοί, όπως έχουν πει αρκετοί, αλλά κυρίως επειδή θα γίνει επένδυση στην εκπαίδευση, στην καινοτομία, στις νέες τεχνολογίες. Αλλά για να γίνει αυτό, πρέπει να υπάρχουν κεφάλαια και, για να υπάρξουν κεφάλαια, θα πρέπει πρώτα απ’ όλα να αυξηθούν οι δημόσιες επενδύσεις. Πώς όμως θα αυξηθούν οι δημόσιες επενδύσεις των κρατών μελών, όταν το Σύμφωνο Σταθερότητας βάζει συγκεκριμένους περιορισμούς στα ελλείμματα; Γι’ αυτό η πρότασή μας είναι ότι οι επενδύσεις στις νέες τεχνολογίες, οι επενδύσεις στην καινοτομία, οι επενδύσεις στην ψηφιακή εποχή και στην οικονομία της γνώσης, οι επενδύσεις στην εκπαίδευση θα πρέπει να εξαιρούνται από το Σύμφωνο Σταθερότητας.

 
  
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  Dobromir Sośnierz (NI). –Panie Przewodniczący! Głosowałem przeciwko. Tutaj mamy oczywiście po raz kolejny popis seksizmu ze strony autorów tego sprawozdania. Namawia się kobiety czy formułuje jakieś programy, żeby one inwestowały więcej czasu w uczenie się technologii cyfrowych. A może one nie chcą? Przestańcie, do cholery, mówić ludziom, co mają robić w życiu. Jesteście politykami. Rolą polityka nie jest wtrącanie się w cudze życie, tylko rozwiązywanie pilnych i niezbędnych spraw dla wszystkich obywateli. Więc wyrażam absolutny sprzeciw wobec tego. No i głupie programy typu Erasmus będą teraz rozbudowane na cały świat – będzie Erasmus mundus. Może w ogóle Erasmus uniwersum. Wystrzelajmy ludzi w kosmos, żeby uczyli się tam „gender studies”. To jest najlepsze miejsce do tego.

 
  
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  Danuta Jazłowiecka (PPE). – Panie Przewodniczący! Umiejętności cyfrowe są niezbędne do pomyślnego przebiegu kariery zawodowej. Już dzisiaj są nowe zawody wymagające zaawansowanych umiejętności cyfrowych. Narzędzia cyfrowe są coraz częściej wykorzystywane w zawodach tradycyjnie niezwiązanych z technologią. Zdecydowana większość miejsc pracy w najbliższej przyszłości będzie wymagać przynajmniej podstawowych umiejętności cyfrowych. Istotne jest, aby instytucje edukacyjne przygotowywały uczniów do zmian wynikających z szybkiego rozwoju nowych technologii. To szkoły i zatrudnieni w nich nauczyciele są punktem wyjścia dla właściwej edukacji w zakresie umiejętności cyfrowych. Niestety w większości państw członkowskich są oni przepracowani i źle wynagradzani.

Jeżeli chcemy, aby cyfrowa transformacja europejskiej gospodarki zakończyła się sukcesem, należy podnieść nakłady na szkolnictwo, a także organizować szkolenia dla nauczycieli w zakresie umiejętności cyfrowych. Jest to raczej kolejne narzędzie poprawy jakości nauczania, nie możemy jednak zapominać, że placówki edukacyjne nie mogą zaniedbywać wszechstronnej edukacji uczniów, w tym przede wszystkim rozwijania krytycznego myślenia. Dzięki temu będą mogli oni stać się nie tylko efektywniejszymi pracownikami oraz odpowiedzialnymi użytkownikami nowych technologii, ale także aktywnymi obywatelami.

 

6.2. Istituzione di un programma per l'ambiente e l'azione per il clima (LIFE) (A8-0397/2018 - Gerben-Jan Gerbrandy)
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Dichiarazioni di voto orali

 
  
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  Tibor Szanyi (S&D). – Elnök Úr! Szavazatommal támogattam ezt a jelentést, főképpen annak mezőgazdaságot és megújuló energiát érintő részei miatt. Üdvözlöm, hogy a LIFE javasolt bővítésének jelentős részét az új, tiszta energiákra való átállás elnevezésű alprogramra fordítjuk, mivel a Párizsi Megállapodásban foglalt dekarbonizációs célkitűzés érdekében minél előbb át kell térni egy tiszta, alacsony kibocsátású energián alapuló stratégiára.

Azonban a program nem áshatja alá más uniós jogszabályok és szakpolitikák, például a közös agrárpolitika célkitűzéseit. A környezetvédelmi alprogramnak ki kell terjednie a fenntartható gazdálkodási gyakorlatra is, többek között a talaj és a mezőgazdaság biodiverzitására, a talaj és a víz védelmére, illetve az okos falvak elnevezésű átfogó koncepcióra is.

 
  
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  Νότης Μαριάς (ECR). – Κύριε Πρόεδρε, το πρόγραμμα Life είναι σημαντικό για τη βιοποικιλότητα. Είναι σημαντικό προκειμένου να διαμορφωθούν περιοχές Νatura και στη βάση αυτή πρέπει να το υποστηρίξουμε. Όμως αυτό που συμβαίνει στην Ελλάδα είναι ότι η πολιτική που ακολουθείται για την εγκατάσταση αιολικών πάρκων επί της ουσίας διαλύει τις περιοχές Νatura. Έχω αναφερθεί επανειλημμένα στην περίπτωση της Νότιας Καρυστίας, στην περίπτωση του όρους Όχη, που έχει χαρακτηριστεί ως περιοχή Νatura, κι όμως εκεί εγκαθίσταται μεγάλος αριθμός αιολικών πάρκων κατά παράβαση της περιβαλλοντικής νομοθεσίας. Ενώ η Επιτροπή έχει πει ότι θα παραπέμψει την Ελλάδα στο Δικαστήριο της Ευρωπαϊκής Ένωσης για παραβίαση της νομοθεσίας περί ίδρυσης και λειτουργίας αιολικών πάρκων, ακόμη να το πράξει. Ακόμη και χθες ρώτησα τον κύριο Vella πότε επιτέλους θα γίνει αυτή η παραπομπή. Πότε επιτέλους θα εφαρμοστεί η περιβαλλοντική νομοθεσία στην Ελλάδα; Καμιά απάντηση. Περιμένουμε να δούμε πότε θα προχωρήσει η εφαρμογή της περιβαλλοντικής νομοθεσίας στην Ελλάδα.

 
  
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  Stanislav Polčák (PPE). – Pane předsedající, já jsem tento návrh zprávy podpořil, i když po určitém zvažování. Ne proto, že bych nepodporoval směr, kterým tato zpráva jde, ale myslím si, že tato zpráva měla být zevrubnější, že měla postihovat větší spektrum problémů, které podle mého názoru nedostatečně zohlednila. Je nepochybné, že změna klimatu se dotkne každého z nás. Je nepochybné, že to bude mít dopad na firmy, samozřejmě na státy, na každého občana. Já jsem přesvědčen, že je důležité dodržovat opravdu ta pravidla, která jsme si stanovili v Pařížské dohodě.

Na druhou stranu jsou k tomu připraveny pouze dvě desítky států a mnohé státy Evropské unie vůbec nejsou. Měli bychom více zohledňovat to, že ochrana zemědělství není pouze dekarbonizace na úrovni Evropské unie, ale i v zemědělství, že musíme chránit biodiverzitu, ochraňovat půdu a vodu. Toto jsou, myslím, témata, která měla být v té zprávě více postihnuta.

 
  
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  Daniel Hannan (ECR). – Mr President, this is a tribal age in politics. We habitually infer the blackest of motives from people that we dislike, but surely the survival of the human species on a habitable planet is a kind of fairly low bar that ought to unite everybody in this Chamber and beyond. So it seems to me terribly sad that that argument is always advanced in a way that implies that the world cannot be made habitable for future generations except through higher taxes, more international bureaucracy, a diminution of national sovereignty and the planetary redistribution of wealth.

Conservatives, as the etymology suggests, are natural conservationists. If we are looking to have the most effective ways of preserving the environment, they have to include the extension of property rights because – as Aristotle used to say – that which nobody owns, nobody will care for. Environmentalism is altogether too important to be left to the left.

 
  
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  Seán Kelly (PPE). – Mr President, I welcome this report and the admirable progress being made under the LIFE programme fund. The Commission has proposed that the focus of the 2021 programme should be on the EU’s transition towards a low—carbon circular economy and contribute to the widespread use of clean energy sources.

As the PPE Group’s rapporteur for the revised Renewable Energy Directive, I am very pleased to support this transition. With an ambitious target secured for 32% of the energy used in the EU by 2030 to come from renewable energy sources, there will be a big increase in the deployment of renewable energy across the EU and, in light of this, it is very encouraging to see a strong backing from funds such as the LIFE programme. The programme has financed over 4500 projects to date – among them, programmes in my own constituency, such as the KerryLIFE project and others. I hope this progress will continue throughout the EU, and particularly in my own constituency of Ireland South.

 
  
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  Dubravka Šuica (PPE). – Gospodine predsjedavajući, hvala Vam lijepa. Kao supredsjedateljica radne skupine o LIFE-u snažno sam podržala ovo izvješće jer smatram da zaštita okoliša nikako ne smije biti prepreka gospodarskom rastu i zapošljavanju, baš suprotno.

Zaustavljanje i smanjenje gubitka biološke raznolikosti, dekarbonizacija i prelazak na kružno gospodarstvo prevažni su za socioekonomsko blagostanje i za konkurentnost na svjetskoj razini. Upravo bi Europska unija trebala biti globalni predvodnik u ovom kontekstu. Program LIFE jedini je program koji je posebno namijenjen za djelovanje u području okoliša i klime te je i dalje ključan i učinkovit instrument za pružanje pomoći i postizanje ciljeva Europske unije.

Zato mislim da je potrebno i opravdano udvostručiti financijsku potporu za Program LIFE. Dodjela sredstava na nacionalnoj razini pokazala se neučinkovitom te je postupno ukidanje takvih dodjela u okviru Pograma LIFE dobrodošlo.

Procjenjuje se da 4,4 milijuna radnih mjesta izravno ovisi o zdravim ekosustavima i da mreža Natura 2000 doprinosi BDP-u s od 1,7 do 2,5% BDP-a, stoga sam, još jedanput, podržala i podržavam ovo izvješće.

 

6.3. Protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro (A8-0142/2018 - Claude Rolin)
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Dichiarazioni di voto orali

 
  
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  Michaela Šojdrová (PPE). – Pane předsedající, revizi směrnice o ochraně pracovníků před expozicí karcinogenům a mutagenům jsem podpořila. Považuji za velmi důležité chránit zaměstnance před karcinogeny a mutageny. Tento výzkum se velmi zrychluje a právní úprava by měla držet krok s výzkumem.

Dokonce považuji za nezbytné i na evropské úrovni tuto úpravu zavádět, zvláště s ohledem na vysokou mobilitu pracovníků například v sektoru stavebnictví, ve kterém jsou tito pracovníci velmi vystaveni karcinogenním a mutagenním látkám. Některé státy mají pro tyto látky vysoké expoziční limity, některé ale dokonce nemají žádné. Proto bychom měli zajistit minimální standard ochrany bez ohledu na to, kde právě tito pracovníci pracují. Oceňuji také zodpovědný přístup Komise v dohodě s Parlamentem a Radou.

 
  
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  Rory Palmer (S&D). – Mr President, of all the many hundreds of votes that we take in this House, I consider those which lead to a strengthening of people’s health and safety protection in the workplace to be the most important. Everyone has the right to be protected and to have their health protected and upheld in their place of work, so today’s vote is very important. But there is unfinished business on this.

We must do more to protect healthcare workers who are placed at risk in their treatment of others by being exposed to incredibly powerful toxic drugs used to treat people with cancer. They deserve our full protection. And when people are unfortunate enough to suffer a terminal illness, they too deserve protection in the workplace and have their right to work upheld. That’s why the work we’ve done this year on the Dying to Work campaign is so important and will continue into next year as well.

 
  
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  Νότης Μαριάς (ECR). – Κύριε Πρόεδρε, εκατομμύρια εργαζόμενοι στην Ευρωπαϊκή Ένωση είναι συνεχώς εκτεθειμένοι σε καρκινογόνους ή μεταλλαξιογόνους παράγοντες στον χώρο εργασίας, κι αυτό είναι κάτι το οποίο πρέπει άμεσα να σταματήσει, γι’ αυτό πρέπει να ληφθούν πολύ συγκεκριμένα μέτρα. Επιπλέον, πολύ μεγάλος αριθμός των εργαζομένων εκτίθενται στις εκπομπές ντίζελ. Πρέπει λοιπόν να έχουμε μία πολιτική πρόληψης. Πρέπει να δοθεί η δυνατότητα στους εργαζομένους να έχουν τον κατάλληλο εξοπλισμό και κυρίως πρέπει να ληφθούν μέτρα προστασίας. Επιπλέον, επειδή φαίνεται ότι οι μεγάλοι επιχειρηματικοί όμιλοι είναι αδιάφοροι στο ζήτημα αυτό, θα πρέπει να προβλεφθούν συγκεκριμένες κυρώσεις κατά των εργοδοτών. Πρέπει η νομοθεσία να είναι άτεγκτη, και γι’ αυτό λοιπόν απαιτούνται πολύ συγκεκριμένα μέτρα, για να αναγκαστούν οι επιχειρήσεις να πάρουν μέτρα προστασίας υπέρ των ίδιων των εργαζομένων οι οποίοι απασχολούνται στις επιχειρήσεις τους.

 
  
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  Francis Zammit Dimech (PPE). – Sur President, ippermettili nirreferi anki għal das-suġġett fil-qasam ta’ Malta. F’Malta għandna elfejn każ ġdid ta’ kanċer kull sena u disa’ mitt imwiet. Huwa preċiżament għalhekk li jiena qgħidt il-ġlieda kontra l-kanċer bħala prijorità fil-ħidma politika tiegħi anki fi ħdan dan il-Parlament Ewropew. Irrid infakkar li, l-Unjoni Ewropea kienet diġà rrevediet il-livell permissibbli ta’ wieħed u għoxrin sustanza u bil-vot tal-lum żidna ħames materjali li jista’ jkollhom effett ħażin fuq il-post tax-xogħol, li normalment huwa l-aktar ħin fejn aħna nqattgħu l-ħin tagħna. Jiena rrid nieħu wkoll l-opportunità tal-lum biex nirringrazzja NGOs li jiena tkellimt magħhom, li jiena ħdimt magħhom, biex inkun nista’ nippromwovi dak li huma jitkellmu dwaru fil-ġlieda tagħna kontra l-kanċer. Huwa importanti wkoll li ngħaddu l-informazzjoni kollha meħtieġa lil min iħaddem sabiex dak li aħna vvutajna dwaru jidħol fis-seħħ kemm jista’ jkun malajr fil-Membri Stati.

 
  
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  Seán Kelly (PPE). – A Uachtaráin, vótáil mé i bhfabhar na tuarascála seo mar tugann sí breis cabhrach d’oibrithe ó cheimiceáin dhainséaracha a thugann galair uafásacha dóibh agus mar sin de.

Cabhróidh sí leo chun a bheith níos sábháilte agus iad ag obair agus tá sé sin thar a bheith tábhachtach ar fad, mar caithfimid slándáil agus sláinte ár n-oibrithe a chur chun cinn i gcónaí trasna na hEorpa ar fad agus dá bhrí sin, tá sé tábhachtach go mbeadh ár ndlíthe agus ár rialacháin ag teacht leis an aidhm sin. Agus trí oibleagáidí a chur ar na fostóirí chun smaoineamh ar na hoibrithe agus chun cabhrú leo, i dtreo is nach mbeidh siad ag fáil na galair sin, déanfaimid jab an-mhaith.

Ba mhaith liom críochnú ag rá gur thug mé achainí anseo maidir le hInis Sionnach agus anois tá an áit sin glanta suas in Éirinn, ar mhaithe leis na daoine atá ina gcónaí timpeall ar Chóbh i gCo. Chorcaí.

 
  
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  Dubravka Šuica (PPE). – Gospodine predsjedavajući, hvala Vam lijepa. Ovaj Prijedlog direktive danas sam također snažno podržala glasovanjem.

Inače, predvodim jednu kampanju u mojoj domovini Hrvatskoj pod nazivom „Kako se oduprijeti raku?” ili ”Fight & win”. Cijeli niz konferencija diljem Hrvatske organizirala sam zajedno s ljudima koji se bave ovom pošasti jer, nažalost, karcinom odnosno rak je postao epidemija ili, čak mogu reći, pandemija i jako je važno da Europski parlament i mi, kao zakonodavci, vodimo o tome računa, naročito o karcinogenim tvarima na radnom mjestu.

Posebno bih ovdje izložila problem zdravstvenih radnika, dakle liječnika i medicinskog osoblja, koji su pomažući drugima u liječenju protiv karcinoma sami izloženi karcinogenima i o tome ova direktiva također vodi računa.

Nadam se da ćemo smanjiti ove grozne statistike koje smo dobili od Europske komisije da svakog dana umre od 7 do 12 ljudi od posljedica karcinogena na poslu i stoga se nadam da će ova direktiva na koncu ugledati svijetlo dana i da će je, također, podržati sve institucije.

 

6.4. Trasparenza e sostenibilità dell'analisi del rischio dell'Unione nella filiera alimentare (A8-0417/2018 - Renate Sommer)
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  Tibor Szanyi (S&D). – Elnök Úr! Szavazatommal támogattam ezt a jelentést, egyetértek azzal, hogy legyen jogunk időben megismerni az Európai Élelmiszerbiztonsági Hivatal kockázatelemzéseit. A jelentés helyesen mutatja be, hogy például a glifozát gyomirtóval szemben széles körben kialakult bizalmatlanság milyen nyilvános vitát indított el a gyomirtókról, és általában a növényvédő szerekről.

Az Európai Bizottság pedig helyesen úgy látta, hogy erősíteni kell a nyilvánosság kockázatértékelésbe vetett bizalmát, és maga is kötelezettséget vállalt arra, hogy egy megfelelő jogalkotási javaslatot terjeszt elő.

Az új javasolt szabályozás eredményeképpen átláthatóbbá válna az élelmiszerek megfelelőségének elemzése, a felhasznált tudományos elemzések pedig megbízhatóbbak, tárgyilagosabbak és függetlenebbek lennének. Természetesen mindez több forrás felhasználását is jelenti, de ezen tudományos feladatok ellátásán nem szabad spórolnunk.

 
  
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  Michaela Šojdrová (PPE). – Pane předsedající, já jsem bohužel v konečném hlasování nemohla podpořit výsledný dokument, i když samozřejmě také usiluji o to a vítám to, že instituce Evropské unie reagují na slábnoucí důvěru našich občanů v orgány, které bezpečnost potravin v Evropské unii mají na starost. My musíme udělat všechno pro to, aby důvěra občanů byla větší. Oceňuji práci naší zpravodajky paní Renate Sommerové, která pracovala na tom, abychom na půdě Evropského parlamentu zajistili transparentnost procesu v rámci Evropského úřadu pro bezpečnost potravin. Tato transparentnost ale nemůže být na úkor vlastnických práv výzkumných institucí, které bezpečnostní rizika v potravinovém řetězci zkoumají, a to jsme také prosazovali. Pokud nebudeme respektovat v této oblasti vlastnická práva, umožníme tak krádež výzkumných materiálů třetími stranami. Nemůžeme získat větší bezpečnost na úkor rizik dalších osob.

 
  
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  Igor Šoltes (Verts/ALE). – Gospod predsednik, torej končno je, vsaj v tem primeru, Evropska komisija prisluhnila pozivu evropskih državljanov po večji transparentnosti v tem procesu verige s hrano in končno postavila tudi pred Parlament dokument, ki zahteva večjo transparentnost in pa dostop do podatkov, ki so pomembni pri ocenjevanju tveganj, ki jih prinašajo različni dodatki pri hrani in seveda lahko zelo škodljivo vplivajo na naše zdravje.

Do sedaj so bile te ugotovitve različnih laboratorijev skrite pod tančico skrivnosti in javnost ni imela pravice vedeti, kaj se dogaja tudi s kvaliteto hrane, ki prihaja na naše krožnike.

Zato smo v Parlamentu zelo pozdravili ta napredek, zato da se to izboljša in da se zagotovi in uzakoni ta pravica do informacij, ki omogoča večjo transparentnost in preglednost, še vedno pa obstaja določen del zavit v tančico skrivnosti in tudi to moramo odpreti, ker mora biti pravica posameznika do informiranja zdravja pred komercialnim interesom korporacij.

 
  
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  Stanislav Polčák (PPE). – Pane předsedající, já jsem tuto zprávu podpořil. Já jsem skutečně přesvědčen, že bezpečnost potravin je nezbytná a klíčová pro každého z nás, že je to otázka, která se skutečně dotýká způsobu života každého z nás. Podle mého názoru vědecký výzkum by měl být proto zevrubný a samozřejmě co nejvíce otevřený a dostupný i pro evropské občany.

Transparentností se oháníme v mnoha jiných případech, já jsem přesvědčen, že právě v tomto bodě má své nezastupitelné místo. Klíčová otázka, kdy mají být dostupné tyto informace zjištěné vědeckým výzkumem, zda už při oznámení toho zkoumání anebo až po uvedeném šetření: já jsem skutečně neshledal žádný důvod pro to, aby se nezveřejňovaly tyto informace ihned v okamžiku, kdy jsou dostupné. Pokud jde o ono vlastnictví k výsledkům toho výzkumu, myslím si, že se jedná o nezpochybnitelný veřejný zájem. Jestli někdo má nějakou informaci, která může pomoci zamezit ohrožování zdraví nebo se dokonce dotknout konkrétně života občanů, tak má povinnost je zachránit, nikoliv si tyto informace skrývat a nechávat pouze pro sebe. Proto jsem podpořil tuto zprávu.

 

6.5. Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) (A8-0273/2017 - Anne Sander)
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  Danuta Jazłowiecka (PPE). – Panie Przewodniczący! Zagłosowałam za wynikiem negocjacji w sprawie uaktualnienia zadań i zasad funkcjonowania czterech zdecentralizowanych agencji podlegających dyrekcji do spraw zatrudnienia i spraw społecznych. Poparłam wszystkie trzy przeglądy statutów. Mam wielką nadzieję, że przegląd dotyczący Europejskiego Centrum Rozwoju Kształcenia Zawodowego doprowadzi do bardziej efektywnej pracy i do skoncentrowania się na specjalistycznych analizach, wymianie doświadczeń i wymianie dobrych praktyk w Europie. W przyszłości praca agencji zdecentralizowanych będzie bardziej monitorowana, wykorzystywana i coraz bardziej efektywna. Uważam, że w tematyce zatrudnienia, rynku pracy i praw pracowniczych mamy zbyt często do czynienia z podejmowaniem decyzji na bazie percepcji, a nie na bazie analiz, badań czy na bazie danych. Każdy krok w kierunku wsparcia badań i analiz uważam za korzystny i słuszny. Należy jednak rozliczać pracę agencji. Stąd obecność ekspertów wybranych przez Parlament Europejski w organach agencji może przynieść w tym przypadku bardzo korzystną zmianę. Dzisiaj Parlament poparł założenie kolejnej nowej agencji zdecentralizowanej: Europejskiego Urzędu ds. Pracy. Koordynacja i komplementarność pracy wszystkich agencji jest kluczowa, by unikać powielania tych samych zadań i marnotrawienia europejskich środków.

 

6.6. Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) (A8-0275/2017 - Enrique Calvet Chambon)
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  Michaela Šojdrová (PPE). – Pane předsedající, jako stínová zpravodajka jsem spokojená s tím, jak dopadlo jednání nového nařízení o Eurofoundu, a výslednou podobu jsem tedy podpořila. Podařilo se nám posílit roli Evropského parlamentu, například v tom, že Evropský parlament bude nominovat nezávislého experta do správní rady, může ho vyslechnout, klást dotazy kandidátovi na výkonného ředitele. To vše by mělo nastavit lepší, efektivnější spolupráci Eurofoundu a Evropského parlamentu. Také do studií Eurofoundu by se měly lépe promítnout priority Evropského parlamentu a studie by měly více odpovídat potřebám. Konečně je také důležité i v otázce rovnosti mužů a žen, aby se posunula otázka tak, aby zastoupení ve správní radě bylo více vyvážené. Celkově by tato revize měla přispět k transparentnějšímu, efektivnějšímu fungování. Do budoucna se domnívám, že by měla nastat větší spolupráce s novým úřadem ELA.

 
  
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  Alex Mayer (S&D). – Mr President, today we voted on Eurofound and its work on improving living and working conditions. There is not a single mention of this important agency in the 585—page Withdrawal Agreement or the accompanying woolly political declaration, because Theresa May has negotiated a blindfold Brexit.

Yesterday, the Prime Minister pulled the Westminster vote on her deal, yet bizarrely it seems that she is just planning to renegotiate the backstop, as she still thinks that there is broad support for the rest of her deal. She is living in cloud cuckoo land. That doesn’t solve the problems of going from helping to make the rules to just abiding by them. A GBP 39 billion divorce bill, but huge decisions about the future left unanswered. Out of the Customs Union, out of Galileo, loss of rights to travel freely for work and leisure, farmers facing a shortage of seasonal workers. I could go on. Whichever way people voted two years ago, nobody voted for this shambles, mess and turmoil.

 

6.7. Piena applicazione delle disposizioni dell'acquis di Schengen in Bulgaria e Romania (A8-0365/2018 - Sergei Stanishev)
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  Monica Macovei (ECR). – Domnule președinte, România și Bulgaria trebuie să intre în spațiul Schengen pentru că îndeplinim toate condițiile tehnice pentru a face parte, și formal, din acest spațiu. În realitate, noi suntem în Schengen, chiar prin regulamentul Schengen de apărare a granițelor din țările Schengen am introdus România și Bulgaria. Deci, repet, în realitate noi apărăm granițele Uniunii Europene.

De aceea, trebuie să ducem până la capăt această realitate și să o și formalizăm. De altfel, președintele Juncker a declarat, în mai multe rânduri, că și-a propus ca cele două țări să intre în spațiul Schengen până la finalul mandatului său, care se încheie anul viitor. De asemenea, e foarte important acest aspect: nu trebuie legată intrarea în Schengen de Mecanismul de Cooperare și Verificare. Acest mecanism trebuie să continue până când toate criteriile și toate condiționalitățile, atât pentru România, cât și pentru Bulgaria, sunt, în mod real, îndeplinite, pentru că mecanismul este pentru oameni. Oamenii nu vor corupție, oamenii vor justiție și așa mai departe, tot ceea ce se prevede acolo.

 

6.8. Mobilità militare (A8-0372/2018 - Tunne Kelam)
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  Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Panie Przewodniczący! Europejska Agencja Obrony prowadzi kilka projektów w dziedzinie mobilności wojskowej, w sprawach dyplomacji wojskowej i multimodalnych węzłów transportowych Unii Europejskiej. Tu należą się gratulacje dla pana Kelama, dlatego że wprowadził jeszcze dwa ważne elementy: procedury zezwoleń na transgraniczne przemieszczanie się oraz harmonizacja wymogów wojskowych związanych z cłami.

Podjęliśmy ten temat bardzo późno. Mobilność wojskowa jest niezwykle istotna, to jest newralgiczny element naszego bezpieczeństwa, jeżeli chodzi o zaangażowanie sił państw Unii Europejskiej w różnego rodzaju aktywności. Niemniej jednak samo sprawozdanie, co chcę podkreślić, przybliża nas do rozwiązań w kwestii ważnych elementów składowych dotyczących logistyki, dotyczących mobilności, ale także pokonania barier finansowych.

 
  
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  Luke Ming Flanagan (GUE/NGL). – Mr President, what is security to me? Security is having a place to put your head down. Security is to be loved. Security is to have a full belly. In cities, towns and villages across Ireland and other parts of the EU, this is not possible. You say, ‘How could this be so in Ireland – it’s booming?’ Tell that to the three people who took their lives in the last month in my town. It’s the same all across Europe – people in despair. Why? Because they do not feel secure.

Does Europe have a plan to deal with these insecurities? Are we currently preparing an action plan with high priority, an action plan to build houses, enrich our education system and unclog our health system? No, we are not. Why? Apparently, we can’t afford it. However, we are preparing an action plan with high priority to get us ready for war: an action plan that will cost the EU EUR 6.5 billion; a plan that makes it easier for the machines of death to become more mobile across the European continent. This is not security. This is stupidity.

 

6.9. Nuova agenda europea per la cultura (A8-0388/2018 - Giorgos Grammatikakis)
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  Dominique Bilde (ENF). – Monsieur le Président, l’intégration des migrants, voilà le mantra de ce nouvel agenda pour la culture.

Venise pourra bientôt être ensevelie sous les eaux, nos châteaux bradés ou démolis, entre les deux missions confiées à l’Union européenne, c’est-à-dire la valorisation de l’héritage culturel et la promotion de la diversité, Bruxelles aura définitivement tranché pour la seconde au profit d’une diversité toujours plus exotique.

Ainsi, l’année de l’héritage culturel européen dissimule une réalité plus crue, celle du délabrement de tant d’édifices et monuments séculaires ployant sous le poids des politiques d’austérité, comme en témoigne une Italie recelant le plus grand nombre de sites classés par l’Unesco et contrainte d’amputer de près de moitié ses dépenses culturelles en dix ans pour complaire aux petits comptables de la Commission.

Ce double discours est d’ailleurs sous-tendu par une contradiction fondamentale, celle qui tend à exalter une identité européenne tout en reniant ce qui en fait le ciment, c’est-à-dire le fruit de cultures humanistes et chrétiennes millénaires. Voilà l’héritage que nous devons célébrer.

 
  
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  Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Panie Przewodniczący! Nie jest to sprawozdanie przełomowe. Nie jest to sprawozdanie, które poprowadzi nas do lepszego jutra, jeżeli chodzi o dwa tematy, które są przedmiotem mojego szczególnego zainteresowania, czyli mobilność artystów oraz pokonywanie pewnych przeszkód i barier w ich aktywnościach, porozumiewaniu się i współuczestnictwie. Ale przy tej okazji chciałem się upomnieć o jedną rzecz. Aby walcząc o mobilność artystów, o łatwiejsze przemieszczanie się, o pozbawianie ich warunku wizowego, upomnieć się również o państwa Partnerstwa Wschodniego, o tych młodych ludzi, artystów, którzy funkcjonują w Gruzji, którzy funkcjonują na Ukrainie, funkcjonują na Białorusi, aby oni także mogli skorzystać z pewnych przywilejów, którymi cieszą się już w chwili obecnej artyści czy też przedstawiciele tego przemysłu kreatywnego w samej Europie.

 
  
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  Момчил Неков (S&D). – г-н Председател, Европейския съюз постепенно излиза от криза, която се отрази чувствително върху сектора на културата и творческата индустрия. Да, действително преминахме през много тежка криза и тепърва ще има много кризи и предизвикателства, през които ще преминаваме.

Недопустимо е обаче, всеки път да лишаваме своите граждани от досег с култура за сметка на нови приоритети. Не трябва да премълчаваме и факта, че една от основните пречки пред достъпа на култура е именно липсата на средства. По данни на Евробарометър от 2017 година, 36% от европейците не са участвали в никаква културна дейност през последната година. В същия ред на мисли по най-популярната програма на Европейския съюз за култура „Творческа Европа“, финансиране са получили само 16,2 % от проектите, които са участвали. Това означава, че търсенето е в пъти по-голямо от предлагането.

Подкрепих доклада на колегата Граматикакис, защото смятам, че Съюза трябва да има последователна, устойчива и добре финансирана политика в областта на културата. Вярвам, че достъпът и досега до култура са неща, с които не може да си позволяваме да правим компромиси.

 
  
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  Marek Jurek (ECR). – Panie Przewodniczący! Panie Posłanki i Panowie Posłowie! Ten nowy europejski program kulturalny to jest długa, kilkunastostronicowa technokratyczna instrukcja, gdzie jest pełno portali, wyróżnień, festiwali, wyrazów uznania, wyrazów niepokoju. Tylko naprawdę nie wiadomo, po co to wszystko. Ten dokument tchnie pustką tak jak ściany obu budynków naszego Parlamentu, gdzie jest pełno abstrakcyjnego malarstwa. Ale nie tylko nie ma żadnych odniesień do naszej wspólnej przeszłości, nie tylko nie ma żołnierzy spod Termopil, Poitiers, spod Wiednia. Nie ma Karola Wielkiego, świętej Jadwigi, ale nawet krajobrazów europejskich nie ma. Nawet naszej przyrody nie ma. Jedyne znaki historii i tożsamości to parę zdjęć byłych przewodniczących Komisji, byłych przewodniczących Parlamentu Europejskiego. My się martwimy o otwieranie dróg legalnej imigracji, integrację coraz to nowych setek tysięcy ludzi przyjeżdżających spoza Europy. My się lepiej martwmy o integrację nowych pokoleń Polaków, Włochów, Francuzów, Węgrów, Litwinów z naszym dziedzictwem narodowym. Bo to jest to, co zbudowała Europa. To jest jedyna przyszłość Europy. Innej nie ma.

 
  
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  Francis Zammit Dimech (PPE). – Sur President, matul il-ġimgħat li għaddew kelli l-opportunità niltaqa' ma' nies li jirrappreżentaw is-setturi tal-kultura kemm f'Malta kif ukoll hawnhekk ġewwa Brussell u jiena mexxejt 'il quddiem il-proposti tagħhom.

Huwa ta' pjaċir għalija li l-vot li ħadna llum ifisser ukoll li jkun hemm iktar finanzjament favur il-festivals, aktar finanzjament favur l-aċċessibbiltà; anke għal entitajiet li huma ta' natura żgħira però li huma wkoll jagħtu sehem kbir fil-qasam kulturali; fil-każ ta' Malta nista' nsemmi l-każini tal-baned li huma wkoll każini filarmoniċi li jippromwovu t-tagħlim tal-mużika.

Għalija norbot dejjem il-kultura u l-aġenda għall-kultura ma' dak li huwa l-aqwa fil-personalità tagħna; li jkollna aktar sens ta' leadership, li jkollna aktar sens ta' kif inħarsu anki lejn ħaddieħor b'mod pożittiv. Sfortunatament dan mhux dejjem qiegħed jiġri; hija l-attitudni mill-gvern ta' Malta li juża l-kultura jew anke l-wirt kulturali bħala skuża biex pereżempju ma jitħallewx persuni jagħtu omaġġ lill-ġurnalista Daphne Caruana Galizia. Il-kultura trid tkun fuq kollox marbuta mal-libertà tal-espressjoni.

 

7. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
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(La seduta è sospesa alle 13.37)

 
  
  

PRZEWODNICTWO: BOGUSŁAW LIBERADZKI
Wiceprzewodniczący

 

8. Ripresa della seduta
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(Posiedzenie zostało wznowione o godz. 15.03)

 
  
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  Paul Rübig (PPE). – Herr Präsident! Ich möchte hier nur erwähnen, dass wir morgen um 17.00 Uhr Abstimmungen haben. Ich finde das auch sehr gut, weil dann am Donnerstag dementsprechend auch um 13.00 Uhr die Sitzung beendet werden kann.

Ich möchte nur heute ankündigen, dass ich voraussichtlich am Donnerstag vor der Abstimmung beantragen werde, dass die Sitzung pünktlich um 13.00 Uhr beendet wird, weil es natürlich jetzt dringend notwendig ist, zu Hause für die Wahlen unterwegs zu sein, und wir Veranstaltungen zu Hause haben und deshalb eine pünktliche Beendigung der Sitzung bei den Abstimmungen notwendig ist.

 
  
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  Przewodniczący. – Dziękuję bardzo, panie pośle Rübig. Myślę, że większość z nas jest tego samego zdania, że generalnie w czwartek powinniśmy kończyć głosowania nie później niż o godz. 13.00 po to, żeby w godny sposób dojechać na lotnisko. Ja przyjmuję to i przekażę na forum Prezydium Parlamentu, żebyśmy poczynili wszelkie wysiłki, aby ewentualnie zaczynać pół godziny wcześniej głosowania, ale kończyć je w taki sposób, który będzie szanował godność tej Izby. Bardzo dziękuję.

 

9. Approvazione del processo verbale della seduta precedente: vedasi processo verbale
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10. Modifica dell'ordine del giorno: vedasi processo verbale
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11. Presentazione di documenti: vedasi processo verbale

12. Firma di atti adottati in conformità della procedura legislativa ordinaria (articolo 78 del regolamento): vedasi processo verbale

13. Conclusioni e raccomandazioni della commissione speciale sul terrorismo (discussione)
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  Przewodniczący. – Kolejnym punktem porządku dziennego jest sprawozdanie sporządzone przez Monikę Hohlmeier i Helgę Stevens w imieniu Komisji Specjalnej ds. Terroryzmu w sprawie ustaleń i zaleceń Komisji Specjalnej ds. Terroryzmu (2018/2044(INI)) (A8-0374/2018).

 
  
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  Monika Hohlmeier, Berichterstatterin. – Herr Präsident, Herr Kommissar, liebe Kolleginnen und Kollegen! Gerne möchte ich meine Rede mit einem kurzen Zitat beginnen: „Der internationale Terrorismus macht leider an keiner Landesgrenze halt. Wenn wir uns effektiv schützen wollen, brauchen wir eine gute Zusammenarbeit der Sicherheitsbehörden in Europa. Wir brauchen in der EU einen besseren Austausch aller vorhandenen Informationen – und das wesentlich schneller – über extremistische Gewalttäter. Wir müssen gegen alle Formen von Extremismus und Terror möglichst geschlossen vorgehen.“ Diese Worte vom August 2017 stammen nicht etwa von einem konservativen Innenminister oder politischen Kommentator, sondern von dem damaligen sozialdemokratischen deutschen Bundesjustizminister Heiko Maas. Auch wenn ich mir für gewöhnlich keine Zitate von politischen Wettbewerbern zu eigen mache, so möchte ich diesen Appell von Heiko Maas an alle hier im Hause schicken. Terrorismus ist etwas, was wir fraktionsübergreifend bekämpfen wollen, wo wir gemeinsam zusammenhalten und einen kraftvollen Bericht verabschieden wollen.

Zunächst ein kurzer Rückblick: Wir haben arbeitsintensive 15 Monate hinter uns bis zur morgigen Plenarabstimmung. Mein Dank gilt vor allem meiner Ko-Berichterstatterin, liebe Helga Stevens, und auch meinen Schattenberichterstattern, die mit mir gemeinsam intensivste Arbeit geleistet haben. Liebe Caterina, du sitzt hier, auch Maite ist mit im Saal. Ein ganz, ganz herzliches Dankeschön für die gute Zusammenarbeit. Ich möchte mich aber auch bei Nathalie Griesbeck von Herzen bedanken, die sich als Chefin unseres Ausschusses intensiv darum bemüht hat, sehr gute sachliche Arbeit zuzulassen und zu ermöglichen. Dir, liebe Nathalie, auch ein ganz herzliches Dankeschön, und im Besonderen auch ein Dankeschön an die Mitarbeiter der Kommission, an Sie, lieber Julian King, an den Kommissar Avramopoulos, an alle Ihre Mitarbeiter aus der Kommission, aber auch aus den zuständigen Agenturen, die uns unterstützt, begleitet und geholfen haben, und auch an die Institutionen aus den Mitgliedstaaten, die uns ermöglicht haben – ob in Paris, London, Berlin, Madrid oder wo auch immer –, Informationen einzuholen, Besuche durchzuführen, Informationen zu erhalten, über Fragestellungen, über Probleme, aber auch über Lösungsmöglichkeiten zu diskutieren.

Auf diesen Erfahrungen und Eindrücken aufbauend haben wir dann gemeinsam einen Bericht erstellt, der den Anspruch hat, im Einklang mit dem erteilten Mandat die wichtigsten Probleme und Handlungsfelder zu analysieren. Ein horizontales Thema, das uns immer wieder begegnete, ist die Notwendigkeit, bestehende Rechtsvorschriften im Bereich der Terrorismusbekämpfung konsequent und fristgerecht umzusetzen – das ist eine unserer Forderungen – und auch die entsprechende technische und personelle Ausstattung zur praktischen Anwendbarkeit zu gewährleisten. Zudem appellieren wir an alle Mitgliedstaaten, in dem existentiellen Bereich der Terrorismusbekämpfung auf Opt-outs endlich mal zu verzichten, sondern stattdessen alle zusammenzuarbeiten.

Schwerpunkt unseres Mandats war und ist die Zusammenarbeit im Bereich des Informationsaustauschs. Umso mehr erschrecken mich manche Anträge, die von der GUE derzeit eingetroffen sind, die diesen Informationsaustausch de facto völlig unterminieren und unmöglich machen würden. Ich hoffe, dass wir uns gemeinsam für einen Informationsaustausch entscheiden und nicht gegen einen Informationsaustausch. Wir müssen die heutigen Möglichkeiten der Technik genauso nützen, wie dies die Verbrecher letztendlich auf ihrer Seite tun. Auch auf der technischen Seite dürfen wir unsere Sicherheits- und Justizinstitutionen nicht mit dem Bleistift ausrüsten, sondern müssen dringendst versuchen, auch unseren Institutionen adäquate, natürlich die Rechtsprechung des EuGH berücksichtigende, auch die Charta der Grundrechte berücksichtigende entsprechende Instrumente an die Hand zu geben.

Wir plädieren dafür, mit allen technischen Möglichkeiten standardmäßig – im Englischen gibt es den schönen Ausdruck – irgendwann so gut zu werden, dass die Qualität der Informationen, dass die Standards der Informationen so sind, dass wir sie viel, viel schneller austauschen, vielleicht irgendwann am Ende mit langfristigen Zielen by default austauschen können, dass Europol zu einer echten Drehscheibe des Informationsaustauschs wird und dass Eurojust auch zusätzliche Kompetenzen erhält.

Wir wünschen uns darüber hinausgehend, dass wir Hassprediger auf eine schwarze Liste setzen. Wir verlangen Verbesserungen vor allem auch für die Opfer von Terroranschlägen. Es darf nicht alles nur auf dem Papier stehen, sondern es muss real Hilfe für die Opfer angeboten werden. Und wir haben dafür einen umfassenden Katalog zusammengestellt.

Ich danke allen, die daran mitgewirkt haben, diesen Bericht besser zu machen, und hoffe, dass wir morgen hier einen kraftvollen Bericht verabschieden können.

 
  
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  Helga Stevens, rapporteur. – Voorzitter, commissaris, collega's, het is ondertussen meer dan twee en een half jaar geleden dat we in Brussel geconfronteerd werden met de verschrikkelijke bomaanslagen. De bloedige terreuraanslagen in Parijs lagen toen nog vers in ons geheugen. De beelden van onnoemelijk menselijk leed en getuigenissen van overlevenden hebben voor altijd onze kijk op de wereld veranderd.

Dit verslag is een visietekst geworden met advies over alle aspecten van terreurbestrijding. Een aantal van die voorstellen had ik graag aan jullie voorgelegd. Er worden in het verslag verscheidene nieuwe oplossingen aangedragen. Haatpredikers en buitenlandse financiering van moskeeën vormen een probleem. Daarom stel ik voor dat er een Europese zwarte lijst voor haatpredikers komt zodat ze niet meer kunnen rondhoppen in Europa. Ook moet de financiering van moskeeën en organisaties door derde landen die het niet nauw nemen met de democratie, de rechtsstaat en de mensenrechten, verboden worden.

Verschillende terroristische aanslagen in de EU werden gepleegd door personen die bij de justitie bekend waren. Autoverhuurbedrijven moeten daarom informatie zoals boekings- of reserveringsgegevens kunnen uitwisselen met veiligheidsdiensten met het oog op kruiscontroles met politiedatabanken. De Commissie moet daarom onderzoeken hoe een systeem kan worden opgezet waarmee de identiteit verifieert van personen die voertuigen, vliegtuigen en boten huren kan worden geverifieerd.

Ook worden bestaande lacunes aangeklaagd. Tot dusver bestaan er bijvoorbeeld nog geen methodologieën om de effectiviteit van radicaliseringsprojecten te meten. Het EU-budget tot 2020 voorziet nochtans 314 miljoen euro voor dergelijke programma's. Daarom wordt gevraagd om binnen de Europese Commissie een dienst op te richten die pilootprojecten moet opstarten om vervolgens met wetenschappelijke methodes de effectiviteit ervan te meten. Ook moet er een overzicht komen van alle fondsen voor deradicaliseringsprogramma's.

Ook de penibele omkadering van slachtoffers van terreur is een pijnlijk probleem. De manier waarop zij moesten smeken om financiële tussenkomsten waar ze recht op hadden, is onaanvaardbaar. Daarom stellen wij drie dingen voor. Ten eerste een standaardformulier om compensatie aan te vragen. Ten tweede duidelijke verplichtingen met deadlines voor de verzekeraars, en ten derde automatische prefinanciering door de overheid kort na de aanslag om de onmiddellijke kosten te dekken. Voorts liet ik me inspireren door gesprekken met experts uit binnen- en buitenland, waaronder onze eigen politie- en inlichtingendiensten. Zij wezen mij op een aantal goede praktijken in België, die ook op Europees niveau overtuigen. Dat is bijvoorbeeld het geval van de lokale integrale veiligheidscellen die Jan Jambon als Belgisch minister van Binnenlandse Zaken in gans België wou uitrollen. Uit pilootprojecten bleek immers dat deze cellen een succesvol instrument kunnen zijn om potentiële gewelddadige radicalisering aan te pakken op gemeentelijk niveau via begeleiding op mensenmaat.

Wat betreft de brexit. De EU en het VK zijn sterk afhankelijk van elkaar op het gebied van veiligheid. Daarom moeten regelingen met de EU worden getroffen om ervoor te zorgen dat het VK en de EU vitale informatie over de bestrijding van zware criminaliteit kunnen blijven verzamelen, delen en analyseren.

Ik ben erg tevreden met de huidige tekst van dit verslag. Ik roep alle collega's dan ook op om voor dit verslag te stemmen. Tot slot wil ik graag de co-rapporteur, schaduwrapporteurs, collega's en experts bedanken voor hun bijdrage en hulp bij de totstandkoming van dit verslag. Ook wil ik graag het secretariaat van de Bijzondere Commissie terrorisme van harte danken voor zijn tomeloze inzet. Last but not least wil ik in het bijzonder de slachtoffers van de aanslagen bedanken voor hun moed om te komen getuigen en voor hun belangrijke input. Aan hun en hun families draag ik dit verslag op. Het verslag is het resultaat van titanenwerk, enkel mogelijk gemaakt dankzij de medewerking van jullie allemaal. Nogmaals dank. Onthoud, Europa veiliger maken is teamwerk en ons aller verantwoordelijkheid.

 
  
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  Julian King, Member of the Commission. – Mr President, when the Special Committee on Terrorism was established a year-and-a-half ago, the remit given to it was, frankly, pretty challenging. It required from its members both an understanding of the overarching issues as well as intricate knowledge of counterterrorism policy. I believe that the draft report the committee has presented more than does justice to these high standards and to its ambitious task. I’d like to express my warmest thanks to Ms Griesbeck, the Chair, to the two co-rapporteurs, Ms Hohlmeier and Ms Stevens, and to all the members of the committee.

The report, once adopted, will help shape the future framework for our collective counterterrorism efforts for the years to come. I’m very happy that the report reiterates the paramount importance of respect for fundamental rights in all of our security policies. These are indeed a vital part, a foundation, of any effective counterterrorism action.

Another cross-cutting issue on which we are very much in agreement is the need for Member States to deliver on what has been collectively agreed. The Commission will be relentless in making sure that all legislation that is adopted is implemented fully and in a timely manner. Indeed, our latest Security Union progress report, published earlier today, gives a full update on all of the ongoing work we are pursuing. It focuses on three areas where we need to maintain momentum.

First, we need, as a priority, to deliver on the outstanding security proposals, for example on interoperability, before the end of this Parliament’s current term. Second, we need to ensure that we enforce measures which have already been agreed, for example on passenger name records (PNR) and on the Counter-Terrorism Directive. And third, we need to continue to build our resilience on issues such as protecting our elections and tackling disinformation – on which we’ve called on the big internet platforms to live up to their commitments – as well as practical issues such as better protecting our public spaces. Given that ensuring security requires international cooperation, the report also outlines the progress we’re making in various negotiations and dialogues with third countries.

Let me come now to the key issues considered in detail in the committee’s report. First, I welcome the emphasis the committee has put on protecting the external borders and the need for efficient information exchange, including maximising the use of existing information systems. This translates directly into the energy this Parliament has been putting into the ongoing negotiations on the interoperability proposals. I’m looking forward to the third trilogue later this week and I’m confident that, with the help of the two excellent rapporteurs, Mr Lenaers and Mr Melo, a political agreement is within reach.

I know Parliament is also working very hard on the Commission’s proposal to strengthen the European Border and Coastguard Agency. I’d like to thank Ms Metsola for her commitment on this issue. Strong and reliable protection of the external borders is a precondition for ensuring security in our shared space. That said, we should be clear about the need to avoid conflating the challenges of migration, on the one hand, with those of fighting terrorism, on the other.

At the same time, we need to make progress on prevention. Indeed, this brings me to the second point I want to highlight: on prevention, we are reinforcing our efforts to tackle radicalisation, both online and offline. The report underlines the need to achieve automatic detection and full, fast, systematic and permanent removal of terrorist content online, and calls on the co-legislators to proceed urgently with their work. I very much agree: we should provide a clear harmonised framework, prevent the misuse of hosting-service providers for the dissemination of terrorist content, while at the same time ensuring the full protection of fundamental rights. So I’m happy to report that the Justice and Home Affairs Council (JHA) last Thursday adopted a negotiating mandate and is ready to start discussions with this House. I’m sure that Parliament will respond to this by adopting its position so that negotiations can start as soon as possible. I remain fully at the disposal of the rapporteur, Mr Dalton. I truly hope that we will manage to close this file before the end of the current parliamentary term.

The Commission also continues to support work being done by Member States on the prevention of radicalisation offline, and welcomes the committee report’s concrete recommendations on thematic priorities, including work on education, tackling radicalisation in prisons, and the role of local actors. These recommendations will feed into our ongoing work in this crucial field.

Third, the committee has devoted a lot of attention, as we’ve just heard, to the victims of terrorism. I fully agree and I recognise that victims need special attention and support. That’s why the Commission is committed to making sure that Member States fully implement the Directive on Combating Terrorism, which significantly reinforces victims’ rights. In addition, the Commission will support the setting-up of a new coordination centre for victims of terrorism, an initiative that originated in this House. This hub of expertise, guidance and support will be up and running next year.

Fourth, to close down the space in which terrorists operate, the report calls for the swift adoption of the Commission proposals aimed at improving cross-border access to electronic evidence. The JHA Council adopted a general approach on this proposal last week and is ready to launch interinstitutional negotiations. I’d like to echo strongly the urgency expressed in the report. We need progress in order better to support the investigation and prosecution of cross-border crime, including terrorism and cybercrime.

Fifth, I welcome the importance that the report attaches to fighting terrorist financing. I am happy that Parliament has adopted its negotiating mandate on the proposals to facilitate the use of financial information and that the co—legislators will start talks this week. I also share the concerns expressed in the report about an increase in large-scale money laundering, as a source for terrorism financing, through certain banking institutions in the euro area, and I take due note of calls for the establishment of a European Union Terrorist Finance Tracking System. Personally, I think this is something we need to be pressing ahead with.

Sixth, on building resilience, the report is ambitious in its recommendations on explosives precursors. I’d like to thank Mr Mamikins, the rapporteur on our proposals on this subject, for his efforts which resulted in the adoption of his report by the Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) yesterday evening. I’m looking forward to the speedy adoption of the negotiating mandate so that we can start trilogues as soon as possible.

The report is also clear that Europe needs to do more to tackle cyber-threats, particularly cyber-terrorism. We have collectively done a lot in this respect and I’d like to congratulate the co-legislators, and in particular the rapporteur, Ms Niebler, for the agreement on the Cybersecurity Act that was reached yesterday – an important milestone.

Lastly, allow me to touch on hybrid threats, including disinformation. As discussed in this Chamber on a number of occasions, these threats can be particularly damaging for European democracy in the context of upcoming elections, including of course next spring’s elections to this Parliament. That’s why on 5 December the Commission, together with the High Representative, presented an action plan with proposals for a coordinated EU response to the challenge of disinformation.

We have made a lot of progress on these security issues. There’s still a lot of work ahead of us. I welcome the fact that we share similar visions of future priorities and on what we need to accomplish in the short term. Let me once again thank the Special Committee for its properly impressive work. We are all counting on this House now to help deliver on this ambitious vision in order to strengthen the Security Union further and better protect our citizens against terrorism.

 
  
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  Przewodniczący. – Dziękuję bardzo, panie komisarzu. Po takich zgodnych, bardzo harmonijnie brzmiących stanowiskach zarówno posłów sprawozdawców, jak i Komisji Europejskiej, przechodzimy do debaty.

 
  
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  Arnaud Danjean, au nom du groupe PPE. – Monsieur le Président, avec cette commission spéciale, nous avons pu mesurer combien le terrorisme djihadiste, mais aussi la montée d’autres formes d’extrémisme violent, constituent une menace durable et complexe pour notre continent.

Cette menace s’ancre aujourd’hui, malheureusement, autant dans l’activisme de groupes radicaux hors de nos frontières que dans la réalité de nos sociétés européennes. Ce Parlement devait donc montrer sa crédibilité à traiter de ces sujets sensibles et ce texte constitue une excellente base. Il répond aux préoccupations des citoyens, il propose des mesures concrètes pour appuyer les professionnels engagés dans le contre-terrorisme et il prend en considération les besoins des victimes.

Il faut reconnaître que beaucoup d’initiatives – vous l’avez rappelé, Monsieur le Commissaire – sont déjà en cours de la part de la Commission et de la part des États membres. C’est particulièrement vrai pour la plus importante de ces initiatives, qui n’est pas forcément la plus spectaculaire pour le grand public: l’interopérabilité, qui est quelque chose d’absolument crucial.

Il n’existe pas, contrairement aux illusions de certains, de baguette magique en contre-terrorisme, et la clé n’est certainement pas d’empiler des structures au niveau européen, mais il est impératif de fluidifier les échanges, d’utiliser plus systématiquement les plateformes européennes et d’harmoniser par le haut les méthodes et les législations antiterroristes.

La tentation existe aujourd’hui de relativiser la menace, parce qu’elle est plus diffuse et parce que certaines organisations terroristes ont subi des revers militaires, mais ce serait une grave erreur, car les trois dernières décennies nous ont appris que le terrorisme djihadiste procède d’une véritable idéologie de groupes déterminés, organisés, qui savent s’adapter. Il faut donc rester extrêmement vigilants et les préconisations de ce rapport doivent rapidement se concrétiser, tant au niveau des instances européennes que des États membres.

 
  
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  Caterina Chinnici, a nome del gruppo S&D. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor commissario, la relazione che discutiamo oggi è il frutto di un intenso lavoro, talvolta non facile, data la sensibilità dell'argomento, ma sono convinta che si sia trovato nel testo un giusto equilibrio fra le necessarie misure di contrasto e la piena tutela dei diritti fondamentali sui quali si basa il nostro modello di società.

Molte le raccomandazioni indirizzate alla prevenzione, come ad esempio il contrasto alla diffusione dei contenuti terroristici online, e tra le priorità il finanziamento è uno di quegli aspetti su cui intervenire per un'efficace azione di contrasto al fenomeno, sempre più spesso alimentato dal riciclaggio di denaro. È essenziale, a tal proposito, lo scambio di informazioni e la cooperazione fra le competenti agenzie europee.

Ma, al di là delle disposizioni inserite nella relazione, col nostro lavoro di tanti mesi abbiamo cercato di dare una risposta alle preoccupazioni dei cittadini europei, che ci chiedono più sicurezza, e soprattutto alle vittime degli attentati, chiedendo appunto alla Commissione una proposta legislativa sulle vittime del terrorismo, che definisca la loro condizione e i loro diritti specifici, e altresì la creazione del Centro europeo di coordinamento delle vittime – vittime che sono tutte, io voglio sempre ricordarlo, innocenti, vittime di attacchi rivolti a destabilizzare le nostre società democratiche.

Tengo infine a segnalare che non abbiamo voluto focalizzarci, nella relazione, esclusivamente sul terrorismo di matrice jihadista ma abbiamo voluto dare al nostro lavoro una portata più ampia, affrontando anche la risorgenza di altre forme di estremismo violento, che pure rappresentano un rischio per la convivenza civile.

Concludo ringraziando le due correlatrici, tutti i relatori ombra e tutti i colleghi della commissione per l'enorme lavoro svolto con spirito di collaborazione.

 
  
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  Geoffrey Van Orden, on behalf of the ECR Group. – Mr President, as Vice—Chair of the Special Committee on Terrorism, I welcome this report and congratulate the Chair of the Committee and the co-rapporteurs for their diligence, for avoiding many pitfalls, and for coming forward with – for the most part – realistic proposals.

We haven’t had a multi-casualty terrorist attack in Europe since, I think, 23 March 2018 in Carcassonne. The public mind is naturally on other matters. But I am under no illusions: those that wish us harm and seek to disrupt our societies are at this moment actively plotting and preparing attacks. I congratulate the police and security services in all our countries for their professionalism and vigilance.

The United Kingdom has among the most professional and capable intelligence and security services in the world and makes an enormous contribution to the security of Europe as a whole. As Helga Stevens has mentioned, this report endorses the need for a close future security partnership between the EU and the UK. While there is a certain ideological boneheadedness in Brussels in other areas concerning Brexit, it’s nevertheless widely recognised by the professionals and, I believe, at the political level that there must be continuity in the security relationship between the EU and the UK. This includes UK contribution to, and access to, information and data networks. We also need close cooperation in many other areas, for example in dealing with those returning to our countries from the ISIS terror organisation, and none of us has yet found an acceptable solution to the problem of convicted extremists, both during their term of imprisonment and – most importantly – once they have served their sentences.

To conclude, this report should be seen as a realistic contribution to a discussion that needs to continue and intensify.

 
  
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  Maite Pagazaurtundúa Ruiz, en nombre del Grupo ALDE. – Señor presidente, gracias, ponentes, gracias, comisario, y gracias, ponentes alternativos.

Estamos obligados a entender los cambios en la amenaza terrorista, sus mutaciones, anticiparnos en lo posible y detectar qué instrumentos legislativos deben desarrollarse en el próximo mandato, ser eficaces y alcanzar consensos en lo posible. Personalmente, es lo que he procurado no olvidar, y no he olvidado tampoco los testimonios de los supervivientes de los atentados o de las familias de los asesinados.

En nombre de mi Grupo, y en el mío, subrayaré algunas de las recomendaciones. El nivel de intercambio de información entre los Estados miembros es mejorable. Por eso pedimos una cooperación y coordinación más intensa entre las agencias de la Unión Europea, los organismos nacionales, los servicios de inteligencia y policiales, así como la obligación de que los Estados miembros cumplan las normas mínimas de calidad de los datos al introducir información en el sistema.

A algunos Estados miembros les cuesta comprender que la cooperación europea mejora sus capacidades operativas. Por ello, mi Grupo —el Grupo ALDE— ha solicitado a la Comisión Europea, a través de una enmienda, una propuesta para extender el mandato de Europol, con el fin de que pueda iniciar investigaciones por propia iniciativa.

La lucha contra la radicalización violenta es una de las asignaturas pendientes. Por eso me parece tan necesaria la solicitud de creación de un Centro de Excelencia para la Prevención de la Radicalización, que sea capaz de medir la eficacia de los programas. Nos falta mejorar la evaluación de instrumentos contra la radicalización y desarrollar de forma ordenada la prevención, la contranarrativa, el trabajo local.

Por primera vez —y es un hito— se pide a la Comisión una propuesta legislativa relativa a las víctimas del terrorismo, que incluya una definición común de su estatuto y derechos y de los procedimientos para acceder a la atención necesaria. Y también es muy importante que recomiende funciones concretas para el Centro Europeo de Coordinación.

Se pide que los Estados miembros eviten homenajes a los terroristas con condena en firme. Puedo asegurar que es una medida de deslegitimación terrorista y de prevención muy importante y un mensaje para los jueces, fiscales y gobiernos. El equilibrio entre seguridad y libertades individuales es la clave de bóveda de nuestro trabajo. Y podemos armonizarlo.

 
  
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  Marie-Christine Vergiat, au nom du groupe GUE/NGL. – Monsieur le Président, il est des sujets dont il est difficile de débattre car ils déchaînent très vite les passions, ce qui empêche souvent de faire primer la raison.

Nous y avons cependant assez largement échappé dans le cadre de ces commissions spéciales et je m’en félicite, même si nos points de vue peuvent assez largement diverger.

Un point fait consensus entre nous. Nos citoyens ont droit à la sécurité, et la lutte contre le terrorisme doit être une priorité. Mais nos concitoyens ont aussi droit à la sûreté, ce qui veut dire que leurs droits doivent pouvoir être protégés, y compris contre les risques d’abus de pouvoir des autorités publiques.

Cela veut dire que la fin, aussi légitime qu’elle soit, ne justifie pas n’importe quel moyen et, notamment, que toute atteinte aux droits et libertés doit être justifiée par les principes de nécessité, de finalité et de proportionnalité. C’est pour cela que nous sommes contre la multiplication des échanges d’informations.

On fiche un nombre croissant de personnes, y compris celles susceptibles d’avoir l’intention de commettre un acte. Cette théorie du soupçon généralisé n’est pas la bonne méthode, notamment de prévention.

Par ailleurs, rien ne justifie une hiérarchie entre les droits fondamentaux, pas plus qu’il ne peut y avoir des citoyens de seconde zone ou de seconde génération, dont les droits seraient différents.

Nous refusons la stigmatisation de pans entiers de la population. Même s’il a été amélioré au cours des négociations, ce rapport reste en deçà de nos attentes. Il propose de poursuivre ce que j’appellerais, faute de temps, une fuite en avant sécuritaire, notamment en matière de contrôle aux frontières, et il n’évite pas certains amalgames avec les questions migratoires.

La démocratie, c’est l’équilibre entre la sûreté, la sécurité et la protection des droits fondamentaux. Y renoncer, c’est faire le lit de ce que l’on prétend combattre, c’est pour cela que nous ne voterons pas ce rapport.

(L’oratrice accepte de répondre à une question «carton bleu» (article 162, paragraphe 8, du règlement))

 
  
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  Hilde Vautmans (ALDE), blue-card question. – I will speak Flemish, so maybe you can listen to the translation.

Mevrouw, ik heb u horen zeggen dat u eigenlijk tegen het delen van informatie bent, dat u tegen informatie-uitwisseling bent omdat u vreest dat dan meer mensen gevolgd worden. Zo kwam het over.

Ik wil u hier toch wel zeggen dat, als we alle aanslagen in Europa bekijken, een of meerdere daders van elke aanslag in een of meerdere databanken zaten. Dus als we effectief een echte Europese inlichtingendienst zouden hebben en veel meer Europese gegevens zouden uitwisselen, dan zouden we veel sterker staan. Ik vraag mij dus af wat uw argumentatie is om te pleiten tegen meer gegevensuitwisseling.

 
  
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  Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL), réponse «carton bleu». – Chère Madame, le mieux, quand on pose une question, c’est de faire attention à ce qu’a dit la personne concernée. Je n’ai jamais dit que nous étions contre les échanges d’informations, j’ai dit que nous étions contre la multiplication des échanges, et notamment par rapport à des personnes qui seraient seulement susceptibles d’avoir une intention.

Je suis française, et les exemples que vous donnez, je les connais par cœur, si je puis dire. Donc, il ne s’agit pas d’empêcher les services de travailler entre eux, il s’agit d’éviter de démultiplier des échanges d’informations automatiques, derrière lesquels nous n’aurions pas les moyens humains qui permettraient véritablement d’aboutir à des résultats. Donc ne déformez pas mes propos, c’est le moins qu’on puisse faire quand on est respectueux des débats.

 
  
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  Eva Joly, au nom du groupe Verts/ALE. – Monsieur le Président, la lutte contre le terrorisme est l’un des plus grands défis auxquels l’Union européenne est confrontée.

C’est un impératif catégorique de protéger nos populations des menaces qui pèsent sur elles. En approfondissant notre coopération, nous serons plus forts: échange d’informations, renforcement de la confiance mutuelle, extension des compétences du Parquet européen, toutes ces avancées sont nécessaires. Nous devons améliorer la détection des flux financiers illicites, continuer à lutter contre l’évasion fiscale et les crimes organisés qui sont consanguins des réseaux de financement du terrorisme.

Mais il serait illusoire de croire que l’efficacité d’une politique antiterroriste se limite à des questions policières. Notre réponse doit être plus globale, nous devons investir pour la cohésion de nos sociétés et tarir les sources de l’extrémisme violent. Refusons de mettre nos sociétés sous surveillance, refusons la suspicion généralisée et la stigmatisation de certaines catégories de la population.

Car, sous couvert de lutte contre le terrorisme, les partisans du choc des civilisations et les ennemis de la démocratie veulent en réalité étendre leur influence, que ce soit pour diviser la société en attisant la peur et la haine ou pour museler les oppositions. À titre d’exemple, un militant écologiste qui ne fait que dénoncer un funeste projet d’enfouissement des déchets nucléaires à Bure, en France, ne doit pas voir l’État mobiliser contre lui les moyens du contre-terrorisme. C’est se tromper de cible.

Ne nous trompons pas de combat: la défense de la démocratie et de nos droits les plus élémentaires est le meilleur rempart contre le fanatisme et la violence aveugle.

 
  
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  Jörg Meuthen, im Namen der EFDD-Fraktion. – Herr Präsident! Wir reden über den Bericht des vom Europäischen Parlament eingesetzten Sonderausschusses Terrorismus und seine Empfehlungen. Es wird Zeit, dass dieser Eiertanz um den politischen Islam und um radikalisierte Muslime aufhört. In den Erwägungen Ihres Berichts schaffen Sie es ja, diesen dschihadistischen Islam anzusprechen. Doch in den Empfehlungen tun Sie plötzlich so, als sei der Terror des Islams nur ein Randaspekt der heutigen Bedrohungslage.

Nennen Sie doch endlich klipp und klar Ross und Reiter! Reden Sie vom Islam statt von religiösem Extremismus! Wir haben hier doch keinen christlichen oder jüdischen Extremismus. Reden Sie von der Schließung von Moscheen statt von Kultstätten! Die Kirchen und Synagogen sind keine Orte, in denen Hass gepredigt wird. Reden Sie von Imamen statt von Geistlichen! Pfarrer und Rabbis predigen keinen Hass.

Trauen Sie sich denn nicht, diese einfachen Wahrheiten anzusprechen? Wer Terror bekämpfen will, der darf vom politischen Islam nicht schweigen. Dieser Bericht, so scheint es mir, will wohl lieber schweigen. Es sieht fast so aus, dass Sie sich um die Veränderung der Bedrohungslage nicht weiter kümmern wollen. Wir schulden es aber unseren Bürgern. Deren Sicherheit ist die vornehmste Aufgabe des Staates. Fangen Sie an, diese Aufgabe wirklich gründlich zu erfüllen!

 
  
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  Mario Borghezio, a nome del gruppo ENF. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa relazione, abbastanza equilibrata, ha un grande merito: quello di elencare tutta una serie di punti su cui attira e sollecita l'attenzione il cambiamento della posizione della Commissione.

Ha un grande merito perché dice esattamente, come se fosse un elenco di atti d'accusa, che la Commissione, in questi anni, dopo i fatti di Parigi, di Londra, di Nizza – alle cui conseguenze ho personalmente assistito – al dramma di quelle persone e di quelle vittime non ha dato risposta, se è vero come è vero che solo in questa relazione si comincia a scrivere finalmente qualche cosa sul fatto che, all'interno dei flussi di immigrazione irregolare e clandestina favoriti dalla criminalità ci possono essere flussi di terroristi.

C'è una cifra spaventosa, che per la prima volta leggo in un atto europeo: trentamila jihadisti pronti a scatenarsi all'interno delle nostre città. È una relazione che è un atto d'accusa su quello che non è stato fatto, se è vero come è vero che ancora adesso, mentre vogliamo andare a vedere i meravigliosi mercatini di Natale di Strasburgo, dobbiamo oltrepassare dei ben motivati blocchi di controllo di polizia... Minacciano persino i nostri mercatini!

C'è però qualche elemento di superficialità: per esempio non si parla, come si dovrebbe parlare in maniera approfondita, dei circuiti della raccolta dei contributi religiosi nell'hawala. È stato detto molto bene che bisogna insistere molto sul fatto che questi seminatori d'odio operano nelle moschee, e ci sono voluti tutti questi anni per capire che ci vuole una lista nera? Dormivate mentre attentavano alle vite dei nostri concittadini?

 
  
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  Przewodniczący. – Dziękuję bardzo. Zakończyliśmy wystąpienia w imieniu grup politycznych. Mam bardzo wielką prośbę: praktycznie przy każdym wystąpieniu został przekroczony czas. Rozumiem, że w imieniu grup politycznych czasami trzeba wypowiedzieć się nieco dłużej, natomiast w wystąpieniach indywidualnych zwracam się do państwa o przestrzeganie reżimu czasowego. Przepraszam, ale po kilkunastu sekundach będę sobie pozwalał nawet wyłączać mikrofon, ponieważ dzisiejszy dzień mamy dość dokładnie zaplanowany.

 
  
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  Teresa Jiménez-Becerril Barrio (PPE). – Señor presidente, gracias, comisario. Quiero dedicar este informe a todas las víctimas del terrorismo en Europa y quiero tener un recuerdo para mi hermano Alberto y su mujer Ascen, que fueron asesinados por la organización terrorista ETA por defender España.

Por ello, agradezco a las ponentes haber incluido las recomendaciones sobre los derechos de las víctimas en las que pedimos que se cree un centro de coordinación para víctimas del terrorismo, que responda en caso de ataque en uno o más Estados; que se dé una respuesta global con ayudas materiales, psicológicas y de acceso a la justicia; que se tipifique como delito la apología del terrorismo, que humilla a las víctimas y atenta contra su dignidad; y exigimos a la Comisión que presente una propuesta legislativa específica para las víctimas del terrorismo, que incluya una definición clara sobre lo que es víctima del terrorismo y dé respuesta a corto y largo plazo.

Este informe responde a la necesidad de una estrategia más efectiva de la que tenemos, porque es la sociedad europea la verdadera víctima del terrorismo, ya que quieren acabar con nuestra libertad y con nuestros valores y, ante ello, debemos prevenir y proteger a los ciudadanos, y hacerlo sin complejos luchando contra la radicalización y con mayor cooperación policial y judicial.

Es hora de pasar de las palabras a los hechos. No podemos bajar la guardia porque los europeos tenemos derecho a vivir libres y seguros. Yo no quiero llorar más, ni llevar más flores a las tumbas de los inocentes, yo los quiero vivos y quiero dar gracias de corazón a quienes han sacrificado su vida por la libertad de todos los que estamos aquí sentados.

 
  
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  Ana Gomes (S&D). – Senhor Presidente, nesta comissão especial, ouvimos dezenas de responsáveis da segurança interna e externa, peritos, académicos, vítimas de terrorismo. Este relatório reflete trabalho intenso e sério para corrigir erros e tornar mais eficaz um combate que é político, não só securitário.

Reforçamos a convicção de que não se combate o terrorismo pondo em causa direitos fundamentais dos cidadãos. Isso é fazer o jogo dos terroristas.

Propomos medidas contra o chocante falhanço dos nossos governos em aplicar legislação europeia e recomendações do GAFI no combate ao branqueamento de capitais e ao financiamento do terrorismo, incluindo a necessidade de criar uma unidade de informação financeira europeia e reformar o IVA para impedir a fraude de carrossel de continuar a financiar máfias transnacionais, incluindo terroristas.

Propomos medidas também para acabar com a hipocrisia dos governos europeus que abandonam as vítimas do terrorismo, uma vez desviados os holofotes mediáticos.

O meu grupo propôs medidas para o reforço da cooperação europeia a todos os níveis, incluindo na intelligence, na interoperabilidade, no controlo das fronteiras, no profissionalismo, na gestão das cadeias, na vigilância do proselitismo religioso, na propaganda e no recrutamento online, na vigilância do ciberespaço e do espaço público, incluindo contra o crescimento da violência de extrema-direita nazi e fascista que representa uma cada vez maior ameaça aqui na Europa.

O que o meu grupo não pode aceitar é a tentativa, por alguma direita, de estigmatizar imigrantes como se gerassem terroristas e como se não fosse a falta de investimento público na inclusão social a causa da radicalização de tantos cidadãos nascidos e criados em solo europeu. Como não aceitamos a tentativa de estigmatizar muçulmanos quando eles constituem 95% das vítimas do terrorismo globalmente e quando precisamos deles para impedir atos de grupos terroristas que, perversamente, invocam o Islão.

(O oradora recusa uma pergunta “cartão azul” de Bruno Gollnisch)

 
  
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  Kristina Winberg (ECR). – Herr talman! Inledningsvis vill jag tacka föredragandena Monica Hohlmeier och Helga Stevens för ett väl utfört arbete. Terrorrapporten är ett viktigt steg i att verka för säkerheten för Europas medborgare. Lyckligtvis har vi sluppit större terrorattacker sedan Barcelona i augusti förra året men vi måste tyvärr alltid vara fortsatt vaksamma.

Nu tänker jag med tacksamhet på alla inom polisen och andra myndigheter som varje dag i det tysta verkar för vår säkerhet. Kan vi inom Europaparlamentet stödja dem som arbetar ute på fältet genom att medverka till ökad säkerhet, då har även vi bidragit.

Slutligen, även om jag tillhör ett EU-kritiskt parti, så vill jag framhålla att frågor som denna, som rör säkerheten för Europas medborgare, är vi helt eniga om.

 
  
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  Nathalie Griesbeck (ALDE). – Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, nous arrivons à la conclusion de plus d’un an de travaux intensifs, approfondis, sérieux, équilibrés à la lumière de la sauvegarde des droits fondamentaux, réalisés en s’attaquant au sujet majeur de notre époque, particulièrement sensible et grave et qui constitue aussi l’une des préoccupations principales de nos concitoyens.

La menace terroriste ne connaît ni frontières matérielles, ni frontières immatérielles et c’est pourquoi, en prenant nos responsabilités politiques, et pas uniquement en travaillant sous un aspect technique, notre Parlement, par ses travaux, par les travaux de la commission, a ciblé ce qu’il convenait de faire pour développer, aux côtés des États membres, une véritable valeur ajoutée pour combattre ce fléau.

Pour réaliser ces travaux, pour poser le diagnostic, la commission a constitué un véritable forum, une sorte de plateforme européenne sur le terrorisme, qui nous a permis d’écouter, d’auditionner, de rencontrer, de travailler, d’approfondir, de questionner tous les acteurs majeurs de l’ensemble de l’Union européenne.

Deux objectifs: tirer les leçons du passé, voir les bonnes pratiques, voir aussi les failles, et surtout se tourner vers l’avenir, à travers ces recommandations qui couvrent une multitude des défis qui sont posés à notre temps: radicalisation, échange d’informations, coopération judiciaire et policière entre les services de renseignement, droits des victimes, lutte contre les moyens d’action des organisations terroristes.

Nous appelons à la création d’un centre d’excellence pour prévenir la radicalisation et travailler au cœur des quartiers aux côtés des États. Nous demandons le renforcement des agences européennes, notamment d’Europol, qui doit devenir un véritable centre d’échange d’informations et de coopération en matière de lutte contre le terrorisme, une sorte de FBI européen. Un travail à mener également avec Eurojust, avec la demande d’extension des compétences du Parquet européen, à terme, à la lutte contre le terrorisme.

Sur le cœur du mandat, le rapport demande une approche du partage d’informations par défaut de toutes les données liées au terrorisme entre les États et les agences européennes concernées, sauf bien sûr sur les affaires en cours et sans altérer bien entendu non plus la protection des sources, qui est un élément majeur.

Nous appelons à la création d’un programme européen de surveillance de financement du terrorisme pour ne pas dépendre de nos «amis» américains, et, évidemment, d’un centre de coordination pour les victimes. Je remercie les corapporteures et tous les membres de cette commission d’avoir travaillé d’arrache-pied, en dépit de nos différences et de nos idéologies. Je les remercie du fond du cœur.

(L’oratrice accepte de répondre à une question «carton bleu» (article 162, paragraphe 8, du règlement))

 
  
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  Arnaud Danjean (PPE), question «carton bleu». – Madame Griesbeck, vous dites que nos auditions ont été substantielles, ce qui est vrai, et vous dites que, parmi les conclusions que vous en tirez, il faudrait créer, à travers Europol, une espèce de FBI européen.

Je me demande à quel moment vous avez entendu les professionnels qui se sont succédé dans nos panels avancer cette revendication, d’autant que vous parlez vous-même d’un hub d’échange d’informations et ensuite vous embrayez sur un FBI européen, ce qui veut dire un mandat beaucoup plus intrusif et beaucoup plus exécutif. Donc, je m’interroge un peu sur les contradictions que je perçois dans cette proposition.

 
  
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  Nathalie Griesbeck (ALDE), réponse «carton bleu». – Cher collègue, merci de me permettre de préciser, de ciseler un peu mieux ma pensée. J’ai dit dans mon propos à l’instant, j’en suis sûre, une sorte de FBI européen à terme. En effet, cette question qui nous occupe va nous occuper – je n’ai pas eu le temps de dire que le zéro menace n’existe pas et n’existera pas de si tôt – au plan européen pendant malheureusement de nombreuses années.

Et l’idée d’avoir, à terme, un fonctionnement qui soit plus européen avec un outil plus européen encore, au-delà d’un hub de partage de l’information qu’il est aujourd’hui et qu’il est en train de consolider, peut constituer un espoir sans être une utopie.

 
  
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  Ivo Belet (PPE). – Voorzitter, ik denk dat we kunnen zeggen dat Europa in de voorbije maanden en jaren inderdaad kordate maatregelen heeft genomen tegen de terreur, maar dat dat werk niet af is, helaas. We zullen zeer alert moeten blijven en nauwer moeten samenwerken om de mensen effectief en goed te beschermen. Essentieel daarbij is – Arnaud Danjean heeft het heel goed gezegd zonet – het uitwisselen van informatie. Dat is essentieel. Informatie moet automatisch, continu en direct worden uitgewisseld tussen de nationale politiediensten. Dat gebeurt al maar dat kan altijd beter. En we moeten ook nog beter de brug slaan tussen enerzijds de nationale politiediensten en anderzijds de nationale diensten voor terrorismebestrijding, de nationale inlichtingendiensten.

Ten tweede, zoals de commissaris heeft gezegd, ook op het internet moeten we vechten tegen de radicalisering en ook daar de terreurpropaganda drastisch aanpakken. Europol is daarbij inderdaad de draaischijf en het meest geschikte instrument. Het moet worden uitgebouwd tot die centrale Europese eenheid voor digitale terrorismebestrijding, zoals in het verslag staat.

Tot slot – de Commissaris heeft het ook gezegd – moeten we de controles aan de buitengrenzen van de EU verder aanscherpen en moet de Europese grens- en kustwacht direct toegang krijgen tot alle informatie in de Europese databanken. Dat is de enige en doeltreffende manier om deze plaag efficiënt aan te pakken. Als er één terrein is, beste collega's, waarop we kunnen bewijzen dat Europa een meerwaarde heeft, dan is het op dit terrein en het is onze plicht om de maatregelen die in dit verslag zitten, snel en efficiënt in daden om te zetten.

 
  
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  Δημήτρης Παπαδάκης (S&D). – Κύριε Πρόεδρε, δυστυχώς πρέπει να θυμηθούμε τον ρόλο που έπαιξαν ευρωπαϊκές χώρες για τη διάλυση κρατών όπου υπήρχε μία σχετική σταθερότητα και μετά οδηγηθήκαμε στο χάος. Η καταπολέμηση της τρομοκρατίας απαιτεί ολιστικές προσεγγίσεις: Ναι στη συνεργασία και ανταλλαγή πληροφοριών αλλά και ναι στις πολιτικές κοινωνικής ενσωμάτωσης. Οι δράστες τρομοκρατικών επιθέσεων στην Ευρωπαϊκή Ένωση ήταν κυρίως υπήκοοι της Ευρωπαϊκής Ένωσης τους οποίους οι δυτικές κοινωνίες δεν κατάφεραν να ενσωματώσουν. Η περιθωριοποίηση και η δυσμενής διάκριση δημιουργούν πρόσφορο έδαφος για την ανεξέλεγκτη καλλιέργεια του θρησκευτικού φανατισμού από ιμάμηδες και κήρυκες του μίσους. Βεβαίως παραλείπεται από πολλούς η αναφορά στην ακροδεξιά τρομοκρατία, η οποία έχει επίσης προκαλέσει θύματα. Σίγουρα η ζωή των πολιτών δεν είναι ίδια όπως ήταν στο παρελθόν. Είναι σημαντικό να νιώθει ασφάλεια ο πολίτης, γιατί είναι αυτός που δέχεται τις συνέπειες της τρομοκρατίας.

Οι ενέργειες για την καταπολέμηση της τρομοκρατίας δεν θα πρέπει να αντιβαίνουν στην προάσπιση των ατομικών ελευθεριών των πολιτών και υπάρχει μια κοινή συνισταμένη. Είναι λάθος να υπάρχει το δίλημμα «περισσότερη ασφάλεια ή περισσότερες ελευθερίες». Και τα δύο πηγαίνουν μαζί.

 
  
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  Roberta Metsola (PPE). – Mr President, first of all a quick word of thanks to our rapporteurs: they have done a fantastic job on a very difficult topic, because sadly tackling terrorism and boosting security must now be one of the main areas of work for our Union. There is a clear need to support Member States and provide common solutions to what is a common existential threat we all face, both from networked terrorist groups and from lone wolves. It is impossible to distance the future of Europe from the need to make our shared space more secure. There can be nothing without the freedom and security that defines the Europe we know today, and we absolutely need to improve coordination between Member States on this issue. If there is one critical, central lesson that we have learned from the attacks in Europe, it is that.

In recent years, we have moved in the right direction with the introduction of systematic checks at our external borders and legislation that will tackle radicalisation. And we have gone after those who incite in our communities and online. But it is not only online; we have to also go after the vulnerabilities in our prisons and stop those hate preachers who use the language of religion to inspire hatred. We have done a lot, but there is much more that needs to be done if we are to continue to address the people’s security concerns in Europe, and we will not cease in our efforts until we secure a Europe that is safer for everyone.

I also want to take this opportunity to pay tribute to those fallen in attacks around Europe, and to underline that victims of terrorism and their families will always find this Parliament standing shoulder—to—shoulder with them. Finally, without strong borders, there can be no Schengen. One is entirely dependent on the other, and that is one aspect that I will address in my European Border and Coast Guard report next year.

 
  
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  Tanja Fajon (S&D). – Gospod predsednik, nujno je boljše sodelovanje med varnostnimi in obveščevalnimi organi, predvsem manjše članice Unije nimajo dovolj sredstev in tehnične opreme. Nujno je preprečevanje radikalizacije, zlasti na družbenih omrežjih in sledenje financiranju terorističnih organizacij.

Evropsko komisijo pozivamo k pripravi zakonodaje o položaju žrtev terorizma ter opozarjamo na naraščajoče nasilje neofašistov in neonacistov ter na nevarno protijudovsko in islamofobno retoriko. Žal pa je povsem nesprejemljiva stigmatizacija migrantov, vsakršne povezave med iskalci azila in teroristi so nedopustne in lahko nas je sram, če takšno poročilo sprejmemo. Tu so še druge skrbi, elektronska evidenca, obvezna telekomunikacijska hramba podatkov.

Poročila kolegi nismo uspeli resno spremeniti, ni nikakršne potrebe po vzpostavitvi stalnega odbora Evropskega parlamenta za varnost, leto in pol smo delali pa nam mnogi očitajo, da smo zgrešili pravo priložnost in zato bom sama močno premislila, kako bom jutri glasovala.

 
  
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  Seán Kelly (PPE). – Mr President, I welcome the work that has been done during the lifetime of this Special Committee. This was a substantial piece of work for the rapporteurs and shadows involved, and I think that the report that was tabled, while not perfect, makes some extremely important points.

I welcome the point on the creation of the European Resilience Prize for the best social and cultural project at local level in the EU. This will be important in promoting social engagement and it can help to build societies that are resistant to radicalisation. I also welcome the call on the Member States to remove any printed and online propaganda that explicitly incites violent extremism and terrorist acts. This is an important inclusion, as social media can be an extremely effective tool to radicalise people. Linked to this, the call to set up an online European platform for citizens to flag online terrorist content could be very effective and empower citizens to act when they come across such content online. Finally, I also welcome an Erasmus for police officers and the EU Intelligence Academy. I think those two proposals are very positive.

 
  
  

Puhetta johti HEIDI HAUTALA
varapuhemies

 
  
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  Birgit Sippel (S&D). – Frau Präsidentin! Was war denn eigentlich das Ziel des Sonderausschusses Terrorismus? Zitat: Prüfung, Analyse und Evaluierung des Ausmaßes der terroristischen Bedrohung und Bewertung der Auswirkungen der Antiterrorgesetze auf die Grundrechte.

Was der Bericht liefert: eine Aufzählung der zahlreichen Dossiers, die in den letzten Jahren bereits bearbeitet oder gar verabschiedet wurden. Eine Bewertung der Auswirkungen auf Grundrechte fehlt komplett, und hinzu kommen Formulierungen, die durchaus geeignet sind, Verunsicherung und Ausgrenzung zu befeuern.

Mein Fazit: Es gibt keinen Mangel an Antiterrorgesetzen – wohl aber einen Mangel an Umsetzung in den Mitgliedstaaten. Die Forderung nach immer neuen Kontrollen zu Gesetzen, die noch gar nicht umgesetzt sind, hat schon etwas von Fake News.

Sicherheit ist ein wichtiges Thema. Dieser Bericht liefert dazu keinen eigenen Beitrag. Ich werde ihm daher nicht zustimmen.

 
  
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  Heinz K. Becker (PPE). – Frau Präsidentin! Das Europäische Parlament hat einen exzellenten Bericht vorgelegt. Ich danke den Kolleginnen Hohlmeier und Stevens, ich danke der Vorsitzenden, den Koordinatoren und Kommissar King, der sich in diesen Ausschuss vorbildlich eingebracht hat.

Ja, wir müssen die Zusammenarbeit der Polizeibehörden so weit massiv stärken, dass wir am Ende – ich stimme der Kollegin zu – eine Art europäisches FBI zusammenbringen. Europol ist die beste Grundlage dafür.

Ja, wir müssen ganz klar gegen den islamischen Radikalismus vorgehen. Ja, es gibt ihn, und es gibt auch den linken Radikalismus in Europa.

Wir müssen von den europäischen Bürgerinnen und Bürgern ein Bekenntnis zu europäischen Werten und zum europäischen Rechtssystem erwarten. Das bekommen wir von diesen Menschen leider nicht. Die Attentäter waren zur größten Zahl islamistische Bevölkerung der zweiten und dritten Generation. Hier müssen wir ansetzen.

 
  
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  Dubravka Šuica (PPE). – Poštovana predsjedavajuća, nakon niza terorističkih napada na europskom teritoriju proteklih godina građani Europske unije su i nadalje najviše zabrinuti za svoju sigurnost i sigurnost svojih najbližih. Smatram da ovo izvješće gospođe Hohlmeier i gospođe Stevens najviše odgovara na molbe naših građana i smatram da će omogućiti bolje razumijevanje terorističke prijetnje u svim kriznim područjima.

Važno je istaknuti potrebu za daljnjim jačanjem suradnje između policijskih i obavještajnih agencija, vodeći računa o njihovim operativnim i pravnim specifičnostima i djelokrugu. Ta se suradnja na razini Unije već i praktično ostvaruje kroz međusobnu suradnju Europola i Counter-Terrorism grupe na konkretnim područjima od obostranog interesa.

Ističem Hrvatsku koja posjeduje najdužu granicu (predsjedavajuća je nakratko prekinula govor uz napomenu da zastupnica malo uspori). Budući da je granica Hrvatske s Europskom unijom duga 1300 km, zadovoljna sam da su i naši interesi uključeni u ovo izvješće jer je Hrvatska ključna za održavanje mira i stabilnosti na jugoistoku Europe.

Dakle, borimo se za konačni ulazak u schengenski prostor, čime ćemo dodatno osnažiti kapacitete Europske unije za uspješno suprotstavljanje svim oblicima terorističkih prijetnji i ugroza.

 
  
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  Carlos Coelho (PPE). – Senhora Presidente, a luta contra o terrorismo tem de permanecer uma prioridade para a União Europeia nos próximos anos. Condenamos os populismos da moda, acantonados em nacionalismos ultrapassados que vociferam, reclamando abordagens securitárias e intolerantes.

Somos dos que defendem que só com mais e melhor cooperação ao nível da União podemos proporcionar mais liberdade, segurança e justiça aos nossos cidadãos.

Antes do final do ano, o Sistema de Informação de Schengen terá as suas primeiras novidades em funcionamento. Este é o maior exemplo de cooperação entre as nossas polícias, mas também do trabalho que levámos a cabo nos últimos cinco anos para reforçar a segurança dos europeus.

Mas sejamos claros: esta não foi a regra. O Conselho, por várias vezes, pediu medidas com urgência a este Parlamento e os Estados-Membros tardaram na sua execução. Não faz sentido culpar a Europa por aquilo que são os Estados-Membros a adiar ou a não conseguir realizar.

Temos a responsabilidade de proteger a segurança dos nossos cidadãos.

 
  
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  Jeroen Lenaers (PPE). – Voorzitter, dit verslag vormt de afsluiting van onze Bijzondere Commissie terrorisme, maar het is vooral ook een startpunt om ons werk voor de veiligheid van 500 miljoen Europeanen voort te zetten.

Laat me kort een aantal opmerkingen maken. De data die we al verzamelen, moeten we beter gebruiken en ik deel de hoop van commissaris King dat op dat vlak het interoperabiliteitsdossier zo snel mogelijk wordt afgerond. Gegevens moeten we ook beter bewaren. Het is bespottelijk dat we vier en een half jaar na de uitspraak van het Hof nog steeds geen werkbaar alternatief hebben om ervoor te zorgen dat politie en justitie toegang krijgen tot de info die ze nodig hebben.

Haatpredikers, verspreiders van gif in onze samenleving, we moeten ze op een zwarte lijst zetten zodat we hun werk onmogelijk maken. En tot slot, we hebben een Europees systeem nodig om financiële stromen met betrekking tot terrorisme te traceren. We zijn veel te afhankelijk van onze Amerikaanse collega's. We zullen onze eigen verantwoordelijkheid moeten nemen en we zullen die verantwoordelijkheid snel moeten nemen. Er is met andere woorden, Voorzitter, nog voldoende werk te doen dus laten we aan de slag gaan.

 
  
 

Pyynnöstä myönnettävät puheenvuorot

 
  
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  Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Pani Przewodnicząca! Komisja miała pracować rok – pracowała prawie dwa lata. Liczyliśmy na 200, 100, może 300 poprawek – było półtora tysiąca. Dlaczego? Dlatego że części osób zależało na tym, aby to sprawozdanie nie ujrzało jednak światła dziennego, aby zablokować pewne prace związane z poprawą bezpieczeństwa obywateli Europy. Chcę obu sprawozdawczyniom podziękować, bo dały radę. Pomimo tych przeszkód doprowadziły do tego, że sprawozdanie jest dziś debatowane, a jutro będzie głosowane.

Co w nim jest najważniejsze? Po pierwsze, rozszerzenie kompetencji urzędu europejskiego oskarżyciela publicznego, czyli Prokuratury Europejskiej. Po drugie, państwa członkowskie deklarują aktywność w celu zakazywania i usuwania całej drukowanej i internetowej propagandy – niezwykle ważne. I po trzecie, tworzyć się będzie własną platformę dla lepszych informacji w tej materii.

 
  
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  Juan Fernando López Aguilar (S&D). – Señora presidenta, comisario King, en la lucha contra el terrorismo, el derecho a la libertad y a la dignidad personal tiene el mismo rango que el derecho a la seguridad de los europeos. Lo sabemos muy bien: el derecho a la seguridad es un derecho fundamental. Así es en el artículo 17 de la Constitución española y en el 6 de la Carta de los Derechos Fundamentales de la Unión Europea. Y, como se ha puesto aquí de manifiesto, los españoles hemos sufrido y aprendido en la lucha contra el terrorismo, y sabemos que hacen falta justicia especializada, ministerio fiscal, Derecho penal, Derecho penitenciario, pero también lucha contra la estigmatización del diferente, lucha contra la exclusión social, que a menudo está en la raíz de la yihadización del descontento.

Por eso sabemos que sí, que hace falta —claro que sí— todo el Estado de Derecho contra el terrorismo, pero también que toda la lucha contra el terrorismo sea respetuosa con el Estado de Derecho, lo que nos impida, por tanto, ser de ninguna manera cómplices con la estigmatización de ninguna categoría de personas, como si por ser lo que son fueran especialmente peligrosas.

Para ese objetivo, no le quepa la menor duda de que transversalmente, en todos los Estados miembros y grupos parlamentarios que tenemos experiencia contra el terrorismo, tendrá todo el apoyo de este Parlamento Europeo.

 
  
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  Pirkko Ruohonen-Lerner (ECR). – Arvoisa puhemies, hallitsemattomasta muuttoliikkeestä on seurannut monia ongelmia. Terrorismin uhasta on tullut todellista kaikissa EU-valtioissa. Suomessa tämä saatiin kokea, kun turvapaikanhakijana maahan tullut henkilö puukotti jihadistisessa tarkoituksessa kymmentä ihmistä Turussa elokuussa 2017. Kaksi uhreista menehtyi.

EU:n ulkorajoja on turvattava tehokkaammin ja ihmisten taustat on pystyttävä tarkastamaan, jotta estetään vaarallisten henkilöiden pääsy unionin alueelle. Erityisiä haasteita liittyy niihin, jotka ovat lähteneet jäsenvaltioista taistelemaan terroristijärjestöjen riveihin ja palaavat nyt Eurooppaan.

Jäsenmaiden välistä yhteistyötä ja tietojen vaihtoa on edelleen tehostettava, jotta terroritekoja voidaan ennaltaehkäistä, paljastaa ja tutkia. Esimerkiksi terroristisen materiaalin leviäminen internetissä on estettävä poistamalla se mahdollisimman nopeasti. Samoin vihasaarnaajien toiminta on saatava loppumaan.

 
  
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  Izaskun Bilbao Barandica (ALDE). – Señora presidenta, quiero felicitar a todos los ponentes y sus equipos por el trabajo realizado. Pido más atención a incumplimientos constitucionales en algunos Estados miembros que impiden la integración en la inteligencia europea de las policías con competencias, conocimiento y capacidad para combatir el terrorismo.

Me alegro de que se incorpore nuestra propuesta de organizar webs en todos los Estados para facilitar a las víctimas el acceso a programas de atención, su gestión desde los centros de coordinación de emergencias y el reconocimiento del papel local y regional.

Me alegro de que se subraye el principio de reinserción del Derecho penal y la limpieza con que hay que enfrentar el desafío terrorista. Las máximas autoridades judiciales de un Estado miembro, reiteradamente condenadas aquí por no investigar la tortura, socavan la confianza entre sistemas judiciales.

Y apoyo el intercambio de buenas prácticas porque hay también conocimiento local y regional; ayudará a evitar errores como el que propició que un ciudadano que sufrió más de veinte intentos de atentado tuviese que ser absuelto por el Tribunal de Estrasburgo de la incomprensible condena que le impusieron en su Estado miembro por una inexistente colaboración con sus verdugos.

 
  
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  Τάκης Χατζηγεωργίου (GUE/NGL). – Κυρία Πρόεδρε, νομίζω πως έχουν λεχθεί όλα γύρω από την αντιμετώπιση της τρομοκρατίας στην Ευρωπαϊκή Ένωση. Επιτρέψτε μου όμως να προσθέσω μία σκέψη που δεν έχω ακούσει, ενώ ήμουν εδώ καθ’ όλη τη διάρκεια της συζήτησης. Δεν είναι συγκοινωνούντα δοχεία η τρομοκρατία που παρουσιάζεται στην Ευρώπη με την τρομοκρατία στις γύρω χώρες; Ο πόλεμος που διεξάγει η Σαουδική Αραβία εναντίον της Υεμένης με εβδομήντα χιλιάδες νεκρούς, με εβδομήντα χιλιάδες παιδιά που έχουν πεθάνει από την πείνα, με ένα παιδί να πεθαίνει κάθε δέκα λεπτά από την πείνα δεν είναι εκτροφεία τρομοκρατίας μέσα στην Υεμένη; Και θα είναι αδικαιολόγητο να πούμε κάποια στιγμή ότι θα μας έρθει στην Ευρώπη, όταν μάλιστα υπάρχουν χώρες της Ευρωπαϊκής Ένωσης οι οποίες πουλούν όπλα στη Σαουδική Αραβία;

Όσον αφορά την πρόληψη –για να κλείσω με αυτό– συμφωνώ ότι πρέπει να υπάρξει εξισορρόπηση της υπεράσπισης των ανθρωπίνων δικαιωμάτων, της ιδιωτικότητας, με την υποχρέωσή μας για ανταλλαγή πληροφοριών, ναι. Αλλά νομίζω ότι πρέπει να δούμε τον περίγυρο. Πώς σταματούν με το εκτροφείο της τρομοκρατίας που έρχεται στην Ευρωπαϊκή Ένωση;

 
  
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  Γεώργιος Επιτήδειος (NI). – Κυρία Πρόεδρε, στη σημερινή εποχή η τρομοκρατία χρησιμοποιείται κυρίως από τους φανατικούς εξτρεμιστές, καθώς και από άλλες ομάδες, αλλά δυστυχώς και από κράτη, προκειμένου να δημιουργήσουν ανασφάλεια, να προκαλέσουν ανησυχία, ηττοπάθεια και τελικά να κάμψουν το ηθικό του πληθυσμού των κρατών όλης της υφηλίου. Σε ό,τι αφορά την Ευρώπη, συμφωνώ με τα συμπεράσματα και τις προτάσεις των δύο εισηγητριών, ότι θα πρέπει να υπάρξει συνεργασία μεταξύ των χωρών, θα πρέπει να ανταλλάσσονται πληροφορίες, να αντιμετωπιστεί η ριζοσπαστικοποίηση, να καταπολεμηθεί η ανταλλαγή πληροφοριών μεταξύ των τρομοκρατών, η παράνομη χρηματοδότηση και ο εξοπλισμός τους και γενικά να συντονιστούν τα μέτρα εναντίον αυτών.

Εάν όμως θέλουμε να αντιμετωπίσουμε πραγματικά την τρομοκρατία και να την καταπολεμήσουμε, θα πρέπει να λάβουμε δύο πολύ απλά μέτρα: Πρώτον, να προστατεύουν τα εξωτερικά σύνορα της Ευρώπης οι ένοπλες δυνάμεις και τα σώματα ασφαλείας των χωρών και, δεύτερον, να μην προσπαθούμε να εντάξουμε μέσα στην κοινωνία μας ανθρώπους οι οποίοι δεν έχουν καμία σχέση φυλετική, πολιτισμική, θρησκευτική και κοινωνική με εμάς και κυρίως δεν θέλουν να ενταχθούν στις χώρες αυτές.

 
  
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  Marijana Petir (PPE). – Gospođo predsjedavajuća, prije svega izražavam suosjećanje sa svim žrtvama i njihovim obiteljima i pozivam na zajedničku i beskompromisnu borbu protiv terorizma. Naime, terorizam se događao i prije 2015. godine, ali se događao daleko od očiju Europske unije, zbog čega se ponekad događalo da se okreće glava na drugu stranu i da se ne poduzimaju aktivne mjere, sve do onog trenutka dok se terorizam nije počeo događati na europskom tlu.

Naši građani zaslužuju živjeti u miru i blagostanju i to im moramo osigurati. Nažalost, u Europskoj uniji zbog porasta radikalizacije dolazi do narušavanja sigurnosti naših građana i oni s pravom postavljaju pitanje svima nama koji donosimo odluke o tome koje mjere ćemo poduzeti i hoće li te mjere biti učinkovite. Imamo izvješća mnogobrojnih nacionalnih parlamenata koja pokazuju i ukazuju na uzroke radikalizma, ali nažalost reakcija i akcija izostaje. Zbog toga pozivam Europski parlament da u okviru ovog Odbora za terorizam uputi na prave mjere koje trebamo poduzeti.

 
  
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  Doru-Claudian Frunzulică (S&D). – Madam President, terrorism is a major security challenge for European societies and European people. We have the obligation to protect our citizens’ right to life and safety.

Looking back to what happened in recent years, especially in Europe, I’d like to underline a few of the errors and failures in the European security system to counter terrorism, such as the weak security systems in some EU countries, intelligence failures, lack of intelligence sharing, problems with the different judicial systems, failures and low results in fighting radicalisation and fundamentalism, online recruitment, insufficient resources and, in many cases, a lack of police intelligence and security institutions’ accountability and funding, and a lack of properly monitoring and defending EU external borders, especially not including countries like Romania, Bulgaria and Croatia, which defend the external borders mainly of the European Union.

I welcome the report and I would like to add that the latter addresses the shortcomings measured earlier and focuses on strengthening the mechanism of cooperation information. Last, but not least, fighting terrorism has to stay as a priority of the Parliament.

 
  
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  Nicola Caputo (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, negli ultimi anni la minaccia terroristica è cresciuta e si è evoluta, e la sua natura transfrontaliera richiede una risposta forte e coordinata.

Bisogna lavorare innanzitutto sulla prevenzione, riconoscendo il ruolo dell'Unione europea e delle misure antiterrorismo adottate nel quadro dell'Unione della sicurezza. In uno spazio senza frontiere interne l'azione europea è cruciale per agevolare la cooperazione e lo scambio di informazioni tra gli Stati membri e con l'Unione europea.

Concordo sulla richiesta di ampliamento delle competenze della Procura europea alla lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, ma il terrorismo internazionale va colpito soprattutto nelle sue fonti di finanziamento.

Tutte le proposte legislative degli ultimi anni contro il riciclaggio di capitali e il finanziamento del terrorismo vanno accompagnate dal monitoraggio dei flussi finanziari in modo mirato e tecnologicamente avanzato, per individuare gli utenti di portafogli elettronici, valute virtuali e carte prepagate, piattaforme di crowdfunding e sistemi di pagamento online e mobile nelle indagini di polizia giudiziaria.

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI). – Madame la Présidente, juste une observation que j’aurais voulu faire à Mme Gomes si, de façon démocratique, elle m’avait laissé l’interpeller, et aussi à quelques autres orateurs. J’ai entendu beaucoup parler de terrorisme d’extrême-droite, et puis j’ai entendu aussi les imprécations habituelles contre le populisme.

Je serais très heureux si les orateurs qui se sont exprimés à ce sujet pouvaient me citer un seul attentat imputable à l’extrême-droite ou aux populistes commis dans mon propre pays, la France.

(Applaudissements dans la tribune des visiteurs)

 
  
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  Puhemies. – Anteeksi, täällä ei ole tapana eikä sallittua esittää minkäänlaisia suosionosoituksia sieltä parvekkeelta. Pyydän teitä kuuntelemaan.

(Pyynnöstä myönnettävät puheenvuorot päättyvät)

 
  
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  Julian King, Member of the Commission. – Madam President, I would like to thank the honourable Members very much for today’s debate. I hope we are all agreed that effective security policies in the area of countering terrorism, as in others, must necessarily be rooted in respect for fundamental values. We can achieve the results we seek only when we work together, and, to that end, I have to say, on a personal basis, that I am very grateful to all the members of the Special Committee on Terrorism (TERR) for the very powerful role they’ve played in developing our counterterrorism policy for the period ahead, and I look forward to our continuing cooperation.

Successfully tackling the threat posed by terrorism and developing an effective and genuine Security Union has to be a shared responsibility not only for our Member States, of course, as many of you have underlined, but also for the Commission and, indeed, for all of us here in this House.

Just to pick up one or two of the issues that have been raised. The first thing I want to say is that I think we should be proud of our values, including those of freedom of expression and freedom of belief. I don’t think there’s anything to be gained by stigmatising religion. Indeed, that runs the risk of doing the extremists’ work for them. That said, we also have to be unremitting in identifying and tackling radicalisation and opposing violence from whatever source.

On the victims, whom many of the speakers referred to with real compassion, the Commission recognises the special character of victims of terrorism who’ve been indiscriminately caught up in attacks. That’s why we went to the trouble, with your support, of specifically reinforcing the means of support in the Counterterrorism Directive for the rights of victims and their family members. We now need to make sure that this is effectively implemented, and for that reason we are picking up your initiative and setting up a centre of expertise for the victims of terrorism, as a first step towards establishing a permanent EU coordination centre for victims of terrorism. That’s also why we are awaiting the report by Ms Milquet, the special adviser to President Juncker on the question of how to do better on compensation for victims, including victims of terrorism. She will present her proposals, as you know, early next year.

Last point of detail: I agree with the many Members who called on us to strengthen our agencies in this area, in relation to the support they can give to the shared effort and to the work of our Member States. Europol does an excellent job. We will continue to support Europol in any way we can within the existing Treaty provisions. Europol has unique capabilities that are put at the service of law enforcement across our Union and, indeed, beyond. Europol builds trust and confidence among the Member States and their law enforcement authorities, and that’s exactly what we need in order further to enhance police cooperation against terrorism.

On these points, and on a wide range of other issues that have come up in the debate, I believe this report provides a significant and substantial contribution to Europe’s approach to counterterrorism for the years ahead.

 
  
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  Monika Hohlmeier, Berichterstatterin. – Frau Präsidentin, Herr Kommissar, liebe Kolleginnen und Kollegen! Zunächst einmal herzlichen Dank für die lebhafte Diskussion hier. Ich möchte einem Eindruck, der durch eine Wortmeldung entstanden ist, deutlich entgegenwirken: dass wir alle miteinander überhaupt keine Maßnahmen und Vorschläge entwickelt hätten.

Ich bedanke mich bei allen Kolleginnen und Kollegen, die mit einer unglaublichen Vielfalt von 1 500 Änderungsanträgen, einer solchen Menge von Maßnahmen, die von sozial, kulturell, präventiv, Deradikalisierung, Hilfen, Sicherheitsmaßnahmen, Justizmaßnahmen bis IT-Maßnahmen eine enorme Bandbreite haben, dazu beigetragen haben, dass wir jetzt einen wirklich sehr reichen Berichtvorlegen konnten. Dafür möchte ich mich ganz ausdrücklich bedanken!

Ich möchte mich auch – aber besonders von hier aus – einmal bei denjenigen bedanken, die uns helfen, das Ganze zu realisieren: nämlich bei den ganzen Nichtregierungsorganisationen, bei vielen Vereinen, vielen Ehrenamtlichen, Opferinstitutionen, die soziale, kulturelle Arbeit leisten, deren Arbeit wir von hier aus fördern wollen.

Ich möchte mich aber auch bei den Sicherheitsdiensten herzlich bedanken und bei unserer Justiz, die dafür Sorge tragen, dass unsere Sicherheit gewährleistet wird. Auch sie wollen wir unterstützen.

Wir wollen hier fraktionsübergreifend arbeiten und ein deutliches Signal gegen Terrorismus und für ein friedliches Miteinander setzen. Das gilt für alle Religionen, die bei uns sind und friedlich mit uns leben wollen, und auch für alle Menschen aus allen Staaten, die friedlich bei uns leben. Wir dürfen nicht ausgrenzen, sondern wir müssen integrieren und miteinander arbeiten.

 
  
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  Helga Stevens, Rapporteur. – Voorzitter, beste collega's, ik wil ook heel graag alle collega's bedanken voor de bijdrage aan dit debat. Heel belangrijk. Het zijn niet alleen de woorden van mijn collega Hohlmeier die ik zal herhalen, maar ik wil me wel aansluiten bij haar woorden.

Ik wil graag nog eventjes reageren op wat enkele collega's reeds gezegd hebben in verband met de kleine lidstaten, die inderdaad niet de capaciteit en de middelen hebben om even succesvol aan terrorismebestrijding te doen als grote lidstaten. Net daarom dat is het zo belangrijk om samen te werken op Europees niveau tussen alle lidstaten. Dat is zo belangrijk, omdat wij samen meer kunnen doen dan elk apart. Dit wil ik echt benadrukken.

Samenwerking tussen de nationale overheden en Europol en Eurojust. We hebben die instrumenten al. Laat ons alstublieft die instrumenten beter gebruiken, efficiënter toepassen en waar nodig verbeteren. Daarom hebben we heel veel aanbevelingen in ons verslag opgenomen en ik roep alle landen op om dat verslag goed te lezen en verder uit te groeien. De bal ligt nu in jullie kamp. Wij hebben ons werk gedaan, maar het is nog niet klaar. Samen hebben we de verantwoordelijkheid om het gevecht te voeren tegen terrorisme, dat gevecht dat we allemaal samen moeten voeren op alle verschillende echelons. Ik hoop dat niemand zijn verantwoordelijkheid ontvlucht.

Wat betreft de opmerkingen over de balans tussen veiligheid enerzijds en grondrechten anderzijds. Voor mij is dit geen discussie. Het is geen “of of-verhaal”. Het is een “en en—verhaal”. Natuurlijk moet er een juiste balans gevonden worden tussen veiligheid en mensenrechten en ik denk dat wij met ons verslag echt geprobeerd hebben om die balans zeer nauwgezet te bewaken. Bedankt voor jullie aandacht. Ik roep jullie op om ons verslag te steunen in het belang van de toekomst, om terroristische aanslagen in de toekomst te voorkomen.

 
  
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  Puhemies. – Keskustelu on päättynyt.

Äänestys toimitetaan huomenna keskiviikkona 12.12.2018.

Kirjalliset lausumat (työjärjestyksen 162 artikla)

 
  
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  Agustín Díaz de Mera García Consuegra (PPE), por escrito. – La Unión ha sufrido una ola de atentados terroristas sin precedentes. La Unión ha luchado, y sigue luchando para dar una respuesta adecuada a la amenaza terrorista a través de nuevas propuestas legislativas y del refuerzo de mecanismos ya existentes. La creación de una Comisión Especial en el Parlamento Europeo ha sido una pieza clave, particularmente en sus recomendaciones en materia de cooperación, intercambio de datos y prevención de la radicalización. Es necesario remarcar el papel de Europol y de sus unidades IRU y ECTC en el marco de la identificación y eliminación de contenido extremista en las redes. Destacable es también el Acuerdo TFTP para evitar la financiación del terrorismo, al mismo tiempo que se ha puesto de manifiesto la necesidad de un mecanismo similar a nivel de la Unión. Las nuevas propuestas de interoperabilidad facilitarán el intercambio de información e incrementarán la cooperación policial. Resulta también indispensable implicar a todos los actores institucionales y ciudadanos en la lucha contra la radicalización. Hay que seguir luchando contra la amenaza terrorista reforzando las herramientas aquí mencionadas recomendando a la Unión y los Estados miembros que las doten de los equipos técnicos y humanos necesarios para combatir el terror.

 
  
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  Kinga Gál (PPE), írásban. – A tragikus strasbourgi események igazolják annak fontosságát, hogy az Európai Parlamentnek legyen egy terrorizmussal foglalkozó különbizottsága. Az utóbbi években kontinensünkön sajnos több száz ártatlan európai állampolgár esett a terrorizmus áldozatául, a strasbourgi eseményekkel pedig az áldozatok száma tovább nőtt. Mindent meg kell tenni azért, hogy az európai emberek visszakapják biztonságukat és, hogy ez ne fordulhasson újra elő.

Az Európai Parlament a különbizottság jelentésének elfogadásával először ismeri el az illegális migráció és a terrorizmus közötti összefüggést, és végre kimondja a nyilvánvalót, hogy az európai terrorcselekmények elkövetői számos esetben az illegális migrációs útvonalakon keresztül jutottak be az Unió területére.

A jelentést átfogó képet ad a terrorellenes intézkedések jelenlegi állásáról és számos téren hasznos ajánlásokat fogalmaz meg, így a radikalizálódás megelőzése terén, a terrorizmus finanszírozása elleni harc terén, a lőfegyverek illegális kereskedelme elleni küzdelem terén, illetve a tagállami rendőrségek és titkosszolgálatok közötti együttműködés és információcsere terén is. Egyetértek továbbá a jelentéstevők azon megállapításával is, hogy: különösen fontos az új jogszabályok végrehajtásához szükséges anyagi feltételek megteremtése a határokon, a biometrikus ellenőrzés bevezetése, illetve az adatbázisok átjárhatóságának létrehozása.

 
  
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  Vladimír Maňka (S&D), písomne. – Boj proti terorizmu musí byť trvalou úlohou všetkých demokratických krajín sveta. Bezpečnosť a ochrana obyvateľov musia byť prioritou, ktorej treba podriadiť všetky ostatné záujmy. Súčasné teroristické útoky sústredené v Európe čoraz naliehavejšie vyžadujú potrebu prehodnotenia všetkých predpisov a noriem, ktoré upravujú túto činnosť a jej trestanie. Pozornosť treba sústrediť aj na obchod so zbraňami vrátane prístupu k zbraniam. Všetky akty musia plniť predovšetkým prevenčné účinky tak, aby dostatočne vzbudzovali rešpekt a vystríhali pred teroristickým konaním. Európa musí byť bezpečnou zónou pre všetkých svojich obyvateľov. V boji proti terorizmu musí však Únia brať do úvahy aj nárast extrémizmu a radikalizácie najmä medzi mladými ľuďmi vo vnútri členských krajín. Nedostatočné vzdelanie, chýbajúca vhodná práca, šírenie nepravdivých a klamlivých správ spôsobujú frustráciu mladých ľudí. To využívajú práve teroristické a extremistické organizácie. Preto v boji proti terorizmu nesmie Únia a jej členské krajiny zabúdať práve na mladých ľudí a na vytváranie podmienok pre ich sociálno-ekonomické začlenenie v spoločnosti a ich osobnostný rozvoj.

 
  
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  Dominique Martin (ENF), par écrit. – En critiquant sans détour l’islam radical, en reconnaissant qu’il y a des terroristes dans les flux migratoires et que Schengen a des failles de sécurité, ce texte est étonnamment objectif, ce dont nous nous félicitons. La définition de la menace et de la protection des infrastructures critiques est correcte même si les recommandations contre la radicalisation manquent parfois de convictions : le « politiquement correct » a encore du mal à appeler une mosquée, « une mosquée ». La volonté de faire croître l’interopérabilité entre les États membres et entre les Agences (à condition que la subsidiarité soit pleinement respectée) est de bon sens sur les questions internationales de terrorisme.

Par ailleurs, ce texte favorisera l’aide aux victimes du terrorisme : une mesure essentielle pour éviter la « double peine ». Enfin, les recommandations à propos de l’interdiction de la vente de visa, de la liste noire des prédicateurs de haine (imams) et de la fermeture des mosquées radicalisées sont (enfin !) les bienvenues. L’UE est passée maître dans l’art des déclarations d’intention. Espérons qu’après un constat sincère, les parlementaires prennent réellement les mesures adéquates : contrôle de l’immigration et des frontières, éradication de l’islam radical. Démantèlement des filiales de financement.

 

14. Accordo di partenariato economico UE-Giappone - Accordo di partenariato economico UE-Giappone (risoluzione) - Accordo di partenariato strategico UE-Giappone - Accordo di partenariato strategico UE-Giappone (risoluzione) - Adeguatezza della protezione dei dati personali offerta dal Giappone (discussione)
Video degli interventi
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  Puhemies. – Esityslistalla on seuraavana yhteiskeskustelu

– Pedro Silva Pereiran kansainvälisen kaupan valiokunnan puolesta laatimasta suosituksesta EU:n ja Japanin välisestä talouskumppanuussopimuksesta (07964/2018 - C8-0382/2018 - 2018/0091(NLE)) (A8-0366/2018),

– Pedro Silva Pereiran kansainvälisen kaupan valiokunnan puolesta laatimasta mietinnöstä EU:n ja Japanin välisestä talouskumppanuussopimuksesta (päätöslauselma) (2018/0091M(NLE)) (A8-0367/2018),

– Alojz Peterlen ulkoasiainvaliokunnan puolesta laatimasta suosituksesta EU:n ja Japanin välisestä strategisesta kumppanuussopimuksesta (08462/2018 - C8-0417/2018 - 2018/0122(NLE)) (A8-0383/2018),

– Alojz Peterlen ulkoasiainvaliokunnan puolesta laatimasta mietinnöstä EU:n ja Japanin välisestä strategisesta kumppanuussopimuksesta (päätöslauselma) (2018/0122M(NLE)) (A8-0385/2018) ja

– Komission julkilausumasta Japanin tarjoaman henkilötietojen suojan riittävyydestä (2018/2979(RSP)).

 
  
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  Pedro Silva Pereira, Rapporteur. – Madam President, let me begin by thanking Commissioner Malmström and the EU’s chief negotiator, Mauro Petriccione, for their intensive work on this agreement with Japan and for our good cooperation. Let me also thank the shadow rapporteurs. I believe that by working together and building compromises we have reached a very good outcome, so that we can have a meaningful vote tomorrow – not only on the agreement itself but also on a resolution in which Parliament sends out important messages about trade, and calls on the parties to make the most of the progressive potential of this agreement.

As standing rapporteur, let me begin by saying that we are discussing here much more than a trade agreement. Yes, this is a historic moment. In front of us, we have the most important bilateral trade agreement ever concluded by the EU. Two of the largest economies in the world, together representing nearly a third of the world’s GDP, will move closer to each other, eliminating a number of heavy tariffs as well as non—tariff barriers to trade. As a result, European products and services will get major new opportunities in the Japanese market. Acknowledging the successful outcome of the negotiations, all EU economic sectors are now speaking in favour of this agreement, including the agri—food sector, which will benefit from new export opportunities while protecting 205 geographical indications.

No matter how relevant it may be from the economic point of view, however, this agreement is, above all, of major strategic importance. It gives us the chance to shape the global agenda at a time of rising protectionism, thus sending a clear and timely signal in favour of an open, fair and rules—based trading system. We should not miss this opportunity to promote our own values and standards in the Asia—Pacific region and in global trade.

I would not be standing here as rapporteur supporting this EU—Japan Agreement if it were not a progressive trade agreement: an agreement clearly belonging to a new generation of trade agreements, in which sustainable development matters and environment, labour rights and consumer protection matter.

Of course, there is no such thing as a perfect agreement, but this agreement recognises the UN Sustainable Development Goals. It is the first trade agreement with a reference to the Paris Agreement on climate change and it fully respects public services and the right to regulate. Moreover, it includes not only a commitment to pursue the ratification of the core International Labour Organisation (ILO) conventions but also a review clause for improving the enforceability of labour and environmental rules.

Japan, it is fair to say, has made substantial efforts, even before the entry into force of the agreement, and it is already discussing at inter—ministerial level the implementation of its sustainable development commitments. This should be warmly welcomed as a very good sign.

Parliament has closely followed these negotiations from the beginning. We were supportive but also demanding. Last Friday, the Japanese Parliament approved the agreement. Tomorrow this Parliament will have the final say. My position as rapporteur is that this trade agreement is economically balanced and of major strategic importance. Furthermore, it clearly represents a step forward on sustainable development. Therefore, I recommend that you support this important EU—Japan Economic Partnership Agreement and vote in favour of our resolution.

 
  
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  Alojz Peterle, poročevalec. – Hvala lepa, gospa predsedujoča, gospa komisarka, ekscelence, spoštovani kolegi. Ta teden zaključujemo enega od najpomembnejših projektov evropske zveze v zadnjih dveh mandatih. Ne gre samo za finančne učinke okrepljenega partnerstva, gre za veliko več. Pomembno je, da evropska zveza in Japonska delita skupno razumevanje globalnih in regionalnih izzivov in hočeta soodgovorno delati za njihovo razreševanje. Ekonomski partnerski sporazum pomeni največji prostotrgovinski sporazum, ki ga je do sedaj sklenila evropska zveza. Sporazum o strateškem partnerstvu pa je doslej najbolj ambiciozen tovrstni sporazum, ki nadgrajuje odnose z Japonsko v večsektorsko in dolgoročno partnerstvo z globalnim učinkom.

Oba sporazuma bosta pozitivno vplivala na evropsko in japonsko gospodarstvo in okrepila vlogo obeh partnerjev pri soočanju z globalnimi in regionalnimi izzivi. Komplementarnost sili ekonomskega partnerskega sporazuma glede dobrin in uslug določa sporazum o strateškem partnerstvu več kot štirideset področij sodelovanja z Japonsko. Partnerja se zavezujeta delu za mir, varnost, proti terorizmu, zmanjšanju revščine, izvajanju Pariškega podnebnega sporazuma in še mnogo več. Pri tem poudarjata privrženost mednarodnemu pravu. Ta sporazum je prvi takšne vrste, ki vključuje tudi poglavje o zdravju. S spodbujanjem regulativne harmonizacije in raziskav bomo izboljšali dostop do globalnih trgov in z uporabo združenega znanja bomo lahko nagovorili izzive na področju zdravja. To je pomembno še posebej zaradi izzivov, ki jih prinašajo obema partnerjema starajoče se družbe.

Z Japonsko sklepamo ta dva sporazuma, ker ne delimo samo skupnih interesov, ampak iste temeljne vrednote in načela. Oba sporazuma izražata skupno zavezo k spoštovanju človekovih pravic, demokracije, temeljnih svoboščin, dobrega gospodarjenja, vladavine prava in še kaj.

V veselje mi je bilo biti poročevalec za strateški partnerski sporazum in sodelovati s poročevalci v senci iz obeh mandatov. Od začetka smo se trudili za poročilo, ki bo usmerjeno v prihodnost. Rad bi se zahvalil tudi glavnim pogajalcem in njihovim ekipam za odlično delo in sodelovanje v duhu transparentnosti, zaupanja in skupne odgovornosti. Prav tako bi se rad zahvalil več japonskim veleposlanikom za spremljanje našega dela in tesno sodelovanje. Zahvala gre tudi parlamentarnim delegacijam evropskega in japonskega parlamenta za vso pozornost do dela pogajalcev in poročevalcev.

In naj zaključim s hvaležnostjo civilni družbi v evropski zvezi in Japonski za njen interes. Strateški partnerski sporazum ni samo dosežek, ampak je nova, velika prilika. Želel bi si, da bi ta sporazum doživel dinamično potrjevanje v državah članicah, da ga bomo lahko začeli čim prej izvajati. Seveda si priporočam oziroma pričakujem jutri močno podporo za ta sporazum. Hvala za vašo pozornost, arigato.

 
  
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  Cecilia Malmström, Member of the Commission. – Madam President, on behalf of the Commission, I would like to ask for Parliament’s consent on the Economic Partnership Agreement (EPA) between the EU and Japan. As the rapporteur, Mr Silva Pereira, has explained, this is a very important agreement, and I would like to thank him and his team for the good cooperation we’ve had throughout these negotiations.

As you know, the foundations of world trade are being shaken right now, and it is therefore important for the EU and its partners to reinforce their ties and to demonstrate the value of free economic exchanges based on fair rules, as opposed to whim and transactional strength, and Japan is clearly one such partner.

The EPA has a strategic importance and an unquestionable economic and political value. It supports free and fair trade and helps the EU to make further inroads in the Far East, after a free trade agreement with South Korea. Japan is the world’s third largest economy. It’s the EU’s second trade partner in Asia and, through its economic footprint in East Asia, Japan can play a big role in shaping the development of rules and standards in the EU. We have every interest in the European Union in cooperating with Japan to secure a free and open environment in the region in Asia. From a bilateral perspective, the EU-Japan EPA removes the vast majority of the EUR 1 billion duties paid annually on EU exports to Japan. It will open up the Japanese market for 97% of all product categories, while the remaining ones will benefit from increased market access opportunities. We estimate in the Commission that these will lead to additional annual EU exports worth EUR 13 billion.

Important longstanding non-tariff barriers will be removed in the car sector, as the EU and Japan have agreed to reinforce international standards and to rely on them in defining the regulatory framework. European companies will be able to bid on equal terms for public procurement contracts, including at sub-central level for the 54 largest cities in Japan. European origin names for more than 200 foodstuffs will be protected against misuse. We also have a specific chapter on small and medium-sized enterprises, in which we commit to supporting our SMEs through dedicated information portals and contact points.

This is clearly economically beneficial and it is intended to provide a basis for advancing important EU priorities regarding the economic transition towards a socially and environmentally sustainable model of growth and the protection of areas of overriding interest to public policy, such as health, safety and individual privacy.

The EPA protects the European model of regulation. It sets up mechanisms that both parties can use to accompany the industrial transformation that the world’s environment requires. Under the regulatory cooperation provisions, we will engage with Japan on common responses to new technological challenges, from electric vehicles to product standards, to reducing waste.

The agreement lays the groundwork for bilateral engagement on social protection rules. Japan is a country committed to sustainable development provisions and it has established an inter-ministerial group to work on their implementation. This group is to consider the ratification of two fundamental International Labour Organisation (ILO) conventions, as well as any domestic legislative adjustment that may be required, but Japan’s national legislation today also protects workers’ rights in this regard.

It is important for us in the EU to protect our economic and social model by spurring sustainable growth through free and fair trade and by cooperating with a friend and ally like Japan in the defence of these common interests. This agreement has been designed to spur our trade with, and our competitiveness in, a major economy with which, moreover, the EU must cooperate to defend open economic relations and develop sound international standards.

I hope that Parliament will send out a strong global signal tomorrow by voting with a strong majority for this agreement. At the same time, you will also be voting on the Strategic Partnership Agreement (SPA). Here again, it ties us closer to our Japanese friends’ democracies with their attachment not only to fair and free trade, as I have said, but also to multilateralism, human rights and the rule of law – and we have so many common interests and fundamental shared values.

A strong EU-Japan partnership is more important than ever in an international context in which these values and principles are, as you know, being challenged. We need to work together and to show joint leadership.

This is of strategic importance, as is the EU-Japan Strategic Partnership Agreement. It will help us to make a positive contribution to the shaping of a cooperative regional order and it will help us to promote joint interests in the global arena. In this way, the benefits of the partnership go well beyond our bilateral relations. The agreement provides for close cooperation on global issues. Japan is, in fact, an indispensable partner in tackling many of the challenges that we both face – including climate change and cybersecurity.

Japan is an important partner when it comes to development aid and humanitarian assistance. Together we count amongst the world’s biggest donors. The report by Mr Peterle – and I would like to thank him and his team for the excellent work they have done – also highlights the direct connection between European prosperity and Asian security, and the other way around. This is very important because it will help us to strengthen cooperation on security, crisis management and peace-keeping and we will do so jointly. The EU and Japan have been able to promote sustainable, rules-based connectivity in Europe, Asia and the Pacific, so we are bringing Asia and Europe closer via this agreement, and that reflects the policy direction contained in our global strategy.

It will strengthen our cooperation in tackling the many other challenges that our economies and societies face, and Mr Peterle mentioned them –remaining competitive, respecting rapidly emerging economies, coping with ageing societies and addressing energy and resource concerns. We have a lot to gain here by sharing experiences when we address these issues.

The SPA will serve as a charter, underpinning our partnership, helping us turn our political ambitions into concrete action and joint initiatives. The European Parliament has a crucial role here in adopting the agreement. In addition, there are the EU-Japan interparliamentary meetings, the parliamentary diplomacy that makes a valuable contribution to our existing and future strategic partnership. Parliament’s engagement has underpinned decades of successful cooperation, and we can build on these efforts. So the importance of these exchanges is explicitly enshrined in the Strategic Partnership Agreement.

I’m looking forward to the debate and, I hope, to a successful vote for both these agreements.

 
  
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  Věra Jourová, Member of the Commission. – Madam President, you have asked for a debriefing on the draft adequacy decision for Japan and I am happy to provide it. We are now working with the European Parliament, the European Data Protection Board and the EU governments to scrutinise our findings and make sure our assessment is correctly informed. The adequacy decision is of crucial importance because, with the adequacy in place, we will be able to create the biggest area of safe flow of data between our economies. While our citizens will benefit from greater privacy protection, our economies will also benefit from easier transfer of personal data. The most crucial aspect is, of course, that of convergence, the similarity of our data protection regime.

As Commissioner Malmström has just said, Japan is a stable democracy, respecting fully the principle of rule of law. At the same time, Japan also is a country that has recently decided to change its approach to data protection by adopting a law that shares all key elements of our European General Data Protection Regulation. Actually, it is difficult to find another country outside the EU that has inspired itself so much from our approach to privacy. The Japanese law contains the same core principles, safeguards and individual rights as we know them from our law. These rules are checked and enforced by an independent supervisory authority – the Personal Information Protection Commission – which was also our main interlocutor throughout the adequacy negotiations.

According to the Court of Justice, adequacy does not require a photocopy of our rules; the mechanism can differ, but the overall level of protection has to be essentially equivalent. It is our main benchmark in all the negotiations of possible adequacy decisions with other countries. This is also why we have negotiated a set of additional safeguards, which address the few relevant differences that we have found comparing the European and Japanese systems. We have also obtained the creation of an ad hoc complaint resolution mechanism, easily accessible for EU citizens in the sensitive area of government access to data. All the elements we have negotiated will ensure a high level of protection for data transfers to Japan. This type of convergence with the EU data protection system is exactly what the European Parliament has been calling for. It would thus be very important for your resolution to welcome it.

This brings me to the strategic importance of this decision. As you know, Japan is one of our most important trading partners, and thus the destination of a large volume of data. This underlines both the need for protection and the economic relevance of the adequacy finding. In this process we have engaged intensively with all stakeholders, with the data protection authorities, with the European Data Protection Board, Member States and, of course, with the European Parliament. And this has already helped to clarify and strengthen a number of elements in the decision. I am therefore confident that we can finalise this process and adopt the adequacy decision as soon as possible.

On the Japanese side, the Japanese data protection authority has already finalised its adequacy assessment for the EU and the timing of its decision will be synchronised so that we have both adequacy findings on the same day. Together, these mutual adequacy decisions will create the largest area of safe and free data flows in the world, thus complementing the Economic Partnership Agreement and increasing its benefits. This will also send a strong message to other countries that it is worth bringing their data protection framework closer to ours and, in other words, that convergence pays off. This will also confirm that the EU approach works while we are keeping the parallel tracks of negotiations, and personal data are not part of the trade talks. This proves we can work together to enhance strategic partnership with our allies and support the objective of secure data flows between our economies. In the end, this is a win—win situation – a win for the citizens and a win for the traders.

 
  
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  Christophe Hansen, on behalf of the PPE Group. – Madam President, the EU-Japan EPA is far from being Godzilla, as some have called it in the past. After six years of negotiations, it’s high time we ratified this historical agreement with such a like-minded and outstanding partner. It is time for our businesses, especially SMEs, and our consumers to start enjoying the benefits of this landmark agreement.

Why is this agreement of such importance? Well, for many reasons. First of all, the huge economic gains. The EUR 1 billion tariff cuts for our companies and farmers. Secondly, its chapter on sustainable development, including our renewed commitment to the Paris Agreement. It is a clear win-win agreement that comes at a critical geopolitical moment, where trade wars can be triggered by a simple tweet and unilateral tariffs barriers are raised. Responsibility lies heavily on our shoulders to stand up for our values and our social and environmental standards. I can think of no better ally than the Land of the Rising Sun for such a free, fair and open trade regime.

(Applause from the Visitors’ Gallery)

 
  
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  Puhemies. – Mistähän nämä suosionosoitukset tulivat? En pannut merkille, mutta täällä ei ainakaan tuolta parvekkeelta sallita suosionosoituksia eikä muitakaan ääniä ja eleitä.

 
  
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  Alessia Maria Mosca, a nome del gruppo S&D. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'accordo raggiunto con il Giappone è buono almeno per tre motivi.

Primo, a livello geopolitico l'Unione sta riempiendo il vuoto lasciato dagli Stati Uniti di Trump. Stiamo costruendo un nuovo ordine commerciale globale basato su regole che contrastano gli effetti negativi della globalizzazione.

Secondo, da un punto di vista economico, l'accordo sosterrà il settore agricolo, che avrà un accesso pieno al mercato giapponese, con oltre duecento indicazioni geografiche protette, aiuterà le PMI a internazionalizzarsi, garantirà l'accesso agli appalti pubblici e prevederà un allineamento del Giappone agli standard europei, i più alti a livello globale.

Ma un accordo, per essere buono, deve anche essere sostenibile, e questo accordo lo è: impegna infatti le parti all'implementazione dell'accordo di Parigi, alla ratifica delle convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro, alla tutela delle foreste e del benessere animale.

I trattati commerciali sono uno strumento, non un fine. Il fine è quello di creare migliori condizioni di ricchezza, meglio distribuita, benessere per tutti i cittadini e inclusione sociale.

Questo trattato è buono perché si prefigge di rispondere a tutte queste necessità.

 
  
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  Jan Zahradil, on behalf of the ECR Group. – Madam President, Japan is the world’s third—largest economy, with near—record employment, solid economic growth, perspectives linked to external demand, and an ambitious international trade agenda. It is our strategic partner, our G20 colleague and a hugely important ally on the global stage on various fronts, starting with climate change, the sustainable development goals and WTO reform and defence of rules—based international trade.

We now have a unique opportunity to finalise the ratification process and get the deal approved during this parliamentary term so that it can enter into force as soon as possible. The Commission has redoubled its efforts, the Austrian and also the upcoming Romanian Presidencies are committed to it, and we have to do our best to complete the consent procedure. We have to respect Japan and honour our commitments as soon as possible.

 
  
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  Petr Ježek, on behalf of the ALDE Group. – Madam President, let me begin by emphasising the importance in this current global climate of working ever more closely with like-minded partners across the world. As the Chair of the Delegation for relations with Japan, I can say that Japan has been an extremely reliable partner on the international level. Also in this context, I warmly welcome both agreements. The Strategic Partnership Agreement (SPA) will see the EU and Japan stepping up our cooperation in around 30 areas. The Economic Partnership Agreement (EPA) is certainly the most wide-ranging, largest and most modern bilateral agreement ever achieved.

I would call on my colleagues who are considering not supporting this agreement to ask themselves whether they would also be against promoting cooperation in the world, economic growth in Europe, opening job opportunities to hundreds of thousands of citizens and bringing benefits for consumers. We must not let our Japanese partners down and we must certainly not let ourselves and our citizens down.

 
  
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  Helmut Scholz, im Namen der GUE/NGL-Fraktion. – Frau Präsidentin, Frau Kommissarin, liebe Kolleginnen und Kollegen! Um es ganz klar zu sagen: Die Linksfraktion lehnt das Wirtschaftspartnerschaftsabkommen mit Japan ab, gerade weil wir die langfristige Bedeutung einer strategischen Partnerschaft als gemeinsame Rahmenstruktur für einen gemeinsamen Beitrag zu Stabilität, Frieden und vor allem zur Umsetzung der UN-2030-Agenda für nachhaltige Entwicklung in den nächsten elf Jahren anerkennen.

Wir wollen fairen und ethischen Handel, nicht modernen Freihandel pur. Wir nehmen die von Tausenden von Bürgerinnen und Bürgern und Nichtregierungsorganisationen gut begründeten Sorgen ernst, und genau da hat das Abkommen große Löcher. Zweifellos wird das Abkommen die Verflechtung unserer Ökonomien massiv beschleunigen, aber Digitalisierung und Automatisierung in der Produktion werden den Wettbewerb in vielen Sektoren der Wirtschaft verschärfen und viele Arbeitsplätze kosten. Die notwendigen Strukturanpassungen sehen Sie jedoch nicht mehr in Ihrer Verantwortung. Die sozialen Konsequenzen tragen die Länder und Kommunen.

Die vereinbarten Streitbeilegungsmechanismen sind nicht ausreichend. Wir müssen ehrlicherweise auch anerkennen, dass die billigeren aus der EU nach Japan exportierten Agrarprodukte nicht nur das Warenangebot in Japan bereichern, sondern auch zum dortigen Bauernsterben beitragen werden. Das ist kein Beitrag für eine gerechte Globalisierung und Verteilung von Wohlstand.

Und, Kommissarin Jourová, zu dem wichtigen Bereich des Datenhandels: Wenn wir von globaler Wertschöpfung sprechen: Der fortschrittliche EU-Datenschutz ist in diesem Wertschöpfungsprozess eben nicht abgebildet, weil er nicht Bestandteil und in dem Abkommen abgebildet ist.

Vor dem Hintergrund des zukünftigen mehrjährigen Finanzrahmens ist zu konstatieren, dass sich die Zolleinnahmen der Union durch das Abkommen um 1,6 Milliarden Euro verringern – quasi so viel, als würde Finnland aus der EU austreten.

 
  
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  Klaus Buchner, im Namen der Verts/ALE-Fraktion. – Frau Präsidentin! Das Freihandelsabkommen JEFTA der EU mit Japan ist ein weiterer Schritt weg von der Demokratie zur Diktatur der Konzerne. Der Handel mit Japan ist sicher wichtig, aber dieses Abkommen geht weit über den Handel hinaus. Es greift in unsere elementaren demokratischen Rechte ein. Das betrifft vor Ort die Kommunalpolitik. Ihre Aufgaben wie Schulen, Abfallwirtschaft, Krankenhäuser, Regionalverkehr werden liberalisiert, das heißt, sie sollen so weit wie möglich privatisiert werden. Die Bürger vor Ort sollen diese Aufgaben nicht mehr selbst in die Hand nehmen dürfen. Einmal privatisierte Betriebe sind für immer privatisiert. Sie dürfen nicht mehr in Bürgerhand zurückgegeben werden.

Unsere Regierungen haben auch nicht mehr das Recht, die Sozial- und Umweltgesetze zu erlassen, die sie wollen. Die Gesetze dürfen kein wesentliches Hindernis für den Handel und die Investitionen darstellen, so sagt es das Abkommen. Ein besonders wichtiger Fall ist das Verbot von Gentechnik. Die Europäische Kommission hat es hier versäumt, uns dieses Recht vorzubehalten. Es wäre möglich gewesen, aber die Kommission wollte offensichtlich die Gentechnik bei uns einführen.

JEFTA schafft außerdem Regeln ab, die eine neue Bankenkrise verhindern sollen. Wir brauchen kein Freihandelsabkommen, um faire Handelsregeln durchzusetzen. Die Grundsätze unserer Datenschutzgrundverordnung wurden von Japan schon vor JEFTA übernommen.

(Der Redner ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)

 
  
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  Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE), pytanie zadane przez podniesienie niebieskiej kartki. – Mam wrażenie, że debatujemy nad innym projektem, który Pan teraz ocenił. Mam takie pytanie: jak ta umowa pomiędzy Europą a Japonią ma negatywnie wpłynąć na małe i średnie podmioty, które w tej umowie mają gwarancje do uruchomienia także dla nich rynku w Japonii, w przypadku podmiotów europejskich, i w Europie – dla podmiotów japońskich?

 
  
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  Klaus Buchner (Verts/ALE), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Ich habe nicht von KMU gesprochen, ich habe von der Demokratie gesprochen. Dass hier unsere Rechte zum Teil – nur zum Teil – an Konzerne übergeben werden. Denken Sie nur an die Möglichkeiten, Sozialgesetze, Umweltgesetze frei zu erlassen. Es werden ganz klar Grenzen gesetzt, die der Wirtschaft schaden.

 
  
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  Tiziana Beghin, a nome del gruppo EFDD. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'accordo di libero scambio con il Giappone è il più grande e ambizioso mai firmato dall'Unione europea, e certamente non è perfetto, ma il Giappone è un mercato pieno di opportunità per le nostre imprese.

Fino ad ora queste opportunità si nascondevano dietro a una fitta giungla di barriere tecniche e discriminatorie, che penalizzavano i prodotti e gli investitori europei. E nonostante questo, già allo stato attuale, l'Italia esporta in Giappone molto di più di quanto importa, soprattutto in campo agroalimentare, una situazione che non potrà che migliorare. Per fare un esempio, i dazi giapponesi sulla pasta, i vini e i formaggi passeranno da 24, 15 e 40 a zero. Zero! Un guadagno enorme per chi fa affari in Giappone, mentre i consumatori e gli agricoltori europei saranno protetti, perché gli OGM sono esclusi dall'accordo, così come il riso.

Certo, ci sono anche elementi che non ci convincono: le disposizioni sull'acqua, i servizi finanziari e la protezione dei dati personali sono purtroppo insufficienti ma, nel complesso, i vantaggi in questo caso superano i rischi perché, al contrario di CETA, questo accordo non contiene la clausola ICS, quel meccanismo molto pericoloso che permette alle corporation di fare causa agli Stati, e chiedo alla Commissione di volerlo escludere anche in futuro.

In passato ci hanno accusati di essere no global che si oppongono al commercio, ma il nostro unico interesse è sempre stato difendere i cittadini. E quando ci si trova di fronte a un buon accordo, il nostro voto non può che essere positivo.

 
  
  

ELNÖKÖL: JÁRÓKA LÍVIA
alelnök

 
  
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  France Jamet, au nom du groupe ENF. – Madame la Présidente, mes chers collègues, je ne reviendrai pas, évidemment, en une minute sur les conditions de négociation de ce traité, mais je tiens ici à dénoncer deux éléments scandaleux.

En Polynésie française, où des thoniers géants japonais menacent la pêche artisanale dans le Pacifique Sud. En Méditerranée, où la pêche industrielle illégale japonaise sévit, alors que nos pêcheurs soucieux de la ressource respectent scrupuleusement les moratoires que vous leur avez imposés.

Avant de passer cet accord commercial, la Commission aurait été bien inspirée de demander au Japon de respecter notre souveraineté maritime et nos pêcheurs français. En ne le faisant pas, Bruxelles autorise implicitement les navires-usines japonais à piller nos stocks en Méditerranée, et cela est inadmissible.

Des traités de juste échange qui respectent nos nations, nos entreprises, leurs salariés et l’environnement, c’est ce que revendiquent et exigent légitimement nos compatriotes et les peuples d’Europe, ni plus, ni moins, mais pas moins. Alors entendez-les!

 
  
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  Bruno Gollnisch (NI). – Madame la Présidente, avons-nous vocation à travailler avec le Japon? Nos sociétés, comme la société japonaise, sont des sociétés d’antique civilisation, ce sont des sociétés pacifiques, démocratiques, qui sont soumises d’ailleurs à des problèmes similaires: le déclin de la population, dramatique parfois, son vieillissement et aussi la perte d’importance relative dans la production mondiale.

Je ne reviendrai pas sur l’absence de transparence dans les négociations. Quoi qu’on en ait dit, nous avons été très peu, très mal et très tardivement informés.

Il y a des aspects positifs dans ce rapport pour notre agriculture, dont je ne crois pas qu’elle concurrence les produits japonais, car nos productions sont spécifiques par rapport à celles qui ont cours là-bas. En revanche, pour l’automobile, la situation est infiniment plus périlleuse. Certes, il y a une clause de sauvegarde qui demande à la Commission d’être vigilante. La Commission sera vigilante en cas de déstabilisation, mais que fera-t-elle? Pourra-t-elle revenir sur cet accord? Ce n’est pas évident.

Quant au partenariat stratégique qui vante les louanges du multilatéralisme, en réalité il ne pourra pas désarrimer le Japon du char américain qui constitue, pour le moment, son parapluie de sécurité.

 
  
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  Daniel Caspary (PPE). – Sehr geehrte Frau Präsidentin! Wenn es um den Einsatz für offene Märkte und einen regelbasierten globalen Handel geht, dann können wir uns – wie wir jeden Tag vor Augen geführt bekommen – auf die Vereinigten Staaten leider nicht mehr verlassen.Klar ist also: Es liegt an uns in Europa und an uns Europäern, dass wir regelbasierten Handel global absichern und weiterhin garantieren. Deswegen ist das Handelsabkommen mit Japan unser Weg, unsere europäische Agenda voranzutreiben.

Das Abkommen liefert, was die Kommission versprochen hat: 99 % aller Zölle werden abgebaut, mehr geografische Herkunftsangaben als in jedem anderen Abkommen werden gesichert, und es gibt ein eigenes Kapitel für kleine und mittelständische Unternehmen, was gerade für unsere Mitgliedstaaten extrem wichtig ist.

Wenn Herr Kollege Buchner hier Fake News verbreitet, dann ist das einfach falsch, weil die kommunale Daseinsvorsorge eben nicht angegriffen wird, sondern garantiert bleibt, weil selbstverständlich nach Ablauf einer Konzession jede Kommune wieder selbst entscheiden kann, ob sie eine Dienstleistung der Daseinsvorsorge selber machen möchte oder nicht. Ich bitte Sie: Dass Russland, China und andere Fake News verbreiten, kennen wir. Aber bitte: Mitglieder aus diesem Haus sollten sich das ersparen.

 
  
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  Bernd Lange (S&D). – Frau Präsidentin, Frau Kommissarin! Wir leben in einem globalen Dorf mit globalen Wertschöpfungsketten, und da stellt sich wirklich die Frage, was zu tun ist. Geben wir Konzernen Schmierfett, oder regulieren wir den Markt? Ich bin der festen Überzeugung, dass im Interesse unserer Bürgerinnen und Bürger nur die zweite Option wirklich geschehen kann.

Wenn wir uns das Abkommen angucken, das auf dem Tisch liegt, ist es ein regelbasierendes Abkommen, das Standards setzt, das Verpflichtung zum Umweltschutz enthält und das Verpflichtung zur Einhaltung von Arbeitnehmerrechten betrifft.

Es ist sicherlich nicht perfekt, gar keine Frage. Man kann immer noch Dinge verbessern. Aber es ist ein deutliches Zeichen gegenüber dem Tarifmann auf der anderen Seite des Atlantiks, gegenüber einem, der nicht das Recht zur Geltung bringen will, sondern das Recht des Stärkeren. Deswegen, glaube ich, ist es auch ein wichtiges geopolitisches Zeichen, dass wir hier regelbasierten Handel mit einem verlässlichen Partner durchsetzen wollen. Das ist auch ein Zeichen gegenüber den USA für zukünftige Verhandlungen.

 
  
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  Charles Tannock (ECR). – Madam President, the conclusion of the EU-Japan (Economic) Partnership Agreement which I strongly support is yet another example of the EU’s successful global free trade and political cooperation agenda. It’s also a major rebuff to Brexiteers in my country, who insist that one of the key reasons for leaving the EU is in order to conclude FTAs with important UK trade and strategic partnership countries that the EU is unable to deliver for the United Kingdom. This just isn’t true. Japan is an important trading partner for my country, and it has been a huge source of foreign direct investment (FDI), particularly into the car industry in Britain.

This deal will remove tariffs on over 90% of exports, including all those on fisheries. It will also see Japan recognise EU geographical indicators and contains provisions on services, including financial services, which would have been of particular benefit to the UK, which Brexit now sadly removes forever. It will remain to be seen whether the UK can independently replicate as generous a bilateral deal in the future without the combined clout of the 27 other EU Member States and the promise of access to the world’s largest single market.

 
  
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  Marietje Schaake (ALDE). – Madam President, Japan and the EU are partners in respecting the rule of law, democracy, rules-based trade, multilateralism and openness. This makes the Economic Partnership Agreement and the Strategic Partnership Agreement all the more important in times when strongman politics from Washington to Beijing are challenging the very model that has brought our citizens the highest quality of life. This is a crucial moment for Europe to lead. Does this trade agreement solve all our problems? No, but it will facilitate the flow of goods and services between us in a smart and sustainable way, and it also allows us to work towards setting high standards in the digital economy, towards WTO reform, towards better environmental protection and reaching the 2030 Sustainable Development Goals.

I don’t have to remind you of what is at stake in terms of the threats we face to the rules—based order. To colleagues who do not believe this agreement is perfect, I say that complex agreements never are. But do not let the perfect be the enemy of the good. I look forward to improving our already good relationship with our Japanese friends.

 
  
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  Franz Obermayr (ENF). – Frau Präsidentin! Ein Abkommen zwischen der Europäischen Union und Japan birgt ein großes wirtschaftliches Potenzial. So könnten die Exporte der Europäischen Union nach Japan – nach einer Studie der London School of Economics – um ein Drittel steigen und das bringt wieder in Europa Arbeitsplätze, und das ist zu begrüßen.

Allerdings möchte ich schon auch kritisch anmerken, dass die Kommission wieder einmal, ähnlich wie bei CETA und TTIP, nicht durch Transparenz geglänzt hat, Frau Kommissarin, und wieder mal weitgehend hinter verschlossenen Türen verhandelt hat. Auch die Schiedsgerichtsbarkeit – unabhängig davon, wie man dazu steht – erst nach der Zusage zum Handelsabkommen abzuschließen, ist für mich unverständlich.

Es ist daher für mich schade, dass ein grundsätzlich gutes Abkommen durch Intransparenz, durch Verhandlungen in Portionen – also wieder mal durch das Verhalten der Kommission – in ein schlechtes Licht gerückt wird. Das bedaure ich sehr, speziell im Zusammenhang mit dem wichtigen Abkommen mit Japan.

 
  
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  José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (PPE). – Señora presidenta, señora comisaria, señorías, se ha subrayado en el curso de este debate por diferentes colegas el carácter estratégico de este Acuerdo, que llega en un momento muy particular de nuestro calendario, después de unas largas y arduas negociaciones, después de la reunión del G—20 en Buenos Aires, donde el presidente Trump ha presentado la nueva versión del acuerdo con su país, México y Canadá, y casi al final de esta legislatura.

Creo que hay que felicitar a la Comisión por la conclusión de esta negociación y por su política comercial, que constituye uno de los grandes éxitos de la Comisión Juncker. Lo corroboran los acuerdos con Canadá, los acuerdos con Vietnam, Singapur y México y los mandatos con Australia y Nueva Zelanda. Y también creo que hay que reconocerle a la Comisión el esfuerzo por liderar un orden comercial basado en normas y valores.

La asignatura pendiente, señora comisaria, es el acuerdo con el Mercosur. Espero que después de veinte años aprovechemos esta oportunidad y espero que mañana haya una gran mayoría por este Acuerdo Unión Europea-Japón, que redundará en beneficio de nuestros ciudadanos, dará mayores oportunidades a nuestras empresas y creará más y mejores puestos de trabajo.

 
  
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  Claude Moraes (S&D). – Madam President, Commissioner Jourová was here earlier because, as part of the conclusion of the EU-Japan trade agreement, the Commission is expected to adopt the adequacy decision with Japan by early 2019. With the simultaneous development of an agreement on personal data transfer from Japan to the EU, this will result in the first ever two-way adequacy finding, leading to the creation of the world’s largest area of free and safe data flows. This is to be welcomed, and it was the result of our mission in October from the Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs. It is welcome because new developments in big data robotics and artificial intelligence make it increasingly important that strong data protection systems are in place.

As Commissioner Malmström will know, we have called for further clarification in order to ensure that all personal data are protected when transferred to Japan under the definitions of the GDPR. The GDPR is respected in Japan – we saw it for ourselves – and we believe a strong relationship will be built. We believe that this adequacy decision can send out a strong signal to countries around the world, including Japan of course, that convergence with the EU’s high data protection standards offers very tangible results.

 
  
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  Joachim Starbatty (ECR). – Frau Präsidentin! Ich habe eine Bitte. Vor einigen Tagen bin ich überschwemmt worden mit Spamnachrichten, wonach mir in Tausenden von E-Mails klargemacht wird, welches Verhängnis auf uns zukommt, wenn wir diesem Vertrag zustimmen. Ich bitte doch meine Kollegen, die Kontakte zu diesen Gruppen haben, zu sagen, sie sollen diese Unsitte lassen, uns mit identischen E-Mails zu belästigen.

Ich bewundere Herrn Scholz – Sie sind ein kluger Mann – und Herrn Buchner. Wenn ich so höre, was Sie sagen. Wissen Sie, der Binnenmarkt, den wir haben, wäre nicht zustande gekommen, wenn es nach Ihnen gegangen wäre. Jeder Binnenmarkt bedeutet doch, dass der Wettbewerb schärfer wird. Das ist ja gerade die Möglichkeit für Produktivitätssteigerungen, davon leben wir doch. Ich verstehe einfach nicht, wieso Leute wie Sie, die einen klaren Verstand haben, gegen dieses Abkommen sind. Das sind doch ideologische Vorurteile, die Sie haben, oder, Herr Buchner? Das ist ja gerade kindisch, was ich da höre über Ihre Angelegenheiten. Man muss doch jetzt das Große sehen und es nicht nur im Kleinklein sehen. Ich bitte die Fraktionen, doch einmal das Ganze zu sehen und nicht nur immer kleinklein, sondern die Ideologie beiseite zu lassen und sich der Sache zuzuwenden.

 
  
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  Hilde Vautmans (ALDE). – Mevrouw de voorzitter, commissaris, collega's, morgen gaan we stemmen over de grootste bilaterale handelsovereenkomst waarover de EU ooit heeft onderhandeld, de economische partnerschapsovereenkomst EU-Japan. Er komt een handelszone van maar liefst 600 miljoen consumenten die 40% van de wereldhandel zal vertegenwoordigen.

Europa en Japan geloven in de kracht en de voorspoed van specialisatie en vrijhandel in tegenstelling tot de Amerikaanse president Trump, die liever op zijn eiland zit en protectionisme aanbidt. Wij kiezen voor samenwerking op meer dan veertig terreinen: onderwijs, landbouw, migratie, terrorismebestrijding. En waarom? Omdat wij denken dat we in deze geglobaliseerde wereld meer moeten samenwerken. Omdat we gelijkgezinde partners zijn met dezelfde waarden en normen, maar ook omdat we in dialoog willen gaan over punten waarover we het misschien niet eens zijn. Wij vragen ook aan Japan om de doodstraf af te schaffen. Wij vragen Japan om een verbod op de walvisjacht in te stellen en om een verbod in te stellen om cosmetica te testen op dieren. Collega's, dit is een goed akkoord, goed voor onze bedrijven, goed voor onze landbouw.

 
  
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  David McAllister (PPE). – Madam President, JEFTA is a landmark agreement for global free and fair trade. Remaining committed to a rules-based multilateral order, we are as a European Union proving that trade is about more than just tariffs – it is also about values and principles. Trade is an important part of EU-Japan relations; we have heard this this afternoon. However, securing peace and maintaining stability in eastern Asia is also in our core interest.

In April this year, I headed a Committee on Foreign Affairs (AFET) delegation to Japan, with the objective of identifying areas of common interest in our foreign and security policy. Out meetings in Tokyo clearly demonstrated that Japan and the European Union are like-minded partners; we need to increase our cooperation, including at the global and strategic level. The Strategic Partnership Agreement aims for solutions on common challenges such as climate change, energy supply and threats to security. I believe it is a major step forward and it demonstrates that we, as a European Union, are a reliable and consistent partner and a true global player.

 
  
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  David Martin (S&D). – Madam President, in a turbulent world I warmly welcome these two agreements, which bring stability, both in economic and political terms, to the relations between the European Union and Japan.

As the rapporteur has rightly said, this is not only the largest trade deal done in the world or done by the European Union, but it is also the most progressive. I want to pay tribute to Pedro Silva Pereira for the way that he has pursued the TSD chapter and got assurances from the Japanese in relation to its implementation, and also the way that he has argued with the Japanese about the need to ensure that the two ILO Core Conventions they have not yet signed are ratified as soon as possible and received positive responses from the Japanese in that respect. It is to his great credit that he has pursued these with vigour and I think it makes it easier for us to vote for this report when it comes before us tomorrow.

Finally, I’d like to agree with Charles Tannock that the United Kingdom could never negotiate such a progressive free trade deal on its own. It’s only being part of the European Union that allows us to achieve what we have achieved.

(The speaker agreed to take a blue—card question under Rule 162(8))

 
  
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  Paul Rübig (PPE), blue-card question. – I think it is quite important to see if it is true that whoever is against this EU-Japan agreement is in favour of a war on tariffs. Do you think that those are the two alternatives: either to have an agreement where both sides enjoy a win-win situation or do we enjoy the Trump situation where we have a war on tariffs and trade? What do you think is the best solution for the consumers and for our people in Europe?

 
  
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  David Martin (S&D), blue-card answer. – Of course nobody in their right mind wants a tariff war. The great advantage of this trade agreement, though, is the way it reduces non-tariff barriers, the way it makes it easier for European companies to access the Japanese market. Our problems in competing with Japan have never been about tariffs. It has never been about differing labour standards; it has been about non-tariff barriers, and this agreement goes to the core of that issue.

 
  
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  Christofer Fjellner (PPE). – Fru talman! Stater handlar inte med stater. Människor handlar med människor och morgondagens omröstning borde vara självklar!

Ska vi med frihandelsavtalet med Japan göra det lättare för européer att handla med japaner eller ska vi göra det svårare?

Trots att det är självklart så kommer troligtvis en tredjedel av kollegorna här i Europaparlamentet, och många svenskar, att rösta ”mot” i morgondagens omröstning. Jag är stolt över att i morgon kunna rösta ”för” vad som blir världens största frihandelsavtal omfattande ungefär en tredjedel av världshandeln, avskaffa 99 procent av alla tullar, öppna tjänstemarknader och upphandlingsmarknader, samarbeta för att avskaffa handelshinder och regler som hindrar handeln.

I en tid av protektionism, av Trump och av kinesisk expansion kan vi inte överdriva värdet av just här avtalet. Europa lyser som ett starkt ljus, måhända i ett komplett mörker. Det gör att ansvaret för de som röstar ”nej” i morgon är mycket stort. Det är en ansvarslöshet bortom allt förstånd.

 
  
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  Victor Boştinaru (S&D). – Madam President, it goes without saying that Japan is a likeminded partner. Considering the complex and challenging times we are facing in the global arena, it is strategically important to invest in more cooperation and alignment with Japan on matters from trade to development, foreign affairs and environment. As has been stated before, we the European Union – but overall we, the Socialists and Democrats – have been fighting for a long time now to ensure that this is a significant change in global trade policy and that the new trade agreements benefit not only the few, but the general population. All vulnerable people must be protected, and we must take the necessary measures to mitigate any potential negative effects of globalisation.

This agreement goes in that direction and is better than all others negotiated before. The trade agreement with Japan, as negotiated, allows us to support an open, fair and rule—based WTO system, while promoting the highest standards in the Asian Pacific region, namely in the field of the environment, food safety, consumer protection and labour rights.

 
  
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  Michał Boni (PPE). – Pani Przewodnicząca! Pani komisarz! Podpisanie umowy handlowej z Japonią jest istotne. W czasach zagrożeń protekcjonizmem poszerzanie związków w wymiarze globalnym przynosi korzyści. Dotyczy to również przepływu danych, skoro żyjemy w świecie gospodarki danych. Ale nie można do dzisiejszej debaty i czwartkowego głosowania dodawać w pośpiechu oceny wypełnienia przez Japonię europejskich reguł ochrony danych osobowych – to osobna ścieżka.

Komisja Europejska wykonała dobrą pracę, tworząc podstawy do stwierdzenia odpowiedniego stopnia ochrony danych zgodnie z art. 45 RODO. Japonia zgodnie ze swoimi regułami prawnymi i kulturowymi wypełnia istotę ochrony danych osobowych. To pierwsza taka umowa, to dobry przykład promocji europejskich zasad ochrony danych, to dobry przykład otwartości Japonii na łączenie rozwoju technologii i ułatwień w handlu z wysokimi standardami uznania praw podstawowych. Niepotrzebne w rezolucji są odniesienia do spraw, które nie stanowią problemu w Japonii, bo to nie buduje zaufania między Unią a Japonią. Dlatego składamy poprawki do rezolucji.

 
  
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  Maria Arena (S&D). – Madame la Présidente, Madame la Commissaire, chers collègues, il y a trois ans, vous étiez en grande majorité, dans cette assemblée, et vous aussi, Madame la Commissaire, favorables à un mécanisme qui s’appelle l’ISDS dans les accords commerciaux. Pourtant, aujourd’hui, vous êtes en grande majorité d’accord pour dire que ces ISDS étaient toxiques et donc qu’il n’en faut plus.

Qu’en est-il actuellement du développement durable, des droits sociaux et environnementaux? Encore une fois, aujourd’hui, dans cette assemblée, une majorité d’entre vous sont convaincus que ces droits sociaux et environnementaux doivent être facultatifs dans les accords de libre-échange. J’espère que vous serez amenés, vous, Madame la Commissaire, et vous, mes collègues, à changer un jour d’avis.

En effet, pourquoi, dans l’accord UE-Japon, tous les chapitres sont-ils contraignants avec sanctions, sauf quand il s’agit des droits sociaux et environnementaux? Pourquoi en matière de lutte contre la déforestation, l’Union accepte-t-elle de ratifier un accord avec un partenaire qui est le principal acteur du blanchiment des bois illégaux des forêts d’Asie du Sud-Est? Pourquoi les conventions de l’OIT en matière de droits syndicaux ne sont-elles pas un préalable par rapport à ces accords?

Non, je ne pense pas que cet accord soit un accord de nouvelle génération. Je pense que c’est une opportunité ratée d’inscrire le commerce dans une stratégie qui soit respectueuse du droit social et environnemental.

 
  
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  Jarosław Wałęsa (PPE). – Madam President, this agreement will improve productivity, accelerate GDP growth and create jobs in the EU. Japan is a highly valuable export partner for European farmers and food producers. Therefore, we should welcome that the agreement provides increased export opportunities for EU agri-food products. Also, the agreement will make it easier for EU companies to provide services on the highly lucrative Japanese market. This will give a significant boost to our trade and services.

I have always spoken in favour of the EU-Japan Economic Partnership Agreement as it will boost trade in goods and services as well as create opportunities for investments between the EU and Japan. Now I believe that the European Parliament should give its consent as fast as possible to this agreement, so that we can focus on its implementation so that everyone can make use of it as soon as possible.

 
  
 

„Catch the eye”

 
  
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  Elnök asszony. – Három különböző politikai pártból 11 felszólaló jelentkezett. Mivel 18 perccel vagyunk az éjfélt meghaladó schedule miatt, leszűkíteném a kört Mr. Kellyre, Mr. Pascura és Hadjigeorgiou kollégámra a GUE-ból. Tehát kezdjük a felszólalásokat Mr. Kellyvel, egy perce van mindenkinek, parancsoljon.

 
  
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  Seán Kelly (PPE). – Madam President, this is great news, particularly for European citizens because they are the people who are going to benefit most in the end. There is great credit due to the Commissioners, especially Commissioner Malmström who has worked so hard not just on this agreement but on other agreements across the globe.

I’m very conscious of the work in Singapore, which we hope to ratify in the New Year, and all this is because of good interaction, good engagement and seeing the possibilities. It’s a win-win situation. Let’s not forget, it’s very important for Japan as well as for Europe – and the geographical indications are, I think, particularly important too. I know, for instance, that Irish whiskey is going to be protected in Japan for the first time – a huge opportunity to develop that area, and indeed other agri-food sectors as well.

(Applause)

I’ll bring you some after Christmas!

So I think that we have to emphasise to our citizens that this is a great opportunity for them and that the European Union can work for them when we all pull together. Cheers to that! Irish whiskey to you all!

 
  
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  Ioan Mircea Paşcu (S&D). – Madam President, I am addressing you as a member of the European Parliament Delegation for Relations with Japan. The EU and Japan account for 25% of the world economy and one—third of total world trade. This agreement – the largest ever concluded by the EU – is securing a large part of the economic and world trade system for free trade and multilateralism, now when these principles are not shared as unanimously as before. The Japanese Diet, the lower chamber, has already approved the agreement and the Senate is preparing to do so at the moment.

The agreement has a number of novelties, from dedicated chapters on corporate governance and SMEs, to sustainable development, gender and trade, as well as parliamentary oversight. In conclusion, I encourage my colleagues to vote for this important agreement.

 
  
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  Τάκης Χατζηγεωργίου (GUE/NGL). – Κυρία Πρόεδρε, νομίζω ότι η συνεργασία των κρατών είναι πάντα ωφέλιμη για τους πολίτες τους. Η συνεργασία φέρνει κοντά τους λαούς και τους πολίτες. Νομίζω όμως ότι σε κάθε συγκεκριμένη συμφωνία πρέπει να μην κοιτάζουμε μόνο τα πράγματα από τη σκοπιά του χρήματος. Εγώ θέλω τους πολίτες να συμμετέχουν στην κοινωνική εργασία, να αισθάνονται ότι είναι μέλη μιας εξέλιξης της οικονομίας, να μην αποσπώνται και να μένει το ζήτημα μόνο πάνω στις εταιρείες. Αυτό το πράγμα δεν οδηγεί στην κοινωνικοποίηση των πολιτών. Πρέπει ταυτόχρονα να υπερασπιζόμαστε μέσα από αυτή τη συμφωνία τα ατομικά δικαιώματα και των Ιαπώνων, που θα εξακολουθήσουν να εργάζονται κάτω από τις ίδιες συνθήκες όπως τις σημερινές, τα περιβαλλοντικά δικαιώματα. Θέση μου είναι ότι η συνεργασία πρέπει να υφίσταται αλλά πάντοτε να είναι προς όφελος των πολιτών και όχι μόνον προς όφελος των εταιρειών.

 
  
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  Elnök asszony. – Ezt a mai „Catch the eye”-t nem is zárhatnánk jobban, mint egy nagyon kedves kollegánk felszólalásával. Szólítom Kaufmann asszonyt, aki japánul is fog hozzánk szólni, kérném, hogy fordítsa is, sajnáljuk, hogy nincsen erre a mai alkalomra megfelelő fordítás.

 
  
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  Sylvia-Yvonne Kaufmann (S&D). – Frau Präsidentin! Als Mitglied der Japan-Delegation und mit Blick auf unsere japanischen Freunde möchte ich etwas auf Japanisch sagen. Die Kabine weiß Bescheid.

(Die Rednerin spricht auf Japanisch.)

 
  
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  Elnök asszony. – Nagyon köszönjük! Röviden összefoglalná angolul nekünk, hogy le tudjuk fordítani a nézőinknek is?

 
  
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  Sylvia-Yvonne Kaufmann (S&D). – Entschuldigen Sie, Frau Präsidentin, ich hatte den Text an die deutsche Kabine gegeben und habe gehofft, dass die Übersetzung funktioniert.

Ich habe kurzgefasst gesagt, dass beide Abkommen sehr, sehr wichtig sind, dass ich ihnen deshalb zustimmen werde und dass ich auch davon überzeugt bin, dass in beiden Abkommen große Chancen für die Bürgerinnen und Bürger Japans und der Europäischen Union stecken.

 
  
 

(„Catch the eye” vége)

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL). – Senhora Presidente, vai permitir-me, gostaria de saber qual foi o critério que usou na distribuição da palavra neste procedimento a que acabámos de assistir. Estive neste debate desde o início do debate e foi logo nessa altura que pedi para usar da palavra. A Sra. Presidente acabou de dar a palavra duas vezes a um mesmo grupo político e duas vezes a um mesmo orador e não permite que outros possam intervir. Gostaria de saber qual foi o critério para proceder desta forma.

 
  
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  Elnök asszony. – Kedves Kollega! Az alapján adtam meg a szót, amilyen sorrendben Önök jelentkeztek a pártok közül. Az alapján vontam meg a többiektől a szót, hogy időhiányban szenvedünk. Kérem, hogy mindenki írásban adja be a felszólalását.

 
  
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   You were here from the beginning but somebody put their hand up earlier than you. I am very sorry, I am just saving time for the others and for the interpreters, but thank you very much for drawing this to my attention.

 
  
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  Inmaculada Rodríguez-Piñero Fernández (S&D). – Señora presidenta, yo he estado aquí a las tres de la tarde. He pedido el turno de palabra a las tres de la tarde. Le puedo asegurar que muchos de los que estaban aquí, que han intervenido en el turno de «catch the eye» no estaban. No sé cuál habrá sido el procedimiento para solicitarlo. Yo soy miembro de la Comisión de Comercio Internacional. Este es un debate de comercio internacional y no entiendo, en este caso tampoco, por qué no me ha dado la palabra.

 
  
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  Elnök asszony. – Köszönjük szépen az észrevételét! Azokat választottam, akik nem hagyták el a termet a vita közben, és az Önök csoportjából az alelnöküket választottam a fő beszélőnek, hogyha nem bánja, Pascu urat.

 
  
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  Inmaculada Rodríguez-Piñero Fernández (S&D). – Señora presidenta, no, no me he movido de la sala desde que ha empezado el debate. Es más, he estado en esta sala antes de que terminara el debate anterior. Ese tampoco es un argumento.

 
  
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  Elnök asszony. – Igen, Hölgyem, ezért mondtam, hogy Ön itt volt végig, viszont az alelnöküket választottam, Pascu urat, az Önök csoportjának a fő szószólajaként. Az Ön esetében így döntöttem, az Önök csoportja esetében, tehát ott nem az első felszólalót választottam, és nem is azt, aki végig a teremben tartózkodott, hanem a szocialisták parlamenti alelnökét, Pascu urat.

 
  
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  Cecilia Malmström, Member of the Commission. – Madam President, I would like to thank the honourable Members for this debate. As some of you said, every agreement is a compromise – you give and you take, and sometimes the end result is not exactly as you wanted but rather good.

You may like this agreement or not, but you have to stick to the truth: there is nothing – and I repeat nothing – in this agreement forcing any country of the European Union, or Japan, to privatise public services. Nor is there anything hindering any country of the European Union, or Japan, from taking back privatised services and renationalising them, as long as this is done in a non-discriminatory way. So stick to the truth.

I also want to reject the claim that this is not transparent. Over the past two years, there have been 40 meetings with EU governments and 15 meetings with Members of this House, including the monitoring group. We have published negotiating texts. We have made available detailed reports of each negotiating round. We have had a lot of public meetings, I have attended several of them, and we put the whole text online in July 2017 when it was finalised. There are also many memos and fact sheets, including on a regional basis, and sometimes online, in which you can look at the content of this agreement. So please stick to the truth.

On data adequacy, I also want to say that this House asked for clarifications. We have launched the process to adopt the final decision involving the opinion of our independent data protection authorities and, once that is finalised, which will be very soon, the EU-Japan mutual adequacy decision would confirm our global lead in setting high standards for the benefit of our citizens.

This is an agreement with a friend and an ally. Japan is a strong democracy that shares our values, and together we stand for fair trade, free trade and sustainable trade, based on multilateral rules – and you all know that they are under question today. The agreement opens up fantastic possibilities for our goods, services and agri-food products, Irish whiskey and many others, that can be sold to the benefit of Japanese customers, and for cooperation in many areas beyond traditional trade. We have had a focus, jointly, on SMEs to try to help them in this regard.

I have learned during these negotiations that we have much more in common with our Japanese friends than maybe we thought a few years ago. I am confident that the trade agreement and the strategic partnership agreement will give us a framework for developing areas of cooperation that are already ongoing, and many others as well, and that we will set a high standard for the world. So, I hope all of you will feel, or at least most of you will feel, that you can vote in favour of this tomorrow so that it can enter into force early next year. Thank you very much for a good debate.

 
  
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  Alojz Peterle, poročevalec. – Gospa predsednica, hvala lepa za pozorne besede vsem razpravljavcem, vsem kolegom. Hvala za dodatne osvetlitve, predvsem pa za zelo enotno mnenje, da gre za velik projekt, za velik dosežek in za veliko priliko.

Vesel sem, da velika večina razume veliko sliko. In pričakujem, da bo jutri prevladala velika slika in velika ambicija.

To si evropsko gospodarstvo, evropski državljani in japonski državljani tudi zaslužijo. In odgovor na globalizacijo so partnerstva, ki delijo iste vrednote, ista načela in ista pravila.

 
  
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  Pedro Silva Pereira, Rapporteur. – Madam President, I am glad to see such wide support from the major political groups for this agreement and my draft resolution. I see it in part as a result of our fruitful cooperation. Of course, I respect all the opinions expressed during the debate but I have to say that some of the arguments used against the agreement simply disregard its content – and that goes not only for this idea of privatisation of public services but also for the undermining of democratic basic rights, because the right to regulate is clearly protected in this agreement.

Others say that this agreement is only about free trade: on the contrary, this is a sound economic partnership agreement with a sustainable development chapter and important and binding environmental, labour and consumer-protection provisions. And some even say that this agreement will affect the wellbeing of Japanese farmers – meaning, of course, that it is perhaps too good for European farmers. Well, I’ve heard a lot of debate on other trade agreements because they might affect rural development and jobs in the agricultural sector, and now this agreement is deemed too good for European farmer!

I think, on the contrary, that we have good reasons to be in favour of this agreement, because it is economically important, it is strategically important, it is a step forward regarding sustainable development, and it gives us a chance, as Parliament, to send a clear message in favour of the progressive and full use of the agreement’s potential. Let us not miss this opportunity tomorrow.

 
  
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  Elnök asszony. – Egy állásfoglalásra irányuló indítványt juttattak el hozzám az eljárási szabályzat 123. cikkének (2) bekezdésével összhangban.

A vitát lezárom.

Az EU–Japán stratégiai partnerségi megállapodásról szóló jelentés szavazására 2018. december 12-én, szerdán kerül sor.

A személyes adatok Japán által kínált védelmének megfelelősége című bizottsági nyilatkozat szavazására 2018. december 13-án, csütörtökön kerül sor.

Írásos nyilatkozatok (162. cikk)

 
  
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  João Ferreira (GUE/NGL), por escrito. – “Karoshi” é a expressão japonesa para designar a morte por exaustão. Uma situação infelizmente bem conhecida no Japão, resultado de elevados níveis de exploração, de longuíssimas jornadas de trabalho, com várias horas de trabalho não pago. É com este país – que não ratificou até hoje várias convenções da Organização Internacional do Trabalho (OIT), como as relativas a direitos laborais fundamentais – que a União Europeia assinou um acordo de livre comércio que, objetivamente, criará uma pressão para degradar os direitos laborais e os salários dos trabalhadores europeus.

Sublinhe-se que a União Europeia não coloca sequer como exigência para a entrada em vigor do acordo a prévia ratificação das convenções da OIT por parte do Japão. Será um acordo, mais um, feito à medida dos interesses das multinacionais das principais potências europeias e das multinacionais japonesas. Multinacionais cujas estratégias de deslocalização poderão deixar um rasto de destruição e desemprego nalguns países.

Este acordo não foi sequer alvo de uma análise específica detalhada por país do impacto nos respetivos sectores produtivos. Significativamente, é apoiado pela direita e pela social-democracia, que proclamam mil e uma virtudes mas querem fugir à ratificação nos parlamentos nacionais. Assim se vê o escrúpulo democrático de quem está sempre pronto a defender os interesses do capital e a atacar os trabalhadores.

 
  
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  Anna Elżbieta Fotyga (ECR), in writing. – I cordially welcome the EU-Japan trade deal, which represents a robust instrument and a significant enabler for deepening long—term, strategic cooperation between the EU and Japan. The arrangement underlines the continued relevance of rules—based and open international trade. Throughout the SEDE mission to Japan last year, I had an opportunity to meet with representatives of the Japanese parliament (Diet), government, think—tanks and defence industry. We discussed the future of EU—Japan cooperation, Japan’s contribution to EU missions and operations as well as Japan’s ongoing security and defence reforms, North Korea’s nuclear weapons program and the tensions in the South and East China Seas. The EU and Japan share core interests in a broad variety of regional and global economic and security matters. These interests entail addressing barriers to free trade and security challenges through soft mechanisms, close cooperation and enduring friendship.

 
  
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  Dietmar Köster (S&D), schriftlich. – Ein fairer Welthandel ist notwendig. Freihandelsabkommen können ein guter Hebel sein, um weltweit beispielsweise bessere Arbeitnehmer*innenrechte und Umweltschutz voranzutreiben. Diesen Ansprüchen wird das Freihandelsabkommen mit Japan allerdings nicht gerecht.

Das JEFTA hat durchaus einige positive Punkte. Ich begrüße ausdrücklich, dass die Umsetzung des Pariser Klimaschutzabkommens von 2015 in einem eigenen Kapitel im Vertrag aufgenommen worden ist und damit deutlich über das CETA hinausgeht.

Es ist jedoch nicht akzeptabel, dass Japan nur sechs der insgesamt acht IAO-Kernarbeitsnormen ratifiziert hat. Besonders wenn man davon ausgeht, dass ein Freihandelsabkommen einen verstärkten Wettbewerbsdruck nach sich zieht, bilden diese Regeln einen unerlässlichen Mindestschutz vor dem Abbau von Sozialstandards. Außerdem kritisiere ich, dass man im JEFTA die Möglichkeit einer strengeren Klima- und Umweltschutzpolitik nicht nutzt. Es wurden wieder keine Sanktionsmöglichkeiten im Fall von Verstößen aufgenommen. Darüber hinaus existiert kein einklagbares Recht für Arbeitnehmer*innen.

Das Abkommen ist von einer demokratiefeindlichen Haltung geprägt, die politische Gestaltungsmöglichkeiten einschränken will, sofern sie negative Auswirkungen auf den Freihandel haben. Das macht es auf nationaler und kommunaler Ebene schwierig, neue Umwelt- oder Arbeitsschutzregeln zu erlassen, da diese als „nichttarifäres Handelshemmnis“ gelten können.

Die Möglichkeit, Globalisierung zu gestalten und die Kluft zwischen Gewinnern und Verlierern des Welthandels zu schließen, wurde mit JEFTA erneut verpasst. Daher sollten wir das Abkommen ablehnen.

 
  
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  Urmas Paet (ALDE), kirjalikult. – Jaapaniga sõlmitavad lepingud (strateegiline partnerlus ja majanduskoostöö) tugevdavad ELi ja Jaapani kahepoolseid suhteid. Suurendatakse koostööd mitmes valdkonna, nagu välispoliitika ja julgeoleku küsimused, ränne, kliimamuutused, küberohud jne.

Vabakaubandusleping aga seni suurim ELi poolt sõlmitud selline leping ning pakub ELi toodete eksportimiseks olulisi võimalusi, rakendades samas meetmeid kõige tundlikumate toodete kaitsmiseks. Lepinguga on hõlmatud muu hulgas autod, riigihanked, põllumajandustooted, toiduained jne.

ELi ja Jaapani ühine visioon globaalsete probleemide lahendamisel hõlmab terviklikku ja sidusat diplomaatilist, majanduslikku, kultuurilist ja julgeolekualast käsitlust. Jaapani roll ka piirkondlike probleemide lahendamisel on oluline, sh rahu edendamine Korea poolsaarel, merendus- ja territoriaalvaidluste lahenduste saavutamine Ida-Hiina ja Lõuna-Hiina merel ja ka näiteks ASEANi suutlikkuse suurendamine.

 
  
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  Marijana Petir (PPE), napisan. – Ribarstvo značajno sudjeluje u izvozu prehrambenih proizvoda Republike Hrvatske. Vrijednost izvoza proizvoda ribarstva viša je od vrijednosti uvoza zahvaljujući izvozu naše tune i to upravo u Japan. Sporazumom o gospodarskom partnerstvu između EU-a i Japana predviđaju se nove tržišne mogućnosti, kao što su sniženja carina te veća dostupnost tržišta za male i srednje poduzetnike.

Iako će hrvatski poljoprivredni i prehrambenih proizvodi imati lakši pristup japanskom tržištu, nažalost, čini se kako to nije iskorišteno na najbolji mogući način. Naime, Sporazumom o gospodarskom partnerstvu predviđa se zaštita 205 europskih oznaka zemljopisnog podrijetla među kojima nema nažalost niti jednog hrvatskog proizvoda.

Smatram da je važno da se naši proizvodi s oznakom zemljopisnog podrijetla koji su već prepoznatljivi na europskom tržištu plasiraju i u druge zemlje. Sporazumi donose nove mogućnosti za naše proizvođače i hrvatsku poljoprivredu, a Hrvatska kao punopravna država članica mora imati svoje mjesto u trgovinskim sporazumima koje EU sklapa s drugim državama.

Očekujem od nadležnih u hrvatskoj Vladi da se angažiraju oko ovog pitanja jer je nedopustivo da nema hrvatskih proizvoda s oznakom zemljopisnog podrijetla u trgovinskim sporazumima EU-a i drugih zemalja.

 
  
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  Monika Smolková (S&D), písomne. – Dohoda o hospodárskom partnerstve (DHP) medzi Európskou úniou a Japonskom má veľký strategický význam. Je to najdôležitejšia dvojstranná obchodná dohoda, ktorú EÚ uzavrela a ktorá predstavuje takmer tretinu svetového hrubého domáceho produktu (HDP), takmer 40 percent svetového obchodu a viac ako 600 miliónov ľudí. Som presvedčená o tom, že dohoda predstavuje vyvážený a komplexný výsledok významnej hospodárskej hodnoty pre EÚ, jej občanov a podniky. Hlasovala som za správu, pretože v dohode sa stanovujú nové trhové príležitosti, najmä pre odvetvia, ktoré z obchodných dohôd zvyčajne nemajú veľký prínos (napr. poľnohospodárstvo). DHP obsahuje niekoľko nových prvkov, ako napríklad záväzok dodržiavať Parížsku dohodu o zmene klímy a osobitné kapitoly o správe a riadení spoločností a MSP. Dohoda v plnej miere rešpektuje aj právo regulovať a chrániť verejné služby. Verím, že dohoda má potenciál prispieť k vytváraniu udržateľného rastu a dôstojných pracovných miest pri súčasnom presadzovaní hodnôt Únie a dodržiavaní prísnych noriem v oblastiach, ako je bezpečnosť potravín, ochrana životného prostredia a pracovné práva.

 
  
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  Michaela Šojdrová (PPE), písemně. – Jednoznačně podporuji dohodu o hospodářském partnerství mezi EU a Japonskem. Po krachu jednání TTIP je EU velmi úspěšná v uzavírání obchodní dohod s klíčovými zeměmi a geopolitickými spojenci. Po Kanadě následuje tedy Japonsko, třetí největší světová ekonomika. Objem vzájemného obchodu je již nyní velmi významný. V EU na něm závisí až 600 000 pracovních míst. Díky této dohodě se ale tato čísla mohou výrazně zvýšit: vývoz EU do Japonska může být až o 34 % vyšší. Levice straší volným obchodem a ústupem od regulačních standardů apod. Strašila tak u TTIP, u CETA a jinde. Ukazuje se, že se jedná o plané obavy. Dohoda EU-Japonsko bude nejvýznamnější obchodní dohoda světa a velký zájem na ní má i česká ekonomika.

 
  
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  Romana Tomc (PPE), pisno. – Kot podpredsednica delegacije za odnose z Japonsko bi rada najprej čestitala poročevalcem, še posebej kolegu Peterletu in vsem, ki ste ta sporazum pripravljali.

Trgovina s storitvami med Evropsko unijo in Japonsko je v stalnem porastu in projekcije kažejo, da se bodo transakcije v prihodnosti še povečevale. Japonska je bila vedno naš partner na vseh področjih. Verjamem, da bo ta sporazum omogočil še boljši in lažji dostop nekaterim evropskim storitvenim podjetjem na japonski trg. Vsi smo seznanjeni z napovedmi o ohlajanju naših gospodarstev, zato bo vsaka možnost za nove zaposlitve v prihodnosti dobrodošla. Japonska je četrti največji trgovinski partner Evropske unije.

Pozivam kolege, bodimo odgovorni, jutri podprimo sporazum in s tem omogočimo novo obdobje našega prijateljstva z Japonsko. Naj zaključim s pregovorom, ki ga menda poznajo vsi jeziki, tudi japonski: kar bomo sejali, to bomo želi. Naj naše sodelovanje obrodi bogate sadove.

 

15. Sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sul caso di Selahattin Demirtas (discussione)
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  Elnök asszony. – A következő pont a Bizottság alelnökének/az Unió külügyi és biztonságpolitikai főképviselőjének nyilatkozata, Az Emberi Jogok Európai Bíróságának ítélete Selahattin Demirtaș ügyében (2018/2980(RSP))

 
  
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  Federica Mogherini, Vice-President of the Commission / High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy. – Madam President, the fate of Selahattin Demirtaş is an issue which, I believe, lies close to the hearts of many of us. He has been for long years an interlocutor for many and a key figure in Turkey’s democratic debate. So today we are discussing not just the fate of a human being, which is probably the most important thing the Chamber can discuss, but also the state of Turkey’s democracy. We are discussing the individual and collective rights of all Turkish citizens.

In the past two years, we have witnessed the detention of elected politicians, journalists and academics. We are well aware of the incredible challenge that Turkey faced, back in July 2016, with the attempted coup d’état but today the state of emergency is over and this should be the time to strengthen Turkey’s democracy. The independence of Turkey’s judiciary is being undermined. Fundamental rights such as the presumption of innocence are often ignored and violated.

On the one hand, the case of Mr Demirtaş reflects these wider trends and, on the other hand, this case is quite unique. Demirtaş is a Member of Parliament, a former presidential candidate, the Co-Chair of his party and a democratically elected leader. His case is about pluralism in Turkey and the right of every individual freely to take part in their country’s democratic life, and, for this reason too, we have followed his case since his detention more than two years ago. On the day of his detention, Commissioner Hahn and I described him as ‘our trusted and valued interlocutor’, and I believe many in this Chamber will share these views.

As you know, I raised this case again, in public and in private, during my last meeting with Foreign Minister Mevlüt Çavuşoğlu at the High Level Political Dialogue in Ankara last month. That, by the way, was a very fruitful, open and constructive meeting, and I’m very happy about that. This was just two days after the ruling by the European Court of Human Rights which we are discussing today. The Court had ruled that Mr Demirtaş’ extended detention violated the European Convention on Human Rights. As Commissioner Hahn and I said in Ankara, just a couple of weeks ago during this meeting, we expect the Turkish authorities, including the Turkish judiciary, to follow up in an appropriate manner on the recommendations by the Council of Europe and on the rulings by the European Court of Human Rights. We expect to see concrete progress in Turkey on the rule of law and fundamental freedoms, including those of Mr Demirtaş.

The Court in this case has described his detention as an unjustified interference with the free expression of the Turkish people’s opinion and with his right to be elected and to sit in Parliament. The Court found, ‘beyond reasonable doubt’ that his time in prison had the purpose to suffocate pluralism and Turkey’s democratic debate.

Let me remind everyone that the European Convention on Human Rights does not belong to the European Union nor to any of our Member States. It is the result of work done in the 1950s by the Council of Europe, and Turkey is a proud founding member of the Council of Europe. The European Convention on Human Rights is embedded in Turkey’s domestic law so this is a violation not of a recommendation from the European Union but of Turkey’s own laws, principles and values.

Mr Demirtaş’ legal status has changed now, following a recent ruling in another case by a Turkish court of appeal. Nonetheless, I believe that it is not only Turkey’s responsibility but also in Turkey’s interest to follow up immediately on rulings by the European Court of Human Rights.

This is not just about Turkey’s status as a candidate country. I would like to be very clear on this. I believe it is about the kind of country the Turkish people and citizens want and deserve: a country with stronger institutions, a more inclusive country, and a country where all the people of Turkey can find their place and contribute to Turkish society’s collective progress. What we would like to see, as the European Union, is a strong, free, secure, prosperous and democratic Turkey as a key neighbour and partner in our region, not just as a candidate country. It is in our shared interest to contribute to this, and all the Turkish people should know that they can count on the European Union to be at their side for a secure, democratic, free and prosperous Turkey.

 
  
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  Kati Piri, on behalf of the S&D Group. – Madam President, opposition leader Selahattin Demirtaş is facing a maximum sentence of 183 years. He is jailed, his freedom of expression is curtailed, and so is his right to politics. And for what? For representing millions of people in Turkey who want peace, millions of people who want to continue their struggle for equal rights through democratic means, and for being the voice of Kurdish – and Turkish – youth who are fed up with the decades-long bloodshed.

The European Court of Human Rights last month unanimously ruled for his immediate release. To say it in the words of the Court: ‘It is beyond reasonable doubt that the Demirtaş detention had pursued the predominant ulterior purpose of stifling pluralism and limiting freedom of political debate.’ This is the definition of a political prisoner. This is the reason why President Erdoğan has no plans to release his political opponent. It’s easier to rule without an opposition, without free press, and without civil society.

Dear Başak, when you are in the court tomorrow to testify in the show trial against your husband, know that you have the European Parliament behind you. We will not forget him, and we will continue to demand justice. Selahattin, we are with you.

 
  
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  Marie-Christine Vergiat, au nom du groupe GUE/NGL. – Madame la Présidente, Madame la Haute représentante, depuis sa prison, Selahattin Demirtas nous a écrit pour nous demander soutien et solidarité. Demain commencera à Ankara un nouveau procès, auquel ma collègue Anne-Marie Mineur assistera. Comme tant de Kurdes et de progressistes en Turquie, M. Demirtas a été arrêté il y a plus de deux ans. Il a fait l’objet de 29 enquêtes et risque jusqu’à 150 ans de prison. L’essentiel de l’accusation repose sur des discours tenus pour soutenir le processus de paix en Turquie, que l’Union européenne a accompagné.

Hier encore, à Diyarbakir et à Batman, une cinquantaine de personnes ont été arrêtées. Leur crime: soutenir la grève de la faim d’une autre députée kurde, Leyla Güven. C’est pourquoi la décision circonstanciée, dont vous venez de nous parler, de la Cour européenne des droits de l’homme, demandant la mise en liberté dans les plus brefs délais de M. Demirtas au motif que sa détention provisoire illimitée portait atteinte au pluralisme et au libre jeu des débats démocratiques, a apporté comme un vent d’espoir. M. Erdoğan a dit que ce n’était pas une décision contraignante, en bafouant le droit du Conseil de l’Europe.

Nous avons demandé ce débat parce que M. Demirtas est effectivement un symbole de ce qui se passe en Turquie, et pour vous demander comment, concrètement, vous pouvez agir pour faire respecter la décision de la Cour européenne des droits de l’homme.

 
  
  

VORSITZ: RAINER WIELAND
Vizepräsident

 
  
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  Jordi Solé, on behalf of the Verts/ALE Group. – Mr President, HDP Co-Chair Demirtaş must be immediately released. According to the European Court of Human Rights ruling, which is binding, the fact that he was in pre-trial detention during two electoral campaigns for the constitutional referendum and for the presidential election did not just undermine his political rights, but also the rights of the citizens to be represented. This, therefore, undermines pluralism and democracy itself.

When state authorities abuse pre-trial imprisonment to silence opponents and limit freedom of political debate, we cannot remain silent. Nor should we remain silent waiting for another ECHR ruling concerning similar situations that exist today in the EU: for example, those of the Catalan political prisoners in pre-trial detention who are also MPs who cannot exercise their duties as elected politicians, and some of them were even prevented from participating in the electoral campaign. We will stand by human rights, or again we will be recklessly using double standards.

 
  
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  Der Präsident. – Es folgen nun die spontanen Wortmeldungen. Ich bedaure sehr, dass ich mehr Wortmeldungen habe, als wir berücksichtigen können. Ich bitte um Nachsicht.

Spontane Wortmeldungen

 
  
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  Jiří Pospíšil (PPE). – Pane předsedající, já jsem velmi pozorně poslouchal vystoupení paní vysoké představitelky, velmi se s ním ztotožňuji. Ten problém má dvě roviny, stav lidských práv v Turecku a potlačování opozice a pak je ta druhá rovina, na kterou bychom neměli zapomínat, že Turecko přestává respektovat rozsudky Evropského soudu pro lidská práva. To je velmi smutná zpráva, že byť Turecko, jak bylo řečeno, je zakládající člen Rady Evropy, tak závazky, které na sebe vzalo, v tuto chvíli velmi relativizuje a zpochybňuje. My bychom na to měli reagovat. Zaprvé, měli bychom se jasně postavit za vůdce opozice, jasně bychom měli označit jeho procesy za politické. Měli bychom také řešit otázku nerespektování rozsudku Evropského soudu pro lidská práva. Tady mám dotaz na paní komisařku: Co tedy bude dělat Komise, pokud tento jev bude narůstat a Turecko se bude dále vydělovat z evropských právních tradic a nebude respektovat rozhodnutí této soudní instituce?

 
  
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  Julie Ward (S&D). – Mr President, the ruling of the European Court of Human Rights was a step in the right direction and certainly confirmed what our political family, the Socialists and Democrats, have been saying since Demirtas was first imprisoned. It is important that the Court called for his release and we will continue to advocate for the rights of HDP, our sister party.

I am, however, very worried about the uncertainty regarding the implementation of this ruling. The Turkish authorities have been very clear about their intention to disregard this ruling and to keep Demirtas in prison on the basis of other charges. I urge Turkey to implement this ruling. The situation of rule of law in the country is extremely worrying as the independence of the judiciary is questionable. As a friend of Turkey and a friend of the Kurdish people, I will continue to stand by Demirtas and all the other politicians, academics and journalists and human rights defenders that are currently attacked and imprisoned by the Turkish State.

 
  
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  Νότης Μαριάς (ECR). – Κύριε Πρόεδρε, η απόφαση του Ευρωπαϊκού Δικαστηρίου Ανθρωπίνων Δικαιωμάτων για την υπόθεση του Ντεμιρτάς, που επί της ουσίας διατάσσει την απελευθέρωσή του, αποτελεί ένα ράπισμα για τον Ερντογάν, ένα ράπισμα για το αυταρχικό καθεστώς στην Τουρκία, στην Τουρκία όπου, όπως γνωρίζουμε, υπάρχει μια απέραντη φυλακή. Όλοι οι αντιφρονούντες έχουν μπει στη φυλακή. Βέβαια, ο Ερντογάν λέει ότι δεν θα εφαρμόσει την απόφαση. Είναι γνωστό ότι η Τουρκία είναι ένα κράτος το οποίο δεν εφαρμόζει το δίκαιο, ένα κράτος το οποίο απειλεί την Ελλάδα συνεχώς, ένα κράτος το οποίο έχει καταλάβει το 37% του κυπριακού εδάφους και ήρθε η ώρα, όχι μόνο για την υπόθεση Ντεμιρτάς αλλά συνολικά για την παράνομη δράση της Τουρκίας, να ληφθούν μέτρα, να επιβληθούν κυρώσεις, να γίνει διακοπή των ενταξιακών διαπραγματεύσεων, να επιβληθεί εμπάργκο στις εξαγωγές αγροτικών τουρκικών προϊόντων στην Ευρωπαϊκή Ένωση.

 
  
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  Τάκης Χατζηγεωργίου (GUE/NGL). – Κύριε Πρόεδρε, να συγχαρώ καταρχήν το Δικαστήριο Ανθρωπίνων Δικαιωμάτων για την απόφασή του, την κυρία Επίτροπο, την κυρία Piri και όλους τους συναδέλφους για το ψήφισμα που μάλλον θα περάσει αύριο. Την επόμενη εβδομάδα θα συνεδριάσει η μεικτή επιτροπή Ευρωπαϊκής Ένωσης-Τουρκίας στην Άγκυρα. Θα μεταφέρουμε εκεί και την απόφαση του Ευρωπαϊκού Δικαστηρίου και την απόφαση που θα λάβει αύριο το Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο για το ψήφισμα που θα καλεί την Τουρκία να απελευθερώσει αυτό τον άνθρωπο, ο οποίος το μόνο που έκανε είναι να υπερασπιστεί τον λαό του, τα δικαιώματα του λαού του. Όμως τίθεται νομίζω ένα ερώτημα: Τι άλλο πρέπει να κάνει η Επιτροπή για να είμαστε αποτελεσματικοί; Είναι φανερό ότι τα λόγια δεν πιάνουν στα αφτιά του κυρίου Ερντογάν. Από τη μια μπαίνουν από την άλλη βγαίνουν. Πρέπει να δούμε τι μέτρα μπορεί να ληφθούν, αλλιώτικα θα μας μείνουν οι αποφάσεις.

 
  
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  Γεώργιος Επιτήδειος (NI). – Κύριε Πρόεδρε, με βάση την εμπειρία που έχουμε σχετικά με τον τρόπο με τον οποίο παραβιάζονται όλες οι αρχές του κράτους δικαίου στην Τουρκία, δεν πρέπει να έχουμε την παραμικρή αμφιβολία ότι και η περίπτωση του Ντεμιρτάς θα χρησιμοποιηθεί από τον Ερντογάν με τρόπο ώστε να αποκομίσει όσο περισσότερα οφέλη μπορεί από την Ευρωπαϊκή Ένωση. Εκείνο το οποίο πρέπει να επισημάνουμε είναι ότι, όσο η Ευρωπαϊκή Ένωση ανέχεται την Τουρκία και ανέχεται να υποκύπτει στις απειλές και τις πιέσεις της, δεν πρόκειται να αλλάξει κάτι από τη συμπεριφορά της. Και διερωτώμαι τι έχουν να πουν στον τουρκικό λαό όλοι αυτοί οι οποίοι χύνουν τώρα κροκοδείλια δάκρυα και κόπτονται δήθεν για τις ελευθερίες και για τη δημοκρατία στην Τουρκία. Εάν συνεχίζουμε να αντιμετωπίζουμε την Τουρκία με αυτή την ανοχή, δεν θα επιτευχθεί τίποτε και απλά και μόνο θα κοροϊδεύουμε τον δυστυχή τουρκικό λαό. Εμάς όμως κανείς δεν μας κοροϊδεύει σχετικά με το θέμα αυτό.

 
  
 

(Ende der spontanen Wortmeldungen)

 
  
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  Federica Mogherini, Vice-President of the Commission / High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy. – Mr President, I shall contribute to your efforts to manage time by simply thanking those of you that bothered enough to come into this Hemicycle and take the floor to support the work we have done and the positions we have taken during these years in defence of all those in Turkey who have worked and continue to work for human rights and democracy. It is not always an easy task, but we believe it is something we do not do against Turkey, but for Turkey and for all Turkish citizens that aspire to a different kind of life.

Many of us have considered and still consider Demirtaş an interlocutor, and I had the chance to express publicly in Ankara just a couple of weeks ago the expectation we have – Commissioner Hahn and I, in the name of the European Union – to see the decision of the court implemented by the Turkish authorities. No clear position could have been expressed publicly at that moment, and I thank this Hemicycle for supporting that position. The work will continue.

 
  
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  Der Präsident. – Die Aussprache ist geschlossen.

 

16. Relazione annuale sull'attuazione della politica estera e di sicurezza comune - Relazione annuale sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune (discussione)
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  Der Präsident. – Als nächster Punkt der Tagesordnung folgt die gemeinsame Aussprache über

– den Bericht von David McAllister im Namen des Ausschusses für auswärtige Angelegenheiten über den Jahresbericht über die Umsetzung der Gemeinsamen Außen- und Sicherheitspolitik (2018/2097(INI)) (A8-0392/2018) und

– den Bericht von Ioan Mircea Paşcu im Namen des Ausschusses für auswärtige Angelegenheiten über den Jahresbericht über die Umsetzung der Gemeinsamen Sicherheits- und Verteidigungspolitik (2018/2099(INI)) (A8-0375/2018).

 
  
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  David McAllister, Rapporteur. – Mr President, with this year’s Annual Report on the Common Foreign and Security Policy, we have identified the major issues our Union faces and we also outline possible ways forward. The EU security environment is today more volatile, more unpredictable, more complex and more ambiguous than at any time since the end of the Cold War. We have often heard the High Representative telling us about this in this plenary.

We all know that we are confronted with a number of interstate conflicts, also in our immediate neighbourhood, with terrorism, failed states, cyber attacks and hybrid warfare. The European Union has a growing responsibility to safeguard its own security, while, on the other hand, defending its interests and values in the world. The time indeed has come for the EU to take its destiny into its own hands and embrace its role as a fully-fledged sovereign, political and economic power in international relations.

Colleagues, we all know that no single EU Member State can respond effectively to today’s global challenges on its own. We must continue to promote our European values while staying committed to multilateralism, a rule-based international order and economic cooperation.

I would like to highlight two very important aspects that should shape the EU’s foreign policy in the future. The first aspect is the so-called integrated approach to external conflicts and crisis as a framework for a more coherent and holistic engagement by the EU. The European Union is a major player when it comes to diplomacy, trade, development cooperation, humanitarian aid and – step-by-step – also in the field of security and defence. However, our Union should act strategically by using its wide array of policies and instruments to respond to the challenges in our direct neighbourhood and beyond. The second aspect concerns the effectiveness of the EU’s decision-making process in foreign policy. As a Union, I believe we should be able to reach positions by qualified majority voting in the Council; the need for unanimity keeps us from being able to act credibly on the global stage. Would this entail amendments to the Treaty? I believe not, because Article 31 already allows the European Council to determine which decisions may in the future be taken by a qualified majority.

Colleagues, as this is a joint debate on both reports, a short remark on the European Union’s Common Security and Defence Policy by my colleague Mr Paşcu. Soft power and institution- building alone cannot be sufficient to exert influence in a world where power politics is increasingly significant. The effectiveness of the EU’s foreign policy will depend on an adequate combination of soft and hard power tools. Looking to the left of the plenary, becoming a credible hard power does not mean militarising the European Union; we should rather become more autonomous and live up to our global responsibilities.

Yes, Federica Mogherini, the European Union’s Common Security and Defence Policy is on track. PESCO has been launched to strengthen our security and defence, with 25 Member States participating. Moreover, the European Commission has proposed an EUR 13 billion European Defence Fund for the years 2021 to 2027 to increase our strategic autonomy, to bolster our ability to protect our citizens and to make the EU a stronger global actor. With today’s debate and tomorrow’s vote on the EDF, this Parliament can send out a strong signal in support of the Fund.

Finally, I would like to thank my shadow rapporteurs for their good and fruitful cooperation. It was, and is a pleasure, to witness that at least the larger political groups in this House act in concert towards a stronger Common Foreign and Security Policy of our Union.

 
  
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  Ioan Mircea Paşcu, Rapporteur. – Mr President, Madam High Representative, I think you know that the old order is over. The post—Second World War order is ending. We are confronted with systemic challenges in which multilateralism stands to be substituted by unilateralism, free trade by protectionism and solidarity by self-interest, and the problem is that the kind of global challenges we stand confronted with require global answers, which are difficult to get in an increasingly fragmented international system.

The report starts with an analysis of the strategic environment and underlines the importance of the transatlantic bond. I think you know that, here, it’s an appeal to everybody to try to preserve the functioning of the transatlantic bond, trying to separate the influences coming from the commercial area into the security area.

We also mention the recent activities and policies of Russia, which have reduced stability and changed the security environment. In all this picture, common security and defence policy is one of the useful tools for addressing many of these challenges. It would be used more efficiently and in coherence with other external and internal instruments. The security of EU Member States is deeply interconnected, and the need for cooperation – although recognised – requires more to be done in that the respect.

Common Security and Defence Policy (CSDP) is reflecting an increased investment in security and defence as a matter of urgency, as it is requested in the global strategy, and we are asking you now to look seriously for the 2% to be allotted from the GDP for defence. We welcome the creation of a dedicated heading for defence in the Commission’s Multiannual Financial Framework proposal and, in particular, the establishment of a budget line from which the European Defence Fund and military mobility projects should be funded. This will require also the development of a well—defined overarching strategic approach to European defence, and here we reiterate our call for an EU security and defence white book.

With respect to the capabilities of the Union, we underline – like our colleagues – that the EU needs to apply the entire toolbox of available policy instruments from soft to hard power and from short-term measures to long—term policies, developing the necessary civilian and military capabilities as outlined in the global strategy. We consider that the EU Member States must endeavour to improve military capabilities to cover the full spectrum of land, air, space, maritime and cyber capabilities, including strategic enablers to make the EU CSDP a credible force. In this respect, we recognise the strategic dimension of the space sector, and we encourage movement in that respect.

We consider that the capabilities of Union security and defence could be improved by making better use of the existing frameworks of defence and military cooperation, such as the European multinational High Readiness Corps’ headquarters and the EU Battlegroups, reinforcing but not duplicating similar initiatives with NATO, and we are asking for the transformation of national armed forces into forces that are more interoperable, more sustainable, more flexible and more deployable.

I would conclude by saying that we support the array of missions which are undertaken already and we also ask for a parliamentary oversight of an increasing attention paid to security and defence.

 
  
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  Federica Mogherini, Vice-President of the Commission / High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy. – Mr President, this is a debate that I am taking as High Representative, so this is the right side of the Chamber.

Let me start by thanking David McAllister and Ioan Mircea Paşcu for their excellent work. Looking at your reports, I see very clearly a shared understanding of our world and of our joint place in this world as Europeans. We all agree that no single European country can respond effectively to any of the challenges of our times and that we, the European Union, have a responsibility to embrace our role as a global power, working together for peace, security and human development worldwide, and in some cases even filling a gap. And yet, we also have an interest in doing so, because together we have unparalleled leverage in shaping global rules, peace processes or trade agreements.

Let me say this very clearly: I believe there is no contradiction at all between European interests and national interests, in particular in this field. The European Union is the most powerful instrument we have, as Europeans, to serve our national interests on the global scene. None of our Member States is big enough in the world of today to pursue their own national interests all alone, and this is why some in the world might cherish divisions among us. It might be in their interest, but never in ours.

Likewise, there is no contradiction between our support for multilateralism and the work to advance our European and national interests. We know from experience that our national and collective interests are best served through multilateral institutions, and the European Union is in itself the most successful multilateral institution that was ever built.

We need multilateral institutions to promote rights, to protect the environment and to govern globalisation. We need multilateral institutions to build peace and security worldwide. We couldn’t do this without them in our multipolar, disordered world. When we join forces, as Europeans, and take part in global negotiations, we are not giving up on our sovereignty. On the contrary, we are exerting our sovereignty more fully and more powerfully on the global stage.

This is why we have chosen the United Nations as our fundamental partner. We are the first economic contributor to the UN system, and we support Guterres’ work to reform the UN system and make it more effective. We are also exploring new ways of working together, for instance by ensuring full complementarity and compatibility between all our new projects on the ground.

Our foreign policy is cooperative by definition. The McAllister report rightly points out that the transatlantic partnership remains indispensable for Europe, for America and for the rest of the world. In spite of substantial disagreements with the current administration on certain issues, we continue to work together on the great majority of issues, from Ukraine to Afghanistan, and from the Balkans to North Korea.

In these years, we have also deepened our cooperation with other traditional partners – the African Union: our cooperation with them is now closer than ever – and the same can be said about a great number of partners, from our eastern partners to ASEAN, and from Canada to Japan or Central Asia.

I also very much agree with your idea to work on issues—based coalitions of likeminded countries and regional organisations, but also with other global powers. This idea has already driven our foreign policy in these years, successfully, I believe. Our work on climate change or the work to preserve the nuclear deal with Iran are both examples of our readiness to engage selectively and with ad hoc coalitions.

I will not go through all the geographical priorities and the current conflicts, but let me just mention three points as a matter of priority: first, the Western Balkans. David, I couldn’t agree more with the report. Our common goal is to bring all the Balkans inside the European Union, and we have two urgent tasks ahead of us now: to continue to work tirelessly with our friends in Belgrade and Pristina so that they can reach a legally binding comprehensive agreement to fully normalise their relations, and finally to open accession negotiations with Tirana and Skopje.

Let me mention two other priorities: Ukraine – we will have a specific debate on this later this evening so I will keep it for later. The third priority I would mention is the conflicts in the Mediterranean and, in particular, Syria, Yemen – the beginning of a dialogue on Yemen and with the Yemeni parties in Sweden is also part of the diplomatic work we have done to bring some of these parties to the table – but also Libya and the conflict in Israel and Palestine. I believe the European Union has had and continues to have a unique, even though difficult, role to play, but I am sure that we will continue to work together to support a sustainable political solution to each one of these crises.

The McAllister report underlines that we Europeans have an unparalleled potential as a force for peace and security with a unique set of foreign policy tools. In these years, we have invested to strengthen and to multiply these tools. Our work on security and defence is not a separate chapter from this, but it has constantly been part of this broader engagement for peace, security and human development.

I would like once again to be very clear on this, as you have been, David. Our work on security and defence is not a way to militarise our Union and will never be. For instance, it is not at all in contradiction with our work for non—proliferation and disarmament. On the contrary, as you all know, we are engaged on a daily basis against nuclear proliferation as well as to prevent new arms races here in Europe and all around the world. Our work on defence stays true to this approach. There is a unique European way to security and defence – a way that is very much needed in the world of today, that is very much appreciated, and for which I see a lot of demand.

We have somehow the responsibility of exercising this special European way to peace and security. When we send a military mission abroad, it is to save lives, to protect peace or to help rebuild a country. When we invest in military capabilities, it is to defend our citizens from attacks or to put the best technologies to the service of peace. Yes, we are investing in Europe’s hard power – finally – and we would all prefer that we lived in a world where this was not necessary, but our work on defence is always – and will always be – at the service of peace. This is why it is so important to strengthen it at this time.

It is also for this reason that I wanted a new compact on civilian missions to be an integral part of our work on a Europe of defence. I talked about this in this Chamber exactly one year ago, and last month the Council approved our Civilian CSDP compact. The civilian dimension of our international missions is already a source of European pride today, from Mali to Ukraine, from Iraq to Somalia. We now want to expand our civilian action even more, with new capacities and shorter reaction time.

The Paşcu report calls for closer cooperation between our civilian and military initiatives. I totally agree with this, and it is one of the goals that we want to achieve with the civilian compact and with the reform of our command structures in Brussels. Our two command centres – civilian and military – will now work more closely together. On the military side, our command centre should also be ready by 2020 to run small—scale executive operations, so going beyond what it is doing now, which is commanding training and advisory missions.

Last month, together with Member States, we also decided to double the number of cooperation projects in the framework of the Permanent Structured Cooperation on Defence (PESCO) from 17 to 34. The new projects cover many capabilities that we collectively need, from drones to a European School of Intelligence, from cybersecurity to aerospace. By investing together, we will invest our resources more efficiently and we will make it easier for national defence forces to work together.

In the coming weeks, we will also finalise the general conditions for third states to be exceptionally invited to join PESCO projects. The Paşcu report also asks to move forward on military mobility and, as you know, work is going well on a project within the Permanent Structured Cooperation, as well as at the European Defence Agency, and in full coordination with NATO. Let me add that this is not an investment done at the expense of civilian projects but, on the contrary, a clear dual-use investment.

One of the main goals of all our work on security and defence is to help Member States spend their resources more effectively. It is not up to the European Union to define how much of the national budget is spent on defence, but we can help Member States invest more efficiently and better.

We can have an impact on the output of the investments. That is to say that, with the same investment, we will be able to achieve more for our citizens’ security. This is also the objective of the Coordinated Annual Review of national defence budgets. We have concluded its trial run, and the review will become a standing activity as of next year. This will help coordinate defence planning among national governments to find new opportunities for cooperation and joint investments.

Finally, in support of this work, we have proposed a very substantive defence package for the next Multiannual Financial Framework (MFF). We want to address the fragmentation that has hampered Europe’s defence sector for decades, again to make national defence investments more effective and efficient than they are today.

I am particularly glad that the Paşcu report supports my proposal to establish a European Peace Facility. Our goal is to be more strategic in how we plan our missions and to work more closely with our partners to prevent new crises or to stabilise a country after a conflict. The facility would fully respect the legal parameters provided by the Treaty, and it would avoid duplications with its existing instruments, as called for in your report.

We all acknowledge the fact that security today is much more complex than it ever was. It is military, but it is also civilian. It is about defence, but also about development, artificial intelligence, climate change, crisis management and also reconciliation. It is about our own capabilities, but it also requires us to work to strengthen our partners and their capabilities around the world.

I believe the two reports we are discussing today highlight this very well. There is no contradiction between investing in Europe’s strategic autonomy and cooperating even more closely with our partners. On the contrary, we Europeans are taking more responsibility for our own security and for the world around us, and we are doing this together – together with the United Nations, together with NATO, together with the African Union, and with all our partners around the word.

Rather than discussing whether we have to choose between strategic autonomy or cooperation, I would say that we have chosen the path of cooperative autonomy and we’ve taken this path together, joining forces among the Council, the Commission, all our agencies and, of course, the European Parliament, which has accompanied this process from the very beginning. This is a legacy that you can share with the Council and the Commission as the mandate comes to an end.

We still have a few months of common work ahead of us. They will be important months for many of the issues we have discussed, so my appeal to you is that we can still continue our fruitful cooperation and make the most of these few months ahead of us. Let me thank you again for all the cooperation and all the support in these four years of working together in this field.

 
  
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  Paulo Rangel, relator de parecer da Comissão dos Assuntos Constitucionais. – Senhor Presidente, naturalmente em nome da Comissão de Assuntos Constitucionais, saudamos quer o relatório McAllister quer o Paşcu e a declaração que acaba de fazer a Senhora Vice-Presidente e Alta Representante.

Devemos dizer que, do nosso ponto de vista, é muito importante o reforço do Fundo Europeu de Defesa. É muito bem-vinda também a cooperação estruturada permanente nesta área. São duas grandes conquistas destes anos de trabalho. Para além disso, consideramos muito importante a cooperação na área da intelligence e, nomeadamente, do INCENT, também um avanço muito importante, e, finalmente, a criação do mercado único de defesa que possa também dar algumas diretivas quanto à política de exportação de armamento e que, por outro lado, possa ser integrado também com o mecanismo de proteção civil e com a guarda costeira e de fronteiras.

Dito isto, queríamos reforçar dois pontos. Primeiro ponto, do ponto de vista institucional, é importante que haja um conselho de ministros da Defesa, presidido pela Alta Representante. É importante que haja um comité no Parlamento Europeu de Segurança e Defesa e é importante que haja escrutínio do Parlamento e...

(O presidente retira a palavra ao orador.)

 
  
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  Arnaud Danjean, au nom du groupe PPE. – Monsieur le Président, comme l’ont souligné David McAllister et Ioan Paşcu de façon très pertinente, nous sommes en train de vivre une mutation totale de l’ordre international, et cela devrait conduire tous les Européens à en tirer la leçon logique, naturelle et automatique qu’ils doivent enfin se prendre en main sur le plan de la sécurité. Malheureusement, nous n’en sommes pas encore là, même si des progrès existent, et je pense que nous avons encore un certain nombre d’obstacles devant nous.

Il y a un obstacle qui consiste à croire que d’autres vont continuer de s’occuper de notre sécurité, notamment à travers l’OTAN, qui est une organisation qui a sans doute beaucoup de mérites, mais dont on voit bien que la fiabilité des alliances n’est pas totalement garantie, et, de toute façon, elle n’épuise pas l’ensemble du travail qu’il y a à faire en matière de gestion de crise dans notre environnement.

Le deuxième obstacle, c’est aussi un excès d’euphorie, si vous pouvez me permettre. Je trouve notamment que les déclarations récentes de certains dirigeants européens, dont le président français, qui appellent de leurs vœux une armée européenne, n’aident pas à faire des progrès pragmatiques vers, j’allais dire, une politique de défense commune qui demande déjà beaucoup beaucoup d’efforts, et nous voyons que nous sommes loin du compte.

Donc il faut persévérer. Je crois que, de ce point de vue-là, le rapport de M. Paşcu explore les bonnes pistes et je pense que le travail que vous faites conduit aussi dans la bonne direction.

 
  
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  Knut Fleckenstein, im Namen der S&D-Fraktion. – Herr Präsident, Frau Mogherini, liebe Kolleginnen und Kollegen! Auch von unserer Fraktion Dank an beide Berichterstatter, auch wenn ich mich in meinem Redebeitrag mehr um den Bericht McAllister bemühe, weil ich dort als Schattenberichterstatter mitgearbeitet habe.

Der Bericht hat eine klare Botschaft: Die Herausforderungen unserer Zeit bedrohen auch die Sicherheit Europas und fordern stärkere diplomatische europäische Antworten und entschlossene Reaktionen. Dazu gehört auch, dass Entscheidungen schneller gefällt werden müssen. Deshalb rufen wir zu einem Wechsel zu mehr qualifizierten Mehrheitsentscheidungen im Rat auf, insbesondere bei zivilen EU-Missionen oder im Bereich der Menschenrechte.

Europa braucht eine stärkere und besser koordinierte Außenpolitik. Das ist keine Kritik an der Hohen Vertreterin, sondern eher ein Aufruf an die Mitgliedstaaten, in dieser Richtung weiterzuarbeiten. Einer der Gründe ist ganz klar: Die Vereinigten Staaten haben in den letzten Monaten der multilateralen Weltordnung mehrfach den Rücken gekehrt, zum Beispiel durch den Austritt beim Iran-Deal. Dieser Deal liegt in unserem europäischen Sicherheitsinteresse.

Bei allem Interesse, Gemeinsamkeiten wieder zu entwickeln und auch zu behalten, müssen wir sehen, dass der amerikanische Präsident sich von einem Sicherheitsgaranten für Europa auch zu einem Sicherheitsrisiko entwickeln kann. Darauf kann es für uns nur eine Antwort geben, nämlich ein vereinigtes Europa und einen effektiven Multilateralismus.

Nun geht es nicht nur um soft power. Wir müssen auch bei der hard power mehr tun, als wir bisher getan haben. Denn es wäre naiv zu behaupten, man könne mit soft power alleine die Probleme unserer Zeit lösen.

Lassen Sie mich einen letzten Punkt sagen: Wir haben einen Änderungsantrag eingebracht, weil wir der Meinung waren, dass die Situation im Jemen zur Sprache kommen muss. ...

(Der Präsident entzieht dem Redner das Wort.)

 
  
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  Charles Tannock, on behalf of the ECR Group. – Mr President, I would like to say to Madam High Representative that the McAllister report seeks to examine the very difficult foreign and security choices that lie ahead for Europe at a time of real authoritarian threats to the multilateral rules-based post-Second World War order. By 2050, Europe will constitute a much smaller part of the world’s population, economy and military prowess, and Brexit tragically removes a big player from the EU security equation, weakening both parties.

Therefore, in future the EU needs to act together in projecting its external policies, but of course, there are real national sovereignty concerns about moving towards QMV in CFSP and CSDP. Nevertheless, I personally strongly support the EU priorities, including maintaining the JCPOA after US withdrawal, containing Russian expansionism, understanding Chinese global ambitions, fighting international terrorism, finding a peaceful solution in Syria and Yemen, and making PESCO a political reality. I also welcome some of the innovative thinking in foreign and security policy from President Macron and Chancellor Merkel for the future.

 
  
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  Urmas Paet, fraktsiooni ALDE nimel. – Head kolleegid! On selge, et Euroopa peab oma julgeoleku ja kaitse heaks tegema palju rohkem. Ja ta peab seda tegema koostöös NATOga, et ei oleks asjatut konkurentsi või dubleerimist. Ja sealhulgas siiski ka koostöö Ameerika Ühendriikidega on Euroopa julgeoleku seisukohalt ka tulevikus jätkuvalt väga oluline.

Meil on oluline süsteemsesse koostöösse kaasata neid riike, kes ei ole NATOs, nt Soome, Rootsi, aga ka teised Euroopa Liidu riigid. Ja oluline on, et Euroopa Liit suudaks panustada efektiivselt tegelemisse uute julgeolekuohtudega, nagu küberjulgeolek, nagu kõikvõimalikud hübriidohud, sh ka näiteks valeuudiste või fake news´ide kampaania, millega manipuleeritakse mitmeid Euroopa ühiskondi ja mis töötavad Euroopa koostöö vastu. Samuti terrorismivastane võitlus või ka valmisolek efektiivselt tegeleda nn roheliste mehikestega, nagu nähti mõni aasta tagasi Krimmis.

Summa summarum: Euroopa peab lõpuks iseenda julgeoleku ja kaitse jaoks tegema senisest palju rohkem, aga mitte ka tegema seda isoleeritult, vaid tegema seda ikkagi koostöös NATO ja teiste liitlastega.

 
  
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  Sabine Lösing, im Namen der GUE/NGL-Fraktion. – Herr Präsident! Vieles in der Welt ist in der Tat besorgniserregend, besonders die Tatsache, dass ein Viertel der Weltbevölkerung in instabilen und bedrohten Staaten lebt. Herr Juncker sagte mal: Wir müssen unsere Art zu leben verteidigen – auch militärisch. Müssen wir das wirklich, und sollten wir das?

Wenn zwei Züge aufeinander zu fahren, dann hilft es nicht, den einen zu bewaffnen; man muss ein anderes Gleis benutzen. Für uns hieße dieses Gleis eine andere Politik – eine Wirtschaftspolitik, die auf Ausgleich setzt, auf Gerechtigkeit im globalen Kontext. Leider folgen diese beiden Berichte einer anderen Philosophie, einer anderen Logik. Sie setzen auf Abschottung und Militarisierung, auf ein militärisches Kerneuropa, das ohne Konsensprinzip über Krieg und Frieden entscheidet.

EU-Rüstungsprogramm, Verteidigungsfonds, military mobility, PESCO, Kampfgruppen aller Art – all diese Projekte werden in den Berichten gepriesen. Doch wir meinen, sie sind gefährlich, und einige – speziell der Verteidigungsfonds – sind zudem illegal. Denn laut Artikel 41 Absatz 2 des EU-Vertrags verstoßen sie gegen geltendes Recht. Nach diesem Recht dürfen keine Mittel aus dem EU-Haushalt für Militärisches verwendet werden, was ein neues Rechtsgutachten eindeutig belegt. Dieses Rechtsgutachten werden wir morgen der Öffentlichkeit zugänglich machen.

 
  
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  Der Präsident. – Dialoge ohne Mikrofon bleiben der Nachwelt leider vorenthalten, wenn ich das mal sagen darf.

 
  
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  Bodil Valero, för Verts/ALE-gruppen. – Herr talman! Tack så mycket. Jag tänker tala om årsrapporten om den gemensamma säkerhets- och försvarspolitiken som jag följer för min grupps räkning. Tyvärr måste jag säga att den är väldigt obalanserad, precis som det allra mesta som handlar om säkerhet och försvar som vi diskuterar här i parlamentet nu för tiden, och även när det gäller långtidsbudgeten.

Årsrapporten bortser i princip totalt från att de civila insatserna är lika eller mer relevanta att diskutera som de militära. Särskilt när vi jämför det antal civila och militära insatser och uppdrag som vi faktiskt utför. Fokus i årsrapporten är militärt, trots att de civila insatserna är nästan dubbelt så många, 11 av totalt 17. Jag förnekar inte att vi står inför många säkerhetshot: militära, klimatet, terrorism, cyberhot och naturkatastrofer för att bara ta några exempel. Men vi kan inte lösa alla med militära medel eller med ett tvåprocentsmål i budgeten.

Vi behöver en ny säkerhetspolitik som är anpassad till det 21:a århundradet, en säkerhetspolitik som bygger på mänsklig säkerhet i första hand. Ett av mina ändringsförslag innebär att vi dubblerar medlen till civilt konfliktförebyggande arbete. Ett annat innebär att vi måste undvika att våra civila insatser används till att stoppa migranter i framtiden och jag hoppas få stöd för dem voteringen i morgon. Tack.

 
  
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  Jean-Luc Schaffhauser, au nom du groupe ENF. – Monsieur le Président, cher collègue David Mc Allister, vous nous dites que l’Europe doit devenir une puissance souveraine. Mais prenez le traité de Lisbonne: notre souveraineté y est déjà limitée, comme dans l’ancienne Union soviétique, ici par la politique étrangère de l’Union européenne liée à l’OTAN, là par l’ouverture systématique, qui laisse les marchands gouverner et la finance décider.

Par ailleurs, il ne peut y avoir de souveraineté européenne sans peuple européen, et donc la souveraineté européenne est une illusion car je ne connais que des peuples, des Allemands, des Français et des Italiens. Ce qui nous relie d’ailleurs dans nos différences, c’est la chrétienté, que s’empresse de nier l’Union européenne par son relativisme, son laïcisme et son humanisme athée.

Mon collègue Paşcu dit que les États européens doivent mener une politique de défense commune pour renforcer l’identité européenne. Pour cela, il agite l’épouvantail extérieur, la Russie, qui pourtant a retrouvé son identité européenne en sortant du communisme et en retrouvant son héritage orthodoxe.

Il pousse à la guerre contre la Russie pour nous unir, nous, Occidentaux, justement contre cette identité européenne qu’il veut pourtant défendre, identité faite des deux poumons de l’Europe avec la Russie.

 
  
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  James Carver (NI). – Mr President, these reports underline the EU’s truly frightening military aspirations. The description of the European Union as a sovereign entity flies in the face of reality and public opinion, and talk of the projection of power is, frankly, ludicrous. How can 27 States, some of whom are neutral, ever come to a joint decision to send their young to war?

This place must never have the moral ability or authority to order troops into battle. We already have an organisation in NATO that has kept the peace through the most testing times. NATO has the expertise and is an alliance of mutual interest. If you must spend money in this area, then invest in that successful and well-run organisation. And let’s leave the UN alone. Your naked ambition for a Security Council seat must not happen. Rather than reforming the EU, you should instead reform your aspirations by remembering the primacy of a nation state. It is a nation state that protects its citizens, and we must ignore this call to arms.

 
  
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  Cristian Dan Preda (PPE). – Monsieur le Président, je pense qu’avant les élections européennes, il est bon de rappeler aux citoyens que la politique étrangère et de sécurité commune n’est pas une politique accessoire mais bel et bien une politique qui a une incidence sur leur vie et leur sécurité.

La PESC, effectivement, est fondamentale pour l’avenir même de l’Union européenne et, comme le dit très bien le rapport de M. McAllister, il est grand temps que l’Europe prenne son destin en main et assume son rôle de puissance politique et économique sur la scène mondiale.

Mon groupe a toujours défendu une Europe politique forte et présente sur la scène internationale, à la fois pour sauvegarder ses intérêts et promouvoir les valeurs sur lesquelles elle est fondée. Je n’ai eu de cesse de soutenir l’unité, la cohérence et l’efficacité de l’Union dans la politique étrangère et de sécurité.

Une plus grande solidarité et une plus grande coordination entre les États membres et l’attribution de moyens financiers suffisants sont à cette fin indispensables. Enfin, je mentionnerai les Balkans occidentaux et notre voisinage comme grande priorité politique.

 
  
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  Victor Boştinaru (S&D). – Mr President, in today’s world, all that seemed to be a certainty not long ago is not anymore. The European Union means peace, but peace needs the tools to guarantee it. We are finally moving in the right direction with PESCO, and I strongly advocate for the adoption of the provisions on the European Defence Fund and on defence mobility for the next MFF.

However, there is no doubt that we need more. The EU needs strategic autonomy and the integration of its defence capabilities to face its many challenges, from conventional ones to hybrid and cyber threats, and to effectively pursue our foreign policy objectives. I want to be clear that defence integration should under no circumstances be seen as an alternative to NATO. NATO is fundamental for the protection of the EU and for the protection of the European citizens today and in the future. We must rather reinforce and complement it in line with the EU-NATO declaration.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (ECR). – Mr President, legitimate concerns about military capabilities are not resolved by the Europeanisation of defence, which is an aspect of the process of European political integration. It was in my second speech in Parliament, in November 1999, that I issued that warning. At the time, people said it was just scare mongering, or else I was told it was never going to happen. Now Mr McAllister is calling for removal of the national veto in foreign policy, and the main thrust of Mr Paşcu’s report, which at least has the sense to refer to NATO and the need for more investment in defence, is EU strategic autonomy, the so-called EU defence industry and the development of Permanent Structured Cooperation (PESCO). In other words, advancing an EU army.

An EU army, what’s wrong with that?

It wastes resources. It sends the wrong signals. It’s divisive and it pretends the world is flat: that it’s possible to increase the scope and efficiency of defence spending without increasing defence spending itself. It will end in tears.

 
  
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  Jozo Radoš (ALDE). – Gospodine predsjedavajući, gospođo visoka povjerenice, htio bih zahvaliti kolegama Paşcu i McAllisteru na dobroj suradnji i dobrom izvješću koje spominje niz novih izazova s kojima se Europska unija suočava i jednako tako konstatira da ćemo i u godinama pred nama biti suočeni s tim novim izazovima. Zato je vrlo logično da smo razvili neke nove politike u okviru zajedničke politike i podržavam uključenje i Europske obrambene agencije i Europskog obrambenog fonda i vojne mobilnosti i europskog obrambenog i industrijskog razvojnog programa u proračun Europske unije, ali još uvijek ostaje pitanje kako će funkcionirati te nove politike. One su veliki korak nakon dugog zastoja europske sigurnosne i obrambene politike, ali ostaje za vidjeti kakvi će biti njihovi praktični rezultati i što uopće znači tvrda ili oštra snaga Europske unije koja se spominje u ovim izvješćima.

 
  
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  Κωνσταντίνος Παπαδάκης (NI). – Κύριε Πρόεδρε, η ταχύτατη υλοποίηση της στρατιωτικοποίησης της Ευρωπαϊκής Ένωσης προμηνύει τον κίνδυνο γενικευμένης αναμέτρησης με θύματα τους λαούς για τα συμφέροντα των ιμπεριαλιστών. Μετά την PESCO, τη μόνιμη στρατιωτική συνεργασία της Ευρωπαϊκής Ένωσης, προωθείτε τώρα τη στρατιωτική κινητικότητα, τη στρατιωτική Σένγκεν για άμεσες ιμπεριαλιστικές επεμβάσεις, με κράτη μέλη να γίνονται ξέφραγο αμπέλι των ευρωνατοϊκών στρατευμάτων για πολεμικές επιχειρήσεις της Ευρωπαϊκής Ένωσης, αυτοτελώς, σε ανταγωνισμό ή και σε συνεργασία με άλλους ιμπεριαλιστές, για να αυξήσει τη λεία των δικών της μονοπωλίων. Στόχος είναι να παραμεριστεί κάθε εμπόδιο με κατάργηση της ομοφωνίας στην εξωτερική πολιτική, με μηχανισμούς της βιομηχανίας όπλων και χρηματοδότησή της, και ταυτόχρονα όλοι αυτοί οι μηχανισμοί φυτρώνουν σαν τα μανιτάρια και αναβαθμίζονται. Η κυβέρνηση ΣΥΡΙΖΑ-ΑΝΕΛ, σημαιοφόρος των Ηνωμένων Πολιτειών, του ΝΑΤΟ και της Ευρωπαϊκής Ένωσης στην περιοχή, πρωτοστατεί στους πολεμικούς σχεδιασμούς με βάσεις-ορμητήρια, βάζοντας στο στόχαστρο τον ελληνικό λαό και τη χώρα. Οι λαοί μπορούν παλεύοντας ενάντια στον ιμπεριαλιστικό πόλεμο να εμποδίσουν τα αιματοβαμμένο σχέδια της Ευρωπαϊκής Ένωσης και του ΝΑΤΟ.

 
  
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  Elmar Brok (PPE). – Herr Präsident, Frau Hohe Vertreterin, liebe Kolleginnen und Kollegen! Die Europäische Union ist die bedeutendste soft power dieser Erde. 60 % der Entwicklungshilfe, 70 % der humanitären Hilfe für den Mittleren Osten – dies sind Beweise dafür. Aber wir sehen, dass das allein nicht ausreicht. Wenn soft power nicht verbunden ist mit hard power, hat sie nur beschränkte Wirkung. Aus dem Grunde möchte ich den beiden Berichterstattern danken, dass sie das so vorgetragen haben, was sie vorgetragen haben.

Hier müssen wir stärker werden: mit mehr Mehrheitsentscheidungen, mehr Führung. Wir müssen die Koalition der Willigen nutzen, um auf die Art und Weise zu schnelleren Entscheidungen zu kommen, um ein Faktor zu werden. Und wir müssen das, was wir mit der Verteidigungsunion im letzten Dezember zuwege gebracht haben, schneller mit Mitteln ausfüllen, wo die Mitgliedstaaten noch zu zurückhaltend sind. Das mit dem Verteidigungsfonds und der Verteidigungsunion muss alles gemacht werden. Aber das Tempo ist zu langsam, weil 230 Mrd. Euro in Europa ausgegeben werden für Verteidigung mit einem zu geringen Ergebnis.

Frau Lösing möchte allein den russischen Zug bewaffnet nach Europa fahren lassen und nicht aufhalten. Das Christliche, was der Herr Schaffhauser .....

(Der Präsident entzieht dem Redner das Wort.)

 
  
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  Ana Gomes (S&D). – Senhor Presidente, na Subcomissão SEDE, desde 2004, vi avançar com hesitações a política de segurança e de defesa europeia. Mas o que já alcançámos não basta, pois neste mundo interligado e irreversivelmente dependente da tecnologia digital os perigos e desafios cresceram e multiplicaram-se.

Com a ofensiva russa contra a Ucrânia, os trolls de Putin a interferirem em eleições, instigando o Brexit e financiando a extrema-direita nazi-fascista, com Trump a pôr em causa o multilateralismo e a segurança coletiva, nenhum Estado-Membro da União pode hoje fazer face a estas ameaças, isoladamente, desenquadrado de uma estratégia comum europeia com uma visão política integrada.

Sim, precisamos de forças armadas europeias, compostas por contingentes de todos os Estados-Membros, integradas na formação, treino, capacidades, interoperabilidade, com um investimento europeu em investigação e tecnologia. Forças bem equipadas sob controlo democrático deste Parlamento e dos parlamentos nacionais, que contribuam para a paz e respeitam e façam respeitar o Estado de Direito e os direitos humanos nos planos nacional e internacional. O que muitos dos nossos Estados-Membros hoje não fazem quando vendem armas à Arábia Saudita, fornecem tecnologia de repressão digital a ditadores e cedem portos, aeroportos, redes de energia e redes G5 ao Partido Comunista Chinês.

Precisamos de...

(O presidente tira a palavra à oradora.)

 
  
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  Anders Primdahl Vistisen (ECR). – Hr. Formand! Det vi hører om I dag, altså Kommissionens og Parlamentets vision for fremtidens udenrigs-, sikkerheds- og forsvarspolitik får det til at løbe koldt ned ad ryggen.

Vi taler om udenrigspolitik der nu skal afgøres med flertalsafgørelser. Vi taler åbent om en såkaldt EU-hær og man taler om strategisk anatomi, hvilket jo bare er et andet ord for at sige, at vi ikke længere skal være venner og allierede med vores kollegaer i NATO fra USA og Canada, men derimod stå helt alene i verden. Det mest skræmmende set ud fra et dansk perspektiv er, at regeringspartiet Venstre nu taler om et opgør med vores forsvarsforbehold, der beskytter os mod alle de her tosserier fra dansk side. Og Venstres argument om, at vi netop skal gå ind i EU’s forsvarssamarbejde for at undgå en EU-hær, står jo nærmest lattervækkende tilbage, når vi her i Parlamentet hører, at ambitionen jo netop er en egen hær med anatomi fra vores NATO allierede, så venstre skylder danskerne svar: Vil I EU-hæren eller vil I den ikke?

 
  
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  Dobromir Sośnierz (NI). – Panie Przewodniczący! Unia Europejska od dłuższego czasu skrada się wokół tematu wspólnej armii. I znów te podchody w kolejnych sprawozdaniach widać. Wprost o tym nie ma tutaj mowy, ale widać że sprawa postępuje do przodu. Już w tej chwili Unia Europejska chce konkurować z NATO. Oczywiście pisze tutaj o synergii, ale w rzeczywistości mamy do czynienia z konfliktem, z konfliktem lojalności. W przypadku odrębnych działań NATO i Unii Europejskiej państwa członkowskie obu tych bloków będą musiały wybierać, komu chciałyby się podporządkować bardziej. Więc jest to bardzo niebezpieczna reguła. Widać, że Unia Europejska już teraz nie szanuje suwerenności państw członkowskich. Już teraz pomiata państwami członkowskimi. A co to będzie, kiedy będzie miała do dyspozycji czołgi? Teraz czołgów nie ma. Jeśli jakieś państwo jej się nie podoba, może je najwyżej straszyć sankcjami albo wyrzucić z Unii. Zresztą Franz Timmermans na tej sali powiedział kiedyś, że Karta praw podstawowych stoi dla niego ponad demokracją, więc jeśli w jakimś kraju obywatele będą chcieli zmienić Kartę praw podstawowych, to zobaczą unijne czołgi pod swoimi oknami. Tym się to skończy. Dlatego jestem przeciwko temu.

 
  
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  Michael Gahler (PPE). – Herr Präsident! Ich konzentriere mich auf den GSVP-Bericht des Kollegen Paşcu und möchte ihm herzlich für die gute Zusammenarbeit in dem Zusammenhang danken.

Ich denke, wir können als Parlament stolz sein, dass wir das nicht nur begleitet, sondern auch gepusht haben, was sich in den letzten ein, zwei Jahren im Bereich der GSVP entwickelt hat. Wir unterstützen in dem Zusammenhang auch den Kurs, den die Hohe Vertreterin beschrieben hat.

Ich freue mich, dass wir feststellen können, dass zum Beispiel die Military Planning and Conduct Capability bis 2020 nicht nur die Missionen im Bereich der Ausbildung führen kann, sondern auch kleinere Exekutivmissionen. Das sieht man an solchen Entwicklungen: Es geht Schritt für Schritt voran. Ich unterstütze auch ausdrücklich die European Peace Facility, die angedacht ist. Ich glaube, das ermöglicht uns, auch dann in Drittstaaten diejenigen zu unterstützen, die nicht darauf angewiesen sein wollen, dass wir selber dann vor Ort erscheinen müssen.

 
  
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  Ελευθέριος Συναδινός (NI). – Κύριε Πρόεδρε, με την εφαρμογή της κοινής πολιτικής ασφάλειας και άμυνας δεν δύνανται να αντιμετωπιστούν οι υφιστάμενες και μελλοντικές απειλές. Τα κράτη μέλη που καλούνται να την υλοποιήσουν είτε έχουν αντικρουόμενες προτεραιότητες είτε δεν διαθέτουν κατάλληλα ή επαρκή μέσα. Βεβαίως, η σύγκλιση και οι συνέργειες των δράσεων μεταξύ κυρίαρχων κρατών και των εκάστοτε συμμάχων είναι απολύτως θεμιτή στον βαθμό που αντιμετωπίζονται κοινές προκλήσεις υπό τη σύμπνοια συμφερόντων, επιδιώξεων και προτεραιοτήτων μεταξύ των συμμετεχόντων. Όμως δεν πρέπει να ταυτίζεται η πιθανή συνεργασία ή η εναρμόνιση ενεργειών με μια υπερεθνική ομοσπονδοποίηση των μελών της Ένωσης. Μια στρατιωτική συμμαχία με στόχο τη συλλογική ασφάλεια δεν υφίσταται όσο δεν διασαφηνίζεται ο ρόλος της Ένωσης στην περίπτωση σοβαρότατων διαφορών μεταξύ μελών της και δεν υπάρχει δέσμευση συλλογικής άμυνας στην περίπτωση επίθεσης εις βάρος ενός εκ των συμμάχων από τρίτο κράτος. Αντίθετα, είναι κατάφωρη αδικία η δημιουργία ενός υβριδικού εκτρώματος το οποίο στο όνομα της ασφάλειας και άμυνας θα εξυπηρετεί συγκεκριμένα συμφέροντα χωρών που δεν βρίσκονται στα εξωτερικά σύνορα της Ένωσης.

 
  
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  José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (PPE). – Señor presidente, señora alta representante, señorías, quisiera en primer lugar felicitar a los ponentes, al señor McAllister y al señor Paşcu, y decir que la credibilidad de la política exterior y de seguridad de la Unión Europea, así como la salvaguardia de nuestros principios, va a depender en gran medida de que seamos capaces de dotarnos de las herramientas necesarias para completar —como decía el señor McAllister— el poder blando que tenemos con las demandas de seguridad que piden nuestros ciudadanos.

En los dos últimos años hemos avanzado claramente en el marco de la estrategia común, buscando nuestra autonomía estratégica, buscando la cooperación de los Estados miembros a través de la cooperación estructurada permanente con nuestros aliados y en el marco de la Alianza Atlántica, y lanzando el Fondo Europeo de Defensa y el Fondo Europeo de Apoyo a la Paz. Está claro que vamos en la buena dirección, que tenemos razones para sentirnos satisfechos, pero es mucho lo que nos queda por hacer.

Señora alta representante, la animo a seguir en esta línea y a trabajar en los mecanismos de toma de decisiones. Mientras nuestros aliados actúan y toman decisiones de la noche a la mañana, nosotros estamos bloqueados por el principio de unanimidad y es evidente que tenemos que avanzar en la resolución de los plazos que la inmediatez y la celeridad nos imponen.

 
  
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  Eduard Kukan (PPE). – Mr President, thanks and congratulations to the rapporteurs. This year showed once again that we face many challenges on the international scene, yet we can hardly fulfil our ambitions if we do not have control over our closest neighbourhoods. This goes for our strategies and actions in the eastern and southern neighbourhood and also for our relations and influence on the countries of the Western Balkans.

It is imperative for the EU to be surrounded by stable and like-minded partners. We need to stand behind the values of democracy, the rule of law, human rights and fundamental freedoms, as the core of our external policies. Be it in the Balkans where the situation might deteriorate, be it in our eastern neighbourhood where the situation is already tense, or be it in the south where we are facing constant challenges, we need to bring more credibility and confidence to our EU external policy.

 
  
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  Tunne Kelam (PPE). – Mr President, faced with global challenges, the existing EU policies remain clearly inadequate. It is high time to realise this, but the task remains of developing really new policies to address the multiple challenges. In doing this, we cannot dismiss one crucial fact: our security is and will be based primarily on transatlantic relationships. Therefore, we need to be careful not to overreact to temporary changes and not undermine the strategic balance on which our collective security is being built.

The key is to focus on strategic priorities, and I would just mention two of them. Firstly, to enforce and fully integrate the East StratCom Task Force. Secondly, the military mobility adopted today by Parliament will become a reality check for our commitment to credible mutual assistance.

 
  
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  Francisco José Millán Mon (PPE). – Señor presidente, la Unión Europea se encuentra en un contexto exterior y de seguridad complejo, difícil, cambiante. Solo en nuestra vecindad tenemos conflictos interestatales, Estados fallidos, terrorismo, violaciones abiertas del Derecho internacional, guerras híbridas, etcétera. Y, en el plano global, el multilateralismo y el orden internacional de las últimas décadas son cuestionados crecientemente.

La globalización nos ha hecho más interdependientes a todos. La opción del repliegue o la inacción no tiene sentido. Los europeos tenemos que ser activos en el plano internacional y juntos somos más fuertes que por separado. Necesitamos una política exterior europea cada vez más sólida, determinada y eficaz, que combine el poder blando con el llamado poder duro.

Por todo ello, apoyo el informe del señor McAllister, que también recoge la necesidad de progresar precisamente en la política de seguridad y defensa común, en la que se centra precisamente el informe del señor Paşcu. El informe del señor McAllister, a quien quiero felicitar, se refiere a las relaciones transatlánticas y a la política de vecindad, en especial en relación con los países del sur del Mediterráneo, de tanta relevancia para la Unión Europea.

Pero, afortunadamente, también se refiere a las relaciones con América Latina, esos países que me gusta llamar aliados naturales de la Unión Europea. Termino con esto: ojalá concluyan prontamente las negociaciones con Mercosur.

 
  
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  Der Präsident. – Es folgen nun die spontanen Wortmeldungen. Und auch hier habe ich wesentlich mehr Wortmeldungen, als die Tagesordnung vorsieht. Auch hier bitte ich um Nachsicht, wenn ich nicht jeden berücksichtigen kann.

Spontane Wortmeldungen

 
  
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  Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Panie Przewodniczący! Zacznę od elementu krytycznego: mamy dwa bardzo duże sprawozdania, które zostały połączone w ramach jednej debaty. I już w tym momencie mogę i Ioanowi Paşcu, i Davidowi McAllisterowi tylko współczuć, bo jak sobie poradzić z tak ogromną problematyką w ramach jednej, mocno skróconej debaty.

Zwrócę uwagę natomiast tylko na jedną kluczową rzecz: na zawartość. W dzisiejszej debacie poruszamy, po pierwsze diagnozę, czyli środowisko strategiczne Unii, po drugie finanse, które są mocno zniszczone, zarówno we wspólnej polityce bezpieczeństwa i obrony, jak i we wspólnej polityce zagranicznej i bezpieczeństwa, zdolności do zapewnienia bezpieczeństwa i obrony Unii, czyli walka o kondycję przemysłu walczącego na rzecz obronności, ale także PESCO – nowy projekt – misje i operacje w ramach WPBiO, ale także stosunki Unii Europejskiej i NATO i partnerstwa. Po prostu za dużo jak na jedną debatę, ale obu sprawozdawcom gratuluję i dziękuję.

 
  
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  Arne Lietz (S&D). – Herr Präsident! Ich werde morgen gegen den Jahresbericht über die Umsetzung der Gemeinsamen Sicherheits- und Verteidigungspolitik und gegen den Europäischen Verteidigungsfonds stimmen, der in diesem Jahresbericht ausdrücklich willkommen geheißen wird. Warum? Ja, als deutscher Sozialdemokrat stehe ich hinter dem Grundsatz, dass eine europäische Armee für eine auf Frieden ausgerichtete Sicherheits- und Verteidigungspolitik unverzichtbar ist. Dafür bedarf es auch zwingend einer europäischen Rüstungsindustrie. Diese müsste aber wirklich nach dem Prinzip „pooling and sharing“ die notwendigen Rüstungskapazitäten neu aufsetzen. Das würde aus sozialdemokratischer Sicht bedeuten, dass der Fonds sich auch das Ziel setzt, dass es durch wirkliche Zusammenarbeit zu wirklichen europaweiten Budgeteinsparungen kommt, zudem, dass der Prozess der damit notwendig einhergehenden Konversion von militärischer und ziviler Produktion auch industriepolitisch unterstützt wird. Darüber hinaus fehlt eine ausreichende parlamentarische Kontrolle über den Fonds, die in diesem Bericht leider so nicht eingefordert wird.

 
  
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  Marek Jurek (ECR). – Panie Przewodniczący! Instytucje powinniśmy tworzyć dla polityki, a nie dla demonstracji próżności czy próżnej siły. Pan poseł Fleckenstein mówił o tym, jak to Stany Zjednoczone stają się siłą nieprzewidywalną. Zastanawiał się, jaki mają wpływ na nasze bezpieczeństwo. Na bezpieczeństwo jednej czwartej państw Unii Europejskiej leżących w Europie Środkowej bardzo destrukcyjny wpływ ma budowa Nordstream II. Ja jestem bardzo ciekaw, co pan poseł Fleckenstein, reprezentujący SPD – partię, która jest filarem tej budowy, która gwarantuje to, że ona będzie kontynuowana, mógłby odpowiedzieć na ten temat. W tym tygodniu Komitet Regionów reprezentujący nasze europejskie samorządy powiedział, jak bardzo ten projekt zagraża polityce bezpieczeństwa energetycznego Europy, jak bardzo jest niebezpieczny ekologicznie, jak bardzo szkodzi konkretnym interesom konkretnych państw. Naprawdę zastanówmy się nad tym, co jest naszym bezpieczeństwem i najpierw o nie się troszczmy, a potem budujmy różne… (Przewodniczący odebrał mówcy głos)

 
  
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  Javier Couso Permuy (GUE/NGL). – Señor presidente, señora Mogherini, cuando observamos estos dos informes, nos damos cuenta del gran pecado original que tienen en un momento en que la Unión Europea está desnortada y vive, además, un momento desintegrador. Y me estoy refiriendo a la defensa a ultranza del sacrosanto vínculo transatlántico, que lo que afirma claramente es una Unión Europea sin autonomía estratégica.

A Estados Unidos no le interesa una Unión Europea coherente, fuerte, con voz propia y buena vecindad. Y lo vemos todos los días: las diferencias en cuestión de clima, en cuestión de comercio, en cuestión, por ejemplo, de las relaciones con Irán o China. Y en el campo militar vemos que ocurre exactamente lo mismo. Hay que hacer caso a lo que nos manda la OTAN: un 2 %, a mayor gloria de las empresas de armamento, y una movilidad que va en contra de nuestra vecindad, una movilidad militar. Será otro canto al sol en este proceso desintegrador de la Unión Europea.

 
  
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  Željana Zovko (PPE). – Gospodine predsjedavajući, zahvaljujem i zahvaljujem izvjestitelju McAllisteru i izvjestitelju Paşcu i visokoj povjerenici na izlaganju prioriteta u europskoj vanjskoj sigurnosnoj i obrambenoj politici. Mislim da je izvanredno urađeno izvješće, a isto tako izlaganje, čestitam na izlaganju visoke povjerenice.

Samo bih željela da dodam i da ukažem na neophodnost obraćanja pozornosti na ono što se dešava na jugoistočnoj granici Europske unije, a to je situacija u Bosni i Hercegovini, gdje će biti izuzetno teško formirati u ovom trenutku vlast na svim nivoima zbog trenutne krize. Želim upozoriti da Europska unija, zajedno s gospođom Mogherini, ulaže sve napore da zajedno s drugim svjetskim akterima koji su uključeni u ove procese nađe jedan srednji put i nađe jednu neutralnu poziciju i pomogne da se mir i sigurnost uspostavi u ovom dijelu Europe.

 
  
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  Javi López (S&D). – Señor presidente, señora alta representante, hoy hablamos de la política de seguridad y de defensa y de la política exterior de la Unión Europea, porque realmente Europa afronta un mundo que le es más hostil y que habla un lenguaje al que no estamos tan acostumbrados. Un mundo más hostil, con unas relaciones trasatlánticas que ya no son fiables como antes, con una vecindad realmente conflictiva y con una ascendencia de Asia que va a cambiarlo absolutamente todo. Y un lenguaje, el del poder duro, el de la competencia entre grandes poderes, al que no estamos acostumbrados.

Por eso, el mensaje es claro desde el Parlamento y desde el resto de instituciones: necesitamos una mejor y una mayor cooperación en materia de defensa para ganar autonomía estratégica, para tener una posición fuerte en el mundo en defensa de nuestros valores y para ser capaces de acompañar al enorme poder blando en materia de diplomacia y de comercio que hoy sustenta la Unión. Debemos poder ser flexibles y autónomos para defender nuestra posición, nuestros valores y nuestros intereses en el mundo.

 
  
 

(Ende der spontanen Wortmeldungen)

 
  
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  Federica Mogherini, Vice-President of the Commission / High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy. – Mr President, I will be brief. First of all I want stress the fact that it is exactly to strengthen the autonomy, but also a cooperative autonomy that the Union has on foreign and security and defence policy, that we have done together with the support of the European Parliament in this last couple of years a big work on the Europe of security and defence and on strengthening our global role – exactly in a moment when the word is looking towards the European Union, looking at us in search of leadership in many different fields. We feel the responsibility – I think rightly so – to respond to this demand in a positive manner. It is a demand from our citizens and it is a demand from our partners.

I would like only to underline three points. First, some of you mentioned the issue of human security, and this is a principle guiding our action. I fully agree, for our security is never purely a military concept. The European way to peace and security is a way that comes from our history. We know perfectly well that there is no threat, no challenge, no crisis, that can be addressed only through military means. Sometimes it is needed, and this is why we’re working on strengthening our defence work, but no threat can be addressed with military means alone. This is why we are strengthening our civilian and military cooperation in a way that has never been done before.

The second point I would like to underline: it is not by coincidence that a strengthening, as never before, of the European Union work on security and defence has gone hand—in—hand in these last years with a strengthening of EU—NATO cooperation. It is exactly because we believe that strategic autonomy doesn’t mean going it alone, but means strengthening cooperation with our partners – starting from NATO, but also with the United Nations and other regional organisations that for us are key partners and allies.

The third point I would like to underline that came up in the debate on the Europe of security and defence: now, in these remaining few months of work this Parliament has in front of it, I think we have some relevant work to do. First of all, consolidating the work that has been done so far on security and defence. And secondly, ensuring that there are adequate financial resources and instruments to sustain the work that has been envisaged so far.

Finally, let me thank the two rapporteurs, Mr McAllister and Mr Paşcu, and I sincerely thank the European Parliament for the support and the impulse it has given to our work in this field of foreign, security and defence policy. Without the support and input of Parliament we would probably have not got so far in our common work, so a sincere thank—you to all of you.

 
  
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  David McAllister, Rapporteur. – Mr President, I listened very carefully to what our colleagues had to say and I would like to thank everyone for an open and honest debate. Special thanks go to the shadow rapporteurs and the speakers of the groups, but also to the High Representative for her very constructive cooperation and her clear words and, in general, I would like to thank you, Federica Mogherini, on behalf of the Committee on Foreign Affairs, for the good cooperation we enjoy.

I would like to make one remark. This is also about what the High Representative had to say at the end of the debate. This is the last Common Foreign and Security Policy (CFSP) report in this term. However, a lot of work lies ahead of us, in particular the ongoing negotiations of the next Multiannual Financial Framework (MFF), and I believe that with this next MFF, adequate financial resources should be made available for our Union’s external action, because this is a direct investment in the security of our continent. In these upcoming negotiations, we don’t only have to ensure adequate financing, but also the coherence, the effectiveness, the responsiveness and the flexibility of our external financing instruments and, most importantly, we shouldn’t get tired of stressing the need to adequately involve our Parliament in the scrutiny and in the strategic steering of these instruments.

 
  
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