Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione di Elisabetta Gardini, a nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sulla proposta di decisione del Consiglio che modifica la decisione n. 1313/2013/UE su un meccanismo unionale di protezione civile (COM(2017)0772 - C8-0409/2017 - 2017/0309(COD)) (A8-0180/2018).
Elisabetta Gardini, Relatore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a scrivere una bella pagina di questa nostra Unione europea, e volevo per questo ringraziare subito tutte le persone che hanno lavorato a questo risultato, a cominciare dai colleghi relatori, ma anche tutto il Parlamento che ha dimostrato con la sua flessibilità, la sua capacità di guardare a quello che era lo scopo concreto di questo meccanismo, di questo rafforzamento del meccanismo della protezione civile europea, è riuscito a superare anche alcune reticenze e indugi di alcuni Stati che erano un po' preoccupati e vedevano in questo rafforzamento della protezione civile una sorta di ingerenza delle Istituzioni europee. Sensibilità che è molto diversa e distante da quella dei cittadini, che invece con Eurobarometro continuano a dire che la protezione civile la vogliono e vogliono vedere l'Europa e le Istituzioni europee al loro fianco nel momento in cui si trovino ad affrontare una catastrofe che le loro autorità locali e nazionali non riescono ad affrontare da sole.
L'esperienza ci ha detto che è così. Purtroppo abbiamo visto con gli incendi, soprattutto estivi in Portogallo e in Grecia, dove abbiamo sofferto la perdita di centinaia di vite umane, oltre agli ingenti danni economici, che l'Europa, nonostante fosse già dotata di un meccanismo di protezione civile, non era in grado di affrontare contemporaneamente più disastri.
Ed ecco che oggi noi diciamo che siamo riusciti, a poco più di un anno dalla comunicazione della Commissione – e ringrazio per questo la sensibilità e la prontezza del Commissario Stylianides –, ad avere lo strumento che ci serviva, abbiamo RescEU. Cosa è RescEU? È un nuovo strumento che sarà formato da risorse aggiuntive rispetto a quelle già esistenti e già appartenenti agli Stati membri, perché lo scopo di RescEU è proprio quello di potenziare e di rinforzare la capacità di risposta laddove ce ne sia bisogno.
Ovviamente non è solo questo, perché si rafforza la prevenzione, la preparazione, c'è un'Unione europea che sta a fianco dei propri Stati per aiutarli ad affrontare i disastri, sia che siano naturali, sia che si tratti, come potrebbe purtroppo accadere, anche di incidenti che abbiano a che fare anche con sostanze chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari. Vorrei ricordare che la prevenzione degli incendi è anche una cosa che fa molto bene all'ambiente, perché ci sono studi che dimostrano come gli incendi provochino il 20 % delle emissioni di CO2 nel mondo. Quindi sono tanti gli aspetti che noi tocchiamo con questo meccanismo rafforzato.
Lasciatemi anche ricordare, come italiana, una persona che ci ha lasciato il 26 gennaio scorso, l'onorevole Giuseppe Zamberletti, che per noi italiani è il papà della protezione civile italiana, e in qualche modo, in senso traslato, diventa anche un po' il papà della protezione civile europea. Io vorrei dedicare a lui questa giornata, questo lavoro, se me lo permette Commissario, e poiché noi abbiamo anche istituito, oltre ad una sorta di Erasmus – perché è importante che la cooperazione che già esiste tra gli Stati sia ancora più diffusa e che ci sia uno standard formativo europeo comune, quindi anche questo sarà uno strumento importante –, dei riconoscimenti per le persone che si saranno, nei vari paesi dell'Unione, distinti rispetto alla protezione civile, non mi dispiacerebbe se si potesse cominciare proprio riconoscendo a questo grande uomo questo ruolo. Lui non ha mai fatto mancare il suo consiglio e il suo supporto, e penso che dal cielo lassù, oggi, anche lui ci mandi un sorriso per questo grande risultato per tutti noi.
Željana Zovko,izvjestiteljica za mišljenje odbora DEVE. – Poštovani predsjedavajući, uvaženi povjereniče, na početku bih željela čestitati kolegici Elisabetti Gardini na vrlo dobro razrađenom izvješću europskog mehanizma za civilnu zaštitu kao i povjereniku za humanitarnu pomoć i upravljanje krizama Europske unije Christosu Stylianidesu.
U svojoj ulozi u svojstvu izvjestiteljice za mišljenje u ime Odbora za razvoj sudjelovala sam u izradi ovog izvješća o pružanju potpore mehanizmu na kojem sam naglasila potrebu jačanja nacionalnih kapaciteta civilne zaštite, a da instrumenti na razini Europske unije u slučaju mehanizama Unije za civilnu zaštitu, nadopunjavaju.
Novi mehanizam ne bi trebao djelovati izolirano, nego se oslanjati na snagu drugih europskih instrumenta i biti usmjeren na sprečavanje rizika. Suočeni s požarima na jugu Europe, nismo mogli ostati pasivni. Uz veliku materijalnu štetu i ljudske žrtve te brojne nedostatke u postojećim mehanizmima za borbu protiv katastrofa, morali smo reagirati.
Željela bih naglasiti kako je u izvješće unesena odredba koja omogućuje državama članicama koje nisu u mogućnosti sudjelovati u udruženim kapacitetima za civilnu zaštitu, stopu sufinanciranja ne veću od 55 % prihvatljivih troškova za prijevoz, što je iznimno važno za Republiku Hrvatsku. Hrvatska je krizna točka koja graniči s ostatkom jugoistočne Europe i treba se promatrati s posebnom pozornošću pri raspodjeli sredstava pa fokus treba biti na pojačavanju svih preventivnih mjera.
Usvojeni amandmani u Komisiji omogućuju ovlast raspoređivanja kapaciteta sustava Rescue, dok operativna kontrola u kriznim područjima ostaje pod kontrolom država članica.
Zahvaljujem, predsjedavajući, i još jednom zahvaljujem svima koji su radili da ovaj mehanizam, koji je nešto najljepše što smo mogli učiniti za građane Europske unije, dobije svoju punu snagu i da se građani ne osjećaju izolirano, ma gdje da su.
Christos Stylianides,Member of the Commission. – Mr President, I addressed this House a little more than a year ago to present our proposal, these proposals, to strengthen our European Union Civil Protection Mechanism. Today, after a year, Parliament is voting for the most ambitious European civil protection system that ever existed. And today, Parliament is voting for something that was really politically unthinkable a few years ago. Among friends, I have to be frank. It was really a very difficult and demanding job to persuade our Member States to accept this upgrade, but, at the end of the day, we managed together to get this very ambitious common purpose.
Today, I am proud of being a European citizen. I would like to express, first of all, my sincere gratitude to the rapporteur, Elisabetta Gardini, for her leadership, and of course my thanks to all colleagues, my dear colleague Željana Zovko, my dear colleague Fernandes and all other rapporteurs from all political groups, and of course my thanks go to the parliamentary groups and to the European Parliament that supported overwhelmingly this ground-breaking initiative.
Dear colleagues, with your political support, rescEU will be a reality ahead of the next forest fire season. And this is also thanks to your dedication to our common goal: to protect our citizens, to save lives and to save their livelihoods. You rightly insisted on a guarantee to have more disaster response means available immediately. Today, I can tell you this: we are working closely with our Member States to set in motion as soon as possible the so-called ‘rescEU transition phase’, so that disaster response capacities can be in place to respond to possible forest fires in Europe already this year, in 2019. The feedback from Member States so far is positive and I would also like to thank them here today for their positive approach.
Let us have no illusions. Natural disasters will not stop. On the contrary, they will become more frequent and more intense because of climate change. It is not fake news. It is happening now and we have to deal with this new phenomenon due to climate change. What we aim to do with rescEU is to better equip ourselves to face these disasters due to climate change.
Dear colleagues, with this new legislation we are also putting more emphasis on prevention, on preparedness. The European Parliament made it very clear that this was a priority, and we have done our best to put in place a system that offers more support to Member States to exchange information and learn from each other. Today, modestly, we mark the beginning of a new era for European civil protection. This is about a Europe that protects. We owe this, as I said, to our citizens.
I would like to conclude by saying once again that we should all be proud because of this achievement, and I thank you so much for your dedication. Thank you for your attention.
José Manuel Fernandes, relator de parecer da Comissão dos Orçamentos. – Senhor Presidente, a Europa que protege é uma necessidade. A proteção da vida humana tem de ser a nossa prioridade. Em 2017, em Portugal, tivemos uma tragédia enorme onde mais de cem pessoas perderam a sua vida. É algo que não se pode repetir.
Este novo mecanismo prova a solidariedade da União Europeia, mostra que o orgulhosamente sós não é solução, a partilha, e a partilha da soberania em algumas áreas, como na área da proteção civil, reforça essa mesma soberania. Não pode é haver um relaxamento dos Estados-Membros, eles têm de apostar, continuar a apostar na proteção e a proteção é a solução.
Fica aqui uma outra preocupação, que foi uma constatação, há ministros das finanças que não queriam este acordo e que andaram a regatear duzentos milhões de euros, soma ridícula, para 2019 e para 2020, algo que nós temos aqui de realçar e realçar também o empenho do Comissário Christos Stylianides, da relatora Gardini, para que nós pudéssemos ter um acordo que, efetivamente, mostra que a União Europeia salva vidas e vale a pena.
Francesc Gambús, en nombre del Grupo PPE. – Señor presidente, señor comisario, Europa se construye a través de la solidaridad y hermandad entre sus pueblos, y es un principio que, hoy más que nunca, debemos recordar en este hemiciclo de Estrasburgo. La solidaridad entre los europeos se construye desde la base y desde el principio más básico, que es la ayuda ante los hechos que no podemos prever. Lo vivimos recientemente en los graves incendios que asolaron Portugal y Galicia en 2017.
Sin embargo, debemos ser igualmente honestos con nosotros mismos, y algo falla cuando Europa no es la primera en responder ante una catástrofe como esta. Por eso, creo que la actuación del Mecanismo de Protección Civil será una buena herramienta que podrá combinarse también con la propuesta del Cuerpo de Solidaridad Europeo. Y llevará a que podamos seguir sintiéndonos orgullosos de la Unión, demostrando que desde la unidad podemos afrontar mejor los retos que tenemos por delante.
Por ello, quiero agradecer a la ponente, mi colega Gardini, la labor realizada en este dosier, por el buen resultado obtenido y por la funcionalidad y el impacto directo que este mecanismo tendrá en el futuro en la sociedad europea.
Νίκος Ανδρουλάκης, εξ ονόματος της ομάδας S&D. – Κύριε Πρόεδρε, τα τελευταία χρόνια, σε πολλούς από τους πολίτες της Ευρωπαϊκής Ένωσης οι θεσμοί μοιάζουν απόμακροι, ακόμα και εχθρικοί. Όμως, στην περίπτωσή μας, η αγωνία τους για καλύτερη προστασία από τις φυσικές καταστροφές αποτέλεσε την κινητήρια δύναμη στην προσπάθειά μας να καταστήσουμε τον ευρωπαϊκό μηχανισμό πολιτικής προστασίας ένα πραγματικό εργαλείο αλληλεγγύης δημιουργώντας το rescEU. Σήμερα, η ανθρωπιά και η στήριξη των λιγότερο δυνατών και η περιβαλλοντολογική ηθική είναι νικήτριες. Η αφορμή για τη συγκεκριμένη πρόταση ήταν οι καταστροφικές πυρκαγιές στην Πορτογαλία. Κανείς όμως δεν μπορούσε να φανταστεί ότι, λίγο πριν να ξεκινήσουν οι διαπραγματεύσεις, μια νέα τραγωδία θα έπληττε την Ευρώπη, αυτή τη φορά στο Μάτι, λίγο έξω από την Αθήνα, με πάνω από 100 νεκρούς.
Αυτά τα γεγονότα κατέστησαν σαφές σε όλους ότι πρέπει να προσφέρουμε μια ουσιαστική απάντηση στις ανησυχίες των πολιτών. Στις αυξανόμενες φυσικές καταστροφές λόγω κλιματικής αλλαγής ή ανεπαρκούς προετοιμασίας από τις εθνικές αρχές δεν μένουμε παρατηρητές, αλλά δίνουμε μια ισχυρή απάντηση. Όλοι μαζί, με περισσότερη οργάνωση, μπορούμε να πετύχουμε περισσότερα απ’ ό,τι ο καθένας μόνος του. Ο δρόμος της πολιτικής ενοποίησης είναι μακρύς και γεμάτος από τα εμπόδια που βάζουν οι θιασώτες μιας Ευρώπης στην οποία η αλληλεγγύη δεν είναι αυτοσκοπός, αλλά μέσο με κόστος το οποίο δεν θέλουν να αναλάβουν.
Ο ευρωπαϊκός μηχανισμός πολιτικής προστασίας αποτελεί ένα χαρακτηριστικό παράδειγμα έμπρακτης αλληλεγγύης μεταξύ των κρατών μελών. Δημιουργούμε το rescEU, μια ευρωπαϊκή δεξαμενή μέσων, όπως πυροσβεστικά ελικόπτερα και αεροπλάνα, τα οποία θα αγοραστούν με ευρωπαϊκή χρηματοδότηση για το 80 έως 90% των συνολικών εξόδων, διασφαλίζοντας ότι καμία χώρα δεν θα μείνει ξανά αβοήθητη. Παράλληλα, για πρώτη φορά δίνεται η δυνατότητα ευρωπαϊκής χρηματοδότησης έως 75% για τη συντήρηση των εθνικών μέσων. Η βοήθεια αυτή σε χώρες όπως η Ελλάδα, όπου η αδυναμία επισκευής λόγω της οικονομικής κρίσης έχει περιορίσει πάρα πολύ τη δράση των εθνικών μέσων, είναι απαραίτητη.
Τέλος, ενισχύουμε την πρόληψη διατηρώντας ανόθευτα τα χαρακτηριστικά της αλληλεγγύης. Απορρίψαμε την πρόταση του Συμβουλίου που προέβλεπε την εισαγωγή ποινών για τις χώρες που ζητούν συχνά την ενεργοποίηση του μηχανισμού. Αντιθέτως, δίνουμε τη δύναμη στην Επιτροπή να εξετάσει τα μέτρα πρόληψης του συγκεκριμένου κράτους και, όπου χρειάζεται, να παρεμβαίνει και να υπάρχουν συστάσεις για βελτίωση ή ενίσχυση των εθνικών σχεδίων προστασίας. Όλοι οι ευρωπαίοι πολίτες, ανεξαρτήτως του κράτους μέλους στο οποίο κατοικούν, πρέπει να νιώθουν ασφαλείς και να ξέρουν ότι η Ένωση μπορεί να τους βοηθήσει με πρακτικό και αποτελεσματικό τρόπο σε περίπτωση έκτακτης ανάγκης.
Arne Gericke, im Namen der ECR-Fraktion. – Herr Präsident! Im Namen der ECR möchte ich Ihnen, Frau Gardini, und allen Kolleginnen und Kollegen aus dem Parlament, der Kommission und dem Rat danken, die bei der Ausarbeitung dieser interinstitutionellen Vereinbarungen, die alle unsere Anforderungen erfüllen, eng zusammengearbeitet haben.
Die rescEU wird es den Mitgliedstaaten ermöglichen, besondere Arten von Rettungsdiensten zu beantragen, falls ihre eigenen Ressourcen erschöpft sind, wie dies beispielsweise bei den wilden Bränden im vergangenen Sommer der Fall war. Hoffentlich werden wir bis zu diesem Sommer über spezielle Feuerlöschflugzeuge verfügen, um die Brände zu bekämpfen, die sehr wahrscheinlich auftreten können und werden.
Ich denke, dass hier eine Zusammenarbeit gelungen ist, wie es bisher selten der Fall war, dass Katastrophenschutz eine Sache von best practice ist und dass wir – als Europa in besonderer Weise – auch weltweit Verantwortung tragen.
Anneli Jäätteenmäki, ALDE-ryhmän puolesta. – Arvoisa puhemies, kiitokset esittelijä Gardinille hyvästä työstä. On erinomaista, että loppuvastuu tai lopputulos tässä asiassa on se, että päävastuu pelastuspalveluissa säilyy edelleen jäsenvaltioilla. EU:n yhteisiä resursseja käytetään ainoastaan viimeisenä ja tukevana vaihtoehtona.
Yksikään jäsenvaltio ei voi, eikä sen tule, ulkoistaa pelastuspalvelumekanismiaan muille jäsenvaltioille. Se olisi vaarallista ja vastuutonta, koska me tiedämme, että silloin kun joku katastrofi tapahtuu, toimeen on tartuttava heti. Alkuhetket ovat kaikkein tärkeimmät. Jos joudutaan odottamaan, että pelastuspalvelu tulee toiselta puolen Eurooppaa, tuhot ovat silloin moninkertaiset.
Eli jäsenvaltioilla on päävastuu siitä, että tuhot torjutaan, mutta myös EU:lla on roolinsa. EU:lla on tukeva rooli ja tällaista ennakkoyhteistyötä, varautumista katastrofeihin, tulee tehostaa ja myös laitteiden yhteensopivuutta. Mutta jokaisen jäsenvaltion tulee hankkia itse pääasiallisesti pelastuspalveluvälineet ja näiden välineiden yhteensopivuus on tärkeää.
Täällä on otettu jo metsäpalot esille. Siinäkin on tärkeää, että pyritään ennalta tekemään työtä, jolla vältetään metsäpaloja. Sekin on mahdollista, ei toki täydellisesti.
Δημήτριος Παπαδημούλης, εξ ονόματος της ομάδας GUE/NGL. – Κύριε Πρόεδρε, είναι μία από τις λίγες θετικές ειδήσεις που παράγουμε ως ευρωπαϊκοί θεσμοί το τελευταίο διάστημα. Αυτό το οφείλουμε στην πίεση του Ευρωπαϊκού Κοινοβουλίου, στις θετικές προσπάθειες του Επιτρόπου Στυλιανίδη και στη συνεργασία Ευρωπαϊκού Κοινοβουλίου – Επιτροπής, που έκαμψαν τις αντιρρήσεις ορισμένων κρατών μελών. Γιατί ήρθαν και τα γεγονότα να βοηθήσουν. Τα τραγικά γεγονότα. Οι μεγάλες πυρκαγιές στην Πορτογαλία· φονικές. Οι πυρκαγιές στην πατρίδα μου την Ελλάδα και οι πλημμύρες· φονικές. Οι σεισμοί στην Ιταλία, επίσης με νεκρούς, αλλά και οι μεγάλες πυρκαγιές στη Σουηδία, που έκαναν και τα βόρεια κράτη μέλη να καταλάβουν ότι η κλιματική αλλαγή δεν απειλεί μόνο τον Νότο και ότι χρειαζόμαστε μια επικουρική ευρωπαϊκή δύναμη που θα ενισχύει τις προσπάθειες των κρατών μελών. Έτσι, έπαψε αυτή η ευρωτσιγκουνιά και έχουμε περισσότερη και καλύτερη Ευρώπη. Η τελική πρόταση είναι βελτιωμένη, χάρη στην επιμονή του Ευρωπαϊκού Κοινοβουλίου, και κινείται σε θετική κατεύθυνση και γι’ αυτό νομίζω ότι έχει και μια ευρύτερη στήριξη μέσα στο Κοινοβούλιο.
Lukas Mandl (PPE). – Herr Präsident, Herr Kommissar, liebe Kolleginnen und Kollegen! Der aktuelle Winter in meinem Heimatland Österreich hat gezeigt, dass die Freiwilligen Feuerwehren, die Rettungsdienste und andere Einsatzkräfte auf Katastrophensituationen exzellent vorbereitet sind, und zwar auf der lokalen und auf der regionalen Ebene.
Wir sind die Europäische Union, und wir müssen die Stärke haben, nicht auf Hilfe von außen angewiesen zu sein, wenn es zu Großkatastrophen kommt, die nicht vorhersehbar sind und in denen auf einer überregionalen Ebene reagiert werden muss. Deshalb finde ich es richtig, dass die Europäische Kommission einen EU-Katastrophenschutzmechanismus neu auf den Weg gebracht hat. Ich teile, was schon mehrere Kolleginnen und Kollegen gesagt haben, dass wir hier im Parlament diesen Vorschlag deutlich verbessert haben: Er ist weniger zentralistisch und weniger bürokratisch. Ich freue mich, dass in der Ratspräsidentschaft Österreichs das schließlich zum Erfolg geführt werden konnte und wir jetzt im Parlament über das Endergebnis abstimmen können.
Denn vom ursprünglichen Kommissionsvorschlag, der command and control vorgesehen hatte, also Kommando und Steuerung von der Unionsebene, kommen wir jetzt zu einem Paket, das Kooperation und Förderung vorsieht; Förderung vor allem der regionalen und der lokalen Vorsorge. Da hat das rot-weiß-rote Vorbild aus Österreich schon einen Anteil daran, und selbstverständlich die Einsatzfähigkeit, ohne auf Hilfe von außen angewiesen zu sein.
Carlos Zorrinho (S&D). – Senhor Presidente, é dado hoje mais um passo determinante na criação do novo Mecanismo de Proteção Civil da União Europeia, ao abrigo do qual a União vai poder prestar melhor assistência, de forma coordenada e complementar à ação dos Estados-Membros.
As catástrofes avassaladoras, que ocorreram um pouco por toda a Europa nos últimos anos, puseram à prova o atual Mecanismo Europeu de Proteção Civil baseado em contribuições voluntárias.
Reconheçamos: nos momentos-chave nunca faltou a solidariedade, o que faltou muitas vezes foram os recursos necessários para a resposta exigida.
A criação da reserva de ativos a nível europeu, prevista no RescEU, é urgente, é essencial, e o relatório em debate permite concretizá-la. Parabéns à relatora!
Com base nos princípios da solidariedade e da partilha de responsabilidades, a União ficará habilitada a prestar melhor assistência aos seus cidadãos.
Será também intensificado o apoio aos Estados-Membros para melhorarem a gestão dos riscos e para reforçarem as medidas nacionais existentes.
Mas, Senhor Comissário, a concretização destas políticas não pode ser adiada. A operacionalidade do RescEU não pode ser posta em causa pelas dificuldades políticas e burocráticas que resultam do debate em curso sobre as Perspetivas Financeiras 2021—2027.
Como relator nomeado pelo Parlamento Europeu no contexto do Quadro Financeiro Plurianual pós-2020, formulei recentemente à Comissão uma pergunta escrita prioritária sobre o calendário para a publicação da proposta legislativa de financiamento desse mecanismo.
Se fosse publicada hoje já não era cedo.
Será intolerável se essa publicação não ocorrer nesta legislatura. As catástrofes não esperam. Os cidadãos europeus precisam do RescEU já.
João Ferreira (GUE/NGL). – Senhor Presidente, Senhor Comissário, é positivo e é desejável que se aumente a cooperação no domínio da resposta a catástrofes, sobretudo no caso das catástrofes de grandes dimensões. Essa cooperação pode e deve envolver uma coordenação de esforços, o empréstimo de meios, e também a partilha de determinados meios de resposta.
A União Europeia não tem feito tudo o que podia neste domínio. A situação em 2017 dos incêndios em Portugal demonstrou-o à evidência. Também no domínio da prevenção de catástrofes se tem ficado aquém daquilo que era desejável. Aliás, vemos com muita preocupação a perspetiva de desferir mais um corte nas verbas destinadas à coesão económica e social de onde saem muitos dos recursos para atuar sobre a prevenção de catástrofes.
As catástrofes são iníquas, atingem quase sempre mais os Estados e as populações com menores meios para se defenderem. Mas é importante que não passemos de uma situação em que não se faz tudo o que se pode para uma situação em que se quer fazer mais do que se deve, e aqui, apenas uma nota para dizer que é muito importante que as cadeias de comando se mantenham no plano nacional. A usurpação de cadeias de comando para um plano supranacional, como previa a proposta inicial da Comissão Europeia, suscitaria riscos não despicientes que, felizmente, foi possível evitar corrigindo essa parte da proposta e mantendo as cadeias de comando no plano nacional, onde, de facto, devem estar.
Procedura "catch the eye"
Soledad Cabezón Ruiz (S&D). – Señor presidente, quiero hoy celebrar la puesta en marcha de este mecanismo que viene a hacer más Europa; más Europa desde la solidaridad, previniendo y minimizando los efectos de los desafíos naturales a los que se enfrenta la Unión Europea. Pero quiero aprovechar especialmente para reivindicar una vez más la necesidad de modificar el Fondo de Solidaridad de la Unión Europea, que viene a hacer frente a la reparación de estos desastres naturales.
Creo que es importante —como ya hemos venido pidiendo— la introducción del medio ambiente: que se contabilice económicamente y que se pueda garantizar una reparación realmente efectiva. Como también creo que es especialmente importante que el cálculo de las regiones beneficiarias se compute o se haga con base en criterios del PIB real, del PIB per cápita, no del PIB global de las regiones. Estamos viendo cómo se benefician regiones con mayor nivel económico y quedan fuera de este Fondo de Solidaridad para hacer frente a estas grandes catástrofes naturales regiones con menor nivel económico.
Soy consciente de que este no es el Reglamento en concreto, pero sí se recoge aquí un llamamiento a esa necesidad de hacer sinergia con estos fondos y, por tanto, hace falta una revisión del mismo. Enhorabuena, señor comisario.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κύριε Πρόεδρε, οι φυσικές καταστροφές είναι, δυστυχώς, στην ημερήσια διάταξη στην Ευρωπαϊκή Ένωση, λόγω —φυσικά— των κλιματικών αλλαγών. Είχαμε τεράστιες καταστροφές: τις φονικές πλημμύρες στη Μάνδρα Αττικής, τις φονικές πυρκαγιές στο Μάτι με 100 νεκρούς, πυρκαγιές —επίσης φονικές— στην Πορτογαλία, σεισμούς με νεκρούς στην Ιταλία. Όλα αυτά δείχνουν ότι πρέπει η Ευρωπαϊκή Ένωση να διαθέτει έναν αποφασιστικό μηχανισμό πολιτικής προστασίας που να ενσωματώνει στην πράξη την αρχή της αλληλεγγύης. Νομίζω ότι τα βήματα που γίνονται είναι προς μια θετική κατεύθυνση. Θα πρέπει να καταλάβουν τα κράτη μέλη ότι δεν μπορούν να επιβάλουν ποινές στις χώρες οι οποίες θα ήθελαν να χρησιμοποιήσουν αυτόν τον μηχανισμό, διότι η αξιοποίηση αυτού του μηχανισμού απορρέει, δυστυχώς, από τις φυσικές καταστροφές. Θεωρώ ότι πρέπει να λάβουμε ακόμη πιο αποφασιστικά μέτρα και να στηρίξουμε τις χώρες που υφίστανται τις φυσικές καταστροφές, που είναι οι χώρες του ευρωπαϊκού Νότου κυρίως.
Karin Kadenbach (S&D). – Herr Präsident! Die heutige Diskussion zeigt wieder einmal sehr deutlich, dass wir dieses Problem des Katastrophenschutzes multisektoral sehen müssen. Es geht hier um Klimaschutz, es geht um Raumplanung, es geht aber auch um Bildung und Ausbildung im Vorfeld – das heißt: Prävention in allen Bereichen. Wir müssen prepared sein für diese Arten von Katastrophen, wir brauchen ein gutes Monitoring. Ich glaube, dieses heute diskutierte und hoffentlich dann auch beschlossene Katastrophenschutzverfahren der Union ist ein ganz gewaltiger Beitrag dazu, dass wir in Zukunft den Europäerinnen und Europäern sagen können: Im Katastrophenfall rückt Europa zusammen.
Das heißt nicht, dass die einzelnen Regionen, die einzelnen Körperschaften, die Mitgliedstaaten hier von ihrer Verantwortung entbunden werden, sondern es bedeutet nur, dass im Falle des Falles ein Europa bereit steht mit finanziellen Ressourcen, mit technischen Ressourcen, mit Know-how, um das Leid dort, wo es durch Naturkatastrophen oder auch durch menschlich verursachte Katastrophen eingetreten ist, so weit wie möglich, so effizient und so schnell wie möglich zu lindern.
Bronis Ropė (Verts/ALE). – Gerbiamas Pirmininke, iš tikrųjų klausimas yra pakankamai svarbus ir atskirais atvejais viena valstybė narė negali susidoroti su iškylančiomis problemomis, kaip pavyzdžiui, Astravo atominė elektrinė. Jau šiandieną yra nustatyta, kad statant šią elektrinę buvo pažeistos tarptautinės konvencijos ir ypatingai vietos parinkimo. Reiškia ta atominė elektrinė, kuri yra Černobylio tipo, šiandieną statoma nesilaikant tarptautinių standartų šalia Europos Sąjungos, vos dvidešimt kilometrų nuo sienos, kelia potencialiai didžiulį pavojų. Noriu paklausti Komisijos: ar šios naujos taisyklės privers Baltarusijos valstybę įvykdyti visus įsipareigojimus, kurie privalomi įvykdyti, ir antras dalykas: ar Baltarusija apdraus visus, kurie potencialiai galės nukentėti arba nukentės nuo šios, sakykim, atominės elektrinės.
Nicola Caputo (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo lunghi negoziati giunge finalmente al voto la decisione tesa a rafforzare il meccanismo di protezione civile dell'Unione europea, messa a dura prova nel 2017 e nel 2018 da incendi boschivi, tempeste e inondazioni.
Attualmente il meccanismo di protezione civile europeo è un sistema su base volontaria, attraverso il quale l'Unione coordina i contributi volontari degli Stati partecipanti destinati a un paese che ha richiesto assistenza.
La nuova legislazione aiuterà gli Stati membri a rispondere più rapidamente e con maggiore efficacia alle catastrofi, grazie anche ad una condivisione più efficiente dei mezzi della protezione civile. Verrà istituito, per richiesta del Parlamento, il fondo di risorse RescEU, che interverrà qualora gli Stati membri non dispongano di risorse sufficienti per rispondere ad una catastrofe e metterà a disposizione degli Stati interessati dall'emergenza mezzi aerei per combattere gli incendi boschivi, unità di pompaggio ad alta capacità, ospedali da campo e squadre mediche di emergenza.
Mi congratulo con la relatrice per l'ottimo lavoro svolto.
(Fine della procedura "catch the eye")
Christos Stylianides,Member of the Commission. – Mr President, when I started this initiative two years ago – frankly speaking, with a lot of reluctance from many of our Member States – I knew that having more capacities is important. I knew that having more financial means is also important. I knew that having a better disaster-risk management framework is really important. But for me – and as I realise, for you – the most important thing that we have achieved with REScEU is that we are making European solidarity stronger. We are making European solidarity more efficient, and we are making European solidarity more effective and more tangible, very close to our citizens. This is the most important thing.
Especially at this time, at which our common European project is, unfortunately, being questioned by many people, and in particular with very important European elections coming up, we are delivering on our promise to build a Europe that protects and a Europe that saves lives. It is a really big achievement, and thank you so much again for this.
But my advice, because of a lot of experience through this common effort, is that this the first big step. We have to continue in order to upgrade the Union Civil Protection Mechanism in other fields, in particular the medical field. This is the next big step.
Elisabetta Gardini, Relatore. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato davvero con molto piacere gli interventi di tutti, la conferma davvero di una unità di intenti e una collaborazione tra tutti i gruppi politici e tutti i parlamentari molto importante.
Riflettevo anche su quanta strada abbiamo fatto dalla scorsa legislatura, quando si è inserito il concetto di prevenzione, che oggi è parte integrante, se non addirittura prioritaria all'interno della protezione civile. Di strada ne abbiamo fatta tanta e questo mi rende ottimista, e ringrazio il Commissario che ha ricordato anche le fatiche a convincere alcuni Stati.
C'è anche una sorta di pudore culturale, diciamo, nell'accettare di avere bisogno di essere aiutati. Io vorrei ricordare la lezione che avevamo imparato purtroppo quando il Giappone si trovò ad affrontare il disastro di Fukushima: il paese che era ritenuto il più preparato al mondo, non era pronto ad affrontare quella immane catastrofe. Quindi non ci deve essere questo pudore. L'Europa che tutela, l'Europa che protegge è una realtà sempre più forte, perché grazie alla proposta del Commissario e al lavoro del Parlamento, e anche del Consiglio, alla fine abbiamo uno strumento che rende più sicura questa Europa.
Sono felice che ci sia stata anche la possibilità di mettere in campo questo periodo di transizione che ci permetterà di essere pronti prima della prossima estate, perché abbiamo visto che le catastrofi più ingenti, quelle che hanno purtroppo registrato il numero di perdite di vite umane incalcolabile, avviene proprio durante l'estate con gli incendi boschivi.
Io ringrazio ancora davvero tutti quanti, e vorrei, dopo aver dedicato a Zamberletti questa giornata, pensare alle centinaia di migliaia di persone che in tutti i paesi d'Europa lavorano per la sicurezza di tutti noi: a chi lavora nella protezione civile, a chi lavora nei vigili del fuoco, ai tanti, tantissimi volontari che in tantissimi paesi lavorano per noi. La protezione civile ha molte forme – è questo il motivo per cui nella scorsa legislatura non avevamo potuto scrivere la definizione di protezione civile – però l'unità d'intenti e di sentimenti è la stessa e sarà sicuramente un mattone importante per fondare l'Europa che ci piace, appunto l'Europa che tutela, che protegge, l'Europa solidale accanto ai propri cittadini.
Grazie ancora a tutti e buon lavoro in questo senso.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà martedì 12 febbraio 2019.
Dichiarazioni scritte (articolo 162)
Ελισσάβετ Βόζεμπεργκ-Βρυωνίδη (PPE), γραπτώς. – Τα τελευταία χρόνια η Ευρώπη δοκιμάζεται από ανεξέλεγκτες φυσικές καταστροφές. Η Ελλάδα θρήνησε εκατοντάδες νεκρούς από τις φονικές πυρκαγιές στο Μάτι Αττικής το περασμένο καλοκαίρι, αλλά και από τις πλημμύρες στη Μάνδρα Αττικής. Με τον ενισχυμένο ευρωπαϊκό μηχανισμό πολιτικής προστασίας κάνουμε ένα βήμα μπροστά για να βοηθήσουμε τα κράτη μέλη να ανταποκρίνονται ταχύτερα και πιο αποτελεσματικά σε τέτοιου είδους καταστροφές. Πρόκειται, αναμφισβήτητα, για ένα απαραίτητο εργαλείο που ενισχύει τη συνεργασία μεταξύ των κρατών μελών, ιδιαίτερα σε μεγάλες φυσικές καταστροφές, προκειμένου να σώσουμε περισσότερες ανθρώπινες ζωές στο μέλλον. Κράτη μέλη που δεν διαθέτουν επαρκή μέσα, όπως η Ελλάδα, μπορούν να αντλήσουν μεγάλα οφέλη, καθώς για πρώτη φορά δημιουργείται αποθεματικό πόρων για περιπτώσεις έκτακτης ανάγκης. Πρωτίστως και κυρίως, όμως, ο νέος μηχανισμός μετουσιώνει στην πράξη τις θεμελιώδεις αξίες της Ευρωπαϊκής Ένωσης, αποτελεί έκφραση αλληλεγγύης μεταξύ των κρατών μελών και ενισχύει την ασφάλεια των ευρωπαίων πολιτών, ικανοποιώντας το αίτημά τους για περισσότερη Ευρώπη. Σε αυτό το πλαίσιο, καίριας σημασίας είναι η άμεση τροποποίηση των κανόνων του Ευρωπαϊκού Ταμείου Αλληλεγγύης, με σκοπό οι αποζημιώσεις στους πληγέντες να καθορίζονται βάσει του κατά κεφαλήν ΑΕγχΠ της πληγείσας περιοχής και για να αποφευχθεί το ενδεχόμενο να αποκλείονται από το Ταμείο μεγάλες κατοικημένες περιοχές με χαμηλά επίπεδα πλούτου.
Daciana Octavia Sârbu (S&D), în scris. – În Europa, dar și pe glob, dezastrele naturale se amplifică. Ele devin nu doar mai frecvente, ci și mai intense, constituind o amenințare gravă la adresa societăților, economiilor și ecosistemelor noastre. Uniunea Europeană a elaborat o rețea de răspuns la dezastre, precum mecanismul de protecție civilă al Uniunii. Acest instrument a ajutat statele membre să își optimizeze eforturile de prevenire a dezastrelor și de reducere a riscurilor. Din păcate, dezastrele recente, precum incendiile de pădure din Grecia sau cutremurele din Italia, au evidențiat deficiențele mecanismului.
Susțin cu tărie poziția raportoarei referitoare la viitorul mecanism. Acesta ar trebui să aibă la dispoziție capabilități proprii pe lângă cele puse la dispoziție de statele membre. Aceste noi resurse ar fi menite să acopere lacunele identificate în sistemele naționale de răspuns. În ultimul rând, aș vrea să subliniez importanța unui buget adecvat care să asigure eficiența și reziliența acestui instrument european extrem de necesar.
5. Utilizzo sostenibile dei pesticidi (discussione)
Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione di Jytte Guteland, a nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, sull'attuazione della direttiva 2009/128/CE sull'utilizzo sostenibile dei pesticidi (2017/2284(INI)) (A8-0045/2019)).
L'on. Guteland non è qui con noi oggi e al suo posto ascoltiamo l'on. Dalli.
Miriam Dalli, deputising for the rapporteur. – Mr President, let me start straight away by thanking Jytte Guteland for the work she carried out on this report. As you mentioned, Jytte can’t be with us this morning, but I would like to acknowledge the great work she did, together with all her colleagues and the shadow rapporteurs, precisely on this matter.
Colleagues, I am one of those who strongly believes that today's intensive pesticide use around Europe is no longer sustainable. The unsustainable use of pesticides poses a challenge not only to our environment, but also to people's health, and it can have a serious impact on both the farmers who use such products and the general public who can come into contact with hazardous chemicals found in pesticides in public areas such as parks and also school-yards.
Now the Sustainable Use of Pesticides Directive provides for a range of actions that can help Europe achieve a sustainable use of pesticides. But it is amply clear that Member States are not implementing this legislation in the proper manner. Instead, we are seeing a situation where the use of pesticides in Europe has been steadily increasing, since the 1990s.
And funnily enough, despite awareness around the sustainability of agriculture and despite the development of pesticides that can be used at low doses, on average, we are seeing the use of pesticides has not decreased at all in recent years.
Whilst some progress was registered vis-à-vis checks on spraying equipment and in developing training courses and certification schemes on how to best spray pesticides, little progress has been made in promoting the uptake of alternative techniques.
Moreover, there is a lack of clear and quantifiable targets in the different Member States’ national action plans and most of these plans do not specify as yet how the targets or objectives are to be achieved. We strongly feel that progress is also lacking in the field of integrated pest management.
Now, we need Member States to take this seriously, because European citizens are getting increasingly concerned and want dependency on pesticides to decrease.
Europe's farmers have every right to be able to use substances and techniques that do not put their own health at risk and that do not impact negatively on the environment and their farmland.
We need incentives that can change things, incentives that can help farmers reduce the amount of pesticides they use and switch to more sustainable non-chemical options.
For the S&D Group it is a priority that the European Union and all its Member States increase their efforts to help the sustainable use of pesticides. We need to continue working tirelessly to create non-toxic environments where we ensure that human health and ecosystems are fully protected against the impact of today's wide use of pesticides.
We have the tools. Now we need to make sure that Member States deliver, so that farmers, consumers, citizens and the environment, can all benefit from the existing sustainable alternative methods.
A better implementation of the Sustainable Use of Pesticides Directive is key in ensuring that this change actually happens.
Finally, I know that there was very good cooperation between the responsible shadow rapporteurs, and on behalf of Jytte, I would like to thank all the colleagues from the different political groups for their constructive approach and valuable support for Jytte’s work.
Later on today, we as parliamentarians have the opportunity to send a clear and important signal to all the Member States, that we stand together with all citizens across the European Union and expect our countries to ramp up their actions and contribute concretely to a more sustainable use of pesticides around Europe.
Sofia Ribeiro, relatora de parecer da Comissão da Agricultura e do Desenvolvimento Rural. – Senhor Presidente, este assunto exige uma discussão séria e não demagógica a bem da saúde dos europeus, do trabalho dos nossos agricultores e da seriedade política do que aqui fazemos.
É obvio que é possível utilizarmos pesticidas de forma mais sustentável e também é obvio que os agricultores são os principais interessados em manter um ambiente limpo e sustentável. A sua subsistência depende disto. Por isso, lamento o tom geral deste documento que atribui à agricultura a principal causa da má utilização destes produtos, quando sabemos que o seu uso é generalizado por profissionais e não profissionais também de outros setores.
As alterações climáticas estão a desencadear o surgimento de novas pragas que urge combater e desta forma proteger as nossas plantas e produções. O caminho não é erradicarmos os pesticidas, mas sim apostarmos no maior número de substâncias ativas disponíveis de baixo risco e na seletividade da administração destes produtos.
Volto a defender que a União Europeia tem o sistema agroalimentar mais seguro do mundo e que nos mais recentes estudos 97,2% das amostras de produtos agrícolas apresentam valores de resíduos muito abaixo do limite legal. Pelo contrário, uma investigação recente demonstrou uma maior presença de resíduos de pesticidas em produtos de origem biológica em comparação com a produção convencional.
São estes os factos.
Vytenis Povilas Andriukaitis,Member of the Commission. – Mr President, I am delighted to attend today’s plenary session and to discuss the implementation of the Directive on the sustainable use of pesticides. I welcome your own—initiative report, which will make a valuable contribution to our ongoing work on this very important topic.
I want to start by stressing that we share common concerns and common goals – to protect citizens’ health, to safeguard the environment and to protect animal health – and we share these goals with Europeans, who are becoming increasingly interested and engaged in how we produce food and want to ensure this is done in a sustainable way. This is very much the debate at the moment.
Let me remind all of us that the European Union has a comprehensive package of legislation to regulate plant protection products. To place a product on the market, the relevant active substance must first be approved at EU level – the European Food Safety Authority (EFSA) and so on – and then the product, the so—called concrete pesticide, must be authorised at Member State level. This is a rigorous and extensive process to demonstrate that products can be used in a manner which is safe for humans, animals and the environment.
Nonetheless, as your report identifies, European citizens demand more. This is why the Directive on the sustainable use of pesticides was developed. It requires Member States to adopt national action plans outlining their quantitative objective: targets, measures and timetables to reduce the risks and impacts of pesticide use on human health and in the environment. The Commission has evaluated these national action plans. It summarised its findings in a report to the European Parliament and Council in 2017. You know that.
This report concluded that, while national action plans represented a significant step towards the sustainable use of pesticides, there were also significant gaps in many, many areas. It indicated that Member States needed to improve the quality of their plans. Primarily, they need to establish specific and measurable targets and indicators as part of a longer-term strategy to reduce the risks and impact of pesticide use. The report also notes that, although integrated pest management is a cornerstone of the Directive, Member States have not set clear targets in this area or ensured its implementation. It is clear that we need to do more. Let me assure you that I will not stop asking Member States to do more in implementing this Directive. My services are engaged in a series of actions to ensure this takes place. Following the evaluation of the national action plans, my services wrote to all Member States detailing their weaknesses and inviting them to address these in the revision of their plans.
The Commission has also conducted audits in Member States to verify that the Directive is being fully implemented. These audits serve two purposes. First, they are a tool to share good practices amongst Member States. Secondly, where Member States have not met their obligations under the Directive, they will help the Commission to consider further actions based on their concrete findings.
I am pleased to report that last month, Member States voted in favour of a Commission implementing directive to establish harmonised risk indicators. This will show trends in the risks associated with plant protection products. This implementing measure is now subject to scrutiny by the Council and the European Parliament – by you. I encourage you to look upon it favourably. I expect that these indicators will be calculated and published by the end of 2019. However, I should stress that I do not see the two indicators established under this Directive as the end of a process. Rather, they are the start of a more comprehensive suite of indicators to reflect trends in the risks associated with plant protection products throughout the EU.
Integrated pest management is a cornerstone of the Directive. As you have noted in your report, Member States to date have not converted integrated pest management principles into prescriptive and assessable criteria to monitor compliance. I am pleased to inform you that my services are organising a workshop in May to develop a toolbox to help Member States to check implementation of this essential element.
Your report also notes the importance of low—risk active substances to achieve more sustainable agriculture. It is thanks to the combined efforts of the Commission, EFSA, Member States and industry that the number of low—risk active substances continues to increase. These substances give farmers a tool to control pests while producing high—quality food in a more sustainable manner. While their adoption may not reduce the total quantities of plant protection products used, they have a more favourable toxicological profile. This will certainly help reduce the risk associated with these products. I also share your view that the sustainable use of pesticides should be integrated into the common agricultural policy. You will have noticed that such provisions were included in the Commission’s proposal, and I would encourage your support.
Finally, five years have passed since Member States adopted their first national action plans. They are now obliged to review and revise them where necessary. My services will present a second report to the European Parliament and Council on the implementation of the Sustainable Use Directive later this year. It will analyse the revised national action plans and determine if weaknesses have been addressed. It will also summarise the experience gained by Member States in implementing the national targets to reduce the risks and impacts of pesticides.
Honourable Members, thank you once again for your report. I think we can all agree that the Directive on the sustainable use of pesticides is an important part of a broader sustainable agriculture policy. Two weeks ago we adopted a reflection paper on progress towards a sustainable Europe by 2030. It notably called for a genuine change in the way we produce, transform, distribute and consume food. The full implementation of the Directive on the sustainable use of pesticides would very much help in this respect. I can assure you that my services will look very closely at the recommendations listed in your report. In many areas, as you have just heard, the Commission has already taken action to address the issues raised. We are committed to ensure the full implementation of the Directive and we will continue to work with Member States so that this objective is achieved.
Presidente. – Ringrazio il Commissario. Adesso ascoltiamo il parere dei gruppi politici. Siamo un po' in ritardo e quindi in questa fase non accetteremo domande "cartellino blu".
Karl-Heinz Florenz, im Namen der PPE-Fraktion. – Herr Präsident! Herr Kommissar, vielen Dank, ich kann Ihr Papier nur unterstützen. Der größte Tenor in diesem Bericht gefällt mir sehr gut. Ein Punkt ist hier sehr wichtig, nämlich die Frage der Weiterbildung derjenigen Personen, die diese Spritzmaschinen fahren. Ich habe gerade selbst im Dezember einen solchen Lehrgang mitgemacht, obwohl ich noch drei, vier andere auf meinem Betrieb habe, die das auch gemacht haben. Also Weiterbildung in dieser Frage ist außergewöhnlich wichtig.
Auch das weitere Entwickeln von Pflanzenschutztechnik haben Sie angesprochen. Das kann ich als praktischer Landwirt nur empfehlen. Ich würde mich aber auch gerne bei der Berichterstatterin bedanken. Sie hat da eine ganze Menge Herzblut reingeschrieben und ist auch hier und da mal so ein bisschen aus dem Raster gesprungen.
Also wir debattieren hier über einen nachhaltigen Pestizideinsatz. Wir reden hier nicht über GAP, und wir reden hier nicht über die Verschmutzung des Grundwassers. Aber wenn Sie schon mit mir über die Verschmutzung des Grundwassers reden wollen, können Sie das gerne haben. Ich sage Ihnen: Solange Sie alle – und ich auch – billiges Fleisch kaufen wollen, dürfen Sie sich nicht wundern, dass die Fakten ganz einfach sind. Auf dem Betrieb meines Vaters waren 80 Schweine, auf meinem 800, und bei meinem Nachbarn – die nächste Generation – sind es 3 000. Wenn Sie das als Nachhaltigkeit bezeichnen, dann sind wir nicht auf einem Kurs.
Ansonsten, Herr Kommissar: Viel Erfolg, und bitte bleiben Sie bei den Neonikotinoiden hart. Wir haben sie verboten, und dabei bleibt es. Wenn wir jetzt 20 Ausnahmen durch Sie genehmigt bekommen, dann kriegen diejenigen Länder, die die Neonikotinoide verbieten, Bleischuhe an die Füße, und die anderen rennen mit Turnschuhen durch diesen Wettbewerb. Das kann ich nicht akzeptieren.
Pavel Poc, za skupinu S&D. – Pane předsedající, zpravodajka Jytte Gutelandová připravila vynikající zprávu, je zřejmé, že Parlament i Komise svou práci odvádí, což bohužel nelze říct o členských státech. Zásady integrované ochrany rostlin jsou v platnosti už od roku 2014, dokud však členské státy nezačnou plnit svou úlohu, tak si budeme stále jen vyprávět pohádky o tom, co znamenají a proč je musíme dodržovat. My přece nechceme vzít zemědělcům nástroje k ochraně rostlin, chceme jim naopak nabídnout takové, které nebudou ničit jejich zdraví ani naše zdraví, ani poškozovat životní prostředí. Používání chemických pesticidů stejně jako používání antibiotik by přece mělo být poslední záchranou a ne základem našeho evropského zemědělství.
V této souvislosti je mi trochu líto, že Komise nevyslyšela požadavek tohoto Parlamentu na zrychlení schvalování biologických a nízkorizikových pesticidů, to nás zřejmě čeká až v příštím období. V Evropě dnes hodně mluvíme o bezpečnosti, přitom si do naší krajiny dennodenně pokládáme časovanou bombu, která kolem nás tiká a dřív nebo později vybuchne. Před ní nás neochrání žádná zeď ani žádné hranice. Přiznejme si konečně, že současný způsob hospodaření je dlouhodobě neudržitelný. Jestli to změníme aktivně sami, tak to bude řízený proces, který neublíží ani zemědělcům, ani spotřebitelům, ani krajině. Pokud k tomu dojde v důsledku kolapsu ekosystému, odneseme to všichni.
Jan Huitema, namens de ALDE-Fractie. – Dank u wel, voorzitter. Beste commissaris, in dit verslag over duurzame gewasbescherming wordt veel aandacht besteed aan geïntegreerde gewasbescherming. Ik vind dat belangrijk, want geïntegreerde gewasbescherming gaat uit van het voorkomen van het ontstaan van ziekten en plagen in gewassen.
Wat in het verslag naar voren komt, is dat de landen in de Europese Unie met de vinger worden gewezen omdat ze te weinig zouden doen. Ik zou ook onszelf met de vinger willen wijzen, want heel veel Europese regels maken geïntegreerde gewasbescherming moeilijk. Ik zal een paar voorbeelden noemen.
Ten eerste: veredeling. Het is ontzettend belangrijk dat wij nieuwe gewassen veredelen die weerbaarder zijn tegen ziektes en verschillende plagen. De veredelingssector is heel erg in beweging en er zijn verschillende innovaties om die veredeling te verbeteren. Helaas staat Europese wet- en regelgeving deze nieuwe innovaties niet toe.
Een tweede punt wat heel belangrijk is, is de bodemgezondheid. Ik vind het belachelijk dat de Europese nitraatrichtlijn juist het gebruik van kunstmest stimuleert ten koste van het gebruik van dierlijke mest.
Ten derde worden in verschillende landen, waaronder Nederland, initiatieven genomen om de bodemkwaliteit te verbeteren – in denk aan de Stichting Veldleeuwerik – maar die krijgen onvoldoende ruimte door de starre vergroeningsmaatregelen in het huidige gemeenschappelijk landbouwbeleid. Voorts wordt de toelating en het gebruik van micro—organismen en laagrisicomiddelen bemoeilijkt door een slechte en verouderde toelatingsprocedure. En ten slotte zouden we veel meer aandacht moeten schenken aan precisielandbouw om sneller ziektes en plagen te kunnen detecteren en ze adequater en preciezer aan te kunnen pakken. Dank u wel.
Anja Hazekamp, namens de GUE/NGL-Fractie. – Dank u wel, voorzitter. Duurzaamheid en pesticiden, dat zijn eigenlijk twee woorden die niet in één zin thuishoren. Gif is niet duurzaam. Gif dat in de tijd van onze grootouders werd gebruikt, zit nog steeds in ons milieu, op ons voedsel en in onze lichamen. Landbouwgif vervuilt onze wateren, het vervuilt de bodem, het vergiftigt onze gezondheid en tast de biodiversiteit aan. Een nieuw onderzoek, gepubliceerd in het Journal of Biological Conservation, toont aan dat 40 % van alle insecten met uitsterven bedreigd wordt. Bijen, vlinders en kevers staan op de gevarenlijst. Het verdwijnen van die insecten heeft op zijn beurt grote gevolgen voor de rest van de biodiversiteit en alle dieren die deze insecten eten. Denk aan weidevogels, vissen, reptielen, amfibieën en vleermuizen.
De belangrijkste oorzaak van dit alles is de manier waarop wij ons voedsel produceren. Industriële intensieve landbouw verwoest onze ecosystemen, zo concludeert datzelfde onderzoek. Het gebruik van landbouwgif wordt nadrukkelijk genoemd als een van de belangrijkste oorzaken van het verlies aan biodiversiteit.
De vraag is dan ook niet hoe gif duurzaam gebruikt kan worden. De vraag is hoe we een omslag kunnen krijgen naar veilige en echt duurzame productiemethoden: biologische productie zonder landbouwgif. Het huidige landbouwbeleid staat daar nog heel erg ver van af. Ook daarom ben ik voorts van mening dat de Europese landbouwsubsidies moeten worden afgeschaft.
Martin Häusling, im Namen der Verts/ALE-Fraktion. – Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Ich finde den Namen dieses Berichts schon irreführend: Es gibt keine nachhaltige Anwendung von Pestiziden. Womit wir uns beschäftigen müssen, ist ein Ausstiegsszenario für Pestizide. Herr Kommissar, Sie haben ja mit Recht darauf hingewiesen: Die Mitgliedstaaten sollten ja eigentlich schon Reduktionspläne für Pestizide liefern. Ist da irgendwas passiert? Nein. Ganz im Gegenteil. Nur zwei Mitgliedstaaten erfüllen überhaupt ihre Berichtspflicht und machen Senkungspläne.
Was machen die Mitgliedstaaten stattdessen? Der Kollege hat es angesprochen: Es werden Neonikotinoide in etlichen Mitgliedstaaten verwendet, obwohl es ein europäisches Verbot gibt. Das ist unhaltbar. Das ist eigentlich der Skandal, wo ich sagen muss: Ist diese Gesetzgebung überhaupt etwas wert, wenn es Mitgliedstaaten gibt, die das schlichtweg ignorieren?
Wir haben immer noch eine Diskussion um Glyphosat und werden sie auch weiterhin haben. Welche Konsequenzen ziehen wir daraus? Ja, es müsste gesenkt werden – aber trotzdem steigt die Verwendung von Glyphosat in einigen Mitgliedstaaten, obwohl es Alternativen gibt. Der ökologische Landbau macht es doch vor, dass es ohne Chemie geht. Glyphosat z. B. ist verzichtbar. Wir müssten halt auf mechanische Methoden zurückgreifen. Wir müssen anständige Fruchtfolgen machen. Damit hätten wir Lösungen. Aber es wird nicht praktiziert, weil es auf der anderen Seite natürlich mächtige Interessen gibt, eine Industrie, die weiterhin Pestizide verkaufen will und damit ganz gute Geschäfte macht. Das muss man doch hier auch mal deutlich sagen.
Gestern ist wieder eine Studie veröffentlicht worden, die zeigt, der Artenrückgang ist wirklich dramatisch. Es bleibt keine Zeit mehr, um darüber nachzudenken, ob wir irgendwo an irgendeiner Stelle ein bisschen absenken. Nein, wir müssen aussteigen. Wir können nicht darauf warten, dass noch mehr als 70 % der Insekten verschwinden. Das ist eine ökologische Katastrophe, die da draußen stattfindet.
Die Europäische Union muss Antworten geben und das tut sie leider nicht. Deshalb müssen wir nicht über die Kleinigkeiten reden, über Precision Farming; das ist keine Lösung. Das ist im Grunde genommen eine ein bisschen bessere Technik. Wir müssen tatsächlich darüber nachdenken, wie wir in der Landwirtschaft aus dieser Pestizidfalle rauskommen – zugunsten der Umwelt, der Verbraucher, aber auch zugunsten der Landwirte.
Mireille D’Ornano, au nom du groupe EFDD. – Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, en France, nombre d’agriculteurs ont été empoisonnés par les pesticides.
Plusieurs accusent aujourd’hui l’État d’avoir fermé les yeux sur ce danger sanitaire sans précédent. Encore récemment, le président Macron affirmait que le chlordécone n’était pas cancérigène. Une contre-vérité qui a énormément choqué en France.
Dénoncer les positions irresponsables de nos dirigeants, c’est bien. Ouvrir les yeux sur les causes profondes de ce système, c’est mieux.
Les objectifs européens sont fous, à commencer par l’article 39 du traité FUE sur la PAC, qui ne fait aucune mention de la qualité de la production, ni de la protection de la santé. Si un agriculteur se suicide tous les deux jours en France, c’est évidemment à cause du productivisme de court terme imposé par l’Union européenne, avec à la clé, des revenus dérisoires, pendant que les géants de l’agrochimie engrangent des milliards. Changer les traités européens n’est pas possible, vous le savez; en sortir, oui.
Giancarlo Scottà, a nome del gruppo ENF. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, pur condividendo la posizione della relatrice sulla necessità, da una parte, di ridurre l'impatto dei pesticidi sull'ambiente e sugli esseri umani e, dall'altra, di riuscire a migliorare fattivamente i piani di azione nazionali, ritengo sia fondamentale non creare un collegamento diretto tra gli obiettivi stabiliti dalla direttiva 2009/128/CE e l'attuale nuovo modello previsto per l'attuazione della PAC.
Legare infatti il target sulla riduzione dell'uso dei pesticidi non è il modello previsto per attuare la PAC. Ancora molto incerto nella sua applicazione, potrebbe in realtà danneggiare ancor più l'attuale stato di efficacia dei sistemi di gestione stabiliti dalla direttiva 128 del 2009. Se da un lato, appunto, gli Stati membri potrebbero giovare di un sistema a prima vista più elastico nell'applicazione della PAC, dall'altro il mio timore è che l'ipotetico cambiamento radicale aumenterà notevolmente il livello di burocrazia, dovendo gli Stati membri declinare gli obiettivi della PAC in strategia di interventi, misurandone poi risultati. A mio parere, quindi, ogni sforzo dovrebbe essere rivolto ad aumentare l'utilità e l'efficacia dei piani di azione nazionali.
Molly Scott Cato (Verts/ALE), blue-card question. – Mr Lins criticises my colleague Martin Häusling, and says that copper sulphate is a dangerous chemical. It is nothing compared to the sorts of toxic pesticides we’re talking about here, which are causing a decimation of wildlife in our countryside – 58% of butterflies and moths lost in the past several decades. Does he not understand that if we do not protect these pollinating insects, there will be no food supply for us? We’re next on the extinction list.
Norbert Lins (PPE). – Herr Präsident, Herr Kommissar, liebe Kolleginnen und Kollegen! Ein verlässliches Zulassungsverfahren und die nachhaltige Anwendung von Pflanzenschutzmitteln gehen Hand in Hand. Nachdem wir Anfang des Jahres den Sonderbericht zum Zulassungsverfahren auf den Weg gebracht haben, gehen wir nun einen weiteren Schritt zu einem nachhaltigeren Gebrauch. Ich bin selbst auf einem Bauernhof aufgewachsen, habe Pflanzenschutzmittel angebracht und weiß deshalb, wie wichtig die richtige Anwendung ist. Ich bin davon überzeugt, dass ein verantwortungsvoller Einsatz von Pflanzenschutzmitteln der Maßstab sein muss. Das Zauberwort hier ist Innovation. Neue, effizientere und risikoärmere Substanzen und Produkte werden die nachhaltige Anwendung von Pflanzenschutzmitteln fördern.
Schulung ist der zweite wichtige Schlüssel. Unsere Landwirte müssen wissen, was sie tun und wie sie es tun. Gleichzeitig sollte der private Gebrauch eingeschränkt werden. Ich sehe nicht ein, dass es eingesetzt wird, nur damit der Häuslebesitzer von nebenan ohne viel Aufwand einen englischen Rasen hat. Das muss meiner Meinung nach nicht sein.
Und im Gegensatz zum Kollegen Häusling glaube ich, dass Digitalisierung und Technologisierung der Landwirtschaft nützen und auch zu einem geringeren Verbrauch führen werden. Kollege Häusling spricht eben leider nicht so viel davon, dass auch die Ökolandwirtschaft Probleme hat, zum Beispiel Kupfereinsatz im Ökolandbau, und dass wir im Ökolandbau eben nach wie vor deutlich geringere Erträge haben. Es geht also auch um die Ernährungssicherung der Bevölkerung. Das müssen wir auch im Blick behalten.
(Der Redner ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)
Norbert Lins (PPE), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Vielen Dank! Das war ja eigentlich keine Frage, sondern mehr eine Anmerkung. Ich glaube, man muss immer unterscheiden, was wir anwenden, wie wir es anwenden. Es gilt immer der Grundsatz: Die Dosis macht das Gift. Es ist halt ein Riesenunterschied, ob wir über Neonikotinoide sprechen oder über Glyphosat, über Insektizide, Herbizide oder auch Fungizide. Da muss man deutlich unterscheiden. Da habe ich den Eindruck, dass das nicht alle Kolleginnen und Kollegen immer im Blick haben.
Eric Andrieu (S&D). – Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, le 25 janvier dernier, les chefs d’État et de gouvernement se sont enfin accordés sur la mise en place d’indicateurs de risque harmonisés. Et c’est une très bonne chose. Mais, en même temps, le 25 janvier dernier, les représentants des 28 États membres ont été incapables d’adopter les lignes directrices proposées par la Commission européenne visant à protéger les pollinisateurs des dommages causés par les pesticides. Alors où est la vérité?
La vérité, c’est que depuis 2013, la Commission a proposé vingt-cinq fois aux États membres un texte visant à mieux protéger les abeilles des pesticides.
La vérité, c’est que 40 % des insectes ont disparu lors de la dernière décennie et que le taux de mortalité des abeilles atteint les 80 % dans certaines régions de l’Union européenne. L’agriculture intensive est le principal moteur de ce déclin et, avec elle, l’utilisation de pesticides à outrance. La vérité, c’est que les chefs d’État continuent de se cacher derrière des décisions pseudo européennes qui ne sont en réalité, ni plus ni moins, que les leurs. C’est que les progrès enregistrés sur l’utilisation durable des pesticides sont largement insuffisants, notamment en termes d’alternatives. C’est que ces mêmes chefs d’État doivent en finir avec leur hypocrisie sur la question des pesticides et cesser de dérouler le tapis rouge aux multinationales de l’agrochimie.
Il est temps, Monsieur le Commissaire, que la Commission européenne tape du poing sur la table, exige que les États membres rendent des comptes et lancent, le cas échéant, des procédures d’infraction. Il en va de la santé des 500 millions de citoyens européens.
Ulrike Müller (ALDE). – Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Für eine nachhaltige Landwirtschaft ist der integrierte Pflanzenschutz unerlässlich und muss in den Mitgliedstaaten besser umgesetzt werden. Dafür setzt der Bericht ein gutes und richtiges Signal.
Etwas stört mich aber. Es hat sich die Methode etabliert, eine einzige Studie heranzuziehen, um für den Insektenrückgang alleine die Landwirtschaft verantwortlich zu machen. Dies entspricht nicht dem Niveau unseres Hohen Hauses hier. Ich würde die Kollegen bitten, hier endlich bei den Fakten zu bleiben. Fakt ist, dass in dieser gemeinten Studie, die über den Zeitraum von 27 Jahren 63 Messstellen hatte, nur 37 ein einziges Mal abgemessen wurden und 20 zwei Mal.
Die statistische Relevanz der Studie ist damit sehr fragwürdig. Fakt ist auch, dass landwirtschaftliche Praktiken nur als eine mögliche Ursache unter den anderen genannt werden. Das ist besorgniserregend, und es muss dringend mehr dazu geforscht werden.
Ich glaube, dass diese gesamtgesellschaftliche Aufgabe des Artenschutzes von allen gemacht werden muss. Das fängt beim Einzelnen an: zum Beispiel mit einer Blühwiese statt einem pflegeleichten Steingarten.
Michèle Rivasi (Verts/ALE). – Monsieur le Président, la directive de 2009 – qui traitait de l’utilisation des pesticides compatibles avec le développement durable – avait des objectifs pertinents et cohérents et encourageait la réduction des pesticides et les alternatives. Or, vous, la Commission, avez pris trois ans de retard avant de faire cette évaluation. Et de plus, on s’aperçoit que c’est un véritable échec. Pourquoi? Parce que quand vous regardez les chiffres de l’Agence européenne de l’environnement, ils montrent une augmentation de 10 à 20 % de la demande des pesticides. En même temps – et contrairement à ce que disent mes collègues – on constate qu’au niveau de la biodiversité, il y a une diminution des invertébrés, des insectes, des écosystèmes et aussi des oiseaux. Donc que voulons-nous? La destruction de la vie? Il faut que la Commission – et le rapport qui a été donné est très clair là-dessus – encourage les alternatives, mette de l’argent et développe justement une agriculture durable. Et une agriculture durable, c’est sans pesticides, sans produits chimiques. C’est cela qui est important, Monsieur le Commissaire, et pas l’inverse.
Piernicola Pedicini (EFDD). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi riteniamo che questa relazione sia già buona, perché da una parte tutela la salute umana e dall'altra protegge l'ambiente dai rischi connessi all'uso dei pesticidi. Tuttavia, potrebbe essere migliorata, perché non si può parlare di uso sostenibile dei pesticidi se non si considera l'intero ciclo di vita dei pesticidi stessi, dalla loro immissione sul mercato fino alla definizione dei massimi livelli di residui negli alimenti.
Se non si combatte la pratica dei pesticidi illegali e contraffatti, se non si affronta il problema dei prodotti importati trattati con pesticidi, noi non possiamo permettere di irrigidire al tempo stesso la normativa verso i nostri produttori, verso i nostri agricoltori, e al tempo stesso poi permettere di importare prodotti trattati con sostanze vietate in Unione europea, perché questo ha un impatto negativo sul nostro mercato interno e favorisce una concorrenza sleale che distrugge un intero settore produttivo.
John Stuart Agnew (ENF). – Mr President, we can split the fashionable objection to pesticides into two categories.
The first is human health and safety. There are now a cohort of individuals who have spent at least 30 years handling the concentrated material and being exposed to the vapour. Their exposure is perhaps as high as 1 000 times that of the ordinary citizen. Some of the products used 20 years ago have been banned on toxicity grounds. These workers, who include myself, should have all died long ago if the scare tactics of the green lobby are to be believed.
The second is environmental impact. It is quite true that overuse and misuse of pesticides will harm wildlife and pollute watercourses. Their use has, however, allowed world food production to keep pace with world demand, which organic farming methods could not hope to have done.
Nevertheless, the industry is not complacent about the situation and a big effort has been made to reduce dependency on pesticides by using modern plant-breeding methods to create varieties that require substantially less pesticide use.
The reaction of the European green lobby to this successful technology is to ban it.
You cannot have it both ways.
Angélique Delahaye (PPE). – Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, chers collègues, régulièrement, en session plénière, la question des pesticides s’invite dans le débat.
Une fois de plus, certains s’ingénient à opposer agriculture et environnement, en jouant sur la peur légitime de nos concitoyens. À l’occasion de ce rapport, je souhaite redire – comme je fais depuis le début de mon mandat – que les agriculteurs sont les premiers écologistes.
Nos concitoyens ont besoin d’être rassurés sur l’utilisation des produits phytosanitaires. À ce titre, je suis convaincue que la science doit être la base incontestable de toutes nos décisions. Nous devons avoir une approche positive concernant la place de l’agriculture dans la transition écologique et son rapport aux questions environnementales.
Pour des pratiques agricoles toujours plus respectueuses de l’environnement, il est indispensable d’accompagner les professionnels. Ils doivent pouvoir disposer de solutions adaptées à chaque type d’agriculture, que ces solutions soient phytopharmaceutiques, naturelles ou de synthèse, ou qu’elles fassent appel à des méthodes alternatives.
Si ce texte respecte cette approche, je souhaite rappeler à tous et à vous, Monsieur le Commissaire, que la PAC est avant tout une politique agricole et non une politique environnementale. Pour autant, la PAC doit accompagner les agriculteurs vers la double performance économique et environnementale. La transition écologique sera réussie, si elle est économiquement viable, ou elle ne sera pas.
Karin Kadenbach (S&D). – Herr Präsident, Herr Kommissar! Hier geht es nicht gegen die Landwirtschaft. Hier geht es einfach darum, dass wir erkennen, dass Pflanzenschutz für die europäische Produktion von Lebensmitteln, Nahrungsmitteln und Futtermitteln notwendig ist. Es ist nur die Frage, wie dieser Schutz stattfindet.
Und ich glaube, dieser Bericht zeigt sehr deutlich, dass es nicht die einzige Möglichkeit ist, Pflanzen zu schützen, indem man im Übermaß Pestizide einsetzt. Es gibt Möglichkeiten: Es gibt alternative landwirtschaftliche Möglichkeiten, es gibt physikalische Möglichkeiten, es gibt weniger gefährliche Pestizide; es gibt so viele Alternativen, die heute – und das haben wir erkannt – in den Mitgliedstaaten viel zu wenig eingesetzt werden, die nicht überwacht werden, die nicht kontrolliert werden; und selbst wenn sie kontrolliert und überwacht werden, wenn Verstöße dagegen in Wirklichkeit keine Sanktionen nach sich ziehen – um das geht es heute.
Es geht uns darum, dass nicht Mitgliedstaaten in großem Maße Ausnahmeregelungen schaffen, dass weiterhin Pestizide, Neonikotinoide, die eigentlich schon verboten sind, mit irgendwelchen Notausnahmen weiter eingesetzt werden. Wir wollen für Europa produzieren, wir wollen Nahrungsmittel, die sicher sind, die gesund sind, die die Umwelt nicht schädigen. Wir müssen dem Artensterben etwas entgegensetzen.
Ich glaube, dieser Bericht zeigt viele Möglichkeiten auf. Es geht für eine neue europäische Landwirtschaft, und die hat natürlich auch zu bedeuten, dass wir eine neue gemeinschaftliche Agrarpolitik brauchen. Das kann man nicht getrennt diskutieren.
Molly Scott Cato (Verts/ALE). – Mr President, a new global scientific review into the perilous condition of our insects reports that over 40% of insect species are threatened with extinction while our insect populations are declining by 2.5% per year. The review clearly links this drastic decline to the overuse of pesticides. That is why our report on the sustainable use of pesticides is more crucial now than ever. It is being spelt out by the world’s scientists — we need to begin an urgent transition away from the use of these highly toxic pesticides. The report urges EU countries to step up to the mark and take action on pesticides instead of making the empty promises of recent years. We need to reduce the amount of pesticides farmers use, banning the most toxic ones immediately. We need to use integrated pest management and dedicate more of our farmland to organic production. Insects are essential for the proper functioning of all ecosystems as food for other creatures, pollinators and recyclers of nutrients. Unless we take drastic action now, insects as a whole will go down the path of extinction within a few decades and we can be quite sure that we would follow on closely behind.
Pilar Ayuso (PPE). – Señor presidente, señor comisario, tenemos que cumplir los objetivos de la Directiva 2009/128/CE sobre el uso sostenible de los plaguicidas. Además, los ciudadanos queremos que los productos fitosanitarios sean de bajo riesgo, que no dejen residuos en los alimentos y que no afecten al medio ambiente. En cualquier caso, tenemos que ser conscientes de que en la Unión Europea tenemos la legislación más restrictiva para la utilización de plaguicidas.
Y, por eso, los agricultores tienen muchas restricciones a la hora de utilizar plaguicidas y se encuentran en posición de desventaja frente a sus competidores de terceros países, que usan plaguicidas aquí prohibidos y luego, además, importamos los alimentos que ellos producen con estos plaguicidas.
Tampoco podemos olvidar el gran riesgo que representan las nuevas plagas. Y me refiero, por ejemplo, a la Xylella fastidiosa de los olivos o a la mancha negra de los cítricos, que nos han venido de fuera, por hablar solo de situaciones más recientes.
En fin, yo doy la bienvenida a este informe, pero no debemos comprometer el trabajo que ya se está realizando para desarrollar un uso sostenible de los plaguicidas, ni olvidar la necesidad que de ellos se tiene en la agricultura.
Herbert Dorfmann (PPE). – Herr Präsident! Ja, ich denke, wir sind uns hier relativ einig: Mit Chemie muss sorgfältig umgegangen werden. Das gilt übrigens nicht nur für die Landwirtschaft, das gilt zum Beispiel auch für die Medizin. Wir könnten ja auch mal eine Debatte führen, wie unsorgfältig wir auch mit Medikamenten umgehen. Aber es ist manchmal einfacher, mit dem Finger auf andere zu zeigen.
Viele Dinge sind richtigerweise heute schon gesagt worden. Wir brauchen einen besseren Zugang zum integrierten Pflanzenschutz. Wir brauchen low-risk pesticides, also Pestizide mit geringem Risiko. Ich habe übrigens in diesem Haus selber einen Bericht dazu gemacht und auch Vorschläge gemacht, wie man hier beschleunigen könnte. Passiert ist in der Kommission diesbezüglich relativ wenig.
Wir brauchen mehr Forschung und Entwicklung, auch in öffentlichen Anstalten. Wir brauchen bessere Anwendungstechnik, und wir brauchen mehr resistente Pflanzen.
Ich möchte aber noch auf einen letzten Punkt hinweisen, der noch nicht angesprochen wurde. Wir haben in den letzten Jahren immer wieder Schädlinge aus dem Ausland eingeschleppt. Ich denke zum Beispiel an die marmorierte Baumwanze oder an die Kirschessigfliege, welche dann Tonnen und Abertonnen von Chemie verursachen, weil sie bekämpft werden müssen. Wenn wir an den Grenzen Europas manchmal etwas sorgfältiger wären, würden wir uns auch einiges ersparen.
Procedura "catch the eye"
Nicola Caputo (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'approvazione da parte del Parlamento europeo della risoluzione della commissione speciale PEST è stata un passo significativo nella direzione di un'attuazione efficace del regolamento sull'immissione sul mercato di prodotti fitosanitari, che prevede l'autorizzazione solo di pesticidi innocui, ossia che non arrechino alcun danno all'uomo, agli animali e all'ambiente.
Tuttavia, un alto livello di protezione non può essere raggiunto senza una corretta applicazione della direttiva sui pesticidi sostenibili, che deve essere lo strumento per aiutare gli agricoltori a ridurre la dipendenza da essi sostituendoli con alternative sostenibili e con pratiche agro-ecologiche.
Particolare attenzione va prestata alla protezione dei gruppi vulnerabili, considerando l'attuale mancanza di protezione dei residenti nelle zone rurali. In questa direzione vanno gli emendamenti 24 e 44 proposti a seguito di una tavola rotonda organizzata da me con i colleghi Guteland, Andrieu e Poc, che chiedono alla Commissione e agli Stati membri di bandire immediatamente l'uso di pesticidi nei pressi di abitazioni, scuole, parchi giochi, asili nido e ospedali.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κύριε Πρόεδρε, νομίζω ότι από τη συζήτηση έχει αναδειχθεί το τεράστιο πρόβλημα που υπάρχει σχετικά με τη χρήση των φυτοφαρμάκων. Πρόβλημα που αφορά, βεβαίως, την υγεία τόσο των ανθρώπων όσο και των ζώων.
Εγώ, κύριε Andriukaitis, θα ήθελα να θέσω και ένα άλλο θέμα. Συζητούμε για τη χρήση των φυτοφαρμάκων εντός της Ευρωπαϊκής Ένωσης, αλλά έχουμε αθρόες εισαγωγές αγροτικών προϊόντων από πλευράς Τουρκίας, στην οποία η χρήση των φυτοφαρμάκων είναι ανεξέλεγκτη. Υπάρχουν απαγορευμένα φυτοφάρμακα που χρησιμοποιούνται στην καλλιέργεια αγροτικών προϊόντων στην Τουρκία και όμως αυτά τα προϊόντα εισάγονται πλέον στην ίδια την Ευρωπαϊκή Ένωση. Επομένως, ποια προστασία υπάρχει για τους ίδιους τους καταναλωτές; Γίνεται ελληνοποίηση γάλακτος το οποίο εισάγεται από την Αλβανία. Ούτε εκεί έχουμε φυτοϋγειονομικό έλεγχο. Έχουμε αθρόα εισαγωγή κρεάτων, παράνομα, από τα Σκόπια και ούτε εκεί έχουμε έλεγχο του τι είδους ουσίες χρησιμοποιούνται. Άρα, λοιπόν, πρέπει να δούμε τι γίνεται με τις εισαγωγές προϊόντων από τρίτες χώρες.
Hilde Vautmans (ALDE). – Voorzitter, mijnheer de commissaris, collega's, ik denk dat we het hier vandaag genoeg hebben gehoord. Het duurzame gebruik van pesticiden ligt ons eigenlijk allemaal na aan het hart, zowel de burgers als de boeren.
Het verslag dat vandaag voorligt, is belangrijk. We evalueren hier de richtlijn van 2009 en daaruit blijkt heel duidelijk dat de lidstaten een tandje hoger moeten schakelen. Er is vooruitgang geboekt op het vlak van opleiding en het afstellen van spuitapparatuur. Maar de actieplannen missen heel duidelijk meetbare en concrete doelstellingen. Bovendien lijkt het mij ook duidelijk dat we meer moeten investeren in geïntegreerde gewasbeschermingstechnieken. Dat moeten we vooropstellen.
Last but not least moeten we, zoals collega Huitema zei, ook in eigen boezem durven kijken. Als we de boeren willen overtuigen, moeten we meer in de richting van precisielandbouw gaan en ervoor zorgen dat daarvoor middelen beschikbaar zijn. Daarnaast denk ik dat we ook moeten inzetten op gewasveredeling en het verbeteren van de bodemkwaliteit. Op dat vlak moeten we openingen creëren. En dus moeten we meer middelen voorzien.
Als we ons milieu willen verbeteren, collega's, dan moeten we inzetten op ondersteuning van boeren. Zij produceren ons gezond voedsel. Dank u wel.
PRÉSIDENCE: Sylvie GUILLAUME Vice-présidente
João Ferreira (GUE/NGL). – Senhor Presidente, o uso insustentável dos pesticidas está na origem de graves problemas ambientais de saúde pública e de segurança alimentar. Este uso insustentável é indissociável dos modelos de produção vigentes favorecidos pela Política Agrícola Comum e pelas políticas comerciais da União Europeia.
Modelos produtivistas, de cariz exportador, que deixam a produção de alimentos, algo com óbvia relevância estratégica em qualquer sociedade, nas mãos do agronegócio. São as mesmas políticas que foram, e continuam a ser, devastadoras para a pequena e média agricultura e para a agricultura familiar, que têm uma importância crucial na ocupação sustentável do território e na soberania alimentar dos Estados.
Sem dúvida que são necessários procedimentos mais rigorosos de controlo do uso de pesticidas. Sem dúvida que é necessário o desenvolvimento de novos produtos e processos que comportem menos riscos e menos impactos na saúde e no ambiente. Mas é igualmente necessário modificar profundamente os modelos de produção vigentes e as políticas que os viabilizam.
Γεώργιος Επιτήδειος (NI). – Κυρία Πρόεδρε, ο ρόλος των φυτοφαρμάκων για την παραγωγή της Ευρώπης είναι σημαντικός, διότι συμβάλλουν στην αντιμετώπιση των επιβλαβών οργανισμών που προσβάλλουν τα φυτά και συντελούν στην καλή υγεία των φυτών. Όμως, μερικά από αυτά εισέρχονται στον υδροφόρο ορίζοντα, με αποτέλεσμα να δημιουργούνται προβλήματα στα οικοσυστήματα. Επιπλέον, όταν παραμένουν κατάλοιπα φυτοφαρμάκων επάνω σε τρόφιμα τίθεται σε κίνδυνο η υγεία των ανθρώπων, όσων κατοικούν σε γεωργικές περιοχές, των καταναλωτών, αλλά και ακόμα και των περαστικών. Επίσης, τα υπολείμματα στις ζωοτροφές αποτελούν κίνδυνο για την υγεία των ζώων. Ακόμη, υπάρχει υπόνοια ότι ορισμένα φυτοφάρμακα ευθύνονται για ενδοκρινολογικές διαταραχές.
Όλα τα παραπάνω επιβάλλουν την υποχρέωση, τόσο στα έθνη όσο και στην Ευρωπαϊκή Ένωση, να συνεργαστούν και να καταβάλουν προσπάθειες για να χρησιμοποιούνται με ορθολογικό τρόπο τα φυτοφάρμακα. Πρέπει να περιοριστεί η χρήση των φυτοφαρμάκων και να επιλέγονται όχι χημικές, αλλά βιολογικές μέθοδοι. Επιπλέον, η Ευρωπαϊκή Ένωση πρέπει να προστατεύσει τους καταναλωτές από φυτοφάρμακα τα οποία εισάγονται από τρίτες χώρες.
José Inácio Faria (PPE). – Senhora Presidente, Senhor Comissário, alimentar uma população mundial de mais de sete mil milhões de pessoas traz desafios aos quais a indústria agroalimentar tem respondido com elevada eficácia. No entanto, não podemos deixar que valha tudo no jogo da produção. Por um lado, estamos a restringir ou a reduzir a biodiversidade e a agrodiversidade com a utilização de pesticidas de toxicidade elevada e com um impacto desconhecido na saúde humana. Por outro lado, continuamos a aprovar organismos geneticamente modificados que sejam resistentes aos pesticidas que selecionamos por conveniência comercial.
Não nos admiremos, por isso, que haja uma baixa disponibilidade de produtos fitofarmacêuticos de baixo risco, incluindo biológicos, sendo estes apenas treze num total de quinhentas substâncias disponíveis no mercado. A realidade é que a insuficiente aplicação da diretiva e as discussões de aprovação por Estados-Membros criam condições de concorrência desiguais na Europa.
Há um impedimento à plena implementação no mercado das alternativas sustentáveis com uma consequente redução da atratividade para os agricultores que preferem, obviamente, as opções mais rentáveis no curto prazo.
Maria Grapini (S&D). – Doamnă președintă, domnule comisar, sigur, dezbatem astăzi o temă sensibilă și trebuie să fim raționali, pe lângă sensibilitate. Este foarte clar: toți dorim să protejăm sănătatea oamenilor. În același timp, să ne gândim și să facem un scenariu: dacă vom nimici agricultorii din Uniunea Europeană, evident că vom importa, așa cum au spus colegii, produse și nu vom avea niciodată o uniune vamală care să poată să controleze bucată cu bucată produsele care intră și care sunt mai periculoase decât cele produse în Uniunea Europeană.
Sigur că, așa cum spunea domnul comisar, este foarte important ca statele membre să își revizuiască măsurile, dar, domnule comisar, cred că trebuie să avem armonizate aceste măsuri și trebuie să avem și un control armonizat pentru că, în interiorul pieței interne, sigur că circulă produsele și degeaba un stat membru este foarte riguros, dacă în alte state membre nu se verifică, așa cum spuneați dumneavoastră - produsele trebuie verificate din punctul de vedere al toxicologiei. Cred foarte mult că avem nevoie de investiții în agricultură, avem nevoie în cercetare și inovare pentru ca aceste produse folosite să nu atace sănătatea oamenilor.
Michaela Šojdrová (PPE). – Paní předsedající, já vystupuji proto, abych zde vysvětlila svůj přístup, který je jasně na straně ochrany zdraví občanů, ale také musíme myslet na producenty zemědělské výroby, pro které je používání pesticidů zatím prostě nezbytností. Přesto tlak na snižování používání pesticidů a na zákaz některých pesticidů, které obsahují karcinogenní látky, má smysl a to prokázala také zpráva Evropského úřadu pro bezpečnost potravin, která říká, že 96 % testovaných vzorků dodrželo povolené limity a dokonce polovina vzorků neobsahovala žádná kvantifikovatelná rezidua. Já se tedy domnívám, že je jasné, že tento tlak má smysl a má smysl omezovat používání těch nejnebezpečnějších pesticidů, ale je třeba apelovat na omezení dovozu potravin, které jsou ošetřovány právě pesticidy, a zákaz dovozu pesticidů.
Maria Gabriela Zoană (S&D). – Doamnă președintă, domnule comisar, utilizarea pesticidelor joacă un rol foarte important în producția agricolă a Europei prin menținerea sănătății plantelor și prin prevenirea distrugerii lor din cauza bolii și infestării. Cu toate acestea, pesticidele administrate culturilor pot intra în sol și în apele de suprafață prin dizolvare și scurgere și pot pătrunde în apele subterane, cu riscul de a afecta negativ speciile ne-țintă atât în ecosistemele terestre, cât și în cele acvatice.
Domnule comisar, nu pot să fiu de acord cu propunerea raportoarei de a nu fi acordate derogări pentru folosirea neonicotinoidelor. Cred că este esențial să ținem cont de specificitatea agriculturii în fiecare stat membru. Poate ceea ce este valabil în Germania nu este valabil și în Bulgaria în ceea ce privește această specificitate a agriculturii și chiar și a dăunătorilor.
Gestionarea integrată a dăunătorilor în sectorul agricol european vizează menținerea utilizării pesticidelor și a formelor de intervenție la niveluri care sunt justificate din punct de vedere economic și ecologic și care reduc sau reduc la minim riscurile pentru sănătatea umană și pentru mediu, acordând prioritate metodelor biologice sustenabile, precum și metodelor fizice și chimice de protejare a culturilor și de descurajare a dăunătorilor.
Franc Bogovič (PPE). – Gospa predsednica! Veseli me, da se v Evropskem parlamentu veliko ukvarjamo z rabo pesticidov. Sprejeli smo posebno poročilo odbora, danes sprejemamo poročilo o trajnostni rabi pesticidov.
Podobno kot v medicini pri ljudeh je tudi tu jasen cilj: čim manj pesticidov, čim manj tistih agresivnih, ki lahko škodijo zdravju, okolju ali pa tudi živalim. In zato mislim, da prav to, kar počnemo v Evropski uniji, da podpiramo integrirano pridelavo, podpiramo z navzkrižno skladnostjo pregled škropilnic, na drugi strani tudi usposabljanje tistih, ki to uporabljajo, in tudi s poudarkom na ekološkem kmetijstvu.
Zagotovo bo še nekaj časa v kmetijstvu uporaba pesticidov, zato je prav, da podpiramo tudi metode preciznega kmetijstva, kjer lahko z jasno senzoriko ugotovimo stanje bolezni, stanje škodljivcev, s preciznimi nanosi zmanjšamo tudi vpliv na okolje, hkrati pa, kot sem že dejal, v bodoči kmetijski politiki podpirajmo še naprej ukrepe, ki peljejo kmetijstvo v smeri integrirane pridelave in v okvir ekološke pridelave.
(Fin des interventions à la demande)
Vytenis Povilas Andriukaitis,Member of the Commission. – Madam President, once again I listened carefully to the honourable Members and I heard a lot of reasonable approaches. The main thing, as we all know, is that we need to strengthen our efforts in the sustainable use of pesticides and in the improvement of the Directive.
Let me react to some specific points. I fully agree with Karl-Heinz Florenz when he raises questions about training. Especially now, as we see a lot of new agro—techniques, we need to encourage Member States to pay more attention to training needs when farmers are using new techniques and facing new issues with pesticides.
Regarding derogations, derogation should mean derogation, and should not be the rule. The Commission is looking at this very carefully and we are now introducing strong measures, asking Member States for justifications and asking them to see what they can do and how we can regulate. As you know, we have permanent conversations with some Member States about derogations. But, of course, derogation is enshrined in law, so we need to pay greater attention to that.
Some speakers mentioned the possibility of promoting more low—risk pesticides. As you know, we now have to hand a lot of improvements, and rules and procedures allowing the quickest possible authorisation of low-risk pesticides.
Some speakers mentioned once again the role of organic farming and the message that organic farming is farming without chemicals. No: we know very well that in organic farming too people use certain chemicals. Copper sulphate is a very difficult question. You know that the carcinogenicity of copper sulphate is a big challenge and we need to address those issues. So do not mislead people. We know very well that different types of farming are using different methods, including chemicals. So do not simply create confrontation between conventional farming and organic farming.
Once again, please tell the truth to society. From a regulatory point of view, we know what that is. We know who is who, and how different tools are used in different types of farming.
Mr Andrieu rightly mentioned the Bee Guidance Document. We did not achieve a qualified majority on this at Standing Committee level because Member States are not capable of voting in favour. It’s now up to Parliament and the Council to conclude the so—called first reading on the comitology rules. We have proposed introducing transparency in risk management, changing the situation, with regard to the comitology rules, so as to have data publicly available to vote on.
However, two years for the first-reading stage is not progress! May I encourage you once again to draw attention to this, because I am very happy that yesterday we concluded the General Food Law trilogue. I would like to thank Ms Ayuso for doing a very difficult job. We now have more transparency in the assessment of pesticides, and this is a big achievement for all of us.
I have outlined to you the comprehensive regulatory system for plant protection products in Europe and the Commission’s efforts to ensure their sustainable use. I also acknowledge that there is no perfect system.
Ms D’Ornano mentioned cases of suicide in France. I was there, I met people and I discussed this with the French authorities. They should assess the situation in a very careful manner because it’s a complex one. Some use the word ‘poison’ when speaking about pesticides. I’m sorry, but sometimes, in some quantities, for some people, medicine is poison. So I would say, please, use the correct words and do not simply create rumours about pesticides.
The Commission is currently evaluating the implementation of the regulation that concerns the authorisation of plant protection products and the setting of maximum residue levels. It will also launch an evaluation of the Sustainable Use Directive in 2020 to determine if this legislation is fit for purpose. I call on the Member States to set ambitious targets, with clear timetables, in their revised national action plans. They must demonstrate their commitment to citizens to reduce the risk and impact of the use of pesticides on human health and the environment.
Let me close by thanking the honourable Members for their interest in and support on this important issue. I look forward to the adoption of this important report by Parliament. Once again, I thank Jytte Guteland and the shadow rapporteurs for their very good, collaborative work and for this comprehensive report. We will take careful note of the recommendations, and together we will continue on the road towards more sustainable agriculture in Europe in order to protect our citizens’ health, the environment, consumers and sustainable agriculture.
Miriam Dalli,Rapporteur supplimentari. – Smajna numru ta’ punti validi imma ovvjament kif mistenni dan huwa dibattitu pjuttost kontroversjali għaliex l-użu tal-pestiċida jiena nemmen li għandu rwol importanti fil-produzzjoni agrikola Ewropea. Għaliex wara kollox jgħina biex inżommu b’saħħithom il-pjanti anki l-frott għal tul akbar ta’ żmien u jwaqqaf il-qerda u d-distruzzjoni ta’ dawn il-pjanti u l-frott minħabba mard jew infestazzjonijiet li jista’ jkun hemm.
Imma, hawnhekk nerġa’ ninsisti, l-użu mhux sostenibbli tal-pestiċida, kif smajna anki llum, jista’ jwassal għal telf tal-bijodiversità, jista’ jikkontamina u jaffettwa l-ħamrija, jista’ jikkontamina u jafettwa l-ilma u jista’ jidħol anki fl-ilma ta’ taħt l-art - il-ground water tagħna. Għalhekk li hemm it-tħassib li pestiċida jista’ jwassal għal riskju serju għas-saħħa tal-bniedem. Għaliex jista’ wkoll jispiċċa fl-ikel tagħna u fil-food chain tagħna. U din hija r-raġuni għaliex ċertu tħassib jitqanqal proprju meta jkollok persuni li huma esposti għal pestiċida li jista’ jkollhom dawk li huma magħrufa bħala endocrine disrupting properties.
Dan il-Parlament huwa mħasseb minħabba l-implimentazzjoni dgħajfa ta’ din id-Direttiva f’numru ta’ Stati Membri. Wara kollox id-dipendenza tal-pestiċida u fuq il-pestiċida hija kompletament inkompatibbli ma’ agrikoltura sostenibbli. U aħna nemmnu li l-Unjoni Ewropea trid timbotta għal agrikoltura aktar sostenibbli li tippromwovi l-prevenzjoni, li tippromwovi metodi li mhumiex kimiċi, kontrolli bijoloġiċi u anki prodotti b’riskju baxx.
U biex intemm - ir-rapport li ddiskutejna llum, fl-opinjoni tiegħi, jibgħat messaġġ konkret u progressiv li nista’ nagħmlu fil-qosor f’erba’ punti ewlenin. L-ewwel punt: l-Istati Membri jridu jħaffu u jtejbu l-implimentazzjoni tal-integrated pest management practices tagħhom u jridu jippromwovu alternattvi mhux kimiċi u anki prodotti li jipproteġu l-pjanti li għandhom riskju baxx. It-tieni: il-pestiċidi f’erjas pubbliċi jridu jispiċċaw għaliex dawn jinkludu wkoll parks u postijiet fejn ikun hemm it-tfal tagħna u gruppi vulnerabbli oħra bħal nisa tqal. It-tielet punt: id-data collection fuq l-użu tal-pestiċida u anki dak li jifdal mill-pestiċida fl-ambjent irid jitjieb. U fl-aħħar nett għandna bżonn miżuri aktar b’saħħithom li jistgħu jgħinu biex nippromwovu aktar l-organic farming. Għalhekk inħeġġeġ lil kulħadd, inħeġġeġ lill-gruppi politiċi kollha biex permezz tal-vot tagħna llum nagħtu sinjal b’saħħtu favur dan ir-rapport.
La Présidente. – Le débat est clos.
Le vote aura lieu mardi 12 février 2019.
Déclarations écrites (article 162)
Mihai Ţurcanu (PPE), în scris. – Biodiversitatea este amenințată peste tot în lume! Ritmul de dispariție a speciilor este extrem de mare, de 100 până la 1 000 de ori mai mare decât cel natural. Scăderea biodiversității, alături de schimbările climatice, este cea mai gravă amenințare la adresa mediului înconjurător, de care depinde și economia, și societatea!
Fac apel către statele membre să implementeze această directivă fără nicio amânare. Un sfert din speciile de animale se confruntă cu riscul dispariției. Salut munca depusă de raportoare și susțin directiva Parlamentului European și a Consiliului privind utilizarea durabilă a pesticidelor. Gestionarea integrată a dăunătorilor pune accentul pe creșterea unor culturi sănătoase, prin utilizarea unor metode care să afecteze cât mai puțin agroecosistemele și să încurajeze metode cât mai naturale de combatere a agenților de dăunare, și este una dintre prioritățile acestui raport, care merită toată atenția și aplecarea noastră!
6. Attuazione della direttiva sull'assistenza sanitaria transfrontaliera (discussione)
La Présidente. – L’ordre du jour appelle le débat sur le rapport de Ivo Belet, au nom de la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire, sur la mise en œuvre de la directive relative aux soins de santé transfrontaliers (2018/2108(INI)) (A8-0046/2019).
Ivo Belet, Rapporteur. – Dank u, voorzitter. Een hele goeie morgen aan u allemaal, collega's, commissaris. Als er één terrein is waar Europa zijn meerwaarde kan bewijzen, dan is dat wel het terrein van de gezondheidszorg.
Vaak is het voor patiënten, zeker voor patiënten in grensregio's, evidenter en goedkoper om medische hulp te halen waar zij het dichtste bij is, namelijk in een ziekenhuis vlak over de grens. Dat geldt a fortiori voor patiënten met een chronische of zeldzame ziekte die efficiënter geholpen kunnen worden in een ander Europees land omdat ze een specifieke behandeling behoeven.
Vandaag worden patiënten nog al te vaak geconfronteerd met allerlei vervelende hinderpalen wanneer ze voor een behandeling in het buitenland willen kiezen. Vaak staat er administratieve overlast in de weg. Het is onduidelijk wanneer ze vergoed kunnen worden voor de behandeling die ze in het buitenland ondergaan, en het is onduidelijk welke kosten ze daarvoor moeten betalen.
We zijn 2019 en het is hoog tijd dat we deze onaanvaardbare hinderpalen en obstakels voor patiënten niet langer tolereren. De richtlijn grensoverschrijdende gezondheidszorg, waarover we het hier hebben, dateert van 2011. Dat is ruim acht jaar geleden. Deze richtlijn was zeker een stap in de goede richting, maar de tenuitvoerlegging op het terrein laat te wensen over. Daar mogen we ons niet bij neerleggen.
In het verslag dat we over de tenuitvoerlegging hebben geschreven, zitten een aantal concrete voorstellen. We hebben met de diensten van de Commissie heel goed overlegd hoe we daarmee verder aan de slag moeten en hoe we de tenuitvoerlegging kunnen verbeteren.
De eerste opdracht is: informatie aan de patiënten. De meeste patiënten weten eigenlijk niet wat hun rechten zijn en ze weten ook niet waar ze informatie moeten halen, ondanks het feit dat elk land minstens één nationaal infopunt heeft. Daarom stellen we voor om in elk land een onestopshop op te richten waar patiënten terechtkunnen voor alle informatie op het vlak van gezondheidszorg, ziekenfondsen, terugbetaling, administratieve toestanden, enzovoort. Patiënten hebben recht op duidelijke en heldere informatie, ook voor grensoverschrijdende zorg. Vandaag worden ze immers geconfronteerd met een complex administratief kluwen. En dat kan veel beter.
Vandaar ook de uitdrukkelijke vraag dat de Commissie de toepassing van deze richtlijn elk jaar blijft bewaken en daarover ook nauw contact onderhoudt met het Europees Parlement en de nationale overheden.
Tweede punt: voor patiënten met een zeldzame of chronische ziekte kan de beste en meest gespecialiseerde hulp zich in het buitenland bevinden. Daarom willen we de bestaande Europese referentienetwerken (ERN's) nog versterken. En we willen de Europese inspanningen en de inspanningen van alle lidstaten bundelen om in de bestaande gezondheidsinstellingen gespecialiseerde centra op te richten waar expertise over zeldzame ziekten wordt bijeengebracht zodat patiënten met een zeldzame ziekte daar terechtkunnen.
Voorts is digitalisering van de gezondheidszorg een uitgelezen instrument om patiënten nog veel beter te verzorgen. Het initiatief dat de Europese Commissie vorige week heeft gelanceerd om het digitale netwerk van grensoverschrijdende gezondheidszorg verder te versterken, is een prima initiatief. Dat steunen we voluit. We hopen dat het zo snel mogelijk wordt uitgerold.
Nog één punt, tot slot. We willen heel graag dat in het meerjarenprogramma een robuust en onafhankelijk programma voor gezondheid wordt opgenomen, wat vandaag nog niet het geval is. Onze burgers verdienen de beste gezondheidszorg en die is soms te vinden aan de andere kant van de grens, bij de buren. Dank u wel.
Maria Grapini, Raportoare pentru aviz, Comisia pentru piața internă și protecția consumatorilor. – Doamnă președintă, domnule comisar, în calitate de raportor pentru aviz la acest raport, sigur că susțin raportul și spun că este foarte important să vedem cum se aplică în statele membre această directivă privind asistența medicală transfrontalieră.
Să nu uităm că 40 % dintre cetățenii Uniunii Europene sunt în zonele transfrontaliere. Să nu uităm că există un studiu făcut de Eurobarometru care arată că mai puțin de 20 % din cetățenii europeni își cunosc aceste drepturi. De aceea, în avizul Comisiei IMCO, noi am susținut măsuri suplimentare pentru informatizarea cetățenilor, pentru că este foarte important să își cunoască drepturile. De asemenea, este foarte important să avem o finanțare adecvată și să se mențină finanțarea, așa cum a fost și în cel de-al treilea pachet privind sănătatea.
Nu în ultimul rând, aș putea să spun că este foarte important ceea ce s-a făcut: cardul de sănătate european, e-sănătate, este foarte important. De asemenea, importante sunt punctele naționale de informare pentru pacienți și, până la urmă, mobilitatea pacienților transfrontalieri trebuie să fie un fapt real și nu unul teoretic. De aceea, domnule comisar, susțin raportul și sper să se îmbunătățească situația în toate statele membre pentru că viața și sănătatea oamenilor sunt foarte importante.
Vytenis Povilas Andriukaitis,Member of the Commission. – Madam President, I thank the rapporteur, Mr Belet, for his very important report on the implementation of the Cross-border Healthcare Directive. You know I am a medical doctor and for me it is very close to my heart.
Each year, millions of Europeans travel to other EU countries, safe in the knowledge that they can access healthcare if necessary. At the same time, other citizens are planning treatment in different Member States. Why? Because EU law guarantees the right to access healthcare across borders and the right to reimbursement in their home country. So it is safe to say that cross-border healthcare is an issue of high importance for European citizens.
In this context, I welcome Parliament’s draft report and motion for a resolution on the implementation of a Cross-border Healthcare Directive. Let me stress that we fully agree with you. Action is necessary to improve the implementation of the Directive. In fact, your draft report is very much in line with the conclusions of the Commission’s own report on the Directive’s implementation, which we published last September, as you know.
I want to take a few moments to touch on what we are doing to improve implementation. The Commission has examined the transposition of the Directive into national law. We took swift action when elements were missing and launched 26 infringement proceedings on account of late or incomplete transposition. The first phase is now complete and all infringements relating to this phase have been closed.
The Commission has now moved to an in-depth assessment of compliance, carefully examining measures put in place in each Member State. This approach is delivering results. Many Member States have already changed their legislation for the benefit of patients. But I want to assure you that the Commission will continue its intensive dialogue with Member States to achieve the best possible transposition of the Directive.
A directive allows Member States room for manoeuvre when it comes to transposition. Unfortunately, we have evidence of discrimination against EU citizens seeking treatment in another European Union country. Patients often face very complex administrative procedures ahead of planned treatment abroad. We are taking action to put an end to any unjustified practices. On 23 January, the Commission launched infringement proceedings against two Member States regarding national rules on reimbursement tariffs. In light of this, I welcome the draft report’s focus on the reimbursement schemes. We will now discuss with Member States ways to simplify procedures for EU patients in line with the Directive.
The Commission will also continue to address the lack of awareness when it comes to citizens’ rights. We also fully agree with the Committee’s recommendation that the Member States provide sufficient funding for their national contact points. I can assure the honourable Members that the Commission will continue to support the national contact points. A toolbox to support the national contact points’ work will also be made public in the near future. Our goal here is to improve national contact points’ effectiveness so that the information provided will deliver practical benefits to patients.
Of course, the Directive also encourages cross-border healthcare cooperation between Member States, especially in the border regions. In this context, the Commission provides support for a European network of regional and local health authorities through its health policy platform. Here I want to highlight two important points made by your report. Firstly, on the establishment of 24 European reference networks, which represent a major achievement in the field of healthcare cooperation on rare diseases. But these networks are also facing challenges involving their integration into national healthcare systems. I am thankful for your call on Member States to support healthcare providers that are European reference network members.
Secondly, I want to echo your position on digital solutions. In fact, only last week the Commission adopted a recommendation on a European electronic health record exchange format. The recommendation aims to make it possible for people to safely access their health records across borders.
I am very pleased to see that Finland and Estonia have recently begun to exchange e-prescriptions thanks to the European Union’s work. This is a significant step forward and will increase accessibility to services for patients.
Honourable Members, your draft report makes an important contribution to the discussion on cross-border healthcare. I look forward to your final report and I assure you that the Commission will examine each recommendation very carefully. Our convergence on this issue means that we can move forward together, deliberately. Ultimately, this cooperation will benefit citizens and health systems across the European Union.
Cristian-Silviu Buşoi, în numele grupului PPE. – Doamnă președintă, doresc să îi mulțumesc și să îl felicit pe colegul Ivo Belet pentru raportul său. Acest cadru legislativ, care permite pacienților să beneficieze, în anumite condiții, de rambursare de servicii medicale în orice stat membru, este una dintre realizările foarte practice și foarte importante ale Uniunii Europene în beneficiul pacienților.
Am depus amendamente și am susținut această directivă, ca deputat, în anii 2010-2011 și apoi am avut șansa să implementez această directivă în țara mea, România, ca președinte al Casei Naționale de Asigurări de Sănătate în 2013-2014. Contrar obiectivelor directivei însă, unele state membre au adoptat măsuri administrative ce blochează substanțial asistența medicală transfrontalieră, cum ar fi limitările privind rambursarea sau cerințele de autorizare prealabilă, unele nejustificat de complicate. În plus, un număr mare de pacienți europeni nu știu de drepturile ce le conferă această directivă.
Întrucât sănătatea este un drept fundamental din Carta drepturilor fundamentale a Uniunii Europene, solicit Comisiei Europene să se asigure că statele membre implementează în mod corect această directivă.
Tiemo Wölken, im Namen der S&D-Fraktion. – Frau Präsidentin! Zunächst möchte ich mich beim Berichterstatter Ivo Belet für die sehr gute Zusammenarbeit bedanken. Ich glaube, bei dem Ziel dieses Dossiers sind wir uns doch alle hier recht einig: Das Wohl der europäischen Patientinnen und Patienten steht im Vordergrund, und wir wollen, dass Menschen sich auch grenzüberschreitend behandeln lassen können. Leider hat die Überprüfung der derzeitigen Umsetzung gezeigt, dass die grenzüberschreitende Versorgung noch immer nicht einwandfrei funktioniert. Mit der Gesetzgebung zur grenzüberschreitenden medizinischen Versorgung wollten wir doch eigentlich erreichen, dass Patientinnen und Patienten Zugriff auf qualitativ hochwertige und sichere grenzüberschreitende medizinische Versorgung bekommen und die Behandlungskosten dann am Ende auch einfach erstattet werden.
Es ist daher doch verstörend und auch keinem Bürger und keiner Bürgerin zu erklären, dass bei der Umsetzung 26 von 28 Mitgliedstaaten so langsam waren, dass die Europäische Kommission ein Vertragsverletzungsverfahren eröffnen musste. Laut Eurobarometer vom Mai 2015 wussten über 20 % der Bürgerinnen und Bürger gar nicht, dass sie die Möglichkeit haben, sich grenzüberschreitend behandeln zu lassen. Zwei Jahre nach Inkrafttreten der Richtlinie kannte also fast niemand seine Rechte. Seine Rechte zu kennen, ist aber die Grundvoraussetzung, sie auch nutzen zu können. Im Bereich der Gesundheit ist der Informationsbedarf komplex, und das derzeitige Niveau ist, ehrlich gesagt, nicht befriedigend.
Hier spielen insbesondere die nationalen Kontaktstellen eine ganz bedeutende Rolle. Diese müssen vollständig und vor allem für jedermann verständlich aufklären. Eine breit angelegte Informationskampagne über die nationalen Kontaktstellen ist daher für die Bürgerinnen und Bürger notwendig. Genaue Informationen zu erhalten, ist eine Grundvoraussetzung für die Ausübung seiner Rechte. Daher fordern wir im Bericht richtigerweise genau das.
Wir brauchen im Sinne des Verbraucher*innenschutzes auch mehr Transparenz und Klarheit für die Dienstleister. Es muss transparent aufgeschlüsselt werden, welche Dienstleistungen im Gesundheitsbereich angeboten und auch erstattet werden. Der Bericht der Kommission hat auch aufgezeigt, dass hinsichtlich der Erstattungsverfahren noch erhebliches Verbesserungspotenzial besteht.
Lassen Sie mich einen letzten Punkt noch ansprechen: Für meine Fraktion ist es wichtig, dass wir auch Impfungen mit in den Anwendungsbereich aufnehmen. Die Impfgegner werden immer mehr, und Krankheiten, die eigentlich ausgerottet sein könnten, kommen zurück. Das ist eine Gefahr, die wir nicht länger hinnehmen sollten. Und deswegen sollten wir den Bericht auch noch in diesem Bereich ergänzen.
Urszula Krupa, w imieniu grupy ECR. – Pani Przewodnicząca! Transgraniczna opieka zdrowotna mogłaby być wielką szansą dla pacjentów w sytuacji występowania problemów w państwach członkowskich, zwłaszcza że, zgodnie z traktatem, zapewnia się wysoki poziom ochrony zdrowia ludzkiego. Przy czym za organizację, finansowanie i świadczenie opieki zdrowotnej odpowiadają państwa członkowskie, co powoduje, że z możliwości transgranicznej opieki korzystają głównie pacjenci z regionów przygranicznych krajów „starej” Unii lub chorzy z krajów bogatych, podróżujący do biedniejszych, gdzie koszty leczenia są niższe, podczas gdy kraje Europy Środkowej obawiają się nadmiernych ubytków budżetowych lub chorzy nie mają pieniędzy na drogie zagraniczne leczenie.
Oczywiście pacjenci muszą być informowani o możliwościach i prawach, jakie wynikają z rozporządzenia czy dyrektywy, za pośrednictwem punktów informacyjnych. Transgraniczna opieka mogłaby być jednak wielką szansą dla chorych na choroby rzadkie, dotykające około 6 % wszystkich obywateli, w sytuacji gdy na każdą z tych chorób cierpi stosunkowo niewielka liczba pacjentów. Współpraca transgraniczna powinna odgrywać rolę w gromadzeniu informacji w celu zwalczania chorób rzadkich, ewentualnym tworzeniu wyspecjalizowanych ośrodków referencyjnych oraz poszukiwaniu nowych leków, gdyż obecne ceny uniemożliwiają leczenie. Ponadto oczywiście transgraniczna opieka może odgrywać ogromną rolę w przypadkach pandemii, chociaż problem szczepień pozostawiłabym w gestii państw członkowskich.
Jasenko Selimovic, on behalf of the ALDE Group. – Madam President, I want to thank the rapporteur and the other shadow rapporteurs for their excellent work on this file.
European cross-border healthcare is becoming much more important due to the free movement of Europeans. That is good. But that’s why we also have the obligation to improve it and make it function properly when it doesn’t.
One of the major areas in which we have to improve is the transparency of health care providers and how they function. If I didn’t know whether I would be reimbursed or what type of care I had a right to, I would never dare go to a hospital in another country.
Furthermore, the transparency mechanism and the right to compensation and reimbursement and the complaint mechanism has to be improved. People will never go to a hospital in other countries if they don’t know how well it functions.
The Healthcare Directive can be a good European answer to the questions posed by globalisation, but it has to be improved if we want it to be a solution that works in reality.
Kateřina Konečná, za skupinu GUE/NGL. – Paní předsedající, pane komisaři, také mně dovolte poděkovat kolegovi Beletovi za podle mého názoru skvělou zprávu. Pro určité skupiny pacientů, např. těch se vzácným onemocněním, je prostě přeshraniční zdravotní péče nejvhodnější a nejpřístupnější péčí. Domnívám se, že je potřeba neustále zdůrazňovat význam sdílení znalostí i zdrojů právě zejména v souvislosti s léčbou vzácných onemocnění. Tato problematika dnes již není jednoduše řešitelná pouze na vnitrostátní úrovni, ale vyžaduje zapojení materiálních i duševních zdrojů celé EU. Je také třeba větší úsilí v oblasti vzájemného uznávání receptů z jiných členských států, snížení administrativy a všech umělých překážek, které brání proplácení přeshraniční péče, většího využití a používání evropského průkazu pojištěnce a v neposlední řadě také zvýšení nízké informovanosti pacientů, co se týče možností tuto péči využívat.
Co na zprávě také vítám, je výzva k většímu sjednocování očkovací povinnosti napříč EU. Domnívám se, že v době, kdy některé regiony čím dál častěji ničí epidemie nemocí, o nichž jsme se mylně domnívali, že jsou již vymýcené, se jedná o extrémně důležitý krok. A v neposlední řadě také musíme řešit i negativní externality přeshraniční péče. Mluvím zde znovu o tzv. paralelním reexportu léků. Několik let zde žádáme Komisi i členské státy, aby tuto praktiku, co vytěžuje zdravotní systémy méně rozvinutých členských států, zakázala. A nic se neděje, pacientům v některých zemích chybí léky, druzí je levně překupují.
Tilly Metz, au nom du groupe Verts/ALE. – Madame la Présidente, merci Monsieur Belet pour votre excellent travail. Seulement 17 % des Européennes et Européens sont informés de leurs droits en matière de soins de santé transfrontaliers.
Si nous voulons être sérieux par rapport à la mise en œuvre des soins de santé transfrontaliers, nous devons absolument consolider les points de contacts nationaux. Le fait de pouvoir agir ensemble, en coopération transfrontalière, nous rend plus fort, par exemple, quand il s’agit de la recherche ou du traitement des maladies rares. C’est pour cela que nous luttons pour renforcer les réseaux européens des références et pour créer des centres spécialisés pour les 30 millions de citoyens atteints de maladies rares dans l’Union européenne.
Oui, nous avons aussi besoin de contrôle et de données sur les soins et actes effectués et facturés pour éviter toutes sortes d’abus. Mais une chose est certaine: le patient doit être au centre de nos préoccupations et il doit pouvoir jouir d’un environnement inclusif, où il est informé de ses droits et de la manière dont il peut en bénéficier. Dans l’Union européenne, en laquelle je crois, toute personne – y compris les personnes sans abri et sans papiers – a droit à des soins de santé de qualité et abordables.
Joëlle Mélin, au nom du groupe ENF. – Madame la Présidente, la mobilité transfrontalière, autrement dit la possibilité, pour des citoyens européens en situation régulière, de se déplacer de manière plus ou moins prolongée entre les États membres, quand elle est volontaire et consentie, et non forcée par la stagnation économique et le chômage, doit se faire de la manière la plus aisée possible.
C’est pourquoi l’analyse de l’application de la directive de 2011 sur la continuité des soins en Europe est importante. Si la prise en charge des soins et leur remboursement doivent rester une affaire nationale, la coopération entre les États à tous les niveaux, y compris les soignants, est nécessaire pour dispenser des soins sûrs et de qualité égale dans tous les pays.
L’Europe de la protection sociale et de la santé existe depuis deux cents ans, il faut la conforter. Pour autant, il ne faudrait pas que ce soit l’occasion d’une immigration incontrôlée et, surtout via les soins en ligne et sous le prétexte détourné et anxiogène de maladies rares ou de vaccination, instaurer une banque de données informatisée supplémentaire ou de contrainte.
Nous exercerons donc une vigilance totale pour donner tout son sens à cette directive et en combattre les dérives.
Miriam Dalli (S&D). – Sur President, naħseb li wieħed mill-benefiċċji ewlenin ta’ Unjoni Ewropea magħquda huwa d-dritt għall-aċċess għall-kura tas-saħħa fi kwalunkwe pajjiż tal-Unjoni Ewropea li ċittadini Ewropej għandhom, u dritt li jingħataw il-flus lura għal dik il-kura li jkunu ingħataw barra minn pajjiżhom. Imma dan id-dritt isir aktar importanti meta qegħdin ngħixu fi żmien ta’ bidla kontinwa, meta qegħdin ngħixu fi żmien ta’ żvilupp rapidu fejn inti għandek is-sistemi tas-saħħa li qegħdin jiġu konnessi flimkien. Nemmen li hija r-responsabilità tagħna li naċċertaw li jkun hemm aċċess ugwali għal kulħadd għal sistemi ta’ kura tas-saħħa għaċ-ċittadini kollha, qegħdin fejn qegħdin. Però biex dan verament jiġri rridu nkunu ċerti li għandna l-framework ġust f’postu. Irridu niffaċilitaw kooperazzjoni akbar f’numru ta’ erjas differenti li huma relatati mal-mediċina u anki mal-kura tas-saħħa. U hawnhekk insemmi pereżempju l-ehealth u anki trattament għal mard rari. Però din mhijiex kwistjoni ta’ Stat Membru wieħed jew ieħor imma hija kwistjoni li hija komuni għall-Istati Membri kollha, bl-Ingliż ngħidu “across boarder matter”, fejn allura l-azzjoni tal-Unjoni Ewropea għandha valur miżjud.
U l-kwistjoni reali hija kemm għandna ċittadini li huma konxji dwar id-drittijiet tagħhom b’mod partikolari d-dritt tagħhom li jkunu mħallsa lura meta jmorru għal kura tas-saħħa barra.
Punt tal-aħħar - dan ifisser li l-Istati Membri jridu jinfurmaw lill-pazjenti dwar id-drittijiet tagħhom, iridu jiffaċilitaw dan it-tip ta’ kura tas-saħħa u jaċċertaw ruħhom li jissimplifikaw il-proċessi.
Alojz Peterle (PPE). – Gospa predsednica! Zahvaljujem se kolegu Ivu Beletu za odlično pripravljeno poročilo. Gre za pomemben dosje, ki ga naši državljani razumejo in uporabljajo, je dober primer tega, kaj v praksi pomeni Evropa, ki je blizu ljudem.
Za sprejetje direktive smo potrebovali jasne sodbe Evropskega sodišča, ki so potrdile, da imajo bolniki skladno z evropskimi pravili pravico do zdravstvenega varstva v drugih državah članicah in do povračila stroškov zanj. Beremo in slišimo o primerih, ko bolniki zaradi težav z zavarovalnicami nimajo dostopa do zdravljenja, ki je na voljo v drugi državi, ali o primerih, ko do zdravljenja sicer pride, potem pa domača zavarovalnica noče povrniti stroškov. Bolniki z redkimi oblikami raka, ki so med drugim omenjeni v poročilu, takšne izkušnje dobro poznajo, niso pa edini.
Ne potrebujemo najprej prenove direktive, najprej potrebujemo njeno dosledno implementacijo. Evropa brez meja bo živela takrat, ko bomo imeli tudi zdravstveno varstvo brez meja. Zato najprej zdravje.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, η διασυνοριακή ιατροφαρμακευτική περίθαλψη συνιστά, οπωσδήποτε, ένα από τα βασικά δικαιώματα των πολιτών της Ευρωπαϊκής Ένωσης. Παλαιότερα, υπήρχαν ασθενείς που είχαν τη δυνατότητα και κατέβαλαν προσπάθεια να πάνε σε άλλο κράτος της Ευρωπαϊκής Ένωσης για επεμβάσεις όταν στη χώρα τους δεν μπορούσε να παρασχεθεί η συγκεκριμένη περίθαλψη. Αυτή ήταν η γενική τάση, αλλά —βεβαίως— υπήρχε τεράστιο πρόβλημα ως προς τον τρόπο με τον οποίον θα έπαιρναν πίσω οι ασθενείς τα ποσά που είχαν πληρώσει. Τώρα η κατάσταση έχει αλλάξει και οι ασθενείς πηγαίνουν σε χώρες όπου είναι πιο φθηνή η ίδια η περίθαλψη. Νομίζω ότι η οδηγία πρέπει να εφαρμοστεί.
Θα ήθελα, όμως, να σας ρωτήσω κύριε Επίτροπε, κύριε Andriukaitis, σχετικά με το θέμα της επιδημίας της γρίπης στην Ελλάδα. Έχουμε πάνω από 39 νεκρούς. Υπάρχει μια τεράστια επιδημία γρίπης και θα ήθελα να ρωτήσω εάν η ελληνική κυβέρνηση έχει έρθει σε επαφή με τις αρμόδιες αρχές της Ευρωπαϊκής Ένωσης, εάν σας έχει ζητήσει βοήθεια και τι θα γίνει με την έλλειψη εμβολίων για την αντιμετώπιση της γρίπης. Θέλουμε μια απάντηση στο θέμα αυτό γιατί απασχολεί τον ελληνικό πληθυσμό.
Sirpa Pietikäinen (PPE). – Arvoisa puhemies, rajatylittävät terveydenhuoltopalvelut ovat tulevaisuudessa yhä tärkeämpiä sekä potilaiden hyvinvoinnin kannalta että käytettävissä olevien rajallisten resurssien kannalta. Jotta voimme kohdistaa parhaan osaamisen juuri niille potilaille, jotka sitä tarvitsevat, ja vapaana olevat resurssit juuri niillä potilaille, jotka niitä tarvitsevat, me tarvitsemme tätä joustavuutta, ja mitä pidemmälle terveydenhuolto kehittyy, sitä enemmän. Siksi kiitos esittelijälle ja komissiolle aktiivisista toimista.
Mielestäni on suorastaan häpeällistä, että niin suuri osa jäsenvaltioista ei ole joko voimaansaattanut direktiiviä, informoinut kansalaisiaan, tai on voimaansaattanut sen esimerkiksi korvausten osalta täysin väärin. Tämä on sellaista vastuun pakoilua kansalaisten hyvinvoinnista ja järkevästä resurssien käytöstä, pikkupolitikointia, mitä emme voi hyväksyä. Siksi on syytä ryhtyä todella ripeisiin, tehokkaisiin toimenpiteisiin jäsenvaltioiden haastamiseksi oikeuteen tässä asiassa, jos tarpeen.
Arne Gericke (ECR). – Madam President, dear colleagues, the implementation report shows that there has been a lot of progress in cross-border healthcare services. Within Europe, we can control its legacy. In cases of certain rare diseases, cross-border care is most appropriate and therefore should be promoted, with no bureaucracy against health rights. Therefore the international contact point is a vital item to inform citizens about their rights to cross-border health services under the directive. The Commission should start an information campaign to inform citizens about the existence of the national contact points. These should also be improved with more relevant information.
The Commission should develop a template for the national contact points of the kinds of information that are most useful to our citizens who want to avail of cross-border healthcare.
Soledad Cabezón Ruiz (S&D). – Señora presidenta, hablar de sanidad transfronteriza es hablar de libre circulación; al fin y al cabo, de los principios fundamentales de la Unión Europea. El Eurobarómetro expone claramente cómo la salud es uno de los principales valores para la ciudadanía europea. Pero también somos conscientes de que las competencias en sanidad están repartidas, así como de las connotaciones especiales y la sensibilidad que tiene el tema de la sanidad.
Tenemos una Directiva, a mi modo de ver, especialmente ambiciosa; positiva, pero —como digo— ambiciosa, cuya implementación ha sido desigual dentro de la Unión Europea por parte de los Estados miembros. Y es que yo querría empezar añadiendo que, para el éxito de esta Directiva, necesitamos primero una premisa previa, que es un compromiso claro por parte de los Estados miembros con sus sistemas públicos de salud, para fortalecerlos como garantes de la cohesión social.
Esta Directiva nunca podrá sustituir ese necesario compromiso de los Estados miembros con su sistema público de salud. Por eso, creo además que deberíamos empezar a implementarla paso a paso, objetivo a objetivo, y empezar con la tarjeta sanitaria europea. No podemos desligar la sanidad transfronteriza de una armonización de esta tarjeta sanitaria europea, para evitar las discriminaciones que a día de hoy conlleva, y habría que hacerla posible bajo el principio de universalidad, en el que entrasen estudiantes, desempleados, trabajadores autónomos, todas las personas, toda la ciudadanía europea.
En segundo lugar, la receta, el reconocimiento de la receta. Y, en tercer lugar, como señala la Directiva y como uno de los próximos objetivos por desarrollar por parte de la Comisión en lo que se refiere a salud digital, creo que hay que hacer partícipes a los Estados miembros desde el principio. Creo que los sistemas públicos de salud son los únicos y los mejores garantes de la custodia de los datos, de la privacidad de los pacientes y de la equidad en los sistemas de salud.
Por lo tanto, en este gran proyecto que empieza a dibujarse por parte de la Comisión Europea, les pediría que hagan especialmente partícipes y protagonistas a las instituciones públicas, a los Estados miembros.
Peter Liese (PPE). – Frau Präsidentin, Herr Kommissar, liebe Kolleginnen und Kollegen! Wenn jemand Geburtstag hat, oder zum neuen Jahr: Was wünschen wir den Menschen dann? Wir wünschen vor allem Gesundheit. Deswegen sollte Gesundheit stärker im Zentrum der Politik stehen – auch in der EU-Politik, soweit wir zuständig sind. Aber das sind eine ganze Menge Punkte, wo wir zuständig sind.
Für die EVP ist das ein zentrales Thema. Wir haben vor kurzem auf Anregung unseres Vorsitzenden, Manfred Weber, ein Papier zur Bekämpfung von Krebs erarbeitet. Das hat auch sehr persönliche Hintergründe, dass uns das so wichtig ist. In diesem Papier schreiben wir eben einerseits: Wir möchten alles tun, was in unserer Macht steht, damit in 20 Jahren niemand mehr in Europa an dieser schrecklichen Krankheit sterben muss. Wir haben viele Punkte aufgelistet. Ein Dank auch an die Kommission, dass sie zum Beispiel im Forschungsrahmenprogramm Horizon Europe das Thema Kinderkrebs zu einer Mission gemacht hat.
Aber wir sagen auch: Wir wollen die Richtlinie über die Patientenrechte besser umsetzen. Deswegen gilt mein großer Dank Ivo Belet, der diesen Bericht ausgearbeitet hat. Ich hoffe, dass wir im Plenum für diesen Bericht eine sehr große Zustimmung bekommen. Die Mitgliedstaaten müssen aufhören, immer nur kurzfristig vom Geldbeutel her zu denken, sondern der Patient muss im Mittelpunkt der Umsetzung dieser Richtlinie stehen. Dafür ist der Bericht der richtige Weckruf an die Mitgliedstaaten im Sinne der Patienten.
Interventions à la demande
José Inácio Faria (PPE). – Senhora Presidente, quero agradecer, antes de mais, a Ivo Belet pelo excelente trabalho.
A Europa é feita de solidariedade e cooperação. Infelizmente, a saúde capturada no princípio da subsidiariedade é testemunha das maiores assimetrias dentro da União Europeia. A esperança que representava esta diretiva relativa aos cuidados de saúde transfronteiriços não parece ter atingido a plenitude da sua intenção. Os doentes não sabem que existe, os profissionais da saúde não a conhecem nem a usam e os pagadores levantam-lhes as maiores barreiras burocráticas e administrativas.
Mas não podemos atirar esta diretiva para a prateleira das cartilhas das intenções. Tem que se pôr a diretiva a funcionar. É crucial para os doentes e para os Estados-Membros, sobretudo para as pessoas que mais ganham com a escala europeia, que são os cidadãos com doenças raras, incluindo algumas das doenças oncológicas.
A cooperação através das redes de referência europeias tem de ser estimulada para atrair o conhecimento e tem de evoluir no sentido de se tornarem autênticos centros especializados no seio da União. Quero referir, ainda, a importância da saúde eletrónica que pode ser a ponte necessária para juntar as margens afastadas das burocracias do Estados, mas há uma coisa que a eSaúde não consegue fazer por nós e que é unir-nos nas diferentes políticas no que toca ao rastreio neonatal e aos programas de vacinação.
Este é outro passo que ainda nos falta dar para uma Europa mais justa.
Krzysztof Hetman (PPE). –Pani Przewodnicząca! Szanowni Państwo! Cieszę się, że Parlament Europejski podjął temat implementacji dyrektywy odnośnie do transgranicznej opieki zdrowotnej. Zgadzam się ze sprawozdawcą, że niestety – mimo iż niedługo minie osiem lat od jej przyjęcia – świadomość społeczna co do możliwości refundacji kosztów leczenia w placówkach sąsiedniego kraju jest niezwykle niska. Jest to priorytet, nad którymi instytucje unijne powinny współpracować z krajami członkowskimi. Dlatego też popieram postulat, by zwiększyć widoczność i dostępność narodowych punktów kontaktowych, które są głównymi instytucjami świadczącymi informacje w tym zakresie. Ponadto należy zlikwidować wszelkie wskazane w sprawozdaniu utrzymujące się bariery prawne i administracyjne wynikające ze złego transponowania dyrektywy, aby pacjenci mogli bez przeszkód korzystać z należnych im praw. Otrzymanie zwrotu kosztów leczenia powinno być standardową, prostą i – co równie ważne – szybką procedurą.
Hilde Vautmans (ALDE). – Mevrouw de voorzitter, commissaris, collega's, ik denk dat we hier vandaag een heel belangrijk punt bespreken, namelijk de grensoverschrijdende gezondheidszorg. Ik wil mijn Limburgse collega, Ivo Belet, dan ook van harte danken voor zijn verslag.
We weten allemaal dat heel veel burgers hun rechten niet kennen. Uit een Eurobarometer-enquête uit 2015 blijkt dat 20 % van de Europese burgers zijn rechten eigenlijk niet kent. Daarom denk ik dat we de burgers moeten informeren over de rechten die ze hebben om de beste gezondheidszorg te vinden. Want als je ziek bent, heb je maar één zorg: beter worden. Op dat vlak moet Europa de burgers bijstaan.
Bovendien weten we allemaal dat de administratieve lasten en de regelneverij veel te groot zijn als we elders gebruikmaken van gezondheidszorg. Dus ik zou zeggen: maak werk van die aanbeveling en zorg voor een "onestopshop" zoals dat hier genoemd wordt, één infopunt per lidstaat, zodanig dat de burgers snel en correct de juiste informatie krijgen. Maak er werk van. Maak Europa efficiënt.
Γεώργιος Επιτήδειος (NI). – Κυρία Πρόεδρε, δεν υπάρχει αμφιβολία ότι η υγεία αποτελεί το πολυτιμότερο αγαθό για τον άνθρωπο και πρέπει να προστατεύεται με κάθε τρόπο. Παράλληλα, η εξέλιξη της ιατρικής επιστήμης παρέχει τη δυνατότητα σε πολλούς ασθενείς να εξασφαλίσουν υγειονομική περίθαλψη, όχι μόνο στη χώρα τους, αλλά και σε άλλα κράτη μέλη της Ευρωπαϊκής Ένωσης, κυρίως στα όμορα. Πρέπει, λοιπόν, τα κράτη να συνεργάζονται μεταξύ τους, ούτως ώστε να διευκολύνουν την ομαλή κινητικότητα των ασθενών. Βήμα προς την κατεύθυνση αυτή είναι η αντιμετώπιση διαφόρων γραφειοκρατικών μεθόδων, η απλοποίηση ορισμένων διοικητικών μέτρων, ο καθορισμός των αποζημιώσεων, καθώς επίσης και η προσπάθεια για την αντιμετώπιση της απάτης, των επιδημιών και, κυρίως, της υγειονομικής περίθαλψης των παρανόμων μεταναστών, οι οποίοι πολλές φορές συσσωρεύονται, όπως συμβαίνει στην περίπτωση της Ελλάδας, σε μεγάλους αριθμούς στα σύνορα με τις γειτονικές χώρες.
Pascal Arimont (PPE). – Frau Präsidentin! Ich lebe im Grenzraum Ostbelgien. Das heißt, viele Menschen aus Belgien gehen ganz natürlich und ganz einfach nach Deutschland zum Arzt bzw. war das so und ist jetzt nicht mehr so. Es gab in diesem Grenzraum ein Abkommen, das nannte man IZOM. Dort konnte der belgische Patient ohne Formalitäten zum deutschen Facharzt gehen. Das hat man in Belgien dann abgeschafft.
Was ich damit bezeugen möchte, ist, dass es dem Patienten ziemlich egal ist, welche Formalitäten danach zwischen Krankenkassen abgewickelt werden müssen. Der Patient möchte gesund werden, er möchte den besten Arzt, den es gibt, für sich haben, am besten in seiner Sprache. Genau das müssen wir erreichen.
Wir reden viel zu viel zwischen Staaten über das, was nicht geht, aber wir müssen viel mehr darüber reden, was geht. Diese Patientenzonen, wie es sie bei uns gab, sind ein wunderbares Beispiel, wie man es machen muss. Die Europäische Kommission bitte ich, dass man dies fördert, und wenn das nicht klappt, sogar verpflichtet. Denn der Patient will gesund werden, und das geht, wenn man das so organisiert.
Seán Kelly (PPE). – Madam President, they say that health is wealth, and that is absolutely correct, because all the wealth in the world is no use to you if you haven’t got your health. It’s very important, in a modern society with a growing economy, that we do everything to ensure that our citizens can access healthcare as easily as possible, because it’s one thing to be accessing services when you are healthy, but when you’re sick, then any added bureaucracy makes it much more difficult. That’s why the trans-European Cross-Border Healthcare Directive is so important.
I think people have asked for more information especially in relation to campaigns. I think that’s vitally important in reducing red tape, because a lot of access is available, a lot of help is available, but often it’s difficult for citizens to access it, so that has to be a primary aim.
My colleague Mr Liese spoke about the good work that has been done in combating cancer. I am involved in that group here in the European Parliament, and at lunchtime I will be attending an event organised by the European Advocates for Epilepsy. So a lot is happening but we need to get it through to the citizens.
Lastly, congratulations to the rapporteur, my great friend and a wonderful MEP, Ivo Belet.
(Fin des interventions à la demande)
Vytenis Povilas Andriukaitis,Member of the Commission. – Madam President, I am happy to have listened to the debate and I thank all the speakers for their valuable contributions. Let me repeat once again: now is a good time for all of us to have an awareness-raising campaign in the European Union because the European Parliament elections are ahead of us. Please, honourable Members, keep healthcare high on the agenda and please campaign on these issues, and I say that especially to those who are ready now to go and present their programmes to the public.
Of course, I see a confrontation in terms of Member States’ understanding of what we call subsidiarity, and that is why we see such a low level of awareness. Mainly, if you ask Member States about healthcare and medical services, they will argue that these fall within national competences: ‘national competence’ has become a mantra. If you look just at health technology assessment, you will see, once again, resistance to doing more at European Union level in that area. Why? Because of a wrong understanding about subsidiarity. If you cannot offer people the chance of achieving the best possible healthcare, or a cure if they have some rare disease, then surely we should allow them to go across borders and achieve it in another country.
How can we overcome the silo mentality? That is a question for all of us. It’s not just a matter of having templates and national contact points. It’s also about possibilities of changing the narrative, about understanding and about discussions with governments.
I very much appreciate the fact that we share common goals when it comes to cross-border healthcare for European Union citizens. This convergence is crucial as we move forward and eliminate unjustified barriers to healthcare. The draft report outlines concrete measures around some of the directive’s major pillars in the areas of charging, reimbursement, access to and exchange of health data, administrative procedures and provision of information. There are many, many issues.
Let me assure you that the Commission will carefully consider how to take this recommendation forward once the report has been adopted. I would like to stress once again that the Commission will take deliberate action wherever the spirit and letter of the directive is not upheld, and we strongly urge Member States to put in place measures to prevent discrimination among patients.
In closing, I want to reiterate my thanks to the Committee on the Environment, Public Health and Food Safety (ENVI) for its work on this issue. In particular, I want to recognise the contribution made by the Environment Committee Chair, Ms Vălean, the Vice-Chairs, Mr Jávor and Ms Sârbu, and the rapporteur, Mr Belet, as well as the shadow rapporteurs. You have made an important contribution to this debate and that can have a practical impact on the accessibility and sustainability of our healthcare systems.
Ivo Belet, Rapporteur. – Madam President, thank you very much for this debate. On the final remark that has been made by Mr Marias, I would like to add that there are proposals to take vaccination on board of this directive and that the ECR Group of Mr Marias is objecting to that, so it would be useful to mention that. Dear colleagues, Commissioner, thank you for the input. I am convinced that we have broad support for this report for the implementation of the directive in a good way. Commissioner, I appreciate very much that you have referred to the fact that you will raise your efforts with regard to the simplification of the procedures on the one hand and secondly, also to strengthen the NCPs; the contact points, which is also crucial in this regard. We will support your efforts and I hope that everyone has heard your message, that indeed it is the role of the MEPs in the up-coming months to put it and keep it high on the agenda, not just in the election campaign, but also afterwards.
It is indeed not our intention to stimulate patients to go abroad. On the contrary, in many cases, certainly in border regions, but also for patients with rare diseases or chronic diseases, a treatment in another country is often more effective and even cheaper and therefore the interests of our fellow citizens have to be our top priority. We have to make sure that Europe is at its best in serving the interests and the well-being of European citizens and these efforts — as has been said also by Peter Liese and others — do not cost money; it is about the correct implementation. So, let us use this instrument, this directive to prove that the extra value of European cooperation is really to be found here in this regard.
Finally, let me conclude Madam President, and allow me to send my sincere gratitude to Maria Grapini as a co-rapporteur for the Internal Market and Consumer Protection Committee, and also special thanks to the Shadow colleagues for their excellent input.
La Présidente. – Le débat est clos.
Le vote aura lieu mardi, le 12 février 2019.
Déclarations écrites (article 162)
Valdemar Tomaševski (ECR), raštu. – Pone Pirmininke, Direktyvos dėl tarpvalstybinių sveikatos priežiūros paslaugų įgyvendinimas yra svarbus užtikrinant ligonių, kuriems reikalinga konkreti ir profesionali medicininė pagalba, saugumą. Štai kodėl būtina sukurti ES sistemą ir teisių rinkinį, kuris suteiktų Sąjungos piliečiams galimybę naudotis sveikatos priežiūros paslaugomis užsienyje, o tai yra už nuolatinės gyvenamosios vietos ribų. Siekiant šio tikslo turėtų būti kuriami ir remiami nacionaliniai kontaktiniai centrai, teikiant informaciją pacientams ir suteikiant jiems galimybę priimti apgalvotus sprendimus dėl užsienio sveikatos priežiūros paslaugų naudojimo ES. Komisija ir valstybės narės turi sukurti lengvai prieinamų ir gerai veikiančių nacionalinių kontaktinių centrų ir daugiakalbių e-sveikatos platformų tinklą, kuris suteiktų pacientams ir sveikatos priežiūros specialistams patogią, skaitmeniškai prieinamą ir be kliūčių informaciją apie galimas gydymo formas. Šiame procese ypač svarbu pasiremti jau atliktais veiksmais, siekiant padidinti visuomenės informuotumą ir supratimą, ypač apie retas ligas ir retas onkologines ligas, kurioms reikia skirti daugiau lėšų moksliniams tyrimams ir gydymo metodų kūrimui. Atminkite, kad kuriant naujas taisykles ir reglamentus dėl gydymo užsienyje, paciento gerovė ir sveikata turi būti svarbiausi. Įgyvendinta direktyva turi tarnauti šiam tikslui, jei ji turi suteikti realią ir tikrą pagalbą pacientams.
7. Prescrizioni minime per il riutilizzo dell'acqua (discussione)
La Présidente. – L’ordre du jour appelle le débat sur le rapport de Simona Bonafè, au nom de la commission de l’environnement, de la santé publique et de la sécurité alimentaire, sur la proposition de règlement du Parlement européen et du Conseil relatif aux exigences minimales requises pour la réutilisation de l’eau (COM(2018)0337 – C8-0220/2018 – 2018/0169(COD)) (A8-0044/2019).
Simona Bonafè, Relatore. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, per prima cosa voglio ringraziare gli shadow rapporteur per il loro contributo alla discussione importante di questi mesi di lavoro.
Io partirei da un dato: nel solo 2017 i prelievi globali di acqua sono stati di circa 6 000 chilometri cubi, e si stima che possano raddoppiare entro la fine del secolo. È evidente che si pone un problema di crescente competizione globale per l'approvvigionamento e l'utilizzo della risorsa idrica, che avrà effetti sull'economia, sulle comunità e sugli ecosistemi da cui queste comunità dipendono.
Da una parte, quindi, l'aumento della domanda, dall'altra gli effetti del cambiamento climatico, sempre più evidenti, ci pongono davanti alla possibilità che le aree con problemi di siccità possano aumentare. Ecco perché sta diventando sempre più pressante il tema di una corretta ed efficiente gestione dell'acqua, che giustamente viene sempre più considerata un bene prezioso ma scarso.
Intendiamoci: l'Europa non è un continente arido, ma la sicurezza dell'approvvigionamento rappresenta attualmente un fattore di preoccupazione per almeno la metà della popolazione dell'Unione europea. Anche qui, perdonatemi se vi cito qualche dato. La carenza idrica è un fenomeno che già oggi riguarda almeno l'11 % della popolazione europea e il 17 % del territorio dell'Unione europea. Dal 1980 il numero dei casi di siccità in Europa ha registrato un aumento e un aggravarsi degli episodi che hanno comportato costi stimati in 100 miliardi di euro, appunto, negli ultimi trent'anni.
La sola siccità dell'estate del 2017 ha messo in evidenza una volta di più le dimensioni delle perdite economiche di cui stiamo parlando. Queste, come sottolineato dall'impact assessment della Commissione per il solo settore dell'agricoltura italiana, per esempio, sono state pari a circa 2 miliardi di euro. Questa tendenza è destinata a proseguire. La scarsità di acqua non è infatti più confinata a un esiguo numero di aree del continente, in particolare del Sud, ma costituisce una preoccupazione per l'intero territorio dell'Unione. Sta a noi trovare soluzioni adeguate a livello europeo per mantenere elevato il benessere dei cittadini e chiaramente preservare l'ambiente.
Il punto di partenza deve essere quello di estendere i principi dell'economia circolare, su cui abbiamo impostato il nuovo modello di sviluppo in Europa, anche alla risorsa idrica, favorendone in primo luogo il risparmio e il riutilizzo attraverso uno strumento legislativo specifico in grado di creare quella stabilità normativa che favorisce gli investimenti in questo settore, che sono importantissimi per efficientare il sistema. Esiste già la direttiva quadro sulle acque, che menziona il riutilizzo di acque reflue urbane come misura supplementare per un'efficiente gestione della risorsa idrica.
Tuttavia, dobbiamo dircelo chiaro che mancano una legislazione precisa e regole certe per poter sfruttare appieno i benefici derivanti da questa attività. Secondo i dati forniti dalla Commissione europea, il potenziale complessivo di riutilizzo dell'acqua entro il 2025 è di 6,6 miliardi di metri cubi rispetto agli attuali 1,1 miliardi di metri cubi all'anno. Sono dati impressionanti, che ci dimostrano le potenzialità che abbiamo davanti.
Per questa ragione, la commissione ENVI ha supportato a larghissima maggioranza il regolamento come proposto dalla Commissione e inserito nel contesto del piano d'azione sull'economia circolare. La proposta della Commissione, appunto, mira a raggiungere gli obbiettivi dell'economia circolare attraverso la definizione di norme armonizzate a livello di Unione europea che creino le stesse elevate condizioni di sicurezza alimentare per i prodotti agricoli commercializzati nel mercato interno dell'Unione.
Come commissione ENVI abbiamo condiviso l'impianto generale della Commissione, che valorizza l'esperienza derivante da legislazioni nazionali specifiche come quella italiana, quella francese e anche quella spagnola. Tuttavia, come Parlamento, abbiamo ritenuto necessario intervenire con alcune modifiche per rendere maggiormente chiara questa legislazione, in particolare sulle definizioni, sui ruoli e le responsabilità dei vari soggetti coinvolti e sulle principali attività di gestione del rischio.
Entrando brevemente nello specifico, abbiamo ritenuto importante definire con maggior precisione i principali soggetti coinvolti nelle operazioni di recupero delle acque reflue urbane. Per tale ragione, accanto al gestore dell'impianto di trattamento, al gestore dell'impianto di recupero e all'utilizzatore finale, vengono inseriti il gestore della rete di distribuzione e l'operatore per l'accumulo delle acque recuperate.
Relativamente alle prescrizioni minime sulle acque recuperate abbiamo condiviso i parametri proposti dalla Commissione, basati sullo studio del JRC, ma abbiamo ritenuto necessario inserire ulteriormente il parametro "salmonella" per garantire ancora una maggiore sicurezza alimentare per i cittadini.
Particolare attenzione dovrà poi essere posta sulla necessità di misure di sensibilizzazione che mettano in luce, per prima cosa, come sia importante risparmiare l'utilizzo dell'acqua e, secondariamente, come il riutilizzo delle acque reflue urbane non vada a danno della salute umana e animale.
Con il voto di oggi il Parlamento chiuderà la sua prima lettura. Sono certa che il Consiglio riuscirà in breve tempo a trovare una posizione comune che permetterà al nuovo Parlamento di aprire il prima possibile i negoziati e vedere approvata questa legislazione importante.
Karmenu Vella,Member of the Commission. – Madam President, I would like, first and foremost, to thank Ms Simona Bonafè and the shadow rapporteurs for the very hard work done on the proposal setting minimum requirements for water reuse. The European Parliament’s work will be instrumental. It is very important in taking this important dossier forward in the forthcoming negotiations.
As Simona already mentioned, water is a very precious resource. It is indispensable for all of us, whether it’s for industry, for agriculture or the many other uses. However, it is also an increasingly scarce resource. Today, one-third of the European Union territory already suffers from water stress all year round. As the summer of 2018 has dramatically shown, water stress is becoming a concern for many Member States, even for those that are not usually associated with water scarcity, even Member States that are not even associated with drought. These problems are likely to worsen, mainly due to climate change. Together with water savings and water efficiency measures, water reuse can play an important part in addressing such problems, also, in the framework of the integrated water management policy.
The proposal on water reuse, which we are debating today, promotes treated urban wastewater as a reliable alternative water supply for agricultural irrigation. It seeks to extend the lifecycle of water, turning a waste product into a resource and is fully in line with the circular economy concept that this Commission is actively promoting. The objective is to facilitate the uptake of water reuse for agricultural irrigation wherever this is relevant, wherever this is safe and wherever this is cost effective, in order to alleviate water stress whilst preserving the health of consumers and protecting the environment.
Moreover, the setting of harmonised minimum parameters will facilitate the smooth functioning of the internal market for agricultural produce and create new business opportunities for operators and also for technology providers.
The European Commission thanks the European Parliament for their engagement and for the swift progress made in the preparation of their opinion and the European Commission looks forward to a fruitful discussion.
Marijana Petir,izvjestiteljica za mišljenje odbora DEVE. – Poštovana predsjedavajuća, gospodine povjereniče, cilj je ovog zakonodavnog prijedloga popuniti prazninu u zakonodavstvu Europske unije. Voda je naš najvrjedniji resurs koji se nalazi pod pritiskom, kako zbog ljudskih aktivnosti, tako i zbog klimatskih promjena. Potrebno je zato povezati pročišćavanje otpadnih voda i njihovu ponovnu uporabu u okviru provedbi politika Unije, poput primjerice politike kružnog gospodarstva. Opseg izvorno predviđene ponovne uporabe vode proširen je, osim u poljoprivredi, i u druge svrhe.
Kao izvjestiteljica Odbora za poljoprivredu i ruralni razvoj podsjećam da su poljoprivrednici već sada dužni primjenjivati stroga pravila propisana Uredbom o općim pravilima za subjekte u poslovanju s hranom. Ova Uredba treba osigurati poljoprivrednicima da dobiju obnovljenu vodu iz sustava za pročišćavanje vode i postrojenja za ponovnu uporabu vode u skladu s kriterijima koje moraju ispuniti za svoje potrebe u poljoprivredi, kako bi mogli jamčiti sigurnost svojih poljoprivrednih proizvoda.
Provedba Uredbe u državama članicama, osim što donosi brojne koristi, ne bi smjela dovesti do dodatnih troškova za naše poljoprivrednike.
Francesc Gambús, en nombre del Grupo PPE. – Señora presidenta, señor comisario, en primer lugar, quiero agradecer a la señora Bonafè el trabajo realizado en este informe y la buena colaboración que hemos tenido entre todos los ponentes alternativos.
El Reglamento que hoy votaremos no solo debe servir para avanzar en una gestión sostenible del agua, sino también para abordar un nuevo aspecto de la economía circular. Aunque el Reglamento está limitado a los usos agrícolas del agua, debemos tener claro que la ampliación de los usos de agua reutilizada debe empezar a contemplarse en otros ámbitos que hacen un consumo exhaustivo de agua, como es la industria.
En este sentido, quiero resaltar la cofinanciación, a través de un programa Life, de un proyecto de reutilización de agua en usos industriales en el complejo petroquímico de Tarragona. Y como este, otros proyectos a nivel de la Unión deben desarrollarse teniendo en cuenta, como bien decía el comisario, que las estimaciones nos dicen que en 2030 la mitad de la población europea sufrirá de escasez hídrica.
Por ello, aunque hoy en algunos Estados miembros pueda no parecer un problema, hago un llamamiento al Consejo para que entienda que lo que nos afecta hoy a los países del sur de Europa, mañana nos afectará a todos los europeos. Por ello, creo necesario que, en el futuro, la Comisión plantee reformar, transformar lo que hoy es un Reglamento en una Directiva para que, por una vez, no actuemos en reacción a algún problema, sino que lo hagamos con anticipación y previsión.
Inés Ayala Sender, en nombre del Grupo S&D. – Señora presidenta, quisiera dar las gracias más encarecidas a la ponente, a la señora Bonafè, cuya sabiduría como experta, tal como nos ha planteado en su texto sobre economía circular, realmente es de agradecer en este momento, en el ámbito de la reutilización de las aguas usadas.
En el caso de España nos encontramos precisamente con una larga historia de necesidad de agua. Somos el país con la mayor reutilización de las aguas, pero al mismo tiempo somos conscientes de cuán frágil es precisamente la necesidad de que la regulación pueda ser flexible, sobre todo teniendo en cuenta que las cuencas españolas son muy diferentes y con necesidades muy diversas. De ahí que también agradezcamos la disponibilidad de la señora Bonafè para acercarse precisamente a esas necesidades.
Este Reglamento va a ser muy importante. Necesitamos esa flexibilidad. Pero en todo caso, señor Vella, necesitamos también una Directiva sobre suelos contaminados. ¿Para cuándo una Directiva sobre suelos contaminados en Europa?
El problema del agua empieza en los suelos. ¿Para cuándo, señor Vella?
Jan Huitema, namens de ALDE-Fractie. – Dank u wel, voorzitter. Beste commissaris, geachte collega's, dit is een belangrijk verslag. Zoals we afgelopen zomer hebben gezien, is zoet water geen vanzelfsprekendheid en hebben grote gebieden van de Europese Unie te maken gehad met droogte.
Vandaar dat ik het ook interessant vind om te kijken naar alternatieven voor irrigatie, naast grondwater en oppervlaktewater. Hergebruik van gezuiverd afvalwater kan daartoe een belangrijke bijdrage leveren. Tot 6,6 miljard kubieke meter is er wellicht beschikbaar als we gezuiverd afvalwater kunnen gaan gebruiken.
Voor mij is het heel belangrijk dat we goede criteria hebben om de voedselveiligheid en de volksgezondheid te garanderen. In het teken van duurzaamheid lijkt het mij belangrijk om te kijken of we reststromen, zoals bijvoorbeeld ook water, kunnen gaan hergebruiken.
Daarnaast is er nog een ander indirect effect, namelijk dat er op dit moment al lidstaten zijn die gezuiverd afvalwater gebruiken. In het kader van de interne markt is het belangrijk dat we daarvoor Europese regels hebben. De producten die die landen nu al met dat gezuiverd afvalwater produceren, liggen ook in de supermarkten van andere lidstaten die nog geen gezuiverd afvalwater gebruiken. Ik vind het dan ook belangrijk dat we dit Europees aanpakken om te voorkomen dat er problemen met de volksgezondheid en problemen met een verstoorde concurrentiepositie ontstaan. Dank u wel.
Maria Lidia Senra Rodríguez, en nombre del Grupo GUE/NGL. – Señora presidenta, en principio no estamos en contra de la reutilización del agua, pero esta propuesta de la Comisión presenta varios problemas.
En primer lugar, el tratamiento de regeneración de las aguas va a estar en manos de operadores privados —tal y como ha dicho el comisario, es una nueva oportunidad de negocio— que, evidentemente, velarán por sus negocios y no por nuestra salud. Por lo tanto, creemos que una actividad tan sensible tiene que estar en manos públicas, igual que todo el ciclo del agua.
En segundo lugar, se reconoce que no van a poder utilizarse todas las aguas regeneradas para regar todos los cultivos. Entonces, mi pregunta es: esas aguas que no se van a utilizar para un cultivo determinado y sí para otros, ¿cómo se va a garantizar que no van a contaminar los acuíferos?
Tercero. Creo que no podemos continuar con la lógica de esconder todos nuestros residuos en el medio rural. Todo lo que va a la tierra vuelve a nosotros en forma de alimentos, agua o aire. Por lo tanto, creo que hay que trabajar en otros modelos de desarrollo.
Davor Škrlec, u ime kluba Verts/ALE. – Poštovana predsjedavajuća, poštovani povjereniče Vella, poštovani kolegice i kolege, prije svega želim zahvaliti zastupnici Bonafè na odlično održanom poslu na ovom izvješću. Zajedničkim naporima postigli smo izbalansirano i kvalitetno izvješće.
Namjensko ponovno korištenje otpadnih pročišćenih voda ima neminovni utjecaj na naš okoliš. Pogrešnim i neplaniranim korištenjem lako možemo dovesti u pitanje vodno obnavljanje uobičajenih vodnih tokova. Drago mi je da izvješće prepoznaje upravo ove izazove.
Klimatski utjecaji počinju imati sve snažniji utjecaj na naš okoliš i povećani stres, izazvan sve jačim sušama, posebno se odražava na poljoprivrednu proizvodnju koja može imati najviše koristi od pametnog korištenja pročišćenih otpadnih voda, pogotovo na našim otocima.
Posebnu pažnju trebamo posvetiti mogućim neželjenim i po ljudsko zdravlje iznimno opasnim kontaminacijama naših zemljišta i poljoprivrednih proizvoda. Posebno ovdje želim istaknuti problem mikroplastike i jednokrilnih prekidača koji mogu biti u sustavu naših otpadnih voda.
Sylvie Goddyn, au nom du groupe EFDD. – Madame la Présidente, le rapport de Mme Bonafè est un rapport important car il apporte des solutions concrètes au grave problème de la rareté de l’eau et à la multiplication des sécheresses au sein de l’Union européenne.
Ce phénomène particulièrement inquiétant, imputable au réchauffement et au changement climatique, touche des territoires entiers du sud de l’Europe, territoires confrontés chaque année à des crises d’approvisionnement en eau et à des stress hydriques intenses. Les agriculteurs sont alors les premiers à payer le prix de ces crises lorsque les systèmes d’irrigation se tarissent.
Je suis donc largement favorable à la multiplication des bonnes pratiques de collecte des eaux usées et à la réutilisation de ces eaux, notamment à des fins d’irrigation.
En revanche, il faut être très ferme sur la qualité de ces eaux et durcir les exigences sur les plastiques et les micropolluants. À cette condition, nous pourrons répondre à cette triple exigence: protéger la santé humaine et animale, protéger l’environnement et garantir nos approvisionnements en eau.
Joëlle Mélin, au nom du groupe ENF. – Madame la Présidente, cette proposition de règlement relative à la réutilisation des eaux usées et traitées, d’origine domestique, industrielle ou agricole, porte sur un sujet majeur et, à nos yeux, pour trois raisons principales. Ce qui constitue, pardon, Madame la rapporteure, la réelle infox, c’est l’affirmation selon laquelle la sécheresse ou le stress hydrique toucherait déjà un tiers de la surface de l’Union européenne. Il s’agit d’un constat fallacieux qui ne porte pas sur le manque d’eau stricto sensu mais sur l’insuffisance de structures de sa gestion.
C’est d’ailleurs pourquoi nous soutenons le projet porté par ce rapport, qui ouvre bien la porte à la gestion de la totalité de la chaîne de l’eau, du stockage, de la distribution et du retraitement. Inutile d’affoler les populations pour proposer un projet qui aurait dû se faire depuis longtemps, dans la foulée des grands travaux du XIXe siècle.
La rareté de l’eau pour justifier la disparition des éleveurs et agriculteurs et imposer peu à peu la nourriture artificielle – eldorado futur des géants de l’agrochimie – et enfin la marchandisation authentique de l’eau qui, devenant un bien rare et donc cher, va pouvoir faire l’objet de toutes les spéculations financières ou politiques.
Aussi vital que le CO2, H2O deviendra l’alpha et l’oméga de tous les enjeux et spéculations de la mondialisation.
Peter Liese (PPE). – Frau Präsidentin, liebe Kolleginnen und Kollegen! Aus gutem Grund haben wir für Trinkwasser sehr, sehr strenge Regeln. Ich glaube, dass man nicht für alle Anwendungen, für die man Wasser braucht, die gleich strengen Regeln braucht. Deswegen ist es sinnvoll, dass wir hier eine abgestufte Möglichkeit haben.
Wasserknappheit ist ein Thema – nicht nur in Südeuropa. Ich komme aus einer Gegend, da regnet es normalerweise sehr viel. Und es gibt einen lustigen Spruch: Willst du im Urlaub keinen Sonnenbrand, dann fahr ins Sauerland – weil dort eher Regen als Sonne ist. Wir sind das Wasserreservoir für das Ruhrgebiet: Acht Millionen Einwohner werden mit Wasser aus meiner Gegend versorgt.
Dieses Jahr hatten wir aber einen so trockenen Sommer, dass die Talsperren, die wir dort haben, praktisch komplett leer waren. Das heißt, die Mitgliedstaaten und Regionen, die sagen, Wassermangel wird niemals ein Problem und deswegen brauchen wir hier auch keine Regelung, die sollten ein bisschen vorsichtig sein. Wir sind im Klimawandel, und da kann man sich schon darauf einstellen, dass wir vielleicht mit diesem kostbaren Gut noch vorsichtiger umgehen. Deswegen halte ich den Text, den der Ausschuss beschlossen hat, für einen richtigen Ansatz.
Die EVP würde gerne eine Richtlinie haben – nicht eine Verordnung – damit man ein bisschen flexibler auf die Wünsche der Mitgliedstaaten eingehen kann. Aber es ist grundsätzlich gut, dass wir für Wasser, das zum Beispiel zur Bewässerung genutzt wird, andere Auflagen – strenge, angemessene Auflagen – haben, aber nicht unbedingt die gleichen wie für Trinkwasser.
Vielen Dank an alle, die mitgearbeitet haben, und die EVP wird den Text unterstützen.
Daciana Octavia Sârbu (S&D). – Doamnă președintă, deficitul de apă afectează 11 % din populația europeană și 17 % din teritoriul Uniunii Europene. Utilizarea rațională a apei este crucială, din motive evidente: avem nevoie de apă pentru a produce alimente, energie și bunuri de consum. Pentru a proteja această resursă trebuie construite soluții adecvate în plan european. Directiva - cadru privind apa menționează reutilizarea apei uzate urbane ca măsură suplimentară pentru gestionarea eficientă a resurselor, însă oportunitatea nu este încă pe deplin exploatată în lipsa unor acte legislative clare.
Din păcate, propunerea Comisiei se limitează la apa recuperată, utilizată pentru irigații agricole. Se impune extinderea domeniilor și modalităților de utilizare a apelor uzate epurate, evident, în condiții de maximă siguranță.
Susțin poziția raportoarei privind necesitatea unui regulament pentru stabilirea unor criterii armonizate la nivelul Uniunii Europene pentru activitățile de reutilizare a apelor uzate urbane.
Danilo Oscar Lancini (ENF). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, dobbiamo impegnarci per la tutela della salute dei cittadini e dell'ambiente. Abbiamo il dovere di lasciare un mondo più pulito e migliore alle future generazioni. Ma questo va fatto con soluzioni ponderate a lungo termine, senza ricorrere a sporadiche battute di caccia alle streghe e a facili scorciatoie che non risolvono il problema e danneggiano solo la competitività delle nostre aziende.
Un terzo del territorio dell'Unione europea è soggetto a condizioni di stress idrico. Il riutilizzo dell'acqua non è ovviamente la soluzione a tutti i problemi, ma è un primo passo in questa direzione. Si può arrivare ad un riutilizzo di acque per uso irriguo di circa 6,6 miliardi di metri cubi all'anno.
Il settore agricolo, fondamentale per l'Europa e l'Italia necessita di nuove misure e azioni per garantire la futura sostenibilità senza che ci siano aggravi di costi per gli agricoltori. Dobbiamo agire in maniera preventiva, affinché la legislazione in materia di riutilizzo delle acque fornisca regole uniformi per tutti i paesi e criteri armonizzati a livello UE. Bisogna garantire la sicurezza dei cittadini ed una maggiore diffusione dell'attività di recupero.
Eleonora Evi (EFDD). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, il territorio dell'Unione europea è soggetto a stress idrico per via delle attività umane e dei cambiamenti climatici. Solo nel 2003 la siccità ha causato all'economia europea perdite per almeno 8,7 miliardi di euro, e tra gli anni Ottanta e gli anni Duemila il numero di persone colpite da siccità è aumentato di quasi il 20 %, determinando costi totali che hanno raggiunto la cifra astronomica di 100 miliardi di euro.
Non solo, come è stato detto anche dai colleghi, questo accade nella stagione secca e nei paesi mediterranei, ma la siccità estrema, che è intensificata sempre di più dai cambiamenti climatici, colpisce sempre di più anche il Nord Europa. È quindi indubbio che l'acqua come bene comune e risorsa preziosa deve essere gestita in modo più efficiente e che il risparmio idrico deve diventare una priorità ad ogni livello. Per questo norme comuni per stimolare il riutilizzo dell'acqua nell'ambito dell'economia circolare non possono che essere accolte positivamente e il regolamento sul riutilizzo dell'acqua si presenta quindi come una occasione che l'Europa non deve sprecare.
Abbiamo partecipato alla definizione delle prescrizioni minime per la qualità delle acque recuperate enfatizzando la necessità di garantire il loro riutilizzo sicuro. Per noi non ci deve essere mai nessun rischio per i suoli e per le colture, nessuno spazio per microplastiche ed interferenti endocrini. Su questo abbiamo proposto un'azione decisa, perché queste dovrebbero essere assenti, tanto dalle acque che si riversano nei fiumi e nei mari, per porre fine una volta per tutte a quello che è l'enorme danno alla biodiversità che stiamo perpetrando globalmente, quanto ovviamente alle acque recuperate che sono l'oggetto di questo regolamento, affinché appunto il loro riutilizzo possa essere consentito.
Infine voglio menzionare le sostanze tossiche e pericolose come le PFAS. Queste non dovrebbero mai e poi mai trovarsi nell'acqua riversata nei campi, né quindi entrare nella catena alimentare mettendo a repentaglio la salute dei cittadini.
Quindi, in conclusione, ringrazio la relatrice e i correlatori ombra per questo importante regolamento. In due parole: sì al riutilizzo dell'acqua, no a fattori di rischio per la salute e per l'ambiente.
Angélique Delahaye (PPE). – Madame la Présidente, Monsieur le Commissaire, chers collègues, dans le cadre de la logique d’économie circulaire, ce rapport est particulièrement important et je souhaite remercier la rapporteure, Mme Bonafè, ainsi que mes collègues pour le travail accompli.
Au-delà de la question de la transparence, de la responsabilité et de la nécessité d’accompagner la recherche et l’innovation, j’aimerais mentionner un point particulièrement important à mes yeux: l’état sanitaire des cultures ne doit pas être impacté par la qualité de l’eau usée retraitée.
En effet, pour garantir une utilisation efficace des ressources en eaux urbaines résiduaires traitées, il est nécessaire d’informer les agriculteurs afin que ces derniers utilisent ces eaux recyclées de manière optimale sur leurs productions et ne risquent pas d’impacter ces dernières sur le plan sanitaire.
Il en va ainsi, aussi, de l’acceptation par les consommateurs de cette réutilisation dans la chaîne alimentaire. La clé, pour moi, est donc la sécurité, l’information et la formation des acteurs, et je remercie la rapporteure d’avoir pris en compte ces aspects.
Interventions à la demande
José Inácio Faria (PPE). – Senhora Presidente, Senhor Comissário, desde 2008 que o Parlamento Europeu definiu que o desafio da escassez de água e das secas na União Europeia tem que ter uma abordagem sistémica da gestão dos recursos hídricos, que inclua menos consumo de água potável sobretudo para fins em que não é necessária.
Mais recentemente, através do Plano de Ação para a Economia Circular, voltámos a tocar este ponto, mas que urge dar seguimento através de um Plano 2.0 por parte da Comissão, para que mantenha os recursos hídricos como um dos domínios prioritários de intervenção.
A reutilização de águas recuperadas devidamente tratadas para fins de irrigação tem de ter por condição o respeito pelo ambiente e pela saúde humana e animal. Por isso fica patente que a água a reutilizar não pode conduzir à eutrofização dos solos e de águas subterrâneas e de superfície, o que seria disruptivo para os ecossistemas e contribuiria para a redução da biodiversidade.
É de destacar ainda o papel das autoridades competentes em cooperação com os utilizadores finais para promover a reutilização de águas.
Finalmente, é urgente a renovação das infraestruturas de distribuição de águas que estão antigas e em más condições, resultando, diariamente, em perdas significativas e noutros prejuízos como recursos financeiros investidos.
Seán Kelly (PPE). – Madam President, while water itself is cyclical in its formation – it falls from the sky, flows into the sea, evaporates, vaporises and falls again – it is not an infinite resource. We have seen instances of drought from Australia indeed to my own country, which is renowned as a place for a lot of rainfalls. Last summer water had to be rationed, while at the same time in places like Dublin up to 50% of our pipe water is leaking. This is something that is being addressed, but will take some time to address in the future.
That’s why the reuse of water, where practical, is so important and I welcome the proposals here today. Simona Bonafè, Marijana Petir and Angélique Delahaye all referred to the circular economy and reuse of water is part of that circular economy. Therefore it is absolutely important that, when we can do so, we reuse water in terms of irrigation, agriculture, urban waste etc. because it is vital for us and we have to take care of it. A good proposal which, as Peter Liese said, we will be delighted to back.
(Fin des interventions à la demande)
Karmenu Vella,Member of the Commission. – Madam President, once again I would like to congratulate the rapporteur, Ms Bonafè, on her success in drafting this report, and also to welcome the support and the ideas expressed by the Members of this House. The Commission has closely followed the discussion and will examine in detail Parliament’s proposals with a view to the next steps in the legislative process.
I would like, however, to make two or three points. With regard to the issue of polluted soil, we do have the Nitrates Directive to protect our soil, and the Commission is following the implementation of this directive very closely. It is, at least for me, hard to justify, or even to understand, how bad agricultural practices are still harming the very resources that sustainable agriculture depends on.
Another point I would like to make is that I feel we are, at times, underestimating the problem when we say that the EU is facing water scarcity. It is the whole planet which is facing this problem, and that makes the necessity to act now even more urgent.
With regard to the scope of the proposed law – whether it’s limited to agricultural irrigation – I would point out that, of the various possible areas for water reuse, agricultural irrigation is the most widely used worldwide. As demonstrated in the impact assessment undertaken, water reuse for agricultural irrigation also has great potential in the European Union but it is currently underutilised. While the Commission agrees on the desirability of using reclaimed water for other purposes, the proposed rules do not exclude the possibility of Member States’ using reclaimed waters for other purposes as well.
We are confident that an agreement on the new rules can be found and that it will be possible swiftly to complete the legislative process for this very important proposal. Once it has entered into force, the new instrument will facilitate the uptake of water reuse, helping to fulfil the largely untapped potential of this practice and also to alleviate the pressure of abstraction on surface and groundwater bodies – thus benefitting farmers, consumers and the industry.
The Commission looks forward to the forthcoming negotiations and stands ready to support the co—legislators in this process. I count, as I have always done, on your support in the vote, and I thank you once again for your commitment to this proposal.
Inés Ayala Sender (S&D). – Madame la Présidente, je voudrais juste demander si M. Vella peut nous dire aujourd’hui où en est la directive sur les sols contaminés. Je lui ai posé la question hier, mais il n’a pas répondu; c’était un autre sujet, qui n’avait rien à voir avec l’environnement, mais aujourd’hui, je voudrais bien avoir une réponse.
La Présidente. – Madame Grapini, personne ne vous a vue alors que vous êtes une habituée des interventions à la demande. Comme cette phase est terminée, je vous propose de verser par écrit votre intervention.
Karmenu Vella,Member of the Commission. – Madam President, yes, I think the honourable Member has a point. I think various attempts were made to produce some sort of proposal on the way forward. We have been discussing this possibility. Unfortunately, so far, we have not reached a conclusion, but I promise that I will give it another try. I think the honourable Member is quite right on this.
Simona Bonafè, Relatore. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto ringraziare il Commissario per le parole di attenzione a questo tema che ha pronunciato oggi, ma devo dire che ha pronunciato anche nei mesi scorsi e fin dal suo mandato. Un grazie anche ai colleghi che sono intervenuti, non solo per il lavoro fatto in questi mesi, ma anche perché le loro parole oggi testimoniano un sostegno, mi pare di poter dire, pressoché unanime o comunque molto ampio, alla proposta di cui stiamo discutendo.
Perché non è sfuggito a nessuno che l'acqua è un bene prezioso, anzi preziosissimo, e noi non possiamo permetterci di sprecarne nemmeno un metro cubo. Bene, quindi, l'estensione dei principi dell'economia circolare su cui noi abbiamo basato il modello di sviluppo in Europa, anche alla risorsa idrica. Voglio ricordare che i principi dell'economia circolare stabiliscono, prima di tutto, che ci debba essere risparmio nell'utilizzo della risorsa idrica, ma poi anche il riutilizzo. Riutilizzo in agricoltura, riutilizzo per usi civili – penso alla pulizia delle strade – ma riutilizzo anche per usi industriali. Certo, certo, tenendo conto e tenendo ben presente il rispetto dei criteri per la salute umana.
Quindi abbiamo davanti il fenomeno del cambiamento climatico che, se non agiremo in fretta e con determinazione, ci porrà grandi problemi e serie difficoltà anche per il nostro sistema economico. Quindi, avanti con l'uso efficiente della risorsa idrica, con norme chiare come quelle che vogliamo approvare il prima possibile, ma anche con investimenti nel settore, perché l'uso efficiente dell'acqua ha bisogno anche di investimenti importanti.
La Présidente. – Le débat est clos.
Le vote aura lieu mardi, le 12 février 2019.
Déclarations écrites (article 162)
Maria Grapini (S&D), în scris. – Calitatea și cantitatea apei trebuie monitorizate cu atenție pentru că resursele sunt limitate. Utilizarea sustenabilă a apei este o necesitate. Redistribuirea apei uzate trebuie să se facă cu responsabilitate, de aceea este nevoie să se stabilească clar, pe tot lanțul de distribuție - de la operatorul instalației de recuperare până la utilizator - responsabilități concrete și măsuri de verificare a modului de aplicare. În zonele industriale și agricole, în mod deosebit acolo, unde poluarea este mai mare, trebuie să existe un control riguros. Autoritățile naționale din domeniul apei trebuie să organizeze cursuri de specialitate pentru angajați și să informeze toți angajații despre pericolul și efectele nocive ale nerespectării regulilor stabilite. Viața oamenilor depinde și de modul gestionării apei reutilizate și, de aceea, este nevoie nu numai de reglementări precise, dar și de control și de măsuri de sancționare în cazul încălcării regulilor stabilite.
Laurenţiu Rebega (ECR), în scris. – Apa este o resursă finită. Oamenii par să devină conștienți de validitatea acestei afirmații doar în fața calamitaților și secetelor, care devin din ce în ce mai aspre și mai dese. Salut demersurile de într-ajutorare în urma secetelor de anul trecut, întreprinse de statele membre și la nivel UE. Au fost acțiuni care au demonstrat că solidaritatea europeană funcționează.
Salut și acest raport și opinia AGRI, pentru care am fost raportor din umbră. Totuși, știm că Europa este diversă, iar volumul resurselor de apă, cât și managementul apelor diferă de la un stat la altul. Avem, într-adevăr, nevoie de recomandări europene referitoare la reutilizarea apei, însă trebuie avute în vedere diferențele dintre regiunile și statele membre. Europa este diversă și când vine vorba de nivelul de educație și conștientizare a necesității și siguranței reutilizării apei. Cred, deci, că trebuie găsit un just echilibru între ambițiile de la Bruxelles, pe de o parte, și realitățile din regiunile periferice mai sărace. Impunerea bruscă a unor condiții drastice de reutilizare a apei poate să genereze, în anumite regiuni, efecte dramatice de polarizare socială și, pe termen lung, evoluții contrare intențiilor lăudabile de astăzi.
Ivan Jakovčić (ALDE), napisan. – Pitanje dobrog i učinkovitog upravljanja vodnim resursima postaje sve važnije. Voda je dragocjeni i oskudni resurs, a sve veća globalna konkurencija u pogledu njene uporabe donosi sve veći rizik za gospodarstvo, zajednice i ekosustave koji o njima ovise. Svake se godine događa rast potražnje, zajedno s učincima klimatskih promjena i posljedičnim povećanjem prosječnih temperatura, znak je za uzbunu jer bi se broj područja koja se suočavaju s nestašicom vode mogao povećati.
Upravo zato glasao sam za Izvješće o Prijedlogu uredbe Europskog parlamenta i Vijeća o minimalnim zahtjevima za ponovnu uporabu vode jer se u zakonodavstvu EU-a, osobito u Okvirnoj direktivi o vodama (2000/60/EZ), razradio plan ponovne uporabe komunalnih otpadnih voda kao dodatne mjere za učinkovito upravljanje vodama.
Međutim, prednosti koje proizlaze iz te aktivnosti još nisu u cijelosti iskorištene zbog nedostatka jasnih zakona i konkretnih pravila. Prema podacima Europske komisije, ukupni potencijal za ponovnu uporabu vode do 2025. iznosi oko 6,6 milijardi m3 u usporedbi s trenutačnih 1,1 milijardi m3 godišnje. Prijedlogom Komisije nastoje se postići navedeni ciljevi utvrđivanjem usklađenih pravila na razini Unije kako bi se izbjeglo da različiti zahtjevi u državama članicama negativno utječu na ravnopravne uvjete i prouzroče prepreke pravilnom funkcioniranju unutarnjeg tržišta.
(La séance est suspendue à 12 h 17 dans l’attente de l’heure des votes)
(For the results and other details of the vote: see Minutes).
9.1. Partenariato nel settore della pesca tra l'Unione europea e la Repubblica della Costa d’Avorio (2018-2024) (A8-0030/2019 - João Ferreira) (votazione)
9.2. Partenariato nel settore della pesca tra l'Unione europea e la Repubblica della Costa d’Avorio (2018-2024) (risoluzione) (A8-0034/2019 - João Ferreira) (votazione)
9.3. Proposta di risoluzione a norma dell'articolo 108,paragrafo 6, sulla richiesta di un parere della Corte di giustizia circa la compatibilità con i trattati della proposta di accordo di partenariato per una pesca sostenibile UE-Marocco (B8-0100/2019) (votazione)
– Before the vote:
Florent Marcellesi (Verts/ALE). – Señora presidenta, señorías, Human Rights Watch nos alerta de que estamos a punto de votar un Acuerdo de pesca entre la UE y Marruecos que incluye el Sáhara Occidental, vulnerando el Derecho internacional. Como los eurodiputados no estamos por encima de las leyes, nos hace un llamamiento para que pidamos previamente la opinión del Tribunal de Justicia de la Unión Europea. Si de verdad nos importan el Estado de Derecho, el Derecho internacional y los derechos humanos tanto como decimos aquí siempre, seamos coherentes y pidamos la opinión primero de la justicia europea.
9.4. Accordo di partenariato per una pesca sostenibile UE-Marocco (A8-0027/2019 - Alain Cadec) (votazione)
9.5. Accordo volto a impedire la pesca non regolamentata nelle acque d'altura del Mar Glaciale Artico centrale (A8-0016/2019 - Norica Nicolai) (votazione)
9.6. Protocollo dell'accordo di partenariato economico, coordinamento politico e cooperazione UE-Messico (adesione della Croazia) (A8-0066/2019 - Inmaculada Rodríguez-Piñero Fernández) (votazione)
9.7. Programma antifrode dell'UE (A8-0064/2019 - José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra) (votazione)
9.8. Piano pluriennale per gli stock ittici nelle acque occidentali e nelle acque adiacenti e per le attività di pesca che sfruttano questi stock (A8-0310/2018 - Alain Cadec) (votazione)
9.10. Prescrizioni minime per il riutilizzo dell'acqua (A8-0044/2019 - Simona Bonafè) (votazione)
9.11. Omologazione e vigilanza del mercato dei veicoli agricoli e forestali (A8-0318/2018 - Nicola Danti) (votazione)
9.12. Istituzione del programma relativo al mercato unico, alla competitività delle imprese, comprese le piccole e medie imprese, e alle statistiche europee (A8-0052/2019 - Nicola Danti) (votazione)
– Before the vote:
Nicola Danti, Relatore. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, il Single Market Programme raggruppa sei programmi già esistenti e prevede nuove e consistenti risorse per rafforzare il funzionamento del mercato unico. Parliamo di finanziamenti stanziati a livello europeo per il periodo di programmazione 2021-2027, al fine di sostenere la competitività dell'industria, in particolare delle micro, delle medie e delle piccole imprese, garantire la sicurezza della filiera alimentare e la salute delle persone, degli animali e delle piante, una maggiore tutela dei consumatori, nonché a istituire il quadro per il finanziamento delle statistiche europee.
La posizione che abbiamo raggiunto è molto ambiziosa e prevede un aumento complessivo della dotazione finanziaria totale a 6 miliardi, di cui 3 miliardi sono dedicati al programma COSME, rivolto alle piccole e medie imprese, che sono l'asse portante del sistema economico e produttivo europeo. Specifiche risorse dedicate al rafforzamento delle attività di vigilanza del mercato e della sicurezza dei prodotti, con particolare attenzione ai prodotti che vengono venduti online. E infine l'introduzione degli atti delegati per l'attuazione del programma per un ruolo più forte di controllo e supervisione del Parlamento europeo.
Con il testo che approveremo, cari colleghi, il Parlamento assume una posizione chiara e ambiziosa a favore del sistema produttivo europeo e dei cittadini europei. Ci auguriamo che anche il Consiglio saprà fare altrettanto.
9.13. IVA: sistema definitivo per l'imposizione degli scambi tra Stati membri (A8-0028/2019 - Fulvio Martusciello) (votazione)
9.14. Strategie per l'integrazione dei rom (B8-0098/2019) (votazione)
– Before the vote on paragraph 3, after point iv:
Anna Maria Corazza Bildt (PPE). – Madam President, as European Parliament coordinator on children’s rights, I propose this oral amendment: ‘To explicitly consider children as a priority when programming and implementing the strategic National Roma Integration Strategy, reiterates the importance of protecting and promoting equal access to all rights for Roma children’.
(The oral amendment was accepted)
9.15. Attuazione delle disposizioni del trattato relative alla cittadinanza dell'Unione (A8-0041/2019 - Maite Pagazaurtundúa Ruiz) (votazione)
9.16. Attuazione delle disposizioni del trattato relative alla cooperazione rafforzata (A8-0038/2019 - Alain Lamassoure) (votazione)
– After the vote:
Alain Lamassoure, Rapporteur. – Madame la Présidente, je voudrais remercier la large majorité de collègues qui a voté ce rapport. J’ai demandé, exceptionnellement, la parole parce qu’il se trouve que c’est le dernier rapport que j’ai l’honneur de présenter en plénière après vingt-sept ans passés au Parlement européen.
Merci, chers collègues.
(L’Assemblée, debout, applaudit l’orateur).
Je vais en profiter pour vous punir avec deux phrases supplémentaires.
En 1989, je suis entré ici, dans ce qui était un forum politique limité à une partie de l’Europe, à l’ouest du rideau de fer. Et le Parlement que je vais quitter dans quelques semaines est un vrai Parlement, vraiment européen, ayant une capacité législative.
Je voudrais remercier tous les collègues, en commençant par mon groupe, bien sûr, mais au-delà, les collaborateurs du Parlement, les collaborateurs des groupes et nos assistants, pour le travail fait ensemble.
Grâce à vous, chers collègues, j’ai appris que l’écoute, le dialogue, le respect mutuel, la recherche du compromis, l’obsession de l’intérêt commun étaient bien plus efficaces que l’affrontement systématique qui caractérise trop souvent nos débats nationaux.
Beaucoup de nos parlements nationaux ainsi qu’un prestigieux Capitole de l’autre côté de l’Atlantique auraient un certain nombre de leçons à apprendre ici.
Mon honneur restera d’avoir été un ouvrier anonyme, humble mais fier d’avoir apporté sa pierre à une construction politique qui marquera à jamais l’histoire de notre continent.
Dans le futur parlement, dont je n’aurai plus l’honneur de faire partie, je souhaite que la majorité qui vient de s’exprimer maintenant soit unie pour adapter notre union aux défis du nouveau siècle. Merci encore.
President. – Mr Lamassoure, you have felt the undivided support of the House for the important message that you have given. We have, of course, all seen your work over 30 years. The House wishes you all the best in your future endeavours.
(Applause)
9.17. Attuazione delle disposizioni del trattato relative alle prerogative del Parlamento in materia di controllo politico sulla Commissione (A8-0033/2019 - Mercedes Bresso) (votazione)
9.18. Attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea nel quadro istituzionale dell'UE (A8-0051/2019 - Barbara Spinelli) (votazione)
9.19. Statuto e condizioni generali per l'esercizio delle funzioni del mediatore (statuto del mediatore europeo) (A8-0050/2019 - Paulo Rangel) (votazione)
9.20. Una politica industriale europea globale in materia di robotica e intelligenza artificiale (A8-0019/2019 - Ashley Fox) (votazione)
9.21. Utilizzo sostenibile dei pesticidi (A8-0045/2019 - Jytte Guteland) (votazione)
9.22. Attuazione della direttiva sull'assistenza sanitaria transfrontaliera (A8-0046/2019 - Ivo Belet) (votazione)
Clara Eugenia Aguilera García (S&D). – Señora presidenta, quería aclarar mi voto positivo a este acuerdo. Los acuerdos pesqueros son todos importantes para los países con los que se firman y desde luego, para la flota europea.
Pero a mí me gustaría destacar este acuerdo con un pequeño país, como es el caso de Costa de Marfil, un país que solo tiene veinte millones de habitantes y más de sesenta grupos étnicos distintos, y, además, ha atravesado un periodo turbulento y de guerra civil que ha exacerbado sus terribles desigualdades sociales.
Creo que este hecho de firmar un acuerdo con Costa de Marfil, aunque no tenga un sector pesquero importante, sí que es un aspecto positivo y de solidaridad y trabajo conjunto de la Unión Europea con este país. Y, además, se beneficiará aquel sector pesquero constituido específicamente por atuneros, que irán a pescar tras este acuerdo. Hace casi treinta años de la firma del mismo y es positivo para ambas partes.
Daniel Hannan (ECR). – Madam President, it has been quite a busy few days for Côte d’Ivoire. The other day, because of a mix-up over flags, it was the recipient of a supportive tweet from the German Foreign Ministry, which expressed its total solidarity with Côte d’Ivoire over the issue of the Irish border – and now we have this Fisheries Agreement.
Look, we’ve all voted on dozens, maybe hundreds, of these fisheries agreements with various African countries, and I have occasionally taken the opportunity to lament the fact that overfishing in Europe and the mismanagement of the common fisheries policy brought us to the point where we needed to do this. But I wonder whether we could consider a different aspect of it.
Again, we are treating Côte d’Ivoire and the African continent generally as a kind of economic colony and a supplier of raw materials to our industries. Under EU tariff arrangements, you can export green coffee beans but not roasted coffee from Africa, you can export cocoa but not chocolate. In other words, we are encouraging, through our economic policy, an effect which not only keeps people poorer but also costs consumers in Europe more. The best thing we could do is scrap the common agricultural policy.
Seán Kelly (PPE). – Madam President, I am pleased to support this agreement and particularly to highlight the important opportunities it brings for the EU and Côte d’Ivoire to work together in a sustainable way in the exploitation of fisheries resources. Sustainability is a crucial element of all fisheries policies, so I am pleased that this agreement pays due attention to that priority. The agreement marks an important step in the responsible development of Côte d’Ivoire’s blue economy, and I am pleased that the EU, through this partnership, will help to support this development.
I also welcome the mutually beneficial nature of this partnership agreement in creating an opportunity for the exploitation of Côte d’Ivoire fisheries resources by fishers originating in EU Member States, ensuring at the same time, and as a priority, that the resources are used in an environmentally conscious way, protecting marine ecosystems, and in the interests of all involved.
I congratulate the rapporteur and the shadow rapporteurs on their important work in preparing for today’s vote.
10.2. Partenariato nel settore della pesca tra l'Unione europea e la Repubblica della Costa d’Avorio (2018-2024) (risoluzione) (A8-0034/2019 - João Ferreira)
Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Pani Przewodnicząca! We wczorajszej debacie, która była dość intensywna i krótka, nie zdążyłem wyrazić swojej pozytywnej opinii dotyczącej nowej propozycji – propozycji zmian w programach informatycznych. Uważam, że jest to jeden z ważniejszych elementów tego sprawozdania. Uważam, że dzięki temu nie zwiększamy biurokracji dla samej biurokracji, ale także budujemy pewne mechanizmy do autentycznego, bardzo prostego i niekosztownego eliminowania tego wszystkiego, co nazywamy nadużyciami finansowymi. Zwracam też uwagę, że poparcie dla tego sprawozdania było dlatego tak wysokie, że udało się przyjąć sporo poprawek udoskonalających pierwszą wersję, za co chcę bardzo serdecznie podziękować posłowi sprawozdawcy.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, η καταπολέμηση της απάτης σε επίπεδο Ευρωπαϊκής Ένωσης είναι μια σημαντική δράση, την οποία πρέπει, βεβαίως, να ενισχύσουμε. Αυτό που έχω αναδείξει και στην ομιλία μου είναι μια ειδική μορφή απάτης που έχει σχέση με ελληνοποιήσεις αγροτικών και κτηνοτροφικών προϊόντων. Δηλαδή, γαλακτοκομικά προϊόντα, φερ’ ειπείν γάλα, εισάγονται από την Αλβανία στην Ελλάδα και βαφτίζονται ελληνικά. Ταυτόχρονα, κτηνοτροφικά προϊόντα, π.χ. κρέας, εισάγονται στην Ελλάδα από τα Σκόπια και βαφτίζονται επίσης ελληνικά. Αυτές οι ελληνοποιήσεις αγροτικών και κτηνοτροφικών προϊόντων είναι μια ειδική μορφή απάτης που θα πρέπει να αντιμετωπιστεί με αποφασιστικότητα από την ίδια την Ευρωπαϊκή Ένωση. Απαιτούνται πολύ συγκεκριμένα μέτρα τα οποία απουσιάζουν και θα πρέπει να επιβληθούν ποινές στα γειτονικά αυτά κράτη, στην Αλβανία και τα Σκόπια, στο πλαίσιο της προενταξιακής πολιτικής από πλευράς Ευρωπαϊκής Ένωσης. Απαιτούνται μέτρα για να αντιμετωπιστούν οι παράνομες ελληνοποιήσεις αγροτικών και κτηνοτροφικών προϊόντων.
Andrejs Mamikins (S&D). – Madam President, the recent report of the Court of Auditors gives us alarming figures. In 2017, fraudulent use of EU funds amounted to EUR 391 million but only 15% of the total volume of fraud was actually recovered. Some EU funds were misused by national politicians for their families, other funds were misused in the agricultural sector.
The economic interests and most importantly political credibility of the EU are seriously damaged because there is no truly European mechanism for fraud detection. Colleagues, it is here now that to combat fraud we cannot fully rely on national authorities who are sometimes themselves involved in fraud. I welcome the Commission’s proposal aiming at protecting the financial interest of the European Union and I welcome the amendments in the report of Mr Salafranca Sánchez-Neyra that call for major cooperation among the relevant agencies and bodies like OLAF, Eurojust, Europol, the European Public Prosecutor’s Office and so on. I voted in favour.
Jiří Pospíšil (PPE). – Paní předsedající, já jsem podpořil tuto zprávu, chci poděkovat Parlamentu, že přijal pozměňovací návrhy, které vylepšují konečnou verzi návrhu. Boj proti finančním podvodům, podvodům, které se dotýkají finančních zájmů Evropské unie, se bohužel ne ve všech členských státech dostatečně úspěšně vede, nedostatečně se daří, a proto je logické, že Evropský parlament, evropské instituce musí mít zájem na tom, aby se finanční podvody, podvody proti zájmům Unie v celé Evropské unii jednoznačně, jasně šetřily a efektivně řešily. K tomu přispívá i tento program, my navyšujeme finanční prostředky určené pro správní orgány, pro orgány činné v trestním řízení. Peníze jsou nutné k tomu, aby orgány měly kvalitní vybavení a byly tak schopny efektivně stíhat podvody, které se dotýkají evropských peněz. Zprávu vítám a doufám, že přispěje k tomu, že budoucí statistiky o stíhání finančních podvodů budou pro nás více pozitivní.
10.4. Piano pluriennale per gli stock ittici nelle acque occidentali e nelle acque adiacenti e per le attività di pesca che sfruttano questi stock (A8-0310/2018 - Alain Cadec)
Rupert Matthews (ECR). – Madam President, I was very pleased to vote for this report which is changing the way that fisheries are controlled in the Western Approaches. I think everyone here recognises the common fisheries policy over the years has been catastrophic for the European fishing industry, it has led to a collapse in stocks, it has led to unemployment, it has led to untold hardship.
Pushing control away from a centralised top-down approach to a regionalised approach has got to be the right idea. I’m very pleased to see this being brought in in the western oceans, where of course fishermen from Britain are very active. I think it is a shame, however, that the European Union still cannot quite bring itself to put control over the fisheries into the hands of smaller entities, of the nations themselves, because it is they who not only understand the fisheries but have a stake in making sure it is sustainable. I hope very much that after Brexit we at least will be able to achieve that in Britain.
Clara Eugenia Aguilera García (S&D). – Señora presidenta, si algo tiene de positivo este informe —que tiene muchos aspectos—, es que efectivamente lo estamos aprobando, lo hemos aprobado en este Pleno antes del Brexit. Por tanto, las aguas occidentales del Atlántico van a quedar bien reguladas con un plan de gestión multianual de pesca y, además, hemos conseguido aprobarlo a tiempo. Creo que tiene aspectos muy positivos, como dar una mayor estabilidad a las pesquerías de aguas occidentales.
Es verdad que, en un principio, a nosotros nos hubiera gustado que hubiese una división entre norte y sur. Pero bien está así como ha quedado finalmente, entendiendo que va a dar estabilidad a este sector pesquero. Estamos hablando de más de 4 000 buques; por lo tanto, es una zona muy importante. También nos hubiera gustado que hubiese recogido una mayor limitación de la pesca recreativa frente a la pesca profesional, pero, insisto, es el cumplimiento de la PPC y, finalmente, este plan de gestión va a ser bueno para el futuro del sector pesquero del Atlántico.
Seán Kelly (PPE). – A Uachtaráin, arís, vótáil mé ar son an mholta seo mar is dóigh liom gur comhréiteach an-mhaith é agus cabhróidh sé lenár n-iascairí sna huiscí seo leanúint ar aghaidh ag iascaireacht. Ach, déanfar í ar shlí a chuireann an comhshaol san áireamh. Dá bhrí sin, tá sé sin an-thábhachtach mar ní féidir linn níos mó iasc nó na héisc go léir atá san fharraige a thógaint amach. Más mar sin a bhíonn, ní bheidh aon éisc ann sa todhchaí, agus dá bhrí sin, ní bheidh aon iascairí ann ach oiread. Dá bhrí sin, is maith an comhréiteach seo agus fáiltím roimis.
Freisin, fáiltím roimh an gcomhréiteach atá ann, go háirithe le daoine a bhíonn ag iascaireacht mar chaitheamh aimsire. Tá sé sin tábhachtach agus cabhróidh sé sin leo agus cabhróidh sé freisin leis an tionscal turasóireachta mar tagann a lán daoine ar saoire, go dtí mo thír féin go háirithe, chun breith ar chúpla iasc agus is maith é sin.
10.5. Meccanismo unionale di protezione civile (A8-0180/2018 - Elisabetta Gardini)
Stefano Maullu (ECR). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, io credo sia importante sottolineare un aspetto che tende a lasciarmi sconcertato dell'Unione europea, ed è questa totale disponibilità nei confronti dell'etnia rom, soprattutto per quanto riguarda gli aiuti economici, a fronte di una situazione particolarmente delicata dal punto di vista lavorativo, che coinvolge milioni, decine di milioni di disoccupati in tutta Europa e che, soprattutto nei paesi del Mediterraneo, nell'Italia in particolare, vede situazioni a rischio di vera e propria rivolta sociale.
Ecco, io credo che l'attenzione del Parlamento, soprattutto in questo momento assolutamente delicato che l'Europa vive, debba essere vista e dedicata a chi rappresenta i fondamenti della nostra Unione, rappresenta le identità nazionali, e questo è lo sforzo che io mi auguro vada nella giusta direzione e non soprattutto nella giusta, ma qualche volta esagerata, tutela delle minoranze che in questo nostro continente hanno diritto di dignità, ma certamente devono essere integrate, perché molte volte proprio da queste minoranze non arriva l'aiuto, la voglia di poter fare ciò che noi chiediamo, ovvero la possibilità di collaborare.
José Inácio Faria (PPE). – Senhora Presidente, votei a favor desta resolução porque entendo que mais deve ser feito pela União Europeia no que diz respeito à coordenação da capacidade de resposta às crises civis e humanitárias que os vários Estados-Membros podem enfrentar nos próximos anos.
Apesar de reconhecer os recentes esforços explicados por este mecanismo em Portugal, quero frisar que estamos numa fase de negociação crucial ao seu desenvolvimento e implementação total e para a qual se exige maior celeridade e menos impasse institucionais entre Estados-Membros. Por isto mesmo, acredito que está na hora de reconhecer que o mecanismo europeu de proteção civil, ao promover uma resposta coletiva europeia mais forte, desempenha um papel determinante na definição de uma estratégia comum capaz de fazer face, de forma rápida, aos desafios climáticos e humanitários com que nos deparamos nos dias de hoje.
Neste sentido, reafirmo a necessidade de fazermos mais e melhor, começando pela consolidação do RescEU como capacidade de reserva complementar aos meios que cada Estado-Membro tem já a sua disposição.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, ο μηχανισμός πολιτικής προστασίας της Ευρωπαϊκής Ένωσης είναι μια σημαντική δραστηριότητα, διότι η Ευρωπαϊκή Ένωση, και ιδίως οι χώρες του ευρωπαϊκού Νότου, αντιμετώπισαν τεράστια προβλήματα λόγω φυσικών καταστροφών. Στην Ελλάδα, είχαμε τις φονικές πλημμύρες στη Μάνδρα Αττικής, τις φονικές πυρκαγιές στο Μάτι με πάνω από 100 νεκρούς και, μέχρι σήμερα, οι πληγέντες δεν έχουν λάβει τις αποζημιώσεις τους. Είναι κάτι που θα πρέπει να εξετάσουμε πολύ σοβαρά. Θα πρέπει να επιληφθεί του θέματος η κυβέρνηση, η οποία λόγω της ανικανότητας που τη διακρίνει δεν έχει ακόμη χορηγήσει τις αποζημιώσεις στους πληγέντες. Φυσικά, θα πρέπει να προβλέψουμε και αλλαγές στη διαδικασία λειτουργίας του περίφημου Ταμείου Αλληλεγγύης, διότι οι προϋποθέσεις πρέπει να γίνουν πολύ πιο ευέλικτες ώστε να υπάρχει η δυνατότητα καταβολής των αποζημιώσεων στους πληγέντες.
10.6. Prescrizioni minime per il riutilizzo dell'acqua (A8-0044/2019 - Simona Bonafè)
Igor Šoltes (Verts/ALE). – Gospa predsednica! Torej, vodni viri so praktično po celi Evropi kar prestavljeni in podvrženi vse večjemu pritisku, zato ni vseeno, kaj delamo z vodo, in pomanjkanje vode lahko postavlja in predstavlja velik problem tudi za prihodnost Evrope.
Zato je pomembno, da se ukvarjamo tudi z možnostjo ponovne uporabe vode s tako imenovano ponovno uporabo komunalne vode, za kar pa potrebujemo seveda ustrezno infrastrukturo, ustrezne mehanizme za čiščenje te vode, da se lahko ponovno uporabi, je pa to absolutno pomemben vir lahko za poljščine, za ponovno uporabo v sanitarne namene in pa seveda na način, da se vračajo v naravo lahko tudi določene strukture, skratka, da se lahko koristno uporabi v infrastrukturne in kmetijske namene. Predvsem pa moramo paziti na to, da vodi odstranimo tudi mikroplastike in ostanke zdravil.
Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Pani Przewodnicząca! Przez ponad jedenaście lat byłem prezydentem Wrocławia, więc mam pojęcie nie tylko o gospodarce komunalnej, ale także o złożoności tego problemu. Mówię to dlatego, że w tym sprawozdaniu pojawiło się coś absolutnie nowego, ale istotnego. Przypomnę, że sprawozdawczyni, zgadzając się z przesłaniem adresowanym głównie do rolnictwa, zwróciła uwagę na to, że rozporządzenie określające na szczeblu Unii Europejskiej powinno być zharmonizowane także w odniesieniu do wykorzystania ścieków komunalnych. Zwracam uwagę na to, że gospodarka komunalna w takich miastach jak Helsinki, Madryt, Neapol, Wrocław to kompletnie różne gospodarki, to bardzo różne systemy także. Niektóre bywają w rękach prywatnych, niektóre w rękach samorządowych. Ważne jest, aby – dążąc do tego sprawozdania – uwzględnić opinię, głos środowisk samorządowych. Według mnie wtedy to rozporządzenie będzie – krótko mówiąc – bardziej bezpieczne.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κυρία Πρόεδρε, το νερό είναι δημόσιο αγαθό και, ως εκ τούτου, πρέπει να αντιμετωπίζεται με αυτή την προοπτική και όχι να αποτελεί εμπόρευμα και αντικείμενο εκμετάλλευσης από τους επιχειρηματικούς ομίλους. Στη βάση αυτή, θα πρέπει να δούμε και τον τρόπο επαναχρησιμοποίησης των υδάτινων πόρων, διότι υπάρχει τεράστιος περιορισμός στους υδάτινους πόρους, ενώ η κλιματική αλλαγή επιτείνει το πρόβλημα. Κατά την έννοια αυτή, πρέπει να δούμε πώς θα επαναχρησιμοποιήσουμε τα ύδατα. Πρέπει η επαναχρησιμοποίησή τους να συμβάλει στην ανάπτυξη της γεωργίας, στην προστασία του περιβάλλοντος και στη στήριξη της δημόσιας υγείας. Φυσικά, η επαναχρησιμοποίηση των υδάτινων πόρων σημαίνει υποδομές και σημαίνει ότι πρέπει να υπάρξουν και τα αντίστοιχα κονδύλια για τη λειτουργία αυτή, κυρίως σε μια κατεύθυνση που θα στηρίξει την παραγωγική ανασυγκρότηση της υπαίθρου.
Момчил Неков (S&D). – Водата не е обикновен търговски продукт. Измененията в климата показват, че не е и неограничен ресурс. Градското развитие, особено на големите градове и столиците, поставят под значителен натиск снабдяването с прясна и качествена вода.
Аз подкрепих днешния доклад, защото вярвам, че е необходимо е да се насърчава ефективното използване на ресурсите и да се намали натискът върху водната среда. Едно такова решение е насърчаването на развитието на безопасно повторно използване на пречистени отпадъчни води. Селското стопанство е пример за сектор, в които пречистени и безопасни води могат да намерят отлично приложение и да са решение за развитието на зеленчукопроизводството.
Все по-голяма част от научната общност обръща внимание и на така наречените „пластмасови микрочастици“, които присъстват във водата, която използваме. Чрез нея те попадат в почвата и околната среда. Това задължително трябва да бъде взето предвид при финализирането на общоевропейското законодателство за минимални изисквания за повторното използване на водата.
10.7. Strategie per l'integrazione dei rom (B8-0098/2019)
Stefano Maullu (ECR). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, da questo punto di vista devo ripetere quanto detto più volte, credo che l'integrazione dei rom, che è doverosa, spesso prenda il sopravvento rispetto alle logiche di bisogno che in tanti milioni di disoccupati in Europa hanno, in particolare in zone d'Italia nelle quali si corre il rischio della rivolta sociale.
È un problema endemico, è un problema a cui l'Europa credo debba guardare con straordinaria attenzione e che spesso, invece, non viene considerato nella sua totale importanza. I diritti che queste persone spesso non utilizzano a fondo si scontrano con i doveri, i doveri che invece devono avere la prevalenza rispetto a ciò che l'integrazione richiede.
Quindi le risorse economiche che sono messe a disposizione devono andare in questa direzione. Credo che la priorità vada data senza ombra di dubbio a chi in questo momento non ha un lavoro, lo cerca e ha la necessità di poterlo trovare.
Michaela Šojdrová (PPE). – Paní předsedající, já jsem podpořila tuto zprávu o strategii integrace romské populace. Myslím si, že je potřeba integraci podporovat, a také souhlasím s těmi hlavními cíli integrace, což jsou vzdělávání, zdraví, zaměstnanost a bydlení. Evropský parlament doplnil ještě téma nediskriminace, což je samozřejmě velmi důležité najít k tomu finanční prostředky, projekty, programy, kterými podporujeme integraci Romů. A také efektivně využívat tyto prostředky, tzn. kontrolovat využívání a kontrolovat také vývoj indikátorů. Oceňuji také iniciativu, aby se na tvorbě národních strategií romské integrace podíleli zástupci samotné romské menšiny. Kolegyně a kolegové, s tématem integrace Romů v České republice mám velkou zkušenost při podpoře vzdělávání romských dětí, vím, že je to problematické, ale vím, že je to ta hlavní cesta k jejich úspěšné a dlouhodobé integraci.
Ангел Джамбазки (ECR). – Госпожо председател, убедено гласувах против тази резолюция, защото е крайно време да се прекрати лицемерното и двулично отношение по този изключително важен въпрос. Непрекъснатите приказки, стратегии, писания на документи не водят до нищо реално и до нищо съществено. Реалните проблеми в тези квартали и в тези махали стоят. Махалата, гетото пораждат престъпност, пораждат липса на образование, пораждат напрежение, пораждат разпад и разграждане на обществата. Трябва най-сетне ясно да си кажем какъв проблем има в тези махали и в тези населени места.
В моето отечество нараства броят на нападенията над полицейски служители, нараства броят на нападенията над лекари, които са дошли да оказват помощ в тези населени места. Този проблем с декларации, с резолюции, с писане на документи няма да се реши. Ще се реши само, когато незаконните постройки бъдат премахнати; само когато родителите, които създават деца в риск, носят наказателна отговорност за това, което са направили; само когато социалните помощи бъдат спирани тогава, когато се злоупотребява с тях, и само когато фалшивите НПО, които всъщност източват тези средства, спрат да правят това.
Branislav Škripek (ECR). – Ďakujem pekne, pani predsedajúca, som rád, že som mohol podporiť túto rezolúciu o inklúzii Rómov vo všetkých oblastiach spoločnosti v Európskej únii. Tieto pre dobrý život našich spoločností dôležité skupiny ľudí čelia mnohým výzvam, či už vo výchove detí, v zamestnanosti, ale aj pokiaľ ide o dobré bývanie. Na zmiernenie ťažkostí, ktorým čelia, boli učinené veľké investície, veľké zmeny ku náprave a ja sa obraciam na rómskych predstaviteľov, a to s povzbudením, aby tieto príležitosti dobre využili a plne sa spojili s tými poverenými inštitúciami a organizáciami, ktoré majú zlepšiť ich životné podmienky, ako aj príležitosti ku práci, k zamestnaniu, k zlepšeniu výchovy ich detí. Je veľmi podstatné, aby sa do toho zapojili zodpovedne a činne, aby neboli – teda neostávali – len pasívnymi prijímateľmi pomoci zo strany Európskej únie, ktorú sme im podali a podávame. Táto rezolúcia je triezvou výzvou na dlhodobé stratégie pre zmeny k lepšiemu v rómskej populácii, ktorá žije v našich členských štátoch v Európskej únii, a ja ju podporujem.
Dobromir Sośnierz (NI). – Pani Przewodnicząca! Wbrew temu, co czytamy w tym sprawozdaniu, niechęć do Cyganów, do Romów wcale nie jest jakąś specyficzną formą rasizmu – bo to nie dlatego ludzie nie lubią Cyganów, że są Cyganami, tylko ze względu na ich specyficzną kulturę, na ich sposób życia, który często drastycznie odstaje od sposobu życia społeczeństw, w których żyją. Natomiast formą rasizmu jest właśnie ten projekt rezolucji. Ta rezolucja uzależnia pomoc Romom od tego, że są Romami właśnie, czyli proponuje ustalanie praw w zależności od pochodzenia tych ludzi, a nie ich konkretnej sytuacji. Więc wbrew takiej retoryce antydyskryminacyjnej prawdopodobnie skończy się to wzrostem niechęci do Romów, bo jeśli reszta społeczeństwa będzie musiała pod przymusem płacić na Romów, widząc zwłaszcza kiepskie efekty takich programów – bo w innych krajach utopiono już miliony w takich programach i to nic kompletnie nie dało–to nasili tylko te złe nastroje. W dodatku, gdyby oni chcieli, to by się dawno włączyli w nasze społeczeństwo, a oni właśnie uciekają przed tym, w co chcecie ich teraz pakować.
Stanislav Polčák (PPE). – Paní předsedající, já jsem tuto zprávu podpořil a zároveň jsem chtěl sdělit, že jsem velmi rád, že zde byla předložena a že byla takto odhlasována velmi významnou většinou. Plně sdílím názor, že nikdo by neměl mít pocit vyloučení, vydělení ze společnosti nebo že prostě nemá žádnou šanci se uplatnit. Já podporuji cíle, které zde byly uvedeny, ať je to cíl radikálního zlepšení vzdělávání romské komunity, samozřejmě otázka zaměstnanosti je v mnohých státech velmi palčivá stejně tak i bydlení. Obecně nediskriminační přístup se musí dotýkat každé komunity, každé části společnosti. Zároveň bych chtěl říci, že tato skupina čelí samozřejmě novým výzvám, musíme propojit všechny aktéry a strategie, jak pomoci této skupině. Myslím, že jsou známé, že jsou popsané. Je třeba jenom dosahovat synergetických efektů. A tato skupina by si měla být vědoma toho, že nejsou pouze práva, ale jsou také i povinnosti, které by měli významným způsobem respektovat a jejich představitelé by je měli k tomu také vést.
10.8. Attuazione delle disposizioni del trattato relative alla cittadinanza dell'Unione (A8-0041/2019 - Maite Pagazaurtundúa Ruiz)
Francis Zammit Dimech (PPE). – Sinjura President, kif għadu kif ġie indikat, meta inti titkellem dwar ċittadinanza ta’ Stat Membru tal-Unjoni Ewropea qed titkellem fuq ċittadinanza tal-Unjoni Ewropea kollha kemm hi. Għalhekk huwa korrett li dan ir-rapport jirreferi wkoll għal skemi ta’ bejgħ ta’ passaporti. Meta inti tingħata, pereżempju fil-każ ta’ Malta passaport ta’ Malta, qed tingħata passaport tal-Unjoni Ewropea. Dan il-Parlament ilu sa mill-2014 jindika li ma jistax ikollok bejgħ bħal dan mingħajr ma’ jkollok xi rabta reali mal-pajjiż li jkun qiegħed jagħti dak il-passaport. Għalija huwa tal-mistħija li l-Gvern ta’ Malta jkompli jippersisti mingħajr trasparenza. Aħna sirna nafu biss mill-midja ftit ta’ żmien ilu li kellek żewġ familji mill-Arabja Sawdija li bejniethom xtraw 62 passaport. U issa l-Gvern, għax jaf li għandek issue ta’ reputazzjoni, qed jgħid imma nuża l-flus biex nagħmel il-housing soċjali, sitt snin tard wisq. Jiena nagħlaq billi ngħid hemm valuri Ewropej li rridu nħaddnu, hemm ukoll libertajiet tagħna, bħal-libertà tal-moviment liberu bejn pajjiż Ewropew u ieħor, ejja noqgħodu attenti minn skemi bħal dawn biex ma nqegħdux fil-periklu dak li tant issilitna għalih.
Adam Szejnfeld (PPE). –Pani Przewodnicząca! Jak wiemy – zgodnie z art. 9 Traktatu o Unii Europejskiej i art. 20 Traktatu o funkcjonowaniu Unii Europejskiej – każdy obywatel państwa członkowskiego jest obywatelem zarazem Unii Europejskiej. Niestety większość ludzi w Europie nie wie o tym, nie ma świadomości swoich uprawnień. Świadczą o tym różne badania, na przykład te, które wskazują, że aż 54% przyznaje się tylko do jakiejś wiedzy na ten temat, ale 45% obywateli państw członkowskich zupełnie nie wie, jakie ma prawa i obowiązki wynikające z członkostwa w Unii Europejskiej i bycia obywatelem Unii Europejskiej. Wskazuje to na konieczność podejmowania przez Parlament Europejski, przez instytucje Unii Europejskiej szeroko zakrojonych działań promocyjnych. Wszakże potrzebujemy integracji obywateli Europy nie tylko formalnej, nie tylko tej na papierze, ale tej w sferze emocjonalnej, w sferze psychologicznej. To jest wielkie i poważne dla nas zadanie.
10.9. Attuazione delle disposizioni del trattato relative alla cooperazione rafforzata (A8-0038/2019 - Alain Lamassoure)
Andrejs Mamikins (S&D). – Madam President, we must be careful with the tool of enhanced cooperation. First of all, by design it undermines the unity of the EU action and it has repercussions internally and externally. Second, the unanimity rule inside the coalition of the willing allows one Member State to sabotage the whole process, creating the conditions for a Trojan horse to undermine relations among Member States. Third, the real impact on enhanced cooperation is relative. Just take the example of the European Public Prosecutor’s Office. It will not have jurisdiction over Hungary, Poland, Ireland, Sweden, Britain and Denmark, which opt out. As a result, combating fraud at EU level will have limited effect because these countries will be free riding. I was the shadow rapporteur of the Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs’ opinion to this report and I voted in favour, but I’m convinced that enhanced cooperation must aim for full cooperation, which is the ultimate goal.
10.10. Attuazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea nel quadro istituzionale dell'UE (A8-0051/2019 - Barbara Spinelli)
Michaela Šojdrová (PPE). – Paní předsedající, ochrana lidských práv je jednou ze základních hodnot, na kterých je Evropská unie založena. Přijetí Listiny základních práv Evropské unie a její závaznost tak představuje zásadní krok, kterým Evropská unie vyslala signál, že ochrana lidských práv je a vždy bude vůdčím principem pro všechny instituce, orgány i členské státy při aplikaci unijního práva. Dodržování listiny musí být bezvýhradné. Byla bych však velmi opatrná v jejím pojímání jako strategického dokumentu, podle kterého by se měla přizpůsobit vnitřní pravidla institucí. Instituce musí být transparentní, ale pokud ve jméně listiny zavedeme průběžná hodnocení dopadu na ochranu lidských práv, četná školení a jiné byrokratické procesy, pak skončíme jako administrativní kolos, ve kterém se skutečný význam listiny jakožto katalogu lidských práv utopí. Proto jsem se také při konečném hlasování zdržela.
Andrejs Mamikins (S&D). – Madam President, I welcome the report drafted by my colleague Barbara Spinelli. The task of the EU institutions is indeed not only to avoid violation of the Charter but rather to maximize its potential.
Furthermore, it’s evident that some very important steps of decision making are simply falling outside the scope of the Charter. First of all, I’m speaking about the Council meetings, where it is believed that it is better for the public not to see how choices are made. I am glad that the Ombudsman has recently reported this practice. Secondly, I am talking about the so—called trilogues. You cannot find the word ‘trilogue’ in the Treaties and, because of their informal character, they are kept out of the public eye.
Being committed to transparency and respect for fundamental rights, I specifically welcome the call to conduct separate fundamental-rights impact assessments, to be included in all items of legislation as a fundamental-rights review clause.
10.11. Statuto e condizioni generali per l'esercizio delle funzioni del mediatore (statuto del mediatore europeo) (A8-0050/2019 - Paulo Rangel)
Adam Szejnfeld (PPE). – Pani Przewodnicząca! Powołanie Europejskiego Rzecznika Praw Obywatelskich to duże osiągnięcie Unii Europejskiej, ale też ważna kompetencja Parlamentu Europejskiego, my bowiem wybieramy osobę na tę bardzo ważną, istotną funkcję. Niestety w ostatnich latach w Europie, w państwach członkowskich obserwujemy zwiększenie się liczby naruszeń praw człowieka, naruszeń praw obywatelskich, ale, co najgorsze, także naruszeń, ograniczeń, a w niektórych państwach nawet likwidacji instytucji, niezależności instytucji i praworządności. W tym kontekście Europejski Rzecznik Praw Obywatelskich objawia się nam jako niezwykle istotna instytucja. Ale nie wszyscy wiedzą, że ta instytucja nie ma powiązań z instytucjami krajowymi, z rzecznikami praw obywatelskich w państwach członkowskich. W związku z tym trudno mu współpracować i wspierać swoje koleżanki i kolegów w tych instytucjach państw członkowskich. Myślę, że przychodzi czas, aby zastanowić się, czy nie stworzyć systemowego rozwiązania, które by dotyczyło całej Unii Europejskiej.
10.12. Una politica industriale europea globale in materia di robotica e intelligenza artificiale (A8-0019/2019 - Ashley Fox)
Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Pani Przewodnicząca, kompleksowa polityka przemysłowa w dziedzinie sztucznej inteligencji i robotyki, to sprawozdanie, które powstało z inicjatywy własnej. Muszę powiedzieć, że z jednej strony to dobrze, z drugiej strony – źle. Dobrze, bo powstało, źle, że wskazuje na pewną lukę w aktywności Komisji Europejskiej w dziedzinie niezwykle złożonej i wymagającej ogromnej wiedzy, jak również odpowiedzialności za literę prawa i za to, żeby to prawo nie było tak mocno w tyle za tymi nowymi technologiami. Samo sprawozdanie pełne jest różnych elementów słusznych, takich które dotyczą odpowiedzialności, i mniej ważnych – ale także nie lekceważyłbym ich – czyli tych etycznych. Apeluje znowu słusznie o współpracę międzysektorową, ale zawiera przede wszystkim ogromną liczbę luk w zakresie bezpieczeństwa, obronności, jak również odpowiedzialności za rozmaite aktywności tej już sztucznej inteligencji, tej robotyki, także w odniesieniu do indywidualnych obywateli. Apeluję przy tej okazji o większą aktywność Komisji, zwłaszcza w obszarze nowych technologii, bo niestety w tej materii cały czas jesteśmy w tyle
Alex Mayer (S&D). – Madam President, last week I had the pleasure of visiting the Colchester-based business Above Surveying, which uses drones to inspect solar panels for faults and wear and tear, and then carries out analysis on the large amount of information collected. The company has already detected over 20 000 anomalies which, once fixed, boost the amount of green energy that solar panels can produce. Now Above Surveying are investing in AI machine learning and autonomous processes. This will speed up their analysis and aims to, and I quote their CEO here, ‘Take the human out of the loop.’ But far from this being the march of the robots dalek-like, exterminating all jobs before them, the use of AI means that the company can do more, better and quicker, in turn creating more jobs. Embracing the future can mean new opportunities for a skilled workforce.
Adam Szejnfeld (PPE). – Pani Przewodnicząca! Jedna czwarta robotów przemysłowych i połowa robotów usługowych na świecie to są produkty Unii Europejskiej – unijne, europejskie. Niestety, jeśli spojrzymy na wyniki i osiągnięcia wyścigu w zakresie badań i rozwoju, ale także i produkcji sztucznej inteligencji i robotów, to już Unia Europejska tak dobrze nie wypada. Przodują tutaj Chiny i Stany Zjednoczone. Dlaczego to podkreślam? Chodzi o to, że wydaje się – mało tego, jestem pewny – że sztuczna inteligencja to jest nieunikniona przyszłość rozwoju cywilizacji, nie tylko w zakresie usług, nie tylko w zakresie przemysłu, ale także w zakresie naszego prywatnego życia. Dlatego powinna stać się priorytetem polityki – nie tylko polityki przemysłowej – Unii Europejskiej, a tak nie jest. Dlatego popieram to sprawozdanie i apeluję o bardziej dynamiczne działania w tym zakresie.
Dobromir Sośnierz (NI). – Pani Przewodnicząca, w tym sprawozdaniu przyznajecie Państwo, że przedsiębiorstwa europejskie produkują połowę wysoko wyspecjalizowanych robotów na świecie, więc jeśli coś nie jest zepsute, to nie naprawiajmy tego. Przypominam Państwu sprzed kilku miesięcy takie sprawozdanie, w którym przyznaliście się do tego, jak regulacje unijne zniszczyły właściwie uprawy ekologiczne w Unii Europejskiej. W sytuacji dużego wzrostu zapotrzebowania na te produkty Europa przespała ten okres z powodu przeregulowania, ponieważ regulacje sparaliżowały praktycznie rozwój tego rynku. Jesteśmy więc na najlepszej drodze, żeby zrobić to ponownie. Jak tylko nadarzy się okazja, żeby gdzieś wepchnąć swoje paluchy, to je natychmiast wpychamy, upolityczniamy, już tu czytamy o prawach podstawowych, o zapobieganiu manipulacjom. My już wiemy, kto jest najlepszy w manipulowaniu, więc myślę, że jesteśmy na najlepszej drodze do tego, żeby Unia Europejska właśnie stała się ogonem w dziedzinie sztucznej inteligencji dzięki takim regulacjom.
Seán Kelly (PPE). – Madam President, I am pleased to support this report and the work that has been done by Ashley Fox in securing a broad majority on this important and interesting issue. Artificial intelligence (AI) has huge potential to make our economies more efficient and reduce human error in various processes. But it comes with certain challenges that are well-documented. I therefore welcome this report’s emphasis on a system of transparency and accountability around the use of artificial intelligence, while aiming to ensure that the EU is at the cutting edge of technological development and EU citizens and businesses alike can make full use of its benefits.
Also, I would like to suggest that this report by Ashley Fox helps us to highlight the great work that so many United Kingdom MEPs have done here, in this file and in many, many other files, and that should be acknowledged. But I might also say that the House of Commons might benefit from some of Ashley Fox’s proposals in artificial intelligence, because human intelligence seems to be failing there in delivering a sensible and practical Brexit. So they might look at that.
10.13. Utilizzo sostenibile dei pesticidi (A8-0045/2019 - Jytte Guteland)
Xabier Benito Ziluaga (GUE/NGL). – Señora presidenta, según un estudio recientemente publicado en la revista Biological Conservation, los insectos podrían desaparecer del planeta dentro de cien años, y esto sería algo terrible. De hecho, a día de hoy, cerca de un tercio de las especies de insectos están en peligro de extinción. Las consecuencias de esta desaparición serían catastróficas tanto para los ecosistemas como para la propia humanidad. Los autores del estudio consideran que la principal causa de esta pérdida de especies es, claramente, el uso de pesticidas asociado a las prácticas agrícolas extensivas.
Por ello, es necesario cambiar ya nuestro modelo agrícola adoptando un enfoque preventivo, evitando la exposición a los pesticidas con la adopción de métodos de cultivo no químicos y verdaderamente sostenibles, como pueden ser, por ejemplo, la rotación de cultivos, el control físico y mecánico o el manejo de depredadores naturales.
Frente a Monsanto debemos impulsar las soluciones sostenibles que quieren poner en marcha los y las campesinas.
Rupert Matthews (ECR). – Madam President, the use of pesticides in agriculture, horticulture, and indeed in gardening, is absolutely essential, but of course we all recognise that there are some hazards that go along with the use of these chemicals. This is an important report and when it started its progress through this Parliament I was intending to support it. Unfortunately, as it has progressed, various things have been changed and we have now reached a position where some of the targets, some of the figures that are being used, bear little relation to best scientific advice or indeed to any scientific advice. We are getting figures being plucked from the air by pressure groups, by NGOs, and by those with an axe to grind. We even have the situation where they want to control all chemicals that go onto land that might end up in groundwater – which is pretty much all chemicals.
Sadly, this is an example of the bad lawmaking, which so often characterises this place. It could have been great, it could have been worthwhile. Unfortunately, it isn’t, and I won’t be supporting it.
Michaela Šojdrová (PPE). – Paní předsedající, já jsem podpořila tuto zprávu, která se zabývá udržitelným používáním pesticidů. Souhlasím s tím, aby členské státy měly napravit své nedostatky bez dalšího prodlení. Souhlasím s tím, abychom podpořili výzkum ohledně sekundárních dopadů pesticidů. Vyslovuji se také pro podporu investic do výzkumu, který by měl vyvinout šetrnější a dostupnější alternativy k současným pesticidům. To všechno je velmi důležité stejně jako právě dostupnost alternativ pro zachování konkurenceschopnosti evropského zemědělství. Co se týče používání, pesticidy obsahují složky, které jsou vysoce nebezpečné pro lidský organismus a životní prostředí. Je nutné přistoupit ke striktnímu zákazu používání těchto látek, to platí také pro import zakázaných pesticidů do Evropské unie ze třetích zemí.
Igor Šoltes (Verts/ALE). – Gospa predsednica! O škodljivosti pesticidov in njihovem vplivu na zdravje in življenje ljudi smo veliko že govorili tukaj. Predvsem je pomembno to, da seveda se zavedamo, da ostanki pesticidov v hrani lahko pomenijo veliko tveganje za zdravje ljudi, ostanki v živalski krmi pa pomenijo tveganje tudi za zdravje živali in seveda s tem vstopijo v prehransko verigo. Tudi zadnje afere z mesom in pa tveganja na tem področju so prevelika, da bi zadevo kar pometli pod preprogo.
Tukaj so še druga tveganja, ki so izražena glede endokrinih motilcev, pomembnimi vplivi na genske spremembe, in zato mislim, da bi morali veliko več sredstev in pa seveda tudi raziskav vložiti v tako imenovane nekemične metode in pa predvsem v te sonaravne metode, ki so v zgodovini bile tisti gonilni vir in način kmetovanja.
In mislim, da je ob tem ponovno v razmislek, kako spodbuditi male in srednje kmetije, da prehranijo čim več procentov našega prebivalstva.
Момчил Неков (S&D). – Госпожо председател, докладът, който приехме днес относно устойчивата употреба на пестициди, е от изключителна важност за бъдещето на Европа. Селското стопанство е сектор, който има потенциала да създава и поддържа икономика в региони, където няма алтернативни дейности. За съжаление, обаче, точно пестицидите оказват силно влияние върху околната среда. Те в краткосрочна перспектива увеличават реколтата, но в средносрочна и дългосрочна могат да изтощят почвите, да намалят ползите от полезните организми в тях, с което да намалят и плодородието им.
Като докладчик на социалистите за пчелите бих искал да изразя и силното си притеснение от употребата на редица препарати, които имат негативно влияние върху основните опрашители – пчелите. Присъединявам се към призива на Комисията държавите членки да вземат всички необходими мерки за насърчаване на нискорискови пестициди и да дадат приоритет на нехимичните варианти и методи, които вредят най-малко на здравето и природната среда. Стабилните и устойчиви екосистеми са предварително условие за чиста околна среда, а оттам и разнообразна и безопасна храна за европейските граждани.
Stanislav Polčák (PPE). – Paní předsedající, já jsem tuto zprávu také podpořil a chci předem deklarovat, že dlouhodobé, masové používání právě pesticidů je kontroverzní vlastně už také řadu let. Je velmi dobře, že jsme dnes tento krok udělali, protože toto masové používání pesticidů má ohromující dopady na životní prostředí. Já jsem zaznamenal zprávu, která hovoří o tom, že do konce století má vymizet prakticky celý hmyz. Jsou to opravdu neuvěřitelné dopady, které má používání těchto látek, na které jsou právě tyto organismy velmi citlivé, a to nehovořím samozřejmě i o dopadech na lidi. My musíme investovat prostředky do výzkumu a inovací. Jde o naši budoucnost, protože to znečištění přírody již skutečně dosáhlo masivních rozměrů. Já bych chtěl rovněž poukázat na to, že bychom právě environmentální přístup a udržitelnost přístupu k životnímu prostředí měli promítnout do dalších dotačních toků. Měli bychom tomu i uzpůsobit naši reformu společné zemědělské politiky. Udržitelnost musí být náš dlouhodobý cíl.
10.14. Attuazione della direttiva sull'assistenza sanitaria transfrontaliera (A8-0046/2019 - Ivo Belet)
Urszula Krupa (ECR). – Pani Przewodnicząca! Głosowałam za sprawozdaniem w sprawie wdrażania dyrektywy Parlamentu Europejskiego w sprawie stosowania praw pacjentów w transgranicznej opiece zdrowotnej, która mogłaby odgrywać ogromną rolę w przypadkach trudności z zapewnieniem opieki w poszczególnych krajach Unii lub w rejonach przygranicznych, co wymaga jednak pozwoleń i informacji o możliwościach korzystania z leczenia transgranicznego, jak i przestrzegania praw chorych. Chociaż dużym problemem bywa nierówność finansowa między poszczególnymi krajami i biurokracja, której państwa członkowskie powinny przeciwdziałać, organizując punkty kontaktowe udostępniające informacje o możliwych zwrotach kosztów. Transgraniczna opieka może stwarzać szczególnie szansę na leczenie osób chorych na choroby rzadkie. Ogólnounijna współpraca byłaby także korzystna ze względu na diagnostykę i poszukiwanie leków, które na razie są bardzo drogie, co uniemożliwia wielu chorym leczenie. Podkreślono także ogromną rolę opieki transgranicznej w przypadkach pandemii i szczepień.
Jeroen Lenaers (PPE). – Voorzitter, het recht op grensoverschrijdende zorg is een van de belangrijkste verworvenheden in de EU. Zeker in grensregio's, zoals mijn eigen mooie Limburg, zijn bewoners de dupe als de toegang tot zorg beperkt wordt door de eigen landsgrenzen. Dat recht op grensoverschrijdende zorg is niet zonder slag of stoot ontstaan. Gewone mensen zoals de heren Decker en Kohll uit Luxemburg hebben tot aan het Europees Hof van Justitie moeten vechten om hun kosten voor zorg in het buitenland terugbetaald te krijgen. Ze hebben ons daar allemaal een enorme dienst mee bewezen.
Maar ons werk is nog lang niet af. Patiënten moeten zo goed mogelijk, zo snel mogelijk en zo dicht mogelijk bij huis geholpen worden, ook als dat aan de andere kant van de grens is. We moeten dus nog meer doen om dat eenvoudiger te maken. We moeten meer doen om irritante bureaucratische obstakels weg te nemen en grensoverschrijdende zorg echt voor iedereen toegankelijk te maken. Dank u wel.
Pirkko Ruohonen-Lerner (ECR). – Arvoisa puhemies, potilaiden hyvinvointi ja oikeus saada laadukasta hoitoa yli rajojen on tärkeää, minkä johdosta oli helppo äänestää mietinnön puolesta. Rajatylittävää terveydenhuoltoa koskeva direktiivi hyödyttää esimerkiksi muissa EU-maissa matkaavia turisteja ja vaihto-opiskelijoita, jos nämä joutuvat käyttämään sairaanhoitopalveluita ollessaan kotimaansa ulkopuolella.
Direktiivin voimaantulossa on ollut mutkia. Komissio joutui aloittamaan rikkomismenettelyn jopa 26 jäsenvaltiota vastaan myöhästyneen tai puutteellisen täytäntöönpanon johdosta. Nyt kaikki jäsenvaltiot ovat ilmoittaneet toteuttaneensa tarvittavat toimenpiteet.
On ensisijaisen tärkeää, että kansalaiset ovat tietoisia kaikista oikeuksistaan. Vuonna 2015 toteutetun kyselyn mukaan vain alle 20 prosenttia kansalaisista koki tietävänsä riittävästi oikeuksistaan rajatylittävässä terveydenhuollossa. Tämän johdosta on tärkeää tehostaa asiasta tiedottamista sekä potilaille että terveydenhuollon ammattilaisille.
Момчил Неков (S&D). – Госпожо председател, трансграничните региони представляват 40% от територията на Европейски съюз и повече от 30% от европейците живеят в тях. Моята страна България граничи с пет държави, две от които са членки на Европейски съюз. Макар и по-рядко заселени, пограничните региони имат не по-малка нужда от адекватно здравно обслужване и грижа.
Имайки предвид застаряващото население в тях, намирам за безотговорно закриването на здравни центрове. Това, за съжаление, беше сторено и от управляващите в България. Бяха закрити 19 здравни заведения в последните 3 – 4 години. Към трансграничните региони трябва да има специален подход и финансов ресурс. Не може и към тях да се прилагат същите пазарни и икономически изисквания, както към другите региони.
Един аспект на трансграничното здравно обслужване засяга и липсата на достатъчно дигитални услуги в сектора. Призовавам от тази трибуна органите, особено в България, да предприемат мерки в най-кратки срокове да се въведе електронно управление в сектора, което ще намали бюрокрацията и ще спомогне за това гражданите да се възползват по-лесно от здравно обслужване.
11. Correzioni e intenzioni di voto: vedasi processo verbale
Johannes Hahn,Member of the Commission, on behalf of the Vice-President of the Commission / High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy. – Madam President, the war in Syria has entered yet another new phase, particularly since the US announcement of troop withdrawal, but a political solution to the crisis is still not in sight. It should be clear that the only sustainable way out is a negotiated solution under the auspices of the United Nations (UN), and we will not tire of repeating this. Carving out spheres of influence in a partitioned Syria will not bring peace, security and stability to the country and the region.
The north-east of Syria is now the subject of negotiations between the Kurdish-led Syrian Democratic Forces, the USA, Russia, Turkey and the Syrian regime. Daesh is not defeated yet and it’s essential to prevent terrorists from making a comeback in the future.
We fully understand the security concerns of Turkey, but we also believe they can truly be addressed only if the sovereignty and integrity of the Syrian state is preserved. We hope that any security arrangement for the north will ensure protection for people of all ethnicities and religions, and that it will prevent new suffering and clashes on the ground.
In the meantime, the al-Qaeda wing in Syria, formerly known as the al—Nusra Front or Hayat Tahrir al-Sham (HTS) is consolidating its control over the Idlib area in the north-west of Syria. This development has forced us to put on hold as a precautionary measure all the Commission programmes brokered in Idlib province. The same happened in the south of Syria, where it was not possible to continue our work.
Unfortunately, the needs are dire. The sole positive note is the recent humanitarian delivery in Rukban Camp on the Jordan border where 60 000 Syrians are stranded, including many women and children. Humanitarian organisations need access to the whole country. All the crossing-points towards Syria must stay open, in particular those located in the north-west and the north-east of the country. This is even more urgent during winter, and especially for the hundreds of thousands of displaced people in camps, many of whom are children struggling to survive. We will continue to protect civilians in the event of any offensive and to advocate for the protection of humanitarian workers.
In areas controlled by the regime, we hear reports of arbitrary arrests and forced conscription. There has been no progress on the liberation of political detainees. Corruption is mounting, and the war economy is the main source of subsistence for some people.
There can be no European contribution to the reconstruction of Syria so long as there is not a political transition firmly on the way. While the Syrian regime does not engage in the UN-led process, and for as long as human rights continue to be violated, this will not change. As to the return of Syrian refugees to their land, the United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) continues to tell us that the conditions for safe, voluntary, sustainable and dignified return are not yet in place. We also need a system to monitor what happens to returnees, to ensure their protection and to influence conditions for return. We won’t ask Syrians to go back to a place where they risk arbitrary detention, forced conscription and torture.
For all these reasons, we continue to support the political process in Geneva as the only just and realistic way to end the war. We cannot afford simply to freeze the conflict. That would be the perfect recipe for more suffering, more radicalisation, more regional instability and more violence.
High Representative Federica Mogherini is in close touch with the new UN Special envoy for Syria, Geir Pedersen, about how best to support him in his efforts. He is currently meeting all stakeholders in order to restart the Geneva process.
And it is precisely to support the Geneva process that, in mid-March, we will co-host the third Brussels Conference on Syria, with the UN. The conference will focus on three pillars: support for the political process, humanitarian aid, and the regional development component. Our aim will be to ensure pledges to meet the continuing needs of Syrians and of the countries that have welcomed so many refugees.
This year we will also host, at the European Parliament in Brussels, a day of dialogue with Ministers, international NGOs and civil society representatives from Syria, Lebanon, Jordan and Turkey. The people of Syria are asking for a sustainable solution to the war. They demand a country where every Syrian can find a place, beyond all differences of faith, ethnicity, politics and social background. The people of Syria need a negotiated political solution that can lead to reconciliation, to reconstruction and to an inclusive and democratic Syria. This continues to be our goal as Europeans. I thank the European Parliament for its support in preparing for the envisaged Syria conference.
Die Präsidentin. – Als nächster Punkt der Tagesordnung folgt die Aussprache über die Erklärung der Vizepräsidentin der Kommission und Hohen Vertreterin der Union für Außen- und Sicherheitspolitik zur Lage in Syrien (2019/2535(RSP)).
José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, en nombre del Grupo PPE. – Señora presidenta, señor comisario, señorías, otra vez Siria en el orden del día de nuestro Parlamento. Vamos para el octavo año de conflicto. La crisis que no cesa, con unas cifras que nos golpean: 500 000 muertos, 5 700 000 refugiados, 12 000 000 de personas en emergencia humanitaria, 6 000 000 de ellos niños; atroces violaciones de los derechos humanos, como nos acaba de recordar el comisario, y un país destruido.
En un entorno particularmente inquietante: tenemos la retirada de los Estados Unidos; una consolidación en el país del 65 % del territorio con el presidente sirio y sus aliados iraníes y rusos; tensiones en las fronteras con Turquía e Irak y, por lo tanto, un entorno muy incierto. Un entorno donde todos los actores se mueven en un nuevo escenario prácticamente de guerra fría: los Estados Unidos han enviado a Israel al consejero de Seguridad Nacional; los presidentes de Rusia, Irán y Turquía se reúnen el próximo jueves en Sochi; Siria está tratando de reconstruir sus alianzas con otros socios como los Emiratos Árabes Unidos y Jordania.
Y en cuanto a la Unión Europea, señor comisario, es muy difícil ir más allá de nuestra estrategia común, de apoyar las conferencias internacionales y de movilizar los importantes recursos que nosotros hemos movilizado, de apoyar los esfuerzos del enviado especial del secretario general de las Naciones Unidas y su hoja de ruta. Pero, señor comisario, ¿es esto suficiente para aliviar el sufrimiento y la muerte de este país martirizado que es Siria?
Victor Boştinaru, on behalf of the S&D Group. – Madam President, some are saying that the war in Syria has ended. I think such a statement is a total misconception. Although we can observe an apparent decrease in fighting, no progress has been made on the underlying causes of the conflict, and peace is still so far away. Yes, the Syrian-Russian-Iranian military alliance has retaken territories held by the opposition forces, including terrorist groups, but they have done so following attacks that involved indiscriminate air strikes and prohibited weapons.
The war will end only when we find a way towards a genuine political transition, with full accountability and credible transitional justice; and when we can ensure that the six million refugees and the four million internally displaced Syrians will have a home to return to and will be protected by their state. Only then, can reconstruction start.
Justice remains a key word. The Syrian conflict is marked by war crimes, ranging from systematic torture and detention by the Syrian security services, through the Government impeding humanitarian aid, to the consistent use of indiscriminate and prohibited weapons by the Syrian-Russian military alliance. If the Syrian justice system is not capable of providing independent and effective prosecution, we should find an international solution.
And, Commissioner, one message for the Commission: the EU cannot accept a fait accompli imposed by Bashar al—Assad and his protectors.
Charles Tannock, on behalf of the ECR Group. – Madam President, sadly the survival of the brutal Assad regime is now beyond doubt, and it appears that US troops will shortly leave Syria, which may well leave a security vacuum. With the reports of thousands of former ISIS fighters still scattered across Syria and Iraq, as well as the fact that the Al—Nusra Front successor organisation Hayat Tahrir al-Sham (HTS) has consolidated power in the province of Idlib, the threat of Islamist extremism is far from over.
Russia’s and Turkey’s defence ministers met yesterday to discuss the situation in Idlib and both sides have agreed that decisive action is needed to curb the advances of HTS and ensure that the demilitarised zone is functioning and effective. With some 3.5 million civilians living in Idlib, we must spare a thought for the brutal conditions they are currently living under, made all the worse by the constant threat of greater bloodshed given the Assad regime’s ruthless determination to retake the province at whatever cost.
In what has increasingly become an international affair marred by various proxy wars, the EU looks on this tragedy as little more than an observer, although the EU’s long—term diplomatic relations with Damascus under Assad will be deeply problematic.
Marietje Schaake, on behalf of the ALDE Group. – Madam President, the promise of ‘never again’ dies in Syrian prisons. Those were the words of Josh Rogin in TheWashington Post last week. He referenced the extraordinary evidence of the torture in Assad’s death facilities. A brave Syrian citizen called ‘Caesar’ smuggled exactly that evidence out at the risk of his and his family’s life. So now we must play our part, at last, because I agree with those who say that Europe is too much of a payer and not a player vis-à-vis the war in Syria, and it has to change, because we still lack a common EU strategy. And of course the sudden US change of direction in Syria has major consequences while ISIS is not defeated.
And I hear a repetition of the words ‘no military solution to the war in Syria can be found’, but of course that doesn’t in and of itself change the fact that military moves do create realities on the ground that we must be realistic about. So I think we need to put pressure on the warring parties, particularly to protect civilians in and around Idlib, people who were forcibly displaced from other parts of the country in the first place; Aleppo and Homs now risk being trapped and targeted again.
We must also make sure that what we do in terms of adopting sanctions vis-à-vis Syria is also implemented. We have targeted sanctions, for example, to hold to account individuals without punishing the entire population, and we have to make sure that our broad package of sanctions is smart and that they are upheld. We heard of Belgian companies shipping tonnes of chemicals to Syria which may have been used to create weapons, and Italy rolled out the red carpet for Ali Mamlouk, a security official who is not supposed to enter the EU. We are not credible if we don’t live up to our own commitments.
And lastly, briefly, in Lebanon, Jordan and Turkey, the pressure on local communities is growing and young and vulnerable people pay the price. It is very urgent to address sexual exploitation of girls and child labour, and avoid them falling into the hands of criminals and militias.
Michel Reimon, im Namen der Verts/ALE-Fraktion. – Frau Präsidentin! Herr Kommissar Hahn, willkommen im Plenum! Ich bin dankbar, dass Sie hier sind, und möchte mich speziell an Sie wenden.
Während wir hier reden, finden in Syrien vielleicht die letzten Kämpfe mit dem Islamischen Staat statt; die letzten Häuserkämpfe kurdischer Truppen und ihrer Verbündeten könnten in den nächsten Stunden die letzten Gebiete dort erobern. Das ist eine Leistung, eine großartige Leistung, und Europa sollte dankbar dafür sein. Stattdessen sind wir wieder dabei, die Kurden und ihre Verbündeten im Stich zu lassen.
Die autonome Region in Nordostsyrien ist demokratisch, ist vielfältig, ist nicht nur kurdisch, sondern dort leben Christen, dort leben Jesiden, dort leben viele Araber, säkulare Araber – bei den Truppen sind inzwischen mehr arabische Soldaten und Soldatinnen als kurdische. Diese Menschen versuchen gemeinsam, demokratisch eine autonome Region aufzubauen, und sind dabei sehr weit fortgeschritten. Sie haben Schulen, sie haben Krankenhäuser, sie investieren dort mit wenig Unterstützung aus Europa. Und jetzt werden sie bedroht von einem türkischen Einmarsch, von Erdoğan, der vorhat, die Grenze zu überschreiten und dort hineinzugehen. Und Europa unternimmt nichts, um sie davor zu schützen.
Ich möchte Sie als Nachbarschaftskommissar auffordern, möglichst viel Druck auf die Türkei zu machen. Wenn das passiert, wenn dieses Projekt in Nordostsyrien, in Kurdistan, zerstört wird, hat auch Europa ein Problem. 900 europäische IS-Kämpfer sitzen dort in den Gefängnissen – europäische Staatsbürger, von den Kurden bewacht. Die Kurden sagen: Wir werden sie nicht töten, wir werden sie freilassen, wenn Erdoğan einmarschiert. Und diese 900 Menschen, 900 Kämpfer, 900 Terroristen werden sich auf den Weg nach Europa machen.
Wir haben ein höchstes Interesse, dass es dort unten zu keinem Einmarsch kommt, dass es Frieden gibt. Und wir sollten uns als Europäische Union unseren kurdischen Verbündeten und deren Verbündeten dankbar zeigen.
James Carver, on behalf of the EFDD Group. – Madam President, Commissioner, the clearest message that I brought back from my visit to Iraq in December was how the tragedy of Islamic State’s insurgency ultimately has brought all sides of a divided country together against this evil, helping to create a new national identity.
Like Iraq, Syria is a deeply complicated problem and I do have concerns over President Trump’s recently announced intention to pull US forces out of Syria. I accept how the West’s recent history of intervention in the Middle East displayed fundamental flaws in our approach, but we must not allow any vacuum to develop that could possibly be exploited by those wishing to further their own agenda.
People such as the Kurds must be allowed to remain an important balance in the region, especially in relation to the protection of the various faith groups and ethnic groups across Middle East society. We must, of course, be strict with the application of force overseas, acknowledging the clear risk but remembering, without the West and without America, what remains.
We must be realistic in acknowledging the world in which we live. If we do not influence, others will, and we will be even less able to guarantee any eventual outcome. We must approach the future of Syria – both for the future prosperity of the Syrian people and for our own security and influence in the West – in a sensible and coherent manner.
Marie-Christine Arnautu, au nom du groupe ENF. – Madame la Présidente, les puissances atlantistes et les pétromonarchies qui ont soutenu et armé les islamistes ne sont plus les maîtres du jeu en Syrie, et je m’en réjouis.
L’heure est à la reconstruction et au retour des réfugiés chez eux. Mais une épée de Damoclès est suspendue au-dessus de nos compatriotes en raison de l’incurie de nos gouvernements, de nos lois laxistes et de certains de nos juges idéologues.
450 détenus radicalisés, dont 50 djihadistes, seront sortis de prison d’ici la fin de l’année, selon Mme Belloubet, ministre française de la justice. Le ministre de l’intérieur, Christophe Castaner, vient d’annoncer le retour en France de 130 autres combattants terroristes. En Belgique, 182 islamistes ont été relâchés dans la nature depuis le début du conflit syrien.
Il faut d’urgence revoir nos législations et être d’une rigueur implacable. Déchoyons de leur nationalité les islamistes qui ont une double nationalité et expulsons-les. Quant aux convertis de chez nous qui n’ont qu’une seule nationalité, rétablissons pour eux la peine de mort ou le bagne. Ce sont des traîtres, qu’ils soient jugés et condamnés comme tels.
Σωτήριος Ζαριανόπουλος (NI). – Κυρία Πρόεδρε, οι Ηνωμένες Πολιτείες δεν αποχωρούν ουσιαστικά από τη Συρία. Αναδιατάσσουν τις δυνάμεις τους στην περιοχή και αναβαθμίζουν την παρουσία τους. Με το Ιράν πάντα στο στόχαστρο, μέσα σε ένα κουβάρι οξύτατων αντιθέσεων, με το δάχτυλο στη σκανδάλη και ταυτόχρονα παζάρια με Ρωσία, Ισραήλ, χώρες του Κόλπου και την Αίγυπτο, και με την Τουρκία, βεβαίως, σε αναβαθμισμένο ρόλο, που επεμβαίνει ανενόχλητη στρατιωτικά στην περιοχή, σχεδιάζεται ο μεταπολεμικός έλεγχος ολόκληρης της Μέσης Ανατολής και της Νοτιοανατολικής Μεσογείου. Στην ίδια —βεβαίως— κατεύθυνση, η Ευρωπαϊκή Ένωση, η Γαλλία, η Βρετανία, η Γερμανία και η Ιταλία επεμβαίνουν στρατιωτικά και επιχειρηματικά. Πατρονάρουν τριμερείς άξονες, όπως Ισραήλ–Κύπρου–Ελλάδας, με την τελευταία υπό κυβέρνηση ΣΥΡΙΖΑ σε ρόλο μεντεσέ και σημαιοφόρου, καθώς και διαύλου επικοινωνίας τους με την Τουρκία όταν δυσκολεύουν τα παζάρια. Μεταξύ άλλων, μπαίνει σε άμεσο κίνδυνο η Κύπρος, με μεθόδευση διχοτόμησής της υπό νατοϊκή ομπρέλα, πέραν βεβαίως των τούρκικων διεκδικήσεων κατά της Ελλάδας. Καταρρέει ο μύθος, λοιπόν, της κυβέρνησης ΣΥΡΙΖΑ ότι Ηνωμένες Πολιτείες, ΝΑΤΟ και Ευρωπαϊκή Ένωση διασφαλίζουν ειρήνη στην περιοχή· μόνο ανταγωνισμούς, πόλεμο και δυστυχία.
László Tőkés (PPE). – Tisztelt Elnök Asszony! A hosszan tartó, gyilkos háború sújtotta Szíria helyzetéről szólva, mindenekelőtt az üldözött keresztények sorsát kívánom előtérbe helyezni. Az Open Doors múlt évi jelentése szerint több mint hetven országban szenvednek rendkívüli üldöztetést a keresztények, akik a legüldözöttebb vallásnak számítanak a világon. Szíria, mely a háború idején keresztény népességének a felét elveszítette, a gyászos „ranglista” 11. helyén szerepel.
Elismerésre méltó, hogy a háború kitörése óta az Európai Unió több mint 10 milliárd euró értékű támogatást nyújtott a szíriai humanitárius katasztrófa kárvallottjainak. Alapvető elvi kérdés azonban, hogy nem elég az állandósult válságot „kezelni”, hanem mindenekelőtt a válság okait kell megszüntetni, vagyis a háborúnak kell véget vetni Szíriában.
A menekültügyvonatkozásábanamagyar modellakövetésre méltó, mely szerint a humanitárius segítségnyújtás legjobb alternatívája a menekültek százezreinek nem csupán a befogadása, hanem a hazatelepítése. Orbán Viktorálláspontja szerint nem a bajt kell Európába importálni, hanem a segítséget kell oda vinni, ahol baj van. Ennek megfelelően Magyarország önálló államtitkárságot hozott létre az üldözött keresztények megsegítése céljából, és erejének, gazdasági lehetőségeinek mértékében hathatós támogatást nyújt a szíriai keresztényeknek az újjáépítésés a hazatelepedés érdekében.
Elena Valenciano (S&D). – Señora presidenta, ¿realmente podemos hablar de la guerra de Siria como si fuera el pasado? Hemos sido testigos en nuestro propio suelo europeo de los ríos humanos de personas que huían del horror. Es un conflicto que todavía está vivo, por lo tanto.
Ha sido una guerra de grandísimos engaños. Los nuevos y viejos polos de la Guerra Fría han operado en Siria a su antojo. Tanto los Estados Unidos como Rusia y China anulando sistemáticamente cualquier acuerdo dentro del Consejo de Seguridad. A Europa nos ha quedado, como siempre, el sentimiento de responsabilidad, muy cercano a la culpa, para tratar de aliviar el éxodo y el sufrimiento del pueblo sirio.
La cuestión es que, después de diez años de horror, ciudades milenarias y gentes —miles y miles de gentes— han desaparecido literalmente de la tierra. Cientos de miles de niños y niñas han muerto bajo las bombas rusas o bajo los drones de la coalición internacional. ¿Y ahora qué pasa?
No puede esto acabar sin que paguen los responsables. La guerra ha tapado la tiranía de Al-Asad, pero de la oposición siria, que intentó luchar por la democracia, no queda ni el recuerdo. E incluso los kurdos están en peligro. Creo que la tercera conferencia por el futuro de Siria llega a la hora de hablar de responsabilidades. No podemos sentarnos a hablar del futuro como si la destrucción no hubiera sucedido.
Eso es lo que desde este Parlamento tenemos que pedir: responsabilidad. No podemos pasar por encima de este horror sin pedir esas responsabilidades.
Bas Belder (ECR). – Mevrouw de voorzitter, het buitenlands beleid van nominale toetredingskandidaat Turkije kan de EU allesbehalve ongemoeid laten. Dat geldt zeker ook voor Ankara's interventies op het Syrische strijdtoneel. Twee Turkse militaire campagnes, in 2016 en 2018, hebben de enclaves Jarabulus en Afrin in Noord-Syrië tot Turkse militaire economische protectoraten getransformeerd. Insiders spreken veelzeggend van een "Turkse Republiek van Noord-Syrië in wording", dus een vervolg op de Turkse Republiek van Noord-Cyprus. Turkse verklaringen ter ondersteuning van de territoriale integriteit van Syrië blijken slechts lippentaal. Topprioriteit voor Ankara is indamming van het "Koerdische gevaar" tot elke prijs. Ondertussen, mevrouw de voorzitter, bereiken mij van christelijke zijde noodkreten over noordelijk Syrië. Turkije zou erop uit zijn, al dan niet met milities, het gebied van christenen te zuiveren.
Mijnheer de commissaris, hoe verhouden zich de belangen van de EU in Syrië tot de Turkse interesses en interventies aldaar? U hebt er al iets over gezegd, maar heel beknopt. Ik dank u.
Hilde Vautmans (ALDE). – Mevrouw de voorzitter, mijnheer de commissaris, heel veel collega's hebben het al gezegd. Acht jaar lang duurt het conflict in Syrië. Acht jaar! Wat begon met vreedzame protesten voor democratische waarden, mondde uit in een van de bloedigste oorlogen ter wereld. Er werden – wij herinneren ons nog allemaal de beelden – dodelijke gasaanvallen ingezet en over het hele land werden mensen afgeslacht. Meer dan 465 000 Syriërs werden gedood, er vielen één miljoen gewonden en zo'n twaalf miljoen inwoners – de helft van de bevolking – werden gedwongen om te vluchten.
Ondertussen is het chaos troef in Syrië. De Syrische overheid vecht vandaag nog steeds tegen de rebellen. Israël zet dan weer de wapens in tegen de door Iran gesteunde troepen. En de VS probeert IS te verslaan. Daarnaast zijn er Koerden in het noorden die op hun beurt getroffen worden door Turkse bombardementen. En op dat ogenblik kondigt president Trump aan dat hij zijn troepen gaat terugtrekken omdat IS verslagen is, alhoewel specialisten iets anders melden.
Commissaris, ik heb soms de indruk dat het bij de Europese Unie toegaat zoals vandaag hier in het halfrond. We spreken over een van de momenteel bloedigste conflicten ter wereld, waarbij mensen chemisch gebombardeerd worden en kinderen al acht jaar lang uitzichtloos in kampen leven. En toch gebeurt er niks. Hier zit bijna geen kat. Je ziet bijna niemand als wij debatteren over zo'n conflict!
Ik kan alleen maar hopen dat de Commissie wel iets gaat ondernemen. Ik hoop echt dat er sancties komen. Ik hoop echt dat we het probleem bij de wortel aanpakken. Weet u, commissaris, wij zijn allebei geboren in een land in vrede. Kinderen daar hebben dat geluk niet. Laten we nu eindelijk toch eens alles op alles zetten, met de vuist op tafel slaan en proberen dat conflict te beëindigen. Ik heb de oplossing niet, want dan gaf ik ze u. Maar jullie bij de Commissie zijn slimmer. Zet erop in. Geef die kinderen weer een toekomst. Dank u wel.
Miguel Urbán Crespo (GUE/NGL). – Señora presidenta, Siria es a todas luces un ejemplo del fracaso de la comunidad internacional, pero también es un ejemplo —otro más— de su hipocresía. Quienes han acabado realmente con el Estado Islámico ha sido el pueblo kurdo. Y, sin embargo, ahora están siendo abandonados a su suerte ante los ataques del Gobierno de Erdogan y de Turquía. Desde aquí estamos mirando hacia otro lado ante los ataques a la población civil y ante el expolio de los recursos del pueblo kurdo, como son, por ejemplo, las toneladas de aceitunas de Afrín que ya están de manera ilegal en el mercado europeo y, en concreto, en España.
La Unión Europea debería liderar el diálogo político, los marcos multilaterales de negociación, la promoción del Derecho internacional, para poner fin al conflicto sirio. Es fundamental que el pueblo kurdo pueda asegurar sus conquistas sociales y políticas, como la igualdad de género, asegurando que no se borran del mapa, amenazadas ahora por la entrada del ejército turco en territorio kurdo.
Y, mientras tanto, la Unión Europea debería romper los acuerdos preferenciales con su socio, como Turquía, que esquilma a la población kurda, incluso fuera de Turquía. Todo lo demás: cumbres, resoluciones, palabras bonitas, quedarán sepultadas bajo los intereses económicos y geopolíticos que no responden a los intereses de la mayoría de la población kurda ni siria.
(El orador acepta responder a una pregunta formulada con arreglo al procedimiento de la «tarjeta azul» (artículo 162, apartado 8, del Reglamento interno)).
Michaela Šojdrová (PPE), otázka položená zvednutím modré karty. – Pane kolego, děkuji, že jste přijal moji modrou kartu. Souhlasím s Vámi v tom, že Turecko, prezident Erdogan zneužívá situace a útočí proti Kurdům. Snaží se využít té situace a omezit kurdskou menšinu. Nesouhlasím s Vámi však v tom, že mezinárodní společenství je zodpovědné za ten konflikt. Chci se Vás zeptat: V čem je mezinárodní společenství zodpovědné za občanskou válku, která začala v roce 2013?
Miguel Urbán Crespo (GUE/NGL), respuesta de «tarjeta azul». – Bueno, yo creo que serían varias preguntas. La primera: cuando yo estaba hablando de la responsabilidad de la comunidad internacional y la responsabilidad de la Unión Europea, por ejemplo, me refería a los acuerdos preferenciales que tenemos con Turquía.
Segundo, que estamos permitiendo que aceitunas de Afrín, que son expoliadas del pueblo kurdo, estén siendo vendidas por el Gobierno turco en el mercado europeo, por poner un ejemplo.
Sobre la responsabilidad, también, de la comunidad internacional, tendríamos que hablar de los diferentes intereses que han entrado dentro de la guerra en Turquía y que eran intereses totalmente espurios al pueblo sirio o al pueblo kurdo. A eso me estaba refiriendo.
Barbara Lochbihler (Verts/ALE). – Frau Präsidentin! Die Situation in Nordsyrien bleibt bedrohlich. Zum einen hat die Türkei mehrfach angedroht, militärisch gegen die kurdischen Kämpfer in der Region Rojava vorzugehen. Gleichfalls will die syrische Regierung im gesamten Staatsgebiet die Kontrolle wiedererlangen. Dies betrifft auch die Provinz Idlib, wo circa drei Millionen Zivilisten leben und zahlreiche bewaffnete Gruppen aktiv sind. Militärische Vorstöße im Norden durch türkische oder syrische Truppen und deren Verbündete müssen unbedingt verhindert werden.
Die europäische Diplomatie muss sich auch weiterhin für eine Wiederaufnahme der Friedensverhandlungen zwischen der Türkei und der PKK einsetzen. Bei der Brüsseler Geberkonferenz zu Syrien müssen die Vertreter der syrischen Zivilgesellschaft angemessen vertreten sein. Und Geflüchtete aus Syrien müssen auch in Zukunft durch großzügigere Settlement-Programme sowie durch legale und sichere Zugangswege in Europa Schutz finden können.
Michał Marusik (ENF). – Pani Przewodnicząca! Gdyby Syria leżała w innym miejscu świata, to nikt by się nią nie interesował. Tam władza może nie jest najlepsza, ale też nie najgorsza. Są kraje gorsze i nie są bombardowane. Otóż jest to problem nie tyle Syrii, co Bliskiego Wschodu. Bliski Wschód koncentruje właśnie agresję z zewnątrz wielu różnych ośrodków, wielu różnych sił i tam doszczętnie zniszczono już kilka krajów: wcześniej Irak potem Libię, Tunezję, Egipt. Kraje te zostały już całkowicie zniszczone i tam są wielkie dramaty ludzkie, i o tym się zapomina. Mówi się o Syrii, która jeszcze całkowicie zniszczona nie została. Więc jeżeli chcemy zrozumieć, o co chodzi dziś na Bliskim Wschodzie, skąd się te konflikty biorą, to musimy poznać prawdę, jakie są prawdziwe, rzeczywiste przyczyny zewnętrznych, militarnych ingerencji w tym regionie. Kto tam walczy i o co, kto niszczy z zewnątrz te kraje i dlaczego niszczy. Wtedy będziemy mogli racjonalnie dopiero myśleć o sytuacji i sposobach wyjścia.
Bill Etheridge (EFDD), blue-card question. – I would like to ask Mr Epitideios if he agrees with me that that the example of Syria is a perfect example that when people begin from outside to start bombing and have taken military interventions, they say to support democracy and then the Russians say they intervene to attack Isis, and then someone else intervenes to attack someone else, that this opens the door, it opens up Pandora’s box of all of the problems that we now face and at least by Mr Trump acknowledging and going through with his election pledge of withdrawing, it might be an example to others to start leaving these people alone?
Γεώργιος Επιτήδειος (NI). – Κυρία Πρόεδρε, μετά την αιφνιδιαστική ανακοίνωση από τον πρόεδρο Trump περί της αποχώρησης των αμερικανικών δυνάμεων από τη Συρία, η κατάσταση στη Μέση Ανατολή έχει μεταβληθεί και έχει γίνει περισσότερο συγκεχυμένη. Η απόφαση για την αποχώρηση ελήφθη χωρίς προηγουμένη συνεννόηση με τους υπόλοιπους εμπλεκομένους, με αποτέλεσμα να δημιουργηθεί αυτή τη στιγμή ένα κενό, το οποίο όλοι προσπαθούν να καλύψουν προκειμένου να εξυπηρετήσουν τα συμφέροντά τους. Στον ελάχιστο χρόνο που μου διατίθεται δεν μπορώ να κάνω μία σε βάθος ανάλυση της κατάστασης. Θα ήθελα όμως να επισημάνω ότι, ενώ στη σκακιέρα της Συρίας όλοι οι παίκτες κερδίζουν πλεονεκτήματα, η μόνη απούσα είναι η Ευρωπαϊκή Ένωση. Έχοντας επιλέξει να είναι από την αρχή της κρίσης και του πολέμου η ουρά της πολιτικής των Ηνωμένων Πολιτειών, αυτή τη στιγμή αντιμετωπίζει δύο σοβαρούς κινδύνους. Ο ένας είναι από την αναβαθμισμένη Τουρκία. Αντιλαμβάνεστε ότι τώρα η επιθετικότητα και η προκλητικότητα της Τουρκίας θα αυξηθούν. Ο δεύτερος κίνδυνος είναι από τους φανατικούς τζιχαντιστές του ISIS, οι οποίοι, αν και ηττήθηκαν στρατιωτικά, έχουν διασωθεί και ετοιμάζονται να επιστρέψουν με διάφορους τρόπους στις πατρίδες τους στην Ευρώπη για να αναλάβουν τρομοκρατική δραστηριότητα.
(Ο ομιλητής δέχεται να απαντήσει σε ερώτηση με «γαλάζια κάρτα» (άρθρο 162 παράγραφος 8 του Κανονισμού))
Γεώργιος Επιτήδειος (NI), απάντηση σε ερώτηση με «γαλάζια κάρτα». – Ευχαριστώ κύριε συνάδελφε για την ερώτησή σας και συμφωνώ απολύτως μαζί σας. Δεν θέλω να επεκταθώ περισσότερο, απλά λέω αυτό: η πραγματικότητα είναι ακριβώς όπως παρουσιάζεται και αυτό δεν βοηθάει τη γενικότερη πολιτική, την αξιοπιστία, αλλά και το κύρος της Ευρωπαϊκής Ένωσης.
Francisco José Millán Mon (PPE). – Señora presidenta, el conflicto sirio es un asunto muy complejo. No se puede abordar en unos minutos. Es un conflicto poliédrico, los bandos afectados son muchos y es evidente también la profunda implicación de terceros Estados. En este contexto, me preocupa la escasa influencia de la Unión Europea, y también la de los Estados Unidos, reducida además ahora por el anuncio de la retirada de sus tropas.
En los últimos tiempos es evidente que, además del régimen de Damasco, son Rusia, Irán y Turquía quienes deciden. Además de la ayuda humanitaria a los refugiados sirios, la Unión Europea tiene que tener más influencia. En Siria no se trata solo de la derrota del Dáesh, se trata también de impulsar un proceso político que permita que el futuro de la nación sea el decidido democráticamente por la mayoría del pueblo sirio.
Se trata de un país mediterráneo, muy cercano. Lo que allí sucede nos repercute. Pienso en la grave crisis de los refugiados del año 2015, en su impacto enorme en las fronteras de la Unión Europea. Tenemos que conseguir una mayor implicación e influencia en el presente y el futuro de Siria.
Y, para terminar, señor comisario, me gustaría que nos contase si hubo algunos resultados en la reciente reunión de la alta representante con la Liga Árabe.
Enrique Guerrero Salom (S&D). – Señora presidenta, hace unos pocos días, el antiguo alto representante para la PESC de la Unión Europea, Javier Solana, publicaba un artículo con el título «De El Asad a El Asad, pasando por el infierno». El solo título muestra ya el fracaso absoluto de una guerra sin sentido. En ese infierno han quemado sus vidas centenares de miles de personas y han extraviado su futuro otros muchos más.
El fuego de ese infierno no se ha extinguido, pero ha llegado el momento de pensar en la reconstrucción. En la reconstrucción material, seguro. Pero sobre todo en la reconstrucción de la vida de los más jóvenes, de esos niños, millones de niños, que han perdido su escolaridad, que han perdido su futuro.
La Unión Europea tiene que comprometerse en un plan multianual para educar a esos niños no solo en la respuesta humanitaria sino también en la cooperación al desarrollo. Ese es el objetivo fundamental que debemos llevar a la tercera conferencia de solidaridad con Siria.
Anders Primdahl Vistisen (ECR). – Fru Formand! Den tragiske situation i Syrien er jo skrækeksemplet på, hvad der sker, hvis dette Parlament havde magt, som det havde agt, i udenrigspolitikken. Vi ser en situation, hvor man har fordømt amerikansk interventionisme igen og igen og igen, og nu står vi med et Syrien i kaos i vores baghave. Rusland, Tyrkiet og Iran – alle magter der, mildt sagt, har interesser, der strider mod Europas, er dem, der har vundet på grunden, mens vores tætteste allieret, de kurdiske tropper, der har kæmpet mod Asad og mod ISIS, er dem, der står efterladt tilbage. Man kan jo sige, at det ligger som logisk konsekvens af den europæiske kritik og isolationisme over for USA, der har været ført siden Irak og Afghanistan fra store EU lande, og det er fuldstændig naturligt, at amerikanerne ikke længere orker og løse europæernes problemer. Måske skulle vi bruge tiden til at reflektere over, at det transatlantiske forhold er det vigtigste sikkerhedslink for Europa, både i fortiden og i fremtiden, og at de evindelige angreb på USA ikke gør sagen bedre.
Michaela Šojdrová (PPE). – Paní předsedající, na první pohled se zdá, že situace v Sýrii se stabilizuje, vše bude v pořádku, ale situace vůbec není dobrá. Země je zničená, režim sice vyhrál válku, ale legitimitu a podporu vlastních obyvatel nemá. Assádův režim se drží u moci násilím s pomocí Íránu a Ruska. Stovky tisíce uprchlíků ze Sýrie se nemají kam vrátit a ani se nemohou vrátit, protože by byly pronásledovány. Pokud dojde k ofenzivě v Idlíbu, bude to znamenat další humanitární katastrofu. Nejvíce znepokojující je posílení vlivu Íránu, což samozřejmě znepokojuje zejména Izrael. Pozitivní zprávou je, že se daří likvidovat ISIS. Kurdové na východě země vedou proti nim tuhé boje i s podporou USA. EU jako celek nezasahuje, ale některé členské státy se konktrétně angažují. Nepovažuji sice jednotlivou angažovanost za šťastnou, ale jinak to zatím není možné. EU by měla být daleko silnější v diplomatickém angažování. Souhlasím s kolegou, že perspektiva pro děti, které nemají kam chodit do školy, je katastrofální, jsou totiž rukojmím prezidenta Assáda.
Brando Benifei (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, la situazione in Siria è ancora lontana da una soluzione e tra poche settimane la terza conferenza sulla Siria sarà ospitata dall'Alto rappresentante.
Dobbiamo sostenere la necessità di rilanciare il processo di pace di Ginevra sulla base della risoluzione ONU 2254 accertando le responsabilità penali per i crimini di guerra commessi in questi anni. Al tempo stesso l'Europa deve rafforzare il suo ruolo di attore umanitario investendo davvero nella resilienza di lungo termine del popolo siriano, come finora non si è fatto a sufficienza, interagendo di più con la società civile, coinvolgendola maggiormente anche nell'organizzazione della conferenza, sostenendo altresì progetti straordinari come "Operazione Colomba", che realizza corridoi umanitari e sostiene i profughi siriani in Libano, per i quali sarebbe necessario organizzare seriamente un progressivo sistema di graduale ritorno sicuro.
Voglio aggiungere, in conclusione, una parola sulla questione di padre Paolo Dall'Oglio, una rinnovata speranza per la sua vita. Il suo lavoro per il dialogo interreligioso è straordinario e noto in tutto il mondo. Chiediamo di rinnovare l'impegno per la sua liberazione perché torni presto a portare il suo grande messaggio di pace.
Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Pani Przewodnicząca! Sytuacja w Syrii jest oczywiście daleka od rozwiązania. Widać to także po tej debacie, po rozmaitości głosów, a zwłaszcza ocen. Chcę jednak zwrócić uwagę na jeden bardzo istotny, z mojego punktu widzenia, fakt. Otóż, przede wszystkim, wszystkim tym, którzy się Syrią zajmują instytucjonalnie brakuje konsekwencji. Brakuje konsekwencji zarówno w tych porozumieniach fałszywych, prawdziwych lub udawanych, porozumieniach międzynarodowych. Brakuje konsekwencji w pomocy humanitarnej, brakuje konsekwencji także w akcjach militarnych, przede wszystkim tych prowadzonych w ostatnich miesiącach, a przede wszystkim w pryncypiach, w gradacji poszczególnych problemów, które są do rozwiązania. Zwracam na to uwagę dlatego, że z tego punktu widzenia, z tych właśnie powodów nie uzyskujemy skuteczności. Wiemy doskonale, kto jest graczem, tym najważniejszym graczem, bo jest nim Rosja, Izrael, Turcja i oczywiście Asad – to są wszyscy ci, którzy w obecnych warunkach tego pewnego bałaganu, braku konsekwencji, braku systemu wartości, uzyskują najwyższe efekty, niestety nie najlepsze dla sytuacji w tym państwie.
Neena Gill (S&D). – Madam President, yesterday, US—backed Syrian forces launched an attack on Isis’s last stronghold. With fighting intensifying again, I welcome that the local authorities have agreed to set up a transit route near the town of Sour so that humanitarian aid can be provided to those in need faster. However, services in the camp of al—Hol are increasingly stretched. More critical healthcare services and expansion of water and sanitation facilities are urgently needed. Therefore, it’s good that, as the Commissioner announced, the EU is hosting a very timely conference to support the future of Syria and in the region in March. But I still have questions. How do we ensure that the conference will not just focus on humanitarian aid issues but also mobilises international and, in particular, regional support for a step towards a political solution? Secondly, a political transition to the conflict needs to remain a prerequisite to any larger EU investment supporting the Syrian reconstruction process. With President Trump’s decision to pull out of Syria, SDF forces seem forced to collaborate with the Syrian State. Do we then have to accept that Assad is staying, and what impact will this have on defining how the EU can support a political transition?
Agustín Díaz de Mera García Consuegra (PPE). – Señora presidenta, la guerra en Siria se ha cobrado la vida de más de 300 000 personas y ha provocado 6,3 millones de refugiados y 6,2 millones de desplazados internos. Es la mayor catástrofe humanitaria, sin parangón en la historia reciente.
La Unión puede y debe liderar la resolución pacífica del conflicto, pero no puede hacerlo sola. En este sentido, es buena noticia que en marzo tenga lugar la tercera Conferencia de la Unión y las Naciones Unidas sobre el futuro de Siria y su región. Es necesario seguir recabando apoyo humanitario, además de los 1 400 millones de euros del Fondo Madad, pero también apoyos políticos que acompañen las negociaciones para alcanzar una solución pacífica y negociada.
Es imprescindible el apoyo de las Naciones Unidas, en comunión con lo establecido en la Resolución 2254 (2015). Se habla de derrota territorial y definitiva del ISIS, pero ni será derrota, ni definitiva, ni fin de conflicto. Siria necesitará a la Unión y a la comunidad internacional, pero mucho, mucho más implicadas. El retorno seguro es necesario. Aquí arriba hemos tenido a los combatientes peshmerga y han recibido el apoyo y el aplauso unánime de la Cámara. Ellos tienen la simpatía y el apoyo de todos nosotros.
Die Präsidentin. – Nur damit es ganz klar ist: Wenn Sie sich zu den spontanen Wortmeldungen (Catch the Eye) melden wollen, dann benutzen Sie bitte nicht die blaue Karte, sondern ein weißes Blatt oder die Hand, denn sonst glauben wir, dass eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ angemeldet wird.
György Hölvényi (PPE). – Tisztelt Elnök asszony! Az elmúlt időszakban kétszer is megadatott, hogy járjak Szíriában, meglátogathattam a keresztény kisebbségeket, jártam Homszban, Badullában, Aleppóban és Damaszkuszban is. Egyértelmű volt számomra, hogy a szíriai rezsimnek szánt nemzetközi és európai szankciók a szíriai emberek millióit is sújtják. A szíriai embereket hagyják állás nélkül, jövedelem nélkül, s egyik kiváltó oka sajnálatos módon a menekülésnek is. Igenis tehetünk a szíriai emberek és a szíriai kisebbségek hazájukban maradásáért. A magyar kormány néhány hete jelentős egészségügyi támogatásról döntött a szíriaiak számára humanitárius szervezeteken keresztül. Magyarország a nyitott kórházak projekttel segíti Aleppóban, Homszban az embereket tekintet nélkül a felekezetükre. Ne felejtsük el, az ENSZ adatai szerint ma 3640000 regisztrált szíriai menekült áll indulásra készen Törökországban. Nekünk abban kell segíteni őket, hogy ne Európa felé, hanem hazafelé indulhassanak el.
Ana Gomes (S&D). – Senhora Presidente, falamos de no-fly zones, de corredores humanitários, de levar o criminoso Assad ao TPI, mas, de facto, não houve Europa para acorrer ao povo sírio. E, por isso, Putin aproveitou e Assad se mantém. Os Estados—Membros boicotaram a Política Comum de Segurança e Defesa. Na Síria, os resultados são desastrosos para a credibilidade da União Europeia, como mostra o último inquérito Euromed, mas sobretudo para a segurança de sírios e de europeus, porque o que temos andado a fabricar na Síria é mais gerações de ofendidos e excluídos para engrossar as fileiras de recrutas para quaisquer grupos terroristas. Não falo sequer dos europeus a que chamamos foreign fighters eufemisticamente e que engrossaram as fileiras do Daesh e que agora os nossos governos irresponsavelmente lavam as mãos.
À traição do povo sírio acrescento a traição que europeus e americanos mais uma vez protagonizam relativamente ao povo curdo, que tão fundamentalmente se bateu como nosso aliado contra as forças terroristas do Daesh e de outros grupos terroristas.
O casamento de conveniência entre Putin e Erdogan não vai durar. A União Europeia não pode bastar-se para limpar a má consciência com apoio humanitário, tem que exigir a Trump que não retire à pressa, fazendo o jogo de Putin e Erdogan.
Paul Rübig (PPE), Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Ich möchte mich beim Kollegen Freund bedanken, dass er diese wirklich zentrale Frage gestellt hat, nämlich nach der Sicherheit der syrischen Bürger.
Ich war selber in Gaziantep im Flüchtlingslager, weil wir vom Haushaltsausschuss dort die Flüchtlingshilfe organisiert haben. Die meisten der Flüchtlinge wollten ja zurück in ihre Heimat. Die stehen dort mit ihren Autos und warten eigentlich auf den Startschuss, wann es wieder in ihre Dörfer zurückgeht.
Glauben Sie, dass der UNO-Sicherheitsrat hier eine berechtigte Chance hat, in Zukunft eine entmilitarisierte Zone zu schaffen, eventuell auch mit UNO-Blauhelmen, um hier die Rückkehr zu ermöglichen?
Eugen Freund (S&D). – Frau Präsidentin, Herr Kommissar! Vielleicht – großes Fragezeichen, – hoffentlich – großes Rufzeichen – sehen wir jetzt in Syrien so etwas wie das letzte Aufbäumen. Die Auswirkungen des Krieges haben wir auch unmittelbar bei uns miterlebt. Freilich, was ist unser sogenanntes Flüchtlingsdrama im Vergleich dazu, was die Syrer mitgemacht haben! Das Elend, alles liegen und stehen zu lassen, sich in den umliegenden Nachbarstaaten eine Bleibe zu verschaffen, wenn sie nicht ohnehin im Schusswechsel oder Bombenhagel ums Leben gekommen sind.
Lassen Sie mich bei dieser Gelegenheit noch einmal appellieren: Wir dürfen in Zukunft nicht mehr zuschauen, wenn in der Region wieder einmal ein Konflikt ausbricht. Unsere Chance, die Chance der EU, liegt in einer gemeinsamen starken Außenpolitik, die diplomatisch einschreitet – rechtzeitig, selbstbewusst, vermittelnd. Das können wir nur, wenn wir vom Einstimmigkeitsprinzip abgehen.
Für Syrien kommt das freilich zu spät, aber Syrien, fürchte ich, wird nicht das letzte Land bleiben. Und dafür müssen wir dann gerüstet sein.
(Der Redner ist damit einverstanden, eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“ gemäß Artikel 162 Absatz 8 der Geschäftsordnung zu beantworten.)
Eugen Freund (S&D), Antwort auf eine Frage nach dem Verfahren der „blauen Karte“. – Ich glaube, wir sind da der Zeit um einiges voraus. Ich kann mir nicht vorstellen, dass wir jetzt schon in der Lage sind, das zu beurteilen. Allerdings wäre es natürlich erfreulich, wenn wir tatsächlich zu einer Lage kommen, wo es so etwas wie eine Sicherheitszone für die Syrer gibt. Aber ich kann das natürlich aus meiner Warte hier jetzt nicht beurteilen.
Die Präsidentin. – Nun kommen wir zu den spontanen Wortmeldungen. Ich habe das Problem, dass ich sehr, sehr, sehr viele Wortmeldungen habe. Ich werde Sie nicht alle zu Wort kommen lassen können – das ist schlicht und einfach unmöglich. Deswegen schaue ich jetzt auf die Uhr: Wir haben 15.54 Uhr, und um 16.00 Uhr höre ich auf. Das heißt: Wenn Sie nicht mehr drankommen, dann sind möglicherweise die Vorredner dafür verantwortlich, weil sie vielleicht ihre Wortmeldung überzogen haben. Ich erinnere Sie: Sie haben eine Minute.
Spontane Wortmeldungen
Marijana Petir (PPE). – Poštovana predsjedavajuća, gospodine povjereniče, sutra će u Europskom parlamentu biti predstavljena World Watch lista za 2019. godinu. Istraživanje je to koje provodi organizacija Open Doors, a koje donosi popis pedeset zemalja svijeta u kojima se odvija najteži progon kršćana. Sirija je jedanaesta na tom popisu. Godinu ranije bila je na petnaestom mjestu.
Ne možemo se nadati da će sljedeća godina biti bolja od prošle. Iako se Daesh počeo povlačiti iz Sirije, antikršćanski mentalitet ostao je na prostoru koji je kolijevka kršćanstva i na kojemu se kršćanstvo održalo stoljećima. Mi imamo odgovornost prema Siriji i sirijskim kršćanima. Kršćani u Siriji kažu da osjećaju da nemaju nikakva prava i traže da mi budemo njihov glas.
Žao mi je da Komisija i Visoka predstavnica ne prepoznaju ovo pitanje kao prioritet. Stoga pozivam nacionalne vlade da kroz Vijeće i svoju vanjsku politiku pruže progonjenim kršćanima konkretnu pomoć i da zatraže od Komisije da zaštiti kršćane kojima prijeti nestanak na mjestu gdje je kršćanstvo nastalo.
Julie Ward (S&D). – Madam President, on 16 March it will be one year since the young British woman, Anna Campbell, was killed by Turkish forces whilst defending the city of Afrin with the YPJ.
Anna was a passionate campaigner for social justice who was so sickened by the terrible protracted war in Syria and the untold human suffering that she decided to dedicate her youthful energy to working with the democratic Kurdish forces in northern Syria, the same forces who mounted the only credible opposition to Daesh and Assad in the region. It is they who liberated the Yazidi people trapped on Mount Sinjar. It is they who changed the course of the war on a hilltop in Kobani. It is they who are now rebuilding society in Rojava with women at the heart of a new model of democracy.
I know all this not because I read it in a book or a newspaper, but because I led a women’s peace mission there last May and saw the social and physical reconstruction with my own eyes. But, 11 months on, Anna’s body still lies under the rubble in Afrin and neither the British Government nor the Turkish authorities had the decency to repatriate her remains. I urge the EU to demand a compassionate response.
Patricia Lalonde (ALDE). – Madame la Présidente, Monsieur le Commissaire, la situation en Syrie est des plus complexes et surtout des plus urgentes pour l’Union européenne.
Aujourd’hui, l’Union européenne est bien impuissante avec son allié kurde et n’aura aucun rôle en Syrie dans un avenir proche si elle persiste à vouloir envisager la reconstruction de la Syrie sans travailler, qu’on le veuille ou non, avec celui qui contrôle dorénavant 90 % du pays: Bachar El-Assad, et ceci de concert avec les ONG et la société civile.
Monsieur le Commissaire, si nous voulons aider les Syriens, il faut qu’on puisse envisager le retour des réfugiés syriens en Syrie comme demandé avec insistance par le Liban, qui supporte l’immense charge de 1,5 million de réfugiés syriens sur son territoire, et renouer contact, que cela nous plaise ou non – encore une fois – avec Bachar El-Assad.
Aussi, si nous voulons parer le danger considérable qui menace la sécurité intérieure de l’Union européenne et qui est celui du retour de milliers de djihadistes emprisonnés dans les geôles des combattants kurdes et du régime syrien, qui peuvent à tout moment être libérés et venir commettre des attentats sur le sol des États membres de l’Union européenne, déjà meurtrie par beaucoup d’attaques terroristes, nous allons devoir, qu’on le veuille ou non, traiter avec Damas.
Monsieur le Commissaire, comment comptez-vous procéder pour que l’Union européenne agisse sur la base de la réalité géopolitique de terrain en Syrie?
Τάκης Χατζηγεωργίου (GUE/NGL). – Κυρία Πρόεδρε, συζητάμε για όγδοη συνεχή χρονιά και για όγδοη φορά το θέμα της Συρίας και δεν ξέρω αν η λέξη «απόγνωση» μπορεί να περιγράψει αυτό που αισθάνεται ένας ευρωβουλευτής μετά από οκτώ χρόνια συζητήσεων. Αλλά αν ούτε η λέξη «απόγνωση» αντικατοπτρίζει αυτό που αισθανόμαστε εμείς, δεν ξέρω ποια λέξη μπορεί να αντικατοπτρίσει αυτό που νιώθουν οι ίδιοι οι Σύριοι. Μισό εκατομμύριο νεκροί· ίσως, κατ’ αναλογία, περισσότεροι από όσους είχε οποιοδήποτε κράτος της Ευρώπης κατά τη διάρκεια του Δευτέρου Παγκοσμίου Πολέμου. Και αν η Ευρωπαϊκή Ένωση, κύριε Hahn, ενδεχομένως δεν έχει μοχλό προς τη Ρωσία ή προς τις Ηνωμένες Πολιτείες, έχει μοχλό απέναντι στην Τουρκία, η οποία ετοιμάζει μια δεύτερη ή και τρίτη εισβολή στη Συρία και δεν ξέρω τι νέο αιματοκύλισμα μπορεί να φέρει αυτή η εισβολή. Να αξιοποιήσετε όποια όπλα δίνει το Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο και η Ευρωπαϊκή Ένωση στα χέρια σας για να προστατεύσετε από μια νέα επίθεση της Τουρκίας τον κουρδικό πληθυσμό, έναν πληθυσμό που αγωνίστηκε ενάντια στο ISIS όσο κανένας άλλος.
Jean-Luc Schaffhauser (ENF). – Madame la Présidente, hier, à la Chambre des communes, le ministre britannique des affaires étrangères a déclaré que Assad va rester au pouvoir.
C’est l’aveu, non seulement de l’échec de la politique britannique, mais c’est aussi l’aveu de l’échec de la politique de l’Union européenne toute entière qui, inconditionnellement, a, depuis 2012, appuyé le changement de régime. La stratégie de l’Union européenne est aujourd’hui en ruine.
En décembre, les Émirats arabes unis et Bahreïn ont réouvert leurs ambassades à Damas. La Ligue arabe a vraisemblablement réintégré la Syrie, également. La Russie et l’Iran sortent vainqueurs de ce conflit. Par le soutien qu’elle a accordé, en toute illégalité, aux terroristes islamistes, l’Union européenne s’est marginalisée définitivement. Maintenant, elle entend refaire la même erreur en suivant les Américains au Venezuela.
Il est temps que les États membres et l’Union européenne reconnaissent leur erreur et rétablissent les relations diplomatiques avec le gouvernement légitime de Syrie. La transition future se fera sans l’Union européenne, et c’est tant mieux.
Johannes Hahn,Member of the Commission,on behalf of the Vice-President of the Commission / High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy. – Madam President, I would like to thank the honourable Members for all their valuable contributions and I think it was a useful exchange. From this debate, I conclude that we are of one mind in terms of support for Syrians and the need to find solutions to the conflict to allow refugees to return to their homes.
I also conclude that the European Union engagement needs to be maintained at the same level and under the same conditions. We will not grant legitimacy to the current regime, or its return to the international arena, without progress in Geneva and without changes on the ground in relation to respect for basic human rights and humanitarian laws.
The Brussels III Conference will be, even more than the previous conferences, about people. More Syrian people will be present, more civil society representatives will come to talk to the Ministers and international organisations about their dreams, their concerns and the future. This conference will last, altogether, three days. It will include two days of opportunities to meet politicians and to give politicians, and also ordinary citizens and civil society organisations, the opportunity to talk to each other, to exchange views and to look at what could be done in order to improve the humanitarian situation and to help people on the ground.
In particular, we will look more closely at the question of women’s empowerment and at ways to alleviate the pain of the most vulnerable Syrians, while continuing our long-term investment and accountability and providing necessary support inside Syria and also outside it, in particular to the host communities which still have a considerable burden in dealing with the Syrian refugees. On the other hand, we have to face the reality that, whether we like it or not, some, if not many, Syrian refugees will not return to Syria any time soon, and in that respect we also need to see how we can support host communities and countries in their efforts to deal with these ongoing challenges.
Die Präsidentin. – Hier unterbreche ich – wie angekündigt – die Liste der Rednerinnen und Redner mit den spontanen Wortmeldungen.
(Ende der spontanen Wortmeldungen)
Die Präsidentin. – Die Aussprache ist geschlossen.
16. Relazione 2018 concernente la Bosnia-Erzegovina (discussione)
Die Präsidentin. – Als nächster Punkt der Tagesordnung folgt die Aussprache über den Bericht von Cristian Dan Preda im Namen des Ausschusses für auswärtige Angelegenheiten über den Bericht 2018 der Kommission über Bosnien und Herzegowina (2018/2148(INI)) (A8-0467/2018).
Cristian Dan Preda, rapporteur. – Madame la Présidente, Monsieur le Commissaire, je voudrais d’abord vous remercier pour votre travail et votre engagement sans faille en faveur du parcours européen de la Bosnie-Herzégovine.
Nous voici déjà à la présentation de mon quatrième et dernier rapport de l’actuelle législature du Parlement européen, sur l’évolution de ce pays vers l’Europe.
Après s’être trouvée depuis 2015 sur une trajectoire ascendante, la Bosnie-Herzégovine est, depuis 2017, dans une période de ralentissement marqué qui nous inquiète, comme je sais qu’elle vous inquiète aussi. En devenant rapporteur permanent en 2014, mon espoir était que le pays recevrait le statut de pays candidat au cours du présent mandat. En dépit de nos efforts communs pour soutenir la Bosnie-Herzégovine, cet objectif n’est pas encore réalisé. Et, à l’approche des élections législatives qui ont eu lieu le 7 octobre 2018, les anciens démons des divisions politiques et de la polarisation sur des bases ethniques ont refait surface. Le pays est entré dans la campagne avec une loi électorale cassée, dont plusieurs articles ont été invalidés par la Cour constitutionnelle, et qui n’a pas pu être changée, faute d’accord entre les acteurs politiques. Quatre mois et cinq jours après les élections, les autorités ne sont pas constituées et le processus de réforme n’a pas redémarré comme on le souhaite.
Certes, on peut toujours trouver des explications pour ces retards: la complexité du pays, son passé douloureux et le traumatisme de la guerre, ainsi que le travail inachevé de réconciliation, sont des problèmes bien réels que l’on doit effectivement prendre en compte. Mais qu’on ne s’y méprenne pas, ce qui est en jeu actuellement ce n’est pas le dépassement d’une nouvelle crise, mais bel et bien l’avenir européen du pays. Et ce n’est pas à nous que les leaders politiques de Bosnie-Herzégovine doivent rendre des comptes, mais à leurs propres citoyens. Les gens de Bosnie-Herzégovine ont droit à un système politique et institutionnel qui fonctionne et qui ne discrimine personne. Ils ont le droit de vivre une vie décente dans leur propre pays, plutôt que d’être forcés à prendre le chemin de l’exil. Ils ont droit à une justice indépendante et qui fait son travail sans ingérence politique indue. Les citoyens de Bosnie-Herzégovine ont le droit de vivre dans une société qui n’est pas gangrenée par la corruption présente dans chaque secteur de leur vie. Ils ont droit aussi à une administration efficace et dépolitisée, qui est au service des citoyens et pas l’inverse. Enfin, ils ont droit à des médias libres qui les informent de façon objective et sans pressions politiques.
L’adhésion à l’Union européenne pourra le leur apporter. Tout cela est, à vrai dire, à portée de main, à condition que les élites politiques abandonnent leurs petits jeux politiciens et cessent d’utiliser la haine envers les autres et la division. Le moment est venu pour les acteurs politiques d’être responsables, de former sans délai les autorités à tous les niveaux et de montrer enfin de la détermination dans la poursuite des réformes économiques et politiques orientées vers l’Union européenne. Couplés avec l’envoi des réponses aux questions additionnelles de la Commission européenne, ces éléments donneront une chance à la Bosnie-Herzégovine d’obtenir le statut de pays candidat. Pourquoi pas cette année même? Enfin, je voudrais souligner la question très importante de la coopération avec le Parlement européen et vous exhorter, Monsieur le Commissaire, à en faire une priorité politique des prochaines étapes du parcours européen de la Bosnie-Herzégovine.
George Ciamba,President-in-Office of the Council. – Mr President, it’s a great pleasure for me to be here today and to discuss with you the Commission’s 2018 report on Bosnia and Herzegovina. Let me express my gratitude for the work by Parliament’s rapporteur on Bosnia and Herzegovina, Cristian Dan Preda. Let me start by reiterating our strong commitment to Bosnia and Herzegovina’s identity as a single, united and sovereign country, with a strong European perspective.
Following the elections on 7 October 2018 and recalling the conclusions of June 2018, the Council expects Bosnia and Herzegovina’s leaders to engage constructively in the Government’s formation at all levels, in the interests of all citizens, so that the country moves forward with reforms and progress on the European path. Bosnia and Herzegovina’s EU membership application of February 2016 represents a strategic commitment to advance towards the EU, but needs to be translated into comprehensive results on the ground. These results cannot be achieved without functioning institutions.
We welcome the Presidency of Bosnia and Herzegovina’s common message of commitment to the country’s EU path and its determination to cooperate in this respect, a message that was clearly sent during the recent visit to Brussels on 29 and 30 January. We welcome the adoption of some EU—oriented reforms, such as the one on excise duties. However, we share your concerns that much time has been lost on divisive rhetoric and pre-electoral campaigning. This has significantly slowed down the pace of reforms. A number of important high—priority areas remain. We need to do more on the inclusive socio-economic reforms; on the reforms in the field of the rule of law, including the fight against corruption and organised crime; on public administration reform; on the fight against radicalisation and terrorism, and we need to further improve cooperation between all levels of government. We share your concerns over the lack of progress in the area of freedom of expression and the media and we expect Bosnia and Herzegovina to intensify efforts to address the issue.
We regret that no compromise was reached with regard to amending the electoral framework ahead of the October 2018 elections. As pointed out in your resolution, all political leaders now need to assume their responsibilities and find a domestic solution with regard to the Federation House of Peoples. Electoral reform should be approached in a spirit of dialogue in order to move the country towards European standards.
Turning to the opinion process, let me welcome the commitment of the Presidency of Bosnia and Herzegovina to send very soon the additional answers to the Commission’s questionnaire on Bosnia and Herzegovina’s EU membership application. We welcome the results already achieved through the coordination mechanism on EU matters and we encourage Bosnia and Herzegovina to make further use of this important tool. We expect the authorities to remain actively committed to the opinion process at all levels and to provide any further input deemed required.
Let me recall that when preparing its opinion, the Commission will pay particular attention to the implementation of the Sejdić-Finci ruling, acknowledging that the Constitution of Bosnia and Herzegovina lists Bosnians, Croats and Serbs as its constituent peoples, along with the others. The Council reiterates that the principles of equality of all citizens and of non-discrimination should be fully warranted.
We will continue to support the country in its efforts to implement reforms and to advance further on its European path. They should keep to the course. The Council will revert to Bosnia and Herzegovina’s EU integration process on the basis of the Commission’s expected opinion on the country’s application for EU membership.
Dubravka Šuica, u ime kluba PPE. – Poštovani predsjedavajući, najprije želim zahvaliti Komisiji, povjereniku Hahnu na velikom zalaganju za Bosnu i Hercegovinu; naravno i našemu izvjestitelju, gospodinu Predi.
Točno je da je 2015. godine bio uzlazni trend za Bosnu i Hercegovinu. Isto tako je točno da je 2017. taj trend nekako zaustavljen i to zaista smatram lošim. Isto tako je jako loše da četiri mjeseca nakon izbora nisu formirane sve razine vlasti. Sve što radimo za Bosnu i Hercegovinu i što se radi je zbog interesa građana Bosne i Hercegovine i zbog toga se moraju provesti reforme. Ali isto tako nije svejedno ni Europskoj uniji, a posebice ne Hrvatskoj, kako izgleda naša vanjska granica i kako izgleda situacija s naše vanjske granice. I zato nam je jako stalo da Bosna i Hercegovina krene najboljim putem.
Ono što želim ovdje naglasiti je da mi uporno šaljemo poruke političkim vođama u Bosni i Hercegovini da se moraju dogovoriti, a posebice oko izbornog zakona i danas sam dužna to ovdje spomenuti. Dakle, izborni zakon se mora promijeniti i to je nešto što je osnova svih početaka reformi itd. Moraju se izbjeći manipulacije s izborima koje se evidentno događaju, a ovdje se posebno referiram na članove hrvatskog naroda i hrvatski narod, koji nema jednaka prava u Bosni i Hercegovini kad su izbori u pitanju. Stoga smo dužni to napomenuti. Ja vjerujem da, kad bi se oko toga postigao dogovor, sve bi krenulo boljim putem.
Stoga novi politički vođe u Bosni i Hercegovini imaju veliku odgovornost i na njima je odgovornost, a na Komisiji i na nama iz Europske unije je da im u tome pomognemo.
Johannes Hahn,Member of the Commission. – Mr President, first I really would like to thank the rapporteur, Cristian Dan Preda, for the resolution on Bosnia and Herzegovina and I would also like to thank you, Mr Preda, but also some of your colleagues for your tireless work in and with the country. We are far from having some concrete results but I think we share the same interests and need to push the country, not only in the European direction, but with the consequence to improve living conditions of people in the country, because this is exactly what counts, what is relevant and what should be our – once again – tireless aim.
In that respect we welcome the text, which is a balanced one and which is largely in line with the Commission’s April 2018 report on Bosnia and Herzegovina. It reflects well the situation in the country, including the challenges and outstanding issues on Bosnia and Herzegovina’s European integration path.
I welcome the support this resolution provides for the EU approach towards Bosnia and Herzegovina. This is particularly essential at a very critical moment in time for the country and its newly elected leaders. A time when the commitments taken before the elections need to be translated into concrete reforms. A time when governments need to be formed across the country and a time when the divisive rhetoric of the campaigning stresses the need for reconciliation, unity and consensus building around the country’s objective, meaning EU integration.
This was the main message to Bosnia and Herzegovina’s Presidency members whom President Tusk, President Juncker, High Representative Mogherini and myself had the opportunity to meet two weeks ago in Brussels. This was their first joint trip abroad as newly elected Presidency members, a token of their commitment to advance towards the EU in line with what the citizens of their country demand. And this is in the beginning of a critical year for Bosnia and Herzegovina during which we would like to see irreversible progress towards the European Union.
At the same time, we particularly stressed to Presidency members that comprehensive reforms, as done by other countries at similar stages in the process, are required. This is not only about providing answers to our questions stemming from the Opinion Questionnaire – which we expect soon and in a consolidated manner, may I say very clearly – but delivering on rule of law, fundamental rights, electoral reform, public administration, good governance, as well as further harmonisation with EU rules and norms. The capacity of the newly elected leaders to deliver will be the yardstick upon which the EU will assess Bosnia and Herzegovina’s readiness to further advance towards the Union.
In this respect the Commission is fully dedicated to advancing Bosnia and Herzegovina’s EU perspective. Our upcoming Opinion on the country’s application for Union membership will provide for the first time a comprehensive roadmap of reforms for the country to carry out, for the first time against the entire obligations EU Member States have. We are stepping up our technical assistance in the country with dedicated field support in the key areas of rule of law and fundamental rights, including the monitoring of a number of high—profile cases.
The Commission has also now doubled the financial assistance envelope for Bosnia and Herzegovina – EUR 80 million per year in grants for the period 2017-2020 – to support the country implementing a number of countrywide strategies, such as on energy, environment or rural development. And this in addition to the support provided as part of the regional envelope, notably on connectivity agenda projects.
To conclude, I would like to stress that the Commission will continue to support Bosnia and Herzegovina as we believe that the future of this country lies in the Union. At the same time, there are outstanding challenges which need to be seriously addressed, requiring substantial efforts from the country’s elected leaders. We, the European Union institutions, can help and provide guidance, but it’s only they who can deliver on their citizens’ aspirations.
In this respect I will visit Sarajevo, most likely at the end of March to take stock of the progress towards forming governments and resuming with the necessary reforms.
But the thing that is necessary and which we have to emphasise and to stress again and again is: everybody in the country tells us they are all in favour of the European perspective, but what we are missing, what we lack is really consistent and coherent action on the ground by all political parties and ethnicities really to move in a united, coherent way towards this goal, which is a goal of more than 80% of citizens in this country.
Knut Fleckenstein, im Namen der S&D-Fraktion. – Herr Präsident, liebe Kolleginnen und Kollegen! Zunächst auch im Namen von Herrn Papadakis, der heute nicht hier sein kann, herzlichen Dank für die gute Arbeit an Cristian Preda. Der Bericht ist ziemlich vollständig, sehr detailliert und zeigt die wirkliche Situation, so wie wir sie auch sehen. Der Weg in die Europäische Union ist für Bosnien und Herzegowina offen. Ich möchte klarstellen, dass auch wir Sozialdemokraten wollen, dass Bosnien und Herzegowina diesen Weg in die EU findet. Und gerade weil wir es wollen und aus Sympathie zu den Menschen im Land will ich ein paar kritische Sätze anmerken.
Wir wünschen uns, dass die notwendigen Reformprozesse im Land schneller und besser vorangehen. Nach wie vor ist der Aussöhnungsprozess nicht energisch genug vorangetrieben worden. Immer noch gibt es zu viel Trennendes und zu wenig Gemeinsames in dem Land, immer noch machen die Regierenden keine Anstalten, das Trennende wirklich zu begraben.
Das Dayton-Abkommen war eine große Kraftanstrengung und eine hervorragende Leistung, um den Krieg zu beenden, aber ganz offensichtlich hilft es nicht dabei, einen gemeinsamen Staat zu etablieren. Deshalb muss unserer Meinung nach von Brüssel aus eine Initiative für ein Dayton-II kommen.
Immer wieder, wenn ich in dem Land bin, habe ich den Eindruck, dass sich immer mehr Menschen nach dem Miteinander sehnen und die verantwortlichen Politiker hinter dieser Entwicklung zurückbleiben. Die Verantwortlichen in Bosnien und Herzegowina werden sich eines Tages der Bevölkerung stellen und erklären müssen, warum sie alten nationalen Gefühlen nachhängen, anstatt ein modernes neues Bosnien der EU näher zu bringen.
Bas Belder, namens de ECR-Fractie. – Voorzitter, in de herfst van vorig jaar verscheen er in Wenen een interessante wetenschappelijke analyse onder de titel "Eerlijke makelaar of concurrent voor de EU? Turkije en zijn rol op de Balkan."
De relaties tussen Ankara en Sarajevo figureren prominent in deze analyse. Die zijn een natuurlijk voortvloeisel uit de nauwe persoonlijke en politieke banden tussen president Erdoğan en diens Bosnische ambtgenoot Izetbegović.
Met deze constatering kom ik bij paragraaf 40 van het solide verslag van mijn geachte collega Preda. Daarin is immers sprake van de groeiende invloed van buitenlandse machten in Bosnië en Herzegovina.
Mijn vraag aan de Raad en de Commissie: denk na over de titel van de genoemde wetenschappelijke analyse: "Turkije eerlijke makelaar of concurrent voor de EU in Bosnië en Herzegovina?" De stichting van een nieuwe pro—Turkse, pro—Erdoğan lobbyorganisatie 'Unie van Europese Balkan Democraten' in Bosnië onderstreept het politieke belang van deze vraag.
Van groter belang is nog een duidelijk Europees antwoord, want groeiende Turkse invloed op de Balkan zal de spanningen tussen etnische en religieuze groeperingen aanwakkeren. En die weg willen we absoluut niet op. Ik dank u.
Jozo Radoš, u ime kluba ALDE. – Poštovani predsjedavajući, gospodine povjereniče, kolegice i kolege, najprije zahvala, naravno, gospodinu Predi na dobroj suradnji i na dobrome izvješću. Ovo je zadnje izvješće u ovom sazivu Parlamenta i nakon pet godina prilika je da se ocijeni djelovanje, odnosno uspjeh Bosne i Hercegovine na tom putu. Dakle, napravljeni su neki mali tehnički pomaci unaprijed, programska reforma je donesena, koordinacijski mehanizam, podnesen je zahtjev za članstvo, odgovoreno je na prvi set pitanja. Jednako tako su donesene neke sektorske strategije, ali temeljni problem zemlje, a to je njena nefunkcionalnost i unutarnji sukobi i podjele, uglavnom po etničkim linijama, taj problem Bosne i Hercegovine ostaje i može se čak tvrditi, pitanje je stava i subjektivnog dojma, može se tvrditi čak da je situacija danas gora u tom smislu, u pogledu unutarnjih odnosa, funkcionalnosti države, nego što je bila prije pet godina.
Svakako je dobra stvar da je Europska unija, sva njena politička tijela, donijela jasan stav o važnosti Bosne i Hercegovine, kao i ostalih zemalja s tog prostora i potrebe priključenja tih zemalja Europskoj uniji. To je dobra stvar.
Komisija radi također dobro, makar bi izvješća mogla biti na neki način dosljednija. Često između opisa i konačne ocjene postoji razlika, ne postoji hijerarhija ciljeva. Komisija bi, dakle, tu mogla puno bolje raditi, ali očito to što smo radili ovih proteklih pet godina nije dovoljno. Trebat će još snažniji angažman Komisije i puno politički fokusiranijeg djelovanja i Europskog parlamenta i Vijeća Europske unije da bi Bosna i Hercegovina bržim koracima krenula prema vlastitoj stabilnosti i prema Europskoj uniji.
Igor Šoltes, v imenu skupine Verts/ALE. – Gospod predsednik, Torej, Bosna in Hercegovina je država mnogoterih nasprotij. Država tudi, ki ima mnogo skupnega, in skozi njeno zgodovino so se risale različne struge, tako kot se je skozi zgodovino vila reka Drina in zelo priporočam vsem tistim, ki še niste brali, knjigo nobelovca Andrića Most na Drini, ker tako lahko še lažje razumete to raznolikost in hkrati umetnost sobivanja in sožitja.
Bosna in Hercegovina je krenila proti evropskim integracijam in seveda na tej poti, ki ni lahka, jo čaka kar nekaj ovir. Vsi si seveda želimo, da bi države zahodnega Balkana postale tudi del evropske družine, ampak seveda treba je iti tudi skozi določen proces prilagajanja in pa seveda tudi sprememb in reform, ki to pot potem tudi opravičijo.
V tem poročilu, ki ga imate pred sabo, so različna mnenja ali pa različni pogledi, predvsem je pa skupno to, da je še veliko stvari, ki jih je potrebno storiti, da je še velik prostor za izboljšave, od seveda vprašanja korupcije, organiziranega kriminala, reform na področju pravosodja, ekonomije, socialne varnosti, odnosa do manjšin, tudi okoljskih izzivov ne manjka, tudi svoboda medijev in pa edukacije.
Predvsem pa bi želel za konec reči še to: predvsem ko govorimo o Bosni, moramo misliti tudi na ljudi, ki živijo tam, seveda na njihovo prihodnost, in tega se mora zavedati kljub razlikam tudi politika, ker definitivno močna Bosna pomeni seveda tudi močno Evropo.
Jaromír Kohlíček, za skupinu GUE/NGL. – Pane předsedající, Bosna a Hercegovina je jednou z bývalých jugoslávských republik s nejsložitější strukturou obyvatelstva. Kromě toho, že zde žije celé spektrum různých národností Balkánu, ustavila se v průběhu staletí zvláštní náboženská struktura obyvatel. Ve městech převládali muslimové, na venkově pravoslavní. V malém území na severovýchodě země žije tradičně obyvatelstvo vyznání katolického. Takzvaní Srbové, takzvaní Bosňané a takzvaní Chorvaté mluví vesměs třemi dialekty společného jazyka bez ohledu na náboženství. Po krvavé válce podporované vnějšími silami se na teritoriu ustavily dvě strukturní jednotky. Jedna z nich na severovýchodě – Republika srbská – a druhou je muslimsko-chorvatská federace.
Je pro mne zcela nepochopitelné, že Evropská unie se od začátku snaží tento stav změnit bez ohledu na přání obyvatel země. Daytonská mírová dohoda přece stanoví určité postupy a pro vyjednávání kterékoliv země o vstupu do Evropské unie není možné vyžadovat jako součást vyjednávacích podmínek změnu státoprávního uspořádání. Bosna a Hercegovina má řadu problémů, které jsou daleko podstatnější pro život místních obyvatel. V prvé řadě jde o propojení energetických sítí se sousedními státy, zlepšení železniční a silniční infrastruktury a jasnou dohodu o pravidlech soužití s významnými sousedy, zejména se Srbskem, a jak tady zmínila kolegyně, s Chorvatskem.
Pokud jde o stálé nasazování psí hlavy vedení Republiky srbské, zamlčování zločinů spáchaných při válce chorvatskými a muslimskými jednotkami, a to včetně tzv. masakru u Srebrenice, potom mě tyto snahy silně znepokojují. Pomoc Evropské unie musí spočívat nejen v neustálém kladení nových požadavků, ale i v praktické spolupráci při rozvoji školství, ekonomiky, institucí v sociální a zdravotní oblasti. Vzhledem k tomu, že zpráva je nevyvážená, nemohu toto znění podpořit.
Bill Etheridge, on behalf of the EFDD Group. – Mr President, whenever I hear of these discussions and reports on integration and bringing in new nations into the EU, I find myself feeling like I’m in my favourite TV series. I’m a big fan of Star Trek and I don’t know if you’ve ever seen it but there’s an organisation there, a life form called the Borg and what they say, they have a quote they use: ‘We are the Borg. Lower your shields and surrender your ships. We will add your biological and technological distinctiveness to our own. Your culture will adapt to service us. Resistance is futile’. And they travel around the universe in huge hermetically—sealed, hi—tech, temperature—controlled, artificially—lit structures and what they do is they find a way of creating thralls. People who will become part of them and serve them.
Now, when we look at this in the terms of the reality here, we have a situation where the EU Empire seeks to bring more people in, but they don’t do it with violence and attacking people, of course, it’s done with grants, loans, trade and the promise of betterment. But the point is, when you continually expand in this manner, especially into very sensitive areas like this, you need to be very careful what you do. You also need to be extremely careful of thinking, where is the money going to come from, because you continue to incorporate more and more nations into this organisation and, constantly seeking to expand, you seem to be forgetting that at some point in the very near future you’re going to be running a lot lower on money because – certainly if there isn’t a deal reached soon with Brexit – you’re going to be tens of billions of pounds short. So, I think you need to be very careful in what carrots you offer to people before you try to assimilate any more of the world.
Mario Borghezio, a nome del gruppo ENF. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la situazione della Bosnia, come emerge anche in maniera onesta e chiara da questa relazione, è un po' una metafora delle enormi difficoltà che si hanno nel lungo e difficile e difficoltoso cammino dell'adesione all'Unione europea.
Siamo di fronte a un paese che ha fatto ben pochi progressi dal momento in cui si è aperto questo processo. E possiamo anche domandarci se questa Unione europea, con la limitatezza dei suoi orizzonti prevalentemente economici e finanziari, abbia fatto tutto quello che era necessario fare, sia direi all'altezza della situazione per condurre per mano questi popoli e queste situazioni, questi paesi la cui complessità derivante dalle ragioni storiche che tutti ben conosciamo, gli pongono, e la sua stessa posizione geopolitica dimostrano essere, lo forzano a essere crocevia di problemi e anche di pericoli.
E per quanto riguarda i pericoli, non possiamo certamente non sottolineare la gravità del rischio dell'infiltrazione dei combattenti stranieri, e quindi dei combattenti del terrorismo islamista. Questo è un pericolo molto grave.
Eduard Kukan (PPE). – Mr President, first, my thanks and appreciation to the rapporteur for his devoted and good work on this issue over the past five years. The past months, unfortunately, have not seen major progress in Bosnia and Herzegovina (BiH) on its European accession path. The main message to the political leaders of the country is to finish constituting all the relevant bodies, submit the remaining follow-up answers to the questionnaire and immediately adopt the rules of procedure of the Stabilisation and Association Parliamentary Committee (SAPC).
There is an exhaustive list of issues that BiH needs to address. The sense of urgency is as present as ever. Commitment to the reform agenda, and reforms aimed at achieving a fully functioning state with the rule of law at its core, are the main tasks ahead. The EU stands ready to facilitate the difficult discussions on electoral and constitutional reforms. I urge the political leaders of BiH to use this opportunity and offer of EU help.
I would also like to commend those in BiH who fight for freedom of expression and against hate speech and religious hatred, and who promote inclusion, such as the high-school students from Jajce who were awarded the 2018 Max van der Stoel Award in recognition of their outstanding courage and inspirational activism.
As this is the last discussion on BiH in the current parliamentary term, I want to say that I really believe in the European perspective for Bosnia and Herzegovina, in the power of the voice of Bosnians, and in their power to fight for a European future for their country.
Tonino Picula (S&D). – Gospodine predsjedavajući, premda od 2015. u Europskom parlamentu redovno raspravljamo o godišnjem izvješću o Bosni i Hercegovini, a ne o izvješću o napretku, politička stvarnost je da napretka uglavnom nema. Štoviše, u zadnje vrijeme evidentno je nazadovanje. Riječ je o manjku političkih, gospodarskih i socijalnih reformi, što potiče ionako loše međustranačke odnose i blokade institucija. Prošlu su godinu izrazito obilježili preduga predizborna kampanja, ali i postizborni sukobi jer su izbori održani bez usklađivanja izbornog zakona s presudom ustavnog suda.
Parlamentarna dimenzija suradnje s Bosnom i Hercegovinom nažalost i dalje ne postoji. Poslijeizborni događaji potvrđuju opravdano pozivanje na poštovanje načela jednakopravnosti, supsidijarnosti i federalizma koji se nalazio u izvješćima od 2013. To je neophodno da bi Bosna i Hercegovina dovršila tranziciju u djelotvornu, uključivu i potpuno funkcionalnu državu zajamčene jednakosti i jednakopravnosti. Nažalost iz ovogodišnjeg dokumenta su izostavljeni ti ključni elementi. Smatram to ozbiljnim korakom unatrag zbog čega ne mogu podržati ovo izvješće.
Ruža Tomašić (ECR). – Poštovani predsjedavajući, izvješće pokazuje da je Unija nažalost zacementirana na pozicijama koje ne uvažavaju realnost. Izražava se žaljenje što je izborna kampanja bila usredotočena na, citiram, „probleme podijeljenosti iz prošlostiˮ, što dokazuje da Bruxelles ne razumije da etnička podijeljenost u BiH nije samo stvar ratne prošlosti, nego i sadašnjosti i budućnosti.
U BiH je zajednički identitet slabašan i podjele su realnost koja neće prestati postojati samo zato što neki to jako žele. Pogotovo ne u postojećim okolnostima koje je i EU pomogla stvoriti. Predugo je ova divna zemlja u kojoj sam i sama rođena bila laboratorij za društvene pokuse svjetskih moćnika!
Europska unija koja toliko zagovara demokraciju i raznolikost dozvoljava da se u BiH zatire i jedno i drugo. Hrvatima je i na ovim izborima drugi narod izabrao hrvatskog člana Predsjedništva, dok EU institucije pričaju o zajedništvu. Ne može biti zajedništva tamo gdje nema uvažavanja osnovnih političkih prava jednog naroda.
Jean-Luc Schaffhauser (ENF). – Monsieur le Président, mon collègue, M. Preda, est toujours dans le vent européiste d’une Europe qui ne fonctionne pas et qui n’a jamais fonctionné.
Une fois de plus, nous tentons de faire de la Bosnie-Herzégovine, un État post-national et de ne pas reconnaître les trois nationalités avec chacune des droits constitutionnels.
Cette stratégie ne peut que conduire à la domination de la population musulmane, majoritaire, et à l’instabilité chronique. Sa condamnation du discours nationaliste est implicitement une condamnation de la république serbe.
Il y a toujours la volonté de l’Union européenne et de l’OTAN de jouer une stratégie de destruction d’une Europe culturelle et spirituelle, avec ses identités et ses nations.
L’intégration de la Bosnie en Europe, c’est toujours le refus de l’Europe des nations et des identités nationales. Cette Europe est finie, elle n’a d’ailleurs vraiment jamais existé. Il faut bâtir l’Europe de la coopération des nations.
Tanja Fajon (S&D). – Gospod predsednik, veseli me, da danes vendarle razpravljamo o poročilu o napredku v Bosni in Hercegovini. Če kdaj, država potrebuje našo pomoč prav zdaj.
Nedavni obisk treh članov predsedstva v Bruslju je vnovič vlil upanje, da kljub številnim nesoglasjem med bošnjaškim, hrvaškim in srbskim voditeljem, obstaja tudi veliko skupnega. Med drugim konsenz o nadaljevanju na poti približevanja Evropski uniji. Obljube skupnega vodstva Bosne in Hercegovine so zaman, če jih ne uresničijo v praksi.
Pogoji, ki jih mora država izpolniti, so jasni: čimprejšnje oblikovanje vlade, dostava odgovorov na dodatna vprašanja Komisije in nadaljevanje reform, tako s področja vladavine prava, kot tudi socialno ekonomskih.
V zadnji razpravi v Evropskem parlamentu želim opozoriti še na dvoje. Prvič, parlamentarne kolege in države članice pozivam, da v letu evropskih volitev ne pozabijo na politiko širitve in Bosno in Hercegovino, četudi to ne prinaša političnih točk. In drugič, voditelje v Bosni pozivam, da skupni cilj približevanja Uniji uporabijo za preseganje razlik med različnimi političnimi in etničnimi silami v državi.
Željana Zovko (PPE). – Poštovani predsjedavajući, uvaženi povjereniče Hahn, pozdravljam dogovor koji su u nedjelju postigli lideri hrvatske i srpske konstitutivne zajednice u Mostaru za ubrzanje formiranja novog Vijeća ministara sukladno vašim preporukama i preporukama visoke povjerenice Mogherini koji ste dali nakon izbora.
Vođe bošnjačke konstitutivne zajednice trebamo ohrabriti da se pridruže ovim naporima da se osnuje Vijeće ministara jer mi smo itekako suočeni u Bosni i Hercegovini s gorućom krizom, poglavito u kantonu Bihać gdje se poziva na funkcionalno Vijeće ministara i mislim da je za to krajnje vrijeme.
Sa zabrinjavajućom zebnjom gledam pozive bošnjačkog lidera, gospodina Komšića i njegove prijetnje upućene Republici Hrvatskoj. Nadam se da će s tim ubrzo prestati i da će uskoro prestati i nekonstruktivni način obraćanja jednoj susjednoj zemlji i jednoj članici Europske unije.
Očekujem od vas što veću pomoć od strane Bruxellesa i da konačno prijeđemo iz daytonske u bruxellesku fazu jer Dayton se već odavno prekršio, a Bruxelles još nije ni počeo.
Marijana Petir (PPE). – Gospodine predsjedavajući, gospodine povjereniče, prije svega zahvaljujem kolegi Predi što je prihvatio neke moje prijedloge te su oni ugrađeni u izvješće o kojem danas raspravljamo. No kad govorimo o situaciji u Bosni i Hercegovini čini se da unatoč naporima koje ulažemo i preporukama koje dajemo sve ostaje mrtvo slovo na papiru. Unatoč zahtjevu Vijeća i Parlamenta, u Bosni i Hercegovini nije promijenjen izborni zakon, što je rezultiralo dodatnom diskriminacijom Hrvata koji kao konstitutivni narod čak nisu u mogućnosti izabrati niti svog člana predsjedništva. To je samo kontinuitet sustavne diskriminacije spram Hrvata u Bosni i Hercegovini koja se događa u svim segmentima njihova života.
Mjesto Bosne i Hercegovine je u Europskoj uniji. To želim svim srcem. No Bosna i Hercegovina prvo mora postati funkcionalna država jer je trenutačni institucionalni i pravni okvir nezadovoljavajući i neodrživ i zato Dayton treba doživjeti nadogradnju i izmjenu.
S druge strane, posebnu pažnju moram ovdje skrenuti na pitanje zaštite okoliša. Unatoč tome što su usvojeni moji amandmani kojima se poziva Bosnu i Hercegovinu da rad rafinerije u Bosanskom Brodu uskladi sa standardima zaštite okoliša, tu i dalje nema pomaka i građani Slavonskog Broda trpe posljedice zbog toga. Od Bosne i Hercegovine kao potpisnice međunarodnih okolišnih konvencija očekujemo da se počne pridržavati njihovih odredaba.
Zabrinuti smo i porastom radikalizacije te povratkom stranih boraca u Bosnu i Hercegovinu, što predstavlja sigurnosni izazov za cijelu regiju. Stoga pozivam vlasti Bosne i Hercegovine da daju pravi i beskompromisni odgovor na to goruće pitanje.
Josef Weidenholzer (S&D). – Herr Präsident! Auch 20 Jahre nach Dayton hat sich Bosnien und Herzegowina noch nicht von den Folgen dieses Krieges erholt. Appelle und wohlmeinende Zusicherungen gab es viele und viel zu viele, weil ihnen niemals Taten folgten. Deshalb gibt es immer noch diese ethnischen Spannungen. Ein Gefühl der Hoffnungslosigkeit hat sich ausgebreitet, und externe Einflussnahme ist allerorten spürbar. Das Land ist zum Spielball geopolitischer Interessen geworden.
Es gibt nur eine Möglichkeit, aus diesem Dilemma herauszukommen: eine europäische Perspektive. Dazu braucht es aber viel mehr als eine jährliche Debatte im Europäischen Parlament. Es braucht eine neue Dynamik, die von uns ausgehen muss. Die Menschen, allen voran die Jugend, wie die jüngsten Proteste gezeigt haben, warten darauf.
Lassen Sie mich eine junge Frau, eine Studentin, aus Jajce zitieren: Für unsere Generation ist es nicht wichtig, wer welche Nationalität hat und welchen Glauben, sondern dass wir eine gute Zeit zusammen haben.
Procedura "catch the eye"
Bogdan Andrzej Zdrojewski (PPE). – Panie Przewodniczący! Prawie 25 lat temu byłem w Sarajewie z pomocą humanitarną w tysięcznym dniu oblężenia tego miasta, teraz, niedawno – z wizytą Parlamentu Europejskiego przede wszystkim pokazującą, czy też monitorującą stan bezpieczeństwa. Muszę powiedzieć, że wolałbym nie wracać do tamtej sytuacji sprzed 25 lat, do takiej wojny, do tych napięć, ale niestety sytuacja dziś właśnie w tym państwie jest pełna napięć i pełna zagrożeń. Trzeba pamiętać, że oferta Parlamentu Europejskiego, Unii Europejskiej dla tego państwa była ofertą mobilizującą. Ale ten element mobilizujący przestaje działać. My nie mamy czasu na to, aby takimi projektami, takimi zachętami tego typu państwa w tej sytuacji wyciągać z wewnętrznych kryzysów. Potrzebna nam jest gradacja celów, niezwykła konsekwencja i przede wszystkim spójność wszystkich zachowań, które z Parlamentu Europejskiego do tego kraju płyną.
Ivan Jakovčić (ALDE). – Poštovani predsjedavajući, Bosna i Hercegovina stoji. Bosna i Hercegovina ne ide naprijed. Glavna krivica je na njihovim političarima. To pratim od 1991. godine, otkad sam u politici, znam točno što se zbiva u Bosni i Hercegovini i, nažalost, moram konstatirati da bosanskohercegovački političari nisu dorasli potrebama naroda u Bosni i Hercegovini.
Ali me raduje to da su vjerski velikodostojnici čak napredniji i avangardniji od političara u Bosni i Hercegovini. Paradoksalno, na Balkanu, ali čini mi se da je to tako i tu ima malo nade.
Proporcija koju gospodin Hahn ulaže u napore da Bosnu i Hercegovinu približi Europskoj uniji je nešto za čestitati, ali želim vas upozoriti na jedan problem, problem migranata u Bosni i Hercegovini, pogotovo u Unsko-sanskom kantonu. Brinimo o tome jer je to na granici s Europskom unijom.
Jiří Pospíšil (PPE). – Pane předsedající, já chci podpořit zprávu pana kolegy Predy, je podle mého názoru kvalitní a vyvážená a děkuji za ni. Já jsem přesvědčený, pane komisaři, že my permanentně, trpělivě musíme nabízet balkánským národům evropskou budoucnost. To znamená, pokud zde hovoříme o tom, že reformy v Bosně a Hercegovině nejsou příliš úspěšné, nemůže to vést k tomu, že by Evropa měla polevit a s Bosnou a Hercegovinou omezit dialog. Pokud tak učiníme, bude to obrovská geopolitická chyba a prostor vyplní Rusko, které dnes se srbskou částí etnika z tohoto státu významně komunikuje. A to si zkrátka nemůžeme dovolit. Takže já prosím, zohledněme i tyto geopolitické pohledy a pojďme tedy znovu trpělivě se pokoušet pomoci Bosně a Hercegovině v reformách, které by ji přiblížily k Evropské unii, tak aby konečně tato země mohla získat statut kandidátské země. Je to pro nás mimořádně důležité, pokud tak neučiníme, pak na Balkáně bude posilovat Rusko, Turecko a jiné země.
Σωτήριος Ζαριανόπουλος (NI). – Κύριε Πρόεδρε, ποιοι άναψαν τους εθνικισμούς στη Βοσνία και αλλού για να διαλύσουν τη Γιουγκοσλαβία; Το ΝΑΤΟ και η Ευρωπαϊκή Ένωση. Και η κατάσταση στη Βοσνία συνεχίζει να είναι από τις τελευταίες εκκρεμότητες για την ευρωατλαντική ενσωμάτωση των δυτικών Βαλκανίων, εν μέσω οξύτατων ανταγωνισμών Αμερικάνων, ΝΑΤΟ και Ευρωπαϊκής Ένωσης με τη Ρωσία και την Κίνα. Οι εθνικισμοί που καλλιεργήθηκαν δεν λένε να κοπάσουν. Πυροδοτούν συγκρούσεις και αλλάζουν σύνορα, είκοσι χρόνια μετά, όπως τώρα με το Κόσοβο και τη Σερβία, ανοίγοντας την όρεξη και σε άλλους που διεκδικούν αλλαγές συνόρων, όπως η Τουρκία. Η επαίσχυντη, νατοϊκής κοπής, συμφωνία των Πρεσπών μεταξύ Τσίπρα και Zaev προβάλλεται σαν παράδειγμα διευθέτησης, όχι για επίλυση διαφορών, αλλά για την υπερίσχυση των ιμπεριαλιστικών συμφερόντων στα κρίσιμα Βαλκάνια. Παράδειγμα, η μετατροπή —και πάλι— τις τελευταίες ημέρες του λιμανιού της Θεσσαλονίκης σε νατοϊκή βάση, κάνοντάς το δυνητικό στρατιωτικό στόχο των αντίπαλων συνασπισμών, κάτι που διαψεύδει τον μύθο του ΣΥΡΙΖΑ περί σταθερότητας με ΝΑΤΟ και Ευρωπαϊκή Ένωση. Ασφάλεια, ειρήνη και φιλία των λαών στα Βαλκάνια σημαίνει ένα πράγμα: να φύγουν το ΝΑΤΟ, οι Αμερικάνοι και η Ευρωπαϊκή Ένωση.
Jasenko Selimovic (ALDE). – Mr President, I would like to thank the Commissioner for keeping up the pace of the work, not just in Bosnia and Herzegovina, but even in the region. It’s impressive, actually.
I agree with the rapporteur that the pace of reforms in the country has been slowed down by the elections. We are still waiting for the formation of the government, we don’t have formal cooperation with the Parliament and rule of law has not been improved as we had hoped. But there are encouraging signs, both in the long term and the short term. In the short term, there is better economic governance, we have seen the encouraging results in the local elections, we have a decreasing number of returnees from the areas affected by terrorism, and we have seen three Presidents come here and work together. It’s actually the first time in my life that I have seen them together.
So it is extremely important to keep up the pace of the European perspective. It gives the perspective to the country and is a motor for the reforms. Thank you for doing that.
Νότης Μαριάς (ECR). – Κύριε Πρόεδρε, ο ανταγωνισμός Ηνωμένων Πολιτειών και Ρωσίας στα Βαλκάνια οξύνει τις αντιθέσεις και, βεβαίως, τα προβλήματα που δεν μπόρεσε να λύσει το Ντέιτον, τα οποία έχουν σχέση με την ειρηνική συνύπαρξη των εθνοτήτων και των μειονοτήτων στη Βοσνία, εντείνονται. Είναι βέβαιο ότι πρέπει να επαναλάβουμε αυτά που είπαμε και το 2017 σε αυτήν την αίθουσα: ότι θα πρέπει να υπάρξει δίκαιη αντιμετώπιση των μειονοτήτων μέσα στη Βοσνία-Ερζεγοβίνη, ότι οφείλει η κυβέρνηση να αντιμετωπίσει τα τεράστια προβλήματα που υπάρχουν σε σχέση με τη διαφθορά και το οργανωμένο έγκλημα, ότι πρέπει να εξασφαλιστεί η προστασία —ιδίως των Ρομά, η εφαρμογή του κράτους δικαίου, η αξιοκρατία στη δημόσια διοίκηση και, γενικότερα, η προστασία των ανθρωπίνων δικαιωμάτων. Θεωρώ, λοιπόν, ότι όλα αυτά που είχαμε πει και παλαιότερα δεν έχουν μπορέσει να επιλυθούν στην πορεία της Βοσνίας-Ερζεγοβίνης προς την Ευρωπαϊκή Ένωση. Πρόκειται για ένα εγχείρημα το οποίο φαίνεται ότι δεν μπορεί να επιτευχθεί.
Ivana Maletić (PPE). – Poštovani predsjedavajući, pozdravljam povjerenika. Ono što želim naglasiti je da je sigurnost i stabilnost Bosne i Hercegovine ključna za sigurnost i stabilnost čitave Europske unije. Ne možemo govoriti o političkoj stabilnosti kada jedan konstitutivni narod ne može izabrati svog predstavnika i ravnopravno sudjelovati u procesima donošenja odluka u institucijama Bosne i Hercegovine. Izborni zakon se mora promijeniti. To su, naravno, naglasili i drugi kolege i zato ću se okrenuti još na jedno područje koje možda nije bilo dovoljno naglašeno, a to je naš utjecaj u Bosni i Hercegovini, odnosno sudjelovanje Europske unije u razvojnim programima i procesima Bosne i Hercegovine.
Zapitajmo se koliko smo projekata isfinancirali uz garancije Europskog fonda za strateška ulaganja u Bosni i Hercegovini: nula. Koliko smo IPU dobro iskoristili, je li stopostotna ugovorenost, jesmo li pokušali razviti i neke druge, dodatne projekte koji će pomoći državi u integracijama? Što smo napravili vezano uz zajednička donošenja odluka, organiziranja konferencija? Mislim da možemo puno više.
(Fine della procedura "catch the eye")
Johannes Hahn,Member of the Commission. – Mr President, the Commission welcomes the expected adoption of the resolution on Bosnia and Herzegovina. I would again like to congratulate the rapporteur, Mr Preda, for his high-quality report. I would also like to thank all the Members who have actively participated in its production and in today’s debate and have shown a keen interest in Bosnia and Herzegovina’s European future.
The Commission takes note of this resolution and will take Parliament’s views into account, including those expressed today. We particularly share Parliament’s view that the authorities stemming from the October 2018 elections should be formed as soon as possible, without conditions, and that work on the necessary reforms should be resumed. This is particularly necessary against the backdrop of the upcoming Commission opinion on Bosnia and Herzegovina’s application for EU membership, provided we receive the outstanding answers to our questions.
I have also taken note of the call to Bosnia and Herzegovina to ensure the functioning of the Stabilisation and Association Agreement and of the associated parliamentary committee, in line with the EU’s standards and the country’s commitments under the agreement. I will raise this issue with the Bosnia and Herzegovina leadership, and the Commission will review the implementation of the Stabilisation and Association provisions by Bosnia and Herzegovina in the forthcoming opinion.
Finally, I would like to stress that the Commission will spare no effort in supporting Bosnia and Herzegovina on its path towards the European Union. As Ms Maletić and others said, this includes, for instance, identifying and creating new opportunities in terms of programmes and even financing.
The Commission will, of course, keep Parliament informed in the coming months on future developments regarding Bosnia and Herzegovina. Once again, thank you for your support.
George Ciamba,President-in-Office of the Council. – Mr President, once more let me reiterate our gratitude for the excellent work of the rapporteur and also for all the support he got from Parliament.
Romania’s Presidency of the Council has put it as a priority to be a friend of the Western Balkans and is going to do its best to advance the region and the countries of the region on their European path. We are fully decided to help all of the countries of the Western Balkans. Of course, they need to pass the reforms needed and I think that in the case of Bosnia and Herzegovina there is an urgent need for formation of the government at all levels and to decisively move with the implementation of reforms. This would help us as well.
I am planning too to go to Sarajevo and I think the Romanian Presidency is going to pay a visit to all the countries of the Western Balkans, before, I think, the crucial discussion we will have in the Council in June. At the same time, one of the events of the Romanian Presidency of the Council is exactly about how to reconcile the region with the past. It’s an event that is focused on the youth of the region and how important it is to overcome the divisive rhetoric and to have a real historical reconciliation in the region.
Cristian Dan Preda, rapporteur. – Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Monsieur le Ministre, je vais commencer par la suggestion faite par le ministre, M. Ciamba, car je trouve que c’est vraiment une excellente initiative de travailler avec les jeunes, de leur parler de l’Europe et de voir comment cette réconciliation pourrait être faite. Comme on a pu le constater aujourd’hui, le débat sur la Bosnie-Herzégovine est allé dans toutes les directions: notre collègue britannique a fait intervenir Star Trek dans le débat, le collègue grec parlait de l’OTAN au port de Thessalonique, et j’avais envie de lui demander, si l’on parle des vrais enjeux stratégiques, pourquoi le port du Pirée a-t-il été donné aux Chinois. Mais avec la Bosnie-Herzégovine, il est tout de même question de l’un de nos pays des Balkans occidentaux. Ce pays-là, c’est un pays européen grâce à l’action de nos amis croates: 95 % pourcent des Croates de Bosnie-Herzégovine sont des citoyens européens et je l’ai toujours dit: il n’y a pas de député européen, en particulier, et pas de nation européenne plus proche de la Bosnie-Herzégovine que les Croates. Mais il faudrait peut-être que les Croates pensent aussi aux autres, et pas seulement à eux-mêmes. Ils seront de vrais partisans de l’intégration de la Bosnie-Herzégovine le jour où ils parleront aussi des autres et pas seulement des Croates, qui sont déjà des citoyens européens.
Permettez-moi aussi de suggérer à nos amis socialistes et à nos amis libéraux de faire un petit effort et d’intégrer des partis politiques de Bosnie-Herzégovine dans leur réseau parce que nous, le PPE, sommes très bien représentés là-bas, mais il n’y a ni parti libéral ni parti socialiste en Bosnie-Herzégovine. Comment voulez-vous les aider si vous n’avez pas de contacts, si vous ne travaillez pas avec vos amis sur place? Je sais que ce n’est pas facile, mais pour véritablement aider la Bosnie-Herzégovine à devenir européenne, il faut passer de cette rhétorique à une vraie action sur le terrain.
Presidente. – La discussione è chiusa.
La votazione si svolgerà mercoledì 13 febbraio 2019.
(La seduta è sospesa per pochi istanti)
Dichiarazioni scritte (articolo 162)
Andrea Bocskor (PPE), írásban. – Bosznia-Hercegovina uniós tagfelvételi kérelmet nyújtott be, mellyel elismerte az Unióhoz való elkötelezettségét, de sajnos 2017 közepe óta lelassult az EU-val kapcsolatos reformok elfogadása az országban. Sajnálatos, hogy a 2018. október 7-ei általános választásokat megelőző választási kampányt nacionalista és etnikai retorika uralta, szegmentáció jellemezte, és nem a polgárok mindennapi problémáinak megoldására koncentráltak, mely tovább mélyíti a három államalkotó nép közötti szakadékot. Mint számos más felszólalásomban, itt is kihangsúlyoznám, hogy a politikai vezetőknek mindent meg kell tenniük, hogy kerüljék el a nacionalista retorikát, amely megosztja az ország lakosságát és olyan politikai üzenetet kell közvetíteniük, amely az együttműködést segíti, kiegyensúlyozottá teszi az országban élő három nép kapcsolatát. Elítélem a megkülönböztetés valamennyi formáját, fontos, hogy minden ország, mely az Európai Unió tagja kíván lenni, tiszteletben kell, hogy tartsa a demokratikus elveket, a nemzetek kulturális és nyelvi sokszínűségét, biztosítania kell az etnikai és nemzeti kisebbségek számára az oktatáshoz, a foglalkoztatáshoz, az egészségügyi rendszerhez való egyenlő hozzáférést, továbbá a nemzeti kisebbségek képviselőinek politikai és közéletben való részvételének lehetőségét. Bosznia-Hercegovinának tiszteletben kell tartania az alapvető emberi jogokat, véget kell vetnie a nyílt diszkriminációnak, ha az Európai Unió tagja kíván lenni.
Fabio Massimo Castaldo (EFDD), per iscritto. – Oggi la Bosnia sembra essere bloccata in un limbo: da un lato, la necessità di cambiamento verso un consolidamento democratico richiesto a gran voce dalle giovani generazioni. Dall'altro, una politica di "conservazione" dello status quo imperniata su una complessa architettura istituzionale risalente agli accordi di Dayton del 1995 e su perduranti divisioni e rivalità etniche. Lo dimostrano bene i risultati e le modalità delle recenti elezioni "generali" tenutesi lo scorso 7 ottobre, senza che venissero colmate le lacune giuridiche e apportate le necessarie modifiche alla legge elettorale - come identificate dalla Corte Costituzionale e dalla Corte europea -, nonostante l'intervento degli ambasciatori dell'UE e degli Stati Uniti in Bosnia-Erzegovina, e la partecipazione della commissione di Venezia. Nonostante il rispetto formale delle procedure e delle elezioni, che sono state definite come competitive ed ordinate, rimane il problema di un sistema-stato che viola la Convezione europea dei diritti umani. È evidente: c'è bisogno di maggiore impegno per l'implementazione di un percorso di riforme incentrato sui diritti dei singoli individui, a partire da una riforma costituzionale, come indicato peraltro dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, affinché tutti i cittadini siano trattati allo stesso modo, indipendentemente dall'appartenenza etnica.
Ilhan Kyuchyuk (ALDE), in writing. – Bosnia and Herzegovina is a very important country in the Western Balkan region. As the region continues its push to be integrated into the European Union, the EU understands the volatility of peace in the region, which explains the EU’s extensive support for democracy, freedom, the rule of law, human rights and economic development in that country. Unfortunately, in that country there is an increasing influence of foreign powers and there is a real need for a stronger EU engagement which remains the best way to ensure progress towards European values, stability and prosperity there. The report underlines many issues with which the young country cannot cope, such as human trafficking, the rule of law, corruption, gender equality and respect for human rights. In this context, I call on the EU Commission to increase its financial and political support for that country and to encourage its EU membership. On the other hand, I call on the Bosnian authorities to commit more political will and efforts to the required reforms and to work together in the name of the common future of the Bosnian people and all Bosnian autonomous regions.
Presidente. – Signor Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana, grazie per aver accettato l'invito del Parlamento europeo per esporre la visione che ha del futuro dell'Europa il governo italiano. L'Italia è uno dei paesi fondatori e siamo ben lieti di poter avviare con Lei questo dibattito sulle grandi questioni che riguardano mezzo miliardo di persone.
Come Lei sa, il Parlamento europeo è fortemente impegnato su alcune tematiche di grande interesse per i cittadini. Noi vogliamo essere il cuore democratico dell'Europa. Siamo l'unica Istituzione eletta dai cittadini e ci siamo fortemente battuti perché ci fosse un incremento del bilancio dell'Unione europea dall'1,1 all'1,3, puntando sulla questione delle risorse proprie, abbiamo scelto di impegnarci con posizioni chiare anche sulla questione dell'immigrazione. Il Parlamento è favorevole a più investimenti nel continente africano per risolvere il problema a monte.
Sulla questione dei rifugiati, da mesi il Parlamento europeo ha approvato una sua proposta che è sul tavolo del Consiglio e Le chiediamo di essere parte protagonista per l'approvazione di un testo che a nostro giudizio può alleggerire la tensione soprattutto nei paesi del Sud dell'Unione, nei paesi che sono più gravati dalla questione dei rifugiati.
Sulla questione della Brexit il Parlamento europeo insiste molto sulla tutela dei cittadini europei che vivono nel Regno Unito.
Sulle grandi infrastrutture abbiamo votato un incremento sostanzioso dei fondi affinché il sistema infrastrutturale europeo possa favorire la crescita.
Per quanto riguarda la politica estera, noi siamo per una politica estera e di difesa comune. Recentemente abbiamo scelto di chiedere agli Stati membri di riconoscere il Presidente ad interim del Venezuela, il signor Guaidò, in base alla Costituzione venezuelana.
Ultimo punto, proprio che riguarda il Parlamento – è so che questo è un punto che fa parte del programma del suo governo –, vogliamo un Parlamento europeo che conti di più, che abbia il potere di iniziativa legislativa come tutti i parlamenti del modo e che abbia anche i potere d'inchiesta, che a norma del trattato già c'è ma che ancora non ha potuto esercitare.
Signor Presidente, Le do subito la parola affinché Lei possa illustrare il suo pensiero e il pensiero del governo italiano sul futuro dell'Unione europea.
Giuseppe Conte,Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana. – Onorevole Presidente Tajani, onorevole Vicepresidente Katainen, onorevoli deputate e deputati al Parlamento europeo, signore e signori, è davvero un onore per me essere qui oggi, e lo dico con sentimento sincero, davanti a voi per delineare e prefigurare il futuro dell'Europa secondo gli indirizzi del Governo italiano.
Pensando all'impegno per l'avvenire del nostro continente, desidero innanzitutto esprimere un commosso ricordo in memoria di Antonio Megalizzi, un italiano che si definiva innamorato dell'Unione europea, caduto vittima, come ben sapete, qui a Strasburgo due mesi fa, della barbarie del terrorismo.
In un mondo globalizzato, nel quale l'economia sembra avere preso il sopravvento sulla politica e sul diritto, e dove il peso di una scelta economica assunta a molte longitudini di distanza può avere stringenti ripercussioni sui nostri cittadini, dobbiamo interrogarci sulla funzione di cui è investita l'Unione europea, sul ruolo che essa può svolgere, tenuto conto che gli stati nazionali, e quindi i medesimi Stati membri, da soli non sono in grado di rispondere alle complesse sfide globali.
Il comune edificio europeo sta attraversando – dobbiamo riconoscerlo tutti – una fase particolarmente critica. Il progetto europeo sembra avere perso la sua forza propulsiva. La complessa congiuntura storica davanti a noi, rappresentanti delle istituzioni, ci sfida, nell'ambito dei rispettivi ruoli e delle diverse responsabilità, ad affrontare temi di cruciale rilievo.
Come già in passato altri che ci hanno preceduto in corrispondenza di altrettante fasi critiche, siamo chiamati a operare uno sforzo comune, alimentato da un grande senso di responsabilità. Abbiamo il compito di rilanciare il progetto europeo, facendogli riacquistare credibilità e coesione in modo da accrescerne la sostenibilità, l'efficacia, la plausibilità.
Le sfide del tempo presente sono nuove e complesse, richiedono visione e, se mi permettete, anche una qualche dose di creatività, ma soprattutto presuppongono consapevolezza della nostra missione nel mondo. Le grandi domande alle quali siamo chiamati tutti a rispondere sono domande di senso. Quale Europa vogliamo? Di quale Europa abbiamo bisogno? Come ci percepiamo e come rappresentiamo noi stessi? Sono domande che interpellano le nostre coscienze e meritano la massima considerazione e autenticità di risposte. Perché siamo nella sede del Parlamento europeo, eletto direttamente dai cittadini dell'Unione, depositario sostanziale e autentico della sovranità europea.
Siamo – dovremmo essere – innanzitutto un popolo: il popolo europeo. Il progressivo avanzamento nel percorso di integrazione ci ha reso realmente popolo, comunità di destino, al di là di ogni fictio giuridica? Certamente il percorso di definizione e di costruzione di un popolo europeo ha vissuto momenti significativi di avanzamento. La storia dell'Europa moderna e contemporanea è stata segnata da profonde divisioni, da lacerazioni e contrasti, che hanno definito e forgiato un populismo articolato e ricchissimo di lingue, identità culturali, tradizioni.
Purtuttavia, quelle società hanno conosciuto una irreversibile e feconda contaminazione culturale, giuridica e sociale. Abbiamo sempre più integrato i nostri sistemi economici, i nostri modelli educativi, le nostre legislazioni sociali, cedendo spazi di sovranità e trasferendo competenze via via sempre più importanti dagli Stati all'Unione. Abbiamo consentito ai cittadini dei diversi Stati membri di poter circolare liberamente nel territorio europeo, concepito come uno spazio giuridico unitario. La libera circolazione delle persone, più ancora della libera circolazione delle merci e dei capitali, è stata una delle più significative conquiste nel processo di integrazione europea, se solo si considera il carico di odio nazionalista e di ripiegamento identitario che aveva attraversato il continente tra la fine del diciannovesimo secolo e la prima metà del ventesimo secolo, e che era drammaticamente deflagrato nei due conflitti mondiali.
Gli europei, soprattutto i più giovani, non intendono rinunciare a questa libertà fondamentale di movimento, grazie alla quale, in misura così significativa e con una naturalezza sconosciuta alle generazioni passate, hanno potuto accrescere il proprio patrimonio di esperienze umane, culturali e professionali, accogliendo le specificità nazionali sempre più come declinazioni di una stessa sensibilità, come diverse modalità di partecipare a un comune sentire.
Il processo di creazione di un popolo europeo è stato anche fortemente alimentato dalla dimensione giuridica. Frutto maturo di un secolare processo di civilizzazione, la cultura giuridica ha assunto in questi anni un ruolo decisivo nella creazione di un idem sentire sino a favorire la formazione di un demos europeo.
Al riguardo è stata fondamentale l'azione svolta, ciascuna nel proprio ambito di competenza, dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e dalla Corte di giustizia, in stretto raccordo anche le Corti costituzionali nazionali. Per questa via si è realizzato uno spazio giuridico europeo nel quale il cittadino potesse riconoscersi e trovare protezione attraverso un sistema raffinato e compiuto di tutela multilivello dei diritti fondamentali della persona, fondata su un patrimonio condiviso di tradizioni costituzionali. Questo sistema avanzato e articolato di tutela giurisdizionale, ormai direi iscritto con caratteri indelebili nel patrimonio giuridico dell'Unione, rappresenta una conquista di civiltà, senz'altro da difendere e preservare, proprio per gli effetti virtuosi che è suscettibile di produrre nell'immaginario collettivo del cittadino europeo, alimentando la consapevolezza di essere parte di un destino condiviso, di appartenere a un popolo nel senso di comunità partecipe di uno stesso fecondo processo di civilizzazione.
Nonostante tutto questo, però, non siamo ancora riusciti a diventare veramente e compiutamente un popolo; non abbiamo avuto il coraggio di costruire un modello inclusivo che, realisticamente, al di là di ogni retorica, favorisse la creazione di un demos europeo. Soprattutto a partire dal 1989 è mancata – ci sono isolate eccezioni, per carità – una visione autenticamente politica dell'Unione europea, una prospettiva di lungo periodo, orientata al futuro, senza la quale ogni progetto si arena, ogni sogno scolora, sopraffatto dalla ordinaria amministrazione. È mancato lo slancio profetico, che invece conobbero i grandi statisti del secondo dopoguerra.
Ad aggravare questa assenza di visione prospettica, negli ultimi trent'anni la governance europea si è fortemente ancorata alla pura dimensione economica, in una prospettiva univocamente orientata all'attuazione di indirizzi liberisti, tesi a favorire privatizzazioni di servizi e beni essenziali, riduzione della regolamentazione in settori economici vitali, contrazione del sostegno sociale e delle politiche di welfare, che hanno accresciuto nel complesso le disuguaglianze nella ricchezza e nelle opportunità.
Soprattutto con l'acuirsi della crisi economica, la governance europea ha sostenuto politiche di rigore, tese esclusivamente a contenere i debiti sovrani entro precisi parametri e a mantenere il tasso di inflazione della moneta comune quanto più possibile contenuto, anche a fronte di una fortissima contrazione dei consumi, con effetti devastanti sul piano sociale.
La politica europea, di fronte a una crisi economica senza precedenti, si è ritratta, impaurita, al di qua della fredda grammatica delle procedure, finendo col perdere progressivamente il contatto con il suo popolo e rendendo sempre più incolmabile la distanza, che non è solo geografica, tra Bruxelles e le tante periferie del continente. Progressivamente e inesorabilmente la politica ha rinunciato alla sua funzione legittimante e rappresentativa, apparendo agli occhi dei cittadini distante e oligarchica, incapace di comprendere i reali bisogni della collettività. È divenuta – lo ha osservato acutamente il politologo Jan Zielonka, un parametro cerimoniale a copertura di operazioni globali molto complesse, largamente incomprensibili se non segrete.
La potente carica oppositiva che il popolo europeo, nelle sue diverse declinazioni, sta manifestando nei confronti delle élite parla alle nostre coscienze: ci ricorda che la politica, asservita alle ragioni dell'economia, ha mancato il suo compito, ha abdicato alla sua missione. Siamo di fronte a un tornante decisivo della storia dell'Europa unita. Ci attendono decisioni fondamentali per il nostro futuro. Questo popolo europeo, riaffacciatosi prepotentemente sul palcoscenico della Storia, chiede con urgenza di essere finalmente ascoltato, chiede un decisivo cambiamento di metodo e di prospettiva.
È un'occasione, io ritengo, preziosa per recuperare il tempo perduto, per invertire il processo di progressivo distacco tra governanti e governati, che se ulteriormente alimentato con il silenzio, l'indifferenza o anche solo il tentativo di minimizzarne la portata, può determinare l'implosione del mondo che avevamo conosciuto.
Non dobbiamo avere paura del conflitto: dobbiamo mostrarci capaci di governarlo. Non dobbiamo reagire al cambiamento opponendo un conservatorismo sterile deteriore, tutto proteso a difendere la cittadella assediata. Al contrario, dobbiamo consentire al conflitto di emergere, di manifestare, nelle forme della democrazia, la sua forza propulsiva, di sprigionare la sua carica innovativa, anche assumendo il rischio di abbandonare alcune sicurezze, di riconsiderare i rapporti di forza, modelli di sviluppo e di crescita rivelatisi inadeguati di fronte alle nuove sfide, non più idonei a reggere l'urto di società impoverite, attraversate da precarietà e solitudine, da delusione e rancore, sentimenti che, se ancora pervicacemente negletti, possono alimentare ribellismo e contestazione dagli esiti imprevedibili, come dimostrano vari fenomeni in atto in alcuni paesi europei.
L'europeismo del ventunesimo secolo, a mio avviso, presuppone inevitabilmente un ripensamento radicale delle forme e degli istituti che hanno caratterizzato la storia dell'integrazione degli ultimi trent'anni. Richiedono urgentemente un'autentica conversione che è anche, per alcuni aspetti, un ritorno alle origini, alle ragioni fondative del sogno europeo. L'Europa che immaginiamo sarà capace di esprimere una forza propulsiva, non semplicemente stabilizzatrice, nell'interesse dei suoi cittadini, degli Stati membri, degli interessi comuni?
La geopolitica è in rapido e continuo mutamento. I nuovi equilibri strategici sono caratterizzati da estrema fluidità, anche considerando che alcune importanti potenze, pur non riuscendo a costituire dei veri e propri poli di attrazione internazionale, vedono crescere costantemente la loro capacità di influenza. In questo contesto, nessuno Stato membro può da solo giocare un ruolo significativo. Di qui l'auspicio che una voce europea unita trovi spazio anche al Consiglio di sicurezza dell'ONU. È una battaglia, questa, su cui l'Unione europea deve muoversi in modo coordinato e deve parlare con una sola voce.
L'Unione europea deve saper parlare al mondo. Un'Unione europea forte, ambiziosa e coesa è innanzitutto necessaria per migliorare la sua capacità di interlocuzione con gli Stati Uniti. Come ho affermato sin dal mio primo discorso al Parlamento italiano, crediamo fortemente nel rapporto transatlantico con Washington: dobbiamo continuare a operare per preservare il valore strategico delle nostre relazioni, in cui prevalgono di gran lunga le cose che ci uniscono, prima di tutto valori e principi, rispetto a ogni possibile differenza e incomprensione.
Al tempo stesso, un'Europa forte è necessaria per accreditarci nel dialogo con i principali stakeholder globali. La Russia e la Cina sono parte di ogni soluzione alle principali crisi internazionali, a cominciare da quelle più vicine ai confini e agli interessi europei. Non saprei ravvisare vantaggi per l'Unione europea nel rinunciare al dialogo con la Russia e con la Cina, o nell'illudersi di poter promuovere nei loro confronti politiche isolazioniste.
Dovremo piuttosto promuovere un loro engagement a tutto campo.
Ma come si realizza quest'Europa forte di cui condividiamo tutti l'esigenza? Certamente dobbiamo proseguire nel percorso di integrazione della difesa europea, sfruttando tutte le potenzialità racchiuse nell'attuazione della cooperazione permanente e strutturata (la PESCO) e del fondo di difesa europea. Una difesa europea comune non solo non è antitetica all'appartenenza alla NATO, ma può rappresentarne un utile complemento, dando così la dimostrazione concreta che l'Unione europea rimane efficace e capace di progredire, anche per dare più sicurezza ai propri cittadini. Senza dimenticare che un'Unione europea che aspiri ad essere un attore globale non può prescindere dal mantenere stretti legami nel settore difesa e sicurezza con il Regno Unito, anche dopo la Brexit.
Ma il presupposto essenziale per garantire un'Europa forte nel mondo è quello di assicurarne innanzitutto la solidarietà e la coesione, attraverso la responsabilità collettiva degli Stati membri. La migrazione e la governance economico-finanziaria sono due sfide emblematiche dell'urgenza di ripristinare fiducia e solidarietà in Europa. È improcrastinabile un cambio di prospettiva sostanziale e questi principi non devono diventare preda di dinamiche divisive tra gli Stati membri sui grandi temi che dovrebbero essere parte integrante del quotidiano dibattito europeo.
I dissidi, anche sul piano bilaterale – e in questi giorni ne abbiamo la chiara conferma – rappresentano più l'effetto che la causa di un'incapacità dell'Europa di proporre soluzioni. È questa incapacità, non i dissidi, che affievolisce la forza propulsiva del progetto europeo.
Alla migrazione l'Europa ha iniziato a guardare tardi. È grazie all'Italia che la questione migratoria è arrivata al centro dell'agenda dell'Unione europea. L'Europa non può continuare ad affrontare i flussi migratori in una prospettiva emergenziale, bensì deve affidarsi a un approccio strutturale in modo da pervenire a soluzioni stabili ed efficaci. Rivolgo anche in questa autorevolissima Aula un appello che ho rinnovato, vedete, in ogni Consiglio europeo, in ogni vertice informale a cui ho preso parte: non si può rinviare oltre la piena attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno dell'anno scorso: senza una strategia di gestione europea multilivello dei flussi migratori, ne risulta compromessa la stessa tenuta dell'Europa unita. Una strategia europea deve affrontare con la giusta priorità, con un approccio multilivello, i movimenti primari. In caso contrario, i movimenti secondari non saranno mai davvero sotto controllo.
Chi arriva in un paese di sbarco arriva in Europa. Aldo Moro sosteneva che nessuno è chiamato a scegliere tra essere in Europa ed essere nel Mediterraneo, perché l'Europa intera è nel Mediterraneo. Questo principio deve essere sempre ricordato, non solo per affrontare nella giusta prospettiva il tema della migrazione, ma anche nel momento in cui è in gioco la stessa sicurezza europea, dal sostegno al processo politico in Libia, al supporto europeo all'Africa e alla stabilizzazione dello scacchiere mediorientale.
L'Italia, vedete, è convinta promotrice della centralità del Mediterraneo per il futuro dell'Europa. Lo testimoniano le mie visite in Algeria e Tunisia nel novembre scorso, la conferenza di Palermo del 12 novembre scorso, le mie visite in Libano ed Iraq la settimana scorsa. Presto visiterò il Marocco. Questa azione è parte della strategia complessiva dell'Italia, che punta a offrire un consistente e dinamico contributo alla stabilizzazione dei principali teatri di crisi, in coerenza con l'impegno dell'ONU e dell'Unione europea, nell'interesse non solo del nostro paese, ma di tutta l'Europa.
L'Europa, guardando oltre il Mediterraneo, deve investire sul piano politico e finanziario sulla collaborazione con l'Africa e per l'Africa, altrimenti la migrazione illegale potrà essere ridotta temporaneamente, ma mai debellata, né potranno essere migliorati i rimpatri, che necessitano di un'azione coordinata dell'Europa e degli Stati membri, anche attraverso l'incentivo della cooperazione allo sviluppo e con un mutuo riconoscimento europeo delle decisioni in materia.
L'impegno del governo italiano in Africa si inquadra in questo approccio che io stesso personalmente sto perseguendo con estrema convinzione. Per questo mi sono recato anche nel Corno d'Africa, una regione che auspichiamo si appresti a vivere la sua primavera, e in Niger e Ciad a metà gennaio. Se l'Europa ambisce ad essere un punto di riferimento anche sul piano dei valori, ebbene, deve farsi promotrice di un nuovo approccio ai problemi dell'Africa: deve perseguire un nuovo modello di cooperazione ispirato al partenariato fra uguali, in uno spirito che vuole accrescere le opportunità e al contempo le responsabilità da entrambe le parti.
Non possiamo rimanere indifferenti al fatto che la maggioranza della popolazione africana, uomini, donne e bambini, vive in condizioni disumane di povertà nonostante le considerevoli risorse naturali di cui dispongono i rispettivi territori, né possiamo rimanere indifferenti di fronte al fatto che buona parte della ricchezza generata dall'economia africana si disperda tra qualche migliaio di società offshore dislocate in paradisi artificiali o comunque vada a beneficio di investitori stranieri.
Sono lieto che la priorità della collaborazione con l'Africa sia stata riconosciuta dalla stessa Commissione europea. Ringrazio Jean-Claude Juncker per il convinto impulso verso questo obiettivo, così importante per il nostro futuro comune. Al riconoscimento di questa priorità deve accompagnarsi lo stanziamento di adeguate risorse finanziarie e l'elaborazione di nuove modalità di intervento. L'Europa deve impegnarsi a redigere un catalogo di best practice al fine di pervenire a un modello di cooperazione realmente paritario e sostenibile.
Governare la migrazione, fenomeno strutturale destinato a durare nell'Europa di domani, richiede anche una riflessione nella prospettiva del prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027. L'Europa deve evidentemente dotarsi di strumenti e meccanismi finanziari stabili e duraturi per governare i flussi migratori dei paesi di origine e transito. È altresì urgente che le tre rotte mediterranee ricevano attenzione politica ed economica di pari intensità e consistenza. L'Unione europea ha destinato 6 miliardi di euro all'accordo con la Turchia. Il trust fund dell'Unione per l'Africa è alla perenne ricerca di finanziamenti e ha un gap di almeno 500 milioni di euro rispetto agli impegni assunti.
Non meno complessa è la gestione europea della dimensione interna del fenomeno migratorio. Essa va sganciata dall'illusione che possa essere risolutiva una protezione del confine esterno marittimo europeo, con un'ingente spesa per migliaia di agenti della cosiddetta Frontex rafforzata e con un onere aggiuntivo sui paesi di primo arrivo che avrebbero un impatto anche in termini di sicurezza.
I flussi migratori non si governano da soli, occorrono sforzi condivisi. Come stabilito al Consiglio europeo di giugno, devono riguardare tutti e 28 gli Stati membri. La proposta di riforma del regolamento di Dublino, approvata dal Parlamento europeo nel novembre del 2017, non è sostenibile nell'attuale Unione europea: prevale purtroppo l'indisponibilità della maggioranza degli Stati membri a partecipare a una solidarietà automatica e obbligatoria. Purtuttavia, l'attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno, che si ispirano ai principi di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità, richiamati peraltro nell'articolo 80 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, non può essere rinviata oltre.
Di fronte allo scempio delle vite umane abusate, vendute, spezzate, dobbiamo combattere tutti insieme una lotta senza quartiere ai trafficanti e agli aguzzini, che rappresentano un affronto all'umanità, oltre che una minaccia alla nostra sicurezza. Smettiamo di rimanere divisi, cedendo a logiche nazionaliste o regionaliste, e cerchiamo di mettere in pratica un'autentica solidarietà, così da ripristinare un'Europa rispettosa delle vite umane e della propria sicurezza.
L'esigenza di vera solidarietà e condivisione tra Stati membri, senza divisioni fra aree e regioni dell'Unione, si applica anche alla sfida non meno prioritaria del completamento dell'Unione economica e monetaria, soprattutto in una fase in cui le tensioni commerciali globali mettono a rischio la congiuntura economica europea, come confermato dalle recenti stime della Commissione europea sul PIL degli Stati membri.
Auspico che sia dato maggiore ascolto alla rivendicazione da parte italiana e di altri Stati membri dell'Europa del Sud per un urgente riequilibrio fra riduzione e condivisione dei rischi, in favore di un'effettiva convergenza che non lasci indietro la crescita in nome del rigorismo. L'impegno riformatore – e ovviamente mi riferisco in particolare a quello avviato dal Governo italiano con la legge di bilancio 2019 – è sostenibile sul piano sociale, prima ancora che su quello economico, se le riforme strutturali non diventano però una fatica di Sisifo, che soffoca la crescita e mortifica la coesione sociale.
Con la legge di bilancio l'Italia ha intrapreso un percorso di crescita nella stabilità. Pur tenendo i conti in ordine, ci siamo adoperati per garantire un presente e un futuro migliori a cittadini lasciati indietro e la cui urgente aspettativa di cambiamento il Governo italiano ha inteso rappresentare. Allo stesso tempo, l'impulso agli investimenti pubblici, anche attraverso riforme volte a semplificare l'intero quadro regolatorio-giuridico, testimonia l'intenzione di imprimere dinamismo a un'economia che gioca un ruolo centrale per il nostro continente.
La governance economica dell'Unione europea deve tener conto dell'esigenza di bilanciare crescita e stabilità, rischia altrimenti di essere insufficiente anche un impulso prezioso per la crescita rappresentato dal piano Junker, che rappresenta comunque un segnale concreto di riconoscimento europeo della centralità dell'intervento pubblico in favore degli investimenti.
Ma cosa significa superare l'austerity? Non significa certo disconoscere il valore della stabilità finanziaria: significa più complessivamente impegnarsi a perseguire anche il valore della stabilità sociale e dello sviluppo sostenibile. Mi fa piacere che Jean-Claude Juncker abbia fatto in tempi recenti un riferimento al fatto che nel caso della crisi greca l'austerity è stata forse avventata. Molti di noi ne erano convinti fin da allora. Ciò che va evitato è che qualcuno fra qualche anno si scusi per una mancata gestione europea della migrazione o per una mancata Europa sociale.
L'Europa deve guardare al futuro di chi già oggi rischia di non avere opportunità nell'Europa di domani. È essenziale che l'Unione europea investa con più coraggio sui giovani, sull'istruzione e sull'innovazione. Essa non deve inoltre disincentivare gli investimenti pubblici orientati verso questi obiettivi, considerandoli come un fattore di deficit e di instabilità, anziché come un volano per il futuro del nostro continente.
D'altra parte, il lavoro e il progresso economico e sociale equilibrato e sostenibile sono obiettivi che, sulla scia del trattato di Maastricht, il trattato di Lisbona ha confermato, ma che, a dieci anni dalla sua entrata in vigore, appaiono ancora lungi dall'essere attuati. Le critiche all'incompletezza dell'architettura istituzionale europea, provenienti ormai anche da autorità degli Stati membri, sono state in parte accolto dalla Commissione europea e dalla BCE. Esse hanno preso opportune iniziative, tra cui la decisione dell'Eurogruppo del 21 gennaio che, in attuazione dell'Eurosummit del 14 dicembre scorso, ha costituito un gruppo ad alto livello per esaminare la realizzazione di EDIS, lo schema europeo di assicurazione sui depositi e il completamento dell'unione bancaria europea.
Per quanto riguarda le crisi bancarie, sono stati fatti passi avanti, anche se la strumentazione richiede una messa a punto di cui è sperabile si faccia carico il gruppo ad alto livello. Il cambiamento delle regole di risoluzione delle crisi bancarie ha comportato un passo indietro nella dotazione di strumenti che va colmato prima che una nuova possibile recessione porti indietro l'orologio della stabilità finanziaria e bancaria italiana ed europea.
Col trattato di Maastricht, il compito di garantire la credibilità dei crediti sovrani fu affidato, se ricordate, agli impegni di convergenza verso il 60 % del rapporto debito/PIL dei singoli paesi, a politiche di rigore del bilancio pubblico e all'attuazione delle riforme a livello nazionale. Nonostante l'occhio vigile della Commissione, la situazione ha palesato, come dimostra il caso italiano, significative criticità dopo lo scoppio della crisi finanziaria negli USA nel 2008 e la conseguente grande recessione mondiale.
Per poter affrontare questi problemi con un approccio più efficace occorre anche procedere con decisione verso la creazione di strumenti di finanziamento comuni a livello europeo, che consentano di affrontare insieme le sfide che abbiamo di fronte, coniugando in maniera equilibrata responsabilità e solidarietà. L'inadeguata e insufficiente solidarietà nell'interno dell'Unione europea spiega anche perché l'Europa fatichi e tardi ad essere più equa, più sociale.
La nuova legislatura europea deve perseguire con maggiore decisione e come urgente priorità la lotta contro la disoccupazione e il sostegno alla crescita. Un impulso europeo su queste priorità, anche con formule coraggiose come un'assicurazione europea contro la disoccupazione, è il migliore antidoto contro le derive nazionalistiche, oltre che contro la mancanza di lavoro. Il divario nella disoccupazione, soprattutto giovanile, fra alcune aree europee svantaggiate ed altre con eccellenti tassi di occupazione aumenta fino a favorire chiusure nazionalistiche, se esso deve essere affrontato solo con politiche nazionali. Le aree avvantaggiate cercheranno di assicurarsi contro politiche europee percepite come un costo, mentre le aree svantaggiate su base nazionale non riusciranno, se non in minima parte, a reperire risorse per compiere effettivi progressi.
Un'Europa più equa e più solidale deve essere un obiettivo anche per il prossimo quadro finanziario pluriennale. La complessità connaturata a questo tipo di negoziato non deve vedere persa questa priorità, soprattutto di fronte alle sfide esistenziali che l'Unione europea ha di fronte. È dunque decisivo un adeguato equilibrio tra le nuove priorità come immigrazione, crescita, investimenti, sicurezza e politiche tradizionali, la coesione, la politica agricola comune, che devono continuare a ricevere un sostegno pieno, in quanto centrali per la coesione socioeconomica del continente.
Molte altre sono le sfide alle quali siamo chiamati. Dobbiamo impegnarci nella promozione di un commercio mondiale più equo, più capace di tutelare i consumatori. Dobbiamo porre in essere ogni iniziativa utile per concorrere con ambiziosa determinazione all'impegno internazionale sui cambiamenti climatici. Più in generale, dobbiamo continuare a esercitare un ruolo di guida nella protezione dei vecchi e nuovi diritti, tanto più meritevoli di protezione nell'era digitale, anche a dispetto del fatto che i diritti costano. Penso in particolare al ruolo decisivo che l'Europa può svolgere quale security provider, con specifico riferimento alle nuove minacce ibride e segnatamente cibernetiche.
Onorevole Presidente, onorevoli deputati, torna preponderante la domanda di senso con la quale ha preso avvio il mio intervento. Quale Europa vogliamo? Di quale Europa abbiamo bisogno per garantire ai cittadini europei un futuro all'altezza dei sessant'anni di pace e di prosperità che l'Unione ha assicurato? La mia risposta è ancora una volta la stessa: l'Europa deve essere vicina ai suoi popoli. L'Unione europea, nel ventunesimo secolo, deve perseguire il suo progetto dal popolo e per il popolo, a partire – e mi fa piacere affermarlo qui oggi – da un Parlamento europeo con ruolo e poteri rafforzati, con particolare riguardo al potere di iniziativa legislativa e di inchiesta, in quanto unica istituzione che gode di diretta legittimazione democratica.
Sarebbe importante anche riconoscere in capo al Parlamento un potere di generale accountability rispetto alle altre Istituzioni europee. Il Parlamento europeo potrà svolgere un ruolo decisivo di fronte alla domanda di cambiamento che attraversa l'Europa, dopo un decennio segnato da eventi di portata storica che hanno mutato l'assetto geopolitico del continente. Allo stesso tempo, un adeguato rafforzamento degli istituti di democrazia diretta rappresenta, anche e soprattutto in chiave europea, un'evoluzione essenziale per il recupero di credibilità delle istituzioni nei confronti dei cittadini.
Lo scenario europeo è esplicito nell'indicare una diffusa sfiducia e disillusione dei cittadini. Il Governo che ho l'onore di presiedere nasce dalla volontà di venire incontro con priorità alla urgente domanda di cambiamento dei cittadini italiani, con risposte che per troppo tempo la politica non è riuscita a offrire. Anche a livello europeo, come ho detto all'inizio, questa istanza di cambiamento deve essere compresa e trovare adeguata rappresentanza.
Se servisse un'ulteriore conferma dell'urgenza di mettere in pratica questi principi, basta pensare alla Brexit, tema centrale per l'Unione europea per i prossimi anni. Davanti a questa sfida l'Unione europea ha dimostrato di saper reagire con spirito unitario e solidale e di riuscire a protegge i risultati di oltre sessant'anni di integrazione europea, senza cedere ad atteggiamenti punitivi verso un membro della famiglia europea che non intende più esserne parte. È un processo epocale, se ci pensiamo, senza precedenti, che va gestito in maniera ordinata, avendo sempre al primo posto l'obiettivo di garantire i diritti dei cittadini e di proteggere il tessuto sociale ed economico dalle conseguenze negative della Brexit.
Onorevole Presidente, onorevoli deputati, con coraggio e con rigore dobbiamo impegnarci affinché si riveda quel che non ha funzionato, anche nell'attuazione dei trattati, e si contrastino le tendenze centrifughe e alla disintegrazione europea, figlie, talvolta, come accade anche nel mio paese, della disillusione europea.
Se vogliamo che l'Europa rimanga il nostro futuro comune, è il momento di far seguire alle parole i fatti, avviando insieme un percorso per una nuova Europa, un'Europa del popolo più solidale, più inclusiva, più equa, in definitiva più democratica, l'unica in cui cittadini di oggi e di domani meritano di vivere.
(Applausi)
Presidente. – Grazie al Presidente del Consiglio dei Ministri. Prima di dare la parola al Vicepresidente Katainen, volevo sottolineare quanto sia importante per noi il coinvolgimento degli Stati membri sulle scelte a favore del rafforzamento dei poteri del Parlamento.
Ho preso atto, insieme a tutti i miei colleghi, di ciò che Lei ha detto. Per quanto riguarda l'immigrazione, le chiediamo un ulteriore impegno, nelle prossime riunioni del Consiglio, affinché vengano accettate le proposte del Parlamento europeo, magari trovando qualche compromesso sulla riforma di Dublino. Credo di riflettere il sentimento di tutta quest'Aula.
Jyrki Katainen,Vice-President of the Commission. – Mr President, Italy holds a very special place in the heart of our Union. It has given Europe so much and has been there from the very start, shaping our Union every step of the way. It was Spinelli and Rossi in prison on the island of Ventotene who set out their dream of a free and united Europe. They called on the nations of Europe, so long adversaries, to come together to ensure that the mistakes of the past would never happen again.
After the war, De Gasperi became one of the great pioneers of the European Union and in 1957 it was on Capitoline Hill that the Treaty of Rome was signed and our Union was born, with six founding Member States.
60 years on, in 2017, it was once again on those same steps in Rome that the leaders of our Member States stood, side by side, to renew their vows for our Union. This time there were 27 of them from right across our continent. A sign of how far we have come.
I say this because Italy’s special history is one of the many reasons that it has such a unique and important place in our Union. But I also say this because it shows that Europe moves forward, that Europe is at its best when it has Italy and Italian people at its beating heart. This history must serve as a guide and as a reminder for our future. To build a successful future for our Union, Europe needs a strong Italy at its heart, just as strong as vibrant Italy needs a strong Europe.
We must build our common future together, in unity and in solidarity, always working with and not against each other; talking with each other and not about each other. When it comes to building a true Union of solidarity, Italy is the best place to start. It is where the European Solidarity Corps started its work.
To help Italy rebuild following the tragic earthquakes it suffered in 2016, 230 young European volunteered in Umbria and across the regions hardest hit, in addition to the EUR 1.2 billion of financial support provided to Italy under the EU Solidarity Fund. We all have seen the images of young volunteers from all over Europe helping to rebuild the ancient and beautiful church of Norcia. This is the solidarity that builds our European Union today and that must continue to build our common future.
Italy itself has shown the same spirit countless times over the years. President Juncker said many times ‘Italy is one of those who saved Europe’s honour in the Mediterranean at the height of the migration crisis’. And the truth is that some others were too slow to support the efforts of the Italian people.
But it is also true that Europe stood up and supported Italy in every way it could. From the beginning of the migration crisis to the end of 2018, the Commission made almost EUR 950 million available to support migration and border management in Italy. This includes EUR 225 million in emergency support to fund border surveillance and search and rescue operations, to improve reception facilities and to support all of the authorities and people on the ground.
Europe has been there for Italy. We should not forget Operation Sofia or the role of the European Border and Coast Guard Agency. Saving lives at sea is a joint effort and here again, we need Italy.
Prime Minister, it is also clear that Europe still needs to overcome its differences and find sustainable and responsible solutions. We can no longer rely on ad hoc solutions. We have come a long way since the peak of the crisis, with arrivals down by over 97% in the eastern Mediterranean and 80% in the central Mediterranean. 700 000 lives have been saved at sea but clearly we now need to finish the job and conclude the necessary reform of our asylum system. The Commission has put everything on the table and it is now time to move ahead. We need the full engagement of Italy if we want to succeed.
Honourable Members, Prime Minister, Europe stands for peace and prosperity and we are all responsible for defending its values together. That means deciding what we want Europe to achieve and it means deciding where to invest and to have the biggest impact on the daily lives of Italians and all Europeans. This is why, last May, the Commission put forward a fair, modern and balanced budget for our future. A budget that is more efficient and more focused on issues that matter the most to our people. For instance, the Commission has proposed an almost threefold increase in funding for migration and security, to reach nearly EUR 33 billion. An increased, simpler more effective and more flexible EU budget for external action will help build partnership with the countries in our neighbourhood and beyond. This will be especially important for Italy as a country, as it has taken so much responsibility in this area.
We will invest in making our economies more competitive, more innovative and productive. Key for Italy will be the 50% increase in funding for research and innovation and the EUR 9 billion Digital Europe Programme that will support Italy’s digital transformation.
Investing in our future also involves investing in human capital through education and training. This is why the Commission has proposed a doubling of the budget of EUR 30 billion for the Erasmus+ programme, the EU’s flagship for learning mobility. We aim to increase support to all sectors, including higher education as well as vocational education and training. In 2017, more than 65 000 Italians participated in Erasmus programmes.
In the next multiannual budget we will build on the success of investment plans for Europe – the so-called Juncker Plan. Italy is one of the largest beneficiaries of the Plan, with close to EUR 58 billion of investment triggered in Italy’s economy and over 215 000 small and medium-sized businesses supported. The Juncker Plan has significantly increased private investment but also public investment in Italy. It is a positive sign because we should not put too much burden on taxpayers if private liquidity is available.
That investment is making a real difference on the ground, right across Italy. EUR 70 million is helping to refurbish the local hospital in Treviso; EUR 200 million is going into upgrading Puglia’s water network to improve quality and access to clean drinking water for more than four million people; and EUR 500 million is supporting the rolling out of high speed internet so that seven million more households in Italy benefit from quality broadband access.
The new programme for the next budget in the EU has the potential to go much further by triggering altogether EUR 650 billion for investment. All of this can, and will, make a real difference on the ground in Italy and across our Union. This is especially true at a time when economic growth is becoming harder across some of our major European economies, partly down to global uncertainties but also because of domestic challenges and choices.
Economic growth needs confidence amongst households and investors. Trust is like oxygen, you notice it only when it’s running out. Uncertainty is a poison that seriously hampers jobs and growth. Italy’s growth has been weaker than the eurozone average for many years. This is a structural problem. The weaker growth means fewer jobs for the Italian people. At the same time – and I say this at every occasion – Italy is among the most creative economies in the world. The future of your country is in your hands. Do what is necessary to unleash this creativity and offer a brighter future for the Italian people.
Honourable Members, dear Prime Minister, it is now two years since we presented the White Paper on the future of Europe, which kick-started the debate we are having now on what we want our Union to achieve in the years ahead. Five scenarios show different possible paths that we could decide today. But, whatever we choose, there are some things that are constant and one of those is Italy’s central role in building our Union. Europe needs a strong Italy and Italy needs a strong Europe. It was no surprise or coincidence that the first lines of the White Paper were about Spinelli and Rossi’s manifesto.
As we look at our future, we should all inspire ourselves from those that have gone before us to build a stronger and more united Union for generations that follow, just as they did for us.
(Applause)
Manfred Weber, on behalf of the PPE Group. – Mr President, I would like to welcome the Prime Minister to the European Parliament.
Your speech, Prime Minister, started with the perspective of people. I am from Lower Bavaria and when I go to the service in my Catholic church, I meet the farmers and the nurses there. All of us have our neighbours and our neighbourhood and we talk with them every day. When I speak with them, I see the same problems. We have the perspective of young people all over Europe and the question of social fairness in the European Union.
To answer this, I think we have to be a little bit more specific than what we heard from you today because, to give an answer on the economic problems, the fact is that Italy is today the country with the lowest growth rate in the European Union, as Jyrki Katainen mentioned. This is not only a problem for Italy; it is a problem for the whole European Union because we are speaking about the G7 countries, so one of Europe’s economic engines.
What to do? We in the PPE Group believe that we need investments in today’s European Union and in Italy we see a government that cannot even agree on building up a project that has already been approved between France and Italy. In the PPE we believe in a stable currency, which is fundamental for a strong economy to build up trust. Your government discussed for a few weeks at the start of your government whether you should still be a member of the euro area or not.
We believe that only with the will for reform can you win the economic future of your country. The Programme Countries in Europe – Ireland, Poland, Cyprus, Greece and also Spain – showed that if you have the will for reform, you can win the future and you can create jobs for the younger generation. They did the job on the labour market, the judicial system and the tax system. Even in Germany, I must tell you – my country – it was Gerhard Schröder’s reforms, the Agenda 2010, which created the starting point for the economic strength of today’s Germany. So the will for reform is necessary for winning the future and at the moment your government is not really forward—looking and a front—runner on the question of reforms.
Finally, we believe that a stable budget is crucial for a strong economy and we don’t see that either in Italy. We see a growing debt rate. That is what we see.
That is a summary. Additionally, regarding the investments from the European Union in Italy, it is a real problem to see that we have such a lack of growth in Italy and, again, it’s your responsibility. It’s not the responsibility of others, it’s the responsibility of the Italian Government. We fully respect that you are elected and the government has been elected. You have a democratic mandate from the Italian citizens, but it’s probably easier to win elections as an anti-elite movement than to stay in government afterwards as an anti—elite movement. Some of you have probably become, in the meantime, the new elites in Italy.
I want to underline a second point which is important, namely the migration thing. I want to show you our full solidarity as the PPE Group, that we think that Italy deserves solidarity. We fully understand the anger of the people in Italy that for years and years they had no solidarity and Italy was alone. That’s why we stick to the principle of a binding solidarity mechanism for the European Union, but it is also a problem for us to see that a member of the European Council is here and tells us that his own body, his own institution, is not delivering on this issue. We delivered on this issue. It’s up to the Council to deliver now.
Finally, on external affairs, let me thank you for sticking to our European approach in the answer on Russia. At the moment you were ready, as the Italian Government, to give consent to the sanctions. That was a good thing. We have a common understanding that Russia’s interest is to weaken the European Union.
On the other hand, in recent days we saw the discussions about Venezuela. For us, as the PPE, it’s clear that we have there a socialist dictator, Maduro, an unfair, undemocratic election, and support from the military and the army. They are even stopping the transport of medicine which is so urgently needed in the country. On the other hand, we have a freely elected parliament looking for a fresh start for the country and simply asking for the right to seek early presidential elections for the country.
That’s why Guaidó was right when he asked today, in a letter he wrote to the Italian citizens, why their government was not supporting him. Why is the Italian Government not supporting the democratic forces in Venezuela? I think you should answer this question if you believe in the common European approach.
(Applause)
Those are some reflections. I thank you for the general will to look for a clear commitment to the European way of life. Two principles to end with: you said today in an agency at European level that Italy is becoming louder and is more present in the public debate. You say that nobody has a problem with a loud voice from a national point of view. Our problem is, in the European decision-making process, whether loudness is the same principle as egoism. What we need in Europe is compromise, the will for compromise. If everybody were loud, then finally there would only be noise and nothing else.
Finally, you spoke about the breach between people and the European Union decision—making process. You’re here in the European Parliament: Lega Nord is here, the Five Star Movement is here, Forza Italia is here, and Partito Democratico is here. All the forces from all over Europe are here. This is the political landscape of Europe. We all represent our citizens. We are all close to our citizens. There are no elites sitting here. We are representatives of our citizens and this is why this is the place for deciding the future of the European Union.
(Applause)
Udo Bullmann, on behalf of the S&D Group. – Mr President, I thank the Prime Minister very much for coming to the European Parliament today. This is the House of European democracy. This is the House of public debate and of frank language, so please allow me to start with that and to share my worries.
I am deeply worried when the Government of a founding member of our European community, the Government of the seventh world industrial power, is driving the Italian nation further into economic and political isolation today – and this against the backdrop of a situation externally where we cannot rely on Washington anymore, as we could in the past, and we have new threats from Russia.
We can see your economy shifting towards a recession and we see that industrial production is falling. In this situation, I am deeply saddened by the senseless escalation between France and Italy. What is this? Of what use is this?
(Applause)
In conflicts such as this – and you know it – there are no gains. Nobody can win. This is a perfect lose—lose for your country and for Europe. People in both countries could end up paying a very high price. Italy and France are one another’s second trade partners – EUR 76 billion is the volume of the annual trade between them. Hundreds of thousands of jobs depend on that. Hundreds of thousands of jobs, not of the elite but of ordinary folk on the ground.
The Italian people simply cannot afford to lose any more jobs. This year, Italy will grow by only 0.8%. That is the lowest growth rate in Europe. You may dress the situation up by saying that the goal is to bring back the dignity of labour. I very much wish you had brought back the dignity of labour: 75 000 men and women have lost their work, and many more have become trapped in unstable and low—paid jobs, while countless young people are being forced to leave the country in search of a better life.
And as if this wasn’t enough, the livelihoods and life savings of Italian families were recklessly put on the line by a calculated head—on collision course with the Commission over the budget. Why was that so necessary? Was it just one man’s public relations stunt? It has cost the Italian people EUR 1.7 billion during the past couple of months alone.
And for what? So that Mr Salvini can blame Brussels. Mr Salvini has a scapegoat for everything, but no solution for anything. This is part of the Italian reality today.
(Applause)
To distract from the economic mess, Salvini is now even abusing migration.
Ich selber war vor zwei Wochen in Catania und habe dort sehen können, wie 47 Menschen 12 Tage lang ein Rettungsschiff nicht haben verlassen dürfen, die Sea-Watch, unter ihnen Minderjährige und Folteropfer, weil sie die Gefangenen einer Ideologie waren, weil sie vorgeführt werden mussten, weil es nicht anders ging als sie zum Spielball einer zynischen Politik zu machen.
Das ist nicht das Italien, das wir kennen, meine sehr verehrten Damen und Herren. Wir kennen ein anderes Italien. Wir kennen das große europäische Italien mit Altiero Spinelli, De Gasperi, die niemals – niemals! – für kurzfristige vermeintliche politische Gewinne ihr Land oder gar Europa zur Disposition gestellt hätten.
Ich verstehe sehr gut, und meine Fraktion versteht sehr gut, warum Menschen in Italien enttäuscht sind. Ihre Vorgängerregierung hat Großes geleistet, tausende und abertausende von Menschen aus Seenot gerettet, und Europa hat nicht hinreichend reagiert. Europa hat keine hinreichende Solidarität bewiesen. Aber wer hat sie denn enttäuscht? Doch nicht die proeuropäischen Regierungen, doch nicht diejenigen, die Europa weiter voranbringen wollten?
Schauen Sie doch hin! Sagen Sie doch den Menschen in Italien, wer ihnen nicht hilft, endlich die Dublin-Reform zu machen! Das sind doch die Freunde von Herrn Salvini, das sind doch die Kaczynskis, das sind doch die Orbáns und die Menschen wie Herr Kurz in Österreich, die alles blockieren. Das ist doch die Realität! Lassen Sie uns doch die Wahrheit aussprechen! Und es sind die Proeuropäer, die, auch wieder bei Sea-Watch, die Menschen natürlich – natürlich! – gerettet haben, denn genau das gehört sich auch so.
Es gibt dieses Europa noch, es gibt dieses Italien noch, wo beide füreinander kämpfen; dieses großartige Italien, diese großartige Nation, das Italien von Spinelli und De Gasperi. Das sehe ich, wenn ich die Fischer in Italien sehe, die Fischer von Lampedusa, die trotz der Bossi-Fini-Gesetze und obwohl sie genau wussten, was auf sie wartet, weiterhin die Menschen aus der See gezogen haben. Das sehe ich bei den Seeleuten der Diciotti – einem Schiff der Küstenwache Ihrer eigenen Nation –, die nicht anlanden durften, und die sagen: Wir haben einen Seefahrerkodex, das ist unsere Ethik, und die steht nicht zur Disposition. Und das sehe ich bei den mutigen Bürgermeistern, die Essen und Wohnungen zur Verfügung stellen, auch wenn die Regierung die Schlafplätze vernichtet hat.
Es gibt dieses Italien, das Italien der Menschenwürde, das große Italien der europäischen Werte. Und diesem Italien reichen wir die Hand, weil wir es brauchen. Aber dann sollte Ihre Regierung aufhören, uns die grinsende Fratze der Unmenschlichkeit vorzuführen, denn das hat mit dem Italien, mit dem wahren Italien nichts zu tun.
Es ist Zeit, dass wir in Europa aufstehen gegen den Populismus und gegen diejenigen, die unsere Heimat ruinieren. Italien hat unsere Solidarität, und Italien gehört in die Mitte Europas, in das Herz Europas, zusammen mit seinen engsten Freundinnen und Freunden.
(Beifall)
Presidente. – Prima di dare la parola all'on. Raffaele Fitto, che parlerà a nome del gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei, ricordo ai presidenti dei gruppi che se vanno oltre il tempo a loro affidato lo toglieranno ai parlamentari del proprio gruppo.
Raffaele Fitto, a nome del gruppo ECR. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto rivolgo un benvenuto al Presidente del Consiglio italiano in questa occasione. Penso che sia un'utile occasione molto importante per poter affrontare questioni che riguardano il futuro dell'Europa e il ruolo che un paese che, come è stato ricordato sia da Lei ma anche da tutti coloro i quali sono intervenuti, è centrale nella costruzione di questa Europa e nella sua prospettiva.
Penso altresì che sia importante compiere uno sforzo, nel senso che spesso questi dibattiti rischiano di essere dibattiti molto generali, se non generici, e che abbiano delle diagnosi molto profonde, che talvolta poi sono in contrasto con la realtà che viviamo. Quindi il mio intervento sarà un intervento teso non solo a condividere alcune delle critiche e delle valutazioni molto critiche che sono state fatte su ciò che ha rappresentato l'Europa in questi anni e sugli errori enormi che questa Europa ha fatto sui temi economici e sui temi come quello dell'immigrazione – e dissento da molte delle cose che ho ascoltato in questi ultimi interventi su questi temi –, ma penso che sia altrettanto importante però cercare anche di indicare alcuni elementi di chiarezza.
Io proverò a indicarle, facendole anche degli esempi molto concreti, alcune forti contraddizioni, Presidente, che penso debbano trovare una risposta, perché nel momento nel quale noi parliamo di immigrazione – che è uno dei temi sui quali il suo governo, soprattutto all'inizio di questa legislatura nazionale, ha svolto un'azione che io ritengo non negativa così come viene raccontata, ma anzi utile a porre con forza e a avviare a soluzione un problema – i pescatori italiani non sono in mare a cercare di salvare gli immigrati, ma sono in protesta per quello che sono le norme europee rispetto anche ad alcune delle questioni che li riguardano. Vorrei chiudere questa parentesi e dire però alcune cose molto rapidamente.
La prima è sull'immigrazione. Siamo d'accordo, Presidente. Però sul Global Compact c'è una fotografia di quella che è un'incertezza totale che riguarda il suo governo. Lei ha partecipato all'assemblea delle Nazioni Unite, ha detto di essere d'accordo, poi dopo non è andato a Marrakesh e poi si è astenuto. Sul Venezuela ha rivendicato oggi un ruolo importante dell'Europa, dicendo che vi è la necessità di parlare una lingua unica. Ebbene, dobbiamo ricordare che nella riunione dei ministri degli Esteri europei, grazie al dissenso dell'Italia, unico dissenso, l'Europa non ha potuto esprimere una parola chiara in questa direzione.
Così come in materia economica, quello che lei ha detto è vero in termini di analisi, ma mi dispiace, le conseguenze alle quali lei fa riferimento sono assolutamente sbagliate. Non esistono scelte di riforme strutturali nelle sue politiche di sviluppo a livello nazionale, anzi il contrario. Io non sono fra coloro i quali si allarmano perché c'è un rischio di aumentare un po' il deficit in un momento di difficoltà economica. Il tema è come lo aumentiamo, per cosa lo aumentiamo. Noi lo stiamo aumentando per delle politiche che aumentano la spesa pubblica in modo strutturale, altro che riforme strutturali.
Inoltre, oggi è una giornata direi clamorosa perché – è stato ricordato prima – mentre noi siamo qui, mentre Lei ci parla dello sviluppo e della crescita del nostro paese e del ruolo dell'Italia in Europa, il suo ministro delle Infrastrutture presenta una fantomatica relazione per spiegarci che la Tav è un errore e che va bloccata. Sono questi i fatti di fronte ai quali noi ci troviamo. Allora su questo io vorrei, Presidente, che lei desse delle risposte chiare, per consentire che la sua conclusione diventasse realtà, cioè che si passasse dalle analisi, dalle parole ai fatti. E i fatti, purtroppo, non vanno nella giusta direzione né per l'Italia né per l'Europa.
Guy Verhofstadt, a nome del gruppo ALDE. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, proverò a fare il mio intervento in italiano, Presidente.
(Risate sparse ed esclamazioni)
Perché, a parte il mio paese, e ancora, io sono, Presidente Conte, innamorato dell'Italia e degli italiani. Per me infatti l'Italia è più di un paese: per me l'Italia è un'intera civiltà. L'Italia è dove è nata la nostra civiltà europea e per secoli artisti, scrittori e intellettuali di tutta Europa hanno visitato l'Italia almeno una volta nella loro vita. Scoprire l'Italia significava visitare l'Italia, visitare Firenze, visitare Roma, visitare Napoli e poi morire...
(Risate, ride anche l'oratore)
L'ha fatto Montaigne, l'ha fatto Goethe ed è per questo, signor Conte, che oggi mi fa male vedere la degenerazione politica dell'Italia. È vero, una degenerazione iniziata non ieri, non un anno fa: almeno, io penso, venti anni fa. L'impressione è che questo bellissimo paese è passato da un convinto difensore dell'Europa, un fondatore della nostra famiglia europea, a un fanalino di coda dell'Unione. Questa è l'impressione che abbiamo oggi in questa Assemblea e anche all'esterno. E diciamo tutta la verità: tutto è cominciato non con il Presidente del Consiglio Conte, tutto è cominciato con il malgoverno sotto Berlusconi. Questa anche è la verità.
(Applausi sparsi)
Il malgoverno è anche peggiorato sotto il vostro Governo, questo è il problema...
(Proteste ed esclamazioni)
...sotto Salvini, sotto Di Maio, i veri capi di questo Governo, un Governo con un comportamento, signor Conte, a volte antieuropeo e anche un Governo apertamente odioso contro altri Stati membri, che sono parte dalla nostra famiglia europea. È il Governo italiano che ha impedito all'Unione europea di essere unita contro Maduro e di riconoscere Guaidó come Presidente ad interim del Venezuela. E lei lo sa bene perché subisce la pressione del Cremlino e di Putin. Questa è la verità.
(Applausi)
È per questo – e qualcuno ne ha parlato – che dobbiamo dire basta alla regola dell'unanimità al Consiglio il più velocemente possibile. È il Governo italiano, signor Conte, che non fa parte della maggioranza al Consiglio per riformare la nostra politica di asilo e migrazione. Il signor Salvini si è specializzato nel bloccare i porti ai migranti ma blocca anche la creazione di un vero confine europeo, di una vera guardia costiera europea e la realizzazione di una riforma europea di Dublino in questo momento. E questo, per me, è un comportamento assurdo, perché l'Italia e i cittadini italiani sono i primi a pagare per la mancanza di questa politica europea.
E nell'ultimo anno– e questo è il mio terzo esempio – il vostro Governo è stato anche responsabile della stagnazione e un domani, temo, della recessione dall'economia italiana, perché il vostro Governo non ha una strategia per la crescita, non è vero? Il vostro governo ha solo una tattica per farvi rieleggere con regali e debiti. Questa è la verità.
E l'ultima – e voglio concludere con questo – l'ultima leggerezza del suo Governo, di Di Maio, che sta usando e abusando della sua carica per sostenere i gilets jaunes, un movimento popolare, è vero, che adesso è dominato da un gruppo di demolitori, demolitori che danno fuoco alle macchine, irrompono nei negozi, distruggono le fermate degli autobus. E Di Maio ha persino incontrato Christophe Chalencon. Lo conosco Christophe Chalencon, Presidente: è lui che ha chiesto, non una ma due volte, un colpo di Stato militare contro il Presidente eletto della Repubblica francese.
(Applausi sparsi)
Ebbene, complimenti! Questo è un comportamento da irresponsabili e non il comportamento di un Vicepresidente del Consiglio dei ministri di un importante paese d'Europa, come l'Italia. Lei ricorda che appena un anno fa, penso, il 23 novembre 2017, Di Maio ha scritto una lettera aperta a Emmanuel Macron, esprimendo la sua ammirazione e suggeriva che il Movimento 5 Stelle era infatti il movimento italiano di En marche. Ridicolo questo comportamento! Allora la mia domanda per Lei, Presidente Conte, è per quanto tempo ancora sarà il burattino mosso da Salvini e Di Maio per continuare questa cosa?
(Applausi ed esclamazioni)
La invito a ispirarsi da illustri compatrioti italiani: Spinelli, Ciampi, Giorgio Napolitano, Mario Draghi...
(Proteste e applausi)
Sì, sì, Giorgio Napolitano, sì! Un grande europeo con una grande idea e membro di questa Assemblea. E non dimentichiamo la mia buona amica Emma Bonino. Questi sono gli uomini e le donne che fanno la grandezza dell'Italia e il suo grande ruolo in Europa. Questa è la differenza tra il signor Conte e tutti questi grandi personaggi che ha dimenticato.
(Applausi)
Presidente. – Voglio ricordare a tutti i parlamentari che intervengono che questo non è il Parlamento italiano, non è un dibattito sull'Italia. È un dibattito sulle prospettive dell'Unione europea per discutere le proposte dell'Italia.
Il mio partito politico non sostiene il governo Conte. Sto soltanto cercando di avere un dibattito che non sia un dibattito sulla situazione in Italia. Potete dire tutto quello che volete, ma io vi dico a che cosa serve questo dibattito.
Eleonora Forenza, a nome del gruppo GUE/NGL. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, intendo porre, a nome del gruppo GUE/NGL, alcune domande al Presidente del Consiglio italiano, a partire dalla convinzione che quanto sta accadendo e quanto accadrà in Italia sia particolarmente rilevante per il futuro dell'Europa su cui insistono, a mio avviso, due opzioni, entrambe nefaste e tra loro fortemente interconnesse: la prosecuzione delle politiche neoliberiste e il crescente consenso di un'onda nera reazionaria.
Chi vi parla a nome di questo gruppo è impegnato nella costruzione di un'alternativa ad entrambe queste opzioni nella costruzione di un terzo spazio e di un'alternativa per l'Europa fondata sull'autodeterminazione di donne, uomini, popoli. Ed è proprio sul fronte della possibilità di contrastare i vincoli del neoliberismo, vincoli contro cui ogni giorno questo gruppo parlamentare si batte in nome di un'idea di uguaglianza, che si misura il tradimento delle promesse elettorali di questo Governo, del tutto prono rispetto alle politiche neoliberiste. Si è prima piegato ai vincoli sullo sforamento deficit/PIL, non ha preso nessun impegno per quanto riguarda il pareggio di bilancio in Costituzione.
A proposito di commercio equo, che lei prima citava, Primo ministro, non c'è una posizione del Governo italiano né sul CETA né sulle clausole ISDS. Lei ha parlato di politica di coesione, eppure il Governo italiano si appresta ad approvare un'autonomia differenziata che è la secessione dei ricchi, è il contrario delle politiche di coesione che sarebbero necessarie per dare una risposta alla questione meridionale come questione europea.
Questo governo ha dato il via libera alla Transatlantic pipeline, a cui ci siamo opposti come gruppo parlamentare. Ha infine varato una proposta di workfare, una proposta di reddito di sudditanza, di lavoro gratuito e norme "anti-divano" che offendono la dignità di milioni di precari italiani. Ventuno italiani hanno il reddito di 12 milioni di persone, secondo i dati Oxfam, eppure voi non fate una patrimoniale. Voi fate la flat tax, ovvero riducete la progressività della tassazione e non fate nessun piano sulla questione salariale. Nessun vero contrasto al neoliberismo.
Ma non è solo su questo versante che questo Governo ci preoccupa per il futuro dell'Europa. Questo Parlamento ha approvato, il 25 ottobre 2018, anche a seguito di un'aggressione avvenuta nella mia città, Bari, da parte di alcuni militanti di Casa Pound, una risoluzione che esorta gli Stati membri a vietare di fatto i gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra fondazione o associazione che esalta e glorifica il nazismo e fascismo. Le chiedo come intende il Governo italiano contribuire alla sua applicazione e come giudica, signor Presidente, le relazioni tra il ministro degli Interni italiano e gli esponenti di Casa Pound, una forza esplicitamente neofascista. E voglio ricordarle, signor Primo ministro, che alla radice di ogni fascismo – ce lo insegna Hannah Arendt – c'è il processo di disumanizzazione dell'altro, lo stesso che è alla base della guerra alle persone e ai migranti.
Indosso con orgoglio questa felpa, la felpa che indossavo, come altri deputati europei di altri gruppi politici, quando ero appunto sulla Open Arms, proprio nei giorni in cui si svolgeva il Consiglio europeo. Ecco, questa non è una divisa, una di quelle che un po', mi permetta di dire, buffonescamente indossano alcuni ministri del suo Governo. Questo è un segno di solidarietà. Ricevemmo sulla Open Arms la notizia che i porti italiani erano chiusi per quelle 59 persone che erano state soccorse in mare.
Lei ha fatto riferimento alle conclusioni del Consiglio europeo che conferma gli accordi con la Turchia, la relocation volontaria, il contrasto ai flussi. Non ha fatto riferimento invece alla posizione del Parlamento europeo che chiede una riforma del regolamento di Dublino e un processo di relocation obbligatoria. Continua, signor Primo ministro, le consegno anche questo grafico, a dire che la presenza delle ONG in mare aumenterebbe le partenze. Avete attivato un processo di criminalizzazione delle ONG indegno di un paese civile, confondendo con una menzogna chi soccorre le persone con i trafficanti. E allora che le chiedo, Primo ministro, così come ha chiesto la sindaca Ada Colau, di fermare l'ignobile politica di chiusura dei porti e di blocco delle ONG. Le chiedo se un ministro indagato per sequestro di persona di 177 persone può davvero pensare di indicare all'Unione europea il futuro per quanto riguarda le politiche su migranti.
Infine, l'otto marzo, signor Primo ministro, in tutta Europa e anche in Italia scenderanno in piazza le donne, le femministe, quelle che Lei si è dimenticato di menzionare nel Suo intervento. Non è un caso, ha fatto bene, perché quando questo Governo parla di diritti delle donne fa soltanto delle cose negative. Non so se Lei è a conoscenza del fatto che una delegazione della commissione FEMM si è recata in Italia esattamente per affrontare il fatto che la presenza di medici obiettori impedisca il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza. Non so se Lei è a conoscenza del fatto che sono sotto sfratto luoghi di autodeterminazione delle donne come la Casa internazionale delle donne di Roma e come lo spazio Luce e siesta. Non so se Lei è a conoscenza del fatto che le donne chiedono di cassare il DDL Pillon, che le donne chiedono con il piano antiviolenza di finanziare i centri antiviolenza, un reddito di autodeterminazione e un salario minimo europeo.
È da queste proposte che può ripartire davvero il futuro dell'Europa. Noi continueremo a essere partigiane, perché per salvare l'Europa dal suo naufragio occorre contrastare queste politiche europee, ma anche le politiche del Suo Governo.
Philippe Lamberts, au nom du groupe Verts/ALE. – Monsieur le Président, Signor Presidente del Consiglio, benvenuto al Parlamento Europeo. L’Italie a mauvaise presse dans les cercles européens. Et pourtant, quand nous pensons à votre pays, ce sont plutôt des images positives qui nous viennent à l’esprit. C’est en Italie que des citoyens se sont prononcés massivement pour le maintien de ce bien commun qu’est l’eau dans le giron public. C’est en Italie, aussi, que les citoyens se sont prononcés contre le retour à cette énergie impayable et risquée qu’est le nucléaire. C’est encore en Italie qu’est né le mouvement du «slow food», antidote à la malbouffe qui tue nos sociétés à petit feu. Et enfin, c’est l’Italie qui a su, en particulier grâce à son tissu de petites et moyennes entreprises, créer trois millions d’emplois verts.
Pourtant, votre gouvernement, Monsieur Conte, nous confronte à une autre réalité et parfois nous renvoie aux pires heures que ce continent a connues. Comme lorsque votre ministre de l’intérieur, qui se voit comme votre véritable patron, affirme son rêve d’expulser d’Italie les Roms et les Sinti qui y vivent.
Votre pays est particulièrement exposé au changement climatique et fait face à une possible récession. Et, face à cela, votre discours nous l’a d’ailleurs montré, vous tournez le dos à l’opportunité de faire de la transition écologique le moteur de l’économie italienne et européenne. Vous pourriez choisir d’écouter les lanceuses d’alertes environnementales, comme Rossella Muroni, les entrepreneuses innovantes, comme Catia Bastioli, ou les maires anti-spéculation, comme Matilde Casa.
Mais, au lieu de cela, au nom d’une croissance mythifiée, votre gouvernement se déchire sur des projets pharaoniques et insensés, comme le tunnel du Val de Suse ou encore l’exploitation pétrolière en mer, pour ne pas parler de la bétonisation continue de votre pays, l’un des plus beaux d’Europe.
Ce pays se trouve, de longue date, face à une équation budgétaire difficile. Et si la part de responsabilité de vos prédécesseurs est importante, personne ne peut nier que l’Italie a fortement souffert des politiques d’austérité imposées dans la zone euro depuis le traité de Maastricht. Mais plutôt que de chercher à construire des alliances pour réformer la zone euro, pour que notre monnaie commune bénéficie à tous les États membres, votre gouvernement choisit le chemin d’une confrontation aussi théâtrale que stérile qui, loin de réduire les risques, les augmente.
Enfin, votre pays est en première ligne face au défi de l’asile et des migrations. Vous pourriez prendre exemple sur la dignité et la détermination de Pietro Bartolo, le médecin de Lampedusa, ou de Domenico Lucano, le maire de Riace. Au lieu de cela, votre gouvernement fait des migrants les boucs émissaires de tous les maux de l’Italie et ferme ses ports aux navires qui sauvent l’honneur de l’Europe en venant au secours des réfugiés. Vous pourriez saisir la main tendue de notre Parlement, qui a adopté à une très large majorité, l’abandon de la règle de Dublin au profit de la solidarité européenne que vous-même et votre gouvernement réclamez.
Car, en effet, la réforme, telle qu’adoptée par notre Parlement, répond exactement aux exigences affichées par votre gouvernement. Mais, ici même, le Mouvement 5 étoiles s’y est opposé alors que la Ligue se réfugiait dans l’abstention. Au lieu de cela, votre gouvernement préfère donc s’associer avec ceux qui ne font que prêcher l’Europe forteresse tout en laissant l’Italie abandonnée à son sort.
Et si la question migratoire est un problème pour l’Italie, Monsieur le Premier ministre, je pense qu’il est plutôt à chercher du côté des presque deux millions de jeunes Italiens qui ont fait le choix, libre ou contraint, de quitter leur pays ces quinze dernières années. Pensez-vous vraiment que ce sont les politiques confuses et contradictoires de votre gouvernement qui vont les inciter à revenir, et surtout inciter leurs frères et sœurs à rester au pays? Nous pensons au contraire que c’est en faisant de l’Italie le moteur d’une transition écologique, solidaire et démocratique que vous rendrez à votre pays un avenir à la hauteur de son histoire, à la hauteur de la place qui est la sienne au sein de l’Union Européenne.
Et de notre côté, nous serons avec celles et ceux qui se mobilisent et se préparent à lancer, autour de ces priorités, une «onda verde e civica per l’Italia».
Laura Agea, a nome del gruppo EFDD. – Signor Presidente, Presidente Katainen, Commissario, colleghi e Presidente del Consiglio Conte. Questo è il 17° dibattito sul futuro dell'Europa, e il rischio è che mentre dibattiamo sul futuro, l'Unione non abbia nemmeno più un presente. Noi continuiamo a considerare l'Europa, che abbiamo fondato, come la nostra casa. Ma l'Unione Europea ha bisogno di una profonda ristrutturazione, perché è stata costruita partendo dal tetto, dimenticando le fondamenta.
Noi vogliamo dare a questa casa fondamenta solide, certe e durature. Vogliamo un'Europa più giusta, più equa, più vicina ai cittadini, senza Paesi di serie A e Paesi di serie B. Vogliamo che l'economia reale torni ad avere il primato sulla finanza, vogliamo più diritti sociali, vogliamo investimenti, crescita e basta austerità!
Vogliamo un'Europa protagonista sulla scena mondiale, che non si faccia mettere in ginocchio da grandi potenze come Russia, Cina e Stati Uniti. Vogliamo un'Unione, non solo di nome, ma anche di fatto. Vi chiedo, questo significa essere a favore o contro l'Europa? Molti hanno l'abitudine di guardare la pagliuzza negli occhi degli altri, ma non si accorgono della trave che è nei loro.
Essere europeisti significa umiliare la Grecia e i greci, e poi ammettere - come se niente fosse - che l'austerità è stato un enorme errore? Essere europeisti significa invocare la solidarietà tra Stati e poi lasciare un solo Paese a gestire il peso dell'immigrazione? Essere europeisti significa creare nel proprio Stato paradisi fiscali? E poi, essere europeisti vuol dire contrastare con una stupida guerra ideologica l'introduzione in Italia del reddito di cittadinanza che - guarda un po’ - è una realtà in tutta Europa?
Questi sono falsi europeisti, che sì hanno costruito l'Europa, ma quella delle banche e della finanza, della burocrazia e dell'austerità lontana dai cittadini. Siamo ancora in tempo per cambiare e dovremmo prendere esempio dall'Italia, dove oggi il cambiamento è in atto. In soli sette mesi abbiamo tolto i vitalizi degli ex parlamentari, risarcito i risparmiatori truffati delle banche, imposto il Daspo ai corrotti, tagliato le pensioni d'oro, abbassato la tassazione per le piccole partite IVA e iniziato a pagare 30 miliardi di debiti della pubblica amministrazione nei confronti degli imprenditori.
Finalmente oggi in Italia c'è il reddito di cittadinanza. Abbiamo smantellato la riforma delle pensioni che l'Europa, sì l'Europa, ci aveva imposto il nome dei conti del rigore.
Commissario Katainen, io sono umbra. Lei ha parlato di Norcia, a Norcia serviva soltanto una cosa: scorporare gli investimenti per la ricostruzione dal patto di stabilità e crescita.
Questo abbiamo promesso ai cittadini e questo abbiamo realizzato perché noi quello che diciamo lo facciamo. Il recente Rapporto “Italia 2019”, pubblicato dal prestigioso istituto Eurispes, registra un incremento della fiducia degli italiani nel governo: ben quindici punti in più rispetto all'anno scorso. Non ne siamo stupiti, perché il governo del cambiamento, ascoltando i cittadini dà loro una nuova speranza per il futuro.
Per questo ci accusano di essere populisti.
Presidente Conte, come Lei ha già ricordato, se questo significa ascoltare la gente, allora sì, noi siamo populisti. Troppo spesso invece, in questo palazzo, chiusi in queste gabbie, ci si dimentica di ascoltare il popolo.
Colleghi, quante volte vi abbiamo chiesto un segnale forte per i cittadini, a cominciare per esempio dall'abolizione della doppia sede di questo Parlamento? Questa struttura, dove oggi siamo e che occupiamo quattro giorni al mese costa 200.000.000 EURO ogni anno, e non ha ragione di esistere. E noi siamo amici dei francesi, e non consento a qualcuno di fare illazioni sul nostro sostegno ai violenti o ai “casseurs”, tanto più che qualcuno si è permesso di definire il nostro governo un governo di lebbrosi.
Chiedo la cancellazione dello spreco della doppia sede: questo non è un attacco alla democrazia, la democrazia non è un privilegio! La democrazia non può essere un palazzo! Iniziamo a dare un taglio ai nostri stipendi, alle pensioni, agli stipendi mostruosi dei commissari, che rappresentano veramente uno schiaffo ai cittadini.
Sulle pensioni privilegiate degli europarlamentari c'è una nostra iniziativa già depositata. Presidente Tajani metta attenzione in questa nostra proposta, dia supporto alla nostra proposta! Oggi tutto questo non è stato realizzato, ma lo faremo noi, grazie al voto dei cittadini alle prossime elezioni e con le altre forze del cambiamento. Abbiamo dato una straordinaria squadra di piloti alla guida dell'Italia. Ora ne daremo una altrettanto capace alla guida dell'Unione Europea perché, statene certi, come stiamo cambiando l'Italia cambieremo anche l'Europa.
Mara Bizzotto, a nome del gruppo ENF. – Signor Presidente, benvenuto Presidente Conte, oggi lei porta al Parlamento europeo la straordinaria esperienza del primo vero governo del cambiamento di tutta Europa. Un governo che rivendica con orgoglio la sovranità del nostro paese, un governo che non piega la testa e ha il coraggio di dire no ai boiardi di Bruxelles, di dire no alle imposizioni di Berlino, no alle manie di grandezza del piccolo Napoleone Macron, un governo che difende finalmente gli interessi del popolo italiano.
In questi mesi, il governo Lega e 5 stelle ha dimostrato con i fatti che il cambiamento è possibile. Grazie al nostro leader Matteo Salvini è stata fermata l'immigrazione selvaggia. Col decreto sicurezza si è messo fine al business dell'immigrazione clandestina. Con la famosa quota 100 abbiamo cominciato a smontare la legge Fornero sulle pensioni.
Presidente Conte, molto di buono è già stato fatto, molto altro resta da fare. C'è da dare l'autonomia al Veneto, alla Lombardia, all'Emilia Romagna. C'è da dare una grande riforma fiscale per tagliare le tasse. C'è da dire in modo chiaro che Maduro è un dittatore comunista che va spazzato via e che l'Italia sta al cento per cento col popolo del Venezuela che vuole la libertà.
Presidente Conte, noi della Lega siamo già al lavoro, perché dopo l'Italia vogliamo cambiare da cima a fondo anche l'Europa. E lo faremo col consenso del popolo italiano, che alle elezioni europee farà diventare la Lega di Salvini il primo partito in Italia e il primo partito di tutta Europa.
Basta con l'Europa schiava delle banche e delle multinazionali. Basta con l'Europa dello spread e dell'austerità. Basta con l'Europa di Juncker, della Merkel, di Macron, che vogliono comandare a casa nostra e umiliare il popolo italiano. In Italia comandano i cittadini italiani, non la Merkel o Macron.
Dopo le elezioni europee avremo la forza e i numeri per costruire una nuova Europa, l'Europa dei popoli e della libertà, un'Europa capace di difendere le frontiere, fermare l'immigrazione clandestina, tutelare il made in Italy, tutelare le nostre imprese e i nostri lavoratori.
Presidente Conte, siamo convinti che il nostro governo durerà ancora a lungo, perché tutti noi abbiamo una grande missione da compiere: difendere la nostra terra dai burocrati di Bruxelles e difendere la libertà e la sovranità del popolo italiano. Buon lavoro Presidente Conte!
Presidente. – Per informazione generale, ricordo che la scelta delle sedi del Parlamento europeo non è di competenza di questa Assemblea, è di competenza degli Stati membri che hanno sottoscritto un trattato.
Per quanto mi riguarda, invece, onorevole Agea le rispondo che io ho già rinunciato a 500 000 euro di buonuscita da Commissario europeo e devolvo la mia pensione da Commissario europeo a una comunità di recupero per tossicodipendenti.
Steven Woolfe (NI). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, benvenuto Presidente Conte.
I would like to say to Mr Conte, Prime Minister of Italy, that it gives me great joy to see him here today.
Mr Conte, the determination of your Government to resist the privileged power axis of Merkel and Macron, and indeed to resist the pressures of the European Union elite – on show here today – who have suggested that your Government is racist, fascist, in the cahoots of Putin, even anti-feminist and anti-European – you deserve applause for that. You have inspired democrats across this continent and the world. Your Government has demonstrated that Europe is not an institution called the European Union. It is indeed a continent of ancient nations of ancient peoples: ancient peoples but with modern methods. Sometimes they wear yellow vests, sometimes they vote Brexit, and sometimes – like your Five Star colleagues – they take social media and turn it into political power for the ordinary people. Modern methods for ancient voices. But the fact remains that these voices must still be heard.
The debate today is about the future of Europe. Mr Prime Minister, you and your Government and your colleagues are the future of Europe. Bravo, bravo, bravo.
(Applause)
Presidente. – Do ora la parola al Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana perché risponda alle prime domande che gli sono state rivolte.
Giuseppe Conte,Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana. – Grazie Presidente. I temi che sono stati toccati sono vari, spaziano da temi di chiara impronta europea ad altri temi, invece, che riguardano più strettamente la politica nazionale seguita del mio governo.
Scusate se non risponderò uno per uno, ma cercherò di raggruppare i temi che sono stati toccati. Inizio da un tema che è stato attraversato un po' e toccato da quasi tutti gli interventi: il tema dell'immigrazione. Ognuno può avere le sue opinioni, però vorrei ricordare quello che ha fatto il mio governo concretamente, come abbiamo affrontato il tema dell'immigrazione e quella che è la realtà dei fatti, poi ognuno trarrà le conseguenze. Quello che forse non dobbiamo fare è oscurare la realtà dei fatti, di come essi si sono svolti.
Dal primo momento che il mio governo si è insediato ha avuto la piena consapevolezza che il tema dell'immigrazione era un tema divisivo, era un tema che aveva sopraffatto il nostro paese, con centinaia di migliaia di sbarchi in pochi anni. L'Italia non è stata in grado, con le politiche precedenti, di reggere all'impatto dei flussi migratori, data la nostra condizione geografica. Qualcuno forse lo dimentica, ma noi siamo nel cuore del Mediterraneo. Quindi le rotte, soprattutto quelle dell'Africa centrale, ci espongono direttamente all'impatto dei flussi migratori.
Ebbene, consapevoli di quello che era successo, consapevoli che una accoglienza indiscriminata, come si era realizzata in passato, significa non integrazione. Non affrontiamo il problema con ipocrisia: accoglienza indiscriminata significa non integrazione. Non faccio il nome, ma anche alcuni, in particolare un mio collega, un premier europeo, che aveva sul tema dell'immigrazione un atteggiamento, come dire, un po' distaccato, mi ha detto, dopo che ha visitato una città italiana del Nord: "Giuseppe, capisco adesso che avete un grave problema", dopo che ha visto per le strade decine e decine di immigrati.
L'abbiamo affrontato come? L'abbiamo affrontato da subito secondo un approccio strutturale, abbiamo compreso che il caso emergenziale ci lascia tutti sopraffatti, non riusciamo a gestirlo. E allora abbiamo elaborato una strategia, articolata in sei premesse, dieci obiettivi che spaziano dalla politica da perseguire nei rapporti con i paesi di transito dove origina il flusso migratorio, dove originano questi percorsi della speranza, ai paesi di transito, al problema delle frontiere europee – anche marittime, attenzione, che non è la stessa cosa di frontiere terrestri –, allo sbarco, alla redistribuzione, ai rimpatri, e via discorrendo.
Vorrei ricordare che l'Italia, nel corso del primo Consiglio europeo a cui ho partecipato a fine giugno, si è fatta, come dire, parte attiva per quanto riguarda quelle conclusioni raggiunte, dove si è ragionato per la prima volta di principi e sforzi condivisi, dove si è affermato per la prima volta il principio che chi sbarca in Italia non sbarca in un paese extraeuropeo, sbarca in Europa.
Però c'è un punto: che una volta che sono stati affermati quei principi, poi la traduzione pratica ancora oggi non si trova. Abbiamo avuto vari Consigli europei, ma di fatto non riusciamo, stentiamo ad applicare conseguentemente quei principi. E certo non per colpa dell'Italia, evidentemente, non per colpa dell'Italia. L'Italia allora, devo desumere che è vero che ha salvato l'onore dell'Europa in passato, ma forse qualcuno pensava che continuasse anche per il futuro a salvare l'onore dell'Europa. Però così non può essere, non può essere perché qualsiasi Stato che si ritrova nella posizione dell'Italia raggiunge un momento di saturazione. I meccanismi di integrazione non funzionano più, i meccanismi di inclusione non funzionano più, sappiamo che ci sono difficoltà per i rimpatri, perché i rimpatri non sono efficaci, perché in molti paesi, addirittura, non è possibile neppure accertare l'identità dei migranti, l'origine, e in ogni caso è solo possibile su accordi bilaterali, quindi oggettivamente non si riesce neppure a rimpatriarli.
E allora l'Italia ha deciso di applicare una linea di maggior rigore rispetto al passato. Certo, lo diciamo a testa alta, lo diciamo e lo affermiamo con forza, con chiarezza e trasparenza: una linea di maggior rigore perché abbiamo ritenuto, dopo aver elaborato questa strategia articolata, che non dobbiamo banalizzare, nessuno si può permettere di banalizzare, abbiamo ritenuto che questa fosse l'unica strada efficace per contrastare il traffico di essere umani.
C'è un problema, un'ipocrisia in Europa: i migranti diventano un problema quando si accendono i riflettori sul Mediterraneo, complice anche qualche ONG, allora scatta un meccanismo massmediatico, e allora diventa il problema del migrante. Ma noi dobbiamo porci il problema dei migranti là dove lasciano il loro villaggio, là dove da subito cadono preda del traffico di questi esseri senza scrupoli. Sapete quanto costa un percorso della speranza, costellato da torture e da violenze personali? Io ho girato tanto in Africa, so di che cosa sto parlando: costa dai tremila ai cinquemila dollari, e delle volte non bastano. Voi pensate, stiamo parlando di persone poverissime che riescono a procurarsi questi soldi e dopo un attimo vengono depredate, defraudate e violentate. Questo è il problema, il problema non è solo nel Mediterraneo.
Per quanto riguarda la gestione poi nel Mediterraneo, vorrei ricordare che l'Italia, nelle attività di search and rescue, di salvataggio in mare, si è sempre, sempre ispirata alla tutela dei diritti fondamentali, e anche nel caso che è stato menzionato, evocato, della "Diciotti", l'Italia come prima cosa ha preso le persone più vulnerabili, donne e bambini, le ha subito trasportate e le ha portate a terra. Il fatto poi che, come nell'ultimo caso, ci sia una nave che venga dove sia garantita assistenza sanitaria, approvvigionamento di generi alimentari e via discorrendo, sia qualche giorno nel porto, nella rada, italiano, questo non significa che ci siano maltrattamenti. Ma era giusto, e credo che sia giusto, di fronte alle conclusioni che tutti e 28 i paesi hanno raggiunto lo scorso giugno 2018, pretendere che funzioni un meccanismo redistributivo, cosa che non ancora funziona, che non può non essere – su quello sono d'accordo – su base obbligatoria.
Attenzione, veniamo anche al concreto. Il porto sicuro funziona solo se è quello dell'Italia, solo se lo sbarco è in Italia. Questo non può andar bene. Porto sicuro non significa porto più vicino. Questo è il primo punto. Secondo: il meccanismo redistributivo non può funzionare se ci sono solo tre, quattro, cinque, sei paesi, peraltro senza un meccanismo automatico. Devono essere tutti a partecipare a questo meccanismo di solidarietà. Terzo: c'è un terzo problema, non nascondiamolo, anche i paesi che si dichiarano disponibili a partecipare al meccanismo redistributivo, sono disponibili solo a farlo con coloro che hanno diritto alla protezione internazionale. I migranti economici nessuno li vuole, rimangono nel paese dove sbarcano. Questo per quanto riguarda l'immigrazione.
Per quanto riguarda l'economia, avete trattato il tema dell'economia degli investimenti e le infrastrutture. Qualcuno ha detto: ma l'Italia non vuole fare le riforme necessarie. Vi prego, informatevi. Durante il procedimento di mediazione con il Presidente Juncker, con il Vicepresidente Dombrovskis e il Vicepresidente Moscovici, io, dal primo momento che li ho incontrati, non ho chiesto una cortesia, di evitare la procedura di infrazione. Ho portato un libro corposo, che ho fatto tradurre in inglese, dove ci sono tutte le riforme che abbiamo già realizzato e quelle in corso di realizzazione. Dire che l'Italia non è disponibile a operare le riforme significa semplicemente ignorare quel che sta succedendo in Italia. Abbiamo varato, stiamo realizzando, il più corposo piano di riforme strutturali che sia stato mai pensato.
(Commenti e domande di alcuni deputati. Il Presidente interviene interrompendo l'oratore)
Presidente. – Durante il dibattito successivo avrete la possibilità di fare le vostre domande. Onorevole Danti, se vuole parlare dopo può parlare, se deve interrompere adesso non vale la pena. Più perdete tempo con interruzioni, meno parlamentari parlano. Date la possibilità di rispondere e poi farete le vostre domande.
Giuseppe Conte,Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana. – Abbiamo approvato una legge sull'anticorruzione che introduce i più elevati standard anticorruzione non solo europei ma internazionali. Abbiamo introdotto una riforma radicale in materia di bancarotta. Oggi in Italia non si parla più di bancarotta o di fallimento: si parla di codice della crisi di imprese e di insolvenza. È un corposo libro, un corpus di articoli. Abbiamo introdotto una legge di delega e adesso stiamo per introdurre decreti legislativi delegati per riformare e semplificare tutti i procedimenti amministrativi e snellire tutte le procedure. È quello di cui ha bisogno il mio paese, cosa che non è stata mai fatta negli ultimi anni. Abbiamo una legge di delega intesa a introdurre una riforma radicale per quanto riguarda gli appalti (public procurement); abbiamo una legge di delega intesa a riformare il codice civile, il codice del processo civile e il codice del processo penale.
Questo è quello che stiamo facendo. E quando ci dite che siamo contro gli investimenti, forse perché seguite il pubblico dibattito e sentite parlare di TAV, di chi è favorevole e chi no. Ma scusate, non è che la TAV significa il piano di investimenti infrastrutturale in Italia. Noi abbiamo un corposo piano di investimenti infrastrutturali, ai quali abbiamo aggiunto ben 13 miliardi da parte delle aziende di Stato, che sono state convocate a Palazzo Chigi. Abbiamo un piano nazionale: stiamo presentando in questi giorni un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio, un piano nazionale contro i rischi del dissesto idrogeologico, per il riammodernamento delle nostre infrastrutture viarie. E su questo vorrei ricordare che abbiamo chiesto flessibilità, proprio alla Commissione, e l'abbiamo ottenuta nella fase finale per oltre 3 miliardi – 3 miliardi e 200 milioni – in aggiunta al piano di investimenti già programmato.
E allora, possiamo avere diversità di opinioni, – la democrazia è bella perché quando c'è un dibattito pubblico ciascuno può avere opinioni – però ignorare tutto questo significa fare un torto ai cittadini europei, non solo a quelli italiani. Per quanto riguarda la TAV, è vero, è un progetto che era stato riconosciuto anche di interesse europeo ed era già varato: ma questo Governo ha ritenuto che è corretto nei confronti dei propri cittadini – tanto più se lei valutazioni che giustificano quell'opera risalgono a oltre 25 anni fa – riaggiornare le valutazioni, visto che comunque l'opera non è stata ancora realizzata, è nella fase iniziale. E allora, prima di impegnare così tante risorse, prima di realizzare un'infrastruttura che ha un impatto così notevole sull'ambiente, abbiamo deciso di procedere a un'analisi costi-benefici. Abbiamo detto che lo faremo in trasparenza, condivideremo i risultati pubblicamente e ci assumeremo la responsabilità della conseguente decisione.
Per quanto riguarda gli altri progetti, sono tutti in corso di realizzazione. Il TAP, il terzo valico, l'autostrada del Brennero e via discorrendo. E tra l'altro, proprio per accelerare l'investimenti, abbiamo un piano, che renderemo pubblico in questi giorni, per tutti i cantieri in corso.
Una battuta finale – scusi Presidente se sto abusando del tempo – ma una battuta finale sulle scelte di politica estera. Ci viene detto: isolamento politico. L'Italia è in isolamento politico, l'Italia sul Venezuela ha ostacolato ed è rimasta isolata. Attenzione: innanzitutto l'Italia non è isolata. L'Italia ha contribuito, vorrei ricordarlo – e questo è un fatto – al comunicato dell'Alto rappresentante, e quindi dell'intera Unione europea, del 26 gennaio. È stato riconosciuto, anche pubblicamente, che il mio intervento è stato determinante per quel comunicato. Attenzione: molti vogliono anticipare la storia. Occorrerebbe prudenza. Noi non sappiamo quale sarà l'evoluzione della crisi venezuelana. L'Italia ha le idee chiare e non è da sola, è con molti altri paesi. Abbiamo le idee chiare sul fatto che, vorrei ricordarlo, per noi le elezioni presidenziali dello scorso 2018 non sono elezioni democratiche. Non le abbiamo riconosciute. Chiaro? Abbiamo inoltre le idee ben chiare sul fatto che occorrono nuove elezioni presidenziali e occorre che siano assicurate le condizioni perché si svolgano in modo trasparente e che siano credibili secondo gli standard internazionali. Le vogliamo al più presto. Abbiamo consapevolezza che c'è una popolazione che sta soffrendo e quindi stiamo premendo per l'emergenza e abbiamo già stanziato risorse per gli aiuti umanitari nel rispetto del diritto internazionale. Abbiamo consapevolezza che nessun regime può essere giustificato se adotta violenza e reprime il dissenso e le manifestazioni pacifiche con la violenza.
Detto questo, non riteniamo di poter incoronare nessuno che non passi da elezioni libere e democratiche. Lavoreremo per questo.
(Applausi)
Siamo parte attiva del gruppo di contatto; siamo disponibili anche a una forma di mediazione e ammoniamo tutti dalla responsabilità storica di incoronare qualcuno a discapito dell'altro, quando sappiamo bene che le maggiori crisi internazionali, dal punto di vista storico, si sono verificate perché si è avuta la fretta di incoronare un attore protagonista rispetto all'altro nella contesa.
Attenzione: perché così si polarizza e si radicalizza lo scontro. È chiaro che precipitarsi a incoronare un attore significa consentire agli altri attori globali di venire in soccorso dell'altro e sappiamo che così si sono create le peggiori crisi che ancora si trascinano nella storia.
(Applausi)
Presidente. – Iniziamo il dibattito con il "catch the eye". Dobbiamo concludere al massimo alle 19.45. Ci sono più di cinquanta parlamentari che hanno chiesto di parlare: più parlate, meno parlano gli altri.
Lara Comi (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, signor Primo Ministro, benvenuto al Parlamento europeo. lei ha parlato di democrazia. Vede, lei si trova quindi una istituzione che, forse, è la più democratica, perché noi siamo eletti direttamente dai cittadini e ogni giorno rispondiamo ai cittadini, al contrario di lei che è stato nominato. Io sono orgogliosa di essere italiana. Io sto con l'Italia, ma con l'Italia in Europa.
Secondo lei è stata una passeggiata approvare in questa sede il made in Italy? Secondo lei è stata una passeggiata approvare la riforma di Dublino, in questa sede, o il copyright? E non abbiamo scaricato la colpa nessuno, ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo lavorato, abbiamo fatto alleanze, quelle alleanze che mancano all'Italia, quelle alleanze che mancano nel Consiglio europeo. Perché, vede, lei parla di Europa, parla di unità, e poi viene qui a dire che non si fa la TAV. Forse anche parte del suo governo non è della stessa opinione, o sbaglio?
Lei parla di una riforma di Dublino, però lei stesso ha approvato le quote facoltative, quello che invece noi abbiamo detto che è assolutamente sbagliato. E allora poi si va a chiedere solidarietà, quando si hanno le quote facoltative? Questo è un suo errore, e lo deve riconoscere per onestà intellettuale. E un altro aspetto, mi permetta: il suo video con la Cancelliera Merkel è una vergogna, perché io amo l'Italia e non vorrei mai che un Primo Ministro parli male del governo italiano a un collega.
Sylvie Guillaume (S&D). – Monsieur le Président, Monsieur le Président du Conseil, quand je ne siège pas à Strasbourg ou à Bruxelles, je vis à Lyon. C’est une ville qui a un lien ancien avec l’Italie: passer du Piémont à Lyon, et l’inverse, c’est ce qu’ont fait les fondateurs de la soierie lyonnaise au XVIe siècle et des générations d’Italiens après eux.
Je veux vous parler du Lyon-Turin, dont il est incroyable ici d’entendre qu’il est encore un projet. En réalité le Lyon-Turin ne fait pas que relier deux villes, de même que le tunnel sous la Manche ne relie pas Douvres à Calais, mais le Royaume-Uni tout entier au reste de l’Union.
Le Lyon-Turin constitue le maillon central du corridor méditerranéen depuis Algésiras jusqu’à Budapest. Mais je vous parle de lien entre les peuples, alors que le rapport Ponti parle, lui, principalement d’argent. Ce rapport refait les calculs faits par les experts précédents et réussit à trouver que le Lyon-Turin coûterait à l’État italien. C’est vrai que certaines recettes seront en baisse, comme les taxes sur le carburant et sur le produit des péages autoroutiers. Eh oui, il y aura moins de circulation routière, moins de camions, mais surtout moins de pollution.
Ma question, Monsieur le Premier ministre est la suivante: ne pensez-vous pas que le lien ancien et fraternel qui lie nos deux pays mérite mieux que ce rapport Ponti, où l’on ne trouve ni rigueur méthodologique, ni souci environnemental?
Bernd Lucke (ECR). – Herr Präsident! Herr Ministerpräsident, vielen Dank für Ihre Ausführungen. Sie haben sehr viel über die Solidarität gesprochen, die Italien jetzt von der Europäischen Union einfordert. Das ist Ihr Beitrag zur Zukunft der EU, dass Sie Solidarität einfordern, und wir wissen, wem die Solidarität gelten soll.
Aber wenn wir über Solidarität sprechen, dann müssen wir natürlich auch darüber sprechen, warum es denn überhaupt zu einer Situation gekommen ist, wo Italien diese Solidarität einfordern muss. Und da möchte ich noch einmal darauf hinweisen, dass wir seit 20 Jahren eine gemeinsame Währung haben: den Euro. Und seit 15 Jahren hat Italien kein Wachstum. Haben Sie mal darüber nachgedacht, ob da vielleicht ein Zusammenhang bestehen könnte?
Könnte es sein, dass Italien selbst einmal darüber nachdenken muss, ob diese gemeinsame Währung eigentlich für das Land geeignet ist, darüber nachdenken müsste, woher es kommt, dass die italienische Zentralbank ein Target-Defizit von 400 Milliarden Euro vor sich herschleppt, woran es liegt, dass Italien seine Schulden um ein Drittel erhöht hat, seit der Euro eingeführt worden ist, woran es liegt, dass Italien ständig gegen die Regeln in Bezug auf sein Defizit verstößt, gegen den Fiskalpakt verstößt?
Herr Conte, wenn Sie Solidarität einfordern, dann muss sich auch Italien mal an die Regeln halten. Im Asylsystem halten Sie sich ja ebenfalls nicht daran. Erst haben Sie die ganzen Flüchtlinge nicht registriert, die gekommen sind. Jetzt schließen Sie plötzlich alle Häfen und fallen damit ins andere Extrem hinein.
Wenn Italien ein Mitglied der Europäischen Union sein will, dann muss sich Italien an die europäischen Regeln halten, sonst kann es keine Solidarität geben.
Ana Miranda (Verts/ALE). – Señor presidente. Señor presidente Conte, ¿por qué su Gobierno impidió que un barco de salvamento como el Open Arms haya podido atracar en el puerto italiano el 29 de junio de 2018?
Señor presidente, yo estaba en ese barco, junto a Eleonora Forenza, junto a Javier López y junto a Miguel Urbán. Cuatro eurodiputados de este Parlamento. Y no se nos dio una respuesta oficial, alegando su ministro de Transportes que el impedimento de poder atracar en un puerto italiano se debía a un motivo de orden público.
¿Por qué están bloqueando los puertos italianos desde entonces? ¿Por qué ustedes hablan de la Europa solidaria mientras no están cumpliendo ningún tipo de reglas, de las reglas de solidaridad europea?
Pero lo que más nos choca es que la parte del Gobierno que podría tener ideas más democráticas se alíe con la extrema derecha, con los amigos del fascismo, con los amigos de Vox, que es justamente lo contrario de la Europa solidaria.
Mario Borghezio (ENF). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, (fuori microfono) … al nuovo Presidente del Consiglio che, en passant, ha ridato dignità a un paese, a un popolo che non era abituato a vedere i suoi rappresentanti con la schiena dritta venire in Europa e ragionare come lei è riuscito a ragionare nella fase delicata, e le dobbiamo dare atto del grande successo correndo il rischio di una messa in stato d'infrazione di un paese, e dimostrando invece, con la forza della verità e dei fatti, che il nostro è un grande paese laborioso, i cui fondamentali finanziari ed economici fanno invidia agli altri paesi, che spesso hanno usato l'arma del ricatto e della sopraffazione politica, avendo a che fare con una classe politica, anche europea, piuttosto assoggettata.
La ringrazio per aver dato forza all'altra componente del suo governo, che aveva come obiettivo – e l'ha raggiunto – quello di dimostrare a questa Europa un po' incauta che tutti questi sermoni sull'impossibilità di fermare il traffico di carne umana nel Mediterraneo erano falsi e forse servivano a interessi piuttosto oscuri. Questo traffico è stato bloccato! La ringrazio inoltre per lo sforzo, cui lei ha accennato, di apertura nei confronti dei paesi africani, con i quali bisogna parlare con pari dignità.
Io la prego soltanto di aggiungere in questo sforzo l'apertura e il coinvolgimento del sistema delle piccole e medie imprese del nostro paese ed europee, solo innestando il seme buono della piccola e media impresa e non, come si faceva in passato, coi partiti che intrallazzavano in Africa e rubavano in Africa. Questo si deve fare, questo farà un governo serio, un governo del popolo!
Udo Voigt (NI). – Herr Präsident! Willkommen, Herr Ministerpräsident! Sie haben es geschafft, dass Sie die Möglichkeit über das Mittelmeer – diese Masseninvasion – gestoppt haben. Dafür sage ich Ihnen meinen Dank. Es ist auch kein Geheimnis, dass die Asyl-Lobby durch Sie nicht mehr so viel verdienen kann, wie das vorher der Fall gewesen ist. Sie müssen sich heute hier vorkommen wie in einem Tribunal. Aber dies hier ist kein Tribunal. Das ist das Zittern der alten Eliten, die genau wissen, dass sie in drei Monaten nicht mehr die Mehrheit in diesem Hause haben.
Herr Ministerpräsident, wir haben in Deutschland, wir haben in Europa erfahren müssen, dass Migranten auch tausendfach töten können. Stoppen Sie das Morden! Geben Sie den Millionen Europäern, die heute nach Polen, nach Italien, nach Ungarn schauen, wieder eine Hoffnung auf eine neue Zukunft!
Teresa Jiménez-Becerril Barrio (PPE). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, condivido, signor Presidente del Consiglio, il fatto di dover fermare il traffico di esseri umani in Africa, ma purtroppo non condivido la posizione di neutralità dell'Italia sul Venezuela, che ha bloccato il riconoscimento di Guaidó da parte dell'Unione europea. Io porto l'Italia nel mio cuore: le mie figlie sono italiane, ho vissuto per oltre vent'anni in Italia e sono veramente delusa dal governo italiano, che non vuole vedere l'urgenza di fermare il tiranno Maduro, che sta soffocando il popolo venezuelano.
Lei ha appena detto che non c'è fretta. Vada a dirlo, signor Conte, a Leopoldo López, a tutti i torturati, a quelli che sono morti, a tutti gli emigranti venezuelani che sono in coda per entrare in Colombia, alla gente che muore di fame. Come diceva Edmond Burke: l'unica cosa necessaria perché trionfi il male è che i buoni non facciano niente.
Renaud Muselier (PPE). – Monsieur le Président, je m’adresse à vous en tant qu’ancien secrétaire d’état aux affaires étrangères de la France, député européen et président de la région Provence Alpes Côte d’Azur.
Ma région partage des centaines de millions d’euros européens dans la coopération avec mes voisins italiens. En réalité, nous partageons tout: nos frontières, le littoral, les montagnes, notre histoire, la Méditerranée et même l’accent. J’ai de l’amour pour votre pays, j’aime les Italiens.
Mais aujourd’hui, le rappel légitime de notre ambassadeur est la conséquence directe de votre ingérence. Pour la première fois depuis la guerre, vous venez de tendre les relations entre nos deux pays; il s’agit d’une faute diplomatique majeure, qui montre que votre discours, soi-disant pro-européen, est faux. Par ailleurs, vouloir faire de la politique en France est parfaitement inadapté à vos convictions, vous qui ne cessez de prôner la souveraineté italienne.
Alors, de quoi vous mêlez-vous chez nous? Je n’ai qu’une question: qui a payé ce déplacement en France? Si c’est le contribuable italien, vous venez d’éliminer vos candidats français, car c’est un délit en France de se servir d’une personne morale lors d’une campagne électorale. Et l’Italie est une personne morale. Vos alliés peuvent vous remercier: avec un ami comme vous, plus besoin d’ennemis.
En fait, votre comportement est inélégant, immoral, indécent, inefficace, irresponsable et illégal. Je ne félicite pas l’héritier de la Renaissance que vous devriez incarner.
Patrizia Toia (S&D). – Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, lei avrà colto dalle parole e dagli atteggiamenti di quest'Aula quanta stima e quanta aspettativa ci sia per l'Italia e quanta delusione e preoccupazione invece vi è per quest'Italia che, oggettivamente, si è fatta più debole, si è isolata, è in conflitto con i paesi fondatori con cui dovrebbe ricostruire il futuro e si allea a paesi che sono contro quell'unità e quella solidarietà che lei ha richiamato. Spero che lei questo lo abbia colto con intelligenza, e glielo dico con preoccupazione non con gioia, perché voglio che il mio paese sia protagonista in questa Europa e non antagonista.
Le dico un'altra cosa, signor Presidente: come possiamo credere alle sue parole, che oscillano tra grandi sogni e citazioni? Per favore, Aldo Moro leggiamolo integralmente: non avrebbe fatto nel Mediterraneo quello che abbiamo fatto noi. Ma non è questo il vero problema. Lei poi invece cade in un ribellismo, in una rivendicazione. Ma dov'è la coerenza che lei invocava? I fatti dove sono?
Allora, lei cita alcune cose, non le dirò che le abbiamo fatte noi, perché non nasce oggi l'Italia in Europa, ma le dico come ci siamo comportati qui. Lei mi dirà se questa è credibilità, signor Presidente, se è coerenza. Ha citato i fondi per l'Africa, ma la sua maggioranza ha votato contro! Ha citato i miliardi del piano Juncker, ma i partiti che la sorreggono – e grandi partiti – hanno votato contro! Ha citato l'esigenza della cooperazione rafforzata, ma perché l'Italia non partecipa all'iniziativa dei nove? Ha parlato delle conseguenze negative della Brexit, ma lo sa che il maggior partito – per ora – italiano che la sorregge sta nel gruppo di Farage? Ecco, io la prego, faccia tornare l'Italia, per il suo stesso bene, protagonista in Europa.
Paulo Rangel (PPE). – Senhor Presidente, Senhor Primeiro-Ministro, é, naturalmente, com imenso gosto que aqui o ouvimos e com um enorme respeito pela vontade do povo italiano. Há, no entanto, um ponto que gostava de sublinhar: citou aqui a dada altura Aldo Moro e é pena que o Governo italiano atual não honre a memória de Aldo Moro, com o seu europeísmo e a sua dedicação à causa europeia. Não basta citá-lo a propósito do Mediterrâneo, é preciso citá-lo a propósito da Europa.
Permita-me que lhe diga, como português, que estranho muito a posição do Governo italiano na questão venezuelana. Não apenas porque ela põe em causa a questão da política externa europeia, mas porque, tal como há uma grande comunidade portuguesa em Caracas e na Venezuela, também há uma grande comunidade italiana.
Será que o Governo italiano não pensa nos italianos que estão a sofrer o regime de Maduro e que estão a sofrer a miséria que ele lhes impôs? Esta é a questão a que o Governo italiano já devia ter respondido. Não basta responder agora. Devia ter respondido na primeira hora.
Massimiliano Salini (PPE). – Signor Presidente, signor Presidente Conte, buonasera, grazie di essere qui. Sarò pratico. Vorrei avere il tempo per descrivere la fatica che si fa qua nelle Istituzioni europee per ottenere risorse da destinare ai migliori progetti che vengono realizzati e proposti dai tanti paesi europei, tra cui il mio. Vorrei dedicare del tempo per raccontare