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Procédure : 2018/2899(RSP)
Cycle de vie en séance
Cycle relatif au document : O-000022/2019

Textes déposés :

O-000022/2019 (B8-0016/2019)

Débats :

PV 14/03/2019 - 17
CRE 14/03/2019 - 17

Votes :

PV 26/03/2019 - 7.19

Textes adoptés :


Compte rendu in extenso des débats
Jeudi 14 mars 2019 - Strasbourg Edition révisée

17. Droits fondamentaux des personnes d'ascendance africaine (débat)
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Procès-verbal
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  Der Präsident. – Als nächster Punkt der Tagesordnung folgt die Aussprache über die Anfrage zur mündlichen Beantwortung an die Kommission über die Grundrechte von Menschen afrikanischer Abstammung von Claude Moraes im Namen des Ausschusses für bürgerliche Freiheiten, Justiz und Inneres (O-000022/2019 - B8-0016/2019) - (2018/2899(RSP)).

 
  
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  Cécile Kashetu Kyenge, autrice. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi apriamo questo dibattito sulla situazione dei cittadini europei di origine africana cogliendo l'occasione per accendere i riflettori sulla specifica forma di esclusione sociale a cui vanno incontro.

In questo intervento di presentazione, è mio compito illustrare alla Presidenza della nostra Assemblea, ai componenti della Commissione, destinataria dell'interrogazione, ai colleghi presenti e alla cittadinanza tutta il senso dell'interrogazione stessa e il modo in cui bisognerà inserire l'argomento nei nostri futuri lavori parlamentari.

In tal senso, signor Presidente, mi preme sottolineare il buon clima prevalso all'interno della commissione LIBE quando si è trattato di accordarci per la versione definitiva della risoluzione che dovrà approdare in plenaria durante la prossima tornata. Grazie alla mediazione efficace e competente di Claude Moraes abbiamo largamente condiviso il contenuto della risoluzione, con una partecipazione convincente, in particolare, dei gruppi ALDE, GUE, Verts/ALE e PPE. Certo, non sono mancate le controversie.

Il riconoscimento ufficiale della specifica storia degli afro-discendenti, la possibilità di istituire delle riparazioni, la questione delle scuse pubbliche, ma anche quella della restituzione dei beni artistici ai paesi africani, un tempo depredati dalle nazioni europee colonizzatrici, nonché la questione della declassificazione degli archivi coloniali meriterebbero l'istituzione di un'unità della Commissione europea che si occupi in modo specifico di questi argomenti e della promozione della piena cittadinanza degli europei afro-discendenti.

Queste sono state, grosso modo, le questioni che hanno animato la nostra discussione all'interno della commissione, e possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti della versione finale della risoluzione, frutto di una mediazione seria e competente.

Ora occorre tornare un attimo sull'importanza generale della questione, per riaffermare alcuni principi che ci hanno portato al suo trattamento. L'integrazione sociale paritaria dei cittadini europei di discendenza africana deve, a mio parere, essere inquadrata nelle necessità di rispetto dei diritti umani fondamentali.

Si tratta nell'insieme di garantire ai portatori della diversità, l'integrità della dignità umana di cui sono indiscutibili titolari. Queste affermazioni, che partono fin dai livelli elementari della nostra riflessione politica, sono motivate dal fatto che nell'odierna Europa, nonostante secoli di teorizzazione della razionalità e dell'evoluzione sociale, vigono ancora dei disvalori, che minano la vita degli afro-discendenti.

Spesso lo si dice con mezzi termini, perché la cosa pare impensabile: eppure, una specifica ricerca dell'Agenza europea per i diritti fondamentali ci ha dato l'evidenza dell'esistenza, all'interno della società europea, di fenomeni ricorsivi di razzismo anti-neri.

Del resto, in diversi paesi membri, la cronaca quotidiana è spesso dominata da episodi di razzismo e di xenofobia, che colpiscono indifferentemente i cittadini europei afro-discendenti e tende a spinger loro ai margini della società.

L'ampiezza del fenomeno è tale per cui nessun settore sociale può ritenersi immune. Appaiono particolarmente violati i diritti alla casa, la possibilità di accedere al lavoro dignitoso, il diritto all'istruzione. In alcuni paesi europei, abbiamo persino assistito al tentato ritorno dell'apartheid, con l'esclusione discriminatoria di bambini afro-discendenti dalle mense scolastiche, nonché il tentativo di istituire per loro le classi separate.

Quando riferivo delle controversie in commissione LIBE, ho accennato alla questione dei rapporti storici tra i paesi europei, oggi membri dell'Unione, ed i paesi africani, luogo di provenienza ultima degli afro-europei. Tale relazione storica ha visto succedersi, tra l'altro, le esplorazioni post-medievali, la tratta degli schiavi neri, la colonizzazione, lo sfruttamento economico totale dell'Africa e le forme appena velate di neocolonialismo che vigono nei nostri tempi.

Spesso, all'interno di questa Assemblea, così come all'interno delle nostre società, la questione migratoria, componente essenziale della globalizzazione, ha elettrizzato le nostre discussioni, inasprendo anche i nostri contrasti di vedute.

Io credo che la questione della piena cittadinanza dei neri europei, afro-discendenti, debba essere inserita in questo complesso di argomenti, per poterne capire la profondità, ma anche per poterci porre rimedio.

Spesso, anche tra di noi, ho visto alcuni dei nostri colleghi stupirsi nel sentirmi affermare che c'è del razzismo in Europa, ritenendolo un fenomeno quasi esclusivamente americano. Eppure, nella culla della cultura umanista, non solo pullulano atti razzisti e xenofobi, ma in alcuni contesti, essi diventano parte di una teoria di governo...

(Il Presidente ritira la parola all'oratrice)

 
  
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  Valdis Dombrovskis, Vice-President of the Commission. – Mr President, I would like to thank the Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs for drawing attention to this matter. The Commission is concerned about the high rates of discrimination and the manifestations of hatred reported to be seriously affecting people of African descent and black people in Europe, as recently shown by Fundamental Rights Agency research.

Preventing and fighting afrophobia and other forms of racism are fully embedded in the Commission’s policies against discrimination and racism, which remain a clear priority for us. EU action in this area comprises a variety of measures and tools, including the continuing monitoring of the transposition and implementation of relevant EU legislation and, in particular, the Race Equality Directive and the Framework Decision on combating racism.

In the past years, we have been working hard to provide national authorities with guidance on how to ensure the effective implementation of legislation. We have focused on data on equality and hate crime, victim support and improving investigation into, and the prosecution of, hate speech and hate crime. Last November, we published a new guidance note on the practical application of the EU Framework Decision on combating racism, which will serve as a useful tool to prompt and assist national law-enforcement and judicial authorities in better enforcing national legislation on hate crime and hate speech on the ground.

Flagship policy initiatives, such as a code of conduct on countering illegal hate speech online, and the work on diversity chapters, are also providing a key contribution to concrete progress on the ground. All these horizontal initiatives play a key role in terms of preventing and countering afrophobia and anti-black racism. But, indeed, the recognition of afrophobia and anti-black racism as a specific form of racism is important.

Following thematic discussion in the EU High Level Group on combating racism and other forms of intolerance, we published last November a policy paper which provides an overview of the main issues raised by stakeholders on the specific barriers, prejudices and obstacles facing people of African descent and black people across Europe. On this basis, targeted measures are identified, in order effectively to address discrimination, exclusion and intolerance directed against those communities. We hope this policy paper can be a useful tool both for policymakers at EU and national level and for NGOs and other stakeholders.

I look forward to this debate and to the ideas of the European Parliament, which will be reflected in the resolution.

 
  
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  José Inácio Faria, em nome do Grupo PPE. – Senhor Presidente, Senhor Comissário, no contexto do combate ao racismo institucional, pessoal e interiorizado, a ONU decretou o período de 2015 a 2024 como a década internacional dos afrodescendentes.

Apesar desta proclamação, a verdade é que nos Estados-Membros da União Europeia os afrodescendentes continuam a ser racial, social e juridicamente discriminados, mais vulneráveis ao desemprego e, devido à sua sub-representação política nas instituições europeias, impedidos de contribuir para a eliminação dessas formas de discriminação de que são alvo.

Este triste panorama é uma vergonha que se verifica um pouco por toda a Europa, incluindo no meu país, onde os afrodescendentes são particularmente vulneráveis social e economicamente e onde infelizmente persistem os relatos de violência policial baseada na discriminação racial, onde inúmeros afrodescendentes portugueses continuam a ser tratados como imigrantes e os afrodescendentes imigrantes vêm o direito à nacionalidade ser-lhes restringido e os seus direitos a ela inerentes ser—lhes negado por um racismo institucional que persiste em manter-se em pleno século XXI.

Urge, pois, criar um quadro da União Europeia para as estratégias nacionais de inclusão e integração social dos afrodescendentes que inclua a promoção do empoderamento político, o combate à afrofobia e aos crimes de ódio.

No século XXI, não podemos continuar impassíveis a assistir a tratamentos discriminatórios entre cidadãos, seja com base na cor, na religião ou nas opções sexuais. A Europa é, e deve continuar a ser, um espaço de liberdade, de solidariedade e de igualdade de oportunidades para todos e não-discriminação no acesso ao emprego, no salário e até no acesso aos cuidados de saúde.

 
  
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  Cécile Kashetu Kyenge, a nome del gruppo S&D. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, volevo ricordare da qui che è esclusivo compito dell'Istituzione ricordare che il razzismo è vietato. Parto da qui per parlare di un concetto che molto spesso attraversa la nostra società. Si tratta della presunzione di colpevolezza, ecco dunque la denominazione orribile di un dato di fatto che si sparge in modo pandemico nella nostra società europea, trovando nell'esistenza degli stereotipi le ragioni del suo mantenimento.

In ragione della presunzione di colpevolezza, numerosi cittadini europei afro-discendenti sono esposti a soprusi e maltrattamenti. A volte è difficile parlarne in prima persona, per chi subisce il razzismo e la xenofobia. Risulta difficile parlarne perché, proprio in virtù della presunzione di colpevolezza, si è subito tacciati di vittimismo e di simulazione.

Eppure, signor Presidente, non vi è un solo europeo afro-discendete che non possa riconoscere il fatto di essersi spesso sentito escluso, o semplicemente mirato, per il motivo dell'evidenza della propria differenza di pelle.

Certo, può anche trattarsi di un'illusione collettiva, che però colpisce in modo selettivo ed espone i neri europei ad una profilazione discriminatoria da parte anche delle forze dell'ordine; a subire il razzismo istituzionale, come abbiamo sentito; a vedersi rifiutare la propria candidatura per le case in affitto, senza che nessuno abbia preventivamente esaminato la pratica. Per dirvi la profondità della questione, pensate che spesso, durante i controlli di routine della polizia, accade che il cittadino europeo afro-discendente, titolare di regolare carta d'identità che riporta la menzione chiara della sua cittadinanza, si senta rivolgere l'inaspettata domanda: "Dove è il permesso di soggiorno?". Ci sono molti di questi episodi.

Devo però ringraziare questo Parlamento per il regolamento avanguardista che abbiamo contro il razzismo verbale degli eletti. È una buona pratica, che va diffusa in tutta Europa e nel mondo, a tutela dell'umanità di tutti gli uomini e le donne.

 
  
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  Marek Jurek, w imieniu grupy ECR. – Panie Przewodniczący! Dzisiaj ideologią panującą w Unii Europejskiej jest marksizm kulturowy, który od klasycznego marksizmu różni się tym, że w miejsce starych pojęć wyzysku wprowadził pojęcie dyskryminacji i tropi kolejne grupy dyskryminowane, ale przede wszystkim wykorzystuje je dlatego, że piętnowanie bez przerwy społeczeństwa jako struktury dyskryminacyjnej, pokazywanie „dyskryminuje tych, tamtych, jeszcze innych” tak naprawdę powoduje antagonizmy społeczne godzące nawzajem w ludzi. Z tym naprawdę nie powinniśmy iść tą drogą.

Ustanawianie policji myśli, ustanawianie specjalnych przepisów prawnych – to wszystko nie jest drogą do budowy solidarnego społeczeństwa. Jeżeli kogokolwiek w naszych państwach spotyka krzywda, to po to powinno działać zdecydowane, konsekwentnie egzekwowane prawo chroniące każdego skrzywdzonego człowieka.

Narzędziem budowy solidarności jest po prostu wychowanie, kultura chrześcijańska, w której zostaliśmy wychowani, a na pewno nie policja myśli, która będzie tylko eskalować kolejne konflikty społeczne.

 
  
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  Ivan Jakovčić, u ime kluba ALDE. – Gospodine predsjedavajući, svi znamo da živimo u vrijeme kada populizam raste, kada mržnja raste, kada je plasiranje neistina potpuno prirodna stvar, kada imamo snažan rast nacionalizma, kada imamo odnose gdje upravo izlazi na vidjelo homofobija, izlazi na vidjelo afrofobija. I gledajte, naš predsjednik Europskog parlamenta u ovo vrijeme relativizira ono što je činio Mussolini, koji je donio rasističke zakone. Dakle, živimo u vrijeme kada zaista moramo biti zabrinuti za društvo koje stvaramo. Da li zaista želimo društvo u kojem će se ljudi mrziti zato što pripadaju raznim vjerama, nacijama ili su različite boje kože (kao što je u ovom slučaju postavljeno pitanje od kolegice Kyenge na odličan način)?

Ja želim vjerovati, želim biti naivan, želim biti isto tako iluzionist, ali želim vjerovati da ovaj naš planet ima šansu. Ima šansu u onome zbog čega sam se ja borio da uđem u ovaj Europski parlament: u europskim vrijednostima. U onom što znači međusobna tolerancija, međusobno razumijevanje i međusobna želja za kulturom življenja.

 
  
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  Marie-Christine Vergiat, au nom du groupe GUE/NGL. – Monsieur le Président, pour la première fois, nous avons, dans cet hémicycle, un débat sur l’afrophobie, ce racisme essentiellement fondé sur la couleur de la peau.

Les afro-descendants sont immigrés, descendants d’immigrés mais aussi européens, certains, depuis plusieurs générations, tels nos concitoyens ultramarins.

Il y a un impensé, un racisme spécifique vis-à-vis des personnes noires, lié à l’histoire du continent européen, à un refus d’affronter notre histoire et sa violence vis-à-vis de l’Afrique, via l’esclavage, le trafic d’êtres humains, le colonialisme et le néocolonialisme. On le retrouve même dans certains discours politiques, notamment à l’égard des migrants subsahariens.

Alors, oui, il faut parler de cette histoire sans tabou, dénouer les préjugés, reconnaître les faits et ce qu’il faut appeler des «crimes contre l’humanité», comprendre les spécificités de ce racisme pour éviter qu’il ne se perpétue, y compris dans nos institutions, éduquer, et condamner les discriminations et les violences, y compris policières. Il faut accepter l’altérité et faire vivre l’article 1er de la déclaration universelle des droits de l’homme et dire, avec Aimé Césaire, il y a là un fait essentiel, on est noir et cela compte.

 
  
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  Jiří Pospíšil (PPE). – Pane předsedající, já se chci také přihlásit k této otázce, která byla položena Komisi k zodpovězení. Jak už řekli moji kolegové, je to mimořádně důležité téma – boj proti rasismu, xenofobii, ochrana našich občanů Evropské unie, kteří mají své předky z Afriky a jsou často kvůli barvě pleti diskriminováni. Je to mimořádně důležité téma. Škoda, že se probírá takto zde ve čtvrtek na konci plenární schůze.

Ale je to současně dobrá výzva pro příští Evropskou komisi a příští Evropský parlament, aby tomuto tématu věnovaly mnohem větší pozornost. Je mi jasné, že tato Komise, byť zde pan komisař přečetl určité aktivity, už asi příliš práce na tomto důležitém tématu neodvede, ale je důležité, aby příští Komise vzala za své tvrdší boj proti rasismu a xenofobii a větší snahu začlenit do evropských společností ty naše spoluobčany, kteří z určitého důvodu jsou zranitelní a jsou zkrátka diskriminováni anebo jsou postiženi rasismem.

Je velmi důležité, že si toto dokážeme přiznat, že si dokážeme říci, že v evropských společnostech je rasismus, že potomci Afričanů, naši afričtí spoluobčané, jsou často diskriminováni a že je třeba, aby nejen národní státy, ale i Evropská komise tomu věnovala pozornost jak institucionální, o tom zde bylo hovořeno, tak hlavně finanční. Toto je otázka pro finanční politiku Evropské unie v dalším plánovacím období.

 
  
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  Ангел Джамбазки (ECR). – Уважаеми г-н Председател, уважаеми колеги, интересен е въпросът за основните права на хората от Африка в Европа. Това сигурно е много важен въпрос. Засяга теми, които много трябва да бъдат дискутирани. Само че за мен като представител на българската нация в Европейския парламент са много важни и много видими правата и законните интереси, например, на българските граждани, 500 хиляди от тях, които ще бъдат принудени да мигрират в Западна Европа, ако се случи пакетът „Мобилност“ или пакетът „Макрон“.

Така че аз не възразявам левичарите в цяла Европа и в този Европарламент да си намират проблеми и да се борят с тях. Живеем в свободни общества. Всеки има право да води своите политически битки. Но в края на краищата, въпросите на гражданите на държавите от Африка трябва да бъдат въпроси на държавите от Африка. Ние, представителите на европейски държави, трябва да се грижим за правата и законните интереси на своите граждани.

 
  
 

Spontane Wortmeldungen

 
  
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  Seán Kelly (PPE). – Mr President, I think this is a very important topic and I’m delighted to see it being highlighted here today. As people become more and more sophisticated and well-off across Europe, are they becoming more tolerant? It’s a good question. It’s not easy to answer it. There’s plenty of evidence to suggest that that’s not the case, and therefore it’s fundamental that the European Parliament would be aware of these issues to try and get fairness and equality across Europe for everybody, and particularly for people of African descent. They should have the same opportunity to get employment. They shouldn’t be subjected to hate speech or hate crime, and that should apply in every walk of life. I’ve seen in recent times, especially in sports, where even people of African descent and others, are abused simply because of their race. We have to stop this and I think the European Parliament and the European institutions can play a leading role because in this day and age we have to have equality for everybody, male and female, African and non-African alike. That is what we have to aspire to in the next Parliament.

 
  
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  Julie Ward (S&D). – Mr President, unfortunately, racism is still a reality in Europe with widespread discrimination against people of African descent. Black women and LGBTIQ+ people face a particularly bleak situation as they find themselves at the intersection of discrimination based on race and gender. Access to employment, housing, education and other opportunities remains much more difficult for people of African descent. This is made worse when it comes, for instance, to trans women of colour who are also the target of unparalleled levels of violence.

Racism in Europe is rooted in centuries of colonisation and the bullying of African countries by the West. We need to address these historical trends and accept that they are still at play today, as we have seen in this very debate. However, as the International Day for the Elimination of Racial Discrimination approaches, I know that thousands of anti-racist activists will march on the streets, calling for a world against racism. It’s time to stop ignoring the daily reality of life for Europeans of African descent and Mr Dzhambazki needs to understand that we all are from the same DNA.

 
  
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  Dobromir Sośnierz (NI). – Panie Przewodniczący! Przyszedłem na tę debatę z ciekawości przysłuchać się, o co wam tutaj chodzi i szczerze mówiąc na koniec nadal nie wiem. Wszyscy po kolei, oprócz dwóch przedmówców, mówili właśnie te same ogólniki.

Nie wiem, skąd macie Państwo dane, że to jest stale rosnący problem. Chciałem zadać to pytanie panu Jakovčiciovi, ale już i tak wyszedł, więc mi nie odpowie. Skąd ma dane, że ten problem jest rosnący? Jakie obserwacje uzasadniają takie przekonanie, że mamy coraz większy problem z rasizmem, homofobią – jak to nazwał.

Myślę, że mamy problem z homolatrią, jeśli już – z takim wychwalaniem dewiacji w tym Parlamencie, a nie z homofobią. Więc z czym jest problem? Gdzie macie te dane? Gdzie są te konkrety? Na jakiej podstawie w ogóle zawracacie głowę takimi dziwnymi dyskusjami?

Wydaje mi się, że to jest problem zupełnie marginalny i być może tylko w związku z nadchodzącymi wyborami chcecie zdobyć jakieś kilka kolejnych głosów osób, które są tym zainteresowane, ale ja nie widzę powodu, żebyśmy się tym zajmowali.

(Mówca zgodził się odpowiedzieć na pytanie zadane przez podniesienie niebieskiej kartki (art. 162 ust. 8 Regulaminu))

 
  
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  Cécile Kashetu Kyenge (S&D), Domanda "cartellino blu". – La mia domanda è molto breve. Vorrei che il collega dichiarasse qui che le persone nere di origine africana non fanno parte dell'Europa, che non lo riconosce. Se è così com'è, allora hanno diritto a far parte di questo dibattito. Vorrei sentire la sua risposta.

 
  
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  Dobromir Sośnierz (NI), odpowiedź na pytanie zadane przez podniesienie niebieskiej kartki. – Pani posłanko Kyenge, oczywiście że stanowią i mają prawo brać udział w debacie. Wolałbym, żeby mówili do rzeczy, a nie takimi ogólnikami, ale prawo oczywiście mają. Nic innego przecież nie powiedziałem.

 
  
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  Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL). – Monsieur le Président, ce n’est pas un «carton bleu», c’est un rappel au règlement.

Je voudrais qu’on réécoute ce qu’a dit notre collègue. Selon moi, il a assimilé la question des discriminations, du racisme et de l’homophobie à des perversions. Ce sont des propos scandaleux et indignes de ce Parlement européen.

Voulez-vous bien prendre la peine de réécouter ce qu’il a dit et prendre les sanctions nécessaires, si j’ai correctement entendu ce qui a été dit. Je n’attends pas de réponse, c’est un rappel au règlement.

 
  
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  Der Präsident. – Herr Kollege Sośnierz, das war keine blaue Karte.

Wir werden das hier nicht wieder vorspielen, Frau Vergiat. Aber ich nehme Ihre Beschwerde zur Kenntnis. Wir werden dem nachgehen.

(Ende der spontanen Wortmeldungen)

 
  
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  Valdis Dombrovskis, Vice-President of the Commission. – Mr President, I would like to thank the honourable Members for their contributions which the Commission will take into account in its discussions. Let me reiterate that the Commission is committed to strengthen and make better use of all existing tools and measures to tackle discrimination, racism and intolerance, targeting people of African descent and black people in the EU.

 
  
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  Der Präsident. – Die Aussprache ist geschlossen.

Die Abstimmung findet während der nächsten Tagung statt.

 
Dernière mise à jour: 8 juillet 2019Avis juridique - Politique de confidentialité