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2019. október 9., Szerda - Brüsszel Lektorált változat

14. Az Európai Tanács 2019. október 17–18-i ülésének előkészítése (vita)
A felszólalásokról készült videofelvételek
Jegyzőkönyv
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  Presidente. – L'ordine del giorno reca la discussione sulle dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla preparazione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre 2019 (2019/2711(RSP)).

 
  
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  Ruža Tomašić (ECR). – Poštovani predsjedniče, tegljač „Bourbon Rhode“ u vlasništvu francuske brodarske kompanije potonuo je 26. rujna na Atlantiku, 2000 km od francuskog otoka Martinique. Rezultat dosadašnje potrage je pronalazak trojice preživjelih te tijela četvorice poginulih pomoraca. Još uvijek se traga za 7 pomoraca, uključujući i kapetana broda Dina Miškića.

Ovim putem apeliram na čelnike svih 28 država članica Unije koji na bilo koji način mogu pomoći pri lociranju i spašavanju tih 7 pomoraca, da to i učine. Sama bit Europske unije leži upravo u međusobnoj solidarnosti individualnih država članica, koja ovoj zajednici i njenim građanima može ponuditi istinsku dodatnu vrijednost.

Teško mi se pomiriti s objavom francuskog kriznog stožera Cross s Martiniquea da se od potrage odustalo s takvom lakoćom, posebice kada se zna da su neki ljudi spašeni čak nakon više od 50 dana na moru.

Dragi kolegice i kolege, uvjerena sam u to da svaki od nas čak ni zamisliti ne može ovaj osjećaj (predsjedavajući je govorniku oduzeo riječ)

 
  
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  Presidente. – Onorevole Tomašić, stiamo iniziando un dibattito. Stiamo iniziando un dibattito molto importante. Per le comunicazioni, per cortesia, chiedete la parola prima, ma non quando ho già iniziato a discutere di un ordine del giorno.

Io invito anche i colleghi che se ne stanno andando magari a rimanere un attimo perché questo dibattito è davvero importante. Stiamo parlando della preparazione della riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre. Ringrazio il Presidente Juncker, il signor Barnier e la ministra Tuppurainen per essere presenti oggi con noi.

Però ho anche bisogno di farvi alcune considerazioni, proprio in apertura di questo dibattito. Come sapete, ieri sono stato invitato dal Primo ministro Johnson a Londra per un colloquio con lui. Ci tengo a informare l'Aula perché ho portato al Premier Johnson la posizione che il Parlamento europeo ha votato nell'ultima plenaria sulla questione della Brexit. Nonostante una certa fiducia e speranza, ho dovuto constatare che non ci sono al momento molti progressi.

Come è noto, qualsiasi accordo raggiunto tra Unione europea e Regno Unito deve ottenere non solo il voto della Camera dei Comuni ma anche l'approvazione del Parlamento europeo. Pertanto, è fondamentale per il Primo ministro conoscere la nostra posizione.

Il nostro approccio è molto semplice: pensiamo che una Brexit ordinata, un'uscita del Regno Unito con un accordo, sia di gran lunga il risultato migliore. Come ho spiegato al Primo ministro Johnson, il Parlamento europeo non accetterà però un accordo a tutti i costi. Non accetteremo nulla che possa minare l'accordo del Venerdì Santo e il processo di pace o compromettere l'integrità del nostro mercato unico, come è stato ampiamente chiarito nella nostra risoluzione nel settembre scorso.

Abbiamo esaminato le proposte presentate dal Regno Unito ultimamente, come alternativa al back stop originale. La nostra valutazione al Premier Johnson è stata che esse non costituiscono, al momento, una base per poter arrivare a un accordo. Sono delle idee, ma non sono delle proposte che sono attuabili, immediatamente attuabili.

Ci sono due alternative a un accordo in questo momento: l'estensione o nessun accordo. Il Parlamento naturalmente è aperto alla possibilità di un'estensione, qualora vi siano validi motivi o obiettivi precisi. Ma richiedere l'estensione è una responsabilità e una prerogativa del Regno Unito.

Per quanto riguarda l'ipotesi di mancato accordo, sono stato molto chiaro sul fatto che si tratterebbe di un risultato fortemente negativo, che comporterebbe serie conseguenze economiche per entrambe le parti, ma in particolare per il Regno Unito e i suoi cittadini. Un mancato accordo sarebbe chiaramente, però, responsabilità del governo britannico.

Quanto ai cittadini, ho ribadito al Premier Johnson che il Parlamento europeo continuerà a garantire che i loro diritti vengano tutelati, qualsiasi scenario si produca. Stamani ho anche avuto un proficuo incontro con lo Speaker della Camera dei Comuni John Bercow. Gli ho espresso la mia visione sul fatto che un'eventuale richiesta da parte delle istituzioni del Regno Unito di estensione del termine di recesso dovrebbe servire a ridare la parola ai cittadini britannici – come ha detto quest'Aula – tramite referendum o elezioni generali.

Con John Bercow c'è stata piena consonanza sull'importanza del ruolo dei nostri Parlamenti nella gestione della Brexit e vi è la comune consapevolezza che un'uscita disordinata del Regno Unito dall'Unione europea sarebbe contro gli interessi dei cittadini britannici ed europei. Spero vivamente che un'uscita senza accordo alla fine venga evitata, anche se in tal caso l'Unione europea ha adottato tutte le misure necessarie per prepararsi e affrontare le conseguenze.

 
  
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  Tytti Tuppurainen, President-in-Office of the Council.Grazie President, honourable Members of the Parliament, next week’s Council comes at a crucial point. At the upcoming European Council meeting, leaders will be discussing some of the most pressing issues for the Union.

Let me start with the Multiannual Financial Framework (MFF) on which the leaders will have the first substantial discussion. You will recall that the June European Council conclusions expressed the ambition to aim for an agreement before the end of the year. The Presidency has pursued work in line with that ambition. During the past months we have consulted and had extensive discussions with Member States in order to identify their priorities and where the so—called room for negotiation lies. We have now prepared a presidency paper to frame discussions at the October European Council. I believe it will be a good starting point for the leaders to provide further strategic guidance and indications for the Presidency’s MFF work.

The European Council will also discuss the strategic agenda, which leaders adopted in June. After four months they are keen to know how it’s been implemented within the Council, but also, crucially, how it is reflected in the future work of the other institutions, particularly in the Commission work programme. This is why Commission President—elect Ursula von der Leyen will attend the European Council and expand on this point with leaders. It is reassuring to see the largely similar objectives of the strategic agenda and Ms von der Leyen’s political guidelines. Of course, the exchange of views between the leaders and the President of the European Parliament will also be the perfect opportunity to hear the views of the Parliament.

Beyond the discussion on the strategic agenda, leaders on this occasion will also formally appoint Christine Lagarde as the President of the European Central Bank.

Now, the next topical issue on the agenda is climate change, an existential threat that has been, and still is, at the centre of attention, not least after the discussions in New York. We, as a Union, need to help raise global ambition and continue to lead the way on climate action. This is because we may soon reach a tipping point where we can only mitigate the effects of climate change instead of reversing them. But it is only with concerted global efforts that we can successfully tackle this global phenomenon. So, at the meeting in October, leaders will focus on the international aspects of climate change. They will discuss the outcome of the United Nations’ efforts at the climate summit in New York and they will prepare for the upcoming COP25 in Santiago de Chile in December. I cannot exclude, however, that during the discussion leaders may touch upon the EU’s climate objectives, too.

Under external relations, it is likely that the leaders will discuss Turkey in light of its continued drilling activities in the eastern Mediterranean and take into account also broader EU—Turkey relations, including cooperation in migration. The recent developments related to Syria are likely to come up in this context as well and we have just received very worrisome news today.

Leaders will also discuss enlargement where the General Affairs Council discussions on the 15th October will be crucial in relation to Albania and North Macedonia.

And, honourable Members, finally, Brexit is an issue that is likely to steal the limelight. As you know, on 2nd October the UK submitted proposals to overcome the extremely thorny backstop issue. These proposals do not yet provide a basis for concluding an agreement, but the EU remains fully committed to work with the UK and avoid a no—deal Brexit. Although we are prepared to face it, it would be irresponsible for both sides to ever claim that a no—deal scenario is an attractive option. This would have serious consequences on our borders, our customs, our trade, on our citizens’ rights, all fundamental issues for both the EU and the UK. And yet, the UK crashing out is a dangerously realistic scenario, given the constantly evolving situation, leaders will have to take stock of the very latest developments and decide how best to proceed.

So, thank you very much for your attention and I look forward to our discussions.

 
  
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  Jean-Claude Juncker, Präsident der Kommission. – Herr Präsident, Frau Ratspräsidentin, meine sehr verehrten Damen und Herren Abgeordnete! Ich fasse mich kurz, weil wir heute Nachmittag relativ spät in die Gänge gekommen sind und die Frau Ratspräsidentin Wesentliches zu der Tagesordnung des Europäischen Rates gesagt hat, deshalb macht es keinen Sinn, sich hier in überflüssigen Wiederholungen zu ergehen. Als ich vor fünf Jahren hier antrat, habe ich ein Versprechen abgegeben, und das Versprechen war, dass die Kommission bis zum letzten Moment versuchen wird, konkrete Ergebnisse im Interesse der europäischen Bürger vorzulegen. Ich stehe zu diesem Versprechen und hoffe, dass der Europäische Rat und der Ministerrat dies auch tun, denn die beiden haben ein ähnliches – wenn nicht sogar dasselbe – Versprechen abgegeben, und vieles, das auf dem Tisch das Hauses liegt – des Rates, teilweise des Parlaments –, muss in Angriff genommen werden. Wir müssen jetzt die Grundlagen für ein stabiles, handlungsfähiges Europa der kommenden Jahre schaffen, und dies setzt voraus, dass wir dringend die Verhandlungen zum mehrjährigen Finanzrahmen voranbringen bzw. abschließen. Dies setzt voraus, dass wir uns mit aller Entschlossenheit im Kampf gegen den Klimawandel bewähren, und dies setzt voraus, dass wir uns für die Stabilität unserer Region und darüber hinaus einsetzen.

Sehr wichtig ist eine Einigung über den mehrjährigen Finanzrahmen. Der Gipfel nächste Woche muss hier wirklich wesentliche Fortschritte erzielen, weil sich die Menschen in Europa auf die politische Führung in der Europäischen Union verlassen können müssen. Ich bin missvergnügt, wenn ich dieses Geplänkel zwischen Mitgliedstaaten, zwischen Mitgliedstaaten und Kommission, zwischen Mitgliedstaaten, Kommission und Parlament beobachte. Wir sind nicht auf der Höhe unserer Aufgabe. Wir sollten jetzt weniger reden und endlich zu Beschlüssen kommen, weil es sehr darauf ankommt, dass wir sicherstellen, dass europäische Forscher ihre Projekte fortsetzen können, es kommt darauf an, dass junge Menschen ihr Erasmus-Jahr pünktlich starten können; und es kommt darauf an, dass die geplanten Infrastrukturprojekte vorankommen. Deshalb müssen wir das Budget – den budgetären Rahmen – schnell beschließen.

Die Kommission hat relativ früh – meiner Erinnerung nach im März, April, Mai 2018 – ihre Vorschläge zur mehrjährigen Finanzplanung vorgelegt. Anderthalb Jahre Debatte ohne erkennbare Fortschritte! Wir haben nicht noch einmal anderthalb Jahre Zeit. Wenn wir nicht zu Potte kommen vor Ende dieses Jahres, spätestens Anfang nächsten Jahres, wird es nicht möglich sein, die Projekte, die Programme, die Absichten, die Initiativen, die geplant sind, in die Tat umzusetzen. Machen wir nicht noch einmal den Fehler, den wir bei der letzten mehrjährigen Finanzplanung gemacht haben, bei der wir uns erst einen Monat vor Inkrafttreten des Finanzrahmens geeinigt haben, was zur Folge hatte, dass wir zwei wertvolle Jahre verloren haben – von 2014 bis 2016 –, um das zu tun, was wir den Menschen versprochen hatten. Es reicht jetzt! Wir müssen uns beeilen, denn es geht nicht um uns, es geht nicht um die Institutionen, sondern es geht um die Menschen in Europa.

Ähnliches gilt für die Herausforderungen, die im direkten Zusammenhang mit der Migrationsproblematik stehen. Auch hier hatte die Kommission im Frühjahr 2015 Vorschläge vorgelegt. Die wurden mit qualifizierter Mehrheit im Rat angenommen, die werden aber nicht umgesetzt. Ich hätte gerne, dass der Europäische Rat sich diesem Thema wieder voll zuwendet und dafür sorgt, dass hier Fortschritte erzielt werden.

Migration ist wichtig, der Haushaltsrahmen ist auch wichtig. Ich sage hier, was ich gestern gesagt habe und was ich übermorgen wiederholen werde – also solange ich hier noch herumspuken kann: Wer denkt, dass europäische Aufgaben der Zukunft innerhalb eines Finanzrahmens von 1 % des kollektiven Reichtums der Europäischen Union erledigt werden können, irrt sich fundamental! Ich sage dies dem Parlament, ich sage dies dem Ratsvorsitz, und ich werde dies auch dem Europäischen Rat noch einmal eindringlich in den Hörkanal einfließen lassen.

Monsieur le Président, il est évident que le changement climatique est un des défis majeurs qui nous attendent. Nous avons été la première grande économie au monde à nous être engagés au titre de l’accord de Paris, lequel n’aurait pas vu le jour sans l’Union européenne.

Il faut maintenant mettre en place un cadre législatif, des règles et pas seulement des mots, afin d’atteindre tous les objectifs de cet accord, en stimulant les investissements et la justice sociale, qui n’est pas le moindre des problèmes dans les secteurs en transition. Il est évident que la neutralité climatique doit être atteinte au plus tard en 2050. Il est non moins évident que la transition mondiale pour atteindre les objectifs de l’accord de Paris doit s’accélérer.

C’est dans cet esprit que les multiples accords commerciaux de l’Union européenne, que nous avons conclus ces dernières années et qui sont juridiquement contraignants, continueront de contenir des engagements spécifiques sur la mise en œuvre de l’accord de Paris, à l’instar de notre accord avec le Japon et aussi de l’accord paraphé avec le Mercosur, qui ne trahit pas les objectifs de l’accord de Paris.

Et même si on peut douter de la bonne volonté de ceux qui sont supposés les mettre en œuvre, il reste que, pour la première fois dans l’histoire de l’Union européenne, et donc pour la première fois dans l’histoire des accords commerciaux, nous avons insisté sur les normes environnementales ET sur les normes sociales. Nous disposons donc d’un instrument que nous pouvons actionner pour amener les plus récalcitrants, les plus réticents, à faire ce qu’ils ont promis de faire.

Je dirai, Monsieur le Président, un ou deux mots sur l’élargissement. J’avais dit en début de mandat qu’il n’y aurait pas de nouvel élargissement ni de nouvelles adhésions pendant la législature. Certains d’entre vous en ont été attristés et cela a également provoqué l’indignation dans la région des Balkans occidentaux.

Mais il est clair que pour être responsable, il fallait être sincère. Il était absolument évident qu’il n’y aurait pas d’élargissement entre 2014 et 2019. Mais s’il est juste et justifié d’être sincère, il faut aussi être sincère à l’égard de ceux qui veulent adhérer.

La Macédoine du Nord et l’Albanie ont fait des progrès substantiels. C’est la raison pour laquelle le Président Sassoli, le président Tusk, la présidente élue von der Leyen et moi-même avons écrit une lettre aux États membres pour les inviter à tenir les promesses qui avaient été faites aux pays des Balkans occidentaux, notamment à la Macédoine du Nord et à l’Albanie.

Quand l’Europe se dote d’une volonté forte, il y a toujours un chemin pour arriver aux objectifs communément admis. Je prends pour exemple l’accord de Prespa entre la Macédoine du Nord et la Grèce. Le cadre européen et la perspective européenne ont permis de régler un conflit qui durait depuis des décennies. Les réformes que l’Albanie a entreprises avec courage nous permettent d’envisager, d’une façon non pas généreuse mais favorable, l’ouverture des négociations avec l’Albanie et la Macédoine du Nord.

Mais l’élargissement n’est pas une fin en soi. Il ne suffit pas d’élargir. Il ne suffit pas d’élargir à gogo: ça non! Il s’agit aussi d’approfondir la construction européenne en prenant appui sur les valeurs qui nous sont communes, et qu’il ne faut pas délaisser au moment d’adhérer à l’Union européenne.

– I would like to add some words on Turkey, which is characterised by relations with the European Union which are as complex and as important as ever. Turkey is, of course, a key partner for the European Union, not least when it comes to cooperation on migration. My full commitment, and that of the Commission – and, hopefully, that of our Union – to the implementation of the EU-Turkish statements of 2016 remains clear. The facility for refugees in Turkey continues to deliver concrete results on the ground, and this should not be forgotten. There are other issues on which I cannot be so complimentary when it comes to Turkey’s illegal drilling operations in the eastern Mediterranean. I have to repeat that in this respect (in others too, but mainly in this respect), I’m a Cypriot, and I will remain in full solidarity with Cyprus.

Turkey has security concerns at its border with Syria. However, I call on Turkey, as well as on the other actors, to act with restraint and to stop operations – already, as we are speaking, on their way. This military action is not leading to a good result, and we have to bring this to the attention of our Turkish friends. And I have to say, if the Turkish plan involves the creation of a so-called safe zone, don’t expect the European Union to pay for any of it. A sustainable solution to the Syrian conflict and only be reached through a genuine political transition.

President, dear honourable Members, as the European Union moves forward, we must also deal with the departure of a Member State. That was the choice of the British people, not a choice of few European Union – although we are respecting that choice. As it stands, we remain in discussions with the United Kingdom on the terms of its departure. And personally, I don’t exclude a deal. Michel and myself are working on a deal, and we are not accepting this blame game which started in London. We should not be blamed. But we’ll see in the coming days how things will develop. My friend Michel Barnier will elaborate on this.

I would like to repeat, for the attention of our British friends, that there is not only a parliament in Westminster which has to agree; there is a Parliament here. Without the agreement of the European Parliament, nothing will be possible.

I promised to be brief. As always, I didn’t keep my promises.

 
  
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  Michel Barnier, négociateur en chef. – Monsieur le Président, Madame la Ministre, Mesdames et Messieurs les députés, avec votre permission, Monsieur le Président, quelques mots en complément de ce que vient de dire le président Juncker.

Les négociateurs britanniques nous ont donc fait part de leurs propositions et avec leur propre équipe, qui est une équipe compétente et professionnelle – je veux le dire – ils s’efforcent de nous expliquer, de clarifier – nous-mêmes, nous posons beaucoup de questions au cours de toutes les réunions techniques qui ont eu lieu depuis quelques jours.

Et pour dire les choses simplement et franchement, avec objectivité, au moment où je vous parle, nous ne sommes pas au point d’envisager et de trouver un accord, comme vous l’avez d’ailleurs vous-même, Monsieur le Président Sassoli, rappelé avec beaucoup de clarté, beaucoup de force – et je vous en remercie au nom du Parlement – hier au premier ministre Johnson.

Et pourtant le temps presse, Mesdames et Messieurs. Nous sommes désormais à une semaine du Conseil européen et à quelques jours de cette date du 31 octobre, qui a été agréée avec le précédent gouvernement pour la sortie du Royaume-Uni de l’Union européenne dans une forme ordonnée qui vaut beaucoup mieux, vous l’avez dit, qu’une sortie désordonnée. Pourquoi nous n’y sommes pas? Parce que les propositions britanniques soulèvent trois problèmes majeurs.

D'abord sur la question de la frontière et du contrôle sur les biens sur l’île d’Irlande. Le premier ministre Johnson a rejeté dès son arrivée – nous le savons – le backstop, qui est une sorte d’assurance ou de filet de sécurité sur lequel nous nous étions entendus avec le gouvernement de Theresa May C’est un fait. Dans le même temps, le premier ministre Johnson reconnaît qu’un alignement réglementaire pour les biens est indispensable entre l’Irlande du Nord et l’Union européenne et nous sommes évidemment d’accord sur ce point.

En revanche, pour résoudre le problème des contrôles douaniers, le Royaume-Uni propose tout simplement que nous prenions ensemble, dans le traité international qui nous liera, un engagement juridique pour éviter, en toute circonstance, des contrôles douaniers ou réglementaires et toute infrastructure physique à la frontière entre l’Irlande et l’Irlande du Nord. Évidemment, nous partageons cet objectif, qui est l’un des objectifs du backstop: qu’il n’y ait pas de frontière, ni d’infrastructure. Mais ce qui nous est demandé, en réalité, c’est d’accepter un système qui n’est pas développé, qui n’est pas testé, de contrôles dispersés sur l’île d’Irlande et cela reposerait largement sur des exemptions, des dérogations au code douanier européen, des technologies qui restent à développer, des changements au droit international qui est prévu par la common transit Convention et enfin un système de compliance nouveau mais sans les garanties qui sont prévues par le protocole.

Mesdames et Messieurs les députés, nous avons besoin à chacune des limites du marché unique et de notre union douanière, nous avons besoin à chacune de ces limites de contrôles douaniers, de contrôles réglementaires sérieux et rigoureux partout, à l’extérieur, à la frontière externe de ce marché unique. En Irlande, comme partout ailleurs, nous avons besoin de contrôles opérationnels, de contrôles réels, de contrôles crédibles. C’est la crédibilité du marché unique qui est en cause et donc la crédibilité vis-à-vis des consommateurs, des entreprises et aussi, nous ne les oublions pas, des pays tiers avec lesquels nous négocions des accords. Voilà le premier point de désaccord.

Le deuxième point concerne l’exigence qui nous paraît légitime de trouver des solutions juridiquement opérationnelles. Avec le protocole, nous avons établi un filet de sécurité qui clarifie le régime applicable sur l’île d’Irlande et ce filet de sécurité est juridiquement opérationnel puisqu’il s’appliquerait jusqu’à ce que nous trouvions until and unless une solution alternative. En proposant de supprimer ce filet de sécurité, de supprimer le backstop et de chercher des solutions alternatives pendant la période de transition, c’est-à-dire plus tard, la proposition britannique ne nous donne pas la sécurité du protocole.

Un exemple: il n’y a pas dans ces propositions britanniques de solution réelle pour les petites et moyennes entreprises, sauf de proposer une dérogation générale.

Deuxième exemple: que se passerait-il si le joint committee, auquel les Britanniques veulent renvoyer toutes les questions sans réponse pour l’instant, ne trouvait pas d’accord pendant la transition? Selon les projections britanniques, la solution dépendrait alors de l’adoption de mesures unilatérales à prendre par le Royaume-Uni ou par l’Union européenne. Il y aurait alors, évidemment, un risque significatif pour l’intégrité du marché unique, puisque les propositions britanniques nous engageraient en même temps à ne jamais prévoir de contrôle à la frontière entre l’Irlande et l’Irlande du Nord, qui deviendront deux juridictions différentes.

Le troisième point de désaccord, au moment où je vous parle, c’est évidemment celui de la proposition britannique sur le consent. Nous avons toujours regretté l’absence de Stormont depuis deux ans et demi pour donner une voix solide et forte nord-irlandaise dans nos négociations. Dans le protocole existant, nous avons prévu avec les Britanniques, des mécanismes qui permettent la représentation de l’Irlande du Nord. Nous sommes prêts à examiner à nouveau des idées nouvelles pour un rôle plus important pour les institutions nord-irlandaises dans la mise en œuvre du protocole dans le respect du Good Friday Belfast agreement.

Mais aujourd’hui, la proposition britannique, telle qu’elle est sur la table, consiste simplement à conditionner la mise en œuvre du protocole à une décision unilatérale des institutions d’Irlande du Nord, qui pourraient alors décider unilatéralement, dès le départ, au lendemain de la ratification par votre assemblée et par la Chambre des communes de l’accord de retrait, de ne pas activer du tout la solution proposée pour l’Irlande du Nord. Et puis, si elle était quand même activée, les autorités nord-irlandaises pourraient décider tous les quatre ans de la remettre en cause.

Mesdames et Messieurs les députés, la proposition du gouvernement britannique aujourd’hui telle qu’elle est – et que nous ne pouvons pas accepter – remplacerait une solution opérationnelle, pratique, légale, par une solution hypothétique et provisoire.

Enfin, il y a un quatrième point qui nous pose réellement des problèmes, qui ne concerne pas l’accord de retrait mais la déclaration politique, qui est à côté de l’accord de retrait et qui est très importante, parce qu’elle décrit ce qui va se passer après le Brexit, avec un accord, je l’espère, et même sans accord, ce n’est pas une destination, il faudra bien reconstruire avec le Royaume-Uni, tout ce qui aura été détricoté – 44 années d’intégration et de coopération –, il faudra reconstruire une relation dans tous les domaines: du commerce, de la sécurité, des universités, de la pêche, de l’aviation, de la coopération policière et judiciaire, de la défense et de la sécurité. Et nous décrivons avec le gouvernement britannique le cadre de cette future relation dans cette déclaration politique.

Aujourd’hui, M. Johnson nous demande de nous concentrer pour l’avenir de notre relation économique seulement sur un accord de libre-échange basique et pas sur d’autres options, que nous avions laissées ouvertes dans la déclaration politique. Il nous demande aussi de supprimer les références agréées avec Theresa May sur un point très important qui est le level playing field, c’est-à-dire une règle du jeu de base, un socle de loyauté et de règles du jeu en matière fiscale, d’aides d’État, de droits sociaux, de droits environnementaux, de droits des consommateurs. Voilà et donc, nous sommes face à cette demande.

(Applaudissements)

Nous sommes face à cette demande, qui laisse entrevoir le risque pour nous, avec un accord de libre-échange basique, d’avoir à faire face à une compétition réglementaire, voire même à un risque de dumping fiscal, social ou environnemental, que nous n’accepterons pas. Voilà pourquoi je dis, sur ce point, que l’ambition et le niveau de notre futur accord de libre-échange avec le Royaume-Uni – parce qu’il y aura un accord de libre-échange – seront proportionnels au niveau des engagements pris par les autorités britanniques durablement pour une règle du jeu commune.

Mesdames et Messieurs les députés, Monsieur le Président, personne à Londres ou ailleurs ne doit s’étonner que l’Union européenne s’attache, dans cet accord de retrait, à obtenir des solutions opérationnelles juridiquement solides et durables. Pourquoi? Pour une raison extrêmement simple, c’est que le Brexit, lorsqu’il se produira, sera durable. Parce que le Brexit aujourd’hui crée – nous le savons bien et je le dis depuis trois ans – des problèmes concrets, précis, graves, notamment, et d’abord en Irlande et par rapport à des problèmes concrets, précis, graves, immédiats que crée le Brexit, nous avons besoin aujourd’hui et pas demain de solutions opérationnelles légalement contraignantes pour les deux parties et qui soient précises.

Dans le moment grave et important où nous sommes, nous resterons, Monsieur le président, Mesdames et Messieurs, – comme nous l’avons toujours été – calmes, vigilants et constructifs en même temps que nous resterons, nous, respectueux du Royaume-Uni et de ceux qui le dirigent. C’est dans cette attitude-là et avec cette attitude-là des deux côtés que nous pouvons avoir l’ambition d’aboutir à un accord qui fonctionne pour les deux côtés.

Nous resterons donc avec notre équipe, qui est votre équipe, en permanente coopération avec le Parlement européen, avec le Brexit steering group – et je remercie ses membres et notamment Guy Verhofstadt –, avec l’ensemble des États membres, nous resterons disponibles 24 heures sur 24, dans les jours qui viennent, pour parvenir à un accord. C’est dans cet esprit que je rencontrerai demain à nouveau le ministre britannique Steve Barclay.

Je veux simplement dire que, dans le respect scrupuleux du mandat qui nous a été confié par le Conseil européen, dans le respect des résolutions – vous avez vous-même parlé de votre dernière résolution, Monsieur le Président –, celles du Parlement européen, qui sont très importantes pour moi, nous allons continuer à travailler. Je pense pouvoir dire aujourd’hui que, même si c’est très difficile – pour les raisons que je viens d’indiquer –, s’il y a une bonne volonté des deux côtés, un accord reste possible avec les Britanniques.

(Applaudissements)

 
  
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  Manfred Weber, im Namen der PPE-Fraktion. – Herr Präsident Sassoli, Präsident Juncker, Herr Barnier, sehr geehrte Ratsvertreter, meine sehr verehrten Damen und Herren! Ich möchte mich zunächst bei Ihnen bedanken für die Solidarität mit den Opfern von Halle, die Sie heute zum Ausdruck gebracht haben. Herr Präsident, es hat einen Angriff auf jüdisches Leben auf deutschem Boden gegeben, und das ist für jeden, vor allem für mich als Deutschen, ein Schock. Deswegen danke dafür. Dieses scheußliche Verbrechen, das stattgefunden hat, muss verurteilt werden. Ich möchte mich auch bei der Polizei bedanken. Antisemiten und all diejenigen, die die Freiheit des Glaubens in Frage stellen, sind nicht nur unsere Gegner, sie sind unsere Feinde. Wir alle sind gefordert, aufzustehen und „Nein“ zu Antisemitismus zu sagen.

(Beifall)

Herr Präsident, wir bereiten den Europäischen Rat vor, und da möchte ich zunächst anknüpfen an die wichtigen Grundbotschaften von Jean-Claude Juncker. Die Menschen erwarten von uns jetzt klare Antworten auf die Aufgaben unserer Zeit. In diesen Stunden, in diesen Tagen sind viele Bürgermeister, regionale Minister in Brüssel, weil der Ausschuss der Regionen tagt. Und sie erwarten sich Antworten: Wie geht es mit der Finanzierung der Regionalförderung weiter, mit dem MFR? Können wir weiter unsere Projekte vor Ort finanzieren, ja oder nein? Es hängen viele an diesen MFR-Planungen dran und deswegen erwarten auch wir von der EVP, dass es bei diesem Gipfel endlich zu Fortschritten kommt. Ich möchte mich bei der finnischen Ratspräsidentschaft bedanken für die Fortschritte in der Sache, aber die Chefs müssen sich jetzt auch darum kümmern. Ich möchte eines für uns klarstellen, nämlich, dass die MFR-Diskussion zunächst mal keine Diskussion um Prozentzahlen ist, sondern um die politischen Projekte, die wir umsetzen wollen. Und wenn bestimmte Länder in der Europäischen Union weiter darauf beharren, nur Prozentdiskussionen zu führen, dann müssen wir entgegenhalten, dass man mit diesen angesagten Prozenten eben die Aufgaben, die vor uns stehen, nicht bewältigen wird können. Wir werden keinen Masterplan für Afrika machen können. Wir werden Frontex nicht stärken können. Wir werden die Forschungsaufgaben im Kampf gegen Krebs nicht anpacken können und, liebe Kolleginnen und Kollegen, wir werden auch bei der Fragestellung, wie wir unsere Regionen fördern, Abstriche machen müssen. Mit all diesen Aufgaben brauchen wir jetzt Klarheit, und deswegen hoffe ich, dass der Rat hier zu Ergebnissen kommt.

Ich möchte als Zweites natürlich auf das wahrscheinliche Topthema – den Brexit –eingehen. Und mir geht es da zunächst mal weniger um die Inhalte, weil wir da Jean-Claude Juncker und Michel Barnier voll unterstützen und wir uns für die Arbeit bedanken, Europa zusammenzuhalten, klare Verhandlungslinien zu beschreiben. Dass er dabei auf unsere Unterstützung zählen kann, ist bekannt. Was uns mehr umtreibt, was mich mehr umtreibt, ist der Stil, der in der Debatte mittlerweile eingezogen ist. Wenn gestern ein Telefonat zwischen Boris Johnson und Angela Merkel stattfindet und anschließend genau dieses blame game praktiziert wird, dass wir uns gegenseitig beschuldigen, dass wir in den Gesprächen nicht vorankommen, dann müssen wir uns die Frage stellen, was passiert ist. Was passiert da eigentlich in den Grundfesten, wenn leider Gottes Parteipolitik offensichtlich wichtiger ist als das Interesse des Landes, um das es bei diesen Verhandlungen eigentlich gehen soll? Für mich ist es ein Zeichen, dass die Ideen von Boris Johnson nicht bei einer Plenardebatte im britischen Unterhaus, auch nicht bei Gesprächen mit Jean-Claude Juncker vorgestellt worden sind, sondern dass die Initiativen von Boris Johnson zur Zukunft der Brexit-Verhandlungen auf dem Tory-Parteitag vorgestellt wurden. Das zeigt doch schon sehr deutlich, dass es offensichtlich nicht um verlässliche, vernünftige Verhandlungen geht, sondern um Parteipolitik, und das muss man auch brandmarken, man muss auch sagen, dass für einen seriösen Politiker, für vernünftige Politik das Zusammenführen von Interessen wichtig ist und nicht das Spalten eines Landes.

Meine sehr verehrten Damen und Herren! Ein Thema, das uns als EVP noch umtreibt, ist die Handelspolitik. Ich möchte da nur ansprechen, dass wir ja jetzt WTO-Entscheidungen haben, und ich hoffe, dass wir uns jetzt zwischen den Vereinigten Staaten und Europa klug verhalten, nämlich einen gemeinsamen Weg finden, der nicht zu einem Handelskrieg führt. Ein Handelskrieg würde anderen Freude bereiten, aber nicht Europa und auch nicht Amerika, und deswegen brauchen wir die ausgestreckte Hand zu den Amerikanern, um diese Konflikte jetzt zu lösen.

Und zu guter Letzt noch einen Gedanken zur Türkei-Frage, die uns ja auch bewegen wird. Die Liste ist mittlerweile lang: Die illegale Migration nimmt wieder zu, und sie wird offensichtlich durch türkische Behörden nicht unterbunden. Wir haben das Bohren in zypriotischem Gewässer, offensichtlich illegale Tätigkeiten. Wir haben die Tatsache, dass über die türkisch besetzten Gebiete in Zypern jetzt eine Art Backstop-Lösung praktiziert wird, unreguliert Produkte auf den europäischen Markt kommen. Wir haben die Militäraktivitäten, die sehr besorgniserregend sind, wo wir wissen, dass die Kurden Partner im Kampf gegen den IS waren und uns dort auch geholfen haben, und die generelle Frage der Werte der Pressefreiheit in der Türkei. Und deswegen hoffe ich, dass die Türkei als Partner den partnerschaftlichen Ansatz der Europäischen Union weiter ernst nehmen will. Andererseits müssten wir auch die Frage stellen, ob die guten wirtschaftlichen Beziehungen zwischen der Europäischen Union und der Türkei dauerhaft so erhalten bleiben können, wenn wir mit der Türkei leider Gottes einen Partner haben, der eher auf Aggressivität denn auf Partnerschaft setzt. Wir sind in all diesen Bereichen zur Partnerschaft bereit, aber die Türkei muss auch wissen, dass, wenn die Partnerschaft nicht praktiziert wird, es dann auch Konsequenzen haben wird.

 
  
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  Iratxe García Pérez, en nombre del Grupo S&D. – Señor presidente, señorías, el próximo debate del Consejo Europeo de los próximos 17 y 18 de octubre tiene previsto debatir un conjunto de desafíos clave para el futuro de la Unión Europea: el marco presupuestario para 2021—2027, las prioridades de la Unión para los próximos cinco años, el Brexit y el cambio climático.

Nuestra aspiración de una Europa de los pueblos estrechamente unida solo se hará realidad si somos capaces de acordar un presupuesto sólido. Con la Resolución que esta Cámara va a disponerse a votar mañana reafirmamos nuestro firme compromiso con las prioridades y las partidas incluidas en el informe provisional sobre el marco financiero plurianual 2021—2027, que aprobaremos en noviembre del 2019. Es imprescindible un respaldo financiero adicional para sacar adelante los compromisos adquiridos por la presidenta electa de la Comisión Europea y, en particular, para una transición ecológica justa.

Llevamos esperando desde noviembre poder entablar negociaciones con el Consejo, lo que significa que hemos desperdiciado casi un año. Por ello, pedimos al Consejo que comiencen las negociaciones para el próximo marco presupuestario y le recordamos, además, que este marco presupuestario se decide por codecisión; es decir, no toleraremos ningún intento por parte del Consejo de socavar las prerrogativas de este Parlamento. De la misma manera que no aprobaremos el próximo presupuesto plurianual si antes no se alcanza un acuerdo sobre la reforma del sistema de recursos propios de la Unión Europea. Porque solo con un presupuesto ambicioso podrá la Unión cumplir las prioridades de la Agenda Estratégica para los años 2019—2024.

En el marco de la Agenda Estratégica, los jefes de Estado y de Gobierno tienen la responsabilidad de cumplir con carácter urgente las siguientes prioridades: el desarrollo del pilar europeo de derechos sociales, que es una prioridad absoluta para poder avanzar en una Europa más justa; la reforma del sistema de Dublín en materia de asilo e inmigración; la incorporación de los Objetivos de Desarrollo Sostenible en el Semestre Europeo, y el objetivo de una Europa climáticamente neutra de aquí a 2050; la combinación de la unión bancaria y fiscal y la lucha contra el fraude fiscal para garantizar una contribución justa al fortalecimiento de la Europa del bienestar.

Solo si damos respuesta a estas prioridades podremos erradicar el discurso populista que ferozmente asola nuestro continente; un discurso que solo entiende el patriotismo como un arma contra el otro y no como la defensa de un bien común. Se trata del mismo discurso que arrincona al primer ministro Boris Johnson y que conduce a su país, que ha sido faro de la democracia y de la ilustración, a las tinieblas de la ignorancia y la sinrazón.

Por este motivo, no aceptaremos la propuesta de su gobierno de reemplazar el Protocolo de Irlanda del Norte por un nuevo protocolo que no contempla el denominado backstop. Seamos claros: los socialdemócratas solo apoyaremos una propuesta que impida una frontera entre Irlanda del Norte y la República de Irlanda. Cualquier solución debe evitar poner en riesgo el proceso de paz y proteger la integridad de nuestro mercado único, en defensa de los consumidores y de las empresas.

Nuestra familia política se manifiesta firme, como ya lo hicimos en el pasado Pleno en el que aprobamos la Resolución. Estamos dispuestos a apoyar una prórroga del artículo 50 para evitar un Brexit sin acuerdo porque nos perjudicaría a todos —tengámoslo claro—, a todos, a Europa, al Reino Unido, a la ciudadanía en su conjunto.

Y también hablamos de cuestiones que en estos momentos son fundamentales en la Agenda: la lucha contra el cambio climático. En este contexto, la reciente Cumbre sobre la Acción Climática de Nueva York ha puesto de manifiesto que solo la Unión Europea puede ejercer el liderazgo que se necesita en esta materia. La lucha contra el cambio climático y el cumplimiento del Acuerdo de París y los Objetivos de Desarrollo Sostenible tienen una importancia vital para que la Unión Europea y los países en desarrollo afronten las devastadoras consecuencias económicas, sociales y medioambientales provocadas por la actividad humana. Una aplicación coherente de las diferentes políticas externas e internas de la Unión y un marco financiero robusto, destinado a la aplicación de medidas de adaptación y mitigación son clave para reducir el impacto del calentamiento global.

Los días 17 y 18 de octubre se abre ante los líderes del Consejo Europeo una ventana de oportunidad para solucionar los problemas de la ciudadanía. Este Parlamento está preparado. En sus manos está.

 
  
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  Dacian Cioloş, on behalf of the Renew Group. – Mr President, the Council will have the Brexit issue on the agenda again. I welcome the fact that the UK Government finally produced some proposals last week, but I am also very concerned about their content. We have always been open to workable and legally operable solutions, but let’s be clear: as they currently stand, they cannot be the basis of an agreement. As they currently stand, we will not and cannot support them. Any new UK proposals need to respect the Good Friday Agreement, protect our citizens and the integrity of the single market. We have grave concerns about the UK proposal, not least fuelled by the latest recriminations arriving from London. This is not and should never be a blame game. We still have time to avoid a no-deal situation that would be catastrophic.

En parlant maintenant du budget, qui est lui aussi aussi au programme des débats du Conseil, nous devons avoir des perspectives claires sur la direction que nous voulons donner à l’Europe. Le budget européen est lié à la direction politique que nous donnons à l’Europe, ce ne sont pas seulement des chiffres. N’oublions pas que nos électeurs et nos citoyens attendent de nous que nous mettions en œuvre le programme sur lequel nous nous sommes engagés en juillet.

Nous avons besoin de perspectives politiques, mais aussi de perspectives budgétaires. Le budget européen, ce ne sont pas que des chiffres, c’est aussi une vision politique, une vision de la valeur ajoutée de l’europe. C’est le moment de prouver que nous assumons, de fait, ce projet européen. Un vrai budget européen devrait disposer de ressources propres. Nous devons avoir le courage d’aborder ce sujet, de ne pas l’éviter, et de trouver comment faire pour partager la charge de ce budget entre la contribution des États membres et les ressources propres, pour avoir une vision claire sur ces perspectives budgétaires.

Monsieur le Président Sassoli, devant le Conseil, vous aurez à porter, en notre nom, une ambition forte pour le budget, car le Parlement a une ambition forte pour l’Europe et l’Europe a besoin du budget.

 
  
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  Philippe Lamberts, on behalf of the Verts/ALE Group. – Mr President, dear colleagues, so goes the story: a good-willed British Prime Minister is honestly seeking a balanced solution to the Brexit conundrum. But he is confronted with a hostile and antagonistic, inflexible European Union, conspiring with traitors back home, concentrated in the British Parliament and the judiciary, whose sole aim would be to frustrate the will of the people and surrender to the enemy. This is the story that Prime Minister Johnson wants to tell.

The reality is that Prime Minister Johnson does not want a deal. Listen, if we were to sign the British proposals, we would commit – forever – to keeping a 500 km stretch of EU external border, with no controls – forever – without any firm guarantee that goods crossing that border would meet EU regulatory standards – notably, safety and security standards – and with no guarantee that customs tariffs would be paid. That is the kind of blank cheque that Prime Minister Johnson wants us to sign. No jurisdiction in the world would ever accept this, especially from a neighbour whose stated intention, as has been repeatedly said, is to undercut the European Union’s social and environmental taxation standards. No one would accept this.

But you understand: these proposals are not there to be accepted. They are meant to lead the country to a no—deal Brexit for which the EU27 could be blamed. It’s not hard to read into Prime Minister Johnson’s game. And it now depends on all responsible women and men within the British Parliament to prevent this from happening and to muster their collective strength to put the interests of the country front and centre.

Now, dear friends, I will just say one thing. We are all Members of Parliament here and we are proud of this. I listened to Prime Minister Johnson’s speech at the Tory Party Conference the other day. A few days after having illegally attempted to close down his Parliament, that Prime Minister was openly mocking, humiliating and deriding Parliament – the Parliament from which his own legitimacy derives. Dear friends, when chiefs of the executive – in any country – trample like this on parliaments, what is at stake is democracy.

 
  
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  Nicolas Bay, au nom du groupe ID. – Monsieur le président, monsieur Juncker, Monsieur Barnier, s’agissant du Brexit, vous dites à la fois non à la proposition de Boris Johnson, et non à une sortie sans accord.

Vous refusez la proposition du gouvernement britannique, alors qu’il s’agit à l’évidence d’une position équilibrée en ce qu’elle permet à la fois la sortie de la Grande-Bretagne de l’Union européenne et de l’union douanière, ce qui est la volonté exprimée démocratiquement par les Britanniques il y a maintenant plus de trois ans, et qu’elle respecte les accords du vendredi Saint.

Vous présentez le backstop négocié entre vous et Theresa May (mais contre l’avis des Britanniques) comme un «filet de sécurité». Mais vous savez très bien qu’il est beaucoup plus que cela. En réalité, il consiste à maintenir la Grande-Bretagne dans tous les dispositifs de l’Union européenne, avec la même contribution financière, et cette situation pourrait durer tant que le problème épineux de la frontière irlandaise n’est pas résolu.

Vous savez très bien que la position que vous défendez est inacceptable pour les Britanniques, inacceptable pour la majorité à la Chambre des communes, et qu’elle aboutit à une situation de blocage total dont vous porterez la responsabilité.

S’agissant du cadre financier pluriannuel, qui sera au cœur des débats du prochain Conseil, il y a deux écueils sur lesquels nous serons très vigilants. Le premier, c’est l’inflation des dépenses, l’augmentation du budget, des dépenses toujours plus grandes de l’Union européenne, toujours plus éloignées aussi des préoccupations des citoyens et notamment de ce qu’ils ont exprimé aux dernières européennes.

L’autre écueil, c’est évidemment l’idée des ressources propres: une fiscalité européenne qui ne remplacerait pas les fiscalités nationales mais s’y ajouterait, rendant la pression fiscale dans nos États toujours plus importante.

Et, enfin, j’ai vu Monsieur Macron parmi les chefs d’État, Monsieur Timmermans parmi les commissaires européens, s’exprimer récemment pour conditionner les Fonds structurels de l’Union européenne au respect du prétendu état droit, ciblant évidemment la Pologne, la Hongrie et un certain nombre d’autres pays.

Il faudrait quand même qu’ils se souviennent qu’aux dernières élections européennes, le parti Droit et Justice en Pologne, le Fidesz de Viktor Orbán en Hongrie, sont les partis qui, tous pays confondus, tous partis politiques confondus, ont obtenu les meilleurs résultats. Ce sont ceux qui ont la plus grande légitimité démocratique.

Ça devrait inciter la Commission européenne à les respecter, car la Commission n’aura jamais la légitime démocratique qu’ont ces chefs d’État et de gouvernement. Alors même que l’Union européenne refuse de conditionner les aides financières accordées aux pays africains à la maîtrise de leurs flux migratoires, elle voudrait dans le même temps, à l’intérieur de l’Union européenne, mettre des pays au ban et les priver des ressources financières auxquelles ils peuvent légitimement prétendre sous prétexte qu’ils ne respecteraient pas un prétendu état de droit qui est en réalité devenu une arme politique contre eux.

 
  
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  Raffaele Fitto, a nome del gruppo ECR. – Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho ascoltato con molta attenzione gli interventi di chi mi ha preceduto, anche del Presidente Juncker e degli altri rappresentanti.

Partirei da un dato. Io mi auguro che, per quanto importante, si parli molto poco di allargamento e molto più dei temi concreti e reali che ci riguardano, tra i quali mi sembra ci siano delle emergenze e delle urgenze molto gravi. Ho ascoltato delle posizioni politiche, anche delle lezioni di stile e di comportamento da un Parlamento nel quale, per esempio, nella scorsa legislatura e nello Steering group, che si richiama come l'elemento di equilibrio per una proposta comune del Parlamento, ci sono dei gruppi parlamentari che sono stati volutamente e immotivatamente esclusi senza che ce ne fosse una ragione, per poter costruire delle posizioni che sono artatamente di parte.

Allora io penso che, prima di dare delle lezioni, bisognerebbe cercare di partire da questo atteggiamento e soprattutto partire da un dato. Al di là delle posizioni, la trattativa è difficile, lo ha spiegato in modo specifico l'incaricato Barnier, ma certamente c'è un dato dal quale non si può prescindere, che è quello della necessità di trovare un accordo perché con il Regno Unito noi dovremo continuare ad avere un rapporto fondamentale dal punto di vista economico, commerciale e dei rapporti. Ed è per questo che è inaccettabile l'idea che si possa continuare ad insultare quello che può anche non piacerci, ma è il Primo ministro di un paese. La si può anche non condividere la sua posizione, bisognerà trovare con difficoltà l'accordo, ma bisogna trovare l'accordo, perché il tema è che quel paese ha un governo, che può in quest'Aula non piacere ad alcuni gruppi politici, ma è un governo che, fino a prova contraria, quando ci saranno nuove elezioni, è legittimato a trattare le sue posizioni e merita il rispetto anche di questo Parlamento e dei componenti di questo Parlamento.

Per quanto riguarda il Quadro finanziario pluriennale, vorrei dire molto chiaramente che sarebbe necessaria una forte accelerazione e, soprattutto, sarebbe altrettanto importante cercare di mettere in campo e in calendario delle soluzioni che non abbiano un'idea di un aumento della pressione fiscale, ma che possano dare delle risposte anche sui temi di carattere generale che riguarderanno il futuro della nuova Commissione.

Si è parlato anche qui, e si è parlato molto in questo periodo, delle battaglie e delle politiche sul clima. Io penso che sia indispensabile partire non con l'estremismo della posizione, ma partendo dalla necessità di modificare e adeguare il sistema produttivo, economico e commerciale del nostro continente a delle necessità che sono indiscutibili.

In ultimo vorrei richiamare, visto che non è stato citato in nessun modo, il tema dell'immigrazione. Nei giorni scorsi i ministri dell'Interno a Malta hanno annunciato tante cose, sulle quali non mi soffermo, e pochi giorni dopo, proprio ieri, abbiamo verificato che alle parole, come al solito, non sono seguiti in alcun modo i fatti. Io mi auguro che il Consiglio possa iniziare ad affrontare e dare delle risposte precise su questi temi.

 
  
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  Martin Schirdewan, im Namen der GUE/NGL-Fraktion. – Herr Präsident! Wir werden heute Nachmittag hier im Haus ja auch auf Antrag meiner Fraktion über den Angriff der Türkei auf Syrien debattieren. Ich denke, dieses Parlament wird ein klares Signal gegen den gerade begonnenen völkerrechtswidrigen Angriffskrieg der Türkei gegen die Kurdinnen und Kurden in Nordsyrien senden.

Aber nun lassen Sie mich zu dem anderen derzeit drängenden politischen Thema kommen – dem Brexit. Die Linksfraktion schätzt sehr die signalisierte Bereitschaft des Rates, einer Verlängerung – sollte sie beantragt werden – gemäß Artikel 50 zuzustimmen. Wir erwarten von der britischen Regierung, dass sie geltendes britisches Recht einhält und einen solchen Antrag stellen wird, sollte es zu keiner Übereinkunft in den kommenden Tagen kommen. Und wir erwarten das nicht um unserer selbst willen, wir erwarten das, weil ein crash out, ein harter Brexit, die schlimmsten politischen Konsequenzen für alle Beteiligten bedeuten würde und weil die für uns entscheidenden politischen Fragen, nämlich der Schutz des Friedensprozesses in Nordirland und der Schutz der sozialen Rechte von Millionen Europäerinnen und Europäern, bislang nicht hinreichend beantwortet wurden. Im Übrigen würde vielleicht die Frage der irischen Wiedervereinigung die eine oder andere jetzt aufgeworfene Frage beantworten können.

Aber, liebe Kolleginnen und Kollegen, es passieren ja in der britischen Politik auch erfreuliche Dinge: Quasi ein Exportschlager greift gerade um sich. Bevor Sie sich jetzt quälen und sich von mir auf die Folter spannen lassen, sage ich Ihnen, worum es sich handelt: um Extinction Rebellion. Wir erleben gerade deren Klimaproteste in Berlin, in Amsterdam, in London, in Paris und in vielen weiteren europäischen Städten. Ich darf Ihnen im Vorfeld der COP25, die in Santiago de Chile stattfindet, sagen, dass wir als Linke hier im Europäischen Parlament eine Politik für notwendig halten, die den Klimanotstand entschieden bekämpft. Unser Auftrag an die Kommission und an den Rat ist es, ab jetzt sofort und zukünftig die Politik der EU an den Zielen für nachhaltige Entwicklung der Vereinten Nationen und des Pariser Klimaschutzabkommens auszurichten, ohne Wenn und Aber.

Und ein kleiner Themenwechsel: Der Rat wird sich auch mit dem mehrjährigen Finanzrahmen auseinandersetzen. Um es kurz zu fassen: Geld muss her, damit es für sinnvolle Projekte ausgegeben werden kann. Herr Juncker, ich unterbreite Ihnen jetzt vielleicht eine verrückt anmaßende oder anmutende Idee: Lassen Sie uns doch die Steuerschlupflöcher schließen! Mit dem eingenommenen Geld erhöhen wir den EU-Etat und investieren in den sozial-ökologischen Umbau. Wir brauchen Investitionen in gute Jobs, beim notwendigen digitalen Strukturwandel, im Kampf gegen die soziale Ungleichheit, im Kampf gegen den Klimanotstand und nicht für die militärische Aufrüstung der EU. Dann können Sie auch Ihre Versprechen zukünftig halten.

 
  
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  Belinda De Lucy (NI). – Mr President, let me make this very clear, Mr Sassoli, you have no right to go and speak with the UK speaker, having conversations that are directly interfering into our domestic politics. It exposes your intentions to intervene at all levels to stop Brexit. It is immoral. Shame on you.

And Mr Barnier, I note throughout your speech, sir, you kept referring to the ‘British negotiators’ as just ‘British’. We are the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland and that will never change. Brexit was not a rejection of Europe or our wonderful European friends. It was a rejection of the anti—democratic nature of EU institutions and you confirm to us every day it was right to leave.

(Applause from certain quarters)

 
  
  

IN THE CHAIR: MAIREAD McGUINNESS
Vice-President

 
  
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  Danuta Maria Hübner (PPE). – Madam President, I understand that the political situation in the UK is, to say the least, challenging. However, it must be clear that the proposal that came from the United Kingdom, long awaited by the EU, that might lead to an orderly Brexit, has not met our expectations. We hoped to see a legally operational alternative to the backstop that would deliver on all its objectives. As Michel Barnier has rightly said, the proposal raises fundamental concerns. Here in this House, we will not accept a return to a hard border on the island of Ireland. We will not accept distortions to the all—island economy. We will not accept risks to the integrity of the single market and we cannot, either, accept replacing the legally operational backstop with a vision of a solution that might or might not come at the end of the transition period.

We regret the lack of transparency at this stage of the negotiations on the British side in a moment when the third Brexit deadline is around the corner. The negotiating team has shown an enormous amount of flexibility over the last few years and is prepared to work around the clock to find a deal, so there is still a chance, but a significant movement from our British friends is needed. But I’m not convinced anymore, as many of us here are not, that the UK Government wants a deal.

Let me finish by underlining that this unprecedented political process of Brexit continues to have a massive negative impact on citizens’ lives and, in this context, let me say that negotiating the future relationship should not be allowed to start before citizens’ rights are legally guaranteed.

 
  
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  Simona Bonafè (S&D). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, si è molto parlato di Brexit, come è giusto che sia, ma voglio ricordare che tra i punti in discussione alla riunione del prossimo Consiglio europeo ci sarà anche il tema del cambiamento climatico, proprio nel contesto degli accordi internazionali, tema su cui vorrei concentrarmi io.

Dopo il recente summit di New York delle Nazioni Unite, ci avviciniamo alla COP25 che si terrà fra qualche mese, a dicembre, a Santiago. Noi abbiamo salutato con successo l'accordo di Parigi, con l'impegno globale di mantenere ben al di sotto della soglia critica di due gradi percentuali l'aumento della temperatura. Tuttavia, oggi, è bene dirlo, noi siamo lontani dall'arrivarci. È lo stesso Consiglio "Ambiente" ad aver affermato che, con gli impegni attuali e con l'attuale evoluzione delle emissioni di gas serra, non saremo in grado di realizzare gli impegni che abbiamo preso a Parigi.

Quindi, da una parte, siamo ben consci che il contrasto ai cambiamenti climatici per poter essere efficace deve essere coordinato a livello internazionale e, ahimè, il quadro non è proprio rassicurante. All'atteggiamento già noto dell'amministrazione di Trump hanno fatto seguito le preoccupanti prese di posizione del Presidente Bolsonaro sul fenomeno della deforestazione in Amazzonia.

D'altro canto, dobbiamo però confermare e rafforzare la nostra leadership, la leadership europea esercitata in questi anni per fronteggiare l'emergenza climatica. I dati dimostrano, inequivocabilmente, che crescita economica e diminuzione delle emissioni possono camminare di pari passo. Si tratta di un cambiamento importante e impegnativo che possiamo realizzare e che dobbiamo realizzare in modo equo, inclusivo, sostenibile e, devo dire, anche adeguando i nostri sistemi produttivi. Ecco, le scelte che i capi di Stato intendono prendere da qui ai prossimi mesi saranno quindi decisive.

 
  
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  Guy Verhofstadt (Renew). – Madam President, I want to start by responding to Ms De Lucy, who was attacking this Parliament, saying that we are undemocratic while they are here, elected here and they are not elected in the British parliament. So who is more democratic, do you think? Who is more democratic? In your own country, neither in UKIP before Brexit has one representative in the British parliament and here you have more than, I don’t know, too many representatives. You’re saying that we are not democratic. This is crazy.

But that said, I will be less diplomatic than Mr Michel Barnier. I think that the proposal that Boris Johnson put forward exactly one week ago, was not serious at all. Not serious at all because it was, in fact, I call it a virtual proposal. It was not a real proposal. It gives a veto to the DUP in a number of issues. It is putting custom facilities, not on the border between Northern Ireland and the Irish Republic, but in all the other parts of the island of Ireland that we don’t know yet. And finally, the proposal is to downgrade the political declaration and the future relationship by undercutting, in fact by making a sort of Singapore at the sea, at the North Sea – these 20 behind me like that – , but by in fact destroying the ecological, social and labour standards. I have to tell that to Mr Richard Corbett because he’s a Labour representative. I can never understand that today there are 20 or so Labour MPs thinking to vote together with the government of the UK for such a deal. That’s the contrary of all the things that Labour has always defended in the past. I hope that this is not happening.

The real reason why this is all happening is very simple. It’s a blame-game. A blame-game against everybody, a blame-game against the Union, against Ireland, against Ms Merkel, against the British judiciary system, against Labour, against the Lib Dems, even against Mrs May. The only person who has not been blamed is Mr Johnson himself, apparently, but all the rest are the source of our problems. That is what is happening today. All those who are not playing his game are traitors or a collaborator or have surrendered. Well in my opinion, the real traitor is he or she who will risk bringing disaster upon his country, its economy and its citizens by pushing Britain out of the European Union. That’s, in my opinion, a traitor.

(The speaker agreed to take a blue-card question under Rule 171(8))

 
  
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  Martin Edward Daubney (NI), blue-card question. – Mr Verhofstadt, I would like to ask you why you don’t respect democracy. You claim to respect democracy; you just said you don’t think that the Labour party should be allowed to vote with our Conservative Party. Why not?

That is their democratic right.

And do you remember how you opposed the fact that Turkey wanted to throw a new election because you didn’t agree with the first one. Yet you want us to throw a second referendum in the UK.

Mr Verhofstadt, you do not believe in democracy, except when it suits you and except when you win, and when you lose – as you did in the European referendum and in the Brexit referendum, you just don’t like it, do you.

I'm afraid you’ve lost, my friend. Goodbye.

 
  
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  Guy Verhofstadt (Renew), blue-card answer. – Democracy you can change your mind. And I have a small impression that, in the meanwhile, the majority of the British citizens have changed their minds.

(Shouts of ‘rubbish’ from certain parts of the Chamber)

(The speaker agreed to take a blue-card question under Rule 171(8))

 
  
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  President. – Sorry colleagues, please listen to the answer and try not to holler. There’s no need for it.

Mr Corbett, I think in fairness I will ask: will you accept a question, Mr Verhofstadt? You’re in demand from Mr Corbett.

(Mr Verhofstadt agreed to take a blue-card question under Rule 171(8))

Ok, go ahead Mr Corbett: 30 seconds.

 
  
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  Richard Corbett (S&D), blue-card question. – Curiously Madam President, Mr Verhofstadt asked me a question during his speech about a small number of Labour MPs who have written to President Tusk, urging a deal and compromise, which they might vote for – not this deal by Mr Johnson.

But another way to stop Mr Johnson, of course, would be to vote ‘No Confidence’ in the House of Commons and put Jeremy Corbyn in Number 10.

But it’s the Liberal Democrats who are opposed to that.

They say they’ll do anything to stop Brexit, but they won’t even put Jeremy Corbyn in Downing Street as a temporary government ...

(The President cut off the speaker)

 
  
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  President. – I’m sorry, Mr Corbett, it wasn’t a question. I’m not sure, Mr Verhofstadt: can you make a question out of a statement?

 
  
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  Guy Verhofstadt (Renew), blue-card answer. – I can make it into a question, but I don’t think that it is in this House that we have to discuss the internal affairs of the Labour Party and the British Parliament.

(Shouting)

 
  
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  President. – OK, you have succeeded in irritating both sides of the House, Mr Verhofstadt, so it’s a balance. Although I have to say... (inaudible)

As I said, indeed, that was my remark: incredibly balanced. So calm down to my right, please.

Our next speaker for one minute is Ms Chowns.

 
  
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  Ellie Chowns (Verts/ALE). – Madam President, colleagues, let’s focus on common ground, shall we?

For the third time this year, my country is looking over the cliff of a no-deal Brexit. But the difference is that this time our own UK Prime Minister is trying to drag us – kicking and screaming, – over that cliff, against the wishes of the large majority of UK citizens, and while trying to place the blame on anybody but himself.

But nobody is fooled – not in this House and not back home. We know that the EU has been bending over backwards, actually.

(The President interrupted the speaker)

 
  
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  President. – Excuse me Madam, really, just a second. Can I just say to my right Honourable friends: could you stop the tittering and giggling and pay respect to the speech, even if you disagree with it? Because it’s really very childish, the behaviour at the moment. So Madam, will you please continue? And I hope you will get the respect of the House.

 
  
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  Ellie Chowns (Verts/ALE). – We know that the problem is not in the EU, but in Number 10 Downing Street. UK citizens are now raising their voices loud and clear. Young people, especially, are calling on us to remember – all of us – that it is their futures that hang in the balance here. We must hear their voices.

We are all tired of Brexit, but we know Brexit will not be over if there’s no deal. It will just be the start of more years of painful negotiations, because we have to have a deal one way or the other, in the end. There is a way forward. We need more time so that when the Brexiteers finally agree among themselves on what the deal is, that deal goes back to the people, so that they can have the final say in a people’s vote.

 
  
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  Jörg Meuthen (ID). – Frau Präsidentin, Herr Kommissionspräsident Juncker, Herr Barnier! Lassen Sie mich einen anderen Aspekt beleuchten. Ich bin entsetzt über das, was über das Telefonat zwischen Frau Merkel und dem britischen Premier Johnson berichtet wird. Ich beginne mal mit dem Besten daran: Merkel hat wohl gesagt, dass Deutschland ohne Probleme die EU verlassen könne. Immerhin eine Option, wenn auch keine schöne. Doch für das Vereinigte Königreich gelten nach Ansicht der Kanzlerin wohl andere Regeln. Das Vereinigte Königreich, sagt sie, kann gehen, wenn es Nordirland in der Zollunion mit der EU zurücklässt – auf immer.

Frau Merkel will offenbar für den Fall des Brexits Großbritannien faktisch teilen. Was für eine Arroganz der Macht! Aus dem Vereinigten Königreich soll dann also ein geteiltes Königreich werden. Ich finde das unfassbar von Frau Merkel, die selbst in einem geteilten Land aufgewachsen ist. Wie können Sie es wagen! Oder auf Britisch: „How dare you!“. Sie müssten wissen, was das heißt. Im Grunde hat Frau Merkel gesagt, ein Deal ist unmöglich, ohne die Souveränität Großbritanniens anzutasten. Wenn Sie sich mit der zukünftigen Grenze zwischen Irland und Nordirland befassen, dann werfen Sie doch mal einen Blick auf die Grenze zwischen Norwegen und Schweden. Das geht auch. Auf weitere Verhandlungen wie auf eine weitere Verlängerung gemäß Artikel 50 kann man unter diesen Voraussetzungen getrost verzichten.

Machen Sie sich hier im Hause doch endlich einmal ehrlich und geben Sie zu, dass die EU-Institutionen restlos alles tun, um dem Vereinigten Königreich einen geordneten Austritt zu verwehren und zu verunmöglichen. Und Sie tun politisch geschickt immer das Gleiche, nämlich dem Vereinigten Königreich dann den Schwarzen Peter zuzuschieben. Großbritannien sollte nun die Reißleine ziehen, es wird zu den EU-Bedingungen keinen geordneten Brexit geben, die Erde wird sich weiter drehen, der ökonomische Schaden wird kleiner sein als prognostiziert. Politisch wird es für die Briten eine Befreiung.

 
  
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  Hermann Tertsch (ECR). – Señora presidenta, realmente la superioridad moral, la arrogancia que estamos viendo por parte del consenso socialdemócrata da mucho miedo, incluso a aquellos que somos firmes partidarios de la Unión Europea, que creemos en la subsidiariedad, que creemos en la soberanía, pero que creemos en una Unión Europea.

Estamos asustados ante actitudes como las del señor Verhofstadt, que realmente no respeta nada las opiniones de todos aquellos que discrepan. Cómo es realmente esa prepotencia que se está dando permanentemente cuando se habla de un Estado que ha hablado, de una nación que ha tenido una opinión y que ha pedido irse de aquí.

Otra arrogancia que preocupa mucho, hablando del clima, hablando del medio ambiente, es la superioridad moral que existe ya entre ciertos grupos radicales, que son agitados por los medios y por la propia Unión Europea también, para coaccionar a los ciudadanos en su vida cotidiana: cómo se bloquean calles, cómo se coacciona a la gente en la vida cotidiana. Es un peligro de radicalización, que se está alimentando desde la Unión Europea. Y tenemos que tener mucho cuidado, pensando en radicalizaciones anteriores.

 
  
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  Martina Anderson (GUE/NGL). – Madam President, on 29 April 2017, the European Council sent a strong message to the people of Ireland. EU heads of state said, ‘in accordance with international law, the entire territory of such a united Ireland would not be part of the European Union in the event of Irish unification. The constitutional set—up in the north of Ireland rests on continued consent.’ Opinion poll after opinion polls shows that Brexit has evaporated the consent for the North to remain connected to Britain. The British Secretary of State has both the discretion and the duty to call a unity referendum if it appears the majority would likely vote for Irish unity. Every recent opinion poll shows that there is a majority favouring reunification. Tonight in this Parliament, Professor Colin Harvey and Barrister Mark Bassett will launch a report at 19.00 on the role of the EU and Irish unity, planning and preparing for constitutional change in Ireland. This is the sensible solution to the Brexit mess, both for Europe and for Ireland.

 
  
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  Ιωάννης Λαγός (NI). – Κυρία Πρόεδρε, είναι αναφαίρετο δικαίωμα του κάθε λαού να αποφασίζει τι θέλει. Απορώ πραγματικά με την επιμονή πάρα πολλών από εσάς —και σε αυτή την αίθουσα αλλά και γενικότερα— να αλλάξετε ένα δημοψήφισμα και μια δεδομένη άποψη των ανθρώπων. Τα ίδια κάνατε και τα ίδια συνέβησαν και στην πατρίδα μου, την Ελλάδα, όταν οδηγήσατε τους ανθρώπους εκεί σε δημοψήφισμα και το αποτέλεσμα του δημοψηφίσματος έδειξε ότι δεν θέλαμε άλλο την Ευρωπαϊκή Ένωση και δεν θέλαμε τα μνημόνια. Όμως εσείς, όλοι οι ταγοί του Ευρωπαϊκού Κοινοβουλίου και της Κεντρικής Τράπεζας, οδηγήσατε τη χώρα μου στην καταστροφή· και έχουμε μετά τις δηλώσεις του Mario Draghi, τις δηλώσεις της Christine Lagarde και του Poul Thomsen, που παραδέχονται ότι έχουν γίνει πάρα πολλά λάθη. Ποιος θα τα πληρώσει τα λάθη αυτά που κάνατε εσείς; Στην πατρίδα μου τα έχουν πληρώσει χιλιάδες οικογένειες οι οποίες αυτή τη στιγμή πεινάνε· έχουν αυτοκτονήσει πάρα πολλοί άνθρωποι και εσείς όλοι εδώ αναπτύσσετε απλά θεωρίες χωρίς να γνωρίζετε τι γίνεται.

Αφήστε λοιπόν τον βρετανικό λαό να αποφασίσει όπως θέλει, για να μην περάσει αυτά που πέρασε η πατρίδα μου. Επίσης, θέλω να τονίσω εδώ τη μεγάλη υποκρισία εκ μέρους των περισσότερων από εσάς όσον αφορά το κυρίαρχο ζήτημα των ημερών: την επέλαση της Τουρκίας στη Συρία. Από πού και ως πού οι Τούρκοι έχουν το δικαίωμα να επιτίθενται και να βομβαρδίζουν αυτήν τη στιγμή αθώους ανθρώπους; Εσείς κάθεστε εδώ και απλά συζητάτε. Οι Τούρκοι έχουν πάρει απύθμενο θράσος από την ανοχή που τους δείχνετε, εδώ και πάρα πολλές δεκαετίες. Πρέπει να τελειώσει το παιχνίδι αυτό με την Τουρκία, πρέπει να ξεκαθαριστεί ότι η Τουρκία δεν έχει καμία θέση στην Ευρωπαϊκή Ένωση και να σταματήσει αμέσως η ενίσχυση που της παρέχετε.

(Ο ομιλητής δέχεται να απαντήσει σε ερώτηση με γαλάζια κάρτα (άρθρο 171 παράγραφος 8 του Κανονισμού))

 
  
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  Maria Grapini (S&D), Întrebare adresată conform procedurii „cartonașului albastru”. – Doamna președintă, stimate coleg, sigur, pot să fiu de acord că statele membre trebuie să-și decidă soarta, dar cetățenii au drepturi. Ieri am asistat, dacă știți ultimele sondaje din Marea Britanie, vizavi de poziția cetățenilor și de faptul că au fost induși în eroare și că au fost mințiți că nu li se întâmplă nimic după Brexit, că rămân aceleași drepturi fără obligații.

Vă rog să-mi răspundeți dacă cunoașteți ultimele sondaje din Marea Britanie?

 
  
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  Ιωάννης Λαγός (NI), απάντηση "γαλάζια κάρτα". – Θεωρώ ότι ο κόσμος στη Βρετανία δεν έχει αλλάξει άποψη· έχει την ίδια που είχε και προηγουμένως. Όμως, δεν καταλαβαίνω πότε έχει αξία για εσάς ένα δημοψήφισμα και πότε όχι. Το δημοψήφισμα αυτό έχει γίνει εδώ και κάποια χρόνια. Γιατί μέχρι τώρα λοιπόν δεν έχει υλοποιηθεί αυτό το πράγμα; Θα περιμένουμε πότε θα αλλάξει ίσως —με όλες τις πιέσεις που θα ασκηθούν— η άποψη του βρετανικού λαού; Έως τότε τι θα γίνει; Λοιπόν, το δημοψήφισμα έγινε, η απόφαση ήταν συγκεκριμένη και βάσει των δημοκρατικών σας ευαισθησιών πρέπει αυτό να γίνει αποδεκτό.

(χειροκροτήματα)

 
  
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  Enikő Győri (PPE). – Tisztelt Elnök asszony! Három gondolatot szeretnék megfogalmazni, három témakörben, kimondottan nem brexit-specifikusan. Az első a többéves pénzügyi keretre vonatkozó javaslat: úgy lehetne megfogalmazni, hogy ami az asztalon van, kevesebb pénzt, több célra, nehezített feltételrendszer mellett. Szeretném felhívni a finn elnökség figyelmét arra, hogy ez azért így elég nonszensznek tűnik.

A mostani ötletroham, hogy milyen feltételekhez kössük a pénz elköltését, ellehetetlenítené a normális működést. Kérem, hogy csak objektív, teljesíthető, mindenkire egyaránt vonatkozó feltételeket emeljenek be a rendszerbe.

A második a klímavédelem. Nem gondolom, hogy volna józan európai polgár, aki ne tartaná fontosnak a zöld gazdaságra való áttérést. A nemzeti klímavédelmi tervek összegzése alapján lehet majd eldönteni, hogy milyen reális célkitűzésünk lehet a kibocsátáscsökkentés terén. Tehát józanul fogalmazzuk meg a vállalásokat, ne menjünk bele egy bajnokságba, hogy ki tud megalapozatlanul nagyobb számot mondani.

Végezetül a bővítés kapcsán – Juncker Elnök Úrnak mondom, aki közben sajnos elment – nagy hiba volt azt mondani öt éve, hogy nem lesz bővítés. Nem lehetünk büszkék egy ki nem tűzött cél teljesítésére. A perspektíva elvétele a stabilitást és a prosperitást fenyegeti. Abban bízom, hogy igenis lesz döntés még októberben a csatlakozási tárgyalások megkezdéséről Albániával, Észak-Macedóniával.

 
  
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  Pedro Silva Pereira (S&D). – Madam President, the proposal made by Mr Johnson is really not a convincing basis for an agreement. In a way, it looks like Mr Johnson is trying to sell us a very nice house with a swimming pool – the only problem is that it might not have a swimming pool after all. In fact, the proposal offers regulatory alignment of Northern Ireland with the single market. But is it a real offer? No. In fact, it depends on unilateral consent given by the assembly of Northern Ireland before the entry into force and thereafter every four years. Then the proposal says that Northern Ireland will be out of the customs union, but still, we will have an open border based on alternative arrangements. But are those proposals workable? Are we, in fact, before a real offer? No. The truth is that those alternative arrangements would still have to be arranged by a joint committee. So the proposal itself is unworkable. It’s not a basis for an agreement. And so, now that we are approaching the Council meeting, our resolution adopted here in the European Parliament remains valid. If no agreement is reached then we, the European Parliament, will support an extension of Article 50.

 
  
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  Lucy Nethsingha (Renew). – Madam President, as a proud British citizen, I am ashamed of our government and the way it is treating both its citizens and democracy. Boris Johnson has misled the entire country, including our Queen. He is not to be trusted by anyone in this Parliament or in the Commission.

The EU has shown great patience already, for which I am grateful, and now British politics is being recast. Boris Johnson has lost his majority in parliament. The European election results and every opinion poll show a majority for remain. Once Britain has an extension, a cross-party majority in the House of Commons will eject Johnson from office. We would ask you for as long an extension as possible so that a new government will be able to hold a new referendum and the UK will find a solution.

If Boris Johnson and the Brexit Party are so confident the British people have not changed their minds, why are they opposing such a confirmatory vote? The British people do not deserve to be punished for the duplicity of their current Prime Minister, and I ask you to give us as much time as possible so that we can fix this mess.

(Applause)

(The speaker agreed to take a blue-card question under Rule 171(8))

 
  
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  Alexandra Lesley Phillips (NI), blue-card question. – I just want to ask my colleague from the United Kingdom a question. She was talking about how she thinks that our Prime Minister can’t be trusted, but in 2017 her party stood on a manifesto of respecting the referendum result. Without any recourse to the general public, they have changed that to revoking Article 50 and stopping Brexit. Hypocrisy!

 
  
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  Lucy Nethsingha (Renew), blue-card answer. – In response to that, I would like to say that there is no clarity – and never was – about what type of leave was on the referendum. When we have clarity about whichever type of leave is to be put to a second referendum, the people should have a choice. And in response to the revoke thing, that would be after a general election and therefore after a clear vote to remain.

(The speaker agreed to take a blue-card question under Rule 171(8))

 
  
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  Claire Fox (NI), blue-card question. – If you are so confident in your politics, why don’t you let us have a general election? Why do you, the Lib Dems, refuse and vote against ordinary voters in the country going to the polls? You’ve said you won’t let them do it until you’ve taken something off the table that you decided on their behalf, anti—democratically. You are neither liberal nor democratic, and you say you’re ashamed of the Parliament; I’m ashamed that you’re a British MEP.

 
  
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  President. – And that, Madam, is not a question but it’s a statement. I’ll allow you to answer that because I dare say you’ll have a good answer.

 
  
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  Lucy Nethsingha (Renew), blue-card answer. – I’m very ashamed at some of the things that have been put out recently by Leave.EU.

On the point of our Parliament, I think our Parliament is well overdue for a general election, but to remove the UK – to crash out during the course of that election, when there seems to be a majority in the UK for remain – would be an appalling travesty of democracy.

So we must secure the extension before we have the election and then bring it on. And we will win far more MPs – and always have done – than the Brexit Party.

 
  
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  Magid Magid (Verts/ALE). – Madam President, friends, As-Salaam-Alaikum. As we all already know, Boris Johnson is a liar, a charlatan, a racist, a national disgrace, an enemy of democracy, a selfish saboteur, a puppet to an unelected bureaucrat. And as the grandma even in his own constituency says, a filthy piece of toe-rag. So to Juncker and Mr Barnier and the other EU leaders: give Boris nothing and give the British people everything, especially the young. Give them your solidarity, your unwavering support and your sincere promise that you won’t ever abandoned them to the fantasies of the insecure, delusional, tiny British elite that is summed up by Boris Johnson. And Madam Chair, I have constantly and frequently criticised the EU on countless occasions, and believe me, that’s not going to change. But our future is here, in this Parliament. This is a parliament, this is the European Union that turned ash, smoke, hate, horror, death and destruction into an Ode to Joy. My name is Magid Magid and I’m proud to be a British, Somali, African and a European.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (ECR). – Madam President, I’m very happy to listen to colourful parliamentary language but not unparliamentary language, and I think we heard a string of adjectives there against the British Prime Minister totally unwarranted and which should be withdrawn. They’re not suitable for use in this House.

 
  
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  President. – I am reminded, colleagues, that we do have a rule – it’s called Rule 10 – and we try and have mutual respect between Members and respect for the dignity of Parliament, maintenance of security and order on our premises. So I do try and ask people to be respectful to one another, even where you have a difference. So perhaps our next speakers will try and live by that code.

 
  
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  Jaak Madison (ID). – Madam President, Mr Barnier, of course, I think the next speakers are more respectful of this House.

Three weeks ago we had a similar debate to this in Strasbourg. It’s like a déjà-vu feeling now here again. But anyway, the time runs and soon there is a European Council, and we still know that the legal basis for reaching an agreement is clear.

Article 50 of the Treaty of the European Union is clear, and it reads as follows and I quote: ‘Any Member State may decide to withdraw from the Union in accordance with its own constitutional requirements’.

The effects of further extending the deadlines or of a ‘no-deal’ will result in a lose-lose situation for all sides. Not only will it create serious problems for the Multiannual Financial Framework for the next period, but it will almost certainly result in a hard border in Ireland.

The latest deal put forward by Mr Johnson includes major concessions on the part of the UK. The EU should now show the UK the same courtesy.

The EU is like a jealous lover, using useless tactics to prevent the other party from leaving. But in reality, these antics only drive the ex-lover further away.

I would therefore like to remind the EU of the age-old saying: ‘If you love something, set it free, please’.

 
  
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  President. – How very thoughtful.

 
  
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  Geoffrey Van Orden (ECR). – Madam President, may I, first of all, just say to our colleague Richard Corbett: the first duty of any good democrat is to ensure that the likes of Mr Jeremy Corbyn, an unreconstructed Marxist, should never become Prime Minister of the United Kingdom.

May I also say that when President Sassoli spoke at the beginning of this debate, he was not correct when he said that there were just two options. He said extension or no—deal. In fact, of course, there is a third option, and that is getting the deal done before 31 October. There is effectively a week left to conclude a suitable deal between the European Union and the UK. The British Prime Minister wants a deal, he’s put very reasonable proposals on the table and he has shown great flexibility. I’m not sure we’ve seen the same flexibility from Dublin or indeed from the EU and it’s not too late. Michel Barnier tells me, there is a way. I hope and trust that this involves new thinking by the European Union. Unfortunately, over many months, the European Union has been distracted by noises offstage, unhelpful voices, often coming from the UK, and we’ve heard some of that this afternoon. These have given a totally false impression of the attitude of the British people and our determination to get Brexit done.

 
  
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  President. – If I may refer to President Sassoli, my interpretation of his comments was that, in the event of no agreement being reached, there were two choices. I think the President was quite clear.

 
  
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  Diane Dodds (NI). – Madam President, on 31 October, the United Kingdom is scheduled to leave the European Union. We must leave as one nation. This means that Northern Ireland will leave the single market and the Customs Union with the rest of the United Kingdom. Prime Minister Johnson’s blueprint means that the consent of the elected representatives of Northern Ireland is rightly required to opt into some of the rules, which would make trading with our neighbours in the Republic of Ireland easier for businesses and farmers: a sensible, pragmatic way forward, honouring the UK’s referendum result.

This has been met with complete negativity by EU leaders. It appears that no proposal other than tying Northern Ireland to the EU’s single market and Customs Union is acceptable to this House, the Irish Prime Minister or even the German Chancellor. So let’s be clear, again: Northern Ireland is an integral part of the United Kingdom through the consent of the people of Northern Ireland. We will not be torn out of its internal market and Customs Union, and we are not the EU’s bargaining chip in this negotiation.

 
  
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  Paulo Rangel (PPE). – Senhora Presidente, Presidência finlandesa, Senhor Barnier, Comissário Carlos Moedas, dois temas vão dominar o Conselho.

Um tem a ver com o orçamento no longo prazo e, em particular, com o MFF e, aí, devo dizer que estou muito preocupado porque a proposta desta Comissão é uma má proposta. É uma proposta que serve os países ricos e não serve os países pobres, que não é uma proposta para a coesão. E estou muito preocupado porque vejo que a nova comissária responsável por esta área não tem nenhuma vontade de mudar isso; não mostrou nenhuma vontade de tomar a iniciativa na Comissão no sentido de aumentar o orçamento e de poder, com isso, ter uma política de coesão.

Segunda questão é a questão do Brexit e, aí, é claro que o senhor Boris Johnson está apenas, neste momento, num jogo de passa-culpas; está a procurar fazer com que a União Europeia passe pela instância culpada de não haver acordo. Ora, nós não podemos ceder a essa chantagem e devemos dizer o seguinte a todos os ingleses e a todos os britânicos: os europeus estão totalmente disponíveis para um acordo, estamos disponíveis para um acordo no curto prazo de uma semana, mas estamos disponíveis para conceder uma extensão. A questão é que haja boa-fé e vontade de fazer um verdadeiro acordo por parte do Reino Unido.

 
  
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  Kati Piri (S&D). – Madam President, Minister, colleagues, there are also other items on the agenda of the European Council than Brexit. It will decide on the start of the accession negotiations between the EU and Northern Macedonia and Albania. Only last week, President Tusk, President Juncker, President Sassoli and President-elect von der Leyen issued a joint letter on the opening of accession talks. Their wording was strong and their message was crystal clear. North Macedonia and Albania did what we asked them to do. The time has come to open accession talks with both countries. This is a test about the Union’s ability to deliver on its promises and look to the future.

The assessment for these two countries is, of course, different. These are two separate systems with different political contexts and distinct challenges, and every country must be judged on its own merits. But what I want to underline is that this decision is not about EU membership; it’s the start of accession negotiations, which is based on an assessment made on clear benchmarks and clear deliverables. Both North Macedonia and Albania are ready to start working on further difficult but necessary reforms in the years ahead. And let me remind you that this decision has already been delayed for one year. So let’s not miss this opportunity to make our enlargement policy once again credible and predictable.

 
  
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  Naomi Long (Renew). – Madam President, the support of the EU for Northern Ireland and the Good Friday Agreement throughout this Brexit crisis is hugely appreciated by those in Northern Ireland. We need that support to continue now. More than anywhere in Europe, Northern Ireland needs a deal if Brexit proceeds. A deal that creates no new border infrastructure within our islands, protects our economy and respects the Good Friday Agreement in both letter and spirit – a point reinforced powerfully by Tony Blair, Bertie Ahern and John Bruton at my recent Brexit event here in Brussels. The UK Government’s proposals do none of that. Instead of avoiding a border, they create two. Instead of protecting business, it creates more barriers to trade and places business in ‘Brex-eternity’: an unending four—year cycle of uncertainty as to their position in the single market. Instead of protecting the Good Friday Agreement, it places the future of the Northern Ireland Assembly – already suspended for three years – in further jeopardy. These are not serious proposals. The UK Government wants a no—deal Brexit but wants to lay the blame with the EU for its consequences. It is crucial that strategy does not succeed. It is vital that a no—deal Brexit is avoided. Northern Ireland’s people, prosperity and peace depend upon it.

(Applause)

 
  
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  Paolo Borchia (ID). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, visto che il prossimo Consiglio europeo si occuperà, tra gli altri argomenti, anche degli sviluppi più recenti in ambito di politica estera, suggerirei caldamente che venissero fatte delle valutazioni molto attente in merito alla Turchia, in merito ai suoi comportamenti, in merito al suo ruolo all'interno del negoziato con l'Unione europea. Mi riferisco all'incursione navale che è stata effettuata in acque territoriali cipriote per l'ennesima violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.

A questo punto, visto che il Consiglio di luglio aveva comminato alcune sanzioni, tra l'altro definite irrilevanti dal ministro degli Esteri turco, io mi chiedo se il Consiglio europeo, alla luce della manifesta insufficienza delle misure finora applicate e alla luce del poco rispetto dimostrato dalla Turchia nei confronti dell'Unione, intenda sospendere tutti gli strumenti di assistenza finanziaria che, per il Quadro finanziario pluriennale, hanno superato i 4 miliardi.

Infine, concludo signora Presidente, alla luce dell'aperta ostilità adottata da Ankara nei confronti dell'Unione, mi chiedo se non sia il caso di sospendere, una volta per tutte, il processo di adesione.

 
  
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  Nigel Farage (NI). – Madam President, we are not dealing with people acting in good faith. Yes, that means you, Mr Barnier. You’re not looking for solutions. You’re looking to put obstacles in our way. You may have conned a very weak and gullible Mrs May into signing up into a new treaty from which there was no escape, but you’re not conning us.

We don’t want your treaty in any form, even with Mr Johnson’s proposed amendments. The referendum was very clear. We voted to leave the institutions of the European Union and to be free and, you know, we’ve had enough of being talked down to by you, insulted by Messrs Tusk and, indeed, Juncker, and we will never accept a German Chancellor attempting to annex a part of our nation. We simply won’t have it. The good news is your wretched treaty is off the table. Support for a clean-break Brexit is growing and it will be the winning ticket at the next general election.

(Applause from certain quarters)

(The speaker agreed to take a blue-card question under Rule 171(8))

 
  
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  President. – I didn’t think we were discussing the UK’s next general election; I thought we were discussing Brexit. You have, of course, provoked some reaction from colleagues. Will you accept a blue-card question? Ms Bunting.

 
  
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  Judith Bunting (Renew), blue-card question. – Yes, the country voted – the UK voted – to leave the EU, but they didn’t know what they were voting on and they were misled.

(Loud protests from certain quarters)

(President: ‘Would you ask a question. I don’t want a statement. I’m really sorry, I need a question.’)

Yes, I would like Nigel Farage to account for why he stood in front of that poster with refugees that had nothing to do with the European Union. I would like to ask why they supported erroneous statistics and inaccurate facts. They know …

(The President cut off the speaker)

 
  
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  Nigel Farage (NI), blue-card answer. – You patronising snuck—up snob. How dare you you tell people they didn’t know what they were voting for? They knew exactly what they were voting for. They were voting against 50 years of people like you lying to them. They did it, you promised you’d enact it, and you – the Lib Dems and others – have betrayed the greatest democratic exercise in the history of our nation.

(Applause from certain quarters)

 
  
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  President. – Let that settle for a moment. Just let that settle. I am taking a decision not to have two more questions put to Mr Farage. I think that is the correct decision.

 
  
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  Kris Peeters (PPE). – Voorzitter. Het is duidelijk dat de top van volgende week heel belangrijk zal zijn voor het brexitdossier en ik hoop dat het gezonde verstand van onze vrienden uit het Verenigd Koninkrijk alsnog naar boven komt. Het is natuurlijk zo dat heel wat ondernemingen, zowel kleine als grote, zich grote zorgen maken. Als u de gesprekken en toelichtingen hebt gevolgd, weet u dat de situatie er niet goed uitziet.

Ik wil graag ingaan op de kwestie van transport. Er is heel veel voorbereidend werk verricht op het gebied van spoor-, lucht- en scheepsverkeer, maar ik wil graag de kwestie van wegtransport aan de orde stellen. We zijn namelijk zeer bezorgd dat dit, zeker in het geval van een harde brexit, grote verkeerschaos met zich mee zal brengen – zeker in België en met name in Vlaanderen, dat op dit vlak zeer kwetsbaar is. België heeft samen met de Europese Commissie en met Nederland en Frankrijk het initiatief genomen om wegtransporteurs te informeren over de problemen die zich op 31 oktober zullen voordoen. Mijn vraag luidt: is dit voldoende of moeten we aanvullende initiatieven nemen om verkeerschaos in onder meer België en Vlaanderen te voorkomen?

 
  
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  Birgit Sippel (S&D). – Frau Präsidentin! Ich wende mich an den Rat: Auf der nächsten Ratssitzung wird Migration nicht als großes Thema auf der Tagesordnung stehen und das, obwohl die Innenminister sich gestern noch nicht einmal auf eine kleine Übergangslösung für das zentrale Mittelmeer einigen konnten.

Was Rat und Kommission tatsächlich äußern, ist aber erschreckend: lobende Worte über die libysche Küstenwache und ihre Anstrengungen, Menschen zu retten. Ich finde, das ist zynisch. Denn die Menschen werden dann zurückgebracht, zu Erpressung, Gewalt und Folter. Ist das für Sie auch Teil unserer europäischen Lebensweise?

Beenden Sie endlich diese Form der Zusammenarbeit mit der libyschen Küstenwache! Hören Sie auf, private Seenotretter zu bestrafen! Denn was wir tatsächlich brauchen, sind sichere Wege, effektive Asylverfahren und eine nachhaltige Zusammenarbeit mit den Herkunftsländern auf Grundlage unserer Werte. Das ist Ihre Verpflichtung.

 
  
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  Fabienne Keller (Renew). – Madame la Présidente, chère Madame la ministre Tytti Tuppurainen, Monsieur le négociateur en chef, cher Michel Barnier, vous avez magnifiquement démontré, cher Michel Barnier, que les propositions de Boris Johnson ne tiennent pas la route.

Je m’associe pleinement aux inquiétudes formulées par ma collègue, Naomi Long, sur le futur de l’Irlande du Nord. Nous avons besoin d’un accord, mes chers collègues, mais pas à n’importe quel prix pour les 27 autres États membres. C’est seulement l’intérêt ultime de nos concitoyens qui doit prévaloir. Et je me souviens, cher Monsieur Nigel Farage, de votre démission, de votre liquéfaction au lendemain du référendum.

Je voudrais saluer le travail de la Commission pour maintenir la cohésion de notre Europe, une Europe unie, ouverte au dialogue mais ferme dans ses intentions.

Je voudrais souligner, alors que la date du 31 octobre approche, qu’il est aussi temps de réfléchir à la nature de la relation future entre l’Union européenne et le Royaume-Uni. Nous respectons profondément le peuple britannique.

 
  
  

VORSITZ: OTHMAR KARAS
Vizepräsident

 
  
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  Margarida Marques (S&D). – Senhor Presidente, Ministra Tuppurainen, Senhor Barnier, não quero desvalorizar o Brexit, antes pelo contrário, mas os europeus esperam que haja mais vida para além do Brexit.

Falarei do Quadro Financeiro Plurianual 21-27. Estamos numa corrida contra o tempo. Não podemos defraudar as expetativas dos cidadãos que em nós confiaram.

O Parlamento está pronto para negociar o orçamento plurianual. Sejamos claros, o Conselho ainda não tem posição. Tem aqui uma janela de oportunidade para redefinir, com realismo, a dimensão e o financiamento do orçamento. A proposta da Comissão é insuficiente.

Precisamos de um orçamento robusto e de um acordo político até ao final de 2019. A nossa posição é clara. Novos recursos próprios são necessários. O financiamento de novos desafios não pode ser feito à custa das políticas ditas tradicionais. Para novas iniciativas, dinheiro novo. É preciso modernizar as políticas tradicionais para que estas estejam aptas a apoiar um modelo económico sustentável e neutro em carbono.

Na próxima semana, todos os olhos estarão voltados para o Conselho Europeu. Contamos com uma decisão.

 
  
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  Richard Corbett (S&D). – Mr President, the British Prime Minister is indeed playing the blame game. He has tabled a proposal which he knows is unworkable, hoping that the EU will reject it so that he can blame the EU for doing so. But actually, we don’t need to take the EU’s word for it. Take Northern Ireland, the very territory it is supposed to help. There, the manufacturers’ association, the retailers’ organisation, the farmers, the trade unions and every political party other than the DUP has said this proposal is unworkable for them. So we are going to come to a no-deal situation and under British law, Johnson has to ask the European Council for an extension. I urge you to grant that extension. Not just to avoid the catastrophe of no deal but to give time to the British democratic processes, be that a general election or a referendum or both, to take place over the next few months, and they will lead. Let’s not forget now: we have a minority government. Every single opposition party in the House of Commons now wants another referendum on Brexit. That will lead to the public having a final say on the actual Brexit deal on the table and you will see: the outcome may be the right one.

 
  
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  Javier Moreno Sánchez (S&D). – Señor presidente, señorías, como dije en mi última intervención, los británicos aún están a tiempo de enderezar el timón y volver al puerto europeo. Ahora bien, el señor Johnson debe aclararse y dejar de marear la perdiz. ¿Qué quiere? ¿Quedarse, alcanzar un acuerdo de salida in extremis o irse a las bravas, lo que sería dañino para todos?

Nosotros estamos preparados para enfrentarnos a una ruptura sin acuerdo. La Comisión lleva meses preparándose y mi Gobierno ha tomado medidas para paliar los efectos de la salida del Reino Unido y preservar los derechos e intereses de los ciudadanos y las empresas españolas.

Esperamos que en los próximos días se alcance una salida pactada, pero nuestra agenda política no puede detenerse. Tenemos mucho trabajo. Debemos desarrollar la nueva Agenda Estratégica y acordar un marco financiero plurianual ambicioso conforme con las expectativas de los ciudadanos y los compromisos políticos de la Unión. Y, por último, afianzar la determinación de Europa de liderar la lucha contra la amenaza climática y acelerar la aplicación de los Acuerdos de París.

 
  
 

Catch-the-eye procedure

 
  
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  Domènec Ruiz Devesa (S&D). – Señor presidente, sobre la cuestión del Brexit, hago mías las palabras de la presidenta de mi grupo y de los otros colegas que han intervenido, en particular, Javier Moreno, justo antes que yo.

Yo quería señalar con respecto a otro tema, en el que se va a centrar el Consejo Europeo, el próximo marco financiero plurianual, aprovechando que está aquí la representante del Consejo, la ministra, que hay una serie de programas que son muy importantes a la hora de crear y reforzar la ciudadanía europea. Me refiero al Erasmus+, al Cuerpo Europeo de Solidaridad, al programa Europa para los Ciudadanos y también al programa Europa Creativa. Es importante que estos programas, en ese nuevo marco financiero plurianual, reciban la financiación adecuada, lo que quiere decir que debe ser superior a la que han recibido hasta ahora.

Sobre la cuestión de la ampliación, a la que se ha referido el presidente de la Comisión, debo decir que, en efecto, tenemos que hacer una profunda reflexión sobre si podemos continuar con este proceso sin antes reformar los actuales Tratados.

 
  
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  Christian Allard (Verts/ALE). – Monsieur le Président, c’est en fait M. Allard, vous avez tout à fait raison puisque je suis français et que je représente l’Écosse, l’une des nations du Royaume-Uni, ici dans ce Parlement.

Monsieur Michel Barnier, je vais en profiter pour vous remercier pour le travail que vous avez fait jusqu’à maintenant. Je tiens particulièrement à vous remercier pour votre respect, pour votre courtoisie et aussi pour votre flegme, un mot très britannique et une des valeurs que nous avons peut-être perdue, maintenant, en Grande-Bretagne et qu’il est peut-être bon qu’un Français nous rappelle.

Je voulais simplement dire que le Brexit, ce n’est pas seulement les droits de douane, c’est aussi, et là je continuerai en anglais...

especially about people, it’s about people like myself, it’s about people living in Northern Ireland, in the Republic of Ireland, it is people who are married to EU citizens who live in the UK, it’s about British people who are living across the EU, who are married to other people. So please remember this, should anything happen, secure our rights.

 
  
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  Dinesh Dhamija (Renew). – Mr President, I just want to make clear that, in the UK, we live in a parliamentary democracy, and that means that when a referendum result comes out, it is then advised to the parliamentarians, the MPs in parliament, who then try and administer that result. Fortunately or unfortunately, there is no Brexit majority in the UK Parliament. I’m a Lib Dem. As far as the Lib Dem manifesto goes, we have never ever said that we will be putting the Brexit result and we will want to do it. We were just told that we’d put it in our manifesto. It’s not true.

The other thing is I would very much like Boris Johnson to carry on in government with a majority of -43, and whatever we want to do, it’s like a fish hanging on a line, and we will do what we can until 2022 to not have a Brexit.

 
  
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  Geert Bourgeois (ECR). – Voorzitter. Ik wil zeggen dat ik het eens ben met wat Michel Barnier en Commissievoorzitter Juncker hebben gezegd. Het huidige voorstel inzake de brexit voldoet niet als alternatief voor de backstop en biedt onvoldoende garanties, onder meer wat een gelijk speelveld voor de toekomst betreft. Een brexit zonder akkoord is echter het slechtste scenario en het Britse parlement heeft zich hier dan ook tegen verzet. Zoals de heer Corbett al zei, moeten we er alles aan doen om een brexit zonder akkoord te vermijden. Ik wil eraan herinneren dat het niet bereiken van een akkoord volgens de resolutie die wij hebben goedgekeurd de voornaamste reden is voor uitstel. Ik wil de Raad er daarom toe oproepen er alles aan te doen om de brexit uit te stellen indien geen akkoord wordt bereikt, zodat het Britse volk zich kan uitspreken over de toekomstige relaties, en ik wil dat dit, zoals de heer Barnier al zei, gebeurt met respect en op basis van een dialoog.

 
  
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  Clare Daly (GUE/NGL). – Mr President, I’m an Irish citizen. I don’t want to see a hard border and I want to see the Good Friday Agreement respected but every time I listen to Mr Verhofstadt, I see the arrogance of the EU institutions displayed in a manner which I find incredibly unhelpful.

In any case, the European Council meeting is going to be discussing the strategic agenda for the next five years, and I have to hand it to you for the no—holds—barred approach taken to the section promoting Europe’s interests and values in the world. Our government, where neutrality is incredibly important to our citizens, like to say that this is kind of about peace and apple pie, that we join up to the Permanent Structured Cooperation (PESCO) and it doesn’t really mean anything but, actually, your strategic agenda is very clear about the imperial direction in which the EU is going. Talking about defending the interests of the EU, the need to be more assertive, to exercise our influence, work with NATO, enhance our defence investment capability. Is it any wonder that the arms industry say they are our partners, not our vendors? This is an absolute disgrace. If we want to deal with the problems of the world, stop interfering and helping cause them.

 
  
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  Tudor Ciuhodaru (S&D). – Domnule președinte, vreau să spun că în acest Brexit nu este vorba despre stânga, despre dreapta sau despre politicieni. Este vorba în primul rând despre oameni, iar eu vin din Iași, România, unde mulți colegi de ai mei de la Spitalul de Urgență lucrează în Marea Britanie și știu cât de grea poate fi viața atunci când regulile sunt impuse din altă parte. Eu cred că suntem aleși democratic aici, în Parlamentul European, pentru a-i proteja pe cetățenii care ne-au trimis aici. De aceea, cer tuturor celor care sunt astăzi aici să găsească soluțiile de a prelungi acest articol 50 așa încât să fie bine pentru toată lumea.

Dincolo de revendicări politice, cred că unitatea în diversitate trebuie să rămână lucru care ne ghidează în Europa, iar dacă vorbim despre cadrul financiar multianual, permiteți-mi să am mari rezerve că este soluția necesară pentru Europa în acest moment. Sunt multe inegalități, sunt multe disparități, îmi doresc ca și în țara mea să fie autostrăzi și spitale regionale, să existe fonduri pentru infrastructură, și cred că actualul buget nu rezolvă această problemă. Dar tocmai pentru că cetățenii europeni ne-au trimis aici sunt convins că împreună putem găsi și aici soluții pentru că unitate în diversitate trebuie să rămână soluția sănătoasă pentru toți. Vă mulțumesc.

 
  
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  Richard Tice (NI). – Mr Barnier, would you please explain to this Chamber, and indeed the citizens of Europe, why you refuse to adopt the recommendations of your own expert, Lars Karlsson, in his report ‘Smart Borders 2’ – his excellent 48-page report produced in November 2017, confirming that using existing technologies, existing best practices around the world, that actually you could have a friction-free border in Ireland.

Why, sir, do you continue to reject that recommendation?

May I put it to you? The reason is that you want to handcuff the European Union to regulatory alignment and to the Customs Union because you don’t want us to succeed as a high-growth, low-tax, smartly-regulated country off Europe.

(Applause from various quarters)

 
  
 

(Ende der spontanen Wortmeldungen)

 
  
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  Tytti Tuppurainen, President-in-Office of the Council. – Mr President, thank you for your very intensive debate. Many of you addressed the issue of Brexit, which is understandable, but also many of you made remarks and comments in regard to the upcoming European Council. I will convey these messages and remarks to the President of the European Council. Thank you very much.

In terms of our work ahead, now that the strategic agenda has been adopted, it is time to look at how it can effectively be implemented and how we can work together to achieve our common goals. It is crucial for the EU to move ahead in key areas, particularly in terms of its future budget and on climate change, one of our most urgent threats. In addition, it is clear that Brexit is a pressing issue for leaders next week.

If you allow me, Mr President, on the Multiannual Financial Framework (MFF), I would just like to remind you that tomorrow, in this very plenary, we are going to have a debate on the next Multiannual Financial Framework, so we will have a perfect opportunity to exchange views on MFF tomorrow morning.

Finally, on Brexit, I regret to reiterate that the UK proposal is not operational. There is therefore some serious work to do if one is to achieve a deal. But a no-deal cannot be the preferred choice of the Union, because of the significant consequences on citizens and businesses – even though we are well prepared. So, ladies and gentlemen, if requested by the UK for a good reason, an extension will be considered.

However urgent the Brexit issue is, we do have other issues on the Council agenda and we do concentrate on our work. Thank you very much for your attention and for this lively debate.

 
  
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  Der Präsident. – Wir bedanken uns herzlich bei Ihnen und wünschen Ihnen für die Sitzungen am 17. und 18. Oktober mit Michel Barnier alles erdenklich Gute.

Die Aussprache ist geschlossen.

Schriftliche Erklärungen (Artikel 171)

 
  
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  Vilija Blinkevičiūtė (S&D), raštu. – Gerbiamas Komisijos Pirmininke, Pirmininke, kolegos, iš kitos savaitės Vadovų Tarybos susitikimo tikimės daug. Tikimės, jog pagaliau bus pasiektas susitarimas dėl ateinančių septynerių metų biudžeto. Europos Parlamentas savo rezoliucijoje aiškiai išdėstė prioritetus, jog kita finansinė perspektyva turi būti labiau socialiai orientuota ir gebanti tinkamai finansuoti sritis, kurios liečia labiausia pažeidžiamus mūsų žmones. Privalome išlaikyti 6 milijardų eurų finansavimą Europinei vaiko garantijai, kas leis sutelkti pajėgas nacionaliniu ir europiniu mastu kovojant su vaikų skurdu. Privalome išlaikyti padidintą finansavimą jaunimo garantijai ir Erasmus + programai. Kalbant apie strateginius Komisijos prioritetus, tikimės, jog naujoji Komisijos Pirmininkė išlaikys pasižadėjimą skirti ypatingą dėmesį Europos socialinei politikai ir visiškai įgyvendinti Europos socialinių teisių ramstį. Socialinė Europa negali būti ta vieta, kurioje vis daugiau dirbančių žmonių atsiduria skurdo rizikoje, kur vaikų skurdas išlieka nepateisinamai didelis, o jauni žmonės negali rasti darbo.

 
  
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  Maria Grapini (S&D), în scris. – Schimbările climatice și noul cadru financiar multianual despre care vorbim astăzi au mare legătură. Nu putem să ne atingem țintele privind schimbările climatice dacă nu facem investiții și nu asigurăm protecția socială.

Din păcate, Comisia Europeană care tocmai își încheie mandatul nu și-a făcut lecția la capitolul buget. Curtea de Conturi a prezentat săptămâna aceasta un raport în cadrul Comisiei IMCO în care arată că, lângă propunerea de buget și a noului cadru financiar multianual, Comisia nu a pus și o strategie pe termen mediu și lung. Nu pot înțelege cum se poate face un buget fără strategie. Solicit Comisiei să pregătească o strategie cu măsuri concrete care să asigure creștere economică și siguranță socială.

Legat de Brexit, doresc să spun că instituțiile europene au obligația să asigure, în primul rând, protecția cetățenilor europeni, atât a celor din Marea Britanie cât și a cetățenilor din alte state membre care trăiesc în Marea Britanie.

 
  
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  Christine Schneider (PPE), schriftlich. – Ich unterstütze die Ausführungen der Kommission. Es geht darum, eine Lösung zu finden, die den Menschen die Unsicherheiten und Ängste nimmt, wie es nach einem Brexit weitergehen soll. Schuldzuweisungen haben hier nichts verloren. Ich hoffe, dass nächste Woche tatsächliche Lösungen gefunden werden können, die den Erhalt des Friedens in Nordirland und den Schutz unseres europäischen Binnenmarkts garantieren.

 
Utolsó frissítés: 2019. december 20.Jogi nyilatkozat - Adatvédelmi szabályzat