Prigionieri di guerra all'indomani dell'ultimo conflitto tra Armenia e Azerbaigian
Marco Zanni (ID), per iscritto. – Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian ha causato grande distruzione ed enormi perdite umane: sono oltre 5mila i militari deceduti e migliaia i feriti e gli sfollati. Ad oggi, l'Azerbaigian non sta rispettando il punto 8 della dichiarazione tripartita di cessate il fuoco siglata con l'Armenia e la Russia, il quale stabilisce che i prigionieri di guerra, gli ostaggi, gli altri detenuti e i corpi delle persone uccise debbano essere scambiati. Secondo diverse fonti, l'Azerbaigian starebbe detenendo illegalmente e in condizioni disumane 200 prigionieri di guerra.
Le continue provocazioni e il mancato rispetto dell'accordo di cessate il fuoco sono inaccettabili, soprattutto quando provengono dallo stesso Paese che ha dato inizio al conflitto in quanto aggressore. Le autorità dell'Azerbaigian hanno addirittura giustificato gli arresti illeciti dei cittadini armeni, successivi alla fine delle ostilità, accusando i detenuti di terrorismo. Esprimo la mia vicinanza al popolo armeno, storicamente e culturalmente legato all'Europa. Rimanere in silenzio di fronte a questa situazione non è tollerabile. L'Europa deve alzare la voce, condannando le gravi azioni dell'Azerbaigian e richiedendo l'immediato rilascio dei prigionieri e la tutela del patrimonio culturale e religioso dell'Armenia.