Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica – Adesione dell'UE: istituzioni e amministrazione pubblica dell'Unione - Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica – Adesione dell'UE: cooperazione giudiziaria in materia penale, asilo e non respingimento (discussione)
Alessandra Basso (ID). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, il drammatico problema dell'aumento della violenza contro le donne deve essere una priorità.
Mentre tanti gruppi parlano di parità di genere e di combattere le disuguaglianze portando avanti proposte poco concrete, dovremmo tutti quanti concentrarci su soluzioni concrete che devono essere date dagli Stati membri.
Non è certo risolutiva la convenzione di Istanbul, dove tra le righe si legge la volontà di introdurre l'ideologia gender. Quello che serve è altro, non ideologie LGBT.
Onestamente non credo che a una donna violentata, a una bambina infibulata o a una ragazza bullizzata su internet interessi particolarmente che nelle scuole vengano distribuiti materiali didattici sui ruoli di genere non stereotipati.
Quello che serve davvero è trovare, ad esempio, un pronto riscontro da parte autorità: lo sappiamo che tante volte non si denuncia per la lentezza delle risposte e per la preoccupazione delle ripercussioni tra il momento del fatto e l'adozione dei provvedimenti. Ho sentito troppo spesso la frase "ok, mi dite di denunciare, ma prima che vengano prese delle decisioni cosa faccio? Mi devo barricare in casa?".
Per questo sono orgogliosa del governo del mio partito, perché in Italia è stato promotore del codice rosso e, pochi giorni fa, di quello cosiddetto "rafforzato". Questo è quello che serve, perché dobbiamo dirlo chiaramente: il numero accettabile di donne vittime di violenza, di ogni tipo di violenza, deve essere zero.
(L'oratrice accetta di rispondere a una domanda "cartellino blu")