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Δευτέρα 5 Φεβρουαρίου 2024 - Στρασβούργο

13. Κατάσταση των κρατουμένων στις ουγγρικές φυλακές, συμπεριλαμβανομένης της υπόθεσης της Ilaria Salis (συζήτηση)
Βίντεο των παρεμβάσεων
Συνοπτικά πρακτικά
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  Die Präsidentin. – Als nächster Punkt der Tagesordnung folgt die Aussprache über die Erklärung der Kommission zur Lage Inhaftierter in ungarischen Gefängnissen, insbesondere dem Fall Ilaria Salis (2024/2559(RSP)).

Ich weise die Mitglieder darauf hin, dass nur eine Rednerrunde der Fraktionen vorgesehen ist. Deshalb werden weder spontane Wortmeldungen noch blaue Karten akzeptiert.

 
  
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  Enikő Győri (NI). – Signora Presidente, devo ripetere la mia richiesta di ascoltare anche l'Ungheria in questo dibattito, se questo Parlamento ritiene importante lo Stato di diritto e il processo giusto. Come ho accennato prima, secondo l'articolo 137, paragrafo 4, del regolamento, che è un importante articolo, un deputato ha il diritto di essere rispettato in un dibattito. In questo dibattito non viene dato il diritto all'Ungheria di fare un intervento, mentre ci accusano di cose molto gravi.

La verità è che un criminale, cioè, una persona, una cittadina italiana ha fatto dei crimini molto gravi in Ungheria ed è sotto accusa in carcere. Ci accusa di condizioni non degne, mentre si è trovato chiaramente che ha mentito durante la procedura legale. Signora Presidente, vorrei chiedere che si possa fare anche un intervento da parte dell'Ungheria.

 
  
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  Die Präsidentin. – Frau Kollegin, Ihr Antrag ist vorhin von der Präsidentin ja bereits beantwortet worden.

 
  
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  Mairead McGuinness, Member of the Commission. – Madam President, honourable Members, I want to thank the House for putting on the agenda of this plenary the situation of prisoners in Hungarian jails, including the case of Ilaria Salis. As you know, detention issues are mainly a competence and responsibility of the Member States, but the Charter of Fundamental Rights does require that, within the scope of EU law, detention conditions do not violate fundamental rights. In addition, all EU Member States have committed to respect standards on this matter from the Council of Europe, such as the 2006 European Prison Rules, at EU level in December 2022.

The Commission adopted a Recommendation on the procedural rights of suspects and accused persons subject to pre-trial detention and on material detention conditions. While the minimum standards laid down in the recommendation are not legally binding on Member States, they serve as a reference point to improve the situation in prisons within the EU.

The issue of detention is one of the priorities of the Belgian Presidency of the Council. The topic of small—scale detention was discussed at the informal Justice Council on 26 January. I would like to draw your attention to EU legislation which is relevant here. The Council Framework Decision 2009/829/JHA of 2009 on the European supervision order allows suspected persons to be supervised in their home country while awaiting trial in another Member State. It has been transposed by Hungary and Italy. The Framework Decision aims to prevent inequalities between residents and non-residents in the trial state. This is because non-residents are remanded in custody more often than residents in similar circumstances.

The Commission is aware that bilateral contacts have taken place between Italy and Hungary. They have discussed the possibility of alternatives to detention in the case of Ms Salis, including the possibility of house arrest, while she awaits trial. This situation would be in line with the Council conclusions on alternative measures to detention, adopted during the Finnish Presidency in 2019. These conclusions point out that non-custodial sanctions and measures should be considered where they are appropriate to the circumstances of a case.

I would like to underline that the Commission is available to help find a viable solution within the EU framework. The Commission attaches great importance to the respect for procedural rights for suspects and accused persons in criminal proceedings. The EU has adopted six procedural rights directives to establish EU—wide minimum standards for a high level of fair trial rights.

These rights include the right to interpretation and translation, the right to information and access to the materials of the case and, in particular, all materials essential to effectively challenge the lawfulness of an arrest or detention. They also include the presumption of innocence, from which derives the prohibition on presenting suspects and accused persons as being guilty in court or in public through the use of measures of physical restraint.

The Commission’s priority is to make sure that all these rights are correctly and effectively implemented in practice by the Member States. Where necessary, the Commission will not hesitate to launch infringement proceedings if there are violations of EU law.

More generally, the Commission will continue to monitor the efficiency, quality and independence of the national justice systems of Member States through its annual Rule of Law Reports and the EU Justice Scoreboard.

 
  
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  Tom Vandenkendelaere, namens de PPE-Fractie. – Voorzitter, collega’s, commissaris, de situatie in Hongaarse gevangenissen roept een aantal vragen op na de opsluiting van de Italiaanse burger Ilaria Salis tijdens een gewelddadige anti-nazirally in Boedapest vorig jaar en haar verschijning — zwaar geboeid — in de rechtbank een paar dagen geleden.

Verschillende internationale instanties hebben de afgelopen jaren hun bezorgdheid geuit over overvolle gevangenissen, ondermaatse detentieomstandigheden en het gebrek aan effectieve rechtsmiddelen voor gevangenen in Hongarije. Het Europees Hof voor de Rechten van de Mens en het Comité inzake voorkoming van foltering van de Raad van Europa hebben gevallen van mensenrechtenschendingen gedocumenteerd, wat zou wijzen op een systematisch probleem met het Hongaarse strafrechtsysteem.

Mijn vraag is dan ook eenvoudig en vooral gericht aan de Europese Commissie: is de Europese Commissie inderdaad op de hoogte van deze situatie en kan zij beoordelen of de fundamentele normen inzake detentieomstandigheden in Hongaarse gevangenissen worden nageleefd en dus of de noodzaak bestaat om een procedure op te starten? Meer algemeen tot slot ook de vraag: welke zijn de concrete verdere stappen die de Europese Commissie wil nemen in de discussie rond minimumregels over detentieomstandigheden in Europa?

 
  
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  Brando Benifei, a nome del gruppo S&D. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'Ungheria di Orbán si è macchiata nuovamente di una grave violazione dello Stato di diritto, a cui quest'Aula deve reagire. Mi riferisco al caso di Ilaria Salis, cittadina europea, da un anno in stato di arresto in condizioni molto dure, costretta a firmare fogli in ungherese senza traduzione e portata al guinzaglio e con catene in un'aula di tribunale. In Europa, i diritti, anche degli arrestati e dei detenuti, che siano poi ritenuti colpevoli o innocenti, vanno rispettati.

Mi vergogno del silenzio del governo italiano. La premier Meloni è pronta ad accogliere l'ultradestra orbaniana nel suo gruppo politico, ma non riesce a chiedere rispetto per una sua cittadina. Leggo di suoi ministri che non hanno visto, che non sanno, che poi sono costernati, ma che alla fine sono muti di fronte ai nazionalisti, all'ultradestra dei loro amici. Una sottomissione imbarazzante, indegna, che suscita rabbia e una giusta indignazione.

Questo è un caso – non unico, ma a suo modo emblematico – di quello che accade in un paese che pensa che l'Europa sia solo una fonte di risorse, di denaro a cui attingere senza rispettare regole. Bene, allora diciamolo forte, almeno qui, in maniera chiara, almeno in quest'Aula: l'Europa, primo ministro Orbán, non è un bancomat! I diritti umani, in quest'Aula, vengono prima di tutto e su di essi è fondata la nostra Unione.

Dunque, anche da qui lanciamo un messaggio chiaro: dignità per Ilaria Salis, dignità per una persona che deve poter essere trattata in maniera adeguata rispetto ai valori europei. Da questo caso come da altri – ma, come ho detto, questo è un caso emblematico – passa la nostra dignità. Mettiamoci uniti, facciamo uno sforzo per dare un messaggio unitario da quest'Aula, perché Ilaria Salis ha bisogno di sentire vicine le istituzioni per la sua dignità, per la sua vita.

 
  
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  Nicola Danti, a nome del gruppo Renew. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, c'è un problema che riguarda molti paesi europei, a partire dal mio: quello del rispetto dei diritti dei detenuti. Un tema sul quale le istituzioni europee devono prendere sempre maggiore coscienza, evitando di rifugiarsi in facili "no comment" per il fatto che questa è materia di competenza nazionale. Perché, parafrasando una frase attribuita a Voltaire, è dalle carceri che si misura la civiltà della nostra Unione.

Potremmo allora parlare delle condizioni di carcerazione, mai smentite da nessuna autorità belga, riservate alla nostra collega Kaili, o di quelle presenti in molti istituti penitenziari italiani, dove il sovraffollamento e la mancanza di servizi essenziali degradano la vita dei detenuti, portandoli talvolta al suicidio, quando invece il dovere principale che spetta allo Stato, con la detenzione, è quello della rieducazione e del reinserimento sociale.

O potremmo parlare del caso di Filippo Mosca, detenuto in Romania, a cui sono stati negati i diritti base durante il dibattimento processuale, e che, soprattutto, è recluso in un carcere rumeno in condizioni inumane.

E potremmo infine parlare del caso di Ilaria Salis. Ben prima delle scioccanti immagini dell'aula giudiziaria, io e altri colleghi avevamo chiesto di porre l'attenzione sulla situazione detentiva e processuale di Ilaria. Non spetta a noi dire e giudicare se e per cosa è colpevole, ma spetta a noi verificare se la magistratura, in un paese in cui il potere giudiziario è totalmente asservito al potere politico, faccia il suo dovere in modo imparziale. Tocca a noi verificare che siano rispettati i diritti umani durante lo stato detentivo dell'imputata e tocca a noi alzare forte la voce quando ci troviamo davanti alle immagini di una giovane donna, incatenata mani e piedi e al guinzaglio davanti alle telecamere, che ledono la dignità umana.

Avremmo voluto sentire su questo anche la voce del nostro capo del governo, Giorgia Meloni, e invece abbiamo solo sentito un reticente silenzio, per evitare di disturbare l'amico Orbán, che si appresta ad accogliere nel proprio gruppo politico europeo. Cari colleghi, un capo del governo che non è in grado di difendere la dignità di un proprio cittadino non sarà mai in grado di difendere il proprio paese.

 
  
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  Ignazio Corrao, a nome del gruppo Verts/ALE. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, lo dico anche alla collega Győri per l'intervento di poco fa: non siamo qui per stabilire se Ilaria Salis, che è un'insegnante italiana attualmente detenuta in Ungheria, sia colpevole o innocente per i reati di cui è accusata. Non siamo un tribunale, non siamo giudici, ma siamo qui per parlare, ancora una volta, di diritti fondamentali violati da uno Stato membro dell'Unione europea: l'Ungheria.

Ilaria Salis è stata condotta in tribunale in catene, come una schiava di non si sa quale epoca, dopo aver trascorso mesi privata dei diritti basici di ogni imputato in uno Stato di diritto, senza poter telefonare, in condizioni disumane, legata al collo e circondata da topi e da insetti.

C'è anche un altro caso simile, colleghi, che vorrei sollevare in quest'Aula e riguarda un altro Stato membro: la Romania. È il caso di Filippo Mosca, un ragazzo siciliano, italiano, europeo, detenuto anche lui in condizioni disumane nel carcere di Porta Alba di Costanza sulla base di un iter processuale inaccettabile per gli standard europei.

È cruciale garantire a Ilaria, a Filippo e a tutti i detenuti i diritti fondamentali e un giusto processo. Nessuno chiede di non rispettare la legge o la sovranità di questi Stati membri, ma è essenziale che le stesse garanzie processuali e la tutela della dignità umana vengano osservate in modo analogo in tutta l'Unione europea.

 
  
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  Pietro Fiocchi, a nome del gruppo ECR. – Signora Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dire, innanzitutto, che questo dibattito su Ilaria Salis non avrebbe dovuto neppure aver luogo. Pensiamo che si tratti di una richiesta strumentale della sinistra, il cui vero fine non è una preoccupazione umanitaria per la detenuta, ma un'occasione per attaccare l'Ungheria e l'Italia in un clima di campagna elettorale, come del resto dimostrano gli attacchi da parte della presidente del Pd Elly Schlein nei confronti di Giorgia Meloni.

Io ricordo che Tajani e la stessa Giorgia Meloni hanno parlato con Orbán per risolvere la situazione e la trattativa è in corso. Noi non sappiamo se la Salis sia veramente responsabile o no dei fatti dei quali è accusata, ma quello di cui siamo certi è che per Ilaria Salis, e in generale per tutti i connazionali che si trovano detenuti all'estero, il governo italiano sta facendo tutti i passi necessari, politici e diplomatici, affinché a tutti loro venga garantito un trattamento rispettoso della dignità dell'essere umano, nonché un processo giusto e rapido.

Ricordiamoci che ci sono migliaia di detenuti in paesi europei che non sono il loro paese. Allora, non è competenza del Parlamento decidere se una persona è colpevole o meno, però, sicuramente, il Parlamento europeo deve fare in modo che gli standard di umanità nelle carceri europee – in Ungheria come in Belgio, come in Olanda, come in Francia – vengano rispettati e che a questi detenuti venga riservato un trattamento dignitoso e un processo giusto. Questo vale sia per Ilaria Salis che per qualsiasi altro detenuto, specie se in attesa di giudizio.

 
  
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  Jean-Lin Lacapelle, au nom du groupe ID. – Madame la Présidente, chers collègues, le Parlement européen tient de nouveau une session plénière et met de nouveau à son ordre du jour un débat hostile à la Hongrie. Le prétexte de cette semaine est la condition des prisonniers, parmi lesquels Ilaria Salis. Comme personne, chez les défenseurs autoproclamés des droits de l’homme, ne va le faire, je vais rappeler quels sont les faits, afin que les Européens sachent de quelle criminelle le Parlement européen prend le parti.

Ilaria Salis est une antifa italienne. Motivée par une idéologie d’extrême gauche ultra—violente, elle s’est arrogé le droit d’entrer dans un pays étranger, la Hongrie, et d’imposer aux Hongrois sa loi politique en attaquant des nationalistes hongrois par surprise, dans la rue ou chez eux, à coups de marteau, et à huit contre un.

Parmi tous ceux qui la plaignent aujourd’hui, combien ont vu la vidéo de cette agression insoutenable? Si le contraire s’était produit, si des nationalistes avaient franchi les frontières pour agresser chez eux à coups de marteau des militants de gauche, l’Union européenne tout entière hurlerait à la mort. Mais, comme c’est l’extrême gauche qui attaque des nationalistes, l’Union européenne s’inquiète de la santé et du confort de l’agresseur, sans un mot pour les victimes, alors qu’elle ouvre sa compassion aux actes les plus anodins habituellement.

C’est en réalité une complicité politique qui vous anime, et la preuve, c’est que, depuis des années que l’Union européenne critique la Hongrie par des dizaines de rapports, c’est la toute première fois qu’il est question des conditions de vie dans les prisons hongroises, lesquelles n’avaient, avant l’emprisonnement de cette criminelle, jamais été évoquées.

Une fois encore, l’Union européenne utilise cette affaire pour s’ingérer dans la politique intérieure de la Hongrie et dénigrer le gouvernement hongrois. En ce qui nous concerne, nous serons toujours du côté de la souveraineté et de l’état de droit. Nous disons, nous, la même chose que le gouvernement italien: il y a des juges et une justice en Hongrie; nous avons confiance en eux; qu’ils fassent leur devoir!

 
  
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  Sabrina Pignedoli (NI). – Signora Presidente, onorevoli colleghi, le catene che in un'aula di giustizia legavano mani e piedi a Ilaria Salis hanno fatto il giro del mondo, perché non è pensabile che ciò avvenga in un paese dell'Unione europea. Da quasi un anno, questa cittadina italiana è rinchiusa in condizioni degradanti in una cella in Ungheria, dove ha subito maltrattamenti e umiliazioni. Questa è una palese violazione dei diritti umani.

Quello che ci preoccupa maggiormente è l'accanimento dimostrato nei confronti di Ilaria per il suo essere un'attivista antifascista. La Commissione ha più volte sottolineato la mancanza di indipendenza del potere giudiziario dal governo in Ungheria. Ilaria potrà avere un giusto processo? Dalla richiesta spropositata di pena e dalla mancanza di garanzie difensive, ci sembra che la risposta sia no. Speriamo di sbagliarci, ma qui la collega l'ha già definita "criminale" senza ancora una sentenza.

Questa penosa situazione mostra anche la fragilità dei nostri trattati e l'importanza, con l'allargamento dell'Unione, di abbandonare la regola dell'unanimità. Il potere di veto dell'Ungheria in Consiglio, infatti, non può spingere la Commissione a essere più morbida sulla questione del rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto, che non sono negoziabili.

 
  
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  Mairead McGuinness, Member of the Commission. – Madam President, thank you, colleagues, for your contribution to this debate. The Commission is committed to upholding fundamental values in the area of detention and a high level of procedural safeguards in criminal proceedings in the European Union.

At the informal Justice and Home Affairs Council at the end of January, the Commission reminded Member States to take the necessary steps at national level to align their practices with the December 2022 Commission Recommendation on detention. Member States are obliged to inform the Commission of their follow-up to this Recommendation within 18 months of its adoption. Based on this information, the Commission will assess the measures taken by Member States and submit a report at the end of 2024.

 
  
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  Die Präsidentin. – Die Aussprache ist geschlossen.

 
Τελευταία ενημέρωση: 22 Μαΐου 2024Ανακοίνωση νομικού περιεχομένου - Πολιτική απορρήτου