Applicazione del regime delle quote latte nella Repubblica italiana
4.6.2003
INTERROGAZIONE SCRITTA E-1989/03
di Maurizio Turco (NI) e Monica Frassoni (Verts/ALE)
alla Commissione
– L'applicazione del regime delle quote latte nella Repubblica italiana comporta oltre 1 miliardo di euro di prelievo supplementare nel periodo 1995/2001;
– il Governo italiano ha presentato alle commissioni parlamentari competenti un progetto di riforma comprendente un’ipotesi di condono per le multe accumulate dai produttori nel periodo suddetto e un diverso regime applicativo dei prelievi;
– autorevoli stime valutano al 20% del prodotto totale il cosiddetto "latte in nero" e risultano tuttora presenti pratiche fraudolente di importazione non registrata di latte dall'estero e di riutilizzo di latte in polvere destinato all'alimentazione zootecnica;
– dai modelli L1 concernenti la campagna 2001/2002, consegnati all'AGEA dagli acquirenti di latte e sottoscritti da circa 60.000 produttori, risulta che:
a) 5.953 aziende attestano di aver prodotto latte dichiarando di non avere capi in azienda o omettendo di dichiarare il numero dei capi; il prodotto complessivamente attribuito a questi "produttori" supera il milione e seicentomila tonnellate;
b) 2.527 aziende dichiarano una produzione per capo superiore a 12.000 kg/anno, chiaramente incompatibile con le potenzialità degli animali; risultano dichiarate produzioni per capo fino a 284.744 kg/anno;
c) 157 aziende dichiarano un tenore di grasso per il latte consegnato inferiore a 2,80%, limite al di sotto del quale non ha senso qualificare come "latte" il prodotto consegnato;
d) un numero molto elevato di acquirenti risulta aver acquistato latte da molteplici produttori con identico tenore di grasso o con quantitativo di latte consegnato identico al quantitativo rettificato, così da far supporre che non siano state in realtà effettuate le analisi chimiche e microbiologiche sul latte come previsto dalla legislazione vigente (o che il latte non provenga da quelle stalle), con le conseguenze immaginabili sotto il profilo igienico-sanitario.
– ad oggi ogni eventuale accertamento sulle suddette gravi "anomalie" è reso più lento e difficoltoso dallo stato di caos in cui versa l'anagrafe bovina nazionale, strumento principale per la verifica della consistenza aziendale e della movimentazione dei bovini;
Ciò premesso, può la Commissione europea far sapere se è a conoscenza delle gravi anomalie sopra elencate, e se e quali iniziative intende prendere al fine di tutelare il bilancio comunitario e la salute dei consumatori.
GU C 58 E del 06/03/2004