Lyondell Basell: sospetta violazione delle norme a tutela dei lavoratori e dei livelli occupazionali in caso di dismissioni
4.3.2010
INTERROGAZIONE SCRITTA E-1593/10
di Roberta Angelilli (PPE) , David-Maria Sassoli (S&D) , Mario Mauro (PPE) , Francesco Enrico Speroni (EFD) , Carlo Fidanza (PPE) , Sergio Berlato (PPE) , Sergio Paolo Frances Silvestris (PPE) , Licia Ronzulli (PPE) , Mario Borghezio (EFD) , Clemente Mastella (PPE) , Lara Comi (PPE) , Francesco De Angelis (S&D) , Iva Zanicchi (PPE) , Alfredo Antoniozzi (PPE) , Cristiana Muscardini (PPE) , Giovanni La Via (PPE) , Giommaria Uggias (ALDE) , Vito Bonsignore (PPE) , Silvia Costa (S&D) , Salvatore Iacolino (PPE) , Debora Serracchiani (S&D) , Barbara Matera (PPE) , Luigi Berlinguer (S&D) , Raffaele Baldassarre (PPE) , Aldo Patriciello (PPE) , Elisabetta Gardini (PPE) , Amalia Sartori (PPE) , Gabriele Albertini (PPE) , Patrizia Toia (S&D) , Giovanni Collino (PPE) , Potito Salatto (PPE) , Marco Scurria (PPE) , Paolo Bartolozzi (PPE) e Erminia Mazzoni (PPE)
alla Commissione
Nel mese di febbraio 2010 la multinazionale americana Lyondell Basell, con quattro sedi in Italia, ha annunciato ufficialmente l’avvio di un piano di ristrutturazione volto al ridimensionamento aziendale. In particolare, appellandosi al Capitolo 11 della legge fallimentare americana, è stata annunciata la chiusura entro la fine dell'anno dell'impianto chimico di Terni.
La multinazionale, produttrice di polipropilene, ha assunto la decisione di procedere al piano di rientro finanziario e al relativo piano industriale non tenendo minimamente conto delle conseguenze negative sul piano occupazionale. Infatti, oltre alla perdita di circa 1000 posti di lavoro del polo chimico di Terni, si avrà un effetto domino che si ripercuoterà su altre quattro unità produttive presenti nella zona quali Treofan, Meraklon, Novamont ed Edison.
Al fine di scongiurare la chiusura dello stabilimento della Lyondell Basell di Terni, è stato organizzato in questi giorni un incontro presso la sede di Confindustria tra la multinazionale, le segreterie nazionali di FILCEM (Federazione Italiana lavoratori Chimica Energia Manifatture), FEMCA (Federazione Energia Moda Chimica e Affini della Cisl) e UILCEM (Unione Italiana Lavoratori Chimica Energia Manifatturiero) e il coordinamento delle RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie) nazionali, nel tentativo di trovare un accordo che potesse evitare la chiusura dello stabilimento che rappresenta un polo di eccellenza in Italia e in Europa nella produzione di polipropilene. Tuttavia, ad oggi la Lyondell Basell è rimasta ferma nel suo proposito unilaterale di procedere alla chiusura dello stabilimento di Terni.
Ciò premesso, si interroga la Commissione per sapere:
- 1.se è al corrente della situazione;
- 2.quali azioni possono essere adottate per evitare il licenziamento dei dipendenti;
- 3.se non ritiene tale piano di ristrutturazione contrario alla direttiva 2002/14/CE[1] ed alla direttiva 2001/23/CE[2];
- 4.se la Lyondell Basell ha rispettato le disposizioni della direttiva n. 98/59/CE[3] in materia di licenziamenti collettivi, in particolare l’art. 2 e la direttiva 94/45/CE[4], modificata dalla direttiva 97/74/CE[5];
- 5.se la Lyondell Basell ha rispettato i criteri che vietano atti o comportamenti discriminatori ai danni delle donne lavoratrici, come previsto dalla legge n. 125/91 nonché dalla direttiva 2002/73/CE[6];
- 6.in che modo i lavoratori della Lyondell Basell possono accedere al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, come previsto dal Regolamento CE n. 1927/2006[7], modificato dal Regolamento CE n. 546/2009[8] .
- [1] GU L 80 del 23.3.2002, pag. 29.
- [2] GU L 82 del 22.3.2001, pag. 16.
- [3] GU L 225 del 12.8.1998, pag. 16.
- [4] GU L 254 del 30.9.1994, pag. 64.
- [5] GU L 10 del 16.1.1998, pag. 22.
- [6] GU L 269 del 5.10.2002, pag. 15.
- [7] GU L 406 del 30.12.2006, pag. 1.
- [8] GU L 167 del 29.6.2009, pag. 26.
GU C 138 E del 07/05/2011