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Interrogazione parlamentare - E-000558/2015(ASW)Interrogazione parlamentare
E-000558/2015(ASW)

Risposta di Vytenis Andriukaitis a nome della Commissione

Il divieto dell'uso di antibiotici come promotori della crescita nell'alimentazione degli animali in tutta l'UE è entrato in vigore il 1o gennaio 2006. Sebbene l'utilizzo di tali prodotti continui in alcuni paesi terzi, gli alimenti così prodotti possono essere importati nell'UE soltanto se è possibile dimostrare che non vi sono conseguenze sulla sicurezza alimentare. Gli animali e i prodotti importati nell'UE devono rispettare le prescrizioni dell'Unione sull'assenza di residui di antibiotici e di altre sostanze. I paesi terzi che intendono commercializzare tali prodotti nell'UE devono presentare un piano che fissi le garanzie per quanto riguarda il monitoraggio dei residui e delle sostanze di cui all'allegato 1 della direttiva 96/23/CE del Consiglio[1]. Perché sia possibile esportare prodotti di origine animale nell'UE il piano deve essere approvato dalla Commissione. La decisione n. 2011/163/UE della Commissione[2] stabilisce i paesi terzi e i prodotti di origine animale per i quali sono stati approvati i piani nazionali.

L'esecuzione di tali piani è oggetto di controlli eseguiti dall'Ufficio alimentare e veterinario ai sensi dell'articolo 46 del regolamento (CE) n. 882/2004[3]. Se i risultati di un audit indicano che un paese non rispetta i requisiti imposti dalla normativa dell'UE, l'inclusione di tale paese nell'elenco dei paesi ammissibili all'esportazione di prodotti di origine animale verso l'UE può essere sospesa.

Inoltre, gli Stati membri dell'UE sono tenuti a eseguire controlli ufficiali sugli alimenti di origine animale che entrano nell'Unione[4]. Qualora le partite risultino contenere residui superiori ai limiti unionali massimi o residui di sostanze proibite nell'UE, esse saranno respinte.

È utile ricordare inoltre che l'UE e gli Stati Uniti cooperano nell'ambito della task force transatlantica sulla resistenza antimicrobica (TATFAR) con l'obiettivo di migliorare la cooperazione tra le parti per quanto riguarda l'utilizzo terapeutico dei farmaci antimicrobici.