L'Italia importa ogni anno noci per un valore di 150 milioni di dollari, il 50 % delle quali dagli USA. Negli ultimi anni la produzione italiana è calata da 80.000 ton a circa 10.000 ton/anno e rappresenta circa un quarto del fabbisogno interno. Le ragioni del calo della produzione sono imputabili alla non sostenibilità economica delle produzioni non intensive, tipiche della nostra penisola, rispetto a quelle intensive di Stati Uniti, Cile, Argentina, Australia e altri paesi.
Solo in Veneto, regione nella quale i produttori hanno sempre investito su qualità e sostenibilità, si producono 4000 ton/anno di noci. Le cooperative di settore lamentano che il susseguirsi di normative europee ha introdotto nuovi obblighi e divieti e generato una situazione di forte disparità tra mercato interno ed esterno. I paesi extra UE riescono a immettere sul mercato noci a un prezzo estremamente più concorrenziale rispetto a quello della produzione europea, favoriti dalla possibilità di utilizzo di un maggior numero di principi attivi, molti dei quali vietati in Europa, sia nelle tipologie sia nelle quantità.
Alla luce di quanto precede, può la Commissione indicare:
1)
Come intende intervenire per sanare lo squilibrio creatosi nel mercato e sostenere i nostri produttori?
2)
Come rafforzerà la trasparenza sulla qualità e i metodi di produzione della frutta a guscio per permettere al consumatore una scelta consapevole?