Dal dicembre 2019 siamo a conoscenza della diffusione, presumibilmente a partire dalla città cinese di Wuhan, del virus COVID-19. Non è disponibile alcun vaccino e le caratteristiche del virus sono l'elevata e veloce contagiosità e la pericolosità per la popolazione anziana e per le persone immunodeficienti, accanto a un tasso di letalità significativo. I sistemi sanitari nazionali sono dunque messi sotto pressione e gli Stati membri hanno risposto in maniera divergente. Di fronte a sfide di questa natura con effetti drammatici sulla salute pubblica e sull'economia europea occorre una risposta da parte degli Stati membri fortemente coordinata, se non unitaria.
Si chiede alla Commissione:
se ritiene di proporre una raccomandazione che detti linee di intervento comuni, sulla base dell'articolo 168, paragrafo 6, TFUE e nel rispetto del sistema di Schengen;
se, al fine di garantire il diritto alla salute (articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE) e promuoverla (articoli 9 e 168 TFUE), giudica opportuno lavorare a un rafforzamento delle misure preventive in caso di emergenze sanitarie transnazionali, che rispondano alla necessità di misure comuni agli Stati, sul profilo dei controlli alle frontiere esterne e di un maggiore coordinamento tra autorità sanitarie e amministrative nazionali;
se, a tal fine, intende valutare una revisione della decisione n. 1082/2013/UE, ampliando la base giuridica anche agli articoli 77,196,197 TFUE.