Interrogazione parlamentare - O-000015/2015Interrogazione parlamentare
O-000015/2015

Assenza d'indicazione del paese d'origine dei prodotti importati da paesi terzi

5.2.2015

Interrogazione con richiesta di risposta orale O-000015/2015
alla Commissione
Articolo 128 del regolamento
Steeve Briois, Marine Le Pen, Sophie Montel, Dominique Bilde, Florian Philippot, Edouard Ferrand, Louis Aliot, Jean-Marie Le Pen, Marie-Christine Boutonnet, Jean-François Jalkh, Gilles Lebreton, Joëlle Mélin, Bruno Gollnisch, Mylène Troszczynski, Marie-Christine Arnautu, Mireille D'Ornano, Sylvie Goddyn, Nicolas Bay, Dominique Martin, Jean-Luc Schaffhauser, Aymeric Chauprade, Bernard Monot, Philippe Loiseau, Franz Obermayr, Angel Dzhambazki, Gerolf Annemans, Barbara Kappel, Olaf Stuger, Mario Borghezio, Marcel de Graaff, Hans Jansen, Mara Bizzotto, Lorenzo Fontana, Matteo Salvini, Gianluca Buonanno, Vicky Maeijer, Georg Mayer, Harald Vilimsky, Rolandas Paksas, Tiziana Beghin, David Borrelli, Piernicola Pedicini, Fabio Massimo Castaldo, Laura Ferrara, Ignazio Corrao, Dario Tamburrano, Eleonora Evi, Marco Affronte, Daniela Aiuto, Laura Agea, Marco Zullo, Marco Valli, Isabella Adinolfi

La procedura di codecisione relativa all'indicazione del paese d'origine dei prodotti importati da paesi terzi è in fase di stallo. Da quando la Commissione europea ha ritirato una proposta di regolamento nel 2011, non è stato presentato alcun nuovo testo, nonostante i solleciti del Parlamento europeo, stando all'ultima risoluzione approvata il 17 gennaio 2013. Infatti, tale proposta di regolamento non ha mai ottenuto l'accordo del Consiglio. Tuttavia, l'indicazione del paese di origine consentirebbe non soltanto di lottare più efficacemente contro il dumping sociale e ambientale bensì anche di garantire al consumatore un'informazione trasparente che gli offra la possibilità di acquistare un bene con cognizione di causa. Nel momento in cui i nostri compatrioti prendono coscienza degli effetti indotti dal loro consumo sui posti di lavoro e l'ambiente, un rafforzamento della tracciabilità dei beni di consumo favorirebbe il consumo di prodotti "locali" e rilancerebbe l'attività delle nostre imprese. Infine, è opportuno ricordare che un'informazione di qualità costituisce uno dei fondamenti della libertà dei cittadini e della protezione dei consumatori, presumibilmente garantiti dagli articoli 4, 12 e 169 del TFUE.

1. Perché la Commissione non adotta misure conservative d'urgenza contro le marcature volte a ingannare la volontà del consumatore? Per esempio, perché la Commissione non vieta la sostituzione della marcatura "Made in China" con "Made in RPC (Repubblica Popolare di Cina)"?

2. In caso di rifiuto della nuova proposta di regolamento dinanzi al Consiglio, e in base agli articoli 4 e 169, paragrafo 4, del TFUE, la Commissione non dovrebbe concedere un margine di discrezionalità agli Stati membri per rafforzare la loro legislazione in materia di protezione dei consumatori, nel senso di una migliore indicazione dei prodotti provenienti da paesi terzi?