Proposta di risoluzione comune - RC-B10-0055/2025Proposta di risoluzione comune
RC-B10-0055/2025

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla necessità di intervenire contro la continua oppressione e le elezioni farsa in Bielorussia

20.1.2025 - (2024/3014(RSP))

presentata a norma dell'articolo 136, paragrafi 2 e 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione seguenti:
B10‑0055/2025 (Renew)
B10‑0056/2025 (Verts/ALE)
B10‑0057/2025 (PPE)
B10‑0058/2025 (S&D)
B10‑0059/2025 (ECR)

Ondřej Kolář, Michael Gahler, Andrzej Halicki, Sebastião Bugalho, David McAllister, Tomas Tobé, Željana Zovko, Isabel Wiseler‑Lima, Nicolás Pascual de la Parte, Mika Aaltola, Wouter Beke, Krzysztof Brejza, Daniel Caspary, Rasa Juknevičienė, Sandra Kalniete, Seán Kelly, Łukasz Kohut, Andrey Kovatchev, Miriam Lexmann, Reinhold Lopatka, Antonio López‑Istúriz White, Ana Miguel Pedro, Paulius Saudargas, Liesbet Sommen, Davor Ivo Stier, Michał Szczerba, Alice Teodorescu Måwe, Ingeborg Ter Laak, Matej Tonin, Milan Zver
a nome del gruppo PPE
Yannis Maniatis, Nacho Sánchez Amor, Tobias Cremer
a nome del gruppo S&D
Adam Bielan, Mariusz Kamiński, Małgorzata Gosiewska, Alberico Gambino, Aurelijus Veryga, Michał Dworczyk, Joachim Stanisław Brudziński, Ondřej Krutílek, Sebastian Tynkkynen, Rihards Kols, Jaak Madison, Ivaylo Valchev
a nome del gruppo ECR
Helmut Brandstätter, Petras Auštrevičius, Dan Barna, Ľubica Karvašová, Michał Kobosko, Nathalie Loiseau, Jan‑Christoph Oetjen, Urmas Paet, Eugen Tomac, Lucia Yar, Dainius Žalimas
a nome del gruppo Renew
Mārtiņš Staķis
a nome del gruppo Verts/ALE


Procedura : 2024/3014(RSP)
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Ciclo del documento :  
RC-B10-0055/2025
Testi presentati :
RC-B10-0055/2025
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Risoluzione del Parlamento europeo sulla necessità di intervenire contro la continua oppressione e le elezioni farsa in Bielorussia

(2024/3014(RSP))

Il Parlamento europeo,

 viste le sue precedenti risoluzioni sulla Bielorussia,

 viste le conclusioni del Consiglio del 12 ottobre 2020 e del 19 febbraio 2024 sulla Bielorussia, nonché le conclusioni del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre 2021 sulla Bielorussia,

 viste le dichiarazioni dell'alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 1° agosto 2024 sulla liberazione di diversi prigionieri politici e del 26 febbraio 2024 sulle elezioni parlamentari e locali, nonché la dichiarazione dell'alta rappresentante a nome dell'UE, dell'8 agosto 2023, sul terzo anniversario delle elezioni presidenziali irregolari,

 visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la Carta delle Nazioni Unite, la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e altri strumenti internazionali in materia di diritti umani di cui la Bielorussia è parte,

 vista la relazione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) del 25 marzo 2024 sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2020 e dopo la loro conclusione,

 vista la risoluzione della Conferenza internazionale dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) del 12 giugno 2023 sulle misure raccomandate dal consiglio di amministrazione a norma dell'articolo 33 della Costituzione dell'OIL relativamente alla Bielorussia,

 visto l'articolo 136, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A. considerando che il regime autoritario di Aliaksandr Lukashenko si contraddistingue ormai da 30 anni per la repressione sistematica degli oppositori politici e dei dissidenti, tra cui la sparizione forzata dei critici di Lukashenko; che dalle elezioni presidenziali irregolari dell'agosto 2020 il regime illegittimo di Lukashenko porta avanti, con il sostegno russo, una repressione sistematica nei confronti di attivisti politici, della società civile, dei difensori dei diritti umani, di avvocati, giornalisti, artisti, esponenti religiosi, sindacalisti e di altri gruppi, sia in Bielorussia che all'estero, detenendo arbitrariamente decine di migliaia di persone;

B. considerando che, alla luce delle irregolarità nelle elezioni presidenziali del 2020 e della brutale repressione che ne è seguita, l'UE e molti dei suoi partner democratici non hanno riconosciuto il risultato delle elezioni né Aliaksandr Lukashenko quale leader e presidente legittimo della Bielorussia;

C. considerando che, secondo il Centro per i diritti umani "Viasna", sono oltre 1 250 i prigionieri politici a tutt'oggi detenuti in Bielorussia in condizioni che mettono a rischio la loro vita e che molti di questi prigionieri versano in uno stato di salute precario; che diversi prigionieri politici sono morti durante la detenzione, quattro dei quali solo nel 2024; che i prigionieri politici subiscono torture, negazione dell'assistenza medica, accesso limitato alle visite di avvocati e familiari e isolamento; che, dall'estate del 2020, 3 697 persone sono state riconosciute come prigionieri politici; che solo nel 2024 sono stati documentati oltre 8 800 casi di persecuzione di matrice politica, tra cui arresti, detenzioni, licenziamenti e altre forme di repressione ai danni di prigionieri politici, delle loro famiglie e dei loro legali, di attivisti, giornalisti, sacerdoti, medici, cittadini bielorussi rimpatriati e altri;

D. considerando che numerose organizzazioni internazionali, tra cui l'OHCHR, hanno documentato violazioni sistematiche dei diritti umani in Bielorussia, incluse torture, detenzioni arbitrarie, incarcerazioni o altre forme di grave privazione della libertà fisica, sparizioni forzate, persecuzioni per motivi politici e soppressione delle libertà, che costituiscono crimini contro l'umanità ai sensi del diritto internazionale; che nel settembre 2024 la Lituania ha deferito la situazione in Bielorussia all'ufficio del procuratore della Corte penale internazionale (CPI) affinché indaghi su alcuni crimini contro l'umanità commessi dal regime di Lukashenko;

E. considerando che il regime bielorusso illegittimo prevede di tenere elezioni presidenziali fittizie il 26 gennaio 2025 e che Lukashenko intende ottenere un settimo mandato; che la commissione elettorale centrale della Bielorussia ha iscritto nelle liste elettorali Lukashenko e altri quattro "candidati" pro forma; che l'attuale campagna elettorale presidenziale è condotta in un contesto di grave repressione nel quale non sono rispettate nemmeno le norme minime in materia di elezioni democratiche; che è preclusa la partecipazione ai candidati democratici, che la libertà dei media è fortemente limitata, che gli elettori subiscono intimidazioni e che l'assenza di osservazione elettorale indipendente compromette ulteriormente la legittimità del processo elettorale;

F. considerando che sia le elezioni parlamentari e locali tenutesi il 25 febbraio 2024 sia le prossime elezioni presidenziali fittizie previste per il 26 gennaio 2025 dimostrano il mancato rispetto, da parte del regime, delle regole democratiche, dal momento che le elezioni in Bielorussia sono rigorosamente controllate e che tutti i candidati sono preventivamente approvati dalle autorità, i partiti democratici eliminati e gli elettori privati di qualsiasi possibilità di scelta reale; che la campagna elettorale è stata caratterizzata dal fermo di persone coinvolte nelle campagne presidenziali del 2020 di altri candidati e da una chiara propensione a reprimere duramente il dissenso;

G. considerando che, secondo il Centro per i diritti umani "Viasna", tra luglio e settembre 2024 sono state detenute almeno 360 persone e che molti leader democratici, tra cui il premio Nobel per la pace Ales Bialiatski, Maria Kalesnikava, Viktar Babaryka, Pavel Seviarynets, Siarhei Tsikhanouski, Mikalai Statkevich e altri, rimangono in carcere; che almeno otto prigionieri politici sono attualmente detenuti in isolamento;

H. considerando che il regime di Lukashenko ha intensificato la pressione sul personale delle missioni diplomatiche occidentali accreditate in Bielorussia come pure su altri cittadini stranieri; che Mikalai Khila, membro del personale locale della delegazione dell'UE in Bielorussia, è stato arrestato dal KGB bielorusso dinanzi all'ufficio della delegazione dell'Unione, detenuto in custodia cautelare dall'aprile 2024 e condannato nel dicembre 2024 a quattro anni di reclusione; che il Centro per i diritti umani "Viasna" lo ha iscritto nell'elenco dei prigionieri politici; che di recente sono stati fermati due cittadini giapponesi con l'accusa infondata di "attività di agente";

I. considerando che nel 2024 Lukashenko ha concesso la grazia a oltre 200 prigionieri politici nel tentativo di far revocare alcune sanzioni occidentali; che, nonostante tale grazia, gli arresti politici proseguono, con almeno 1 721 persone condannate sulla base di accuse politiche solo nel 2024;

J. considerando che la Federazione dei sindacati della Bielorussia è inserita da tempo nella struttura governativa del regime di Lukashenko e che si ritiene svolga un ruolo importante nell'organizzazione delle frodi elettorali;

K. considerando che il regime bielorusso utilizza leggi antiestremismo per ostacolare gli organi di informazione, in ragione delle quali la maggior parte dei media indipendenti sono stati classificati come estremisti, con almeno 45 rappresentanti dei media detenuti, circa 400 in esilio e altri vittime di molestie e maltrattamenti; che i media indipendenti, come Belsat TV, Charter 97, Nexta, Radio Racyja, Radio Svaboda e altri, svolgono un ruolo cruciale nel fornire informazioni essenziali e fungere da piattaforma per le voci democratiche; che le autorità bielorusse ricorrono alla sorveglianza, alla censura online e alla disinformazione, intensificando l'autoritarismo digitale e compromettendo le prospettive di elezioni libere ed eque nel 2025; che i propagandisti bielorussi diffondono regolarmente disinformazione sugli Stati membri dell'UE e sui loro funzionari e bloccano l'accesso alle informazioni;

L. considerando che dal 2020 oltre 500 000 cittadini bielorussi sono stati costretti ad abbandonare il paese e che alcuni continuano a subire persecuzioni da parte del regime di Lukashenko, anche attraverso processi in contumacia, minacce da parte delle forze di sicurezza e pressioni sui parenti, la confisca dei beni e altre restrizioni;

M. considerando che sotto il regime di Lukashenko sono state giustiziate oltre 250 persone condannate alla pena capitale; che la Bielorussia resta l'unico paese dell'Europa e dell'Asia centrale in cui vige a tutt'oggi la pena capitale e che nel 2022 il suo ambito di applicazione è stato esteso ad atti di terrorismo definiti in modo vago e nel 2023 vi è stato incluso il reato di "tradimento contro lo Stato";

N. considerando che in Bielorussia la libertà di religione è oggetto di crescenti misure repressive, come la recente adozione della legge sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose, che rappresenta una grave minaccia per i diritti e l'esistenza delle comunità religiose; che la repressione si è estesa anche ai leader religiosi, come dimostra la recente condanna di un sacerdote cattolico, Henrykh Akalatovich, a 11 anni di carcere sulla base di false accuse di alto tradimento, il che costituisce il primo caso di questo tipo contro il clero cattolico in Bielorussia;

O. considerando che il regime di Lukashenko si è dimostrato decisivo per Putin fornendo alle forze russe l'accesso al territorio bielorusso da cui condurre l'invasione su vasta scala dell'Ucraina; che il regime di Lukashenko commette reati contro i minori ucraini, tra cui l'allestimento di campi di rieducazione a fini di indottrinamento politico e militarizzazione; che coadiuva i tentativi della Russia e di altri soggetti di destabilizzare l'UE e di minare le aspirazioni europee dei paesi vicini all'UE, in particolare facendo della migrazione un'arma alle frontiere dell'UE e legittimando il regime autocratico di Bidzina Ivanishvili in Georgia;

P. considerando che l'UE ha imposto sanzioni mirate alla Bielorussia in risposta alle elezioni irregolari del 2020, alle violazioni sistematiche dei diritti umani e alla complicità della Bielorussia nella guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, comprese restrizioni commerciali e sanzioni contro 287 persone, tra cui Lukashenko, e 39 entità;

Q. considerando che il regime di Lukashenko, con l'assistenza russa, elude alcune di queste sanzioni grazie all'accesso preferenziale al mercato e all'uso delle infrastrutture russe; che vi sono segnalazioni secondo cui BelAZ, un produttore bielorusso di autocarri oggetto di sanzioni, elude le sanzioni smontando gli autocarri in Bielorussia e spedendo i pezzi nell'UE, dove vengono riassemblati con marchi diversi;

1. ribadisce di non riconoscere l'elezione di Aljaksandr Lukašėnka alla carica di presidente della Bielorussia; considera l'attuale regime in Bielorussia illegittimo, illegale e criminale; riafferma il proprio sostegno incrollabile al popolo bielorusso nella sua ricerca di democrazia, libertà e diritti umani;

2. denuncia l'assenza di libertà, equità e trasparenza in vista delle cosiddette “elezioni” presidenziali in Bielorussia e invita l'UE, i suoi Stati membri e la comunità internazionale a respingere categoricamente le imminenti elezioni in Bielorussia, e la relativa campagna elettorale, come una farsa, in quanto non rispettano le norme internazionali minime in materia di elezioni democratiche; invita l'UE, i suoi Stati membri e la comunità internazionale a continuare a non riconoscere la legittimità di Aliaksandr Lukashenko in qualità di presidente dopo il 26 gennaio 2025 e chiede lo svolgimento di elezioni libere ed eque in Bielorussia;

3. deplora le continue gravi violazioni dei diritti umani e dei principi e valori democratici in Bielorussia, che si sono intensificate in vista delle cosiddette elezioni presidenziali; condanna la repressione sistematica in Bielorussia, che comporta tra l'altro arresti arbitrari, torture, molestie, maltrattamento dei detenuti, impunità persistente e una strutturale mancanza di rispetto per il giusto processo e i processi equi; rinnova la richiesta di liberazione immediata e incondizionata di tutte le persone detenute in Bielorussia in ragione delle loro opinioni politiche, unitamente al risarcimento e al ripristino dei loro diritti; esige che si ponga fine alla repressione degli oppositori politici e della popolazione bielorussa;

4. rinnova l'invito alle autorità bielorusse a rispettare i diritti dei detenuti, a fornire assistenza medica e a concedere la possibilità di incontrare avvocati, famiglie e organizzazioni internazionali;

5. esprime profonda preoccupazione per la situazione dei prigionieri politici, tra cui Maria Kalesnikava, Siarhei Tsikhanouski, Ales Bialiatski, Mikalai Statkevich, Mikalai Khila, Valiantsin Stefanovich, Maksim Znak, Viktar Babaryka, Ihar Losik, Andrzej Poczobut, Palina Sharenda-Panasiuk, Uladzimir Matskevich, Marfa Rabkova, Uladzimir Labkovich, Aliaksandr Yarashuk, Yana Pinchuk, Mikalai Bankou, Andrei Navitski, Henrykh Akalatovich, Uladzimir Kniha Dmitry Kuchuk, Pavel Seviarynets e altri, molti dei quali si trovano ad affrontare gravi problemi di salute senza poter beneficiare di cure mediche adeguate, e a subire la detenzione in isolamento, maltrattamenti e torture;

6. ritiene che l'arresto e la condanna di Mikalai Khilo, agente locale della delegazione dell'UE a Minsk, sulla base di accuse di matrice politica costituiscano una violazione della prassi diplomatica nei confronti dell'UE; invita l'UE e i suoi Stati membri a formulare celermente una risposta credibile;

7. elogia la resilienza della società civile e delle forze democratiche bielorusse; ribadisce la propria solidarietà al popolo bielorusso e rinnova il sostegno alle sue legittime aspirazioni a un futuro democratico ed europeo; esprime solidarietà alle forze democratiche e alle organizzazioni della società civile bielorusse nei loro sforzi per la creazione di una Bielorussia sovrana, democratica e prospera; resta fedele al proprio impegno a collaborare con le forze democratiche, la società civile e i media indipendenti a vantaggio del popolo bielorusso;

8. invita l'UE e i suoi Stati membri a continuare a indagare sulle violazioni dei diritti umani in Bielorussia e a sostenere le misure di rendicontabilità, anche attraverso la giurisdizione universale; invita l'UE e i suoi Stati membri a indagare, sulla base della giurisdizione universale, sui crimini contro l'umanità commessi dal regime di Lukashenko in Bielorussia e sul territorio dell'UE e, seguendo l'esempio della Lituania, a deferire la situazione in Bielorussia alla Corte penale internazionale affinché indaghi nella misura del possibile e a prendere in considerazione l'istituzione di un tribunale internazionale per perseguire i crimini del regime di Lukashenko; invita gli Stati membri a permettere agli avvocati bielorussi espulsi dal regime di esercitare la professione nel territorio dell'UE al fine di fornire assistenza legale ai bielorussi perseguitati;

9. sottolinea l'inestimabile lavoro svolto dai difensori dei diritti umani e dai rappresentanti della società civile in Bielorussia nel monitorare, documentare e denunciare le gravi violazioni dei diritti umani e i crimini contro l'umanità che si stanno verificando nel paese, al fine di garantire la successiva rendicontabilità e giustizia per le vittime;

10. invita una volta di più l'UE e i suoi Stati membri a sostenere i prigionieri politici e le loro famiglie, anche esigendo la prova del luogo in cui si trovano i prigionieri politici, richiedendone la scarcerazione, semplificando le procedure di ottenimento del visto e del documento di identità per chi fugge dalla Bielorussia e garantendo riabilitazione e altri tipi di sostegno; invita la delegazione dell'UE e le ambasciate degli Stati membri in Bielorussia a proseguire l'osservazione e il monitoraggio dei processi di tutti i prigionieri politici;

11. insiste sull'importanza di proteggere i bielorussi in esilio dalle persecuzioni da parte del regime di Lukashenko e di concedere loro possibilità di soggiorno e lavoro regolari nell'UE; invita l'UE e i suoi Stati membri a sollevare la questione dell'abuso dei mandati d'arresto internazionali in seno all'Interpol e chiede ai paesi interessati di non estradare i cittadini bielorussi fuggiti dal regime e destinati a subire persecuzioni al loro rientro in Bielorussia;

12. deplora il fatto che le misure repressive in Bielorussia si siano estese agli attacchi alla libertà religiosa con l'adozione della legge sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose, che viola gravemente il diritto fondamentale alla libertà di religione, coscienza e credo; esorta il regime di Lukashenko a cessare immediatamente la persecuzione delle comunità religiose e delle chiese;

13. chiede all'UE di continuare a sostenere le forze democratiche bielorusse guidate da Sviatlana Tsikhanouskaya; ribadisce la necessità di sostenere le forze democratiche bielorusse, la società civile, gli studenti, i giornalisti, gli esponenti sindacali, i professionisti in esilio e altri individui garantendo loro visti, borse di studio, sovvenzioni e occasioni di networking; incoraggia i rappresentanti delle forze democratiche bielorusse a mantenere e a promuovere l'unità;

14. denuncia la complicità del regime di Lukashenko nella guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina e ne condanna la volontaria subordinazione della Bielorussia alla Russia in un cosiddetto "Stato unionale" che abbraccia ambiti politici, geopolitici, economici, militari e culturali; ribadisce la necessità di contribuire al rafforzamento dell'identità nazionale e della lingua nazionale della Bielorussia e di contrastare la distorsione e la manipolazione della storia bielorussa da parte del regime di Lukashenko come pure del Cremlino e dei suoi mandatari;

15. esorta l'UE e i suoi partner internazionali ad ampliare e inasprire le sanzioni nei confronti delle persone e delle entità responsabili della repressione in Bielorussia e della partecipazione del paese alla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, colmandone nel contempo le lacune; invita l'UE a sanzionare le entità e le persone bielorusse responsabili del lavoro forzato dei prigionieri politici nonché i beni prodotti servendosi di tale lavoro forzato;

16. esorta l'UE e i partner internazionali a identificare e congelare senza indugio i beni della leadership bielorussa e delle relative entità bielorusse coinvolte nello sforzo bellico russo, oltre a trovare vie legali per il loro sequestro, nonché i beni delle entità e degli individui che guidano la cosiddetta campagna elettorale di Lukashenko, tra cui la Federazione dei sindacati della Bielorussia, come ad esempio Yury Sianko, Hanna Varfalameyeva e Valery Kursevich; invita le imprese dell'UE e occidentali a cessare le loro attività in Bielorussia;

17. invita l'UE e i suoi Stati membri a continuare a sollevare la questione della situazione in Bielorussia presso tutte le competenti organizzazioni europee e internazionali, in particolare l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, le Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate nonché l'OIL, al fine di intensificare il controllo internazionale delle violazioni dei diritti umani e gli interventi riguardo alla situazione in Bielorussia; invita gli Stati membri a garantire la continua documentazione e rendicontabilità dei crimini internazionali commessi dal regime di Lukashenko e ad approfondire l'esame della situazione dei diritti umani in Bielorussia da parte dell'OHCHR, fornendo pieno sostegno al gruppo di esperti indipendenti delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia e preservando il mandato del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Bielorussia affinché vigili sulle continue violazioni dei diritti umani;

18. denuncia il trasferimento illegale di diverse migliaia di minori, anche orfani, dai territori ucraini occupati dalla Russia ai cosiddetti campi ricreativi in Bielorussia, dove sono sottoposti a russificazione e indottrinamento; condanna fermamente il coinvolgimento della Croce Rossa bielorussa nella deportazione illegale di minori ucraini;

19. condanna fermamente l'uso della migrazione da parte del regime di Lukashenko per destabilizzare gli Stati membri dell'UE confinanti mediante flussi orchestrati di migranti irregolari, violando i diritti umani, sfruttando le persone vulnerabili e compromettendo la stabilità regionale; invita l'UE e i suoi Stati membri a lavorare a una risposta coordinata per contrastare tale minaccia ibrida, proteggendo al contempo le frontiere esterne dell'UE e tutelando i diritti e la sicurezza dei soggetti vulnerabili;

20. esorta la Bielorussia a commutare tutte le condanne a morte, a imporre una moratoria sulla pena capitale e a procedere verso la sua abolizione definitiva;

21. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla vicepresidente della Commissione/alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alle istituzioni competenti dell'UE, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, al Consiglio d'Europa, all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, al governo giapponese, ai rappresentanti delle forze democratiche bielorusse e alle autorità bielorusse de facto.

 

 

Ultimo aggiornamento: 21 gennaio 2025
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