PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE
6.9.2006
- –João de Deus Pinheiro, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Elmar Brok, Charles Tannock, Tokia Saïfi, Bogusław Sonik, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, Jana Hybášková e Antonio Tajani, a nome del gruppo PPE-DE
- –Martin Schulz, Pasqualina Napoletano, Hannes Swoboda e Véronique De Keyser, a nome del gruppo PSE
- –Philippe Morillon, a nome del gruppo ALDE
- –Daniel Cohn-Bendit e Monica Frassoni, a nome del gruppo Verts/ALE
- –Francis Wurtz, a nome del gruppo GUE/NGL
- –Cristiana Muscardini, Konrad Szymański, Ģirts Valdis Kristovskis e Inese Vaidere, a nome del gruppo UEN
- –Verts/ALE (B6‑0469/2006)
- –PSE (B6‑0472/2006)
- –GUE/NGL (B6‑0477/2006)
- –ALDE (B6‑0481/2006)
- –PPE-DE (B6‑0486/2006)
- –UEN (B6‑0487/2006)
Risoluzione del Parlamento europeo sul Medio Oriente
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Medio Oriente, in particolare quella del 1° giugno 2006,
– viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1701,1559, 520, 426, 338 e 242,
– vista la dichiarazione della Conferenza dei presidenti del Parlamento europeo del 20 luglio 2006,
– vista la dichiarazione dei Co-presidenti della Conferenza internazionale sul Libano svoltasi a Roma il 26 luglio 2006,
– viste le conclusioni delle riunioni del Consiglio straordinario Affari generali e Relazioni esterne del 25 agosto 2006,
– vista la dichiarazione adottata il 24 agosto 2006 dall'Ufficio di presidenza dell'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM),
– viste le convenzioni di Ginevra sul diritto internazionale umanitario,
– visto quanto dichiarato dal relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati durante la sessione straordinaria del Consiglio delle Nazioni Unite sui diritti umani, svoltasi a Ginevra il 5 luglio 2006,
– visti gli articoli 15, 16 e 19 del trattato sull'Unione europea,
– visto l'articolo 103, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che il conflitto in Libano si è tradotto in una catastrofe umanitaria - con centinaia di morti e feriti da una parte e dall'altra, pesanti danni alle infrastrutture civili e centinaia di migliaia di sfollati all'interno del paese - che non si è conclusa con il cessate il fuoco,
B. profondamente turbato dallo scoppio delle ostilità nel Libano meridionale, dagli attacchi di Hezbollah e dalla reazione sproporzionata nell'uso della forza da parte dell'esercito israeliano, che hanno rappresentato una seria minaccia per la pace e la sicurezza internazionale,
C. prendendo atto dell'appello dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ad esaminare se nel corso del conflitto si siano verificate violazioni del diritto internazionale,
D. considerando la gravità dei bombardamenti israeliani e del lancio di razzi da parte di gruppi armati palestinesi e libanesi contro popolazioni civili,
E. considerando che la risoluzione 1701 chiede che il governo libanese estenda la propria autorità sul territorio del paese attraverso le proprie forze armate legittime e stabilisce il potenziamento degli effettivi dell'UNIFIL nonché l'estensione del mandato di quest'ultima,
F. considerando che la risoluzione 1701 invita il governo israeliano a ritirare tutte le proprie forze dal Libano meridionale contestualmente all'inizio del dispiegamento dell'UNIFIL e a porre fine al blocco degli aeroporti e porti libanesi,
G. insistendo sul ruolo che un Libano totalmente democratico e sovrano può svolgere per la concretizzazione di una soluzione alla crisi in Medio Oriente e per lo sviluppo di un forte partenariato euromediterraneo,
H. sottolineando che la crisi umanitaria nei Territori occupati si aggrava, malgrado il Meccanismo internazionale temporaneo (MIT) creato dalla comunità internazionale per continuare a fornire assistenza alla popolazione palestinese,
I. considerando che dal punto di vista politico e diplomatico il processo di pace in Medio Oriente si trova in una situazione di stallo, nonostante l'estrema necessità di una soluzione equa e duratura al conflitto israelo-palestinese per instaurare la pace e la sicurezza nell'intera regione,
J. considerando che all'Unione europea incombe una responsabilità particolare per la pace e la sicurezza in una regione vicina all'Europa quale è il Medio Oriente, e che è pertanto necessario migliorare gli strumenti e i metodi per il coordinamento della politica estera e di sicurezza comune, anche adottando una posizione comune nel quadro della PESC nonché sulla base degli articoli 15 e 16 del trattato UE,
1. esprime viva preoccupazione per le dimensioni e l'intensità del conflitto militare nel Libano meridionale e deplora profondamente le vittime fra la popolazione civile in Libano e in Israele e tra i soldati e gli osservatori dell'ONU, così come deplora la massiccia distruzione delle infrastrutture; ribadisce che non vi può essere soluzione militare al conflitto mediorientale;
2. sottolinea in tale contesto che nessun cessate il fuoco può essere duraturo senza la volontà politica delle parti coinvolte direttamente o indirettamente di affrontare le cause alla radice della recente crisi;
3. reitera l'appello alla liberazione immediata sia dei soldati israeliani rapiti che dei membri del governo palestinese e del Consiglio legislativo palestinese detenuti in carcere da Israele;
4. plaude all'adozione all'unanimità della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che stabilisce le condizioni per la cessazione delle operazioni militari e rafforza l'UNIFIL, con un solido mandato che mira ad accrescere la sua capacità di impedire violazioni del cessate il fuoco, ad assistere il governo del Libano nell'esercizio della piena sovranità e dell'effettivo controllo del proprio territorio, comprese le acque territoriali, a favorire la piena attuazione della risoluzione 1559 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e a contribuire alla protezione della popolazione civile e dell'UNIFIL stessa;
5. si compiace che il governo libanese abbia deciso di dispiegare le sue forze nel Libano meridionale e che l'esercito israeliano abbia accettato di ritirarsi dietro la "Linea blu", come previsto dalla risoluzione 1701; si compiace del forte sostegno espresso dal governo libanese ad un potenziamento del ruolo dell'UNIFIL;
6. ritiene che il mandato dell'UNIFIL dovrebbe costituire un serio impegno a fornire un'assistenza adeguata al governo libanese nel porre in essere efficaci misure di controllo e di sicurezza, come stabilito nelle risoluzioni 1559 e 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
7. si compiace dei risultati della riunione straordinaria del Consiglio Affari generali e Relazioni esterne del 25 agosto, con particolare riferimento al totale sostegno espresso dal Consiglio all'applicazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e all'impegno assunto dagli Stati membri di mettere a disposizione circa 7000 uomini sui 15000 previsti come massimo per la forza UNIFIL;
8. sottolinea il ruolo attivo assunto da Francia e Italia; appoggia pienamente la decisione secondo la quale la Francia continuerà ad assicurare il comando dell'UNIFIL fino al febbraio 2007, dopodiché l'Italia assumerà il controllo terrestre; sottolinea nondimeno che occorre evitare una duplicazione delle strutture di comando;
9. sottolinea in ogni caso l'importanza di definire in modo chiaro ed adeguato il mandato, le regole d'ingaggio, la struttura e le competenze dell'UNIFIL, da concordare all'occorrenza nel quadro di una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, che dovrebbe tenere conto degli insegnamenti tratti dalle precedenti operazioni di mantenimento della pace dell'ONU, segnatamente in Bosnia e Erzegovina;
10. ritiene fondamentale che l'esercito libanese regolare sia l'unico destinatario di qualsiasi importazione di armi in Libano e invita il governo del paese a garantire, in cooperazione con l'UNIFIL, la piena attuazione della risoluzione 1559 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; sottolinea altresì l'importanza che tutti gli Stati membri dell'Unione europea agiscano nel rispetto delle disposizioni della risoluzione 1701 concernenti le forniture di armi; sottolinea che questa soluzione dovrebbe portare al disarmo di tutte le milizie, compresa quella di Hezbollah, unitamente a misure volte a impedire l'entrata di armi in Libano;
11. invita gli Stati membri ad attenersi rigorosamente al Codice di condotta sulle esportazioni di armi per tutte le forniture belliche alla regione;
12. chiede all'Unione europea di impegnarsi a lavorare con tutte le parti interessate e rivolge un appello a queste ultime a rispettare scrupolosamente i loro impegni in vista della piena applicazione della risoluzione 1701, così da consentire l'accesso dell'aiuto umanitario d'urgenza e il ritorno delle persone sfollate nelle migliori condizioni di sicurezza possibili; in tale contesto sollecita la revoca del blocco aeronavale sul Libano e ricorda, alla luce delle pertinenti disposizioni della risoluzione 1701, che l'instaurazione di misure efficaci in materia di armamenti, materiali connessi, addestramento o assistenza costituisce una priorità;
13. sottolinea l'intensità, la rapidità e l'efficacia degli sforzi necessari per la ricostruzione del Libano; saluta al riguardo le conclusioni della Conferenza di Stoccolma dello scorso 31 agosto per una pronta ripresa del Libano, in cui i paesi donatori hanno deciso di contribuire largamente alla ricostruzione del paese, e la Commissione e gli Stati membri hanno annunciato 120 milioni di EUR in aiuti umanitari;
14. invita il Consiglio e la Commissione a continuare ad impegnarsi per sviluppare un partenariato attivo con le forze politiche democratiche e la società civile, onde sostenere l'ulteriore democratizzazione del Libano dopo gli eventi del marzo 2005;
15. rivolge un urgente appello a Iran e Siria affinché svolgano un ruolo costruttivo, in particolare per quanto concerne l'applicazione delle risoluzioni 1559 e 1701; invita specificamente la Siria a rafforzare i controlli sul proprio versante del confine tra Libano e Siria conformemente alla risoluzione 1701, che prevede che i paesi limitrofi impediscano la fornitura di armi a soggetti non statali;
16. invita il Consiglio e la Commissione a riannodare un vero dialogo con la Siria per coinvolgere il paese negli sforzi di pace finalizzati a una soluzione globale del conflitto; si attende che la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite prevista nella risoluzione 1701 e concernente la definizione dei confini internazionali del Libano, inclusa la controversa zona delle fattorie di Sheeba, contribuirà alla realizzazione di progressi in proposito;
17. chiede che venga condotta in Libano e Israele un'inchiesta internazionale approfondita di alto livello, sotto l'egida del Segretario generale delle Nazioni Unite, per far luce sulle notizie di gravi violazioni dei diritti umani, sulla drammatica situazione delle vittime e sulla violazione del diritto umanitario;
18. ritiene in tale contesto che l'Unione europea - in quanto facente parte dei principali donatori - e la comunità internazionale dovrebbero studiare modalità per determinare possibili condizioni di responsabilità;
19. si compiace della pronta azione del centro di monitoraggio e informazione della Commissione che conta di intervenire contro la marea nera che ha inquinato oltre 50 km di costa libanese; sottolinea la necessità di adottare misure di lotta contro l'inquinamento di talune zone, e in particolare contro l'impatto disastroso della macchia di greggio al largo delle coste libanesi; invita gli Stati membri e la Commissione a fornire assistenza e a intervenire nel contesto del Protocollo sulla prevenzione e l'intervento contro l'inquinamento della Convenzione di Barcellona e attraverso il Centro regionale per la risposta d'emergenza in caso di inquinamento marino nel Mare Mediterraneo (REMPEC), operante nell'ambito del piano d'azione per il Mediterraneo (MAP);
20. deplora vivamente il deteriorarsi della situazione della popolazione e delle infrastrutture civili a Gaza e in Cisgiordania; chiede a tutte le parti di spezzare il circolo vizioso degli attacchi e contrattacchi, che ha provocato centinaia di morti e feriti e ha causato enormi danni alle infrastrutture civili;
21. sottolinea la necessità di riportare il processo di pace nel Medio Oriente fra le priorità dell'agenda politica internazionale; invita il Quartetto ad imprimere nuovo slancio all'applicazione della "tabella di marcia" in vista dell'Assemblea generale annuale delle Nazioni Unite di settembre; ribadisce che la formula dei due stati, con uno Stato israeliano e uno palestinese che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza, è una condizione chiave per una soluzione pacifica e duratura in Medio Oriente;
22. invita il Consiglio e la Commissione a continuare a garantire, unitamente alla comunità internazionale, l'assistenza umanitaria fondamentale al popolo palestinese; chiede che il Meccanismo internazionale temporaneo (MIT) sia potenziato ed esteso, per quanto riguarda la durata della sua applicazione e le risorse ad esso destinate, senza discriminazione alcuna; invita il governo israeliano a riprendere con urgenza il trasferimento delle entrate tributarie e doganali palestinesi trattenute; invita Israele a consentire la circolazione delle persone, rispettando l'accordo in materia di circolazione e accesso a Rafah e in altri punti di attraversamento della frontiera a Gaza;
23. rinnova il suo sostegno agli sforzi del Presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, volti a promuovere un dialogo nazionale tra i vari partiti palestinesi , nella prospettiva della costituzione di un nuovo governo palestinese;
24. ritiene che la presenza di una forza multinazionale in Libano potrebbe essere considerata un esempio da seguire nel processo negoziale per la soluzione del conflitto israelo-palestinese;
25. invita il Consiglio ad adoperarsi con ogni mezzo per convocare una conferenza regionale di pace, analoga alla Conferenza di Madrid del 1991, onde pervenire a una soluzione complessiva, duratura e sostenibile ai problemi dell'area, basata sulle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che comprenda il diritto di Israele a vivere entro confini sicuri e riconosciuti e il diritto dei palestinesi a uno stato autonomo nei Territori occupati, e a trattare compiutamente i temi concernenti la sicurezza e il disarmo; ritiene che qualsiasi approccio unilaterale da parte di tutti gli interessati debba essere respinto;
26. ritiene essenziale, in tale contesto, coinvolgere la Lega araba; considera il "Piano di Beirut" del 2002, concordato fra i paesi membri della Lega araba, e l'Iniziativa di Ginevra come importanti contributi per i negoziati, di cui occorre tenere debitamente conto;
27. ritiene che l'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM), quale unico organo parlamentare del Processo di Barcellona che riunisce rappresentanti dei popoli della riva meridionale del Mediterraneo e dell'Unione europea, debba assumersi le proprie responsabilità per facilitare la ripresa del dialogo e della cooperazione tra le parti interessate dalla situazione in Medio Oriente; sostiene la richiesta dell'Ufficio di presidenza dell'APEM di convocare al più presto una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri degli esteri Euromed nel quadro del processo di Barcellona;
28. ritiene che, a medio e a lungo termine, la creazione di istituzioni che raggruppino i paesi del bacino mediterraneo, come una Banca euromediterranea di sviluppo, costituisca la migliore garanzia di una pace duratura e dello sviluppo umano; invita gli Stati membri dell'Unione europea ad adoperarsi per creare istituzioni di questo tipo, anziché ricercare accordi bilaterali;
29. decide di inviare una propria delegazione in missione d'informazione in Libano, Palestina e Israele per valutare la situazione, con particolare riguardo alle condizioni umanitarie e politiche;
30. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Segretario generale delle Nazioni Unite, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE, di Israele, del Libano, dell'Autorità nazionale palestinese, della Siria e dell'Iran, degli Stati Uniti e della Russia e al Segretario generale della Lega araba.