PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla libertà religiosa in Pakistan
19.5.2010
in sostituzione della proposta di risoluzione presentata dai gruppi:
ALDE (B7‑0271/2010)
EFD (B7‑0272/2010)
ECR (B7‑0273/2010)
PPE (B7‑0274/2010)
S&D (B7‑0275/2010)
Verts/ALE (B7‑0276/2010)
Eija-Riitta Korhola, Mario Mauro, Filip Kaczmarek, Cristian Dan Preda, Bernd Posselt, Tunne Kelam, Anna Záborská, Monica Luisa Macovei, Elena Băsescu, Sari Essayah, Laima Liucija Andrikienė, Lena Kolarska-Bobińska, László Tőkés, Tadeusz Zwiefka, Martin Kastler, Thomas Mann a nome del gruppo PPE
Véronique De Keyser, Adrian Severin, Hannes Swoboda, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Richard Howitt a nome del gruppo S&D
Niccolò Rinaldi, Marietje Schaake, Anneli Jäätteenmäki, Ramon Tremosa i Balcells, Marielle De Sarnez, Kristiina Ojuland a nome del gruppo ALDE
Jean Lambert, Nicole Kiil-Nielsen a nome del gruppo Verts/ALE
Charles Tannock, Michał Tomasz Kamiński, Adam Bielan, Tomasz Piotr Poręba, Peter van Dalen, Ryszard Antoni Legutko a nome del gruppo ECR
Fiorello Provera, Oreste Rossi a nome del gruppo EFD
Risoluzione del Parlamento europeo sulla libertà religiosa in Pakistan
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sui diritti umani e la democrazia in Pakistan, in particolare quelle del 12 luglio[1], 25 ottobre[2] e 15 novembre 2007[3],
– viste le conclusioni adottate dal Consiglio il 16 novembre 2009 sulla libertà religiosa o di credo, in cui si sottolinea l'importanza strategica di tale libertà e del contrasto all'intolleranza religiosa,
– vista la dichiarazione congiunta UE-Pakistan del 17 giugno 2009, nella quale entrambe le parti hanno sottolineato l'importanza di una strategia integrata a lungo termine, che includa anche lo sviluppo economico e sociale e lo Stato di diritto, oltre a riconoscere l'importanza degli strumenti non militari di contrasto al terrorismo,
– visto il secondo vertice UE-Pakistan previsto per il 4 giugno 2010,
– vista la risoluzione sulla "Lotta alla diffamazione delle religioni", approvata con un'esigua maggioranza il 25 marzo, in seno al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, che viene proposta annualmente dal Pakistan per conto dell'Organizzazione della Conferenza islamica (OCI),
– viste le dichiarazioni rese dall'Alto rappresentante dell'Unione europea, Catherine Ashton, il 4 aprile 2010, sugli attentati in Pakistan, e il 20 aprile 2010 sull'adozione del 18° emendamento costituzionale,
– visto l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (DUDU) del 1948,
– vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull'eliminazione di ogni forma di intolleranza e di discriminazione basata sulla religione e sulle convinzioni personali,
– visto l'articolo 122, paragrafo 5, del suo regolamento,
A. considerando che l'articolo 3, paragrafo 5, del trattato sull'Unione europea stabilisce che la promozione della democrazia e del rispetto dei diritti umani e delle libertà civili costituiscono principi e obiettivi fondamentali dell'Unione europea e rappresentano la base comune delle sue relazioni con i paesi terzi,
B. considerando che la religione maggioritaria e di Stato del Pakistan è l'islam sunnita e che i gruppi religiosi di minoranza sono composti da cristiani, indù, sikh, sciiti, ahmadi, buddisti, parsi, bahá'í e altri, che non hanno alcun credo religioso;
C. considerando che il Pakistan è uno dei paesi chiave nella lotta al terrorismo e la diffusione dell'estremismo violento,
D. considerando che la stabilità interna del paese e le sue istituzioni democratiche sono state messe a dura prova dal crescente numero di attentati violenti ad opera di estremisti, che si verificano pressoché quotidianamente,
E. considerando che l'incessante minaccia delle forze radicali islamiche che operano su ambo i lati della frontiera pakistano-afghana rendono tanto più imperativi gli sforzi concertati a livello internazionale per sostenere e rafforzare lo sviluppo economico e sociale in Pakistan,
F. considerando che la parità di diritti per le minoranze si iscriveva nella visione del padre fondatore del Pakistan, Mohammed Ali Jinnah, espressa durante la sua allocuzione all'Assemblea costituente nel 1947: "Si può essere di qualsiasi religione, casta o credo – il che non ha nulla a che fare con gli affari di Stato ... Partiamo da questo principio fondamentale, che siamo tutti cittadini e cittadini di uno Stato",
G. considerando che il capitolo sui diritti fondamentali della Costituzione pachistana del 1973 garantisce la libertà di professare una religione e di gestire istituzioni religiose (articolo 20), l'uguaglianza di tutti i cittadini (articolo 25) e i diritti e interessi legittimi delle minoranze (articolo 26),
H. considerando per contro che l'articolo 260 della medesima costituzione opera una distinzione tra musulmani e non musulmani, ammettendo pertanto la discriminazione sulla base della religione,
I. considerando che le relazioni e le indagini condotte da agenzie indipendenti rivelano che le minoranze in Pakistan sono prive delle libertà civili fondamentali e delle pari opportunità per quanto riguarda il lavoro, l'istruzione e la rappresentanza politica,
J. considerando che, secondo le stime, oltre l'85% delle donne in Pakistan è vittima di violenze domestiche, sia a livello fisico che psicologico; che la violenza nei confronti delle donne e delle ragazze, tra cui lo stupro, le violenze domestiche e i matrimoni coatti, permangono problemi gravi parzialmente imputabili alla sharia,
K. considerando che il governo pakistano ha designato un portavoce per le minoranze e nominato, nel novembre 2008, il deputato Shahbaz Bhatti a Ministro federale delle Minoranze, elevando al contempo tale carica per la prima volta a livello ministeriale,
L. considerando che dal novembre 2008 il governo pakistano ha introdotto una quota del 5% cento per le minoranze nel settore dei posti di lavoro a livello federale, ha riconosciuto le festività non musulmane, ha proclamato l'11 agosto Giornata nazionale delle minoranze e riservato dei seggi al Senato per i rappresentanti delle minoranze,
M. considerando che il 25 dicembre 2009 il Presidente Asif Ali Zardari ha ribadito l'impegno del Partito popolare pakistano a sostenere il diritto di tutte le minoranze di essere trattate come cittadini uguali,
N. considerando la contraddizione che esiste tra l'impegno del governo pakistano per la libertà di religione e il suo ruolo di primo piano nell'ambito dell'OCI nel sostenere il programma di "Lotta alla diffamazione delle religione" presso le Nazioni Unite,
O. considerando che le norme giuridiche note come "leggi sulla blasfemia", introdotte nel 1982 e nel 1986, pregiudicano i fondamentali diritti religiosi e di minoranza garantiti dalla Costituzione e che nei casi di blasfemia la sezione 295 C del Codice penale pakistano prevede la condanna alla pena capitale o all'ergastolo,
P. considerando che le leggi sulla blasfemia sono indebitamente utilizzate dai gruppi estremisti e da chi è interessato a un regolamento di conti personali e hanno provocato una recrudescenza delle violenze nei confronti dei membri di minoranze religiose, in particolare gli ahmadi, ma anche i cristiani, gli indù, i sikh, gli sciiti, i buddisti, i parsi, i bahá'í e qualsiasi cittadino che osi alzare una voce critica contro l'ingiustizia,
Q. considerando che se la stragrande maggioranza delle persone accusate in virtù delle leggi sulla blasfemia è di fede musulmana, le accuse contro individui di fedi minoritarie possono scatenare violenze sproporzionate contro le loro intere comunità; considerando che sono state le accuse di blasfemia ad aver scatenato violenze anti-cristiane a Gojra e Korian nell'estate del 2009, che hanno provocato la morte di otto persone la distruzione di almeno un centinaio di abitazioni,
R. considerando che, nel 2009, 76 persone sono state accusate di blasfemia in 25 casi segnalati, tra cui 17 persone accusate in virtù della sezione 295 C del Codice penale pakistano,
S. considerando che in Pakistan gli avvocati e i militanti dei diritti umani sono spesso minacciati di morte e oggetto di atti vessatori e che gli avvocati della difesa nelle cause di blasfemia sono particolarmente esposti a tali rischi; considerando che anche chi è stato pienamente assolto è costretto a trascorrere il resto della vita nella clandestinità,
T. considerando che, nonostante nell'agosto 2009 il Primo ministro pakistano Gilani abbia annunciato la costituzione di una commissione incaricata di riesaminare e migliorare le "leggi che pregiudicano l'armonia religiosa", alludendo nella propria dichiarazione per la legge sulla blasfemia del 1982 e del 1986, a tutt'oggi non è stato proposto nessun riesame in materia,
U. considerando che in Pakistan i musulmani Ahmadiyya subiscono spesso discriminazioni e persecuzioni, sostenute dalle disposizioni anti-Ahmadiyya previste dalla sezione 298 del Codice penale pakistano: un esempio recente è l'omicidio di un professore Ahmadi in pensione da parte di uomini armati con il volto coperto il 5 gennaio 2010,
V. considerando che il 19 marzo 2010 a Rawalpindi, nella provincia del Punjab, un gruppo di estremisti islamici hanno bruciato vivo Arshed Masih, che è deceduto dopo tre giorni di agonia, e violentato sua moglie per aver rifiutato di convertirsi all'islam sunnita,
W. considerando che il governo pakistano sta per ratificare il Patto internazionale sui diritti civili e politici e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti del 1984;
1. plaude alle misure adottate dal governo pakistano sin dal novembre 2008 nell'interesse delle minoranze religiose, quali ad esempio l'assegnazione di una quota del 5% per le minoranze nel settore dei posti di lavoro a livello federale, riconoscendo le festività non musulmane e proclamando una Giornata nazionale delle minoranze;
2. sostiene senza alcuna riserva gli sforzi profusi dal Ministro federale delle Minoranze volti a porre in essere una rete di comitati locali per l'armonia interreligiosa, onde promuovere il dialogo e allentare le tensioni religiose; invita tutti gli altri livelli governativi, tra cui gli Stati, ad approvare pienamente tali misure;
3. si compiace dell'impegno assunto dal Primo ministro pakistano di concedere i diritti di proprietà agli abitanti delle baraccopoli di Islamabad che appartengono a gruppi di minoranza;
4. plaude all'impegno espresso dal governo pakistano di predisporre dei seggi per i gruppi di minoranza in Senato, anche per le rappresentanti femminili dei gruppi di minoranza al Senato e auspica che tale impegno sia rispettato;
5. invita il governo pakistano a rivedere la consuetudine di includere l'indicazione dell'appartenenza religiosa dei propri cittadini in tutti i nuovi passaporti, al fine di evitare qualsiasi tipo di discriminazione;
6. esprime solidarietà al governo pakistano nella lotta al terrorismo e il contrasto alla diffusione degli estremismi violenti;
7. esprime profonda preoccupazione per il fatto che le leggi sulla blasfemia – che in Pakistan possono condurre alla pena di morte e sono spesso usate per giustificare la censura, la criminalizzazione, la persecuzione e, in alcuni casi, l'uccisione di membri di minoranze politiche, etniche o religiose – diano adito ad abusi che colpisco le persone di qualsiasi confessione in Pakistan;
8. invita il governo pakistano a procedere a un riesame approfondito delle leggi sulla blasfemia e della loro attuale applicazione nonché, tra l'altro, della sezione 295 C del Codice penale, che prescrive obbligatoriamente la pena capitale per chiunque sia giudicato colpevole di blasfemia e, nel contempo, ad attuare le modifiche proposte dal Ministero federale per le Minoranze;
9. invita il governo pakistano a tener fede alla promessa fatta nel 2008 di commutare tutte le condanne alla pena capitale in pene detentive, quale primo passo verso l'abolizione della pena capitale stessa;
10. ricorda che la Commissione ha più volte dichiarato, in risposta a interrogazioni parlamentari scritte, che sta seguendo da vicino la reazione del governo pakistano ai disordini di massa verificatisi a Gojra e Korian in seguito ad accuse di blasfemia e la invita altresì a richiedere informazioni in merito ai progressi concreti compiuti, in particolare per quanto riguarda la traduzione dei colpevoli dinanzi alla giustizia;
11. esprime particolare preoccupazione per le continue discriminazioni e le persecuzioni nei confronti della comunità Ahmadiyya in Pakistan e invita il governo pakistano ad abrogare la sezione 298 del Codice penale, che vincola gravemente la vita quotidiana di questo gruppo e a scoraggiare eventi che possono dar luogo a disordini, come la conferenza sulla "fine della profezia" a Lahore;
12. invita le autorità pakistane ad applicare pienamente la sentenza della Corte suprema del Pakistan intesa a garantire l'iscrizione di tutti gli elettori nelle nuove liste elettorali, inclusi i musulmani Ahmadi;
13. manifesta particolare inquietudine per il ruolo guida assunto dal Pakistan nella campagna volta a contrastare la diffamazione della religione presso le Nazioni Unite, sottolineando le conclusioni del Consiglio del 16 novembre 2009, secondo cui il diritto internazionale sui diritti umani protegge gli individui e i gruppo di individui e che, in tale ottica, la diffamazione delle religioni non è un concetto che rientra tra i diritti umani;
14. invita il governo del Pakistan a ratificare appieno e senza riserve la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici del 1996 e la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti delle Nazioni Unite del 1984; ritiene che la libertà di credo, quale sancita dalla Convenzione delle Nazioni Unite, fornisca un quadro e un riferimento adeguato a cui tutti i firmatari dovrebbero attenersi per fornire protezione ai loro cittadini, al fine di consentire loro di esercitare liberamente la propria fede;
15. chiede al governo di garantire il rispetto dei diritti umani delle minoranze, sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, in particolare l'articolo 18, che stabilisce che "ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione";
16. sostiene tutte le iniziative intese a promuovere il dialogo e il rispetto reciproco tra le comunità; chiede alle autorità politiche e religiose di promuovere la tolleranza e di attuare iniziative contro l'odio e gli estremismi violenti;
17. sollecita il governo pakistano ad attuare le riforme proposte del sistema di istruzione e di regolamentare e controllare le madrasse; invita le autorità pachistane a sopprimere qualsiasi propaganda a favore dell'odio, della superiorità religiosa e della diffamazione della religione dai libri di testo approvati dall'organo del Ministero dell'educazione responsabile dei programmi didattici;
18. invita il governo del Pakistan a facilitare la visita in Pakistan del relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di culto o credo, sig.ra Asma Jahangir;
19. invita il Consiglio e la Commissione a inserire i diritti delle minoranze in Pakistan all'ordine del giorno del prossimo vertice, al fine di avviare una prima riforma della legislazione discriminatoria sulla blasfemia;
20. invita il Consiglio a inserire la questione della tolleranza religiosa nella società nel dialogo per la lotta al terrorismo con il Pakistan, poiché si tratta di un tema estremamente importante per la lotta a lungo termine contro l'estremismo religioso;
21. invita gli Stati membri e la Commissione a proseguire il sostegno finanziario a favore delle organizzazioni e degli attivisti per i diritti umani e a delineare misure pratiche per sostenere il crescente movimento della società civile pakistana contro le leggi sulla blasfemia e altre legislazioni discriminatorie;
22. ricorda che la Commissione ha dichiarato più volte, in risposta a interrogazioni scritte parlamentari, che sta seguendo da vicino la reazione del governo pakistano alle violenze contro i cristiani perpetrate a Gojra e Korian e invita la Commissione a richiedere informazioni sui progressi concreti compiuti, in particolare per quanto riguarda la traduzione dei colpevoli dinanzi alla giustizia;
23. invita il Consiglio e la Commissione a insistere affinché il governo pakistano faccia rispettare la clausola sulla democrazia e i diritti umani, prevista dall'accordo di cooperazione tra l'Unione europea e la Repubblica islamica del Pakistan; invita la Commissione a presentare una relazione sull'attuazione dell'accordo di cooperazione e della clausola sulla democrazia e i diritti umani;
24. invita il Consiglio a sostenere il governo del Pakistan nello sviluppo del Ministero per i diritti umani e nell'istituzione di una commissione nazionale per i diritti umani efficace, indipendente ed autorevole;
25. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e al governo e al parlamento del Pakistan.
- [1] Testo approvati, P6_TA(2007)0351.
- [2] GU C 263 del 16.10.2008, pag. 666.
- [3] GU C 282 del 6.11.2008, pag. 434.