Proposta di risoluzione comune - RC-B7-0256/2011Proposta di risoluzione comune
RC-B7-0256/2011

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla situazione in Côte d'Ivoire

6.4.2011

a norma dell'articolo 110, paragrafo 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi
ECR (B7‑0256/2011)
Verts/ALE (B7‑0258/2011)
S&D (B7‑0259/2011)
PPE (B7‑0260/2011)
ALDE (B7‑0262/2011)

Cristian Dan Preda, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Filip Kaczmarek, Michèle Striffler, Dominique Baudis, Bernd Posselt, Alain Cadec, Monica Luisa Macovei, Elena Băsescu, Alf Svensson a nome del gruppo PPE
Véronique De Keyser, Thijs Berman, Harlem Désir, Miguel Angel Martínez Martínez, Kader Arif, Vincent Peillon, Patrice Tirolien a nome del gruppo S&D
Charles Goerens, Marielle De Sarnez, Ramon Tremosa i Balcells, Marietje Schaake, Kristiina Ojuland, Sonia Alfano a nome del gruppo ALDE
Judith Sargentini a nome del gruppo Verts/ALE
Charles Tannock, Jan Zahradil, Geoffrey Van Orden, Ryszard Antoni Legutko, Tomasz Piotr Poręba, Ryszard Czarnecki, Michał Tomasz Kamiński, Adam Bielan a nome del gruppo ECR


Procedura : 2011/2656(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B7-0256/2011
Testi presentati :
RC-B7-0256/2011
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Côte d'Ivoire

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulla Côte d'Ivoire, in particolare quella del 16 dicembre 2010[1],

–   vista la dichiarazione di Bamako del 3 novembre 2000 sulla democrazia, i diritti umani e le libertà nei paesi francofoni,

–   viste le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla Côte d'Ivoire, in particolare le risoluzioni 1946 e 1951 (2010) e 1967, 1968 e 1975 (2011),

–   viste le dichiarazioni del VP/AR dell'Unione europea Catherine Ashton sulla situazione in Côte d'Ivoire, in particolare quelle del 3, 10, 12 e 19 marzo e del 1 aprile 2011,

–   viste le conclusioni sulla Côte d'Ivoire adottate dal Consiglio Affari esteri nella sua 3065a riunione tenutasi il 31 gennaio 2011,

–   visti la decisione 2011/18/PESC del Consiglio e il regolamento (UE) n. 25/2011 del Consiglio, del 14 gennaio 2011, che impongono il congelamento dei beni e designano ulteriori persone ed entità soggette a misure restrittive in Côte d'Ivoire,

–   vista la decisione adottata ad Addis Abeba il 10 marzo 2011 dal Consiglio di pace e sicurezza dell'Unione africana (UA),

–   viste le dichiarazioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU sulla Côte d'Ivoire del 3 e 11 marzo 2011,

–   vista la dichiarazione congiunta dei copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, resa il 18 marzo 2011, che condanna le violenze e le violazioni dei diritti umani in Côte d'Ivoire,

–   vista la dichiarazione con la quale il 18 marzo 2011 il Presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek ha chiesto la cessazione di ogni violenza contro i civili in Côte d'Ivoire,

–   vista la risoluzione sulla situazione in Côte d'Ivoire adottata il 25 marzo 2011 ad Abuja dall'Autorità dei capi di Stato e di governo dell'ECOWAS,

–   vista la risoluzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite del 25 marzo 2011, che istituisce una commissione internazionale di inchiesta per indagare sulle violazioni dei diritti umani in Côte d'Ivoire a seguito delle elezioni presidenziali,

–   visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,

A. considerando che negli ultimi quattro mesi la Côte d'Ivoire è piombata in una profonda crisi politica derivante dal rifiuto del presidente uscente Laurent Gbagbo di cedere il potere al presidente legittimo Alassane Ouattara, nonostante quest'ultimo abbia vinto le elezioni presidenziali nel novembre 2010 e la sua vittoria sia stata riconosciuta dalla comunità internazionale a seguito della convalida dei risultati da parte delle Nazioni Unite,

B.  considerando che tutti gli sforzi diplomatici volti a trovare una soluzione pacifica allo stallo politico postelettorale, ivi inclusi quelli dell'UA, dell'ECOWAS e del presidente del Sudafrica, non hanno avuto successo,

C. considerando che da metà febbraio i combattimenti si sono intensificati sia nella capitale che nella parte occidentale del paese, con notizie allarmanti di un aumento dell'uso dell'artiglieria pesante contro i civili,

D. considerando che negli ultimi giorni le forze repubblicane del presidente Ouattara hanno lanciato una vasta offensiva volta a ristabilire la sua autorità e hanno preso il controllo di numerose zone importanti, tra cui Yamoussoukro, la capitale politica, e San Pedro, porto di importanza fondamentale per le esportazioni di cacao; che le forze che sostengono Ouattara sono ormai entrate ad Abidjan, dove si sono quindi verificati violenti scontri tra queste ultime e le milizie fedeli all'ex presidente,

E.  considerando che, secondo fonti ONU, dal dicembre 2010 centinaia di persone hanno perso la vita in Côte d'Ivoire; che il numero di vittime è probabilmente molto più elevato, dal momento che le violenze commesse all'interno del paese non sempre sono riportate dalla stampa,

F.  considerando che gli attacchi deliberatamente perpetrati nei confronti dei membri delle missioni di pace e delle istituzioni delle Nazioni Unite costituiscono crimini di guerra; che la missione ONU in Côte d'Ivoire (ONUCI) è costantemente oggetto di minacce e attacchi da parte delle forze di sicurezza pro-Gbagbo, e che l'ex-presidente ha adottato una retorica incendiaria che incita alla violenza contro i militari delle Nazioni Unite e gli stranieri presenti in Côte d'Ivoire; considerando altresì che diversi membri delle forze di pace dell'ONU sono rimasti gravemente feriti o addirittura uccisi,

G. considerando che in Côte d'Ivoire sono state commesse atrocità, tra cui violenze sessuali, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e uso eccessivo e indiscriminato della forza contro i civili, che costituiscono crimini contro l'umanità,

H. considerando che con la dichiarazione presentata dal governo ivoriano il 18 Aprile 2003, a norma dell'articolo 12, paragrafo 3, dello Statuto di Roma, la Côte d'Ivoire ha accettato la competenza della Corte penale internazionale (CPI) per i crimini commessi sul suo territorio a partire dal 19 settembre 2002; che la Côte d'Ivoire è tuttora oggetto di indagini preliminari da parte dell'Ufficio del procuratore della CPI,

I.   considerando che il rispetto dello Stato di diritto registra un costante deterioramento e che vengono imposte crescenti restrizioni alla libertà di parola, di espressione e dei media,

J.   considerando che la situazione economica della Côte d'Ivoire negli ultimi quattro mesi è notevolmente deteriorata a causa delle nazionalizzazioni illegali nei settori bancario e del cacao realizzate da Laurent Gbagbo nonché degli espropri arbitrari di denaro e beni immobili privati; considerando che il Fondo monetario internazionale (FMI) ha recentemente messo in guardia contro le gravi conseguenze economiche della situazione in Côte d'Ivoire per l'intera regione dell'Africa occidentale,

K. considerando che, a causa del clima di terrore vigente nel paese, si conta circa un milione di sfollati, sia all'interno della Côte d'Ivoire che nei paesi vicini come Liberia, Ghana, Togo, Mali e Guinea,

L.  considerando che il 17 marzo 2011 la Commissione ha quintuplicato l'assistenza umanitaria dell'UE alla Côte d'Ivoire;

M. considerando che la risoluzione 1975 (2011) del Consiglio di sicurezza dell'ONU, adottata all'unanimità, esorta Laurent Gbagbo a farsi immediatamente da parte e chiede la fine immediata delle violenze contro i civili imponendo nel contempo sanzioni mirate di tipo finanziario e legate agli spostamenti nei confronti di Laurent Gbagbo, della moglie e di tre collaboratori dell'ex presidente,

1.  condanna i tentativi da parte dell'ex presidente Gbagbo e dei suoi sostenitori di sovvertire violentemente la volontà del popolo ivoriano; ribadisce l'invito a Laurent Gbagbo a dimettersi immediatamente e a cedere il potere ad Alassane Ouattara; accoglie con favore, a tale proposito, l'adozione della risoluzione 1975 (2011), con cui il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha formulato la sua dichiarazione più forte dall'inizio della crisi post-elettorale in Côte d'Ivoire, invitando Laurent Gbagbo a farsi immediatamente da parte;

2.  si rammarica per il fatto che nessuna soluzione diplomatica, nemmeno quelle raccomandate dall'UA, ha avuto successo, e deplora che la crisi postelettorale sia stata caratterizzata da violenze e scontri armati;

3.  ricorda che l'unica fonte di legittimità democratica è il suffragio universale e che l'elezione di Alassane Ouattara rispecchia la volontà sovrana del popolo ivoriano; esorta tutte le istituzioni ivoriane, ivi incluse le forze di difesa e sicurezza della Côte d'Ivoire (FDSCI), ad arrendersi senza indugio all'autorità del presidente democraticamente eletto Ouattara e al suo governo;

4.  condanna con la massima severità l'escalation di violenza in Côte d'Ivoire, in particolare il ricorso alle armi pesanti contro i civili, e la considerevole perdita di vite umane che ne consegue; esprime la sua più profonda solidarietà a tutte le vittime innocenti delle ingiustizie e delle violenze in Côte d'Ivoire e alle loro famiglie; sottolinea che la violenza contro i civili, tra cui donne, bambini e sfollati a livello internazionale, non sarà tollerata e deve cessare immediatamente;

5.  condanna duramente le presunte violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale a danno dei civili, ivi incluse le esecuzioni extragiudiziali e le violenze sessuali; rileva che secondo il Consiglio di sicurezza dell'ONU questi atti possono costituire crimini contro l'umanità; esprime la sua ferma opposizione a qualsiasi uso dei mezzi di comunicazione per l'incitamento all'odio; chiede la revoca di tutte le restrizioni all'esercizio del diritto alla libertà di espressione; condanna il sequestro di quattro persone, tra cui due cittadini dell'UE, prelevate mentre si trovavano in un albergo di Abidjan situato in un'area controllata dalle milizie pro-Gbagbo, e chiede il loro immediato rilascio;

6.  insiste sul fatto che non vi può essere impunità e che occorre adoperarsi al massimo al fine di individuare e consegnare alla giustizia, anche a livello internazionale, tutti i responsabili di crimini contro la popolazione civile; si compiace, a tale proposito, dell'istituzione di una commissione d'inchiesta da parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite; rileva che il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha stabilito che sia la stessa Corte penale internazionale a decidere in merito alla propria competenza per quanto riguarda la situazione in Côte d'Ivoire; invita tutte le parti interessate in Côte d'Ivoire a collaborare con i citati organismi in modo che possa essere fatta giustizia; invita l'Unione europea a fornire tutto il sostegno necessario alle indagini in questione;

7.  condanna fermamente gli atti di intimidazione e di ostruzione nei confronti dell'ONUCI e dell'UE;

8.  accoglie con favore le ulteriori sanzioni mirate, tra cui il divieto di visto e il congelamento dei beni, imposte dal Consiglio di sicurezza dell'ONU, dall'UA e dal Consiglio dell'UE nei confronti di tutte le persone ed entità che si oppongono all'autorità del legittimo presidente, come pure le decisioni adottate dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale, dal momento che tali istituzioni si sono rifiutate di trattare con il governo illegittimo; sottolinea la necessità che le sanzioni in parola rimangano in vigore fino al ritorno al potere delle legittime autorità;

9.  si compiace del fatto che, nella sua risoluzione 1975 (2011), il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha ricordato di aver concesso all'ONUCI l'autorizzazione a utilizzare tutti i mezzi necessari per adempiere al suo mandato di protezione dei civili, anche al fine di evitare un ulteriore ricorso alle armi pesanti, ed espresso il proprio pieno sostegno a tale missione; chiede a questo proposito un rapido e significativo rafforzamento delle capacità dell'ONUCI, al fine di garantire una protezione efficace della popolazione civile in Côte d'Ivoire;

10. osserva che, conformemente al proprio mandato, l'ONUCI, su richiesta del Segretario generale dell'ONU e con la collaborazione del contingente francese "Licorne", è già intervenuta ad Abidjan per far cessare l'uso delle armi pesanti e proteggere i civili e il personale delle Nazioni Unite;

11. loda e sostiene gli sforzi di mediazione posti in essere sotto l'egida dell'Unione africana e dell'ECOWAS per prevenire gli scontri e fa nuovamente appello alle forze politiche in Côte d'Ivoire affinché dimostrino il proprio impegno a favore di una transizione democratica pacifica evitando così ulteriori spargimenti di sangue; esprime il proprio sostegno nei confronti del piano dell'UA per una soluzione pacifica globale della crisi e sottolinea che tutti i paesi africani devono dimostrarsi uniti e agire in modo concertato affinché sia possibile ripristinare la pace in Côte d'Ivoire;

12. invita il presidente Ouattara a favorire la pace e la riconciliazione nazionale; ricorda altresì che non esiste prescrizione per i crimini di guerra e quelli contro l'umanità;

13. esprime profonda preoccupazione per il peggioramento della situazione umanitaria in Côte d'Ivoire e nei paesi vicini, soprattutto in Liberia; invita tutte le parti interessate in Côte d'Ivoire a garantire che le organizzazioni umanitarie sul campo possano accedere liberamente e in sicurezza a tutte le parti del paese; si compiace dell'impegno a risolvere la crisi umanitaria assunto dall'UE, così come annunciato dal commissario Georgieva;

14. evidenzia la necessità di una rapida azione di politica internazionale per affrontare la situazione umanitaria in Côte d'Ivoire e scongiurare una nuova crisi migratoria nella regione; invita la Commissione e gli Stati membri a coordinare i loro sforzi con altri donatori internazionali; esorta la comunità internazionale a onorare i propri impegni in materia di aiuti umanitari onde rispondere alle impellenti esigenze della popolazione della Côte d'Ivoire e dei paesi vicini;

15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio di sicurezza e al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'ONUCI, alle istituzioni dell'Unione africana, all'ECOWAS, all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE nonché agli Stati membri dell'Unione europea e al presidente eletto della Côte d'Ivoire Alassane Ouattara.