Proposta di risoluzione comune - RC-B7-0277/2012Proposta di risoluzione comune
RC-B7-0277/2012

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sul colpo di Stato militare in Guinea-Bissau

12.6.2012 - (2012/2660(RSP))

a norma dell'articolo 110, paragrafi 2 e 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
ECR (B7‑0277/2012)
ALDE (B7‑0282/2012)
PPE (B7‑0283/2012)
S&D (B7‑0284/2012)
GUE/NGL (B7‑0293/2012)
Verts/ALE (B7‑0294/2012)

Diogo Feio, Filip Kaczmarek, Paulo Rangel, Michael Gahler, Cristian Dan Preda, Roberta Angelilli, Rafał Trzaskowski, Monica Luisa Macovei, Mario Mauro a nome del gruppo PPE
Véronique De Keyser, Ana Gomes, Liisa Jaakonsaari, Ricardo Cortés Lastra a nome del gruppo S&D
Charles Goerens, Ivo Vajgl, Olle Schmidt, Marielle de Sarnez, Robert Rochefort, Marietje Schaake a nome del gruppo ALDE
Rui Tavares, Raül Romeva i Rueda a nome del gruppo Verts/ALE
Charles Tannock a nome del gruppo ECR
Marisa Matias, Alda Sousa a nome del gruppo GUE/NGL

Procedura : 2012/2660(RSP)
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RC-B7-0277/2012
Testi presentati :
RC-B7-0277/2012
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Risoluzione del Parlamento europeo sul colpo di Stato militare in Guinea-Bissau

(2012/2660(RSP))

Il Parlamento europeo,

–   visti il primo turno delle elezioni presidenziali del 18 marzo 2012 e il secondo turno previsto per il 29 aprile 2012 in Guinea-Bissau,

–   viste le dichiarazioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 31 marzo, del 13 e 21 aprile e dell'8 maggio 2012 e la sua risoluzione n. 2048 del 18 maggio 2012,

–   viste le dichiarazioni del presidente della commissione della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS) del 6, 12 e 19 aprile 2012,

–   viste le dichiarazioni del vicepresidente/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/HR) del 12 e 14 aprile 2012,

–   viste le dichiarazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite del 13 e 16 aprile 2012,

–   vista la dichiarazione del presidente della Commissione europea del 13 aprile 2012,

–   vista la dichiarazione della presidenza della Comunità dei paesi di lingua portoghese (CPLP) del 13 aprile 2012,

–   viste le risoluzioni dell'ottava e della nona riunione straordinaria del consiglio dei ministri della CPLP del 14 aprile e 5 maggio 2012,

–   vista la dichiarazione del segretario generale dell'Organizzazione internazionale della francofonia (OIF) del 16 aprile 2012,

–   viste le decisioni del consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana (UA) del 17 e 24 aprile 2012,

–   vista la decisione del consiglio permanente dell'OIF del 18 aprile 2012,

–   vista la dichiarazione congiunta della Banca africana di sviluppo e del Gruppo della Banca mondiale,

–   viste le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea del 23 aprile e 3 maggio 2012,

–   visti i comunicati finali dei vertici straordinari dei capi di Stato e di governo dell'ECOWAS del 26 aprile e 3 maggio 2012,

–   viste le sanzioni diplomatiche, economiche e finanziarie imposte alla Guinea-Bissau dall'ECOWAS il 29 aprile e il 31 maggio 2012,

–   vista la relazione speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite del 30 aprile 2012,

–   visti il regolamento (UE) n. 377/2012 del Consiglio, del 3 maggio 2012, concernente misure restrittive nei confronti di persone, entità e organismi che minacciano la pace, la sicurezza o la stabilità della Repubblica di Guinea-Bissau e il regolamento di esecuzione (UE) n. 458/2012 del Consiglio, del 31 maggio 2012, che attua l'articolo 11, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 377/2012,

–   vista la dichiarazione della Presidenza a nome dell'Unione europea del 18 maggio 2012,

–   viste le sue risoluzioni del 12 marzo 2009 sulla Guinea-Bissau[1], del 10 marzo 2010 sull'attuazione della strategia europea di sicurezza e la politica di sicurezza e di difesa comune[2] e dell'11 maggio 2011 sulla relazione annuale 2009 del Consiglio al Parlamento europeo sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di sicurezza comune[3],

–   visto l'accordo di Cotonou, segnatamente gli articoli 1, 8, 9, 10, 11, 20 e 33,

–   visto l'articolo 110, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A. considerando che il 12 aprile 2012 in Guinea-Bissau membri delle forze armate si sono impadroniti del potere con la forza e hanno arrestato il presidente ad interim Raimundo Pereira e il primo ministro Carlos Gomes Júnior;

B.  considerando che quest'azione illegittima ha avuto luogo il giorno prima dell'inizio della campagna elettorale per il secondo turno delle elezioni presidenziali in Guinea-Bissau;

C. considerando che la trasparenza del processo elettorale in Guinea-Bissau, in cui al primo turno il primo ministro Carlos Gomes Júnior aveva ottenuto il 48,7% dei voti, è stata riconosciuta a livello nazionale e internazionale;

D. considerando che il colpo di Stato militare è stato ampiamente condannato dalla comunità internazionale;

E.  considerando che, sotto gli auspici dell'ECOWAS, i dirigenti militari e alcuni partiti di opposizione hanno convenuto di istituire un Consiglio nazionale di transizione e un governo transitorio senza il libero consenso delle legittime istituzioni politiche del paese;

F.  considerando che decenni di instabilità politica in Guinea-Bissau hanno precipitato il paese in una profonda crisi politica, istituzionale e umanitaria;

G. considerando che la direzione militare della Guinea-Bissau ha interferito ripetutamente e in maniera intollerabile nella dinamica politica del paese e che siffatte ingerenze hanno avuto conseguenze estremamente negative sui processi di istituzionalizzazione della democrazia e di affermazione dello Stato di diritto, nonché sulla sicurezza della popolazione e lo sviluppo dell'economia;

H. considerando che l'instabilità in Guinea-Bissau non soltanto impedisce di combattere efficacemente il traffico di droga, ma rappresenta anche una minaccia al consolidamento della pace nel paese e alla stabilità della regione dell'Africa occidentale;

I.   considerando che la dotazione complessiva dell'Unione europea prevista per la Guinea-Bissau a titolo del decimo Fondo europeo di sviluppo (2008-2013) è pari a 102,8 milioni di euro;

J.   considerando che l'economia della Guinea-Bissau è una delle economie più povere e maggiormente dipendenti nella regione dell'Africa occidentale e che l'aiuto internazionale concorre per l'80% al bilancio nazionale;

K. considerando che l'attuale situazione politica nel paese sta distogliendo l'attenzione dai bisogni della popolazione e dall'aggravamento della crisi umanitaria in atto;

L.  considerando che la missione dell'UE per la riforma del settore della sicurezza (SSR) in Guinea-Bissau, avviata nel giugno 2008 e attuata nel contesto della la politica di sicurezza e di difesa comune, il 30 settembre 2010 ha considerato concluso il suo mandato e ha lasciato il paese;

1.  condanna con la massima fermezza la presa di potere incostituzionale da parte delle forze armate in Guinea-Bissau del 12 aprile 2012;

2.  prende atto della liberazione del presidente ad interim e del primo ministro il 27 aprile 2012 e del fatto che sono stati obbligati a lasciare il paese e chiede che a entrambi sia consentito di riprendere liberamente il pieno esercizio dei loro diritti civili e politici;

3.  chiede il rispetto assoluto dell'integrità fisica di tutti i funzionari pubblici e degli altri cittadini detenuti dai militari ribelli e chiede la loro liberazione senza condizioni e la cessazione di ogni violenza, saccheggio e intimidazione;

4.  condanna la violenta repressione di dimostrazioni pacifiche per invocare il ripristino dello Stato di diritto, in particolare di quella svolta il 25 maggio a Bissau;

5.  esorta tutte le parti coinvolte a cessare immediatamente le loro azioni violente e illegali e ricorda il giuramento dell'esercito di rispettare la costituzione della Guinea-Bissau;

6.  invita la comunità internazionale a esercitare tutta l'influenza necessaria e a fornire tutto il sostegno richiesto affinché sia svolta un'indagine approfondita su questi illeciti e i responsabili siano consegnati alla giustizia;

7.  respinge l'istituzione degli autoproclamati "comando militare", "consiglio nazionale di transizione" e "governo transitorio"; sottolinea che non riconosce le istituzioni militari e di transizione autoproclamate ed esorta la comunità internazionale a fare altrettanto;

8.  ribadisce e sottoscrive il principio dell'ECOWAS di tolleranza zero nei confronti del potere conseguito o conservato con mezzi incostituzionali e non democratici e ritiene che l'accordo transitorio in Guinea-Bissau sia in flagrante contrasto con detto principio, violi la costituzione del paese e legittimi il colpo di Stato;

9.  chiede l'immediato ripristino dell'ordine costituzionale e dello Stato di diritto nonché la conclusione del processo elettorale, comprese elezioni legislative, onde consentire al popolo della Guinea-Bissau di decidere il proprio futuro con elezioni libere e leali;

10. respinge ogni tentativo esterno di sfruttare l'attuale situazione e quindi di calpestare la sovranità popolare, l'integrità territoriale e l'indipendenza della Guinea-Bissau;

11. chiede che siano ripristinate e garantite integralmente le libertà fondamentali, comprese la libertà di espressione e di stampa, la libertà di riunione e di associazione e la libertà di circolazione;

12. chiede che le divergenze siano risolte con mezzi politici e pacifici nell'ambito delle istituzioni legittime della Guinea-Bissau;

13. invita i partiti politici a pervenire a un consenso su un processo di riforma globale che interessi l'esercito, la polizia, il settore della sicurezza e il sistema giudiziario, come primo passo verso la stabilità politica;

14. sostiene gli sforzi nazionali e internazionali volti a ripristinare la fiducia tra i responsabili politici, le forze militari e di sicurezza e la società civile e a riportare il paese alla normalità costituzionale;

15. ribadisce la ferma convinzione che la Guinea-Bissau rischi di rimanere militarmente instabile e incapace di affrontare la corruzione dilagante o di cambiare la sua condizione di paese perno per il transito della droga fintantoché le sue istituzioni rimarranno strutturalmente deboli;

16. sottolinea l'importanza di istituire un "gruppo di contatto di crisi" per la Guinea-Bissau sotto il coordinamento delle Nazioni Unite, con rappresentanti dell'Unione africana (UA), dell'ECOWAS e della CPLP, come indicato nella relazione speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite del 30 aprile 2012 sulla situazione in Guinea-Bissau, e invita l'UE a partecipare a tale gruppo;

17. sostiene la disponibilità dell'UE a cooperare con gli Stati dell'Africa occidentale e con i suoi partner regionali e internazionali, tra cui l'ONU, l'UA, la CPLP e l'ECOWAS, nell'ottica di instaurare un partenariato efficace che possa contribuire al consolidamento della pace e alla stabilizzazione a lungo termine in Guinea-Bissau;

18. accoglie positivamente le sanzioni dolorose ma necessarie, a livello diplomatico, economico e finanziario, imposte alla Guinea-Bissau dall'ECOWAS, le misure restrittive nei confronti di persone, entità e organismi che minacciano la pace, la sicurezza o la stabilità della Repubblica di Guinea-Bissau adottate dal Consiglio e il divieto di viaggio nei confronti di determinati individui imposto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

19. sollecita un monitoraggio continuo e accurato della situazione in Guinea-Bissau da parte di tutti gli interlocutori internazionali e li invita a essere pronti a riesaminare l'adeguatezza delle misure adottate, tra cui anche l'esigenza di inasprirle, adoperandosi tuttavia con il massimo impegno per evitare ripercussioni negative sulla popolazione;

20. prende atto della decisione dell'ECOWAS di inviare la sua forza di pronto intervento per proteggere il ritiro della missione di assistenza tecnica militare angolana MISSANG e l'arrivo del primo contingente in Guinea-Bissau;

21. plaude alla proposta della CPLP di costituire una forza di stabilizzazione per la Guinea-Bissau nel quadro delle Nazioni Unite e con un mandato definito dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in associazione con l'ECOWAS, l'UA e l'UE, tenendo conto dell'esperienza della missione MISSANG;

22. invita il Consiglio a fornire consulenza e assistenza per la riforma urgente dei settori della difesa e della sicurezza in Guinea-Bissau e a considerare la possibilità di sostenere efficacemente l'attuazione di una nuova operazione di stabilizzazione internazionale nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune;

23. sollecita l'UE, l'ONU, l'UA, l'ECOWAS e la CPLP a coordinare assieme le diverse forze militari dei paesi vicini che sono già in loco, comprese quelle di Angola, Nigeria, Senegal e Burkina Faso;

24. chiede all'UE di sollecitare le autorità dei paesi che forniscono forze militari e di sicurezza – tutti partner ACP – a provvedere a che esse non siano utilizzate per sostenere l'ordine illegittimo voluto dagli autori del colpo di Stato e dalle autoproclamate autorità transitorie o per commettere violazioni dei diritti umani a danno del popolo della Guinea-Bissau;

25. deplora la fine della missione SSR in Guinea-Bissau nel 2010;

26. invita il vicepresidente e alto rappresentante e il Consiglio a valutare la possibilità di inviare una nuova missione SSR in Guinea-Bissau, con un mandato rafforzato, per contribuire alla riforma dei settori della sicurezza e della difesa, promuovere la capacità istituzionale, riformare la pubblica amministrazione e sostenere lo Stato di diritto, non appena le autorità legittime riprendano il pieno esercizio delle funzioni governative in Guinea-Bissau, e chiede l'invio di detta missione:

27. esorta nuovamente il Consiglio e il vicepresidente e alto rappresentante a considerare nuove modalità per sostenere il legittimo governo della Guinea-Bissau nella lotta contro il traffico di droghe e la criminalità organizzata, onde evitare che il paese diventi un altro narco-Stato fallito;

28. rammenta che il traffico di droghe in Guinea-Bissau è diretto al mercato europeo ed è collegato ad altre reti criminali operanti nella regione, tra cui le organizzazioni terroristiche specialmente nel Sahel e in Nigeria;

29. chiede il rafforzamento degli impegni internazionali e dell'UE per la costruzione di una Guinea-Bissau democratica e stabile;

30. richiama l'attenzione sulla situazione umanitaria in Guinea-Bissau, in particolare la situazione degli sfollati interni e dei rifugiati, nonché sul rischio di epidemie e di pericoli legati alla sicurezza alimentare e all'assistenza sanitaria, e chiede all'UE e alla comunità internazionale di adottare rapidamente misure di aiuto concrete e adeguate;

31. chiede alla Commissione di proseguire il suo aiuto umanitario e il sostegno diretto alla popolazione;

32. incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai governi degli Stati membri, ai segretari generali delle Nazioni Unite e dell'ECOWAS, alle istituzioni dell'UA, all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, al Segretariato della CPLP e al governo e al parlamento della Guinea-Bissau.