PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla situazione in Sudan e nel Sud Sudan
12.6.2012 - (2012/2659(RSP))
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi
S&D (B7‑0281/2012)
ALDE (B7‑0285/2012)
PPE (B7‑0286/2012)
ECR (B7‑0287/2012)
GUE/NGL (B7‑0288/2012)
Verts/ALE (B7‑0298/2012)
Mariya Nedelcheva, Filip Kaczmarek, Gay Mitchell, Horst Schnellhardt, Rafał Trzaskowski, Cristian Dan Preda, Michèle Striffler, Michael Gahler, Joachim Zeller, Nadezhda Neynsky, Giovanni La Via, Monica Luisa Macovei, Roberta Angelilli, Frank Engel, Mario Mauro a nome del gruppo PPE
Véronique De Keyser, Ana Gomes, Ricardo Cortés Lastra, Pino Arlacchi, Patrice Tirolien, Liisa Jaakonsaari a nome del gruppo S&D
Charles Goerens, Ivo Vajgl, Olle Schmidt, Louis Michel, Marielle de Sarnez, Robert Rochefort, Marietje Schaake a nome del gruppo ALDE
Judith Sargentini, Barbara Lochbihler, Raül Romeva i Rueda a nome del gruppo Verts/ALE
Charles Tannock, Nirj Deva, Ryszard Antoni Legutko, Ryszard Czarnecki, Tomasz Piotr Poręba, Jan Zahradil a nome del gruppo ECR
Marie-Christine Vergiat a nome del gruppo GUE/NGL
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Sudan e nel Sud Sudan
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Sudan,
– vista la risoluzione 2046 (2012) sul Sudan e il Sud Sudan adottata del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 2 maggio 2012,
– vista la dichiarazione con cui il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashton, plaude alla risoluzione 2046 (2012) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 2 maggio 2012,
– viste le conclusioni sul Sudan adottate dal Consiglio il 31 gennaio 2011 e la decisione 9953/11 adottata dallo stesso Consiglio il 17 maggio 2011,
– visto il memorandum d'intesa sulla non aggressione e la cooperazione firmato dal Sudan e dal Sud Sudan il 10 febbraio 2012,
– viste le dichiarazioni sugli scontri armati alla frontiera fra il Sudan e il Sud Sudan rese il 28 marzo e l'11 aprile 2012 dal portavoce dell'alto rappresentante dell'UE Catherine Ashton,
– vista la dichiarazione con cui, il 17 aprile 2012, l'Unione africana (UA) ha invitato il Sudan e il Sud Sudan ad agire responsabilmente e a raccogliere gli appelli lanciati dall'UA e dalla comunità internazionale affinché i due paesi pongano immediatamente fine al conflitto in corso,
– vista la dichiarazione sulla situazione in Sudan e nel Sud Sudan con cui, il 16 aprile 2012, il portavoce del Segretario generale dell'ONU ha espresso profonda preoccupazione per le continue ostilità tra i due paesi e per le relative ripercussioni sulla popolazione civile innocente,
– vista la dichiarazione con cui, il 19 aprile 2012, il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha esortato il Sudan e il Sud Sudan a porre fine alle ostilità evitando così di riaccendere un conflitto che è già costato milioni di vite nell'arco di due decenni,
– viste le conclusioni sul Sudan e il Sud Sudan con cui il Consiglio, il 23 aprile 2012, in occasione della 3159esima riunione del Consiglio Affari esteri, ha espresso la profonda preoccupazione dell'UE per l'escalation di guerra tra i due paesi,
– vista la tabella di marcia per il Sudan e il Sud Sudan, che gode del pieno sostegno dell'UE, illustrata nel comunicato emesso il 24 aprile dal Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana,
– visto l'accordo globale di pace sudanese (CPA) del 2005,
– viste la missione ONU nel Sud Sudan (UNMISS) e la forza di sicurezza interinale delle Nazioni Unite per Abyei (UNISFA),
– vista la dichiarazione dei copresidenti dell'assemblea parlamentare paritetica ACP-UE sul Sudan e il Sud Sudan, adottata dall'APP il 30 maggio 2012,
– visto l'articolo 110, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che i ripetuti episodi di violenza transfrontaliera tra il Sudan e il Sud Sudan, compresi i movimenti di truppe, la presa e l'occupazione della città di Heglig, il sostegno alle forze sussidiarie, il reciproco appoggio ai ribelli della parte avversa nonché i combattimenti tra le Forze armate sudanesi (SAF) e l'esercito popolare di liberazione del Sudan (SPLA), hanno trasformato i contrasti tra il Sudan e il Sud Sudan in un vero e proprio conflitto;
B. considerando che i combattimenti tra il Sudan e il Sud Sudan e i continui scontri negli Stati del Kordofan meridionale e del Nilo Azzurro, in Sudan, hanno portato a una grave situazione umanitaria;
C. considerando che la mancanza di accordo tra i due paesi in merito alle disposizioni economiche transitorie, anche per quanto concerne lo sfruttamento del petrolio, ha portato al sequestro da parte di Khartum del petrolio sud-sudanese e alla decisione del Sud Sudan di bloccare la produzione petrolifera contribuendo in maniera significativa alla crisi attuale;
D. considerando che il 29 giugno 2011 i governi del Sudan e del Sud Sudan hanno concluso l'accordo sulla sicurezza dei confini e su un Meccanismo congiunto politico e di sicurezza, impegnandosi tra l'altro a creare un'area di frontiera demilitarizzata e sicura; che il 30 luglio 2011 i due governi hanno concluso l'accordo sulla missione di sostegno alla sorveglianza delle frontiere;
E. considerando che, a seguito dell'accordo del 20 giugno 2011 con il Sudan, il Sud Sudan ha annunciato l'immediato ritiro dalla regione di Abyei;
F. considerando che i progetti di decisione del Meccanismo congiunto politico e di sicurezza, proposti alle parti dal gruppo di attuazione ad alto livello dell'Unione africana il 4 aprile 2012, offrono una solida base in vista dell'instaurazione della sicurezza reciproca lungo la frontiera comune tra il Sudan e il Sud Sudan;
G. considerando che il Consiglio di sicurezza dell'ONU, con la risoluzione adottata all'unanimità il 2 maggio, ha approvato una tabella di marcia per il Sudan e il Sud Sudan volta a porre fine alle ostilità e a risolvere nell'arco dei prossimi tre mesi le questioni post-secessione ancora in sospeso tra i due paesi;
H. considerando che entrambi i paesi, Sudan e Sud Sudan, hanno accolto con favore la tabella di marcia, confermando il loro impegno a porre immediatamente fine alle ostilità; che tuttavia la tensione rimane alta;
I. considerando che il 4 giugno il Sudan e il Sud Sudan hanno avviato i primi colloqui ad alto livello sulla sicurezza della frontiera, dal momento che una serie di scontri proprio alla frontiera ha minacciato di far precipitare nuovamente la guerra civile in un conflitto aperto;
J. considerando che l'UE attribuisce particolare importanza all'immediata attivazione del meccanismo congiunto di controllo e sorveglianza delle frontiere (JBVMM) mediante l'invio di osservatori internazionali e altro personale sul campo con il compito di vigilare sulla situazione e contribuire ad assicurare il rispetto delle regole;
K. considerando che il Sudan e il Sud Sudan sono colpiti da una grave siccità, che le persone hanno iniziato a spostarsi in cerca di cibo e che, secondo alcuni funzionari dell'ONU, circa un milione di persone potrebbero morire di inedia se non riceveranno aiuti alimentari nei prossimi mesi;
1. accoglie positivamente il fatto che entrambi i paesi, Sudan e Sud Sudan, abbiano accettato la tabella di marcia, approvata il 2 maggio 2012 dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione 2046 (2012), confermando il loro impegno a porre immediatamente fine alle ostilità; plaude alla ripresa dei negoziati diretti ad Addis Abeba e al ruolo svolto dall'Unione africana nonché alla mediazione di Thabo Mbeki in tale processo;
2. esorta il Sudan e il Sud Sudan a dimostrare, anche concretamente, la loro volontà politica di percorrere la via della pace affrontando i problemi legati alla sicurezza delle due parti attraverso negoziati seri nel quadro del Meccanismo congiunto politico e di sicurezza, provvedendo innanzitutto a creare un'area di frontiera demilitarizzata e sicura e al ritiro incondizionato di tutte le forze armate entro i propri confini, così come previsto dagli accordi precedentemente conclusi, ad esempio l'accordo sulla missione di sostegno alla sorveglianza delle frontiere del 30 luglio 2011;
3. chiede che il Meccanismo congiunto di controllo e sorveglianza delle frontiere (JBVMM) sia attivato immediatamente mediante l'invio di osservatori internazionali e altro personale sul campo con il compito di vigilare e contribuire al rispetto delle regole;
4. invita il Sudan e il Sud Sudan a dare attuazione agli elementi in sospeso dell'accordo del 20 giugno 2011 relativo a disposizioni temporanee in materia amministrativa e di sicurezza per la regione di Abyei, con particolare riferimento al ritiro di tutte le forze armate del Sudan e del Sud Sudan da tale regione; si compiace del ritiro dell'esercito del Sud Sudan dalla città di Heglig ed esorta il governo del Sudan a fare altrettanto; chiede che le forze armate sudanesi pongano immediatamente fine ai bombardamenti aerei nel Sud Sudan;
5. esorta il Sudan e il Sud Sudan a cessare di ospitare e sostenere rispettivamente i gruppi di ribelli della parte avversa;
6. esorta tutte le parti ad attenersi in particolare ai paragrafi 7 e 16 della decisione adottata dal Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana il 24 aprile 2012, la quale ribadisce che i confini territoriali degli Stati non devono essere modificati con la forza, che qualsiasi controversia territoriale deve essere composta esclusivamente per via pacifica, politica e concordata tra le parti, e che la soluzione del conflitto nel Kordofan meridionale e nel Nilo Azzurro non può in nessun caso essere di tipo militare;
7. invita l'UE a portare avanti una stretta collaborazione con i partner internazionali, in particolare con l'UA e l'ONU, al fine di garantire che il Sudan e il Sud Sudan attuino la risoluzione sulla tabella di marcia per il Sudan e il Sud Sudan adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 2 maggio 2012;
8. esprime profonda preoccupazione non solo per la situazione umanitaria generata dai combattimenti tra il Sudan e il Sud Sudan ma anche per i continui scontri negli Stati del Kordofan meridionale e del Nilo Azzurro, in Sudan; condanna fermamente tutti gli atti di violenza commessi contro i civili in violazione del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani;
9. esorta tutte le parti a promuovere e proteggere i diritti umani, compresi quelli delle donne e delle persone appartenenti a gruppi vulnerabili, nonché ad assolvere gli obblighi imposti dal diritto internazionale, anche in ambito umanitario e in materia di diritti umani; chiede che i responsabili di gravi violazioni di tali diritti, compresa la violenza sessuale, siano chiamati a rispondere dei propri atti;
10. esorta vivamente il Sudan e il Sud Sudan a consentire l'accesso degli aiuti umanitari per la popolazione colpita nelle regioni interessate dal conflitto, in particolare gli Stati del Kordofan meridionale e del Nilo Azzurro, assicurando, in conformità con il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario, l'accesso sicuro, immediato e senza ostacoli delle Nazioni Unite e di altro personale umanitario, nonché la fornitura di derrate e attrezzature, per consentire a detto personale di svolgere in maniera efficiente il proprio compito di assistenza alla popolazione civile vittima del conflitto;
11. esorta le due parti a porre fine alla retorica incendiaria e alla propaganda ostile, che portano alla demonizzazione reciproca, alla xenofobia e al rischio di violenze; invita ambedue i governi ad assumersi pienamente la responsabilità della protezione reciproca dei loro cittadini, in linea con i principi internazionali e con l'accordo quadro sulla situazione dei cittadini dell'altro Stato e le questioni connesse, siglato nel marzo 2012;
12. plaude alla decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di estendere il mandato della missione ONU in Sudan (UNMIS) e di inviare nel paese ulteriori contingenti di pace; ritiene che, ai fini del pacifico sviluppo di due Stati autosufficienti, sia estremamente importante mantenere la presenza dell'ONU; invita il Sudan e il Sud Sudan ad accogliere positivamente la presenza dell'ONU e a garantirne la sicurezza;
13. incita il Sudan e il Sud Sudan a raggiungere un accordo in merito alle disposizioni economiche e politiche transitorie ancora in sospeso tra i due paesi, anche per quanto concerne lo sfruttamento del petrolio; ribadisce che una delle precondizioni necessarie per il conseguimento della pace e della stabilità nella regione è la risoluzione delle questioni riguardanti la demarcazione delle frontiere;
14. invita il Sudan e il Sud Sudan ad avvalersi dei servizi messi a disposizione dall'Unione africana nell'ambito del suo Programma per le frontiere in quanto strumenti in grado di aiutare le parti a risolvere, sulla base delle migliori prassi africane e dei principi internazionali, le questioni relative alla definizione e demarcazione dei confini nonché quelle riguardanti le regioni contese;
15. è convinto che, ai fini della stabilità a lungo termine della regione, sia necessaria una nuova strategia internazionale unitaria e di ampio respiro, caratterizzata dalla partecipazione dell'Unione europea e degli altri attori globali e regionali; ritiene che tale strategia debba essere incentrata non solo sulle problematiche Nord-Sud e sulla situazione negli Stati del Kordofan meridionale e del Nilo Azzurro, ma anche sull'attuazione del tanto atteso processo di riforma nel Sudan e sulla prosecuzione delle riforme democratiche nel Sud Sudan; chiede al vicepresidente /alto rappresentante e alla Commissione la disponibilità a offrire l'assistenza necessaria nel caso in cui il Partito del Congresso Nazionale del Sudan (NCP), attualmente al potere, accetti di tenere un dialogo libero e aperto, volto a mettere in atto dispositivi costituzionali inclusivi accettati da tutti, e adotti misure concrete per porre fine all'impunità nel Darfur, nel Kordofan meridionale e nel Nilo Azzurro;
16. invita la Commissione, gli Stati membri dell'UE e la comunità internazionale a onorare gli impegni di finanziamento a favore della regione, e in particolare ad affrontare la grave carenza di aiuti alimentari, rifugi di emergenza e protezione; invita a seguire da vicino la situazione della sicurezza alimentare e a porre in essere i necessari provvedimenti in caso di peggioramento della situazione;
17. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio di sicurezza e al Segretario generale delle Nazioni Unite, al rappresentante speciale dell'UE in Sud Sudan, al governo del Sudan, al governo del Sud Sudan, alle istituzioni dell'Unione africana e al presidente del gruppo ad alto livello per il Sudan dell'Unione africana nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE.