Proposta di risoluzione comune - RC-B8-0007/2014Proposta di risoluzione comune
RC-B8-0007/2014

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla libertà di espressione e di riunione in Egitto

16.7.2014 - (2014/2728(RSP))

presentata a norma dell'articolo 135, paragrafo 5, e dell'articolo 123, paragrafo 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
ECR (B8‑0007/2014)
PPE (B8‑0008/2014)
ALDE (B8‑0009/2014)
Verts/ALE (B8‑0011/2014)
S&D (B8‑0013/2014)
GUE/NGL (B8‑0015/2014)

Cristian Dan Preda, Mariya Gabriel, Bogdan Brunon Wenta, Tunne Kelam, Jarosław Leszek Wałęsa, Seán Kelly, Petri Sarvamaa, Monica Luisa Macovei, Pavel Svoboda, Jaromír Štětina, László Tőkés, Pál Csáky, Eduard Kukan, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Andrej Plenković, Davor Ivo Stier, Franck Proust, Andrzej Grzyb, Lars Adaktusson a nome del gruppo PPE
Josef Weidenholzer, Victor Boştinaru, Pier Antonio Panzeri, Marc Tarabella, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Liisa Jaakonsaari, Goffredo Maria Bettini, Michela Giuffrida, Corina Creţu, Demetris Papadakis, Luigi Morgano, Ana Gomes a nome del gruppo S&D
Charles Tannock, Tomasz Piotr Poręba, Ryszard Czarnecki a nome del gruppo ECR
Marietje Schaake, Alexander Graf Lambsdorff, Izaskun Bilbao Barandica, Marielle de Sarnez, Jean-Marie Cavada, Charles Goerens, Louis Michel, Frédérique Ries, Ramon Tremosa i Balcells a nome del gruppo ALDE
Javier Couso Permuy, Marina Albiol Guzmán, Marie-Christine Vergiat, Lola Sánchez Caldentey, Pablo Echenique Robba a nome del gruppo GUE/NGL
Judith Sargentini, Tamás Meszerics, Michel Reimon, Klaus Buchner, Barbara Lochbihler, Margrete Auken, Ernest Maragall, Ulrike Lunacek a nome del gruppo Verts/ALE

Procedura : 2014/2728(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B8-0007/2014
Testi presentati :
RC-B8-0007/2014
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Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sulla libertà di espressione e di riunione in Egitto

(2014/2728(RSP))

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sull'Egitto, in particolare quella del 6 febbraio 2014 sulla situazione in Egitto[1],

–   vista la sua risoluzione dell'11 dicembre 2012 su una strategia di libertà digitale nella politica estera dell'UE[2],

–   vista la sua risoluzione del 13 giugno 2013 sulla libertà della stampa e dei media nel mondo[3],

–   vista la sua risoluzione del 23 ottobre 2013 sulla politica europea di vicinato: verso un rafforzamento del partenariato. Posizione del Parlamento europeo sulle relazioni del 2012[4],

–   visti gli orientamenti dell'UE sulla libertà di espressione online e offline del 12 maggio 2014,

–   visti gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani,

–   viste le dichiarazioni sull'Egitto del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), Catherine Ashton, e in particolare le sue osservazioni a seguito della riunione del Consiglio "Affari esteri" del 23 giugno 2014 in merito alle condanne a carico di taluni giornalisti di Al Jazeera e alle condanne a morte di oltre 180 persone a Minya,

–   vista la dichiarazione preliminare del 29 maggio 2014 della missione UE di osservazione elettorale alle elezioni presidenziali in Egitto,

–   vista la dichiarazione del 29 maggio 2014 del capo della delegazione del Parlamento europeo presso la missione UE di osservazione elettorale alle elezioni presidenziali in Egitto,

–   viste le dichiarazioni del 23 giugno 2014 del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, sulle pene detentive a carico di diversi giornalisti e sulla conferma della condanna a morte di vari membri e sostenitori dei Fratelli musulmani,

–   visti l'accordo di associazione UE-Egitto del 2001, entrato in vigore nel 2004 e rafforzato dal piano di azione del 2007, nonché la relazione della Commissione sullo stato di avanzamento della sua attuazione del 20 marzo 2013,

–   vista la Costituzione egiziana adottata a seguito del referendum del 14-15 gennaio 2014, in particolare gli articoli 65, 70, 73, 75 e 155,

–   vista la legge egiziana n. 107, del 24 novembre 2013, concernente il diritto di svolgere raduni pubblici, cortei e manifestazioni pacifiche,

–   visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, di cui l'Egitto è firmatario,

–   vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–   visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A. considerando che la libertà di espressione e la libertà di riunione sono pilastri indispensabili di una società democratica e pluralistica; che la libertà della stampa e dei media costituisce un aspetto vitale per la democrazia e una società aperta; che la Costituzione egiziana adottata nel 2014 sancisce le libertà fondamentali, compresa la libertà di espressione e di riunione;

B.  considerando che le violazioni delle libertà fondamentali e dei diritti umani – tra cui gli atti di violenza, incitamento, istigazione all'odio, vessazione, intimidazione e censura a danno di oppositori politici, manifestanti pacifici, giornalisti, blogger, sindacalisti, attivisti della società civile e minoranze, perpetrati dalle autorità statali, dalle forze e dai servizi di sicurezza e da altri gruppi in Egitto – sono tuttora diffuse in Egitto; che le libertà di associazione, di riunione e di espressione restano punti che destano particolari preoccupazioni dal luglio 2013; che nella sua relazione 2014 sulla libertà nel mondo l'organizzazione Freedom House classifica l'Egitto come paese "non libero";

C. considerando che la stampa, i media e le libertà digitali sono stati oggetto di ripetuti attacchi sempre più intensi da parte del governo egiziano; che giornalisti ed emittenti giornalistiche, social media e Internet sono stati oggetto di attacchi o censura; che vi è una polarizzazione estrema dei media egiziani in fazioni pro e anti Morsi, il che sta aggravando la polarizzazione della società egiziana; che, secondo Reporter senza frontiere, sono stati arrestati almeno 65 giornalisti e 15 di essi sono ancora in stato di fermo; che dal luglio 2013 sono stati uccisi nel paese almeno sei giornalisti;

     considerando che il 23 giugno 2014 20 giornalisti egiziani e stranieri, compresi tre corrispondenti di Al Jazeera (l'australiano Peter Greste, il canadese-egiziano Mohamed Fahmy e l'egiziano Baher Mohamed), nonché, in contumacia, la cittadina olandese Rena Netjes, sono stati condannati a periodi di reclusione compresi tra i 7 e i 10 anni; che sono stati accusati di "falsificare le notizie" e di appartenere o aver fornito assistenza a una cellula terroristica; che i giornalisti sono incarcerati e considerati criminali o "terroristi" semplicemente per aver svolto il loro lavoro; che Rena Netjes è stata falsamente accusata di lavorare per Al Jazeera;

E.  considerando che, secondo numerosi testimoni, varie irregolarità e casi di inettitudine sono stati osservati durante il processo; che al processo hanno partecipato osservatori internazionali, comprese le ambasciate di alcuni Stati membri dell'Unione; che l'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha denunciato questi procedimenti giudiziari definendoli "pieni di irregolarità procedurali e in violazione delle norme internazionali in materia di diritti umani"; che il presidente egiziano Abdul Fattah al-Sisi ha recentemente riconosciuto che tali sentenze hanno avuto conseguenze negative e ha affermato che avrebbe voluto che gli accusati fossero deportati subito dopo il loro arresto invece di subire un processo; che è possibile presentare un ricorso, con un processo che potrebbe durare dei mesi;

F.  considerando che migliaia di manifestanti e prigionieri di coscienza sono stati incarcerati in Egitto da quando l'esercito egiziano ha preso il potere nel luglio 2013; che gli arresti e i casi di detenzione arbitraria sono continuati dopo l'elezione del presidente al-Sisi nel maggio 2014; che l'11 giugno 2014 un tribunale ha condannato Alaa Abdul Fattah, un noto attivista che ha svolto un ruolo di primo piano nella rivoluzione del 2011, e altre persone a 15 anni di reclusione con l'accusa di aver violato la legge n. 107 concernente il diritto di svolgere raduni pubblici, cortei e manifestazioni pacifiche del 2013 (legge sulle proteste); che altri attivisti di spicco, compresi Mohamed Adel, Ahmed Douma, Mahienour El-Massry e Ahmed Maher, come pure importanti difensori dei diritti delle donne quali Yara Sallam e Sana Seif, restano in carcere; che il 28 aprile 2014 il tribunale degli affari urgenti del Cairo ha emesso una sentenza che mette al bando il movimento giovanile 6 aprile;

G. considerando che i funzionari governativi hanno riconosciuto che le autorità hanno detenuto almeno 16 000 individui, compresi 1 000 manifestanti, dal gennaio 2014, e che molti di loro erano stati fermati per aver il esercitato il loro diritto alla libertà di riunione, di associazione e di espressione, o per la loro presunta appartenenza al movimento dei Fratelli musulmani; che centinaia di studenti sono stati inoltre arrestati durante proteste e scontri;

H. considerando che circa 1 400 manifestanti sono stati uccisi dal luglio 2013 a seguito di un uso eccessivo e arbitrario della forza da parte delle forze di sicurezza; che nessun funzionario responsabile della sicurezza è stato chiamato a rispondere di tali atti o altri abusi nei confronti dei manifestanti nell'ultimo anno; che è stata ampiamente riconosciuta l'incapacità, sino a questo momento, della commissione d'inchiesta istituita nel dicembre 2013 di condurre un'indagine approfondita, credibile e imparziale in relazione agli episodi di violenza verificatisi dal luglio 2013;

I.   considerando che l'articolo 65 della Costituzione egiziana afferma che è garantita la libertà di pensiero e di opinione, e che tutti gli individui hanno il diritto di manifestare la loro opinione con discorsi, scritti, immagini o qualsiasi altro mezzo di espressione o pubblicazione; che, nella sua dichiarazione preliminare, la missione UE di osservazione elettorale alle elezioni presidenziali in Egitto del maggio 2014 ha affermato che sebbene la nuova Costituzione avesse stabilito un ampio catalogo di diritti fondamentali, il rispetto di tali diritti non rispondeva ai principi costituzionali, e che era possibile osservare nel paese un clima generale caratterizzato da una limitata libertà di espressione e dalla conseguente autocensura da parte dei giornalisti;

J.   considerando che l'articolo 73 della Costituzione egiziana afferma che i cittadini hanno il diritto di organizzare riunioni pubbliche, cortei, manifestazioni e ogni forma di protesta pacifica, in assenza di armi di alcun genere, presentando una notifica come previsto dalla legge, e che il diritto di riunione pacifica e privata è garantito senza la necessità di notifica preventiva, mentre le forze di sicurezza non possono partecipare a tali riunioni, sorvegliarle o intercettarne le conversazioni; che l'approvazione, nel novembre 2013, della legge n. 107 concernente il diritto di svolgere raduni pubblici, cortei e manifestazioni pacifiche (legge sulle proteste), che introduce restrizioni alle riunioni pubbliche e alle manifestazioni e autorizza le forze di sicurezza a ricorrere alla forza eccessiva contro i manifestanti, rappresenta una grave minaccia per la libertà di riunione;

K. considerando che negli ultimi mesi le proteste pacifiche sono state disperse e molti manifestanti sono stati arrestati e detenuti ai sensi della legge sulle proteste; che il 21 giugno 2014 la polizia ha disperso un corteo pacifico a Heliopolis, col quale si chiedeva l'abrogazione della legge sulle proteste e il rilascio delle persone detenute ai sensi della stessa, e lo stesso giorno ha arrestato oltre 50 persone legate a tale evento; che più di 20 tra gli arrestati sono ancora detenuti e sono sotto processo;

L.  considerando che l'articolo 75 della Costituzione egiziana afferma che tutti i cittadini hanno il diritto di costituire associazioni e fondazioni non governative su base democratica; che le organizzazioni della società civile egiziane hanno recentemente espresso profonda preoccupazione per il recente progetto di legge sulle ONG, che imporrebbe il controllo completo sui gruppi civici e li farebbe dipendere da organismi di sicurezza e amministrativi, oltre a consentire la condanna dei difensori dei diritti umani;

M. considerando che nel settembre 2013 le autorità egiziane ad interim hanno interdetto i Fratelli musulmani, imprigionato i loro leader, confiscato i loro beni, ridotto al silenzio i loro media e criminalizzato l'adesione al movimento; che il 21 giugno 2014 un tribunale egiziano ha confermato la condanna a morte di 183 membri e sostenitori dei Fratelli musulmani, già condannati in un precedente processo di massa; che tali condanne sono solo l'ultima di una serie di procedimenti giudiziari viziati da irregolarità procedurali e svoltisi in violazione del diritto internazionale;

N. considerando che le recenti pratiche giudiziarie gettano seri dubbi sull'indipendenza del sistema giudiziario e sulla sua capacità di garantire l'assunzione di responsabilità; che, in particolare, le condanne che prevedono la pena di morte rischiano di compromettere le prospettive di stabilità a lungo termine in Egitto;

O. considerando che l'articolo 155 della Costituzione egiziana afferma che il Presidente della Repubblica, dopo aver consultato il Gabinetto, può accordare la grazia o ridurre una condanna;

P.  considerando che lo Stato di diritto, le libertà fondamentali e i diritti umani, così come la giustizia sociale e un più elevato tenore di vita per i cittadini rappresentano elementi fondamentali della transizione verso una società egiziana aperta, libera, democratica, stabile e prospera; che sindacati e organizzazioni della società civile indipendenti sono chiamati a svolgere un ruolo fondamentale in questo processo e che la libertà dei mezzi d'informazione rappresenta un pilastro della società in qualsiasi democrazia; che, nell'attuale periodo di transizione politica e sociale attraversato dal paese, le donne egiziane continuano a trovarsi in una situazione particolarmente vulnerabile;

Q. considerando che, in linea con la sua Politica europea di vicinato riveduta, e in particolare con l'approccio "di più a chi fa di più" ("more for more"), il livello e la portata dell'impegno dell'Unione nei confronti dell'Egitto dovrebbero basarsi sull'incentivazione e dipendono pertanto dai progressi che il paese compie in materia di democrazia, Stato di diritto, diritti umani e uguaglianza di genere;

1.  condanna fermamente, chiedendone la fine immediata, tutti gli atti di violenza, incitamento, istigazione all'odio, vessazione, intimidazione o censura contro gli oppositori politici, i manifestanti, i giornalisti, i blogger, i sindacalisti, gli attivisti per i diritti delle donne, gli attori della società civile e le minoranze da parte delle autorità statali, delle forze e dei servizi di sicurezza e di altri gruppi in Egitto; ricorda al governo egiziano che è sua responsabilità garantire la sicurezza di tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro opinioni politiche, dalla loro appartenenza politica o dalla loro confessione, nonché l'esercizio delle libertà di riunione, di associazione, di espressione e di stampa nel paese, senza restrizioni e censure arbitrarie; invita le autorità egiziane a impegnarsi a favore del dialogo e della non violenza nonché di una governance inclusiva;

2.  esprime profonda preoccupazione per una serie di recenti decisioni giudiziarie in Egitto, compresa la lunga condanna detentiva emessa il 23 giugno 2014 nei confronti di tre giornalisti di Al Jazeera e di altri 11 imputati giudicati in contumacia, nonché la conferma della condanna a morte per 183 persone;

3.  manifesta forte preoccupazione per la repressione e le aggressioni fisiche sempre più gravi nei confronti della società civile e dei media in Egitto, che stanno ostacolando la loro capacità di operare in modo libero; condanna le vessazioni, la detenzione e i procedimenti a carico di giornalisti e attori della società civile nazionali e internazionali, tra cui blogger, per il semplice fatto di esercitare la loro attività; ribadisce il suo invito a svolgere indagini tempestive, indipendenti, serie e imparziali su casi di uso sproporzionato della forza e di detenzione arbitraria da parte delle forze di sicurezza e delle autorità statali e chiede che i responsabili rispondano delle proprie azioni;

4.  deplora l'esistenza di una censura sui mezzi di comunicazione e su Internet nonché le restrizioni di accesso a determinati blog e social network; condanna le vessazioni subite da vari giornali e mezzi di comunicazione audiovisivi;

5.  invita le autorità egiziane a liberare immediatamente e senza condizioni tutte le persone detenute, condannate e/o giudicate per aver esercitato pacificamente i loro diritti di libera espressione e associazione, nonché tutti i difensori dei diritti umani; invita la magistratura egiziana a garantire che tutti procedimenti giudiziari nel paese rispettino il requisito di un processo libero ed equo e a garantire il rispetto dei diritti degli imputati; invita le autorità egiziane a ordinare indagini indipendenti e imparziali in merito a tutti i presunti casi di maltrattamenti e a garantire l'accesso di tutti i detenuti alle cure mediche eventualmente necessarie;

6.  sottolinea che la legge egiziana contro il terrorismo è stata anche utilizzata in diversi processi per emettere sentenze di condanna; esorta il presidente a intervenire immediatamente, anche avvalendosi del suo diritto costituzionale di concedere la grazia, affinché non si esegua alcuna condanna a morte e nessuno possa essere detenuto in Egitto in virtù di una sentenza emessa nel quadro di un procedimento giudiziario non conforme ai predetti requisiti; invita le autorità a istituire immediatamente una moratoria ufficiale sulle esecuzioni come primo passo verso la loro abolizione;

7.  invita le autorità egiziane competenti ad abrogare o modificare la legge sulle proteste e a rivedere il nuovo disegno di legge sulle ONG presentato dal ministero della Solidarietà sociale, conformemente agli articoli 65, 73 e 75 della costituzione egiziana, alle norme internazionali e agli obblighi internazionali del paese, nonché a garantire che tutte le leggi in vigore e future siano conformi alla costituzione e a tali norme e obblighi;

8.  ricorda che la costituzione egiziana di recente adozione ha spianato la strada alla costruzione di un paese che rispetti la libertà e la democrazia e che faccia dei diritti e della giustizia il proprio modo di vivere; rammenta al governo egiziano che la libertà di espressione, la libertà di stampa e la libertà digitale, come pure il diritto di partecipare a manifestazioni pacifiche, sono diritti umani fondamentali in una democrazia, come riconosciuto nella nuova costituzione egiziana;

9.  ricorda alle autorità egiziane competenti i loro obblighi giuridici nazionali e internazionali e invita il presidente al-Sisi e il governo egiziano ad accordare priorità alla protezione e alla promozione dei diritti umani, nonché ad assicurare l'assunzione di responsabilità nei casi di violazione di tali diritti;

10. esorta le autorità egiziane competenti a cambiare rotta e ad adottare misure concrete per garantire che le disposizioni della nuova costituzione in materia di diritti e libertà fondamentali, compresa la libertà di espressione e di riunione, siano attuate appieno, dimostrando di rispettare i diritti umani e lo Stato di diritto e procedendo al rilascio immediato e incondizionato dei prigionieri di coscienza;

11. sottolinea l'importanza della separazione dei poteri quale principio fondamentale della democrazia e il fatto che la magistratura non può essere utilizzata come strumento di persecuzione e repressione politica, e propone una revisione della legge sull'autorità giudiziaria per assicurare un'effettiva separazione dei poteri che conduca a un'amministrazione indipendente e imparziale della giustizia;

12. incoraggia i rappresentanti della delegazione UE e le ambasciate degli Stati membri dell'Unione al Cairo a presenziare ai processi politicamente sensibili a carico di giornalisti egiziani e stranieri, blogger, sindacalisti e attivisti della società civile;

13. si rammarica che, nonostante la nuova legge sulle molestie sessuali, la violenza nei confronti delle donne si sia intensificata, in particolare nella sfera pubblica, con decine di casi di stupro e violenze sessuali perpetrate durante le proteste; esorta le autorità egiziane a porre fine alla criminalizzazione delle persone LGBT per l'espressione del loro orientamento sessuale e l'esercizio del diritto di riunione, sulla base della "legge sulla depravazione", e a rilasciare tutte le persone LGBT arrestate e imprigionate in virtù di tale legge; esorta il governo egiziano ad adottare strategie nazionali per combattere la violenza nei confronti delle donne e delle persone LGBT e a eliminare ogni forma di discriminazione, garantendo un'effettiva consultazione e partecipazione in tutto il processo dei gruppi a difesa dei diritti delle donne e delle persone LGBT e di altre organizzazioni della società civile;

14. ribadisce che la libertà di stampa e dei mezzi d'informazione è un elemento essenziale della democrazia e di una società aperta, e che in quanto tale dovrebbe rientrare tra i punti centrali dell'azione dell'Unione in relazione all'Egitto, nel quadro di una strategia UE più ampia e coerente che dovrebbe concentrarsi sul miglioramento dei diritti, delle libertà e delle opportunità degli egiziani, nella misura in cui l'Unione sviluppa relazioni con tale paese;

15. esprime nuovamente la sua profonda solidarietà con il popolo egiziano nell'attuale periodo di difficoltosa transizione nel paese; chiede che gli Stati membri adottino una strategia comune nei confronti dell'Egitto; esorta nuovamente il Consiglio, il VP/AR e la Commissione a impegnarsi attivamente, nell'ambito delle loro relazioni bilaterali con l'Egitto e dell'assistenza finanziaria a suo favore, sulla base del principio di condizionalità ("più progressi, più aiuti") e tenendo conto delle importanti sfide economiche che il paese si trova ad affrontare; chiede nuovamente, a tale riguardo, la definizione di parametri di riferimento chiari e condivisi; ribadisce il suo impegno ad assistere il popolo egiziano nel suo cammino verso le riforme democratiche ed economiche;

16. invita il VP/AR a chiarire le misure specifiche adottate in risposta alla decisione del Consiglio "Affari esteri" di rivedere l'assistenza dell'UE all'Egitto; chiede, in particolare, di chiarire la situazione attuale: i) del programma pianificato di riforma della giustizia; ii) dei programmi UE a sostegno del bilancio; iii) del programma per la promozione degli scambi e dell'attività interna; e iv) della partecipazione dell'Egitto ai programmi regionali dell'UE, come Euromed Police ed Euromed Justice;

17. chiede di vietare in tutta l'UE l'esportazione in Egitto di tecnologie di intrusione e sorveglianza che potrebbero essere utilizzate per spiare e reprimere i cittadini, e di vietare, conformemente all'intesa di Wassenaar, l'esportazione di dispositivi di sicurezza o aiuti militari che potrebbero essere impiegati per reprimere manifestazioni pacifiche;

18. incoraggia il VP/AR a riunire il sostegno dell'UE a favore di una risoluzione della situazione in Egitto in occasione della prossima sessione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, il che permetterebbe, tra l'altro, di avviare un'indagine internazionale sull'uccisione di manifestanti e presunte torture e maltrattamenti perpetrati dalle forze di sicurezza nel corso dell'ultimo anno;

19. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri nonché al presidente e al governo ad interim della Repubblica araba d'Egitto.