PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sui diritti umani in Uzbekistan
22.10.2014 - (2014/2904(RSP))
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
PPE (B8‑0166/2014)
Verts/ALE (B8‑0173/2014)
S&D (B8‑0176/2014)
ECR (B8‑0178/2014)
ALDE (B8‑0179/2014)
Cristian Dan Preda, Davor Ivo Stier, Bogdan Brunon Wenta, Giovanni La Via, Tunne Kelam, Monica Luisa Macovei, Dubravka Šuica, Seán Kelly, Jarosław Leszek Wałęsa, Jiří Pospíšil, Michaela Šojdrová, Petri Sarvamaa, Eduard Kukan, Lara Comi, Jeroen Lenaers, Andrej Plenković, David McAllister, Lorenzo Cesa, Tomáš Zdechovský, Stanislav Polčák, Philippe Juvin, Franck Proust, Pavel Svoboda, Massimiliano Salini, Jaromír Štětina, Arnaud Danjean, László Tőkés, Elisabetta Gardini, Ivana Maletić a nome del gruppo PPE
Josef Weidenholzer, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Nicola Caputo, Tonino Picula, Goffredo Maria Bettini, Liisa Jaakonsaari, Vilija Blinkevičiūtė, Marc Tarabella, Miroslav Poche, Afzal Khan, Brando Benifei, Elena Valenciano Martínez-Orozco a nome del gruppo S&D
Ryszard Czarnecki, Mark Demesmaeker, Charles Tannock, Janusz Wojciechowski, Kazimierz Michał Ujazdowski, Zbigniew Kuźmiuk, Beata Gosiewska, Valdemar Tomaševski, Jadwiga Wiśniewska, Karol Karski, Marek Jurek, Marek Józef Gróbarczyk, Stanisław Ożóg, Dawid Bohdan Jackiewicz, Ruža Tomašić, Andrzej Duda a nome del gruppo ECR
Javier Nart, Johannes Cornelis van Baalen, Dita Charanzová, Louis Michel, Juan Carlos Girauta Vidal, Ramon Tremosa i Balcells, Marietje Schaake, Marielle de Sarnez, Gérard Deprez, Pavel Telička, Jozo Radoš, Ivan Jakovčić, Izaskun Bilbao Barandica, Petr Ježek, Antanas Guoga, Robert Rochefort a nome del gruppo ALDE
Heidi Hautala, Tamás Meszerics, Barbara Lochbihler, Alyn Smith, Ernest Urtasun, Indrek Tarand, Jordi Sebastià, Benedek Jávor, Ulrike Lunacek a nome del gruppo Verts/ALE
Ignazio Corrao, Fabio Massimo Castaldo
Risoluzione del Parlamento europeo sui diritti umani in Uzbekistan
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Uzbekistan,
– vista la sua risoluzione del 15 dicembre 2011 sullo stato di attuazione della strategia dell'UE per l'Asia centrale[1],
– vista la strategia dell'UE per un nuovo partenariato con l'Asia centrale, adottata dal Consiglio europeo il 21-22 giugno 2007, e viste le relazioni del 24 giugno 2008 e del 28 giugno 2010 della Commissione e del Consiglio sullo stato dei lavori,
– viste le conclusioni del Consiglio Affari esteri dell'ottobre 2009 e 2010,
– vista la sua risoluzione dell'11 dicembre 2012 dal titolo "Una strategia di libertà digitale nella politica estera dell'UE"[2],
– visti gli orientamenti dell'UE in materia di diritti umani per la libertà di espressione online e offline, adottati dal Consiglio Affari esteri il 12 maggio 2014,
– visto l'annuncio proclamato in occasione della riunione ministeriale tra l'UE e i paesi dell'Asia centrale, tenutasi il 20 novembre 2013, sullo stanziamento di 1 miliardo di euro a favore dei paesi dell'Asia centrale per il periodo 2014-2020 nell'ambito dello strumento dell'UE per la cooperazione allo sviluppo,
– visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che gli impegni presi dall'Uzbekistan in materia di protezione dei diritti umani, tra cui le libertà di espressione, assemblea, associazione e religione garantite nel patto internazionale sui diritti civili e politici, nonché nell'ambito del divieto di tortura sancito nel patto contro la tortura, hanno prodotto limitati risultati positivi;
B. considerando che le autorità uzbeke hanno imprigionato migliaia di persone con accuse di stampo politico al fine di imporre le proprie misure repressive, prendendo di mira attivisti per i diritti umani e oppositori, giornalisti, credenti religiosi, artisti e altri percepiti come detrattori, e che nella classifica mondiale della libertà di stampa 2014, elaborata da Reporter senza frontiere, l'Uzbekistan occupa il 166° posto su 180 paesi, mentre Freedom House giudica il paese, la stampa e Internet "non liberi"; che nel paese le libertà digitali sono sistematicamente represse e violate;
C. considerando che tra le persone imprigionate senza motivo, se non quello dell'esercizio pacifico del loro diritto alla libertà di espressione, figurano 15 ben noti attivisti per i diritti umani[3], cinque giornalisti[4], quattro oppositori politici pacifici[5] e tre figure religiose indipendenti[6]; che altri sette sono ritenuti critici nei confronti del governo o testimoni del massacro di Andijan del 13 maggio 2005, quando le forze governative uzbeke hanno sparato uccidendo centinaia di manifestanti in gran parte pacifici[7]; che numerosi detenuti versano in cattive condizioni di salute, sono stati torturati e si sono visti prolungare arbitrariamente il periodo di condanna in prigione;
D. considerando che il governo uzbeko, quando sottoposto a forti pressioni esterne come sanzioni, restrizioni all'assistenza militare e altre dure critiche pubbliche e specifiche da parte dei suoi partner internazionali, ha risposto adottando misure aggiuntive volte a migliorare la situazione dei diritti umani, come ad esempio il rilascio, alla vigilia di importanti vertici bilaterali o di visite di alto livello, di alcuni prigionieri detenuti sulla base di accuse di matrice politica;
E. considerando che il governo uzbeko continua a rifiutare un'inchiesta indipendente sul massacro di centinaia di persone avvenuto ad Andijan nel 2005; che oltre 200 persone stanno ancora scontando condanne relative agli eventi di Andijan a seguito di processi svoltisi a porte chiuse, viziati da gravi violazioni del diritto al giusto processo e da segnalazioni secondo cui potrebbe essere stato fatto ricorso a pratiche di tortura per ottenere confessioni; che alcuni dei crimini legati al massacro di Andijan e il reato di tortura sono soggetti a giurisdizione universale;
F. considerando che nel 2009 e nel 2010 il Consiglio ha revocato le sanzioni imposte dall'UE "per incoraggiare le autorità uzbeke a compiere ulteriori interventi concreti intesi a migliorare la situazione in materia di stato di diritto e diritti umani sul terreno", affermando inoltre che "il Consiglio seguirà da vicino e costantemente la situazione esistente in Uzbekistan in materia di diritti umani" e che "l'intensità e la qualità del dialogo e della cooperazione dipenderanno dalle riforme attuate […] dall'Uzbekistan";
G. considerando che, in base alle ultime relazioni, il lavoro forzato e il lavoro minorile nella raccolta del cotone sono ancora diffusi, malgrado l'impegno delle autorità uzbeke di dare un giro di vite a tale pratica e che, secondo la relazione dell'OIL del 19 novembre 2013, un milione di cittadini uzbeki, sia minori che adulti, sono costretti dal governo uzbeko a raccogliere il cotone in condizioni inaccettabili e possono incorrere in sanzioni nel caso in cui si rifiutino di farlo;
H. considerando che i negoziati di adesione dell'Uzbekistan all'OMC sono ancora in corso e che l'accordo di partenariato e cooperazione UE-Uzbekistan contiene una precisa clausola sul rispetto della democrazia e dei diritti umani, che le parti si sono impegnate a rispettare;
1. mette in rilievo l'importanza delle relazioni tra l'UE e l'Uzbekistan e del rafforzamento della cooperazione politica ed economica, ma sottolinea altresì che tali relazioni devono basarsi sul rispetto reciproco dei principi della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani, come chiaramente stabilito nell'accordo di partenariato e di cooperazione UE-Uzbekistan;
2. chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutte le persone detenute per motivi politici, per l'espressione pacifica delle loro opinioni politiche, per l'attivismo nella società civile, per lo svolgimento di attività giornalistica o per le loro opinioni religiose;
3. sottolinea che qualsiasi persona presunta rea di atti di violenza dovrebbe beneficiare di un nuovo ed equo processo in conformità alle norme internazionali e, se ritenuta colpevole, essere soggetta a sanzioni penali e/o amministrative, sempre in conformità alle norme internazionali;
4. invita le autorità uzbeke a non permettere la tortura, a porre fine in modo immediato e incondizionato a tutte le forme di tortura e abuso in carcere e di maltrattamento durante la custodia cautelare, anche assicurando un accesso senza restrizioni all'assistenza legale in tutte le fasi delle indagini, garantendo la rapida fruizione di cure mediche adeguate e ripristinando il monitoraggio indipendente delle carceri, nonché a fornire alle famiglie di tutti i prigionieri informazioni complete riguardo a dove si trovano i loro familiari e in che stato di salute versano;
5. sollecita le autorità uzbeke a condurre indagini su tutti i funzionari, il personale dei servizi di sicurezza e il personale penitenziario che avrebbero torturato o maltrattato prigionieri e detenuti o negato richieste di cure mediche, e ad assicurarli alla giustizia;
6. esorta l'Uzbekistan a rispettare tutte le raccomandazioni internazionali contro la tortura, a ordinare la chiusura immediata del carcere 64/71 di Jaslyk, ad approvare le richieste in sospeso di 11 procedure speciali delle Nazioni Unite al fine di visitare l'Uzbekistan, compresa quella del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, nonché a consentire il controllo indipendente e senza restrizioni delle carceri da parte del comitato internazionale della Croce Rossa e di altri osservatori indipendenti;
7. esorta il governo uzbeko a porre fine alla prassi di escludere in modo arbitrario i detenuti con accuse di matrice politica che potrebbero beneficiare dell'amnistia dalle dichiarazioni annuali di amnistia nonché di prolungare in modo arbitrario le pene detentive per reati minori o per "violazioni delle norme penitenziarie" conformemente all'articolo 221 del codice penale sulla "non osservanza dei termini della pena";
8. invita le autorità uzbeke a garantire i diritti delle donne, in particolare rispettando le raccomandazioni del comitato delle Nazioni Unite contro la tortura;
9. invita l'alto rappresentante dell'UE, il SEAE e gli Stati membri ad attuare immediatamente una strategia volta a esercitare pressioni sull'Uzbekistan affinché migliori concretamente e in modo misurabile la situazione dei diritti umani nei prossimi mesi, fissando il decimo anniversario del massacro di Andijan, che si celebrerà l'anno prossimo, quale termine per compiere progressi; esorta il SEAE a fornire al Parlamento informazioni sui rappresentanti delle autorità uzbeke ritenute responsabili dei crimini perpetrati ad Andijan, compresi i 12 individui nei confronti dei quali l'Unione ha imposto sanzioni in risposta al massacro, sanzioni che sono state in seguito revocate;
10. sottolinea il fatto che i miglioramenti concreti dovrebbero includere le condizioni stabilite dai ministri degli Affari esteri dell'UE nel 2010, ovvero: 1) rilasciare tutti i difensori dei diritti umani detenuti e i prigionieri di coscienza; 2) consentire l'attività senza restrizioni delle organizzazioni non governative nel paese; 3) cooperare pienamente con tutti i relatori speciali delle Nazioni Unite; 4) garantire la libertà di parola e dei media; 5) procedere all'attuazione pratica delle convenzioni contro il lavoro minorile; e 6) allineare pienamente i suoi processi elettorali alle norme internazionali;
11. ritiene che, qualora non si registrassero progressi significativi in tali ambiti, l'UE debba assumere un ruolo guida e presentare una risoluzione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani a titolo del punto 4, che istituisca un meccanismo specifico per paese per l'Uzbekistan e garantisca un impegno sostenuto e proattivo da parte del Consiglio per i diritti umani mediante il monitoraggio, la comunicazione al pubblico e il dibattito sulla situazione dei diritti umani in Uzbekistan;
12. invita inoltre l'UE, dal momento che la particolare urgenza del caso non impone di fornire al Consiglio di cooperazione le pertinenti informazioni sulla situazione, e in conformità agli articoli 2 e 95 dell'accordo di partenariato e di cooperazione, a comunicare all'Uzbekistan che, se non vi saranno progressi in relazione alle suddette questioni riguardanti i diritti umani nei prossimi sei mesi, essa imporrà misure punitive mirate;
13. invita gli Stati membri a conformarsi al codice di condotta per le esportazioni di armi e a rispettare i regolamenti relativi alle esportazioni di prodotti a duplice uso;
14. esorta le autorità uzbeke ad attuare appieno la sua risoluzione del 15 dicembre 2011 sul progetto di decisione del Consiglio relativo alla conclusione di un protocollo all'accordo di partenariato e di cooperazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell'Uzbekistan, dall'altra, che modifica l'accordo per estendere le disposizioni dello stesso al commercio bilaterale dei tessili, tenendo conto della scadenza dell'accordo bilaterale sui tessili[8];
15. chiede al Consiglio, alla Commissione e al SEAE di fornire al Parlamento una valutazione pubblica delle misure adottate dall'UE allo scopo di esercitare pressioni sull'Uzbekistan affinché soddisfi i criteri relativi ai diritti umani stabiliti dai ministri degli Affari esteri dell'Unione nel 2010; invita il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani a istituire un meccanismo di monitoraggio per l'Uzbekistan; incoraggia il Consiglio e la Commissione a migliorare il loro dialogo in materia di diritti umani con il governo uzbeko; si attende che il SEAE tratti con determinazione tutti i principali casi di violazioni dei diritti umani in occasione della riunione del dialogo sui diritti umani UE-Uzbekistan prevista per novembre, e che dia a tali riunioni un'impostazione maggiormente orientata ai risultati al fine di superare l'attuale e profondamente deludente situazione di stallo;
16. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al presidente, al governo e al Parlamento della Repubblica dell'Uzbekistan nonché al SEAE, al Consiglio, alla Commissione, al Consiglio d'Europa, all'OSCE e al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani.
- [1] GU C 168 E del 14.6.2013, pag. 91.
- [2] Testi approvati, P7_TA(2012)0470.
- [3] Azam Farmonov, Mehriniso Hamdamova, Zulhumor Hamdamova, Isroiljon Kholdorov, Nosim Isakov, Gaybullo Jalilov, Nuriddin Jumaniyazov, Matluba Kamilova, Ganikhon Mamatkhanov, Chuyan Mamatkulov, Zafarjon Rahimov, Yuldash Rasulov, Bobomurod Razzokov, Fahriddin Tillaev e Akzam Turgunov
- [4] Solijon Abdurakhmanov, Muhammad Bekjanov, Gayrat Mikhliboev, Yusuf Ruzimuradov e Dilmurod Saidov
- [5] Murod Juraev, Samandar Kukanov, Kudratbek Rasulov e Rustam Usmanov
- [6] Ruhiddin Fahriddinov, Hayrullo Hamidov e Akram Yuldashev
- [7] Dilorom Abdukodirova, Botirbek Eshkuziev, Bahrom Ibragimov, Davron Kabilov, Erkin Musaev, Davron Tojiev e Ravshanbek Vafoev
- [8] GU C 168 E del 14.6.2013, pag. 195.