Proposta di risoluzione comune - RC-B8-0012/2015Proposta di risoluzione comune
RC-B8-0012/2015

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla situazione in Egitto

14.1.2015 - (2014/3017(RSP))

presentata a norma dell'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
S&D (B8‑0012/2015)
Verts/ALE (B8‑0019/2015)
ECR (B8‑0022/2015)
PPE (B8‑0024/2015)
ALDE (B8‑0026/2015)

Cristian Dan Preda, Elmar Brok, Andrej Plenković, David McAllister, Tunne Kelam, Mariya Gabriel, Eduard Kukan, Daniel Caspary, Davor Ivo Stier, Michael Gahler, Fernando Ruas, Claude Rolin, Traian Ungureanu, Dubravka Šuica, Barbara Matera, Giovanni La Via, Pascal Arimont, Monica Macovei, Ivana Maletić, Lara Comi, Gabrielius Landsbergis a nome del gruppo PPE
Victor Boștinaru, Richard Howitt, Alessia Maria Mosca, Goffredo Maria Bettini, Afzal Khan, Josef Weidenholzer, Elena Valenciano, Ana Gomes, Neena Gill, Jeppe Kofod, Arne Lietz, Brando Benifei, Michela Giuffrida, Miroslav Poche, Tonino Picula, Alessandra Moretti, Liisa Jaakonsaari, Nicola Caputo, Sorin Moisă, Ricardo Serrão Santos, Andrejs Mamikins, Pier Antonio Panzeri, Tanja Fajon, Javi López, Victor Negrescu, David Martin, Soraya Post, Boris Zala, Eugen Freund a nome del gruppo S&D
Charles Tannock, Ruža Tomašić a nome del gruppo ECR
Marietje Schaake, Marielle de Sarnez, Beatriz Becerra Basterrechea, Frédérique Ries, Ivan Jakovčić, Jozo Radoš, Louis Michel, Gérard Deprez, Pavel Telička, Alexander Graf Lambsdorff, Fredrick Federley, Petras Auštrevičius, Urmas Paet a nome del gruppo ALDE
Judith Sargentini, Eva Joly, Barbara Lochbihler a nome del gruppo Verts/ALE
Fabio Massimo Castaldo, Ignazio Corrao


Procedura : 2014/3017(RSP)
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Ciclo del documento :  
RC-B8-0012/2015
Testi presentati :
RC-B8-0012/2015
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Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Egitto

(2014/3017(RSP))

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni, in particolare quella del 6 febbraio 2014 sulla situazione in Egitto[1] e quella del 17 luglio 2014 sulla libertà di espressione e di riunione in Egitto[2],

–   viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" dell'UE sull'Egitto dell'agosto 2013 e del febbraio 2014,

–   viste le recenti dichiarazioni del Servizio europeo per l'azione esterna sull'Egitto, tra cui quelle del 21 settembre 2012 sull'attentato dinamitardo al ministero degli Affari esteri egiziano e del 3 dicembre 2014 sulle sentenze dei tribunali in Egitto,

–   viste le dichiarazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, e dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, del 23 giugno 2014, sulle pene detentive a carico di diversi giornalisti e sulla conferma della condanna alla pena capitale di vari membri e sostenitori dei Fratelli musulmani; vista la dichiarazione del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, del 25 ottobre 2014, riguardo agli attentati terroristici nel Sinai,

–   visti l'accordo di associazione UE-Egitto del 2001, entrato in vigore nel 2004 e rafforzato dal piano di azione del 2007, nonché la relazione della Commissione del 20 marzo 2013 sullo stato di avanzamento della sua attuazione; vista la politica europea di vicinato e l'ultima relazione sui progressi compiuti dall'Egitto del marzo 2014,

–   vista la Costituzione egiziana adottata a seguito del referendum del 14 e 15 gennaio 2014, in particolare gli articoli 65, 70, 73, 75 e 155,

–   vista la legge egiziana n. 107, del 24 novembre 2013, sul diritto di tenere raduni pubblici, cortei e manifestazioni pacifiche,

–   visto il decreto presidenziale – legge n. 136 del 2004 – che pone sotto giurisdizione militare per un periodo di due anni tutte le "infrastrutture pubbliche e vitali",

–   vista la sua risoluzione dell'11 dicembre 2012 dal titolo "Una strategia di libertà digitale nella politica estera dell'UE"[3],

–   vista la sua risoluzione del 20 maggio 2013 sulla libertà della stampa e dei media nel mondo[4],

–   vista la relazione speciale della Corte dei conti del 2013 dal titolo "La cooperazione UE con l'Egitto in materia di governance",

–   vista la dichiarazione finale resa il 22 luglio 2014 dalla missione UE di osservazione elettorale alle elezioni presidenziali in Egitto,

–   visti gli interventi del Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi del 1° gennaio 2015 sull'estremismo islamico e del 6 gennaio 2015 sulla necessitò di relazioni pacifiche e costruttive tra i musulmani e i cristiani d'Egitto,

–   visti gli orientamenti dell'UE sulla libertà di espressione online e offline, gli orientamenti dell'UE per la promozione e la tutela dell'esercizio di tutti i diritti umani da parte di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI) e gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani,

–   visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, di cui l'Egitto è firmatario,

–   vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–   visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

A. considerando che la libertà di espressione e la libertà di riunione sono pilastri indispensabili di una società democratica e pluralistica; che la libertà di stampa e dei mezzi d'informazione è un elemento essenziale della democrazia e di una società aperta; che le libertà fondamentali, tra cui la libertà di espressione e di riunione, sono sancite dalla Costituzione egiziana adottata nel 2014;

B.  considerando che l'Egitto è un partner strategico di lunga data dell'Unione europea, che persegue gli obiettivi comuni di costruire la stabilità, la pace e la prosperità nelle regioni del Mediterraneo e del Medio Oriente; considerando che l'Egitto ha dovuto affrontare un insieme di ardue sfide politiche dalla rivoluzione del 2011 e che i suoi cittadini necessitano del sostegno e dell'assistenza della comunità internazionale per far fronte alle sfide economiche, politiche e di sicurezza che si pongono al paese;

C. considerando che, in seguito al golpe militare del giugno 2013, il governo egiziano ha portato avanti una vasta campagna di detenzioni arbitrarie, vessazioni, intimidazioni e censura nei confronti di coloro che esprimono opinioni critiche del governo, semplicemente per aver esercitato il loro diritto alla libertà di riunione, di associazione e di espressione, tra cui giornalisti, studenti e difensori dei diritti umani, come pure nei confronti di oppositori politici, inclusi i membri dei Fratelli musulmani; che, stando alle notizie diffuse, dal luglio 2013 oltre 40 000 persone si trovano in stato di fermo a seguito di ondate di arresti collettivi senza precedenti e circa 1 400 manifestanti sono stati uccisi in ragione del ricorso eccessivo e arbitrario alla forza da parte delle forze di sicurezza; che le libertà di associazione, di riunione e di espressione sono ambiti che continuano a destare particolare preoccupazione dal luglio 2013; che, nella sua relazione 2014 sulla libertà nel mondo, l'organizzazione Freedom House classifica l'Egitto tra i paesi "non liberi";

D. considerando che migliaia di manifestanti e di prigionieri di coscienza si trovano in stato di detenzione in Egitto dalla presa del potere da parte dell'esercito egiziano nel luglio 2013; che gli arresti e gli episodi di detenzione arbitraria sono continuati dopo l'elezione del Presidente al-Sisi nel maggio 2014; che l'11 giugno 2014 un tribunale ha condannato Alaa Abdul Fattah, un noto attivista che ha svolto un ruolo di primo piano nella rivoluzione del 2011, e altre persone a 15 anni di reclusione con l'accusa di aver violato la legge n. 107 del 2013 concernente il diritto di tenere raduni pubblici, cortei e manifestazioni pacifiche (legge sulle manifestazioni); che altri attivisti di spicco, compresi Mohamed Adel, Ahmed Douma e Ahmed Maher, come pure importanti difensori dei diritti delle donne, quali Yara Sallam e Sana Seif, permangono in stato di fermo; che il 28 aprile 2014 il tribunale degli affari urgenti del Cairo ha emesso una sentenza che ha dichiarato fuorilegge il Movimento giovanile 6 Aprile;

E.  considerando che il 10 gennaio 2015 un tribunale egiziano della provincia di Baheira, nella regione del Delta del Nilo, ha condannato Karim al-Banna, uno studente di 21 anni, a tre anni di reclusione per essersi dichiarato ateo su Facebook e per aver insultato l'Islam;

F.  considerando che le autorità egiziane hanno imposto un giro di vite alla libertà di espressione e di riunione in virtù della legislazione repressiva emanata, che rende più semplice per il governo mettere a tacere le critiche e reprimere le manifestazioni;

G. considerando che, in assenza di un parlamento, il governo del Presidente al-Sisi ha approvato una serie di leggi repressive, quale ad esempio il decreto presidenziale – legge n. 136 del 2014 – secondo cui tutte le proprietà pubbliche sono dichiarate installazioni militari e la cui conseguenza più immediata consiste nel fatto che gli eventuali reati commessi su tali proprietà pubbliche possono essere processati nei tribunali militari, con effetto retroattivo; che la Commissione africana per i diritti dell'uomo e dei popoli, interpretando la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli (di cui l'Egitto è firmatario), ha affermato che in nessuna circostanza i tribunali militari possono esercitare la loro giurisdizione su civili;

H. considerando che nella revisione periodica universale delle Nazioni Unite sono state formulate 300 raccomandazioni, tra cui la liberazione di tutte le persone arrestate per aver esercitato la libertà di espressione; che sette gruppi per la difesa dei diritti umani in Egitto non hanno partecipato alla revisione ONU della situazione nel loro paese temendo persecuzioni;

I.   considerando che la libertà di stampa subisce tuttora forti pressioni in Egitto e che alcuni giornalisti sono ancora in stato di fermo sulla base di accuse infondate; che diversi giornalisti sono stati perseguiti nel 2014 con l'accusa di minacciare l'unità nazionale e la pace sociale, di divulgare notizie false e di collaborare con i Fratelli musulmani; che, secondo una sentenza della Corte di Cassazione, che è il tribunale di ultima istanza in Egitto, il processo a carico dei giornalisti di Al-Jazeera, Mohammed Fahmy, Peter Greste e Baher Mohamed, era viziato da irregolarità procedurali; che, ciò nonostante, i tre giornalisti dovranno affrontare un nuovo processo e che le accuse mosse nei loro confronti di diffondere notizie false e di sostenere i Fratelli musulmani non sono state ritirate; che altri tre giornalisti – Sue Turton, Dominic Kane e Rena Netjes – sono stati condannati a 10 anni di reclusione in contumacia; che i giornalisti egiziani Mahmoud Abdel Nabi, Mahmoud Abu Zeid, Samhi Mustafa, Ahmed Gamal, Ahmed Fouad e Abdel Rahman Shaheen sono stati condannati semplicemente per aver svolto le loro legittime attività; considerando l'estrema polarizzazione degli organi d'informazione egiziani in fazioni favorevoli e contrarie all'ex Presidente Morsi, il che acuisce la polarizzazione della società egiziana;

J.   considerando che il 2 dicembre 2014 un tribunale penale egiziano ha emesso una sentenza preliminare di condanna a morte nei confronti di 188 imputati, in quella che è la terza sentenza capitale collettiva del 2014; che siffatti processi collettivi hanno preso di mira per lo più i membri dei Fratelli musulmani, il maggiore movimento di opposizione egiziano, che è stato bollato dalle autorità come gruppo terroristico nel dicembre 2013; che tali condanne sono le ultime di una serie di procedimenti giudiziari viziati da irregolarità procedurali e svoltisi in violazione del diritto internazionale; che non è stata individuata nessuna responsabilità per il ricorso eccessivo alla violenza nell'agosto 2013, allorché le forze di sicurezza hanno preso d'assalto gli accampamenti sulla piazza Rabaa al-Adawiya, uccidendo 1 150 manifestanti favorevoli al Presidente Morsi;

K. considerando che la maggior parte delle pene capitali – ma non tutte – comminate nell'ambito di processi collettivi nel marzo e aprile 2014 contro membri della Fratellanza musulmana e presunti simpatizzanti del deposto Presidente Morsi, è stata commutata in ergastolo;

L.  considerando che i 167 membri delle due camere del parlamento eletto nel 2011 sono attualmente in stato di fermo;

M. considerando che l'ex Presidente Mubarak, il suo ex ministro degli Interni, Habib al-Adly, e altri sei funzionari sono stati rilasciati il 29 novembre 2014, a seguito del ritiro delle accuse di omicidio e di corruzione sulla base di un errore tecnico; che il 13 gennaio 2015 la Corte di cassazione egiziana ha annullato le condanne per appropriazione indebita a carico dell'ex Presidente Hosni Mubarak e dei suoi due figli e ha ordinato la celebrazione di nuovo processo, adducendo la mancata osservanza delle procedure legali;

N. considerando che siffatte recenti pratiche giudiziarie sollevano seri dubbi sull'indipendenza del sistema giudiziario e sulla sua capacità di garantire che i responsabili rendano conto delle proprie azioni; che, in particolare, le condanne che prevedono la pena capitale rischiano di compromettere le prospettive di stabilità a lungo termine in Egitto;

O. considerando che l'Egitto si trova confrontato a notevoli sfide economiche, tra cui in particolare la fuga dei capitali esteri, l'aumento dell'inflazione, la disoccupazione e la crescita esponenziale del debito pubblico, come pure a sfide in termini di sicurezza rappresentate dalla minaccia globale del terrorismo; che le condizioni di sicurezza nel Sinai sono critiche, con centinaia di soldati uccisi dai gruppi jihadisti che operano nella regione; che il 24 ottobre 2014 almeno 33 soldati sono rimasti uccisi in un attentato terroristico; che in questa regione gli atti di terrorismo si verificano pressoché quotidianamente; che lo Stato ha ordinato l'espulsione di migliaia di residenti di Rafah e ha creato una zona cuscinetto di 500 metri lungo il confine con la striscia di Gaza e che nella penisola del Sinai è in vigore lo stato di emergenza dal 24 ottobre 2014; che le reti criminali stanno ancora operando sulle rotte della tratta di esseri umani e del contrabbando in direzione del Sinai e al suo interno;

P.  considerando che l'articolo 75 della Costituzione egiziana afferma che tutti i cittadini hanno il diritto di costituire associazioni e fondazioni non governative su base democratica; considerando che la nuova legislazione proposta imporrebbe ulteriori vincoli alle attività delle ONG nazionali ed estere, che temono in particolare la nuova proposta di legge intesa a impedire la fornitura di denaro e materiale ai terroristi e ad altri gruppi armati ma che potrebbe impedire alle organizzazioni non governative di ricevere finanziamenti esteri, da cui molte di esse dipendono; che un decreto presidenziale del 21 settembre 2014 inteso a modificare il codice di procedura penale prevede gravi conseguenze, tra cui l'ergastolo, per le ONG che ricevono finanziamenti esteri nell'intento vagamente formulato di "nuocere all'interesse nazionale";

Q. prendendo atto del discorso del Presidente al-Sisi all'università del Cairo circa la necessità di modernizzare e riformare il pensiero islamico;

R.  considerando che le violenze contro le donne sarebbero in aumento nonostante l'adozione di una nuova legge contro le molestie sessuali, la quale resta a tutt'oggi inapplicata, secondo le ONG egiziane di difesa dei diritti delle donne; che le attiviste egiziane si trovano in una situazione particolarmente vulnerabile e sono spesso vittime di violenze, aggressioni sessuali e altre forme di trattamento degradante in relazione alle loro attività pacifiche; che, nonostante la promulgazione nel 2008 di una legge che criminalizza la mutilazione genitale femminile, si tratta di una pratica tuttora ampiamente diffusa e coloro che l'hanno praticata su ragazze non sono stati perseguiti con efficacia;

S.  considerando che negli ultimi mesi gli arresti di omosessuali hanno registrato un forte aumento; che vi è stata una serie di retate della polizia in presunti luoghi di incontro di omosessuali in tutto l'Egitto; che la comunità LGBT è perseguitata e umiliata pubblicamente; che, secondo le stime dell'organizzazione Egyptian Initiative for Personal Rights, almeno 150 persone sono state arrestate nel corso degli ultimi 18 mesi con l'accusa di depravazione; che il 12 gennaio 2015 un tribunale egiziano ha prosciolto 26 uomini arrestati un mese prima nel corso di una retata in un hammam del Cairo e accusati di "fomentare la depravazione";

T.  considerando che le elezioni presidenziali del 2014 in Egitto si sono svolte in un contesto caratterizzato da severe restrizioni alla libertà di espressione, in cui era stata soffocata ogni forma di dissenso e critica, anche da parte delle organizzazione di difesa dei diritti umani; che le elezioni parlamentari sono state ufficialmente annunciate per il 21 marzo e il 25 aprile 2015;

U. considerando che il settore petrolifero è storicamente il maggiore fattore di attrazione per gli investitori esteri in Egitto e costituisce il principale bene di esportazione dell'Egitto; che l'Egitto ha ricevuto forniture di petrolio gratuite dagli Stati del Golfo per sostenere il nuovo governo; che il governo sta adottando un piano dichiarato per eliminare le sovvenzioni energetiche entro cinque anni a decorrere dal luglio 2014 e che intende attuare un piano per la distribuzione di combustibile attraverso schede intelligenti nell'aprile 2015, al fine di controllare il contrabbando di petrolio verso i paesi confinanti e determinare l'esatto fabbisogno di combustibile;

V. considerando che l'Egitto ha avviato a più riprese negoziati con l'FMI dopo la rivoluzione del gennaio 2011, in cui ha chiesto un prestito di 4,8 miliardi di dollari USA, ma che i negoziati sono stati interrotti dopo il 30 giugno 2013; che vi sono stati nuovi contatti e che esperti dell'FMI si sono recati in visita in Egitto nel novembre 2014 per svolgere le consultazioni ex articolo IV, una valutazione da parte degli esperti dell'FMI della situazione finanziaria ed economica di un paese;

W. considerando che il grado di impegno dell'Unione europea nei confronti dell'Egitto dovrebbe basarsi sugli incentivi, conformemente al principio "di più a chi fa di più" nell'ambito della politica europea di vicinato e dovrebbe dipendere dai progressi conseguiti nella riforma delle istituzioni democratiche, dello Stato di diritto e dei diritti umani;

X. considerando che l'Unione europea è tradizionalmente il principale partner commerciale dell'Egitto, avendo coperto il 22,9% del volume commerciale del paese nel 2013 e classificandosi al primo posto come partner del paese, sia in termini di importazioni che di esportazioni; che, secondo la task force UE-Egitto, la Commissione si è impegnata a erogare un sostegno finanziario supplementare all'Egitto per un importo complessivo di circa 800 milioni di EUR; che tale importo è costituito da 303 milioni di EUR sotto forma di sovvenzioni (90 milioni di EUR in finanziamenti di SPRING, 50 milioni di EUR a titolo di sovvenzioni nell'ambito dell'operazione di assistenza microfinanziaria e l'importo restante a titolo del Fondo d'investimento per la politica di vicinato) e 450 milioni di EUR sotto forma di prestiti (assistenza macrofinanziaria); considerando che, tuttavia, l'UE concederà effettivamente il proprio sostegno finanziario soltanto se saranno soddisfatte le necessarie condizioni politiche e democratiche, con il proseguimento e il rafforzamento di una transizione democratica pienamente inclusiva, nel pieno rispetto dei diritti umani e dei diritti delle donne;

Y. considerando che, il 16 giugno 2014, Stavros Lambrinidis, rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, si è recato in visita al Cairo, dove ha incontrato la Presidenza, il Consiglio della Shura e i rappresentanti della società civile; che al centro dei colloqui vi sono stati i preparativi per una nuova legge sulle ONG ed è stata evidenziata l'importanza che l'Unione europea annette al ruolo cruciale della società civile in Egitto;

1.  sottolinea l'importanza che l'UE annette alla cooperazione con l'Egitto in quanto importante paese vicino e partner; evidenzia l'importanza del ruolo svolto dall'Egitto per la stabilità della regione; sottolinea la propria solidarietà con il popolo egiziano e si impegna a continuare a sostenere l'Egitto nel processo di costruzione delle sue istituzioni democratiche, nel rispetto e nella difesa dei diritti umani e nella promozione della giustizia sociale e della sicurezza; esorta il governo egiziano a rispettare i suoi impegni internazionali, come attore importante nella regione del Mediterraneo meridionale;

2.  rammenta al governo egiziano che il successo a lungo termine dell'Egitto e del suo popolo dipende dalla tutela dei diritti umani universali e dall'istituzione e dal consolidamento di istituzioni democratiche e trasparenti, anch'esse impegnate nella tutela dei diritti fondamentali dei cittadini; chiede, pertanto, alle autorità egiziane di dare piena attuazione ai principi delle convenzioni internazionali;

3.  esprime una profonda preoccupazione per le costanti restrizioni dei diritti fondamentali, in particolare le libertà di espressione, associazione e riunione, il pluralismo politico e lo Stato di diritto in Egitto; chiede che si ponga fine a tutti gli atti di violenza, incitamento, istigazione all'odio, vessazione, intimidazione o censura contro gli oppositori politici, i manifestanti, i giornalisti, i blogger, gli studenti, i sindacalisti, gli attivisti per i diritti delle donne, gli attori della società civile e le minoranze, da parte delle autorità statali, delle forze e dei servizi di sicurezza e di altri gruppi in Egitto; condanna il ricorso sproporzionato alla violenza contro i manifestanti;

4.  chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri di coscienza e di tutte le persone detenute per aver esercitato pacificamente il diritto alla libertà di espressione, riunione e associazione, come pure delle persone detenute per la loro presunta appartenenza al movimento dei Fratelli musulmani; invita le autorità egiziane a garantire il diritto a un processo equo in conformità delle norme internazionali; esorta le autorità egiziane ad adottare misure concrete per garantire che le disposizioni della nuova Costituzione in materia di diritti e libertà fondamentali, compresa la libertà di espressione e di riunione, siano attuate appieno;

5.  sottolinea che il rispetto della libertà di stampa, di informazione e di opinione (online e offline) nonché del pluralismo politico costituisce una base fondamentale della democrazia; chiede alle autorità egiziane di garantire che tali libertà possano essere esercitate senza limitazioni o censure arbitrarie nel paese e chiede loro altresì di garantire la libertà di espressione; ritiene che tutti i giornalisti debbano poter riferire in merito alla situazione in Egitto senza temere di essere perseguiti, incarcerati, sottoposti a intimidazioni o limitazioni nell'esercizio della libertà di parola o di espressione;

6.  esorta le autorità egiziane a svolgere indagini tempestive, imparziali e indipendenti sulle accuse di uso sproporzionato della forza, maltrattamenti e altre violazioni dei diritti umani, compresi gli abusi sessuali, da parte delle forze dell'ordine durante le manifestazioni, a punire i responsabili, a garantire un risarcimento alle vittime e a creare un sistema indipendente per esercitare un controllo e indagare sul comportamento delle forze di sicurezza; invita l'Egitto a ratificare lo Statuto di Roma e a diventare membro della CPI;

7.  invita le autorità egiziane ad annullare le condanne a morte inflitte senza alcuna considerazione per un giusto processo che rispetti i diritti degli imputati e a revocare le leggi repressive e anticostituzionali che limitano drasticamente i diritti umani e le libertà fondamentali, in particolare il decreto presidenziale (legge 136 del 2014); chiede alle autorità di annullare tutte le sentenze emesse nei confronti di civili da parte di tribunali militari a partire dal luglio 2013; chiede la liberazione dei 167 membri del parlamento eletti nel 2011 e attualmente detenuti; invita le autorità a istituire immediatamente una moratoria ufficiale sulle esecuzioni come primo passo verso la loro abolizione;

8.  invita le autorità egiziane a revocare la legge sulle manifestazioni del novembre 2013 e ad avviare un dialogo effettivo con le organizzazioni della società civile e con esperti legali, al fine di attuare la legislazione sulle associazioni e sulla libertà di riunione in conformità delle norme internazionali, e a tutelare il diritto di costituire un'associazione sancito dall'articolo 75 della Costituzione egiziana, compreso il diritto di ricevere e accordare finanziamenti; invita le autorità competenti a rivedere il nuovo progetto di legge sulle organizzazioni non governative presentato dal ministro della Solidarietà sociale; insiste affinché il nuovo progetto di legge sia conforme alla Costituzione egiziana e a tutti i trattati internazionali di cui l'Egitto è firmatario;

9.  ricorda al governo egiziano che è sua responsabilità garantire la sicurezza di tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro opinioni politiche, dalla loro appartenenza politica e dalla loro confessione; sottolinea che solamente la creazione di una società che sia veramente pluralistica e rispettosa della diversità di opinioni e di stili di vita può garantire la stabilità e la sicurezza a lungo termine in Egitto, e invita le autorità egiziane a impegnarsi a favore del dialogo e della non violenza nonché di una governance inclusiva;

10. accoglie con soddisfazione e incoraggia le misure adottate dal governo egiziano a favore del rispetto dei diritti e delle libertà delle comunità religiose; rammenta il disposto dell'articolo 235 della Costituzione egiziana, secondo cui il neoeletto parlamento, nel corso della prima legislatura, deve emanare una legge a disciplina della costruzione e della ristrutturazione di chiese che garantisca ai cristiani il libero esercizio delle loro pratiche religiose; si compiace del fatto che il Presidente al-Sisi sia diventato il primo presidente ad assistere a una messa in una chiesa del Cairo, in occasione della vigilia del Natale copto, e ritiene che si tratti di un'importante dichiarazione simbolica nel quadro degli sforzi volti a costruire l'unità in seno alla società egiziana;

11. sottolinea l'importanza dell'Egitto sulla scena internazionale e si augura che continui a svolgere un ruolo attivo nell'avvio di autentici negoziati di pace in grado di porre fine al conflitto fra Israele e Palestina e che continui a offrire un contributo costruttivo al perseguimento della stabilità nella regione del Mediterraneo, segnatamente ‒ in questo momento ‒ in Libia e in Medio Oriente; chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti i cittadini egiziani rapiti e attualmente detenuti in Libia, tra cui i 20 egiziani copti sequestrati il 3 gennaio 2015; ribadisce la volontà dell'Unione europea di cooperare con l'Egitto quale partner nella regione per far fronte alle gravi minacce cui è esposto;

12. condanna fermamente i recenti attentati terroristici nella penisola del Sinai e tutti gli altri atti di terrorismo contro l'Egitto; esprime il proprio sincero cordoglio alle famiglie delle vittime; sottolinea che l'UE e la comunità internazionale devono schierarsi risolutamente al fianco dell'Egitto e cooperare con tale paese nella lotta al terrorismo; esorta le autorità egiziane a fare tutto quanto è in loro potere per fermare le reti criminali che stanno ancora operando sulle rotte della tratta di esseri umani e del contrabbando in direzione del Sinai e al suo interno;

13. rammenta alle autorità egiziane i loro obblighi giuridici nazionali e internazionali e le invita a dare precedenza alla protezione e alla promozione dei diritti umani, nonché a garantire che i responsabili delle violazioni di tali diritti rispondano delle loro azioni, anche grazie a una gestione indipendente e imparziale della giustizia;

14. osserva che la diminuzione del prezzo del petrolio comporterà direttamente la riduzione delle sovvenzioni per l'energia, il che rappresenta la principale sfida affrontata dai regimi post-rivoluzionari dopo la rivoluzione del 25 gennaio; teme che tale diminuzione possa avere forti ripercussioni su svariati piani governativi, il più importante dei quali riguarda gli sforzi per mantenere una riserva sicura di valute estere;

15. esorta il governo egiziano ad attuare pienamente strategie nazionali per combattere la violenza nei confronti delle donne ed eliminare ogni forma di discriminazione, garantendo un'effettiva consultazione delle organizzazioni a difesa dei diritti delle donne e di altre organizzazioni della società civile e il loro coinvolgimento in tutte le fasi del processo;

16. esprime sdegno per la crescente repressione nei confronti della comunità LGBT in Egitto ed esorta le autorità egiziane a porre fine alla criminalizzazione delle persone LGBT, sulla base della "legge sulla depravazione", per l'espressione del loro orientamento sessuale e l'esercizio del diritto di riunione, e a rilasciare tutte le persone LGBT arrestate e imprigionate in virtù della suddetta legge;

17. invita le autorità egiziane a cooperare pienamente con i meccanismi delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, anche accogliendo le richieste di diversi relatori speciali dell'ONU, ancora in sospeso, di visitare l'Egitto e a tener fede all'impegno assunto dal paese riguardo all'apertura di una sede regionale dell'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani;

18. ribadisce, conformemente alle risultanze della missione di monitoraggio elettorale dell'Unione europea alle elezioni presidenziali del 2014, che queste ultime non erano conformi alle vigenti norme internazionali, né hanno rispettato appieno i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione recentemente adottata, in ragione soprattutto dei vincoli imposti alla libertà di espressione e di riunione e delle carenze della legislazione sul finanziamento della campagna elettorale, nonché sul diritto di voto attivo e passivo; invita il governo egiziano a ovviare alle carenze constatate nelle elezioni presidenziali nel quadro dei preparativi per le elezioni parlamentari annunciate per il 21 marzo e il 25 aprile 2015; prende atto che, nelle attuali circostanze, non sarebbe opportuno inviare una missione di osservazione elettorale, in quanto ciò potrebbe compromettere seriamente la credibilità dello strumento di osservazione elettorale;

19. chiede che gli Stati membri adottino una strategia comune nei confronti dell'Egitto; esorta nuovamente il Consiglio, il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante (VP/AR) e la Commissione, nell'ambito delle loro relazioni bilaterali con l'Egitto e dell'assistenza finanziaria a suo favore, a operare attivamente nel rispetto del principio di condizionalità ("più progressi, più aiuti") e a tener conto delle grandi sfide economiche cui l'Egitto deve far fronte; chiede nuovamente, a tale riguardo, la definizione di parametri di riferimento chiari e condivisi; ribadisce il suo impegno ad assistere il popolo egiziano nel suo cammino verso le riforme democratiche ed economiche;

20. incoraggia i rappresentanti della delegazione dell'UE e le ambasciate degli Stati membri dell'UE al Cairo a presenziare ai processi politicamente sensibili a carico di giornalisti egiziani e stranieri, blogger, sindacalisti e attivisti della società civile nel paese;

21. invita il VP/AR a chiarire le misure specifiche adottate in risposta alla decisione del Consiglio "Affari esteri" di rivedere l'assistenza dell'UE all'Egitto, anche facendo riferimento alla relazione della Corte dei conti del 2013; chiede, in particolare, di chiarire la situazione attuale: i) del programma pianificato di riforma della giustizia; ii) dei programmi dell'UE di sostegno al bilancio; iii) del programma per la promozione degli scambi e dell'attività interna; e iv) della partecipazione dell'Egitto ai programmi regionali dell'UE, come Euromed Police ed Euromed Justice; invita la Commissione a precisare le garanzie poste in essere nell'ambito dei programmi finanziati al titolo del Fondo d'investimento per la politica di vicinato per quanto riguarda i rischi di corruzione, nonché le entità economiche e finanziarie controllate dai militari;

22. chiede di vietare in tutta l'Unione europea l'esportazione in Egitto di tecnologie di intrusione e sorveglianza che potrebbero essere utilizzate per spiare e reprimere i cittadini; chiede di vietare, conformemente all'intesa di Wassenaar, l'esportazione di dispositivi di sicurezza o aiuti militari che potrebbero essere impiegati per reprimere manifestazioni pacifiche o in modo contrario agli interessi strategici e di sicurezza dell'UE;

23. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché ai parlamenti e ai governi degli Stati membri e al Presidente e al governo ad interim della Repubblica araba d'Egitto.