Proposta di risoluzione comune - RC-B8-0050/2015Proposta di risoluzione comune
RC-B8-0050/2015

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sul Pakistan, in particolare la situazione in seguito all'attacco alla scuola di Peshawar

14.1.2015 - (2015/2515(RSP))

presentata a norma dell'articolo 135, paragrafo 5, e dell'articolo 123, paragrafo 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
ECR (B8‑0050/2015)
Verts/ALE (B8‑0052/2015)
ALDE (B8‑0053/2015)
EFDD (B8‑0057/2015)
GUE/NGL (B8‑0058/2015)
S&D (B8‑0060/2015)
PPE (B8‑0062/2015)

Cristian Dan Preda, Jeroen Lenaers, Elmar Brok, Arnaud Danjean, Tunne Kelam, Eduard Kukan, Giovanni La Via, Elisabetta Gardini, Lara Comi, Dubravka Šuica, Bogdan Brunon Wenta, David McAllister, Csaba Sógor, Jiří Pospíšil, Seán Kelly, Jarosław Wałęsa, Andrej Plenković, Monica Macovei, Andrzej Grzyb, Michaela Šojdrová, Joachim Zeller, Mariya Gabriel, Bogdan Andrzej Zdrojewski, Jaromír Štětina, Davor Ivo Stier, Luděk Niedermayer, Inese Vaidere, Róża Gräfin von Thun und Hohenstein, Gabrielius Landsbergis a nome del gruppo PPE
Josef Weidenholzer, Liisa Jaakonsaari, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Goffredo Maria Bettini, Enrico Gasbarra, Kashetu Kyenge, Andi Cristea, Krystyna Łybacka, Richard Howitt, Vilija Blinkevičiūtė, Nicola Caputo, Elena Valenciano, Pier Antonio Panzeri, Miroslav Poche, Marlene Mizzi, Luigi Morgano, Michela Giuffrida, Marc Tarabella, Victor Negrescu, Viorica Dăncilă, Miriam Dalli, Hugues Bayet, Afzal Khan a nome del gruppo S&D
Charles Tannock, Geoffrey Van Orden, Mark Demesmaeker, Jana Žitňanská a nome del gruppo ECR
Fernando Maura Barandiarán, Beatriz Becerra Basterrechea, Dita Charanzová, Gérard Deprez, Marielle de Sarnez, Martina Dlabajová, Juan Carlos Girauta Vidal, Ivan Jakovčić, Petr Ježek, Kaja Kallas, Louis Michel, Ulrike Müller, Javier Nart, Urmas Paet, Maite Pagazaurtundúa Ruiz, Jozo Radoš, Marietje Schaake, Pavel Telička, Ramon Tremosa i Balcells, Johannes Cornelis van Baalen, Hilde Vautmans, Ivo Vajgl a nome del gruppo ALDE
Marie-Christine Vergiat, Younous Omarjee a nome del gruppo GUE/NGL
Jean Lambert, Barbara Lochbihler a nome del gruppo Verts/ALE
Ignazio Corrao, Dario Tamburrano, Marco Valli, Fabio Massimo Castaldo, Amjad Bashir, Rolandas Paksas a nome del gruppo EFDD

Procedura : 2015/2514(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B8-0050/2015
Testi presentati :
RC-B8-0050/2015
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sul Pakistan, in particolare la situazione in seguito all'attacco alla scuola di Peshawar

(2015/2515(RSP))

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sul Pakistan, in particolare quelle del 27 novembre 2014[1], del 17 aprile 2014[2], del 10 ottobre 2013[3] e del 17 febbraio 2013,

–   vista le dichiarazioni del Presidente del Parlamento europeo del 16 dicembre e dei presidenti della sottocommissione per i diritti dell'uomo e della delegazione per le relazioni con l'Asia meridionale del 17 dicembre 2014,

–   viste la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sull'attacco contro una scuola a Peshawar, Pakistan, del 16 dicembre 2014, la dichiarazione dell'UE a livello locale sulla ripresa delle esecuzioni in Pakistan del 24 dicembre 2014 e il comunicato stampa sulla visita del rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani in Pakistan del 29 ottobre 2014,

–   vista la dichiarazione del Premio Nobel per la pace e vincitrice del premio Sacharov Malala Yousafzai del 16 dicembre 2014,

–   visto l'accordo di cooperazione tra il Pakistan e l'Unione europea, il piano d'impegno quinquennale, il dialogo strategico UE-Pakistan e il regime SPG+ di preferenze commerciali,

–   viste le dichiarazioni dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani del 16 dicembre 2014 e del comitato dell'ONU sui diritti dell'infanzia sull'attacco terroristico contro una scuola a Peshawar del 17 dicembre 2014,

–   vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–   vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia del 1989,

–   viste le conclusioni del Consiglio del 16 novembre 2009 sulla libertà di religione o di credo, in cui il Consiglio sottolinea l'importanza strategica di tale libertà e di lottare contro l'intolleranza religiosa,

–   vista la relazione del 5 agosto 2011 all'Assemblea generale delle Nazioni Unite del Relatore speciale dell'ONU sul diritto all'istruzione sulla tutela dell'istruzione durante le emergenze,

–   vista la sua risoluzione del 12 marzo 2014 sul ruolo regionale e le relazioni politiche del Pakistan con l'UE[4],

–   visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966, di cui il Pakistan è firmatario,

–   visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A. considerando che il 16 dicembre2014, sette uomini armati hanno sferrato un attacco mortale contro una scuola pubblica dell'esercito nella città di Peshawar – che è circondata su tre lati dalle aree tribali ad amministrazione federale (FATA) – uccidendo più di 140 persone, tra cui 134 studenti e ferendone quasi altrettanti;

B.  considerando che l'attacco ha provocato forte shock all'interno e all'esterno del Pakistan, ed è considerato come il più crudele atto terroristico della storia del paese, tanto più che ci sono volute otto ore prima che i militari riprendessero il controllo della scuola; considerando che molte persone, tra alunni e personale scolastico, sono state uccise o ferite in quell'intervallo e i sopravvissuti alla tragedia sono rimasti profondamente traumatizzati;

C. considerando che Malala Yousafzai, la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace e del premio Sacharov, è stata colpita alla testa da un colpo sparato da un talebano nell'ottobre 2012 per aver difeso il diritto delle ragazze all'istruzione in Pakistan;

D. considerando che il gruppo Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP) ha rivendicato la responsabilità del massacro e ha dichiarato che uno degli obiettivi dell'attacco alla scuola era di inviare un messaggio forte ai sostenitori di Malala, la quale difende il diritto all'istruzione delle donne e dei bambini, nonché di "vendicarsi" della campagna dell'esercito contro i militanti;

E.  considerando che dall'inizio dell'offensiva del governo contro i talebani e altri gruppi militanti nella zona tribale ad amministrazione federale (FATA), una delle aree più povere del Pakistan, oltre un milione di persone è stato sfollato verso l'Afghanistan o diverse parti del Pakistan;

F.  considerando che la libertà di credo e di religione in Pakistan è minacciata sia dalla violenza terroristica sia dalle diffuse violazioni delle leggi sulla blasfemia; considerando che le donne e le ragazze sono doppiamente esposte sia alla conversione forzata sia alle diffuse violenze sessuali;

G. considerando che secondo la relazione della Global Coalition to Protect Education from Attack (GCPEA, coalizione globale per proteggere l'istruzione dagli attacchi) dal 2009 al 2012 vi sono stati oltre 800 attacchi contro scuole in Pakistan; considerando che i militanti hanno reclutato anche bambini da scuole e madrasse, alcuni di essi per diventare terroristi suicidi; considerando che, secondo la relazione, almeno trenta bambini e decine di insegnanti e altro personale scolastico, incluso un ministro provinciale dell'istruzione, sono stati uccisi in attacchi contro scuole e trasporti scolastici tra il 2009 e il 2012;

H. considerando che il comitato dell'ONU sui diritti dell'infanzia ha suggerito che il Pakistan istituisca un sistema di risposta rapida per reagire contro gli attacchi agli istituti di istruzione, al fine di ristrutturarli e ricostruirli rapidamente e sostituire il materiale scolastico in modo che gli studenti possano essere reintegrati nelle scuole o nelle università nel più breve tempo possibile; considerando che recenti modifiche alla Costituzione hanno introdotto il diritto all'istruzione gratuita e obbligatoria come diritto fondamentale;

I.   considerando che alcune ore dopo l'attacco alla scuola pubblica militare di Peshawar, il primo ministro Nawaz Sharif ha sospeso la moratoria della pena di morte che era in vigore da sei anni; considerando che finora numerosi detenuti condannati a morte con accuse di terrorismo sono stati giustiziati; considerando che secondo funzionari pakistani 500 condannati potrebbero essere giustiziati nelle prossime settimane; considerando che secondo le stime in Pakistan 8 000 persone si troverebbero nel braccio della morte;

J.   considerando che il 6 gennaio 2015, in reazione al massacro della scuola, il parlamento pakistano ha adottato un emendamento alla Costituzione che autorizza i tribunali militari nei prossimi due anni a processare le persone sospettate di militare in gruppi islamisti e potrebbe far sì che gli accusati passino dall'arresto all'esecuzione nel giro di alcune settimane; considerando che, in quanto parte del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), il Pakistan è tenuto a sostenere e adottare misure atte a garantire processi di base equi e non può fare ricorso a tribunali militari per processare i civili quando i tribunali regolari sono funzionanti;

K. considerando che il Pakistan ha recentemente ratificato sette dei nove accordi internazionali più significativi in materia di diritti umani, incluso il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e la Convenzione della Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti, che contengono una serie di disposizioni relative all'amministrazione della giustizia, al diritto a un processo equo, all'uguaglianza di fronte alla legge e alla non discriminazione;

L.  considerando che le raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati nella sua relazione del 4 aprile 2013 riguardano tra le altre cose la riforma del sistema giuridico al fine di garantire la difesa dei diritti fondamentali e l'efficacia del sistema; considerando che le organizzazioni dei diritti umani richiamano regolarmente l'attenzione sulla corruzione nel sistema giudiziario;

M. considerando che l'UE e il Pakistan hanno approfondito e ampliato i loro legami bilaterali, come testimoniato dal piano d'impegno quinquennale, lanciato nel febbraio 2012, e dal secondo dialogo strategico UE-Pakistan, tenutosi nel marzo 2014; considerando che l'obiettivo del piano d'impegno quinquennale UE-Pakistan è di instaurare una relazione strategica e creare un partenariato per la pace e lo sviluppo fondato su valori e principi condivisi;

N. considerando che la stabilità del Pakistan riveste un'importanza fondamentale per la pace nell'Asia meridionale e oltre; considerando che il Pakistan svolge un ruolo importante nel promuovere la stabilità nella regione e potrebbe essere chiamato a dare l'esempio nel rafforzare lo Stato di diritto e i diritti umani;

1.  condanna con forza il brutale massacro degli studenti, perpetrato dal gruppo scissionista di talebani pakistani Tehreek-e-Taliban (TTP), come un atto orribile e codardo ed esprime il suo cordoglio alle famiglie delle vittime dell'attacco della scuola di Peshawar ed il suo sostegno ai cittadini e alle autorità del Pakistan;

2.  esprime il suo pieno impegno volto a combattere la minaccia rappresentata dal terrorismo e dall'estremismo religioso e la sua disponibilità ad assistere ulteriormente il governo pakistano in questa lotta;

3.  si aspetta che il governo pakistano adotti misure urgenti ed efficaci, in linea con le norme sullo Stato di diritto riconosciute a livello internazionale, per affrontare la minaccia contro la sicurezza rappresentata dai gruppi di militanti attivi all'interno del Pakistan e nella regione circostante, senza eccezioni; sottolinea che le autorità non dovrebbe sostenere alcuna forma di terrorismo o estremismo;

4.  invita il governo pakistano a garantire la sicurezza nelle scuole e ad assicurarsi che i bambini, indipendentemente dal genere, non subiscano alcuna intimidazione nel recarsi a scuola; ritiene che il governo debba dar prova di una determinazione molto maggiore ed intensificare i suoi sforzi per arrestare e processare i militanti del TTP e altri militanti che prendono di mira le scuole per atti di violenza, poiché, se non lo farà, la sua credibilità internazionale sarà compromessa;

5.  ricorda la sua costante opposizione alla pena di morte in qualsiasi circostanza; si rammarica della decisione del primo ministro pakistano Nawaz Sharif di abrogare una moratoria non ufficiale in vigore da quattro anni della pena capitale, e chiede che tale moratoria sia immediatamente ripristinata;

6.  chiede al governo pakistano di riservare le leggi antiterrorismo ad atti di terrore, invece di usarle per i processi di cause penali ordinarie; deplora fortemente il ricorso ad una giustizia militare sommaria che non presenta le condizioni minime delle norme internazionali dello Stato di diritto, e sottolinea che il mantenimento della concessione delle preferenze SPG+ è subordinato al rispetto di alcune norme di base sancite dalle convenzioni dell'ONU e dell'OIL;

7.  accoglie con favore la volontà dei partiti politici pakistani di presentare un piano nazionale di lotta contro il terrorismo; sottolinea che per lottare contro il terrorismo e l'estremismo religioso è essenziale lavorare sulle cause che ne sono alla base, anche riducendo la povertà, assicurando la tolleranza religiosa e la libertà di credo, rafforzando lo Stato di diritto e garantendo il diritto e l'accesso sicuro all'istruzione per le bambine e i bambini; chiede una strategia a lungo termine per prevenire la radicalizzazione dei giovani in Pakistan e lottare contro la "vasta crisi dell'istruzione" che secondo l'UNESCO colpisce il Pakistan, in particolare aumentando gli investimenti in un sistema scolastico finanziato con fondi pubblici e assicurandosi che le scuole religiose dispongano del materiale necessario al fine di fornire ai giovani un'istruzione equilibrata ed esaustiva;

8.  sollecita il governo pakistano a rispettare gli accordi internazionali ratificati di recente in materia di diritti umani, incluso il Patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, che obbliga le autorità a garantire processi equi di base e vieta loro di ricorrere a tribunali militari per processare i civili quando i tribunali regolari sono funzionanti;

9.  chiede un impegno internazionale rinnovato per lottare contro il finanziamento e il sostegno delle rete terroristiche;

10. invita la Commissione, l'alto rappresentante/vicepresidente Federica Mogherini, il Servizio europeo per l'azione esterna e il Consiglio ad impegnarsi appieno al fine di far fronte alla minaccia rappresentata dal terrorismo ed assistere ulteriormente il governo pakistano e il popolo del Pakistan a proseguire i loro sforzi per eliminare il terrorismo;

11. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, nonché al governo e al parlamento del Pakistan.