Proposta di risoluzione comune - RC-B8-0575/2015Proposta di risoluzione comune
RC-B8-0575/2015

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla Siria: la situazione a Palmira e il caso di Mazen Darwish

10.6.2015 - (2015/2732(RSP))

presentata a norma dell'articolo 135, paragrafo 5, e dell'articolo 123, paragrafo 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
ECR (B8‑0575/2015)
PPE (B8‑0577/2015)
Verts/ALE (B8‑0578/2015)
ALDE (B8‑0579/2015)
S&D, EFDD (B8‑0585/2015)

Cristian Dan Preda, Tomáš Zdechovský, Michèle Alliot-Marie, Elmar Brok, Davor Ivo Stier, Dubravka Šuica, David McAllister, György Hölvényi, Giovanni La Via, Michaela Šojdrová, Jiří Pospíšil, Lara Comi, Eduard Kukan, Patricija Šulin, Jarosław Wałęsa, Kinga Gál, Claude Rolin, Bogdan Brunon Wenta, Therese Comodini Cachia, Csaba Sógor, Ivana Maletić, Luděk Niedermayer, Marijana Petir, József Nagy, Jeroen Lenaers, Ivan Štefanec, Pavel Svoboda, Tunne Kelam, Thomas Mann, Róża Gräfin von Thun und Hohenstein, Joachim Zeller, Jaromír Štětina, Barbara Kudrycka, Roberta Metsola, Ramón Luis Valcárcel Siso, Ramona Nicole Mănescu, Ildikó Gáll-Pelcz, Seán Kelly, Andrej Plenković, Bogdan Andrzej Zdrojewski a nome del gruppo PPE
Josef Weidenholzer, Arne Lietz, Victor Boştinaru, Richard Howitt, Elena Valenciano, Pier Antonio Panzeri, Silvia Costa, Afzal Khan, Nicola Caputo, Neena Gill, Claudia Tapardel, Janusz Zemke, Jeppe Kofod, Liliana Rodrigues, Michela Giuffrida, Doru-Claudian Frunzulică, Miroslav Poche, Momchil Nekov, Alessia Maria Mosca, Andi Cristea, José Blanco López, Vilija Blinkevičiūtė, Sergio Gutiérrez Prieto, Zigmantas Balčytis, Goffredo Maria Bettini, Vincent Peillon, Elena Gentile, Enrico Gasbarra, Demetris Papadakis, Nikos Androulakis, Tonino Picula, Jonás Fernández, Julie Ward, Brando Benifei, Theresa Griffin, Liisa Jaakonsaari, Eider Gardiazabal Rubial, Eric Andrieu, Marlene Mizzi, Isabella De Monte, Hugues Bayet, Biljana Borzan, Victor Negrescu, Emilian Pavel, Flavio Zanonato, Krystyna Łybacka, Nicola Danti, Marc Tarabella, Renato Soru, Maria Grapini, Siôn Simon, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Tibor Szanyi, Javi López, Csaba Molnár, Viorica Dăncilă, Péter Niedermüller, Inmaculada Rodríguez-Piñero Fernández, Jytte Guteland, Olle Ludvigsson, Marita Ulvskog a nome del gruppo S&D
Charles Tannock, Mark Demesmaeker, Geoffrey Van Orden, Notis Marias, Hans-Olaf Henkel, Valdemar Tomaševski, Angel Dzhambazki, Ruža Tomašić, Jana Žitňanská, Ryszard Czarnecki, Tomasz Piotr Poręba, Ryszard Antoni Legutko a nome del gruppo ECR
Marietje Schaake, Ilhan Kyuchyuk, Frédérique Ries, Marielle de Sarnez, Filiz Hyusmenova, Hilde Vautmans, Martina Dlabajová, Ivo Vajgl, Beatriz Becerra Basterrechea, Ramon Tremosa i Balcells, Gérard Deprez, Jozo Radoš, Petras Auštrevičius, Johannes Cornelis van Baalen, Maite Pagazaurtundúa Ruiz, Ivan Jakovčić, Fredrick Federley, Robert Rochefort, Louis Michel, Pavel Telička, Petr Ježek, Dita Charanzová, Antanas Guoga, Hannu Takkula, Izaskun Bilbao Barandica, Nedzhmi Ali, Nathalie Griesbeck, Urmas Paet, José Inácio Faria, Philippe De Backer a nome del gruppo ALDE
Barbara Lochbihler, Alyn Smith, Davor Škrlec, Karima Delli, Ernest Urtasun, Eva Joly, Bronis Ropė, Bodil Ceballos, Judith Sargentini, Michèle Rivasi a nome del gruppo Verts/ALE


Procedura : 2015/2732(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B8-0575/2015
Testi presentati :
RC-B8-0575/2015
Discussioni :
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sulla Siria: la situazione a Palmira e il caso di Mazen Darwish

(2015/2732(RSP))

Il Parlamento europeo,

–       viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria, tra cui quella del 30 aprile 2015[1],

–       vista la comunicazione della Commissione del 6 febbraio 2015 dal titolo "Elementi per una strategia regionale dell'UE relativa alla Siria e all'Iraq e alla minaccia rappresentata dal Daesh",

–       viste le dichiarazioni e le relazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite e dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani sul conflitto in Siria,

–       viste le relazioni della commissione internazionale d'inchiesta indipendente sulla Siria, istituita dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani,

–       visto lo statuto di Roma della Corte penale internazionale, adottato il 17 luglio 1998, in particolare l'articolo 8, paragrafo 2, lettera b), punto ix), che dispone che l'atto di dirigere intenzionalmente attacchi contro monumenti storici costituisce un crimine di guerra,

–       vista la sua risoluzione del 30 aprile 2015 sulla distruzione di siti culturali ad opera dell'ISIS/Da'ish,

–       visto l'articolo 167 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), che dispone che "l'Unione e gli Stati membri favoriscono la cooperazione con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali competenti in materia di cultura",

–       visto il regolamento (CE) n. 116/2009 del Consiglio, del 18 dicembre 2008, relativo all'esportazione di beni culturali,

–       vista la risoluzione relativa alla creazione di una rete informale di autorità incaricate dell'applicazione della legge ed esperti competenti nel settore dei beni culturali (EU CULTNET), adottata dal Consiglio nella sua riunione del 25 e 26 ottobre 2012,

–       visto il secondo protocollo (1999) della convenzione internazionale dell'Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato,

–       viste la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, del 21 maggio 2015, sulla situazione a Palmira, la dichiarazione del portavoce dell'alto rappresentante Catherine Ashton, del 17 febbraio 2012, che condanna l'arresto di Mazen Darwich, e la dichiarazione locale dell'UE del 3 aprile 2012 sul protrarsi della detenzione senza capi d'imputazione di Mazen Darwish e di altri sette difensori dei diritti umani,

–       visti gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani, adottati nel giugno 2004 e aggiornati nel 2008,

–       vista la risoluzione 2222 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,

–       vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

–       visto l'articolo 135 del suo regolamento,

A.     considerando che oltre 220 000 persone, per la maggior parte civili, hanno perso la vita dall'inizio del conflitto in Siria nel 2011; che massicce e ricorrenti violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario sono state commesse dal regime di Assad, dall'IS/Da'ish, da al-Nusra e dalle altre parti coinvolte nel conflitto; che la stragrande maggioranza di tali reati sono finora rimasti impuniti;

B.     considerando che negli ultimi mesi sono drasticamente cresciuti il ricorso alla tortura, gli arresti di massa e la distruzione su vasta scala di zone popolate; che numerosi siriani sono sfollati e alcuni si vedono addirittura costretti ad allontanarsi dall'assistenza umanitaria di cui hanno bisogno;

C.     considerando che, dalla conquista di Palmira, nell'antica città siriana almeno 400 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise per mano dell'IS/Da'ish e, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 217 persone sono state giustiziate e altre 600, tra cui donne e bambini, sono detenute con l'accusa di avere rapporti con le forze del regime e di nascondere membri del regime nelle proprie abitazioni;

D.     considerando che la conquista della città di Palmira è stata seguita da pesanti attacchi aerei da parte delle milizie pro-Assad, durante i quali oltre una decina di civili sono rimasti uccisi, mentre molti degli abitanti rimasti sono stati costretti a fuggire;

E.     considerando che dopo una nuova offensiva ad aprile-maggio 2015 l'IS/Da'ish ha conquistato Ramadi il 17 maggio e Palmira il 21 maggio, acquisendo il controllo del 50% del territorio siriano; che il carattere transnazionale del cosiddetto Stato islamico, il quale, secondo alcune fonti, dispone di notevoli risorse finanziarie e di circa 200 000 combattenti, costituisce una minaccia per l'intera regione; che, stando alle stime, migliaia di stranieri, tra cui cittadini dell'UE, combattono con tali gruppi armati; che l'ascesa dell'IS/Da'ish ha aggravato la crisi umanitaria, causando in particolare un esodo di massa di civili;

F.     considerando che il 5 giugno 2015 i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno espresso la loro indignazione di fronte all'intensificarsi della violenza e agli attacchi nei confronti di civili in Siria e hanno condannato gli attacchi terroristici perpetrati dall'IS/Da'ish, da al-Nusra e da altri gruppi terroristici attivi nel paese;

G.     considerando che Palmira è situata tra Damasco e la città orientale di Deir al-Zour e che nelle sue vicinanze si trovano importanti giacimenti di gas e miniere di fosfato; che la conquista di Palmira ha coinciso con l'occupazione, da parte dell'IS/Da'ish, della città di Ramadi nella provincia di Anbar in Iraq, ma ha avuto luogo anche poco dopo la perdita dei territori in mano all'IS/Da'ish intorno a Tikrit;

H.     considerando che, con i suoi oltre 2000 anni di storia, Palmira è un sito culturale di enorme importanza, iscritto nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco; che il 21 maggio 2015 il Direttore generale dell'Unesco ha chiesto l'immediata cessazione delle ostilità nella città;

I.      considerando che Palmira è un simbolo del ricco patrimonio culturale della Siria e custodisce le rovine monumentali di una grande città, che rappresentava uno dei più importanti centri culturali del mondo antico; che le uccisioni di massa e la distruzione del patrimonio archeologico e culturale perpetrate dall'IS/Da'ish sono state considerate, in determinate circostanze, crimini contro l'umanità e "pulizia culturale" e configurano un crimine di guerra secondo lo statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI); che tali attacchi sistematici contro il patrimonio culturale sono stati definiti dal Direttore generale dell'Unesco Irina Bokova come "pulizia culturale";

J.      considerando che, in Iraq come in Siria, l'IS/Da'ish attacca e distrugge in modo sistematico il patrimonio culturale quale tattica di guerra per diffondere il terrore e l'odio; che, a seguito della conquista di Palmira da parte dell'IS/Da'ish, il patrimonio storico della città rischia la distruzione;

K.     considerando che, nella strategia regionale dell'UE relativa alla Siria e all'Iraq e alla minaccia rappresentata dall'IS/Da'ish, adottata in occasione del Consiglio "Affari esteri" del 16 marzo 2015, l'UE condanna fermamente la deliberata distruzione del patrimonio archeologico e culturale, rilevando che tali atti possono configurare un crimine di guerra secondo lo statuto di Roma della Corte penale internazionale;

L.     considerando che l'Unesco ha avviato, in collaborazione con altri partner, un progetto triennale per la salvaguardia di emergenza del patrimonio siriano nell'ottica di proteggere il patrimonio culturale del paese;

M.    considerando che il commercio illecito di beni culturali si situa ormai al terzo posto per importanza dopo il commercio illegale di stupefacenti e di armi; che tale commercio illecito è dominato dalle reti della criminalità organizzata e che gli attuali meccanismi nazionali e internazionali non dispongono dei mezzi e del sostegno necessari per affrontare il problema; che l'UE ha preso tutti gli opportuni provvedimenti per impedire il commercio illegale dei beni culturali, in linea con la risoluzione 2199 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

N.     considerando che, dall'inizio del conflitto in Siria nel marzo 2011, sono state commesse gravi e diffuse violazioni dei diritti umani, in particolare attacchi mirati, detenzioni arbitrarie e sparizioni ai danni di giornalisti indipendenti, difensori dei diritti umani, operatori umanitari e personale medico, che sono vittime di minacce, violenze, arresti arbitrari e sparizioni in Siria;

O.     considerando che Mazen Darwish, giornalista e attivista siriano e presidente del Centro siriano per i media e la libertà di espressione, come pure Hani Al-Zaitani e Hussain Ghrer, sono in carcere dal 2012 per le loro attività a difesa della libertà di espressione; che Mazen Darwish avrebbe subito gravi maltrattamenti e torture, per poi essere trasferito in un luogo sconosciuto il 6 maggio 2015; che Mazen Darwish è stato insignito del Premio per la libertà di stampa 2015 dell'Unesco, oltre ad aver ricevuto altri importanti riconoscimenti internazionali quali il "Preis der Lutherstädte – Das unerschrockene Wort" 2015, il "Bruno-Kreisky-Preis für Verdienste um die Menschenrechte" 2013 e il "PEN-Pinter Prize" 2014; che il protrarsi della detenzione di Mazen Darwish, Hani Al-Zaitani e Hussain Ghrer è un'altra prova della natura repressiva del regime di Bashar al-Assad in Siria;

P.     considerando che, nella risoluzione 67/262 del 15 maggio 2013, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha sollecitato l'immediata liberazione di tutte le persone detenute arbitrariamente dalle autorità siriane, compresi i membri del Centro siriano per i media e la libertà di espressione;

Q.     considerando che il 19 febbraio 2015 l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra'ad Al Hussein, ha esortato le autorità siriane a rilasciare tutte le persone detenute per aver espresso pacificamente le proprie opinioni, incluso Mazen Darwish;

R.     considerando che centinaia di difensori dei diritti umani sono stati vittime di minacce, violenze, arresti arbitrari e sparizioni in Siria; che fra questi figura Razan Zaitouneh, avvocato difensore dei diritti umani e vincitrice del premio Sacharov 2011, rapita a Duma il 9 dicembre 2013;

1.      condanna con forza le raccapriccianti, sistematiche e diffuse violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse dal regime di al-Assad, dai terroristi facenti capo all'IS/Da'ish e da altri gruppi jihadisti in Siria, come pure le sentenze e le accuse contro attivisti civili e politici, difensori dei diritti umani, blogger e giornalisti; ribadisce la sua condanna assoluta nei confronti della tortura, dell'intensificarsi dei bombardamenti e del ricorso all'artiglieria aerea, inclusi i barili-bomba, da parte del governo siriano; esprime profondo cordoglio per le vittime; rimane profondamente costernato per il livello atroce delle sofferenze e della perdita di vite umane nel conflitto siriano ed esprime estrema preoccupazione per il deteriorarsi della situazione umanitaria e della sicurezza in Siria;

2.      condanna la conquista di Palmira da parte dell'IS/Da'ish, avvenuta il 21 maggio 2015 dopo un sanguinoso attacco di nove giorni, e deplora che da allora l'IS/Da'ish abbia ucciso almeno 217 persone nella città e nei suoi dintorni continuando a commettere abusi e atrocità generalizzati nel "califfato" che ha proclamato nelle zone sotto il suo controllo in Siria e Iraq;

3.      esprime preoccupazione per la situazione del sito di Palmira, per le migliaia di abitanti che si trovano all'interno della città, per le persone fuggite a causa dell'avanzata dell'IS/Da'ish e per le donne e i bambini di Palmira, in considerazione dei rapimenti, dello sfruttamento e delle violenze perpetrati altrove in modo sistematico dall'IS/Da'ish ai danni di donne e bambini, tra cui stupri, abusi sessuali, matrimoni forzati e reclutamento forzato di bambini;

4.      incoraggia il Consiglio, la Commissione e l'alto rappresentante a rendere disponibili tutte le risorse finanziarie e umane necessarie per l'assistenza ai profughi;

5.      accoglie con favore l'impegno a raddoppiare gli sforzi collettivi per sconfiggere l'IS/Da'ish assunto in occasione della riunione ministeriale della coalizione internazionale contro l'IS/Da'ish tenutasi a Parigi il 3 giugno; invita la coalizione a intensificare gli sforzi per attuare una strategia comune, multidimensionale e a lungo termine al fine di indebolire e in seguito eliminare l'IS/Da'ish; sottolinea la necessità di completare tale strategia attraverso una cooperazione rafforzata con tutti gli attori regionali statali e non statali impegnati nella lotta contro l'IS/Da'ish;

6.      resta convinto che in Siria non potranno esservi né un'efficace risoluzione del conflitto né una pace sostenibile se i responsabili dei crimini commessi da tutte le parti nel corso del conflitto non saranno chiamati a rispondere delle loro azioni;

7.      rammenta che una soluzione duratura della crisi siriana è possibile solo se si giungerà a una soluzione politica inclusiva fondata sul comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012 e sostenuta dalla comunità internazionale; chiede all'inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura, di collaborare con tutte le parti per ottenere una reale transizione politica che risponda alle legittime aspirazioni del popolo siriano e gli consenta di determinare il proprio futuro in modo indipendente e democratico;

8.      invita la comunità internazionale ad adoperarsi maggiormente per trovare soluzioni al fine di mitigare la crisi e porre fine alla guerra in Siria ed esprime il proprio sostegno a coloro che sono impegnati nella lotta contro l'IS/Da'ish in Siria e in Iraq; invita i governi della regione a collaborare nell'ambito di questa lotta, poiché solo attraverso una stretta cooperazione in materia di sicurezza sarà possibile ristabilire la pace e la sicurezza nella regione;

9.      chiede alla comunità internazionale di fare tutto il possibile per proteggere la popolazione civile e salvaguardare il patrimonio culturale unico della città di Palmira; chiede inoltre a tutte le parti di porre immediatamente fine alle ostilità a Palmira e di consentire il passaggio sicuro dei civili in fuga dalle violenze;

10.    chiede la cessazione immediata della distruzione del patrimonio culturale di Siria e Iraq, compresi i siti e gli oggetti religiosi; sottolinea che non è possibile tollerare simili atti perpetrati dall'IS/Da'ish o da altri soggetti, gruppi, imprese ed entità; chiede altresì la conservazione del patrimonio culturale iracheno mediante la protezione dei beni e dei siti culturali e religiosi, conformemente al diritto internazionale umanitario;

11.    esorta l'Unione e gli Stati membri a lanciare campagne di sensibilizzazione volte a scoraggiare l'acquisto e la vendita illegali di beni culturali provenienti dalle zone di conflitto;

12.    ribadisce l'elevato valore del patrimonio culturale per l'intera umanità e ritiene pertanto che la sua distruzione dovrebbe essere considerata un crimine di guerra ingiustificabile;

13.    sottolinea la necessità di sforzi comuni da parte della comunità internazionale per impedire il commercio illegale di beni culturali e il traffico illecito di opere culturali, che contribuiscono al finanziamento dell'IS/Da'ish;

14.    sostiene le proposte del Direttore generale dell'Unesco come pure tutte le misure eccezionali adottate dalle Nazioni Unite e dall'Unesco per proteggere Palmira e tutti gli altri siti storici e culturali che si trovano in pericolo;

15.    chiede al Segretario generale delle Nazioni Unite di deferire la questione della protezione di tutti i siti culturali messi in pericolo dai gruppi terroristici e dall'IS/Da'ish al Consiglio di sicurezza, al fine di adottare una risoluzione in materia;

16.    invita gli Stati membri e l'Unione europea, unitamente alle Nazioni Unite, ad adottare misure concrete per la protezione dei siti culturali, storici, religiosi e archeologici in pericolo, a Palmira e in tutto il Medio Oriente;

17.    accoglie con favore, sottolineandone l'importanza fondamentale, l'operato delle organizzazioni della società civile locali e internazionali nel documentare le violazioni dei diritti umani nonché le prove relative ai crimini di guerra, ai crimini contro l'umanità e ad altre violazioni; esprime la più profonda ammirazione e solidarietà nei confronti di tutti gli attivisti siriani che continuano incessantemente a controllare, documentare e informare in merito alla situazione dei diritti umani nel loro paese dilaniato dalla guerra, mettendo in pericolo la loro vita;

18.    è profondamente preoccupato per il vertiginoso peggioramento della situazione umanitaria e dei diritti umani in Siria e sottolinea la necessità di rispettare la libertà di espressione e la libertà dei difensori dei diritti umani di svolgere il loro lavoro, in linea con gli obblighi internazionali della Siria; rammenta che ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, che costituisce un diritto umano fondamentale; condanna ogni violazione della libertà di stampa e le violenze di cui sono vittime i giornalisti in Siria;

19.    invita le autorità siriane a rilasciare immediatamente e senza condizioni Mazen Darwish e tutti coloro che sono stati detenuti, condannati e/o giudicati per aver esercitato pacificamente i loro diritti di libera espressione e associazione nonché a far cadere tutte le accuse a loro carico, e a rilasciare altresì tutti i difensori dei diritti umani e gli attivisti per i diritti politici privati arbitrariamente della libertà a causa delle loro attività nel campo dei diritti umani;

20.    sollecita le autorità siriane a fornire quanto prima informazioni in merito alle sorti dei tre uomini e al luogo in cui si trovano, nonché ad assicurare che siano tutelati da tortura e maltrattamenti, che sia loro permesso di contattare immediatamente le famiglie e gli avvocati e che ricevano le cure mediche eventualmente necessarie;

21.    esorta tutti gli Stati membri a ratificare in via prioritaria la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate; invita il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e gli Stati membri a promuovere la ratifica universale e l'attuazione di questo strumento essenziale in materia di diritti umani e a sostenere il lavoro del Comitato delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate, istituito a norma di detta convenzione;

22.    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega araba in Siria nonché a tutte le parti implicate nel conflitto in Siria.