PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla Thailandia, segnatamente il caso di Andy Hall
5.10.2016 - (2016/2912(RSP))
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
EFDD (B8-1068/2016)
PPE (B8-1069/2016)
S&D (B8-1072/2016)
GUE/NGL (B8-1077/2016)
ALDE (B8-1079/2016)
ECR (B8-1082/2016)
Verts/ALE (B8-1081/2016)
Cristian Dan Preda, Jeroen Lenaers, Davor Ivo Stier, Elmar Brok, Roberta Metsola, Tunne Kelam, Patricija Šulin, Ivan Štefanec, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Jaromír Štětina, Pavel Svoboda, Ildikó Gáll-Pelcz, Milan Zver, Romana Tomc, Claude Rolin, Tomáš Zdechovský, Lefteris Christoforou, Michaela Šojdrová, Thomas Mann, Stanislav Polčák, Marijana Petir, Eduard Kukan, Laima Liucija Andrikienė, Giovanni La Via, Bogdan Brunon Wenta, Adam Szejnfeld, József Nagy, Csaba Sógor, Dubravka Šuica, Andrey Kovatchev, Ramona Nicole Mănescu, Jiří Pospíšil, Seán Kelly, Eva Paunova, Therese Comodini Cachia, Elisabetta Gardini, David McAllister, Sven Schulze, Deirdre Clune, Brian Hayes, Krzysztof Hetman, László Tőkés a nome del gruppo PPE
Pier Antonio Panzeri, Victor Boştinaru, Knut Fleckenstein, Josef Weidenholzer, Richard Howitt, Eric Andrieu, Zigmantas Balčytis, Hugues Bayet, José Blanco López, Vilija Blinkevičiūtė, Biljana Borzan, Nicola Caputo, Andrea Cozzolino, Miriam Dalli, Nicola Danti, Isabella De Monte, Doru-Claudian Frunzulică, Eider Gardiazabal Rubial, Enrico Gasbarra, Sorin Moisă, Alessia Maria Mosca, Victor Negrescu, Momchil Nekov, Norbert Neuser, Demetris Papadakis, Vincent Peillon, Pina Picierno, Tonino Picula, Kati Piri, Miroslav Poche, Liliana Rodrigues, Daciana Octavia Sârbu, Siôn Simon, Monika Smolková, Elena Gentile, Lidia Joanna Geringer de Oedenberg, Neena Gill, Michela Giuffrida, Theresa Griffin, Sylvie Guillaume, Cătălin Sorin Ivan, Liisa Jaakonsaari, Agnes Jongerius, Afzal Khan, Jeppe Kofod, Miapetra Kumpula-Natri, Cécile Kashetu Kyenge, Krystyna Łybacka, Vladimír Maňka, David Martin, Tibor Szanyi, Paul Tang, Claudia Țapardel, Marc Tarabella, Elena Valenciano, Julie Ward, Damiano Zoffoli, Carlos Zorrinho, Brando Benifei a nome del gruppo S&D
Charles Tannock, Mark Demesmaeker, Tomasz Piotr Poręba, Ryszard Antoni Legutko, Karol Karski, Ryszard Czarnecki, Anna Elżbieta Fotyga, Jana Žitňanská, Ruža Tomašić, Arne Gericke, Branislav Škripek, Angel Dzhambazki, Notis Marias, Pirkko Ruohonen-Lerner, Monica Macovei a nome del gruppo ECR
Morten Løkkegaard, Pavel Telička, Ilhan Kyuchyuk, Beatriz Becerra Basterrechea, María Teresa Giménez Barbat, Marietje Schaake, Javier Nart, Urmas Paet, Ivo Vajgl, Carolina Punset, Petr Ježek, Petras Auštrevičius, Gérard Deprez, Nedzhmi Ali, Marian Harkin, Dita Charanzová, Marielle de Sarnez, Ivan Jakovčić, Martina Dlabajová, Paavo Väyrynen, Jasenko Selimovic, José Inácio Faria, Hilde Vautmans, Izaskun Bilbao Barandica, Louis Michel, Nathalie Griesbeck, Hannu Takkula, Anneli Jäätteenmäki, Filiz Hyusmenova, Valentinas Mazuronis a nome del gruppo ALDE
Lola Sánchez Caldentey, Xabier Benito Ziluaga, Tania González Peñas, Estefanía Torres Martínez, Miguel Urbán Crespo, Barbara Spinelli, Merja Kyllönen, Kateřina Konečná, Marie-Christine Vergiat a nome del gruppo GUE/NGL
Heidi Hautala, Barbara Lochbihler, Reinhard Bütikofer, Igor Šoltes, Bodil Valero, Ernest Urtasun, Davor Škrlec, Bronis Ropė, Josep-Maria Terricabras, Indrek Tarand, Maria Heubuch a nome del gruppo Verts/ALE
Ignazio Corrao, Fabio Massimo Castaldo, Marco Zanni, Rolandas Paksas, Isabella Adinolfi, Beatrix von Storch a nome del gruppo EFDD
Risoluzione del Parlamento europeo sulla Thailandia, segnatamente il caso di Andy Hall
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Thailandia, in particolare quelle del 20 maggio 2010[1], del 6 febbraio 2014[2], del 21 maggio 2015[3] e dell'8 ottobre 2015[4],
– vista la risposta fornita il 19 novembre 2015 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, a nome della Commissione sulla situazione di Andy Hall,
– viste le dichiarazioni rese il 14 novembre 2014 dalla delegazione dell'UE in Thailandia, di concerto con i capi missione dell'UE nel paese,
– vista la dichiarazione alla stampa rilasciata il 20 settembre 2016 dall'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani,
– vista la dichiarazione resa il 21 settembre 2016 da Maurizio Bussi, direttore nazionale dell'Organizzazione internazionale del lavoro per la Thailandia, la Cambogia e la Repubblica democratica popolare del Laos, sulla condanna dell'attivista per i diritti dei lavoratori Andy Hall in Thailandia,
– visti il riesame periodico universale della Thailandia dinanzi al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani e le sue raccomandazioni, dell'11 maggio 2016,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 10 dicembre 1948,
– vista la relazione sulla migrazione in Thailandia del 2014, elaborata dal gruppo di lavoro tematico delle Nazioni Unite sulla migrazione,
– viste la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani del 1998 e la risoluzione A/RES/70/161 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 17 dicembre 2015,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 1966, di cui la Thailandia è parte,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, del 1984,
– vista la dichiarazione sui diritti umani dell'Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico, del 18 novembre 2012,
− visti i principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani,
– visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che il 20 settembre 2016 Andy Hall, difensore dei diritti dei lavoratori e cittadino dell'UE, è stato condannato a tre anni di reclusione con sospensione della pena e a versare una multa di 150 000 THB per aver contribuito a una relazione dell'ONG finlandese Finnwatch che metteva in luce le violazioni dei diritti dei lavoratori in uno stabilimento thailandese di lavorazione dell'ananas, la Natural Fruit Company Ltd;
B. considerando che Andy Hall è stato formalmente accusato del reato di diffamazione e di reati informatici in relazione alla pubblicazione online della suddetta relazione, e che i due procedimenti penali a suo carico sono stati autorizzati a procedere nel sistema giudiziario thailandese;
C. considerando che varie violazioni dei diritti dei lavoratori commesse dalla società erano state riconosciute dal ministero thailandese del Lavoro e dai dipendenti della Natural Fruit Company Ltd, in occasione di udienze precedenti;
D. considerando che il 18 settembre 2015 il Tribunale di Prakanong (Bangkok), nell'emettere una sentenza a favore di Andy Hall, aveva confermato l'archiviazione dell'altro procedimento penale per diffamazione a suo carico, decisione impugnata dalla Natural Fruit Company Ltd e dal Procuratore generale thailandese e al momento all'esame della Corte suprema; che i due procedimenti civili sono stati sospesi in attesa della deliberazione nei due procedimenti penali;
E. considerando che, secondo le notizie diffuse dai mezzi di comunicazione internazionali e thailandesi, la Migrant Workers Rights Network (MWRN), un'organizzazione a cui Andy Hall fornisce consulenza, lo stesso Hall e 14 lavoratori di un'azienda avicola originari del Myanmar/Birmania sono stati minacciati di simili azioni penali per diffamazione o reati informatici da un'impresa thailandese che fornisce prodotti avicoli al mercato europeo;
F. considerando che il 28 settembre 2016 le autorità thailandesi hanno bloccato la presentazione pubblica e la promozione, da parte di alcuni esperti e ricercatori stranieri sui diritti umani, dell'ultimo rapporto di ricerca di Amnesty International che documenta la tortura o gli abusi regolari contro gli oppositori politici, i lavoratori migranti, i presunti ribelli e altre persone presso basi militari, commissariati e strutture di detenzione;
G. considerando che l'uso sproporzionato delle leggi penali sulla diffamazione, che prevedono pene detentive, contro i difensori dei diritti umani che segnalano presunte violazioni dei diritti umani limita la libertà di espressione ed è contrario agli obblighi assunti dalla Thailandia a norma del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR), di cui è parte;
H. considerando che in Thailandia vivono quasi quattro milioni di stranieri, 2,7 milioni dei quali provengono da Cambogia, Laos o Myanmar/Birmania; che dal 2001 i migranti originari di questi paesi possono richiedere un permesso di lavoro, sebbene i lavoratori migranti non registrati in Thailandia siano ancora oltre un milione;
I. considerando che, secondo la dichiarazione rilasciata da Human Rights Watch il 18 settembre 2016, da anni i diritti umani e del lavoro dei lavoratori migranti originari del Myanmar/Birmania, della Cambogia e del Laos, presenti in Thailandia e che lavorano nel paese, sono sistematicamente violati nell'impunità e che la tutela di tali lavoratori da parte delle leggi thailandesi è spesso minima o assente, sebbene il governo abbia dichiarato che tutti i lavoratori migranti legalmente registrati sono tutelati in base a tali leggi;
J. considerando che la Thailandia ha proceduto ad applicare un protocollo d'intesa sulla cooperazione in materia di occupazione dei lavoratori con la Cambogia e il Laos nel 2006 e con il Myanmar/Birmania nel 2009; che, in base al sistema definito nel suddetto protocollo, i lavoratori potrebbero ottenere un'offerta di lavoro e i documenti di viaggio prima di recarsi in Thailandia, ma che solo il 5% dei lavoratori provenienti da tali paesi ha seguito la procedura del protocollo;
1. accoglie con favore il forte impegno dell'UE a favore del popolo thailandese, con il quale l'Unione ha legami politici, economici e culturali solidi e di lunga data;
2. deplora la sentenza di colpevolezza nei confronti di Andy Hall ed esprime preoccupazione per il procedimento giudiziario e per le sue possibili ripercussioni sulla libertà dei difensori dei diritti umani di svolgere il loro lavoro;
3. invita il governo thailandese ad adottare tutti i provvedimenti necessari per garantire il rispetto e la tutela dei diritti di Andy Hall e degli altri difensori dei diritti umani, compreso il diritto a un equo processo, nonché a promuovere un contesto favorevole al godimento dei diritti umani e, in particolare, a garantire che la promozione e la tutela di tali diritti non siano configurate come reato;
4. chiede alle autorità della Thailandia di far sì che le leggi thailandesi sulla diffamazione rispettino il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR), di cui il paese è parte, e di rivedere la legge sui reati informatici, la cui formulazione attuale è eccessivamente vaga;
5. elogia il SEAE per gli sforzi compiuti in relazione al caso di Andy Hall e lo esorta a continuare a seguire la situazione da vicino; invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza a sollevare la questione con il governo thailandese in occasione della prossima riunione ministeriale ASEAN-UE a Bangkok;
6. invita il governo thailandese e le istituzioni pubbliche a rispettare gli obblighi costituzionali e internazionali assunti dal paese riguardo all'indipendenza della magistratura, al diritto a un giusto ed equo processo nonché al diritto alla libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica;
7. prende atto dei progressi compiuti dal governo thailandese nella lotta allo sfruttamento dei lavoratori e nella protezione dei lavoratori nazionali e migranti, come dimostrato soprattutto dal rafforzamento del sistema di ispezione del lavoro, dalla legislazione che disciplina le agenzie di collocamento, dalle misure intese a prevenire la servitù da debito e la tratta di esseri umani, dall'inasprimento della politica di sanzioni per gli abusi sul lavoro, dalla ratifica della convenzione n. 187 dell'Organizzazione internazionale del lavoro e dalla firma, nel marzo 2016, della Convenzione sul lavoro marittimo;
8. invita le autorità thailandesi ad adottare e attuare, nel diritto e nella pratica, una politica di immigrazione olistica con una prospettiva a lungo termine per i lavoratori migranti poco qualificati, in conformità dei principi in materia di diritti umani e tenendo conto delle esigenze del mercato del lavoro; propone, al riguardo, di rivedere innanzitutto la legge sulle relazioni sindacali, nell'ottica di garantire ai lavoratori migranti lo stesso diritto alla libertà di associazione riconosciuto ai cittadini thailandesi;
9. chiede la tutela dei lavoratori migranti attraverso l'offerta di maggiori incentivi ai datori di lavoro affinché si impegnino nel processo di regolarizzazione, e che siano imposte ammende elevate o altre sanzioni ai datori di lavoro che non intraprendono il processo di regolarizzazione o violano il diritto del lavoro;
10. invita il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), la delegazione dell'UE a Bangkok e le delegazioni degli Stati membri a continuare a monitorare la situazione dei diritti umani in Thailandia, a continuare a impegnarsi con il governo e la società civile e a impiegare tutti gli strumenti a disposizione per garantire il rispetto dei diritti umani, dei difensori dei diritti umani e dello Stato di diritto nel paese;
11. esorta l'UE e gli Stati membri a garantire che le imprese stabilite nei loro territori e operanti in Thailandia rispettino le norme internazionali in materia di diritti umani attraverso una sorveglianza e una rendicontazione trasparenti, di concerto con la società civile, e accoglie con favore il sostegno fornito dal gruppo commerciale finlandese S Group a Andy Hall;
12. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alla Commissione, al governo e al parlamento della Thailandia, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e ai governi dei paesi dell'Associazione della nazioni del Sud-Est asiatico.
- [1] GU C 161E del 31.5.2011, pag. 152.
- [2] Testi approvati, P7_TA(2014)0107.
- [3] GU C 353 del 27.9.2016, pag. 52.
- [4] Testi approvati, P8_TA(2015)0343.