Proposta di risoluzione comune - RC-B8-0512/2017Proposta di risoluzione comune
RC-B8-0512/2017

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sul Gabon: repressione dell'opposizione

13.9.2017 - (2017/2830(RSP))

presentata a norma dell'articolo 135, paragrafo 5, e dell'articolo 123, paragrafo 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
EFDD (B8-0512/2017)
S&D (B8-0514/2017)
GUE/NGL (B8-0515/2017)
Verts/ALE (B8-0520/2017)
ECR (B8-0522/2017)
ALDE (B8-0524/2017)
PPE (B8-0526/2017)

Cristian Dan Preda, Joachim Zeller, Sandra Kalniete, Jarosław Wałęsa, Pavel Svoboda, Ivan Štefanec, Luděk Niedermayer, Tunne Kelam, Bogdan Brunon Wenta, Tomáš Zdechovský, Lefteris Christoforou, Željana Zovko, Marijana Petir, Claude Rolin, Dubravka Šuica, Francis Zammit Dimech, Maurice Ponga, Laima Liucija Andrikienė, Ivana Maletić, László Tőkés, Sven Schulze, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Milan Zver, Adam Szejnfeld, Elisabetta Gardini, Ramona Nicole Mănescu, Roberta Metsola, Eduard Kukan, Seán Kelly, Deirdre Clune, Andrey Kovatchev, Krzysztof Hetman, Stanislav Polčák, Csaba Sógor, Julia Pitera, Patricija Šulin, Mairead McGuinness, Inese Vaidere a nome del gruppo PPE
Elena Valenciano, Victor Boştinaru, Soraya Post, Jo Leinen a nome del gruppo S&D
Anna Elżbieta Fotyga, Monica Macovei, Raffaele Fitto, Notis Marias, Angel Dzhambazki, Valdemar Tomaševski, Branislav Škripek, Ruža Tomašić, Karol Karski, Charles Tannock a nome del gruppo ECR
Hilde Vautmans, Urmas Paet, Nedzhmi Ali, Petras Auštrevičius, Beatriz Becerra Basterrechea, Izaskun Bilbao Barandica, Gérard Deprez, Martina Dlabajová, Nathalie Griesbeck, Marian Harkin, Ivan Jakovčić, Petr Ježek, Ilhan Kyuchyuk, Javier Nart, Maite Pagazaurtundúa Ruiz, Robert Rochefort, Hannu Takkula, Pavel Telička, Ramon Tremosa i Balcells, Ivo Vajgl, Johannes Cornelis van Baalen, Paavo Väyrynen, Cecilia Wikström, Dita Charanzová, Marietje Schaake, Norica Nicolai, Filiz Hyusmenova, Valentinas Mazuronis a nome del gruppo ALDE
Marie-Christine Vergiat, Lola Sánchez Caldentey, Barbara Spinelli, Miguel Urbán Crespo, Estefanía Torres Martínez, Tania González Peñas, Xabier Benito Ziluaga a nome del gruppo GUE/NGL
Yannick Jadot, Michèle Rivasi, Maria Heubuch, Heidi Hautala, Judith Sargentini, Eva Joly, Florent Marcellesi, Bodil Valero, Barbara Lochbihler, Bart Staes, Ernest Urtasun, Igor Šoltes, Davor Škrlec, Bronis Ropė, Jordi Solé a nome del gruppo Verts/ALE
Isabella Adinolfi, Ignazio Corrao, Fabio Massimo Castaldo, Piernicola Pedicini, Laura Ferrara, Rolandas Paksas a nome del gruppo EFDD

Procedura : 2017/2830(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B8-0512/2017
Testi presentati :
RC-B8-0512/2017
Discussioni :
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sul Gabon: repressione dell'opposizione

(2017/2830(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sul Gabon, in particolare quella del 2 febbraio 2017 sulla crisi dello Stato di diritto nella Repubblica democratica del Congo e in Gabon[1],

–  vista la dichiarazione congiunta rilasciata il 24 settembre 2016 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) e dal commissario per la cooperazione internazionale e lo sviluppo, Neven Mimica, a seguito dell'annuncio da parte della Corte costituzionale gabonese dei risultati ufficiali delle elezioni presidenziali del 2016,

–  visto il comunicato stampa rilasciato dall'Unione africana il 1º settembre 2016, in cui si condannano le violenze e si chiede una risoluzione pacifica del conflitto postelettorale in Gabon,

–  viste le conclusioni del Consiglio del giugno 2017 su un rinnovato impulso al partenariato Africa-UE,

–  vista la dichiarazione congiunta sul Gabon rilasciata l'11 settembre 2016 dai portavoce del VP/AR Federica Mogherini e del commissario per la cooperazione internazionale e lo sviluppo Neven Mimica,

–  visto l'intervento dell'UE del 9 marzo 2017 in occasione della 34a sessione del Consiglio delle Nazioni Unite dei diritti umani, nel quadro del punto 2 del dialogo interattivo con l'alto commissario,

–  vista la risoluzione 359(LIX) 2016 della Commissione africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, del 4 novembre 2016, sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica gabonese,

–  vista la Costituzione del Gabon,

–  visto l'accordo di partenariato di Cotonou rivisto,

–  vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli del giugno 1981,

–  visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del dicembre 1966,

–  vista la relazione finale della missione di osservazione elettorale dell'Unione europea,

–  vista la Carta africana sulla democrazia, le elezioni e il buon governo,

–  visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che le elezioni presidenziali tenutesi in Gabon nell'agosto 2016 hanno sollevato accuse di brogli elettorali; che nei giorni successivi alle elezioni il parlamento nazionale è stato raso al suolo da un incendio e che diversi manifestanti sono stati uccisi e centinaia sono stati arrestati; che, benché la situazione della sicurezza si sia ampiamente stabilizzata, permangono forti tensioni sociopolitiche in tutto il paese, aggravate da una situazione economica precaria;

B.  considerando che una delle caratteristiche di una democrazia è il rispetto della Costituzione, sulla quale si fondano lo Stato, le istituzioni e lo Stato di diritto; che lo svolgimento di elezioni pacifiche, credibili e trasparenti in Gabon avrebbe contribuito in misura considerevole ad affrontare la sfida del progresso democratico e dell'alternanza del potere cui deve far fronte la regione dell'Africa centrale; che le elezioni parlamentari in Gabon, inizialmente previste per il dicembre 2016, sono state rimandate con due posticipi all'aprile 2018, oltre il termine costituzionale;

C.  considerando che in Gabon, in particolare negli episodi di violenza post-elettorale dell'agosto 2016, sono avvenuti arresti, uccisioni e sparizioni forzate, come segnalato da diverse organizzazioni internazionali e non governative; che in Gabon si è assistito a un aumento della violenza politica, segnatamente nella capitale, Libreville, dove sarebbero state attaccate diverse case appartenenti a membri dell'opposizione;

D.  considerando che le autorità hanno messo in atto azioni repressive nei confronti dei membri dell'opposizione e della società civile che si oppongono alle forze al potere; che gruppi di difesa dei diritti umani continuano a segnalare un deterioramento della situazione dei diritti umani e della libertà di espressione e di riunione, fra cui l'uso eccessivo della forza nei confronti di manifestanti pacifici, arresti e detenzioni arbitrari e processi di matrice politica;

E.  considerando che, prima e dopo le elezioni del 2016, numerose accuse hanno associato il regime di Ali Bongo a violazioni dei diritti umani quali arresti arbitrari e detenzione di lunga durata in condizioni disumane, tortura, uccisioni extragiudiziali e sparizioni forzate di civili e giornalisti che si sono opposti al suo regime o alla sua rielezione;

F.  considerando che il Gabon è parte della Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, sta provvedendo ad attuarne le disposizioni nel diritto nazionale e ha dunque l'obbligo di informare le Nazioni Unite sui progressi compiuti dalla ratifica della Convenzione nel 2011 e su quanto accaduto all'indomani delle elezioni del 2016; che il Comitato delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate sta attualmente esaminando la relazione del Gabon e i progressi compiuti con riguardo a tale attuazione;

G.  considerando che, nell'ambito degli sforzi volti a risolvere la crisi innescata dalla sua rielezione, il Presidente Ali Bongo ha avviato un "dialogo nazionale" al quale avrebbero partecipato i rappresentanti di 1 200 gruppi delle società civile e circa 50 partiti politici, stando al primo ministro Emmanuel Issoze Ngondet; che i colloqui sono stati boicottati da Jean Ping e da altri leader di rilievo dell'opposizione;

H.  considerando che il 18 agosto 2017 il candidato presidenziale Jean Ping ha lanciato un appello alla popolazione gabonese in cui incitava alla "disobbedienza civile" e chiedeva la destituzione del presidente;

I.  considerando che nelle ultime settimane decine di manifestanti sono stati arrestati in occasione di dimostrazioni pacifiche non autorizzate a sostegno di Jean Ping, e che diversi di loro sono ancora in stato di detenzione;

J.  considerando che il 2 settembre 2017 al leader dell'opposizione politica, nonché ex candidato presidenziale, Jean Ping e ai leader di venti partiti di opposizione è stato impedito di lasciare il paese senza avere ricevuto alcun preavviso e senza che fosse pubblicato un elenco di persone interessate; che tale misura è stata revocata l'8 settembre;

K.  considerando che il governo ha vietato agli oppositori politici che contestano la vittoria di Ali Bongo di parlare in pubblico o nei media privati;

L.  considerando che sono state intentate cause individuali dinanzi ai tribunali francesi contro varie personalità gabonesi di alto profilo relativamente a gravi violazioni dei diritti umani e a proventi acquisiti illegalmente (biens mal-acquis);

M.  considerando che la magistratura francese ha appena concluso un'indagine su proventi acquisiti illegalmente provenienti dal Gabon e investiti in Francia e ha identificato e confiscato beni per un valore compreso tra 50 e 60 milioni di euro, in seguito a denunce presentate dalla sezione francese di Transparency International e da un cittadino del Gabon; che l'indagine ha rivelato che anche su un conto bancario usato per acquisire beni in Francia per conto della famiglia Bongo è stato ricevuto un pagamento di 1,3 milioni di euro;

N.  considerando che la missione di osservazione elettorale dell'UE, invitata dal governo del Gabon a monitorare le elezioni presidenziali, nella sua relazione finale ha segnalato una mancanza di trasparenza nel processo elettorale, in particolare nel consolidamento dei risultati elettorali e nella procedura di ricorso; che la missione di osservazione elettorale ha concluso che tali anomalie mettono in dubbio l'integrità del processo di consolidamento dei risultati e l'esito finale delle elezioni;

1.  ricorda che, nel quadro dell'accordo di Cotonou, il Gabon ha assunto l'impegno di rispettare la democrazia, lo Stato di diritto e i principi in materia di diritti umani, tra cui la libertà di espressione e di riunione, l'accesso ai media, il buon governo e la trasparenza nelle cariche politiche;

2.  rammenta al Gabon i suoi doveri e le sue responsabilità quale Stato parte di tale accordo, tra cui l'obbligo di fornire informazioni chiare e tangibili riguardo alle riforme intraprese dalla ratifica, alle violenze dopo le elezioni e agli interventi portati avanti per stabilire la verità e garantire che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni davanti alla giustizia;

3.  sottolinea il ruolo fondamentale che l'opposizione svolge in una società democratica; condanna con fermezza le pressioni e le intimidazioni esercitate sull'opposizione in Gabon; ritiene inaccettabile che a vari leader dell'opposizione gabonesi, compreso il candidato alle elezioni presidenziali del 2016 Jean Ping, sia stato temporaneamente negato il diritto di lasciare il paese; ricorda che le leggi del Gabon prevedono tale misura eccezionale soltanto per le persone sotto inchiesta penale; ritiene pertanto che tale misura sia arbitraria;

4.  condanna fermamente le continue minacce, gli attacchi e l'uso della forza come pure le gravi restrizioni e intimidazioni subite da membri dell'opposizione, difensori dei diritti umani e giornalisti in Gabon; esorta le autorità a rispettare il diritto di manifestazione pacifica dell'opposizione e a liberare immediatamente tutti coloro che sono tuttora detenuti ingiustamente, a fermare ogni tipo di sopruso, intimidazione e persecuzione ai danni dell'opposizione e ad adottare provvedimenti concreti per garantire la libertà di espressione;

5.  esorta il governo del Gabon a procedere a una completa e rapida riforma della procedura elettorale, tenendo conto delle raccomandazioni formulate dalla missione di osservazione elettorale dell'UE, al fine di migliorarla e renderla pienamente trasparente e credibile; sottolinea che le autorità del Gabon devono garantire la piena e leale collaborazione con tutti i pertinenti soggetti interessati a livello nazionale e internazionale, al fine di garantire che le prossime elezioni parlamentari, che avrebbero già dovuto tenersi, siano pienamente trasparenti e credibili e si svolgano in un contesto libero, democratico, inclusivo e pacifico;

6.  riconosce che tra l'Unione europea e il Gabon è in corso un dialogo politico intensificato, a norma delle disposizioni dell'accordo di Cotonou; esorta tutte le parti interessate a cooperare pienamente e ad adoperarsi per un reale successo di tale iniziativa;

7.  esprime riserve circa l'inclusività e conseguentemente la credibilità e la pertinenza del dialogo nazionale avviato dal governo; osserva che Jean Ping e la Coalizione per la nuova Repubblica da lui guidata hanno rifiutato di partecipare al dialogo;

8.  ritiene che le profonde divisioni politiche e sociali esistenti in Gabon esigano una chiara risposta politica al fine di preservare la stabilità del paese, aumentare la fiducia dei cittadini del Gabon e conferire un'effettiva legittimità alle istituzioni; chiede che sia avviata un'indagine internazionale, guidata dalle Nazioni Unite, sulle elezioni e gli abusi da allora commessi, al fine di stabilire le modalità per creare un dialogo politico che permetta di risolvere la crisi, garantendo nel contempo i diritti democratici del popolo del Gabon;

9.  esorta vivamente in particolare la Francia, per via dei suoi forti legami storici con il Gabon, a esercitare tutta la sua influenza politica ed economica facendo leva sul governo del Gabon e a svolgere un ruolo costruttivo nelle istituzioni dell'UE in tale ambito;

10.  invita la delegazione dell'Unione europea in Gabon a continuare a seguire da vicino gli sviluppi nel paese e ad impiegare tutti i mezzi e gli strumenti appropriati e il dialogo politico intensificato per promuovere gli elementi essenziali dell'accordo di Cotonou e per sostenere i movimenti a favore della democrazia;

11.  chiede al VP/AR, alla Commissione e agli Stati membri di rivedere le loro politiche nei confronti del Gabon e a prendere in considerazione sanzioni mirate per i responsabili dei brogli elettorali e delle conseguenti violenze perpetrate in Gabon;

12.  ribadisce il suo appello al governo del Gabon affinché istituisca un sistema giudiziario e un regime di sanzioni in grado di garantire la proporzionalità degli arresti e delle sentenze alla gravità del crimine commesso;

13.  esorta il governo a fornire risposte concrete alle preoccupazioni della comunità internazionale lanciando un forum consultivo per il dialogo che sia rapido, autenticamente inclusivo, trasparente e imparziale; chiede inoltre all'opposizione di valutare la credibilità di tale processo;

14.  invita tutti gli attori politici a dar prova di responsabilità e di moderazione nonché, in particolare, ad astenersi dall'istigazione alla violenza;

15.  invita tutti i partecipanti al prossimo Vertice UE-Africa ad Abidjan a inserire la situazione in Gabon all'ordine del giorno e a rammentare al Gabon i suoi impegni per i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto;

16.  accoglie con favore l'indagine effettuata in Francia sui proventi acquisiti illegalmente provenienti dal Gabon e auspica che tutte le persone coinvolte nelle attività illegali siano assicurate alla giustizia; chiede la massima trasparenza riguardo al pagamento di 1,3 milioni di euro versato su un conto bancario francese connesso alla famiglia Bongo;

17.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, all'Unione africana, al Presidente e al Parlamento del Gabon, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani e all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.