Proposta di risoluzione comune - RC-B8-0043/2018Proposta di risoluzione comune
RC-B8-0043/2018

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sui casi degli attivisti per i diritti umani Wu Gan, Xie Yang, Lee Ming-che e Tashi Wangchuk e del monaco tibetano Choekyi

17.1.2018 - (2018/2514(RSP))

presentata a norma dell'articolo 135, paragrafo 5, e dell'articolo 123, paragrafo 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione presentate dai gruppi:
Verts/ALE (B8-0043/2018)
ECR (B8-0044/2018)
S&D (B8-0046/2018)  
ALDE (B8-0047/2018)
PPE (B8-0048/2018)

Cristian Dan Preda, Michaela Šojdrová, David McAllister, Sandra Kalniete, Tomáš Zdechovský, Pavel Svoboda, Ivan Štefanec, Elisabetta Gardini, Jaromír Štětina, Krzysztof Hetman, Claude Rolin, Dubravka Šuica, Brian Hayes, Thomas Mann, Laima Liucija Andrikienė, Eduard Kukan, Romana Tomc, Patricija Šulin, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Francis Zammit Dimech, Jarosław Wałęsa, Bogdan Brunon Wenta, Adam Szejnfeld, Roberta Metsola, Milan Zver, Eva Maydell, Csaba Sógor, Ivana Maletić, Giovanni La Via, Tunne Kelam, Joachim Zeller, Deirdre Clune, Lars Adaktusson, Andrey Kovatchev, Marijana Petir, Ramona Nicole Mănescu, Jiří Pospíšil, László Tőkés, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Stanislav Polčák a nome del gruppo PPE
Elena Valenciano, Soraya Post, Jo Leinen a nome del gruppo S&D
Charles Tannock, Ruža Tomašić, Valdemar Tomaševski, Zdzisław Krasnodębski, Monica Macovei, Anna Elżbieta Fotyga, Jana Žitňanská, Branislav Škripek a nome del gruppo ECR
Beatriz Becerra Basterrechea, Izaskun Bilbao Barandica, Dita Charanzová, Gérard Deprez, Martina Dlabajová, Nathalie Griesbeck, Marian Harkin, Ivan Jakovčić, Petr Ježek, Ilhan Kyuchyuk, Patricia Lalonde, Louis Michel, Javier Nart, Urmas Paet, Jozo Radoš, Marietje Schaake, Jasenko Selimovic, Pavel Telička, Ramon Tremosa i Balcells, Ivo Vajgl, Johannes Cornelis van Baalen, Hilde Vautmans, Cecilia Wikström, Valentinas Mazuronis, Robert Rochefort, Frédérique Ries a nome del gruppo ALDE
Molly Scott Cato, Helga Trüpel, Heidi Hautala, Barbara Lochbihler, Igor Šoltes, Jordi Solé, Davor Škrlec, Bronis Ropė, Michel Reimon a nome del gruppo Verts/ALE
Fabio Massimo Castaldo, Ignazio Corrao, Isabella Adinolfi a nome del gruppo EFDD

Procedura : 2018/2514(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B8-0043/2018
Testi presentati :
RC-B8-0043/2018
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sui casi degli attivisti per i diritti umani Wu Gan, Xie Yang, Lee Ming-che e Tashi Wangchuk e del monaco tibetano Choekyi

(2018/2514(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla Cina, in particolare quelle del 13 marzo 2014 sulle priorità dell'UE per la 25a sessione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani[1], del 16 dicembre 2015 sulle relazioni UE-Cina[2], del 24 novembre 2016 sul caso di Gui Minhai, editore incarcerato in Cina[3], del 15 dicembre 2016 sui casi dell'accademia buddista tibetana Larung Gar e di Ilham Tohti[4], e del 6 luglio 2017 sui casi del vincitore del premio Nobel Liu Xiaobo e di Lee Ming-che[5],

–  visti il partenariato strategico UE-Cina, avviato nel 2003, e la comunicazione congiunta della Commissione europea e del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) del 22 giugno 2016, dal titolo "Elementi per una nuova strategia dell'UE sulla Cina",

–  visto il vertice UE-Cina tenutosi a Bruxelles l'1 e 2 giugno 2017,

–  viste l'adozione della nuova legge sulla sicurezza nazionale da parte della commissione permanente del Congresso nazionale del popolo cinese il 1° luglio 2015 e la pubblicazione del secondo progetto di una nuova legge sulla gestione delle ONG straniere il 5 maggio 2015,

–  visti l'articolo 36 della Costituzione della Repubblica popolare cinese, che garantisce a tutti i cittadini il diritto alla libertà di confessione religiosa, e l'articolo 4, che difende i diritti delle nazionalità minoritarie;

–  visti il dialogo UE-Cina sui diritti umani, avviato nel 1995, e il suo 35° ciclo tenutosi a Bruxelles il 22 e 23 giugno 2017,

–  vista l'assegnazione del premio Sakharov per la libertà di pensiero a Wei Jingsheng e Hu Jia, rispettivamente nel 1996 e nel 2008,

–  vista la dichiarazione del portavoce per la politica estera e di sicurezza comune/politica europea di vicinato e negoziati di allargamento del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) del 27 dicembre 2017 sulle sentenze a carico di Wu Gan e Xie Yang in Cina,

–  vista la dichiarazione locale rilasciata dalla delegazione dell'Unione europea in occasione della Giornata internazionale dei diritti umani l'8 dicembre 2017,

–  vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–  visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 16 dicembre 1966,

–  visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.  considerando che la promozione e il rispetto dei diritti umani universali, della democrazia e dello Stato di diritto dovrebbero restare al centro del partenariato di lunga data tra l'UE e la Cina, conformemente all'impegno dell'UE per la difesa di questi stessi valori nella sua azione esterna e all'interesse manifestato dalla Cina ad aderire a essi nell'ambito della sua cooperazione allo sviluppo e internazionale;

B.  considerando che da quando il Presidente Xi Jinping è salito al potere la situazione dei diritti umani in Cina è peggiorata ulteriormente, con un'intensificazione dell'ostilità del governo nei confronti del dissenso pacifico, della libertà di espressione e di religione e dello Stato di diritto; che le autorità cinesi hanno arrestato e processato centinaia di difensori dei diritti umani e avvocati e giornalisti impegnati in tale ambito;

C.  considerando che il 26 dicembre 2017 un tribunale a Tianjin ha condannato l'attivista Wu Gan a otto anni di carcere con l'accusa di sovversione del potere dello Stato; che Wu Gan ha sistematicamente condotto campagne su questioni delicate relative all'abuso di potere del governo, sia online che offline; che, stando al suo avvocato, Wu Gan ha respinto un accordo con le autorità che gli avrebbe accordato una sentenza con sospensione della pena se avesse ammesso la propria colpevolezza;

D.  considerando che, lo stesso giorno in Hunan, l'avvocato per i diritti umani Xie Yang è stato anch'egli condannato ma esonerato da sanzioni penali dopo essersi dichiarato colpevole di sovversione; che Wu Gan è stato arrestato mesi prima della repressione senza precedenti di avvocati e attivisti impegnati nella difesa dei diritti umani nel 2015, anno in cui nel giro di alcune settimane in tutto il paese sono state interrogate o trattenute centinaia di persone, tra cui Xie Yang; che Xie Yang sarebbe stato vittima di torture, percosse e minacce durante gli interrogatori;

E.  considerando che il 28 novembre 2017 l'organo giurisdizionale intermedio di Yueyang ha condannato l'attivista per la democrazia Lee Ming-che a cinque anni di carcere, dopo averlo dichiarato colpevole di "sovversione del potere dello Stato", privandolo per due anni di tutti i diritti politici in Cina; che è probabile che la confessione pubblica di Lee Ming-che sia stata ottenuta sotto la pressione delle autorità cinesi; che Lee Ming-che era scomparso il 19 marzo 2017, dopo essersi spostato da Macao a Zhuhai, nella provincia cinese di Guangdong;

F.  considerando che Tashi Wangchuk, un negoziante tibetano e difensore dei diritti linguistici, è stato arrestato il 27 gennaio 2016 dopo essere apparso in un video del New York Times che promuoveva il diritto dei tibetani di studiare nella propria lingua madre; che nel marzo 2016 Tashi Wangchuk è stato accusato di "incitamento al separatismo" e rischia fino a 15 anni di prigione, anche se ha esplicitamente dichiarato al quotidiano che non chiede l'indipendenza del Tibet;

G.  considerando che nel 2015 il monaco tibetano Choekyi, del monastero Phurbu nella contea di Seda nella provincia del Sichuan, è stato incarcerato per aver celebrato il compleanno del capo spirituale in esilio, il Dalai Lama; che, dopo essere stato accusato, Choekyi è stato brevemente detenuto in un carcere della contea di Kangding nella prefettura di Ganzi, ed è stato infine condotto nella prigione di Mianyang, nel Sichuan, per scontare una condanna di quattro anni; che, secondo fonti mediatiche, Choekyi soffre di patologie renali, ittero e altri problemi di salute che sono peggiorati a causa della sua detenzione;

H.  considerando che gli avvocati per i diritti umani continuano a essere vittime di intimidazioni e incarcerazioni, come nei casi dei noti avvocati Li Yuhan, in isolamento dal novembre 2017, e Wang Quanzhang, arrestato nel luglio 2015, detenuto in isolamento per oltre 800 giorni e, stando a quanto riportato, sottoposto a tortura; che i difensori dei diritti umani che presentano petizioni recandosi nelle grandi città per sollevare questioni locali vengono trattenuti e imprigionati, come Li Xiaoling, in carcere dal giugno 2017 pur continuando a soffrire di una forma grave di glaucoma; che i difensori dei diritti umani che forniscono una piattaforma per gli autori di petizioni e altri difensori dei diritti umani, come Ding Lingjie, Liu Feiyue e Zhen Jianghua, sono stati anch'essi posti in detenzione;

I.  considerando che il governo cinese ha promulgato nuove leggi, in particolare la legge sulla sicurezza dello Stato, la legge antiterrorismo, la legge sulla sicurezza informatica e la legge sulla gestione delle ONG straniere, le quali considerano l'attivismo pubblico e la critica pacifica nei confronti del governo minacce alla sicurezza dello Stato, rafforzano la censura, la sorveglianza e il controllo dei singoli individui e dei gruppi sociali e scoraggiano i cittadini dal promuovere i diritti umani;

J.  considerando che, nel quadro strategico e nel piano d'azione dell'UE su diritti umani e democrazia, il Consiglio si impegna a far sì che l'UE promuova la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti umani in tutti i settori della sua azione esterna, senza eccezioni, ponendo i diritti umani al centro delle sue relazioni con tutti i paesi terzi, ivi compresi i suoi partner strategici;

1.  permane fortemente preoccupato per l'approccio del governo cinese nei confronti dei difensori dei diritti umani e degli attivisti e avvocati impegnati in tale ambito; richiama la Cina alle sue responsabilità in quanto potenza mondiale e chiede alle autorità di Pechino di assicurare in tutte le circostanze il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, conformemente alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e ad altri strumenti internazionali in materia di diritti umani firmati o ratificati dalla Cina; esorta le autorità di Pechino, inoltre, a porre fine a tutti gli atti vessatori nei confronti dei difensori dei diritti umani nel paese, per metterli in grado di svolgere il proprio lavoro senza ostacoli;

2.  sollecita le autorità cinesi a rilasciare immediatamente e senza condizione alcuna tutti i difensori dei diritti umani e tutti gli attivisti, avvocati, giornalisti e promotori di petizioni detenuti per le loro attività nel campo dei diritti umani, e a porre fine alla repressione in corso nei loro confronti, perpetrata sotto forma di detenzione, vessazione giudiziaria e intimidazione;

3.  esorta il governo della Repubblica popolare cinese a rilasciare immediatamente e incondizionatamente Wu Gan, incarcerato unicamente per aver esercitato pacificamente il proprio diritto alla libertà di espressione e di riunione e, in attesa della sua liberazione, sollecita il governo a garantire che egli abbia contatti regolari e illimitati con la sua famiglia e gli avvocati di sua scelta e non sia sottoposto a torture o altre forme di maltrattamento; chiede che siano svolte indagini tempestive, efficaci e imparziali riguardo alle torture praticate in Cina e che i responsabili siano assicurati alla giustizia;

4.  pone l'accento sulla necessità di indagare sulle accuse di tortura su Xie Yang;

5.  esorta le autorità cinesi a rilasciare immediatamente e incondizionatamente Lee Ming-che e, in attesa della sua liberazione, a garantire che egli sia protetto da qualsivoglia forma di tortura o maltrattamento, abbia contatti con la sua famiglia e gli avvocati di sua scelta e abbia accesso a cure mediche adeguate;

6.  esprime profonda preoccupazione per l'arresto e il protrarsi della detenzione di Tashi Wangchuk, per le restrizioni applicate al suo diritto all'assistenza legale, per la mancanza di prove nei suoi confronti e per le irregolarità nelle indagini penali; chiede il rilascio immediato e incondizionato di Tashi Wangchuk;

7.  esorta le autorità cinesi a rilasciare immediatamente e incondizionatamente il monaco tibetano Choekyi; esorta il governo cinese ad acconsentire alle visite dei suoi familiari e degli avvocati di sua scelta e, in particolare, a fornirgli opportune cure mediche;

8.  sollecita il governo cinese a rispettare la propria Costituzione, segnatamente l'articolo 4 che protegge le minoranze nazionali, l'articolo 35 che tutela la libertà di espressione, di stampa, di riunione, di associazione, di corteo e di manifestazione, l'articolo 36 che riconosce il diritto di confessione religiosa e l'articolo 41 che garantisce il diritto di criticare qualsivoglia organismo o funzionario statale ed esprimere suggerimenti a riguardo del loro operato;

9.  reitera il suo invito al governo cinese affinché interagisca con Sua Santità il Dalai Lama e i suoi rappresentanti ed esprime il suo sostegno a favore di una risoluzione pacifica della questione tibetana attraverso il dialogo e i negoziati, al fine di garantire al Tibet un'autonomia effettiva nel quadro della Costituzione cinese;

10.  condanna inoltre le campagne anti-buddiste portate avanti tramite l'approccio dell'"educazione patriottica", che comprendono misure di gestione statale dei monasteri buddisti tibetani; esprime preoccupazione circa l'uso che viene fatto del diritto penale cinese per perseguitare tibetani e buddisti, le cui attività religiose sono equiparate al "separatismo"; deplora il fatto che l'ambiente per la pratica del buddismo in Tibet sia peggiorato in modo significativo dopo le proteste tibetane del marzo 2008, in quanto il governo cinese ha adottato un approccio più invasivo nell'ambito dell'"educazione patriottica";

11.  è preoccupato per l'adozione del pacchetto di leggi in materia di sicurezza e del loro impatto sulle minoranze in Cina, con particolare riferimento alla legge sull'antiterrorismo, che potrebbe condurre alla penalizzazione dell'espressione pacifica della cultura e della religione tibetane, e alla legge sulla gestione delle ONG straniere che pone i gruppi per la difesa dei diritti umani sotto il controllo rigoroso del governo, in quanto ciò costituisce un approccio categorico dall'alto verso il basso e non incoraggia i partenariati tra il governo locale e centrale e la società civile;

12.  sottolinea che le autorità cinesi devono garantire che tutti coloro che sono detenuti in isolamento siano messi immediatamente in contatto con i loro familiari e i loro legali e che le condizioni di detenzione rispettino le norme stabilite dal "Corpus di principi delle Nazioni Unite per la protezione di tutte le persone sottoposte a qualsiasi forma di detenzione o imprigionamento", adottato con la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite 43/173 del 9 dicembre 1988, ivi compreso l'accesso alle cure mediche;

13.  esprime profonda preoccupazione per le accuse di tortura su attivisti dei diritti umani di cui è venuto a conoscenza; invita pertanto il governo cinese a rispettare pienamente il divieto assoluto e inderogabile di infliggere torture ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, conformemente a quanto disposto dagli articoli 2 e 16 della Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti delle Nazioni Unite (UNCAT), ratificata dalla Cina il 4 ottobre 1988;

14.  incoraggia il governo cinese, all'avvicinarsi del ventesimo anniversario della sua firma, a ratificare il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e a garantirne la completa attuazione ponendo fine a tutte le pratiche abusive e adeguando la sua legislazione per quanto necessario;

15.  ricorda che è importante che l'UE sollevi la questione delle violazioni dei diritti umani in Cina, in particolare il caso delle minoranze in Tibet e nello Xinjiang, in occasione di ogni dialogo politico e sui diritti umani con le autorità cinesi, compresi i dialoghi annuali sui diritti umani, in linea con l'impegno dell'Unione di esprimersi con una voce forte, chiara e unificata nel dialogo con il paese; deplora tuttavia l'assenza di risultati concreti dei dialoghi sui diritti umani tra l'UE e la Cina; rammenta altresì che, nel contesto del suo attuale processo di riforma e del suo crescente impegno globale, la Cina ha aderito al quadro internazionale sui diritti umani firmando una vasta serie di trattati internazionali in materia; chiede pertanto di portare avanti il dialogo con la Cina affinché siano rispettati tali impegni;

16.  chiede a tutti gli Stati membri di adottare nei confronti della Cina un approccio risoluto e basato sui valori e si aspetta che essi non intraprendano iniziative o azioni unilaterali che possano compromettere la coerenza e l'efficacia dell'azione dell'UE; ricorda con profondo rammarico che l'UE non è riuscita a presentare una dichiarazione sui diritti umani in Cina dinanzi al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, nel mese di giugno 2017; si compiace dell'adozione di una dichiarazione nel corso della sessione successiva e si attende che l'UE continui a considerare la Cina un paese che necessita dell'attenzione del Consiglio per i diritti umani finché si rifiuta di impegnarsi ad attuare profonde riforme sui diritti; sollecita altresì l'UE e gli Stati membri a esprimere forti preoccupazioni in occasione del prossimo esame periodico universale della Cina e a garantire, in particolare, che la società civile cinese possa prendere liberamente parte al processo;

17.  invita il VP/AR e gli Stati membri ad adottare le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" sulla Cina, che sottolineano l'importanza cruciale che i diritti umani rivestono nell'ambito delle relazioni UE-Cina, e a esprimere chiaramente preoccupazione per le tendenze negative a tale riguardo in Cina, nonché l'auspicio che le autorità cinesi adottino le misure del caso per rispondere a tale situazione; sottolinea che tali conclusioni servirebbero a vincolare i 28 Stati membri e le istituzioni dell'UE a un messaggio e un approccio comuni per quanto riguarda i diritti umani in Cina;

18.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento della Repubblica popolare cinese.

 

 

Ultimo aggiornamento: 17 gennaio 2018
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