PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sulla situazione dei rifugiati rohingya, in particolare sulla drammatica situazione dei bambini
13.6.2018 - (2018/2756(RSP))
in sostituzione delle proposte di risoluzione seguenti:
B8-0292/2018 (Verts/ALE)
B8-0293/2018 (ECR)
B8-0294/2018 (S&D)
B8-0295/2018 (PPE)
B8-0297/2018 (GUE/NGL)
B8-0298/2018 (ALDE)
Cristian Dan Preda, Joachim Zeller, Elmar Brok, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Jaromír Štětina, Tomáš Zdechovský, Patricija Šulin, Marijana Petir, Eduard Kukan, Tunne Kelam, Csaba Sógor, Ramona Nicole Mănescu, Romana Tomc, David McAllister, Lefteris Christoforou, Luděk Niedermayer, Agnieszka Kozłowska-Rajewicz, Milan Zver, József Nagy, Adam Szejnfeld, Bogdan Andrzej Zdrojewski, Brian Hayes, Giovanni La Via, Inese Vaidere, Roberta Metsola, Ivo Belet, Deirdre Clune, Dubravka Šuica, Lars Adaktusson, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Laima Liucija Andrikienė, Ivana Maletić, Sandra Kalniete, Stanislav Polčák, Jiří Pospíšil, Krzysztof Hetman, Tokia Saïfi a nome del gruppo PPE
Elena Valenciano, Victor Boştinaru, Soraya Post, Wajid Khan a nome del gruppo S&D
Charles Tannock, Ruža Tomašić, Amjad Bashir, Notis Marias, Pirkko Ruohonen-Lerner, Jan Zahradil, Valdemar Tomaševski, Nosheena Mobarik, Monica Macovei, Sajjad Karim a nome del gruppo ECR
Urmas Paet, Nedzhmi Ali, Petras Auštrevičius, Beatriz Becerra Basterrechea, Izaskun Bilbao Barandica, Dita Charanzová, Gérard Deprez, Martina Dlabajová, Marian Harkin, Ivan Jakovčić, Petr Ježek, Ilhan Kyuchyuk, Patricia Lalonde, Valentinas Mazuronis, Louis Michel, Maite Pagazaurtundúa Ruiz, Jozo Radoš, Frédérique Ries, Robert Rochefort, Marietje Schaake, Jasenko Selimovic, Yana Toom, Ramon Tremosa i Balcells, Viktor Uspaskich, Ivo Vajgl, Johannes Cornelis van Baalen, Hilde Vautmans, Cecilia Wikström a nome del gruppo ALDE
Barbara Lochbihler, Heidi Hautala, Judith Sargentini, Bodil Valero, Jordi Solé, Ana Miranda, Jean Lambert a nome del gruppo Verts/ALE
Miguel Urbán Crespo, Patrick Le Hyaric, Barbara Spinelli, Marie-Christine Vergiat, Xabier Benito Ziluaga, Tania González Peñas, Lola Sánchez Caldentey, Estefanía Torres Martínez, Merja Kyllönen, Dimitrios Papadimoulis a nome del gruppo GUE/NGL
Fabio Massimo Castaldo, Ignazio Corrao
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione dei rifugiati rohingya, in particolare sulla drammatica situazione dei bambini
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Myanmar/Birmania e sulla situazione dei rohingya,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Bangladesh,
– viste le conclusioni del Consiglio del 20 giugno 2016 sulla strategia dell'UE nei confronti del Myanmar/Birmania,
– viste le conclusioni del Consiglio del 26 febbraio 2018 sul Myanmar/Birmania,
– visti gli orientamenti dell'UE in materia di promozione e tutela dei diritti del bambino, adottati dal Consiglio il 6 marzo 2017,
– vista la dichiarazione resa il 30 marzo 2016 dal VP/AR Federica Mogherini sull'insediamento del nuovo governo dell'Unione di Myanmar/Birmania,
– visto il comunicato stampa congiunto sul quarto dialogo UE-Myanmar/Birmania sui diritti umani del 5 marzo 2018,
– visti la Convenzione delle Nazioni Unite del 1951 sullo status dei rifugiati e il relativo protocollo del 1967,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo,
– viste la Convenzione relativa allo status degli apolidi del 1954 e la Convenzione sulla riduzione dell'apolidia del 1961,
– visto il piano d'azione globale 2014-2024 per porre fine all'apolidia, presentato nel novembre 2014 dall'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR),
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– vista la relazione finale dell'agosto 2017 della commissione consultiva sullo Stato di Rakhine,
– vista la Carta dell'Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN),
– vista la relazione del Segretario generale del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale connessa ai conflitti, pubblicata il 23 marzo 2018,
– visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che 720 000 bambini rohingya in Bangladesh e in Myanmar/Birmania hanno disperato bisogno di assistenza e protezione umanitaria;
B. considerando che nello Stato di Rakhine, in Myanmar/Birmania, vivono quasi 1,3 milioni di rohingya, una minoranza in prevalenza musulmana vittima di repressioni e di continue e gravi violazioni dei diritti umani, tra cui minacce alla vita e alla sicurezza, negazione del diritto alla salute e all'istruzione, lavori forzati, violenze sessuali e limitazione dei diritti politici; che i musulmani rohingya sono considerati la minoranza più perseguitata al mondo e il più grande gruppo di apolidi;
C. considerando che dall'agosto 2017 più di 900 000 rohingya, 534 000 dei quali bambini, sono fuggiti dalla violenza nei loro confronti e hanno cercato rifugio in Bangladesh, temendo per la propria vita; che, stando alle stime, circa 1 000 bambini rohingya di età inferiore ai cinque anni sono stati uccisi nelle violenze in Myanmar/Birmania; che, secondo i parlamentari dell'ASEAN per i diritti umani (APHR), 28 300 bambini rohingya hanno perso almeno un genitore, mentre altri 7 700 hanno riferito di aver perso entrambi i genitori, portando a 43 700 il numero di genitori mancanti all'appello;
D. considerando che oltre 14 000 bambini di età inferiore ai cinque anni soffrono di malnutrizione acuta grave; che i bambini rohingya hanno vissuto o assistito a eventi traumatici, tra cui in molti casi la perdita di uno o entrambi i genitori, la separazione dalle loro famiglie, abusi fisici, disagio psicologico, malnutrizione, malattie e sfruttamento sessuale e hanno assistito a crimini contro l'umanità nello Stato di Rakhine, tra cui l'incendio sistematico di case, attacchi fisici e stupri perpetrati contro i rohingya;
E. considerando che l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra'ad al-Hussein, ha descritto le operazioni del governo del Myanmar/Birmania come un "esempio da manuale di pulizia etnica" e come una "cinica manovra per trasferire con la forza un gran numero di persone senza possibilità di ritorno";
F. considerando che le crisi spesso colpiscono le donne in misura più grave e in modi diversi rispetto agli uomini e ai ragazzi, rafforzando, perpetuando ed esacerbando le preesistenti e persistenti disuguaglianze tra donne e uomini, la violenza di genere e la discriminazione;
G. considerando che i militari del Myanmar/Birmania utilizzano lo stupro come strumento nella loro campagna di pulizia etnica nello Stato di Rakhine; che la violenza sessuale è usata per dividere intere comunità e dissuadere le donne e le ragazze dal tornare alle loro case; che nei campi le vittime di stupro possono trovarsi ad affrontare l'esclusione sociale da parte delle loro comunità; che l'UNCHR ha chiesto informazioni sulla responsabilità delle forze armate del Myanmar/Birmania in merito ai diffusi stupri di donne e ragazze rohingya;
H. considerando che molti rifugiati sono donne in stato di gravidanza o con bambini piccoli che hanno percorso chilometri a piedi, arrivando nei campi di sfollati in condizioni di malattia dovute a stress mentale e fisico, denutrizione e ferite;
I. considerando che le agenzie umanitarie prevedono che nei campi profughi nove mesi dopo l'inizio degli assalti ai rohingya da parte di soldati e miliziani del Myanmar/Birmania possano nascere fino a 48 000 bambini;
J. considerando che l'accesso all'assistenza sanitaria per le donne e i bambini nei campi profughi in Bangladesh è molto limitato; che le donne incinte e le madri dovrebbero ricevere i servizi sanitari essenziali per la maternità di cui hanno bisogno, tra cui l'assistenza prenatale, il parto sicuro, l'assistenza neonatale, il sostegno all'allattamento al seno e l'assistenza sanitaria riproduttiva continuativa;
K. considerando che i bambini e le donne rohingya sono fortemente esposti al rischio di essere vittime di tratta a fini di prostituzione, nonché al rischio di molestie e violenze sessuali nei campi profughi in Bangladesh; che i bambini rohingya perduti nei campi profughi sono i più vulnerabili e rischiano di diventare vittime della tratta di esseri umani;
L. considerando che i bambini rohingya non hanno un accesso sufficiente all'istruzione formale; che solo i rohingya molto giovani ricevono un'istruzione di base in aule scolastiche improvvisate nei campi profughi, mentre i bambini più grandi hanno accesso scarso o inesistente all'istruzione formale;
M. considerando che è cominciata la stagione dei monsoni in Bangladesh e che si prevede che la situazione si deteriori in modo significativo; che almeno 200 000 persone nei campi profughi sono esposte al rischio immediato di inondazioni e frane; che esistono gravi minacce per la vita delle persone, i loro alloggi e l'approvvigionamento di cibo e acqua; che durante le inondazioni monsoniche esiste un rischio elevato di diffusione di malattie come il colera e l'epatite; che pochissimi rifugiati rohingya hanno avuto accesso all'assistenza medica o alle vaccinazioni prima di arrivare in Bangladesh;
N. considerando che il Myanmar/Birmania si è finora rifiutato di consentire l'ingresso nel paese a una missione conoscitiva del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e ha impedito l'accesso al relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Myanmar/Birmania, Yanghee Lee, respingendo quasi tutte le accuse di atrocità commesse dalle sue forze di sicurezza nel Rakhine;
O. considerando che lo statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI) afferma che i crimini più gravi che costituiscono motivo di preoccupazione per la comunità internazionale nel suo complesso, in particolare il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra, non devono rimanere impuniti; che nell'aprile 2018 il procuratore della CPI ha chiesto al tribunale di decidere se la CPI possa esercitare la propria giurisdizione sulle presunte deportazioni di rohingya dal Myanmar/Birmania al Bangladesh; che una sentenza che affermi la giurisdizione della CPI potrebbe aprire a quest'ultima la strada per condurre indagini sul Myanmar/Birmania per crimini contro l'umanità o deportazioni;
P. considerando che nel marzo 2017 la Cina e la Russia hanno bloccato l'adozione di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione della minoranza rohingya in Myanmar/Birmania;
Q. considerando che l'assenza di prospettive realistiche di un rimpatrio sicuro e volontario e la mancanza di progressi politici nella soluzione della crisi in Myanmar/Birmania suggeriscono che la situazione non si risolverà nel breve periodo e pertanto richiede un approccio sostenibile, che affronti in particolare i diritti e le esigenze dei minori;
R. considerando che il 6 giugno 2018 il Myanmar/Birmania, l'UNHCR e il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) hanno firmato un memorandum d'intesa tripartito; che l'UNHCR ha affermato che non vi sono ancora condizioni favorevoli per un rimpatrio volontario;
S. considerando che nel maggio 2018 la Commissione ha stanziato 40 milioni di EUR in aiuti umanitari per fornire un sostegno di primo soccorso ai civili rohingya vulnerabili e alle comunità di accoglienza in Bangladesh e in tutto lo Stato di Rakhine; che tale somma si aggiunge ai 51 milioni di EUR mobilitati nel 2017;
T. considerando che nel marzo 2018 le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per la raccolta di 951 milioni di USD al fine di fornire aiuti ai rifugiati rohingya per il resto del 2018, ma che ad oggi è stato ricevuto solo il 20 % circa di tale importo;
1. condanna fermamente gli attacchi contro i rohingya in Myanmar/Birmania, che secondo l'UNHCR equivalgono a una pulizia etnica; esprime profonda preoccupazione per la gravità e la portata crescenti delle violazioni dei diritti umani, tra cui uccisioni, scontri violenti, distruzione di proprietà private e sfollamento di centinaia di migliaia di civili; esorta l'esercito e le forze di sicurezza del Myanmar/Birmania a porre immediatamente fine alle uccisioni, alle vessazioni e agli stupri di cui sono vittime i rohingya, nonché agli incendi delle loro abitazioni;
2. esorta il governo del Myanmar/Birmania a consentire il pieno accesso senza restrizioni allo Stato di Rakhine agli osservatori internazionali e alle organizzazioni per i diritti umani e per il soccorso umanitario, comprese le Nazioni Unite e le ONG internazionali, in particolare la missione conoscitiva dell'ONU istituita nel marzo 2017 dall'UNHCR, onde garantire lo svolgimento di indagini indipendenti e imparziali sulle accuse di gravi violazioni dei diritti umani commesse da tutte le parti;
3. rammenta la necessità di fornire assistenza medica e psicologica nei campi profughi, mirata in particolare ai gruppi vulnerabili, tra cui donne e bambini; chiede maggiori servizi di sostegno per le vittime di stupro e di aggressione sessuale; insiste sul fatto che tutte le donne e le ragazze dovrebbero avere accesso a informazioni e servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva, compresi la contraccezione e l'aborto sicuro;
4. si compiace del sostegno prenatale e postnatale offerto da agenzie e organizzazioni; ricorda l'importanza di creare meccanismi e certificati di registrazione per i neonati, al fine di assicurare che dispongano di una documentazione, garantire i diritti legali e l'accesso ai servizi di base e sostenere la ricerca dei familiari, in linea con gli impegni assunti dal governo del Bangladesh per garantire la registrazione di tutte le nascite avvenute nel suo territorio; ricorda che il mantenimento dell'unità familiare è fondamentale per consentire a tali bambini di avere accesso ai propri diritti;
5. rileva con profonda preoccupazione la mancanza di un'offerta sufficiente di istruzione per i bambini rohingya nei campi profughi; invita le autorità del Bangladesh a garantire ai bambini rohingya un accesso pieno e adeguato a un'istruzione di qualità nella loro lingua; sottolinea il rischio di una generazione perduta per l'intera comunità, qualora non siano adottate le misure necessarie per garantire un'istruzione adeguata dei bambini; sottolinea l'importanza di consentire il pieno accesso all'istruzione, che può essere fornita nelle strutture scolastiche dalle agenzie delle Nazioni Unite e dalle ONG, in modo che tutti i bambini possano sviluppare il proprio potenziale;
6. è estremamente preoccupato per l'elevata incidenza nei campi della prostituzione forzata, della tratta di esseri umani e della violenza sessuale, compresi il matrimonio infantile, la violenza coniugale e lo sfruttamento e l'abuso sessuali; esorta le autorità del Bangladesh e del Myanmar/Birmania a garantire, in cooperazione con l'UNHCR, la sicurezza dei rifugiati rohingya nel loro territorio, segnatamente intensificando la lotta contro la tratta e la prostituzione infantile e spezzando le reti esistenti;
7. elogia gli sforzi intrapresi dal governo e dalla popolazione del Bangladesh per offrire rifugio e sicurezza ai rifugiati rohingya e li incoraggia a continuare a fornire assistenza umanitaria ai rifugiati provenienti dal Myanmar/Birmania; chiede un ulteriore sostegno internazionale per le comunità che ospitano i rifugiati, anche inteso ad affrontare le sfide sociali, educative, economiche e sanitarie interne; insiste sull'importanza dell'ascolto e del coinvolgimento delle donne nella progettazione di misure umanitarie e misure intese allo sviluppo della resilienza da parte di tutti i soggetti interessati;
8. insiste sul fatto che il governo del Myanmar/Birmania deve garantire il rimpatrio sicuro, volontario e dignitoso, sotto il completo controllo delle Nazioni Unite; esorta i governi del Myanmar/Birmania e del Bangladesh a rispettare pienamente il principio di non respingimento;
9. accoglie con favore il memorandum d'intesa concluso tra il Myanmar/Birmania, l'UNHCR e l'UNDP il 6 giugno 2018 come primo passo concreto verso il pieno coinvolgimento delle agenzie dell'ONU nel processo di rimpatrio; sottolinea, tuttavia, l'importanza di rendere l'accordo accessibile al pubblico il prima possibile;
10. sottolinea l'importanza di assicurare che gli attori umanitari possano prestare servizi di emergenza, anche riguardo alle malattie sessualmente trasmesse e alla violenza sessuale; esorta tutti i donatori ad aumentare i finanziamenti per rendere disponibile la gamma completa di servizi di assistenza sanitaria per le madri;
11. accoglie con favore la campagna delle Nazioni Unite volta a porre fine all'apolidia entro il 2024; ricorda che i rohingya sono parte integrante della popolazione del Myanmar/Birmania e devono pertanto essere riconosciuti come tali dalla legge, come raccomandato dalla commissione consultiva;
12. ricorda che la responsabilità finanziaria dell'assistenza alla popolazione di rifugiati non può ricadere in misura sproporzionata sul Bangladesh; invita la comunità internazionale e i donatori internazionali a intensificare con urgenza il loro impegno e a mettere a disposizione i fondi necessari per continuare a fornire gli aiuti umanitari e l'assistenza umanitaria necessari e per sostenere efficacemente le donne e i bambini rohingya, con particolare riguardo alle donne incinte, ai bambini e alle vittime di stupro, nonché per sostenere le comunità locali e di accoglienza in Bangladesh;
13. si compiace dell'adozione da parte del Consiglio, il 26 aprile 2018, di un quadro per misure mirate nei confronti di ufficiali responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e per il rafforzamento dell'embargo sulle armi imposto dall'UE; esorta l'UE e i suoi Stati membri ad applicare tutte le misure senza ulteriore indugio; invita inoltre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a imporre un embargo globale sulle armi a livello mondiale nei confronti del Myanmar/Birmania, sospendendo ogni fornitura, vendita o trasferimento diretti o indiretti, compresi il transito e il trasbordo, di tutte le armi, munizioni e altre attrezzature militari e di sicurezza, nonché la fornitura di addestramento o altre forme di assistenza militare e di sicurezza;
14. ribadisce il suo invito alla Commissione a prendere in considerazione conseguenze nell'ambito delle preferenze commerciali di cui gode il Myanmar/Birmania, esaminando altresì la possibilità di avviare un'indagine nel quadro dei meccanismi previsti dall'iniziativa "Tutto tranne le armi";
15. invita il SEAE e gli Stati membri a chiedere in sedi multilaterali l'accertamento delle responsabilità per i crimini commessi in Myanmar/Birmania; prende nota della richiesta rivolta dal procuratore capo della CPI ai giudici della Corte di confermare la giurisdizione della CPI sul reato di espulsione dei rohingya dal Myanmar/Birmania al Bangladesh; esorta l'UE e gli Stati membri dell'UE a prendere l'iniziativa in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e a presentare una risoluzione specifica che deferisca alla CPI l'intera situazione nel Myanmar/Birmania e nello Stato di Rakhine; esorta gli Stati membri dell'UE a prendere l'iniziativa in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite e all'UNHRC e a garantire l'urgente istituzione di un meccanismo internazionale, imparziale e indipendente a sostegno delle indagini sulle presunte atrocità;
16. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al governo e al parlamento del Myanmar/Birmania, al consigliere di Stato Aung San Suu Kyi, al governo e al parlamento del Bangladesh, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE, al Segretario generale dell'ASEAN, alla commissione intergovernativa dell'ASEAN sui diritti umani, al relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel Myanmar/Birmania, all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati e al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.