PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sullo Zimbabwe
13.2.2019 - (2019/2563(RSP))
in sostituzione delle proposte di risoluzione seguenti:
B8-0110/2019 (ECR)
B8-0118/2019 (Verts/ALE)
B8-0119/2019 (S&D)
B8-0120/2019 (ALDE)
B8-0124/2019 (EFDD)
B8-0125/2019 (PPE)
Cristian Dan Preda, Elmar Brok, David McAllister, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Marijana Petir, Eduard Kukan, Patricija Šulin, Jarosław Wałęsa, Tunne Kelam, Roberta Metsola, Csaba Sógor, Bogusław Sonik, Milan Zver, Adam Szejnfeld, Michaela Šojdrová, Pavel Svoboda, Lorenzo Cesa, Giovanni La Via, Antonio López-Istúriz White, Tomáš Zdechovský, Krzysztof Hetman, Anders Sellström, Seán Kelly, Francis Zammit Dimech, Deirdre Clune, Ivo Belet, Dubravka Šuica, Sandra Kalniete, Ivana Maletić, Anna Záborská, Romana Tomc, Andrey Kovatchev, Laima Liucija Andrikienė, László Tőkés, Anna Maria Corazza Bildt, Jiří Pospíšil, Stanislav Polčák, Inese Vaidere a nome del gruppo PPE
Elena Valenciano, Victor Boştinaru, Soraya Post, Aleksander Gabelic a nome del gruppo S&D
Charles Tannock, Notis Marias, Karol Karski, Geoffrey Van Orden, Jana Žitňanská, Valdemar Tomaševski, Raffaele Fitto, Ryszard Czarnecki, Jadwiga Wiśniewska, Ruža Tomašić, Monica Macovei, Branislav Škripek, Jan Zahradil a nome del gruppo ECR
Catherine Bearder, Nedzhmi Ali, Petras Auštrevičius, Beatriz Becerra Basterrechea, Izaskun Bilbao Barandica, Dita Charanzová, Gérard Deprez, Marian Harkin, Filiz Hyusmenova, Ivan Jakovčić, Petr Ježek, Ilhan Kyuchyuk, Valentinas Mazuronis, Louis Michel, Javier Nart, Urmas Paet, Maite Pagazaurtundúa Ruiz, Carolina Punset, Frédérique Ries, Robert Rochefort, Marietje Schaake, Jasenko Selimovic, Pavel Telička, Ramon Tremosa i Balcells, Ivo Vajgl, Johannes Cornelis van Baalen, Hilde Vautmans, Mirja Vehkaperä, Cecilia Wikström a nome del gruppo ALDE
Judith Sargentini, Maria Heubuch, Bodil Valero, Barbara Lochbihler, Margrete Auken a nome del gruppo Verts/ALE
Ignazio Corrao, Rolandas Paksas, Piernicola Pedicini, Fabio Massimo Castaldo a nome del gruppo EFDD
Risoluzione del Parlamento europeo sullo Zimbabwe
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sullo Zimbabwe,
– viste la relazione finale della missione di osservazione elettorale (MOE) dell'UE sulle elezioni armonizzate nello Zimbabwe del 2018 e la lettera inviata il 10 ottobre dall'osservatore capo della missione di osservazione elettorale (MOE) dell'UE al presidente Mnangagwa sulle principali risultanze della relazione finale,
– vista la dichiarazione, rilasciata il 17 gennaio 2019 dal portavoce del VP/AR sulla situazione nello Zimbabwe,
– viste le dichiarazioni rilasciate il 24 luglio 2018 e il 18 gennaio 2019 dal portavoce dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani sullo Zimbabwe,
– visto il comunicato congiunto emanato a seguito della riunione dei ministri degli Affari esteri UE-Unione africana del 21 e 22 gennaio 2019,
– vista la relazione di monitoraggio della commissione per i diritti umani dello Zimbabwe sulla scia dello sciopero ("Stay Away") dal 14 al 16 gennaio 2019 e dei successivi disordini,
– vista la relazione della commissione d'inchiesta dello Zimbabwe sulle violenze post-elettorali successive al 1° agosto,
– vista la dichiarazione, rilasciata il 2 agosto 2018, dal portavoce del VP/AR sulle elezioni nello Zimbabwe,
– vista la dichiarazione congiunta rilasciata il 2 agosto 2018 dalle missioni internazionali di osservazione elettorale per le elezioni armonizzate dello Zimbabwe, in cui si denunciava il ricorso eccessivo alla forza da parte della polizia e dell'esercito per reprimere le proteste,
– vista la dichiarazione locale congiunta rilasciata il 9 agosto 2018 dalla delegazione dell'UE, dai capi delle missioni degli Stati membri dell'Unione presenti ad Harare e dai capi delle missioni dell'Australia, del Canada e degli Stati Uniti sugli attacchi mirati all'opposizione nello Zimbabwe,
– viste le conclusioni del Consiglio dell'UE, del 22 gennaio 2018, alla luce della transizione politica in corso nello Zimbabwe,
– vista la decisione (PESC) 2017/288 del Consiglio, del 17 febbraio 2017, che modifica la decisione 2011/101/PESC relativa a misure restrittive nei confronti dello Zimbabwe[1],
– vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli del giugno 1981, che lo Zimbabwe ha ratificato,
– vista la costituzione dello Zimbabwe,
– visto l'accordo di Cotonou,
– visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,
A. considerando che il popolo dello Zimbabwe è stato a lungo oppresso da un regime autoritario guidato dal presidente Mugabe, che è rimasto al potere grazie alla corruzione, alla violenza, a elezioni inficiate da irregolarità e a un brutale apparato di sicurezza;
B. considerando che il 30 luglio 2018 si sono tenute nello Zimbabwe le prime elezioni presidenziali e parlamentari a seguito delle dimissioni di Robert Mugabe nel novembre 2017; che le elezioni hanno dato al paese la possibilità di porre fine alla serie di elezioni controverse segnate da violazioni dei diritti politici e umani e dalle violenze di Stato;
C. considerando che il 3 agosto 2018 la commissione elettorale dello Zimbabwe ha dichiarato Emmerson Mnangagwa vincitore delle elezioni presidenziali, con il 50,8 % dei suffragi contro il 44,3 % ottenuto dal candidato dell'opposizione, Nelson Chamisa; che i risultati sono stati immediatamente contestati dall'opposizione, secondo la quale le elezioni sarebbero state truccate; che la Corte costituzionale ha respinto tali accuse per mancanza di prove e il presidente Mnangagwa è stato ufficialmente reinvestito il 26 agosto per un nuovo mandato;
D. considerando che, secondo la relazione finale della MOE dell'UE, le cifre presentate dalla commissione elettorale dello Zimbabwe contenevano numerose anomalie e inesattezze e sollevavano un tale numero di questioni da mettere in dubbio l'esattezza e l'attendibilità delle cifre presentate;
E. considerando che il giorno dopo le elezioni, il ritardo nella comunicazione dei risultati è sfociato in un'ondata di violenze post-elettorali che ha provocato la morte di sei persone e il ferimento di molte altre nel corso delle manifestazioni indette dall'opposizione; che gli osservatori internazionali, tra cui l'UE, hanno condannato le violenze e l'uso eccessivo della forza da parte dell'esercito e delle forze di sicurezza nazionali;
F. considerando che il 10 agosto 2018 la commissione per i diritti umani dello Zimbabwe ha pubblicato una dichiarazione sulle elezioni armonizzate del 2018 e sul clima post-elettorale, la quale conferma che i manifestanti sono stati aggrediti dalle forze militari, esprimendo profonda preoccupazione per la brutalità e il comportamento violento della polizia e dichiarando che sono stati violati i diritti fondamentali dei dimostranti; che la Commissione ha invitato il governo ad avviare un dialogo nazionale;
G. considerando che, al momento di prestare giuramento ad Harare il 26 agosto 2018, il presidente Emmerson Mnangagwa ha promesso un futuro migliore e condiviso per tutti i cittadini dello Zimbabwe, a prescindere dall'affiliazione politica, con un governo fermamente impegnato a favore del costituzionalismo, radicato nello Stato di diritto, nel principio della separazione dei poteri, dell'indipendenza della magistratura e a favore di politiche che attrarranno capitali nazionali e internazionali;
H. considerando che nel settembre 2018 il presidente Mnangagwa ha istituito una commissione d'inchiesta secondo le cui conclusioni del dicembre 2018, le manifestazioni che hanno provocato gravi danni materiali e ferimenti sono state istigate e organizzate sia dalle forze di sicurezza che dai membri dell'Alleanza MDC, e che il ricorso all'esercito era giustificato e conforme alla Costituzione; che l'opposizione ha respinto la relazione; che la commissione ha chiesto un'indagine tra le forze di sicurezza e l'azione penale nei confronti dei responsabili dei reati, oltre a raccomandare il risarcimento delle vittime;
I. considerando che le tensioni politiche si sono acuite drasticamente in seguito alle elezioni e non si placano le denunce di violenza, mettendo seriamente a rischio il cammino democratico intrapreso nel paese;
J. considerando che il tracollo dell'economia, la mancanza di accesso ai servizi sociali e il rincaro dei beni di prima necessità hanno alimentato la rabbia della popolazione; che tra il 14 e il 18 gennaio 2019 nello Zimbabwe si è assistito a un'impennata delle proteste e manifestazioni nel corso di uno sciopero nazionale indetto dalla confederazione dei sindacati dello Zimbabwe (ZCTU) in ragione del rincaro del 150 % del costo dei carburanti; che le proteste erano anche dovute all'aumento della povertà, alla pessima situazione economica e all'abbassamento del tenore di vita;
K. considerando che, di fronte a questo movimento di protesta, il 14 gennaio 2019 il governo ha denunciato un "piano deliberato per minare l'ordine costituzionale", assicurando che "reagirà in modo adeguato nei confronti di chi cospira per sabotare la pace";
L. considerando che la polizia antisommossa ha reagito con eccessiva violenza e abusi dei diritti umani, tra cui il ricorso a munizioni attive, arresti arbitrari, sequestri, retate presso le strutture mediche che curavano le vittime della repressione, processi collettivi e per direttissima delle persone arrestate, tortura di queste ultime, episodi di stupro e distruzione di beni privati e pubblici;
M. considerando che la commissione per i diritti umani nominata dal governo ha pubblicato un rapporto da cui emerge il ricorso sistematico alla tortura da parte dei soldati e degli agenti di polizia;
N. considerando che sono state uccise 17 persone e centinaia sono rimaste ferite; che sono state arrestate circa mille persone, tra cui bambini di età compresa tra i 9 e i 16 anni, e che a circa due terzi delle persone arrestate è stata negata la libertà provvisoria; che molte persone sono ancora detenute illegalmente e sarebbero state picchiate e aggredite durante la detenzione;
O. considerando che, in base alle prove disponibili, l'esercito ha commesso omicidi, stupri e rapine a mano armata; che centinaia di attivisti e membri dell'opposizione restano nella clandestinità;
P. considerando che osservatori dei diritti umani e attori locali e internazionali, tra cui l'Unione europea, hanno ampiamente condannato la reazione del governo alle proteste, definendola "sproporzionata" ed "eccessiva";
Q. considerando che l'interruzione delle telecomunicazioni è divenuta uno strumento utilizzato dal regime per bloccare il coordinamento delle manifestazioni organizzate sulle reti sociali; che le comunicazioni di telefonia mobile e fissa, così come i canali Internet e i social media, sono stati ripetutamente bloccati per evitare l'accesso alle informazioni e alle comunicazioni e per celare le massicce violazioni dei diritti umani che lo Stato si stava preparando a commettere; che l'Alta Corte di giustizia dello Zimbabwe ha dichiarato illegale il ricorso alla legge sull'intercettazione delle comunicazioni per sospendere le comunicazioni online;
R. considerando che le autorità hanno organizzato massicce perquisizioni porta a porta alla ricerca di manifestanti, trascinando dalle proprie abitazioni dimostranti pacifici, difensori dei diritti umani, attivisti politici, esponenti della società civile e i loro familiari;
S. considerando che i paesi confinanti quali il Sud Africa sono diventati un centro per i cittadini dello Zimbabwe che fuggono dall'oppressione politica e dalle difficoltà economiche;
T. considerando che le forze di polizia hanno continuamente abusato delle leggi vigenti, come la legge sull'ordine pubblico e la sicurezza (POSA), per giustificare la repressione di membri dell'opposizione e attivisti dei diritti umani e per vietare dimostrazioni legittime e pacifiche;
U. considerando che i risultati conseguiti dallo Zimbabwe per quanto riguarda i diritti umani e la democrazia sono tra i più scarsi al mondo; che il popolo dello Zimbabwe e i difensori dei diritti umani continuano a subire attacchi, discorsi di odio, campagne diffamatorie, atti intimidatori e molestie, e che sono stati regolarmente riferiti atti di tortura;
V. considerando che il Presidente ha convocato un dialogo nazionale, iniziato il 6 febbraio, ed ha invitato tutti i partiti politici a partecipare, ma che il Movimento per il cambiamento democratico (MDC), principale partito di opposizione, si è rifiutato di prendervi parte;
W. considerando che lo Zimbabwe è firmatario dell'accordo di Cotonou, il quale, all'articolo 96, stabilisce che il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituisce un elemento essenziale della cooperazione ACP-UE;
1. sottolinea il suo desiderio unanime che lo Zimbabwe diventi una nazione pacifica, democratica e prospera, in cui tutti i cittadini siano trattati bene ed equamente dinanzi alla legge e in cui gli organi dello Stato agiscano a nome dei cittadini e non contro di essi;
2. condanna con forza la violenza che ha caratterizzato le recenti manifestazioni in Zimbabwe; è fermamente convinto che la manifestazione pacifica sia parte integrante del processo democratico e che l'uso eccessivo della forza in risposta ad essa dovrebbe essere evitato in ogni circostanza;
3. sollecita il Presidente Mnangagwa a tenere fede alle sue promesse iniziali di agire rapidamente per prendere il controllo della situazione e riportare lo Zimbabwe sulla strada della riconciliazione e del rispetto della democrazia e dello Stato di diritto;
4. invita le autorità dello Zimbabwe a porre immediatamente fine agli abusi da parte delle forze di sicurezza e ad indagare in modo rapido e imparziale su tutte le accuse di uso eccessivo della forza da parte di agenti di polizia e di funzionari pubblici, al fine di stabilire le responsabilità individuali in vista di garantire l'assunzione di responsabilità; ricorda che la Costituzione del paese prevede l'istituzione di un organo indipendente per indagare sulle denunce di violazioni commesse dalle forze di polizia e militari, ma che il governo non lo ha ancora istituito;
5. chiede al governo dello Zimbabwe di ritirare con urgenza tutto il personale militare e la milizia giovanile che sono dispiegati su tutto il territorio e stanno terrorizzando i residenti, in evidente violazione della Costituzione dello Zimbabwe;
6. ritiene che la libertà di riunione, associazione ed espressione rappresenti una componente fondamentale di qualsiasi democrazia; sottolinea che esprimere un parere in modo non violento sia un diritto costituzionale di tutti i cittadini dello Zimbabwe, e ricorda alle autorità il loro obbligo di tutelare il diritto di tutti i cittadini di protestare contro il deteriorarsi della loro condizione sociale ed economica; invita il governo a porre fine agli attacchi mirati nei confronti di leader e membri del Congresso dei sindacati dello Zimbabwe (ZCTU);
7. sottolinea il ruolo fondamentale che l'opposizione svolge in una società democratica;
8. sollecita le autorità dello Zimbabwe a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri politici;
9. chiede al governo dello Zimbabwe di rispettare le disposizioni della dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani e degli strumenti internazionali sui diritti umani ratificati dallo Zimbabwe;
10. è profondamente preoccupato per le presunte violazioni del giusto processo attraverso processi rapidi e di massa; insiste sulla necessità che il potere giudiziario difenda lo Stato di diritto e garantisca che la sua indipendenza e il diritto ad un processo equo siano rispettati in ogni circostanza; denuncia tutti gli arresti eseguiti senza la presentazione di prove;
11. invita le autorità dello Zimbabwe ad avviare un'indagine tempestiva, approfondita, imparziale e indipendente sulle accuse di violazioni e abusi dei diritti umani, inclusi stupri e violenze sessuali da parte delle forze di sicurezza, ed a condurre i responsabili dinanzi alla giustizia; chiede che l'accesso ai servizi medici sia universalmente fornito alle vittime di tali violenze sessuali, senza timore di ritorsioni;
12. condanna la chiusura di Internet, che ha consentito alle autorità di nascondere gli abusi dei diritti umani commessi da parte dell'esercito e delle forze di sicurezza nazionali e di ostacolare una copertura mediatica e una documentazione indipendenti degli abusi durante la repressione e immediatamente dopo le elezioni; sottolinea che l'accesso alle informazioni è un diritto che deve essere rispettato da parte delle autorità, conformemente ai loro obblighi costituzionali e internazionali;
13. denuncia l'uso scorretto e la natura restrittiva della legge sull'ordine pubblico e la sicurezza (POSA) e sollecita le autorità dello Zimbabwe ad allineare la legislazione alle norme internazionali per la protezione e la promozione dei diritti umani;
14. esprime particolare preoccupazione per la situazione economica e sociale in Zimbabwe; ricorda che i principali problemi del paese sono la povertà, la disoccupazione e la denutrizione e la fame croniche; ritiene che tali problemi possano essere risolti soltanto mediante l'attuazione di politiche ambiziose in materia di occupazione, istruzione, salute e agricoltura;
15. invita tutti gli attori politici a dar prova di responsabilità e di moderazione nonché, in particolare, ad astenersi dall'istigazione alla violenza;
16. ricorda al governo dello Zimbabwe che il sostegno dell'Unione europea e dei suoi Stati membri nel contesto dell'accordo di Cotonou, nonché in materia di commercio, sviluppo e assistenza economica, è subordinato al rispetto da parte del paese dello Stato di diritto e delle convenzioni e dei trattati internazionali di cui è parte;
17. ricorda che il sostegno a lungo termine dipende più da riforme globali che non da mere promesse; chiede che l'impegno europeo con lo Zimbabwe sia improntato ai valori e sia fermo nell'assumere una posizione nei confronti delle autorità dello Zimbabwe;
18. invita il governo ad attuare immediatamente le raccomandazioni sulla violenza postelettorale formulate dalla commissione di inchiesta, in particolare la promozione della tolleranza politica e di una leadership responsabile, e ad istituire un dialogo nazionale condotto in modo credibile, inclusivo, trasparente e responsabile;
19. prende atto della volontà del governo di tenere fede agli impegni in materia di riforme; sottolinea tuttavia che tali riforme dovrebbero essere sia politiche sia economiche; incoraggia il governo, l'opposizione, i rappresentanti della società civile e i leader religiosi ad impegnarsi in condizioni di parità in un dialogo nazionale in cui i diritti umani siano rispettati e protetti;
20. invita il governo ad attuare appieno le raccomandazioni formulate dalla MOE dell'UE, specie per quanto riguarda lo Stato di diritto e un contesto politico inclusivo; sottolinea le dieci raccomandazioni prioritarie identificate dalla MOE e illustrate nella lettera del 10 ottobre 2018 dell'osservatore capo al Presidente Mnangagwa, in particolare al fine di creare condizioni di parità per tutti i partiti politici, di garantire un quadro giuridico più chiaro e coerente; di rafforzare la commissione elettorale dello Zimbabwe rendendola realmente indipendente e trasparente, ristabilendo in tal modo la fiducia nel processo elettorale; di garantire che il rafforzamento dell'indipendenza della commissione elettorale la renda libera dal controllo del governo nell'approvazione dei suoi regolamenti; nonché di creare un processo elettorale maggiormente inclusivo;
21. invita la delegazione dell'Unione europea e le ambasciate degli Stati membri in Zimbabwe a continuare a seguire da vicino gli sviluppi nel paese e ad impiegare tutti gli strumenti appropriati per sostenere i difensori dei diritti umani, le organizzazioni della società civile e i sindacati, promuovere gli elementi essenziali dell'accordo di Cotonou e sostenere i movimenti a favore della democrazia;
22. chiede all'UE di rafforzare il dialogo politico con lo Zimbabwe sui diritti umani sulla base dell'articolo 8 dell'accordo di Cotonou;
23. invita il Consiglio europeo a rivedere le sue misure restrittive contro i cittadini e le entità in Zimbabwe, incluse le misure attualmente sospese, alla luce della responsabilità per le recenti violenze di Stato;
24. sollecita la comunità internazionale, in particolare la Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe (SADC) e l'Unione africana (UA), a fornire un'assistenza più attiva allo Zimbabwe, al fine di conseguire una soluzione democratica sostenibile alla crisi attuale;
25. invita i paesi confinanti a rispettare le disposizioni del diritto internazionale ed a proteggere coloro che fuggono dalla violenza in Zimbabwe offrendo loro asilo, in particolare nel breve termine;
26. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al SEAE, al governo e al parlamento dello Zimbabwe, ai governi della Comunità per lo sviluppo dell'Africa australe e dell'Unione africana e al Segretario generale del Commonwealth.
- [1] GU L 42 del 18.2.2017, pag. 11.