Proposta di risoluzione comune - RC-B8-0195/2019Proposta di risoluzione comune
RC-B8-0195/2019

PROPOSTA DI RISOLUZIONE COMUNE sul cambiamento climatico: visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra in conformità dell'accordo di Parigi

12.3.2019 - (2019/2582(RSP))

presentata a norma dell'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del regolamento
in sostituzione delle proposte di risoluzione seguenti:
B8-0195/2019 (EFDD)
B8-0198/2019 (Verts/ALE)
B8-0199/2019 (S&D)
B8-0200/2019 (ALDE)
B8-0202/2019 (PPE)
B8-0203/2019 (GUE/NGL)

Peter Liese, Christian Ehlera nome del gruppo PPE
Kathleen Van Brempt, Jytte Guteland, Miriam Dallia nome del gruppo S&D
Nils Torvalds, Fredrick Federleya nome del gruppo ALDE
Bas Eickhouta nome del gruppo Verts/ALE
Lynn Boylan, Marie-Christine Vergiat, Patrick Le Hyaric, Barbara Spinelli, Anja Hazekamp, Marie-Pierre Vieu, Stefan Eck, Eleonora Forenza, Luke Ming Flanagan, Rina Ronja Kari, Marisa Matias, Martina Michels, Stelios Kouloglou, Cornelia Ernsta nome del gruppo GUE/NGL
Eleonora Evi, Dario Tamburrano, Rosa D'Amato, Piernicola Pedicinia nome del gruppo EFDD


Procedura : 2019/2582(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
RC-B8-0195/2019
Testi presentati :
RC-B8-0195/2019
Discussioni :
Testi approvati :

Risoluzione del Parlamento europeo sul cambiamento climatico: visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra in conformità dell'accordo di Parigi

(2019/2582(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  vista la comunicazione della Commissione del 28 novembre 2018 dal titolo "Un pianeta pulito per tutti – Visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra" (COM(2018)0773),

–  vista l'analisi approfondita a sostegno della comunicazione della Commissione[1],

–  visti la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e il relativo protocollo di Kyoto,

–  visti l'accordo di Parigi e la decisione 1/CP.21, nonché la ventunesima conferenza delle Parti (COP21) dell'UNFCCC e l'undicesima conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti del protocollo di Kyoto (CMP11), tenutesi a Parigi (Francia) dal 30 novembre all'11 dicembre 2015,

–  viste la ventiquattresima conferenza delle Parti (COP24) nell'ambito dell'UNFCCC, la quattordicesima sessione della riunione delle Parti al protocollo di Kyoto (CMP14), nonché la terza parte della prima sessione della conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti dell'accordo di Parigi (CMA1.3), tenutesi a Katowice (Polonia) dal 2 al 14 dicembre 2018,

–  visti l'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite,

–  vista la sua risoluzione del 25 ottobre 2018 sulla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP24) tenutasi a Katowice (Polonia)[2],

–  viste le conclusioni del Consiglio del 22 marzo 2018,

–  viste la relazione speciale del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) dal titolo "Global Warming of 1.5°C" (riscaldamento globale di 1,5º C), la sua quinta relazione di valutazione (AR5) e la relativa relazione di sintesi,

–  vista la nona edizione dell'Environment Emissions Gap Report, la relazione sul divario delle emissioni a cura del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), adottata il 27 novembre 2018,

–  visto l'articolo 123, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,

1.  accoglie con favore la pubblicazione della comunicazione della Commissione dal titolo "Un pianeta pulito per tutti – Visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra", che illustra le opportunità e le sfide, per i cittadini europei e l'economia dell'Europa, del passaggio a un'economia a zero emissioni nette di gas a effetto serra (GES), e getta le basi di un ampio dibattito che coinvolge le istituzioni dell'UE, i parlamenti nazionali, il settore imprenditoriale, le organizzazioni non governative, le città e le comunità nonché i cittadini; sostiene l'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni nette di GES entro il 2050 ed esorta gli Stati membri a fare altrettanto nel quadro del dibattito sul Futuro dell'Europa, in occasione del vertice speciale dell'Unione europea che si terrà a Sibiu nel maggio 2019; invita gli Stati membri a impegnarsi con l'ambizione richiesta al fine di conseguire tale obiettivo;

2.  riconosce che i gravi rischi rappresentati dal cambiamento climatico sono al centro delle preoccupazioni dei nostri cittadini; si compiace del fatto che i cittadini di tutta Europa, in particolare le giovani generazioni, siano sempre più attivi nel manifestare a favore della giustizia climatica; accoglie con soddisfazione le richieste di tali attivisti, che sollecitano un maggiore livello di ambizione e interventi celeri per evitare lo sforamento della soglia climatica di 1,5º C; ritiene che i governi nazionali, regionali e locali nonché l'Unione debbano prestare ascolto a tali richieste;

3.  evidenzia il fatto che i cittadini europei sono già confrontati alle conseguenze dirette del cambiamento climatico; sottolinea che, secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, tra il 2010 e il 2016 le perdite medie annuali nell'Unione dovute a condizioni meteorologiche e climatiche estreme si sono attestate intorno ai 12,8 miliardi di EUR e che, se non verranno prese altre misure, entro il 2080 i danni climatici nell'Unione potrebbero ammontare come minimo a 190 miliardi di EUR, pari a una perdita netta di benessere equivalente all'1,8 % dell'attuale PIL dell'Unione; evidenzia che, in uno scenario a elevate emissioni, i costi annuali delle inondazioni nell'UE potrebbero aumentare fino a raggiungere 1 000 miliardi di EUR entro il 2100 e che, sempre entro la stessa data, le catastrofi dovute alle condizioni meteorologiche potrebbero colpire circa due terzi dei cittadini europei, rispetto all'attuale 5 %; sottolinea inoltre che, secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, entro il 2030 il 50 % delle zone popolate dell'UE risentirà di una grave carenza idrica;

4.  sottolinea che la relazione speciale dell'IPCC sul riscaldamento globale di 1,5° C costituisce la valutazione scientifica più esaustiva e aggiornata dei percorsi di attenuazione in linea con l'accordo di Parigi;

5.  pone in evidenza che, secondo la relazione speciale dell'IPCC sul riscaldamento di 1,5° C, il contenimento del riscaldamento globale entro 1,5° C senza alcuno sforamento o con uno sforamento limitato implica l'azzeramento delle emissioni nette di GES a livello globale entro e non oltre il 2067 e la riduzione su base annua delle emissioni mondiali di GES a un massimo di 27,4 gigatonnellate di CO2 equivalente (GtCO2eq) entro il 2030; insiste, alla luce di tali risultanze, sulla necessità che l'Unione, in quanto leader mondiale e per avere una buona possibilità di contenere l'aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5° C entro il 2100, si adoperi per conseguire quanto prima, e al più tardi entro il 2050, l'azzeramento delle emissioni nette di GES;

6.  esprime preoccupazione per la relazione 2018 delle Nazioni Unite sul divario delle emissioni, secondo la quale gli attuali contributi incondizionati determinati a livello nazionale (NDC) superano di gran lunga la soglia di riscaldamento fissata ben al di sotto dei 2 °C dall'accordo di Parigi e comporteranno invece a un riscaldamento stimato di 3,2° C[3] entro il 2100; sottolinea l'urgente necessità che tutte le Parti dell'UNFCCC aggiornino le proprie ambizioni in materia climatica entro il 2020;

Percorsi per una strategia europea di azzeramento delle emissioni entro la metà del secolo

7.  ritiene che l'Europa possa essere d'esempio nel perseguimento della neutralità climatica investendo in soluzioni tecnologiche innovative, responsabilizzando i cittadini e coordinando l'azione in settori chiave quali l'energia, la politica industriale e la ricerca, e garantendo nel contempo l'equità sociale per una transizione giusta;

8.  osserva che la strategia in questione presenta otto percorsi per la trasformazione economica, tecnologica e sociale necessaria affinché l'Unione rispetti l'obiettivo a lungo termine dell'accordo di Parigi relativo alla temperatura; rileva che solo due dei percorsi permetterebbero all'UE di conseguire l'azzeramento delle emissioni nette di GES entro e non oltre il 2050; sottolinea che ciò richiede un'azione rapida e un notevole impegno a livello locale, regionale, nazionale e dell'UE, che veda coinvolti anche tutti gli attori non governativi; ricorda l'obbligo, per gli Stati membri, di adottare strategie nazionali a lungo termine come stabilito nel regolamento sulla governance; invita pertanto gli Stati membri a definire chiari obiettivi a breve e lungo termine e politiche coerenti con gli obiettivi dell'accordo di Parigi, nonché a sostenere tramite investimenti i percorsi verso l'azzeramento delle emissioni nette;

9.  evidenzia che la prima categoria di percorsi figuranti nella strategia mira a ridurre di appena l'80 % circa le emissioni di GES entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990; rileva con preoccupazione che tale ambizione rappresenta il livello minimo necessario per contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 °C e non è pertanto in linea con l'obiettivo di Parigi di limitarlo ben al di sotto di 2 °C, né con l'ulteriore obiettivo di contenerlo al di sotto di 1,5 °C;

10.  richiama l'attenzione sul fatto che, secondo le stime della Commissione, il PIL dell'Unione dovrebbe crescere maggiormente in uno scenario di emissioni zero rispetto ad altri scenari contraddistinti da riduzione inferiori delle emissioni, e che in entrambi i casi gli effetti non sarebbero distribuiti in maniera omogenea nell'Unione a causa delle differenze esistenti tra gli Stati membri, anche in termini di PIL pro capite e di intensità di carbonio del mix energetico; ritiene che l'inazione rappresenterebbe in assoluto l'ipotesi più onerosa e comporterebbe non solo un notevole calo del PIL in Europa ma anche la crescita delle disparità economiche tra gli Stati membri e le regioni nonché al loro interno, in quanto alcuni di essi risentirebbero più di altri delle conseguenze dell'inazione;

11.  constata con preoccupazione che la dipendenza dell'Unione dalle importazioni energetiche si attesta attualmente interno al 55 %; sottolinea che, in uno scenario di zero emissioni nette, tale dipendenza scenderebbe al 20 % entro il 2050, con effetti positivi sulla bilancia commerciale e sulla posizione geopolitica dell'UE; osserva che il risparmio cumulativo sui costi delle importazioni di combustibili fossili tra il 2031 e il 2050 sarebbe dell'ordine di 2 000-3 000 miliardi di EUR, che potrebbero essere spesi per altre priorità dei cittadini europei;

12.  plaude all'inclusione di due percorsi il cui obiettivo è l'azzeramento delle emissioni nette di GES entro il 2050 e al sostegno della Commissione agli stessi, e ritiene che tale obiettivo da raggiungere entro la metà del secolo sia l'unico compatibile con gli impegni dell'Unione nel quadro dell'accordo di Parigi; deplora il fatto che nella strategia non siano stati presi in considerazione percorsi di azzeramento delle emissioni nette di GES prima del 2050;

13.  rileva che i percorsi proposti comportano il ricorso a una serie di tecnologie di assorbimento del carbonio, tra cui le tecniche di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) o di cattura e utilizzo del carbonio (CCU) e le tecniche DAC (cattura direttamente dall'atmosfera), che non trovano a tutt'oggi una diffusione su larga scala; ritiene tuttavia che la strategia UE di azzeramento delle emissioni nette debba privilegiare la riduzione diretta delle emissioni e gli interventi volti a conservare e potenziare i pozzi di assorbimento e le riserve naturali dell'UE; è del parere che occorrano ulteriori interventi entro il 2030 per evitare che l'Unione si affidi a tecnologie di assorbimento del carbonio che comporterebbero notevoli rischi per gli ecosistemi, la biodiversità e la sicurezza alimentare, come confermato dalla relazione speciale dell'IPCC sul riscaldamento di 1,5° C;

Aspetti sociali del cambiamento climatico e una transizione giusta

14.  si compiace della valutazione della Commissione, secondo la quale è possibile azzerare le emissioni nette senza perdite nette di posti di lavoro, e prende atto con soddisfazione della valutazione dettagliata della transizione nelle industrie ad alta intensità energetica; pone in evidenza la constatazione secondo cui, se gestita correttamente con un adeguato sostegno per le regioni, i settori e i cittadini più vulnerabili, la giusta transizione verso l'azzeramento delle emissioni nette di GES può tradursi in un a crescita netta di posti di lavoro nell'Unione, dal momento che, considerando tutti i comparti economici, i posti di lavoro cresceranno di 2,1 milioni di unità aggiuntive entro il 2050 nell'ipotesi di zero missioni nette, rispetto a una crescita di 1,3 milioni di posti di lavoro aggiuntivi nell'ipotesi di una di riduzione delle emissioni dell'80 %; ritiene pertanto che la Commissione debba mettere a punto un nuovo audit delle competenze nell'ambito della panoramica europea delle competenze, con dati regionali sulle competenze necessarie per un'Europa climaticamente neutra, onde aiutare le regioni, i settori e le persone più vulnerabili a riqualificarsi per posti di lavoro di qualità adeguati alle esigenze del futuro nelle stesse regioni;

15.  insiste sui numerosi vantaggi collaterali di una società a impatto climatico neutro per la sanità pubblica, anche in termini di risparmi sulla spesa sanitaria e di pressione sui sistemi assicurativi e sanitari pubblici, nonché per il benessere generale dei cittadini europei grazie all'aumento della biodiversità, alla riduzione dell'inquinamento atmosferico e all'attenuazione dell'esposizione agli inquinanti; rileva che, in tale scenario, i costi generati dai danni alla salute si ridurrebbero di circa 200 miliardi di EUR all'anno;

16.  sottolinea l'importanza di creare un fondo per una transizione giusta, soprattutto per le regioni maggiormente colpite dalla decarbonizzazione, come le regioni carbonifere, associata a una generale considerazione delle incidenze sociali degli attuali finanziamenti per il clima; sottolinea, a tale riguardo, la necessità di un'ampia accettazione da parte dell'opinione pubblica della strategia a lungo termine, viste le trasformazioni che sono necessarie in alcuni settori;

17.  sottolinea la necessità di un approccio preventivo volto a garantire una giusta transizione per i cittadini dell'UE e a sostenere le regioni più colpite dalla decarbonizzazione; ritiene che la transizione climatica dell'Europa debba essere sostenibile da un punto di vista ecologico, economico e sociale; insiste sul fatto che, per garantire l'accettazione politica di tutti i cittadini, è importante tener conto degli effetti distributivi delle politiche climatiche e di decarbonizzazione, in particolare per le persone a basso reddito; ritiene pertanto necessario tenere pienamente conto delle incidenze sociali in tutte le strategie climatiche nazionali e dell'Unione, al fine di garantire una trasformazione sociale ed ecologica in Europa; evidenzia, a tale proposito, la necessità di elaborare in futuro strategie su misura, dotate di sufficienti risorse finanziarie, a tutti i livelli, sulla base di processi inclusivi e in stretta collaborazione con le autorità pubbliche locali e regionali, i sindacati, gli istituti di istruzione, le organizzazioni della società civile e il settore privato, onde garantire che tutti i cittadini europei beneficino di pari opportunità nel quadro di tale transizione;

18.  ricorda che i cittadini europei attualmente a rischio di povertà energetica sono tra i 50 e i 125 milioni[4]; sottolinea che la transizione energetica può avere ripercussioni sproporzionate per le persone con redditi bassi e aumentare ulteriormente la povertà energetica; invita gli Stati membri a valutare, nei loro piani nazionali integrati per l'energia e il clima, il numero di nuclei familiari che versano in condizioni di povertà energetica, e ad adottare, se necessario, azioni di follow-up, come richiesto dal regolamento sulla governance; invita gli Stati membri a prendere misure lungimiranti per garantire una transizione energetica giusta e assicurare a tutti i cittadini dell'Unione l'accesso all'energia;

Obiettivi intermedi

19.  riconosce che il decennio 2020-2030 rivestirà un'importanza cruciale se l'Unione vuole conseguire l'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni nette entro il 2050; invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere un solido obiettivo a medio termine per il 2030, necessario per garantire al mercato una sufficiente stabilità degli investimenti e sfruttare appieno il potenziale dell'innovazione tecnologica, nonché rafforzare le possibilità per le imprese europee di diventare leader sul mercato mondiale in termini di produzione a basse emissioni;

20.  sottolinea che, per conseguire zero emissioni nette di GES nel 2050 nel modo economicamente più efficiente sotto il profilo dei costi, occorrerà innalzare il livello di ambizione per il 2030 e allinearlo agli scenari di zero emissioni nette per il 2050; ritiene essenziale che l'Unione affermi in modo chiaro, al più tardi in occasione del vertice delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a New York nel settembre 2019, di essere pronta a rivedere il proprio contributo nel quadro dell'accordo di Parigi;

21.  è favorevole a un aggiornamento dell'NDC dell'Unione; invita pertanto i leader dell'Unione europea ad appoggiare il corrispondente innalzamento del livello di ambizione dell'NDC dell'Unione europea in occasione del vertice speciale dell'UE che si terrà a Sibiu nel maggio 2019, in vista del vertice delle Nazioni Unite sul clima del settembre 2019;

22.  ritiene che, al più tardi in occasione del riesame 2022-2024 del pacchetto sul clima all'orizzonte 2030 e di altre normative pertinenti, la Commissione debba presentare proposte legislative intese a innalzare il livello di ambizione in linea con l'NDC aggiornato e l'obiettivo di azzeramento delle emissioni nette; è dell'avviso che uno scarso livello di ambizione per il 2030 limiterebbe le opzioni future, con il rischio di ridurre la disponibilità di alcune opzioni per una decarbonizzazione efficiente in termini di costi; reputa che tali riesami siano scadenze importanti per garantire il rispetto degli impegni climatici dell'Unione;

23.  ritiene che, ai fini di una maggiore stabilità dei mercati, sarà altresì utile per l'Unione definire un ulteriore obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni entro il 2040, in grado di garantire ulteriore stabilità nonché il conseguimento dell'obiettivo a lungo termine per il 2050;

24.  ritiene che la strategia dell'UE di azzeramento delle emissioni nette debba fondarsi sul bilancio globale quinquennale indicato nell'accordo di Parigi e tenere conto degli sviluppi in campo tecnologico e sociale, nonché del contributo degli attori non statali e del Parlamento europeo;

Contributi settoriali

25.  sottolinea che le emissioni nette dovranno essere pressoché azzerate in tutti i comparti economici, i quali dovrebbero contribuire, senza eccezioni, agli sforzi congiunti di riduzione delle emissioni; invita pertanto la Commissione a elaborare soluzioni per la neutralità climatica di tutti i settori; insiste sull'importanza, a tale proposito, del principio "chi inquina paga";

26.  insiste altresì sull'importanza delle diverse misure e atti normativi sul clima adottati in diversi ambiti di intervento, ma mette in guardia dal fatto che un approccio frammentato potrebbe comportare incongruenze e impedire all'UE di conseguire un'economia a zero emissioni nette di GES entro il 2050; reputa che si debba adottare un approccio di ampio respiro;

27.  chiede alla Commissione di valutare la possibilità di armonizzare la fissazione del prezzo del carbonio e dell'energia nell'Unione, a sostegno della transizione verso un'economia a zero emissioni nette, in particolare nei settori non interessati dal sistema di scambio di quote di emissione dell'UE; chiede alla Commissione di esaminare il modo migliore per evitare casi di disagio e insiste sul fatto che l'onore complessivo per i cittadini non dovrebbe aumentare;

28.  prende atto del ruolo attribuito alla CCS nella maggior parte delle ipotesi a 1,5°C dalla relazione speciale dell'IPCC sul riscaldamento globale di 1,5°C; insiste sulla necessità che l'UE dia prova di una maggiore ambizione in questo ambito; prende inoltre atto degli obiettivi fissati dagli Stati membri nel quadro del Piano strategico per le tecnologie energetiche (piano SET) al fine di attuare la CCS su scala commerciale nel settore energetico e industriale europeo negli anni 2020; ritiene necessario un maggiore ricorso, nei processi industriali, a sistemi CCU e CCS sicuri sotto il profilo ambientale, che garantiscano una riduzione netta delle emissioni attraverso la prevenzione di emissioni o lo stoccaggio permanente di CO2;constata con preoccupazione che, al momento, molte tecnologie CCU non consentono una riduzione permanente delle emissioni; invita pertanto la Commissione a elaborare criteri tecnici che garantiscano il sostegno soltanto alle tecnologie che producono risultati verificabili;

29.  osserva che la strategia conferma che le emissioni di gas serra del settore dei trasporti continuano a crescere e che le politiche attuali non saranno sufficienti a decarbonizzare il settore dei trasporti entro il 2050; sottolinea l'importanza di garantire un trasferimento modale dal trasporto aereo a quello ferroviario, anche attraverso la celere realizzazione di una rete ferroviaria interoperabile all'interno dell'UE e mobilitando maggiori investimenti, e verso i trasporti pubblici e la mobilità condivisa; constata che il trasporto su strada contribuisce a circa un quinto delle emissioni totali di CO2 dell'UE; invita pertanto gli Stati membri e la Commissione ad adottare misure decisive per consentire ai consumatori in tutti gli Stati membri di accedere ai veicoli a zero e a basse emissioni, evitando nel contempo una maggiore diffusione dei veicoli vecchi e altamente inquinanti negli Stati membri a minore reddito; sottolinea inoltre il ruolo delle tecnologie intelligenti quali le infrastrutture di ricarica intelligente, per stabilire sinergie tra l'elettrificazione dei trasporti e la diffusione di fonti energetiche rinnovabili;

30.  sottolinea che, per conseguire la neutralità climatica per l'economia dell'UE nel suo complesso, è necessario il contributo di tutti i settori, compresi il trasporto aereo e marittimo internazionale; osserva che dall'analisi della Commissione emerge che gli attuali obiettivi e provvedimenti globali previsti, rispettivamente, dall'Organizzazione marittima internazionale e dall'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale, anche se pienamente attuati, non permettono comunque di conseguire le necessarie riduzioni delle emissioni, e che occorrono ulteriori interventi significativi, coerenti con l'obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di tutti i settori dell'economia; sottolinea la necessità di investimenti nelle tecnologie e nei combustibili a zero e a basse emissioni di carbonio in tali settori; invita la Commissione ad applicare il principio "chi inquina paga" in questi settori; ricorda che si prevede un aumento del 250 % delle emissioni di gas a effetto sera del trasporto marittimo internazionale entro il 2050; plaude al fatto che il settore del trasporto marittimo internazionale si sia dato un obiettivo assoluto di riduzione delle emissioni di GES; constata con preoccupazione la mancanza di progressi nel tradurre tale obiettivo in misure a breve e medio termine e in altre azioni concrete; prende atto del diverso onere che ricade sui diversi modi di trasporto; chiede che l'aumento degli introiti dell'ETS debba essere utilizzato per promuovere modalità di trasporto ecocompatibili quali autobus o ferrovie;

31.  osserva che circa il 60 % del metano a livello mondiale è emesso da fonti quali l'agricoltura, le discariche e le acque reflue, nonché dalla produzione e dal trasporto di combustibili fossili mediante condotte; ricorda che il metano è un potente GES con un potenziale di riscaldamento 28 volte superiore a quello della CO2 nell'arco di cento anni[5];invita nuovamente la Commissione a esaminare quanto prima opzioni politiche volte ad affrontare rapidamente le emissioni di metano, nel quadro di un piano strategico dell'Unione per il metano, e a presentare a tal fine proposte legislative al Parlamento e al Consiglio;

32.  sottolinea che, nel 2050, l'agricoltura sarà una delle principali fonti di emissioni di gas serra rimaste nell'UE, in particolare a causa delle emissioni di metano e protossido di azoto;mette in evidenza il potenziale del settore agricolo per affrontare le sfide dei cambiamenti climatici, ad esempio attraverso le innovazioni ecologiche e tecnologiche, come pure la cattura del carbonio nel suolo; chiede l'adozione di una politica agricola comune, che contribuisca a ridurre le emissioni di GES in linea con il passaggio a un'economia climaticamente neutra; invita la Commissione a garantire che le politiche agricole, in particolare i fondi nazionali e dell'UE, siano in linea con gli obiettivi e le finalità dell'accordo di Parigi;

33.  sottolinea la necessità di integrare l'ambizione climatica in tutte le politiche dell'UE, compresa la politica commerciale; esorta la Commissione a garantire che tutti gli accordi commerciali firmati dall'UE siano pienamente compatibili con l'accordo di Parigi, dal momento che ciò non solo migliorerebbe l'azione globale contro il cambiamento climatico, ma garantisce anche condizioni di parità per i settori interessati;

34.  sostiene una gestione attiva e sostenibile delle foreste a livello nazionale, unitamente a strumenti concreti volti a incentivare una bioeconomia dell'UE efficiente e sostenibile, tenuto conto della notevole misura in cui le foreste possono contribuire a intensificare gli sforzi europei a favore del clima (attraverso la cattura, lo stoccaggio e la sostituzione) e a raggiungere l'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni entro il 2050; riconosce la necessità di adattarsi ai cambiamenti climatici e di arrestare la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020, nonché la necessità di elaborare politiche basate su dati concreti, che contribuiscano ad attuare e a finanziare le misure di conservazione della biodiversità nell'UE;

Politica energetica

35.  evidenzia il contributo dell'efficienza energetica alla sicurezza dell'approvvigionamento, alla competitività economica, alla protezione dell'ambiente, alla riduzione delle bollette energetiche e al miglioramento della qualità delle abitazioni; conferma l'importante ruolo dell'efficienza energetica nel creare opportunità economiche e occupazione, come pure i vantaggi che essa comporta a livello globale e regionale; ricorda, al riguardo, l'introduzione del principio dell'efficienza energetica al primo posto nell'ambito del regolamento sulla governance, e che la sua applicazione dovrebbe essere sfruttata appieno e in modo efficiente sotto il profilo dei costi lungo l'intera catena energetica ed essere considerata come base per qualsiasi percorso verso l'obiettivo di azzeramento delle emissioni nette per il 2050;

36.  sottolinea il ruolo centrale dell'energia nella transizione verso un'economia a zero emissioni nette di gas a effetto serra; ricorda che l'Unione è riuscita a scindere con successo le emissioni di GES e la crescita economica negli ultimi decenni, come pure a ridurre le emissioni, in particolare attraverso l'efficienza energetica e la diffusione delle energie rinnovabili; insiste sulla necessità che la transizione verso l'energia pulita continui a promuovere l'ammodernamento dell'economia europea, a stimolare la crescita economica sostenibile e ad apportare vantaggi sociali ed economici ai cittadini europei;

37.  ritiene che la leadership dell'UE in materia di energie rinnovabili ed efficienza energetica dimostri ad altre parti del mondo che la transizione verso un'energia pulita è possibile e vantaggiosa, al di là della lotta ai cambiamenti climatici;

38.  richiama l'attenzione sul fatto che il conseguimento di un'economia a zero emissioni nette di gas a effetto serra richiederà ingenti investimenti aggiuntivi nel sistema energetico dell'UE e nella relativa infrastruttura, rispetto allo scenario di riferimento attuale, per un importo annuo che potrebbe oscillare tra i 175 e 290 miliardi di EUR;

39.  sottolinea che, dati i diversi punti di partenza della transizione energetica, gli sforzi di riduzione dei gas a effetto serra, onde conseguire la neutralità climatica a livello dell'UE, potrebbero essere ripartiti in maniera non uniforme nell'UE;

40.  chiede agli Stati membri di attuare senza indugio il pacchetto "Energia pulita"; ricorda la competenza degli Stati membri nel decidere il proprio mix energetico nel quadro dell'UE per il clima e l'energia;

41.  chiede di introdurre un sistema energetico ad alta efficienza e basato su fonti rinnovabili e invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie a tale proposito, poiché esso avrà effetti di ricaduta su tutti i settori economici; sottolinea che tutti i percorsi presentati dalla Commissione prevedono una drastica riduzione dei combustibili fossili e un forte aumento delle energie rinnovabili;

42.  sottolinea che la direttiva sulla progettazione ecocompatibile[6] ha contribuito in maniera significativa al conseguimento degli obiettivi climatici dell'UE, riducendo le emissioni di gas a effetto serra di 320 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti all'anno, e che si stima che, grazie alla direttiva, entro il 2020 i consumatori dell'UE risparmieranno complessivamente fino a 112 miliardi di EUR o circa 490 EUR all'anno per nucleo familiare; chiede che nel quadro della direttiva sulla progettazione ecocompatibile siano regolamentati anche altri prodotti, tra cui tablet e smartphone, e che le norme esistenti siano aggiornate per tenere conto dei progressi tecnologici;

43.  insiste sulla necessità di garantire un'ulteriore integrazione del mercato europeo dell'energia, al fine di decarbonizzare il settore energetico nel modo più efficace possibile, agevolare gli investimenti nei settori in cui è possibile produrre la maggior parte delle energie rinnovabili e incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini al fine di accelerare la transizione energetica verso un'economia sostenibile e neutra in termini di emissioni di carbonio; considera indispensabile accrescere il grado di interconnettività tra gli Stati membri e promuovere un maggior numero di regimi di sostegno transfrontalieri;

44.  rileva che il settore edilizio dell'UE rappresenta attualmente il 40 % del consumo finale di energia in Europa e il 36 % delle emissioni di CO2[7]; invita a sfruttare il potenziale di risparmio energetico e a ridurre l'impronta di carbonio di tale settore, coerentemente con l'obiettivo della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia[8] di conseguire, entro il 2050, un parco immobiliare a elevata efficienza energetica e decarbonizzato; sottolinea che garantire una maggiore efficienza del consumo energetico degli edifici presenta un elevato potenziale per un'ulteriore riduzione delle emissioni di GES in Europa; ritiene inoltre che la realizzazione di edifici a basso consumo energetico, totalmente alimentati da energie rinnovabili, sia una condizione imprescindibile per l'accordo di Parigi e per un'agenda dell'UE per la crescita, posti di lavoro locali e migliori condizioni di vita per i cittadini di tutta l'Europa;

45.  invita tutti i livelli di governo, siano essi nazionali, regionali o locali, a porre in essere misure che incoraggino la partecipazione dei cittadini alla transizione energetica e promuovano lo scambio delle migliori prassi; sottolinea che la partecipazione dei cittadini al sistema energetico, mediante l'autoproduzione decentrata di energia rinnovabile, lo stoccaggio dell'energia e la partecipazione a meccanismi di gestione della domanda e di efficienza energetica, sarà fondamentale per la transizione verso zero emissioni nette di GES; chiede, pertanto, la piena integrazione dell'impegno attivo dei cittadini in tali percorsi, in particolare sul versante della domanda;

Politica industriale

46.  ritiene che la prosperità economica, la competitività industriale globale e la politica climatica si rafforzino reciprocamente; ribadisce che la transizione verso un'economia a zero emissioni nette di GES presenta sfide e opportunità per l'UE e che occorreranno investimenti nell'innovazione industriale, incluse le tecnologie digitali, e le tecnologie pulite, per stimolare la crescita, rafforzare la competitività, promuovere le competenze future e creare milioni di posti di lavoro, per esempio nell'ambito di un'economia circolare e una bioeconomia in espansione;

47.  sottolinea che un quadro stabile e prevedibile per la politica climatica ed energetica è fondamentale per costruire la fiducia degli investitori, che è estremamente necessaria, e per consentire alle industrie europee di prendere decisioni di investimento a lungo termine in Europa, dato che la durata di vita della maggior parte degli impianti industriali supera i vent'anni;

48.  evidenzia il ruolo delle industrie ad alta intensità energetica nel conseguire riduzioni a lungo termine di gas a effetto serra nell'UE; ritiene che, per mantenere la leadership industriale dell'Unione a basse emissioni di carbonio e la produzione industriale dell'Unione, salvaguardare la competitività delle industrie europee, ridurre al minimo la dipendenza dai combustibili fossili e l'esposizione alla volatilità e all'aumento dei prezzi all'importazione di tali combustibili, nonché evitare il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, siano necessari quadri strategici intelligenti e mirati; invita la Commissione a presentare in materia di clima una nuova strategia industriale integrata dell'UE per le industrie ad alta intensità energetica, a sostegno di una transizione competitiva verso un'industria pesante a zero emissioni nette;

49.  invita la Commissione a mettere a punto una strategia industriale comprendente misure che consentano all'industria europea di competere a livello mondiale in condizioni di parità; ritiene che, nell'ambito di tale strategia, la Commissione dovrebbe esaminare l'efficacia e la compatibilità con le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio di misure supplementari, volte a tutelare le industrie a rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio in relazione all'importazione di prodotti e che sostituirebbero, modificherebbero o integrerebbero le eventuali misure esistenti in materia di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio;

50.  osserva che una serie di mercati emergenti si sta posizionando in modo da svolgere un ruolo importante nel rispondere alle esigenze del mercato globale durante la transizione verso un'economia a zero emissioni nette, ad esempio per quanto riguarda i trasporti a zero emissioni e le energie rinnovabili; sottolinea che l'UE deve rimanere l'economia di punta nell'ecoinnovazione e negli investimenti nella tecnologia verde;

51.  osserva che la relazione sui costi e i prezzi dell'energia in Europa[9], pubblicata dalla Commissione nel 2018, mette in luce l'attuale esposizione elevata dell'Unione alla volatilità e all'aumento dei prezzi dei combustibili fossili e sottolinea come i futuri costi di produzione dell'energia elettrica dovrebbero aumentare per l'elettricità generata dai combustibili fossili e diminuire per le energie rinnovabili; sottolinea che nel 2017 le importazioni energetiche dell'UE sono rincarate del 26 % raggiungendo i 266 miliardi di EUR, principalmente a causa dell'aumento dei prezzi del petrolio; osserva inoltre che, secondo le stime della relazione, l'aumento dei prezzi del petrolio ha avuto ricadute negative sulla crescita nell'Unione (-0,4 % del PIL nel 2017) e sull'inflazione (+0,6);

Ricerca e innovazione

52.  sottolinea che i programmi di ricerca e innovazione dell'UE e nazionali sono indispensabili per sostenere il ruolo chiave dell'Unione nella lotta al cambiamento climatico e ritiene che l'integrazione delle questioni climatiche debba essere adeguatamente presa in considerazione in sede di preparazione e attuazione dei programmi di ricerca e innovazione;

53.  ritiene che saranno necessari sforzi sostanziali in materia di ricerca e innovazione nei prossimi vent'anni per mettere a disposizione di tutti soluzioni a basse e zero emissioni, rendendole socialmente ed economicamente sostenibili, e proporre nuove soluzioni per conseguire un'economia a zero emissioni nette di gas a effetto serra;

54.  sottolinea la sua posizione secondo la quale Orizzonte Europa deve contribuire, con una quota minima del 35 % delle sue spese, agli obiettivi climatici, se del caso e nell'ambito dell'obiettivo generale dell'Unione di integrare le azioni a favore del clima;

Finanziamento

55.  chiede la rapida attuazione del Fondo per l'innovazione del sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (UE ETS) e la pubblicazione del primo invito a presentare proposte nel 2019, al fine di stimolare gli investimenti nella dimostrazione di tecnologie industriali innovative a basse emissioni di carbonio in un'ampia gamma di settori, non solo per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, ma anche per il teleriscaldamento e i processi industriali; chiede che il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e i relativi programmi siano pienamente coerenti con l'accordo di Parigi;

56.  ritiene che, per consentire all'Unione di conseguire l'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni nette al più tardi entro il 2050, sia necessario mobilitare ingenti investimenti privati; è del parere che ciò richiederà una pianificazione a lungo termine e una normativa stabile e prevedibile per gli investitori e implicherà, di conseguenza, la necessità che la futura legislazione dell'UE ne tenga conto; insiste, pertanto, sulla necessità di privilegiare l'attuazione del Piano d'azione sulla finanza sostenibile approvato nel marzo 2018, tra cui una calibrazione dei requisiti patrimoniali delle banche e un trattamento prudenziale degli attivi ad alto tenore di carbonio, norme prudenziali per le compagnie di assicurazione e un aggiornamento dei doveri degli investitori istituzionali e dei gestori di patrimoni;

57.  ritiene che, prima di essere adottato, il QFP 2021-2027 debba essere valutato alla luce dell'obiettivo di raggiungere un'economia climaticamente neutra entro il 2050 e che occorra concepire un test standard per garantire la "resilienza al clima" delle spese a titolo del bilancio dell'Unione;

58.  deplora che le sovvenzioni a favore dei combustibili fossili continuino a crescere e ammontino a circa 55 miliardi di EUR l'anno[10]; invita l'UE e gli Stati membri a procedere immediatamente alla soppressione graduale di tutte le sovvenzioni europee e nazionali a favore dei combustibili fossili;

59.  sottolinea l'importanza di una transizione giusta verso un'economia neutra in termini di emissioni di carbonio e invita gli Stati membri a porre in essere politiche e finanziamenti adeguati a tal fine; sottolinea che la spesa dell'UE a titolo dei pertinenti fondi potrebbe fornire un sostegno aggiuntivo, se del caso;

Il ruolo dei consumatori e l'economia circolare

60.  evidenzia l'impatto significativo del cambiamento dei comportamenti sul conseguimento delle riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra; invita la Commissione a valutare quanto prima possibile opzioni politiche, anche in materia di tassazione ambientale, per incoraggiare il mutamento comportamentale; sottolinea l'importanza di iniziative dal basso verso l'alto, come il Patto dei sindaci, per la promozione del cambiamento dei comportamenti;

61.  sottolinea che una parte molto consistente dell'utilizzo di energia e pertanto delle emissioni di GES è direttamente legata all'acquisizione, alla lavorazione, al trasporto, alla conversione, all'impiego e allo smaltimento delle risorse; mette in rilievo che è possibile realizzare risparmi molto significativi in ogni fase della catena di gestione delle risorse; evidenzia di conseguenza il fatto che incrementare la produttività delle risorse grazie a una maggiore efficienza e alla riduzione dello spreco di risorse attraverso misure quali il riutilizzo, il riciclaggio e la rigenerazione può ridurre sensibilmente sia il consumo di risorse che le emissioni di GES, migliorando nel contempo la competitività e creando opportunità di business e posti di lavoro; evidenzia l'efficienza delle misure a favore dell'economia circolare in termini di costi; sottolinea il fatto che il miglioramento dell'efficienza delle risorse e degli approcci all'economia circolare, nonché la progettazione circolare dei prodotti, contribuiranno a un cambiamento dei modelli di produzione e di consumo e alla riduzione della quantità di rifiuti;

62.  sottolinea l'importanza di una politica dei prodotti, ad esempio gli appalti pubblici verdi e la progettazione ecocompatibile, che possa contribuire in maniera significativa al risparmio energetico e alla riduzione dell'impronta di carbonio dei prodotti, migliorando al contempo l'impronta dei materiali utilizzati e l'impatto ambientale generale; sottolinea la necessità di stabilire requisiti per l'economia circolare nell'ambito delle norme dell'UE in materia di progettazione ecocompatibile e di espandere l'attuale metodologia di progettazione ecocompatibile ad altre categorie di prodotti, oltre ai prodotti connessi all'energia;

63.  ritiene opportuno proseguire il lavoro su un modello affidabile per misurare le incidenze climatiche basate sul consumo; prende atto della conclusione, contenuta nell'analisi approfondita della Commissione, secondo cui gli sforzi dell'UE per ridurre le emissioni della sua produzione sono in una certa misura diluiti dalle importazioni di beni con un'impronta di carbonio più elevata, sebbene l'UE abbia comunque contribuito in modo significativo alla riduzione delle emissioni in altri paesi, grazie alla crescita dei flussi di scambi e del miglioramento dell'efficienza delle sue esportazioni in termini di emissioni di carbonio;

L'UE e l'azione globale per il clima

64.  sottolinea l'importanza di maggiori iniziative e di un dialogo costante nelle pertinenti sedi internazionali, nonché di un'efficace diplomazia climatica, allo scopo di promuovere decisioni politiche analoghe che rafforzino le ambizioni climatiche in altre regioni e nei paesi terzi; invita l'UE a incrementare i propri finanziamenti per il clima e ad adoperarsi attivamente per incoraggiare gli Stati membri ad aumentare i propri aiuti climatici (aiuti allo sviluppo piuttosto che prestiti) a favore dei paesi terzi, che dovrebbero aggiungersi all'assistenza internazionale allo sviluppo e non dovrebbero essere conteggiati doppiamente come aiuti allo sviluppo e come aiuti di finanziamento per il clima;

65.  sottolinea che il vertice delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico del settembre 2019 sarà l'occasione giusta per i leader di annunciare un maggiore livello di ambizione per quanto riguarda gli NDC; ritiene che l'UE dovrebbe adottare una posizione sull'aggiornamento dei suoi NDC con largo anticipo, al fine di arrivare al vertice ben preparata e in stretta cooperazione con una coalizione internazionale di parti a sostegno di una maggiore ambizione in materia di clima;

66.  sottolinea i vantaggi di una maggiore interoperabilità tra gli strumenti politici dell'UE e quelli equivalenti dei paesi terzi, in particolare i meccanismi di fissazione del prezzo del carbonio; invita la Commissione a continuare ad intensificare la cooperazione e il sostegno allo sviluppo di meccanismi di fissazione del prezzo del carbonio al di fuori dell'Europa, ai fini di una maggiore riduzione delle emissioni e di una migliore parità di condizioni a livello mondiale; sottolinea l'importanza di creare garanzie ambientali onde assicurare un'effettiva riduzione supplementare dei GES; invita pertanto la Commissione a sostenere rigorose e solide norme internazionali al fine di evitare scappatoie contabili o il doppio computo della riduzione delle emissioni;

°

°  °

67.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

Ultimo aggiornamento: 12 marzo 2019
Note legali - Informativa sulla privacy